Interni marzo 2010
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Sotto e a destra, La serie Growth di Elisabeth Gutierrez, composta di elementi d’arredo per esterno e interno realizzati in tubino d’acciaio curvato e saldato. L’ispirazione organica del segno, pur estremamente essenziale, è determinata dall’intento di “portare la natura dentro casa”, applicandone la trama estetica a mobili che possono essere usati tutti i giorni.
Sotto, la lampada Andrew di Dima Loginoff, la cui forma è ottenuta dalla sovrapposizione di anelli in plastica e acciaio intervallati dal vuoto. L’insieme evoca la presenza e allo stesso tempo l’assenza di una tradizionale lampada da tavola.
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li oggetti fanno anche questo: scompaiono. Mentre il progetto tradizionale consisteva nella messa in forma di una materia resa ‘dura’ dallo spessore del tempo e della cultura di cui era intrisa, il design di oggi lavora con una materialità scorrevole che non è mai possibile arginare del tutto e nella cui progettazione la permanenza è diventata un disvalore. La forma degli oggetti si fa essa stessa indistinta, e la materia
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assume la consistenza di una mescola di presenza e assenza perfettamente illustrata da un progetto come la lampada Andrew della ex hair stylist oggi apprezzata designer russa Dima Loginoff. Stessa sensazione aleggia nella seduta Phalène di Marc Sadler per Robots, che nella sua forma filamentosa accoglie l’estetica reticolare dell’era di internet, e nella panca Growth di Eli Gutierrez, la cui anima organica allestisce un equilibrio di delicate tensioni in tubino di metallo collocabili sia all’interno che all’esterno della casa. Ma l’oggetto che sfida con più forza iconoclasta la nebulosa fisicità delle cose è forse
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