L'Alpone numero 2 2017

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l ’alpone

Autorizz. del Tribunale di Verona del 3 Luglio 1986 - R:S: 705 - Sped. in abbonamento Post. - 45 % art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Verona da Verona C.M.P. - 50 % - Trimestrale di informazione e cultura - Anno 32 - N. 2 - GIUGNO 2017 - Recapito a cura dell’ Ente Poste Italiane

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Saluto del Presidente Mentre scrivo questo articolo non si conosce ancora l’esito delle elezioni, per cui il mio saluto va alla nuova Amministrazione e al nuovo sindaco augurando un proficuo lavoro e una attiva e reciproca collaborazione, come è sempre avvenuto da parte della Pro Loco da quando è sorta. Il nostro giornale si è sempre posto come punto di riferimento per la gente di San Giovanni Ilarione e, secondo le proprie capacità e possibilità (anche economiche…) intende continuare a farlo. Per questo esprimo il mio grazie più sincero a quanti, singoli cittadini e lontani emigrati, in questi ultimi mesi ci hanno inviato il proprio contributo a sostegno de L’Alpone. E’ grazie a loro e ai nostri inserzionisti che la Pro Loco si sente in dovere di portare avanti la pubblicazione trimestrale del giornale, cercando di fare il nostro meglio e confidando, naturalmente, sulla comprensione di quanti ci leggono. Con l’arrivo di giugno siamo ormai giunti nel cuore della stagione delle sagre e delle feste: un augurio spontaneo a tutti voi che, lavorando con passione e forza di volontà (ce ne vuole tanta!), mantenete in piedi le tante e belle manifestazioni che allieteranno l’estate e l’autunno della nostra gente!

Pro Loco | San Giovanni Ilarione

MARCIA GRANFONDO TRA I CILIEGI DEL DURELLO 2017

Il Presidente Franco Cavazzola

All'interno del giornale:

SAGRA CATTIGNANO

7-8-9 LUGLIO 2017 Programma a pag. 3

SAGRA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

39a Mostra delle ciliegie

24-25 Giugno 2017 Programma a pag. 3

Anno 32 Nr. 2

Giugno 2017

Lunedì 17 aprile 2017. Anche quest’anno la pasquetta è arrivata puntuale e sempre molto attesa. Le settimane di bel tempo che l’hanno anticipata hanno fatto fiorire i ciliegi regalandoci quello straordinario spettacolo della Valdalpone in fiore, costellata di gemme bianche che risaltavano ancora di più sullo sfondo verde vivo di una primavera inoltrata. Quest’anno, le prime luci dell’alba, lasciavano presagire una giornata piuttosto grigia ma, a ridosso della partenza, il cielo sembrava rasserenarsi e spesso lo sguardo degli organizzatori si alzava per tentare di carpire qualche segnale positivo per la giornata. Il timore era che tale situazione d’instabilità meteorologica fosse un deterrente per la partecipazione. Nonostante tutto, sia la partecipazione dei gruppi che delle persone di San Giovanni e dei paesi vicini è stata straordinaria e questo ci ha permesso di superare il numero degli iscritti alla marcia rispetto alle precedenti edizioni. Gli iscritti della marcia sono stati 2483, ben 120 unità in più rispetto alla scorsa edizione. Una buona fetta tra questi sono come di consueto i gruppi podistici organizzati, ma molti sono stati i partecipanti singoli, le famiglie, gruppi di amici ritrovatisi per l’occasione. Ormai la “Marcia tra i ciliegi in fiore”non è più una novità ma rimane un appuntamento fisso per tanti podisti appassionati che non perdono l’occasione di ritornare sulle nostre belle colline per un bagno in mezzo alla natura e per gustare, a detta loro, uno dei più piacevoli percorsi dei vari circuiti provinciali, buoni sicuramente per le gambe ma non solo. Partendo dalla piazza, dopo un breve tratto di strada che attraversa il centro del paese, ci si addentra subito in mezzo ai prati e ci si immerge nel verde delle viti, passeggiando tra gli ulivi rigogliosi e i ciliegi ormai privi dei fiori. I tre percorsi previsti, 7, 13 e 21 chilometri, si snodano seguendo il profilo di queste dolci colline e attraversano valli e contrade facendo scoprire scorci particolarmente belli e suggestivi: vecchie stalle vuote, forni rimessi in funzione dove alcune famiglie ancora oggi cuociono il pane e la pizza, antiche fontane e capitelli votivi. Naturalmente è una scoperta soprattutto per chi arriva per la prima volta su queste colline ma anche per coloro che sono “di queste parti” è sempre un piacere vivere l’ambiente in allegra compagnia. Di tanto in tanto, lungo i percorsi si trovano i ristori che accolgono i marciatori e arricchiscono le consuete fette biscottate e il solito tè con altre “specialità” locali che la fantasia dei gruppi, gestori dei ristori, sapeva offrire. Spesso, si coglie in chi rientra la soddisfazione e quel senso di incantevole bellezza che questi luoghi hanno lasciato, un ricordo che attraverso lo sguardo arriva dritto al cuore. Tirando le somme possiamo dire che che la marcia targata 2017 è

La Granfondo del Durello, nonostante quest’anno si sia presentata ai bikers con un tracciato completamente rivoluzionato rispetto a quello delle passate edizioni, ha una costante fissa: il gradino più alto del podio pare che debba per forza essere assegnato ad un top rider del team Trek Selle San Marco. Ci era riuscito Johnny Cattaneo nel 2014 e 2015, aveva proseguito la serie Alexey Medvedev l’anno scorso e quest’anno ad imporsi ci ha pensato Damiano Ferraro che arricchisce il suo palmares con una nuova corsa. Per l’edizione 2017, la quindicesima, l’ASD Basalti guidato da Davide Creasi, con il suo Staff (il Team Basalti), ha perso tantissimo tempo questo inverno per cercare di proporre un tracciato completamente rinnovato, rispetto a quello delle passate edizioni, riuscendo a raggiungere la località Pesciara di Bolca. Ma in sintesi, per chi non vi ha partecipato, ecco com’era il percorso: 44 chilometri di lunghezza e 1.437 metri di dislivello positivo, il tutto disegnato tra ciliegi e vigneti (Durello). Ai nastri di partenza della Granfondo del Durello, che quest’anno era valida come tappa sia del Lessinia Tour che della BikeWorld Zerowind Cup, si sono presentati circa in 800 e lo start è stato dato alle 9:30, nel contesto di una bellissima ultima giornata del mese di aprile. Quest’anno la Granfondo del Durello si era avviata come sperava alla vigilia il team Trek Selle San Marco, cioè con Alexey Medvedev che, dopo essersi portato al comando insieme a Vito Buono, riusciva poi a staccarsi portandosi da solo al comando. Dietro, ad inseguire, c’era un quintetto formato da Damiano Ferraro e Fabian Rabensteiner, compagni di squadra del fuggitivo, il colombiano Diego Arias Cuervo (Giant -Liv), Pietro Sarai (Polimedical FRM) e Giacomo Antonello (Silmax X-Bionic). La corsa si decide nella parte finale, quando un taglio netto di un copertone mette KO Medvedev, negandogli la possibilità di fare il bis; da dietro lo sorpassa Vito Buono che sembra lanciato verso una facile vittoria. L’inconveniente è però dietro l’angolo: proprio quando meno te lo aspetti, il lucano rompe la vite della tacchetta di una scarpa che lo attarda notevolmente, in quanto non gli permette di tenere il piede sul pedale. A questo punto, che cosa succede ce lo racconta Damiano Ferraro: “Quando abbiamo visto Alexey fermo, ho preso in mano la situazione e, rischiando il tutto nelle ultime discese, sono riuscito a riprendere e passare Buono. Ho guadagnato qualche secondo che è bastato per andare a vincere. Dopo le fatiche di ieri a Riva oggi volevo solo essere di supporto ai miei compagni, ma alla fine ne è uscita una grande corsa”. Sul podio lo hanno affiancato lo sfortunato Vito Buono e il colombiano Diego Arias Cuervo. “Anche oggi non si festeggia come avrei voluto - commenta Buono dopo l’arrivo - Medvedev avrebbe meritato la vittoria perché ha dimostrato in salita di avere una marcia in più. Io a quel punto ho controllato la posizione per evitare inconvenienti e sorprese, che però non si sono fatte attendere. Vedendo Alexey in difficoltà ho iniziato a pensare che fosse arrivato il mio turno ed invece la tacchetta della scarpa mi ha tradito sul più bello. Da dietro Damiano è rientrato forte, lui queste discese le fa ad occhi chiusi, e [l’articolo continua a pag. 10]

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CARMEN

SCUOLA PRIMARIA “A. STEFANI”

Spettacolo in lingua tra lirica e teatro alle scuole medie di S. Giov. Ilarione

Ah che belle che sono le storie d’amore! Quel fantastico sentimento che coinvolge due individui che non hanno nulla in comune prima di incontrarsi, ma che dopo essersi guardati per un solo istante non riescono più a capire il senso della vita senza l’anima gemella che stringe loro la mano. Ma se una coppia innamorata è una cosa così meravigliosa... quando si intromette un terzo, accattivante personaggio tutto potrebbe andare in frantumi e il dolce rifugio tutto rosa e fiori a cui avevano accesso solo le due metà, comincia a sapere di stantio, ad ammuffirsi inesorabilmente. È questo che principalmente narra l’opera di Carmen: di una coppia ormai destinata alla fine che si imbatte in una donna un po’ inusuale rispetto ai canoni di individuo femminile della gente per bene di quell’epoca, che si trova costretta a confrontare le proprie idee di ragazza sottomessa, pronta a seguire il suo uomo ovunque egli vada e priva di opinioni proprie, con una zingara dal carattere forte e combattivo, consapevole della sua sensualità e dell’effetto che essa sortisce negli uomini, con qualcuno che non ha paura di alzare la testa e di farsi notare in una società che se pur circondandola, la esclude per le sue origini etniche. Forse è proprio questo che suscita l’interesse e la curiosità di chiunque le stia intorno, uomini e donne in egual misura rimangono affascinati dalla sua forte personalità e la bramano dovunque lei vada. Ma c’è qualcuno che non la nota immediatamente, qualcuno non la prega di concedergli un sorriso o una carezza, semplicemente la ignora. E questo la bella sigaraia protagonista non lo accetta, armandosi così di tutto il fascino che possiede per attirare lo sguardo di questo “qualcuno” su di lei, e ci riesce, eccome se ci riesce... l’ignaro brigadiere Don Josè rimane completamente stregato da questa insolita fanciulla dai modi di fare così intriganti. L’unico problema è che il nostro povero brigadiere è già coinvolto in un fidanzamento assai monotono con la dolce e tenue Micaela sua compaesana, questo però non fermerà i due innamorati nell’intraprendere un curioso percorso sentimentale che si fa strada tra tira e molla costanti. L’opera gira totalmente intorno a questa coinvolgente e tormentata storia d’amore tra la bella sigaraia e l’uomo che è riuscita a conquistare, sviluppandosi parallelamente ai sentimenti della protagonista che mutano di continuo: infatti se Don Josè perde la testa quasi immediatamente per la donna che è riuscita ad affascinarlo, per lei non è lo stesso. Carmen nel profondo è una donna dall’animo libero, che si basta da sola e che non ha bisogno di un uomo per sentirsi qualcuno. Josè questo però non lo capisce e quando l’amata lo rifiuta preferendo il torero Escamillo a lui, preso da una furia folle e omicida, alimentata dall’insana gelosia che covava dentro da un po’, pugnala Carmen uccidendola. È questa la fine piuttosto malinconica e drammatica che il grande Georges Bizet (colui che ha ideato l’opera) ha attribuito al suo capolavoro, ma noi, con lo scopo di rendere protagonista il gelido e distaccato rapporto -lasciato come sfondo nella vicenda originale- che inizialmente regnava tra il popolo dei gitani ai quali appartiene la stessa Carmen e quello degli spagnoli, rappresentato da Don Josè, abbiamo modificato il finale, facendo nascere un lieto fine dove le due etnie si uniscono. Da questo strabiliante mescolamento di popoli così diversi in apparenza ma in fondo così uguali nasceranno amicizie interminabili, grandi amori e storie di vita che varranno la pena di essere raccontate. Un po’ come

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la storia di questo spettacolo insomma, la nostra storia. Perché un’esperienza del genere acquista meccanicamente il grande potere di dare una responsabilità ad ognuno, anche a chi magari non si farà neanche vedere sul palco. Perché una cosa così bella nasce principalmente dalle responsabilità che dei ragazzini sono stati in grado di assumersi, avendo il coraggio di mettere in gioco se stessi, rischiando e avendo la volontà di sbagliare e di migliorare. Perché nessuno di noi là dentro è un cantante, un ballerino, un attore... però siamo delle persone che hanno tanta, tanta voglia di fare e io sono convinta che alla fine basti questo. La maggior parte di noi ha scoperto di avere delle capacità, in alcuni casi dei veri e propri talenti che non sospettava minimamente di avere. Questo viaggio che abbiamo scelto di intraprendere insieme ci ha aiutati tutti, almeno un po’, a crescere. Perché è quando sai che qualcun altro conta su di te che ti dai veramente da fare, è quando gli altri ti fanno capire di essere indispensabile per dare vita ad una cosa così meravigliosa, che ti rendi conto che se vuoi sei in grado di valere e soprattutto di farti valere. Ognuno in quest’opera è importante, oserei dire addirittura insostituibile, perché anche se manca una comparsa, se un solo soldato si dimentica quell’unica battuta che ha da dire o se una ballerina fra tante sbaglia il piede che deve girare si rompe l’incantesimo, il pubblico torna alla realtà e si ricorda che è tutta una finzione e a quel punto, genitori, insegnanti, chiunque si trovi in platea perde il filo magico della storia e si mette a contestare gli interpreti che sbagliano la pronuncia di una parola, le luci dei proiettori accecanti, l’aria umida e afosa che riempie il teatro in una normale serata di fine giugno... È per questo che dobbiamo tutti essere perfetti e che siamo così importanti qualsiasi ruolo abbiamo, senza però dimenticare la nostra unicità, il nostro modo di interpretare qualcuno che non siamo noi, di far capire ad una platea di persone completamente -o quasi- ignara della storia, cosa vogliamo trasmettere loro. Non è solo uno spettacolo questo, è qualcosa che ci ha insegnato a collaborare, che ci ha insegnato a credere in noi stessi, che ci ha insegnato ad appassionarci all’ignoto. In fondo è questa la scuola: un luogo in cui si impara e qui, possiamo affermare con sicurezza che di cose ne abbiamo imparate. Prima fra tutte il francese, la lingua in cui sarà inscenata l’opera, ma poi anche il rispetto nei confronti del lavoro e degli sforzi di altri che ci hanno messo del loro come abbiamo fatto noi, abbiamo imparato valori che solo vivendo e sperimentando si possono apprendere a pieno, come il semplice fatto di ammettere ciò che non siamo in grado di fare e di chiedere aiuto senza paura, o la speranza in qualcosa di veramente grande, quasi impossibile da realizzare. Quello che quest’anno abbiamo affrontato in 115 alunni è stato un percorso di vita prima di tutto che ha avuto il merito di far nascere una collaborazione stupenda non solo fra ragazzi, ma anche fra insegnanti e studenti che hanno messo insieme le loro capacità per raggiungere un obbiettivo comune. Le estenuanti prove prima a scuola e poi a teatro di interi pomeriggi sono sembrate leggere come pomeriggi estivi passati sul lungo mare, le prove costumi ci hanno divertito un sacco facendoci ammirare qualcuno che non riconoscevamo anche se eravamo sempre noi. E il merito di tutto questo -perché una cosa così dovrà pure avere un artefice- è di una professoressa che si è ricordata che fare scuola non significa necessariamente stare seduti sui

banchi o davanti alla lavagna a rispondere incerti alle domande di professori che assumono la parte di agenti inquisitori, ma che la scuola può essere benissimo un palco dove ci si finge ora un’accattivante sigaraia ora un fiero brigadiere. Quindi grazie a Ivana Torre, la nostra infallibile regista. Grazie di tutto quello che ci ha trasmesso in questi pochi mesi. Grazie dell’esempio fantastico che ci ha dato, cioè che se ci credi davvero, qualsiasi obiettivo tu abbia in mente diventa alla tua portata. Grazie per averci coinvolti in questo progetto che cresce ora per ora sotto ai nostri occhi. Grazie davvero. Senza però dimenticarsi di chi ha contribuito a rendere possibile tutto ciò, come la professoressa Anna Bevilacqua e Alessandra De Grandi, la prima per aver contribuito alla costruzione delle scenografie e la seconda per l’aiuto dato nell’assistere noi ragazzi durante le prove assidue che hanno coinvolto tutti noi. Grazie a Germana Vanzo, colei che si è occupata della parte cantata di tutto lo spettacolo, (che non è poco) dal coro ai protagonisti, riuscendo nella quasi titanica impresa di far sentire parte di noi delle canzoni che non avremmo mai ascoltato neppure per sbaglio. Grazie al preside della nostra scuola Ugo Carnevali, per la fiducia senza riserve che ha riposto in noi e in questo progetto. Grazie al professore Alessio Hubacech per aver provveduto alla creazione dei volantini e per aver messo a disposizione tutti i mezzi a lui possibili per fare pubblicità alla nostra rappresentazione. Grazie a Ilario Confente che è riuscito nell’estenuante impresa di adattare le basi originali dell’opera alle nostre principianti corde sonore. Grazie a Stefano Gaiga per averci aiutati nel montare sia lo spettacolo in sé, sia tutte le attrezzature e i supporti tecnici necessari. E ovviamente un grazie, un grazie profondo all’IIS Rosselli-Sartori di Lonigo, indirizzo tessile abbigliamento, in particolar modo alla professoressa Maria Rosa Gaigher e all’assistente tecnico Carla De Franceschi e alla 5 A che è riuscita a tessere nel vero senso della parola dei costumi degni dell’epoca in cui essi andavano effettivamente di moda. Infine grazie a chi ha partecipato, solo per il semplice motivo di essersi messo a disposizione di un progetto così insolito ma che si è rivelato di un’importanza enorme per chi l’ha vissuto e per chi avrà l’occasione di ammirarlo una volta finito. È stata veramente un’avventura che siamo stati felici di intraprendere e orgogliosi di poter affermare di aver superato da vincitori.

Un progetto di solidarietà Per noi alunni del plesso A. Stefani quest’anno la scuola è iniziata e si è conclusa all’insegna della solidarietà. Con un progetto che ha coinvolto tutte le classi, abbiamo voluto esprimere la nostra vicinanza ai bambini del centro Italia colpiti dal devastante terremoto del 24 agosto dell’anno scorso. Immaginando quanto sia stato difficile per loro riprendere la scuola avendo perso persone care, compagni, sicurezze e la normalità di ogni giorno, abbiamo cercato di alleviare un po’ la loro sofferenza con piccoli gesti d’affetto. E allora, a settembre, ci siamo dati da fare scrivendo letterine di conforto accompagnate da disegni di fiori variopinti, cuoricini rossi e teneri messaggi. Inoltre, abbiamo creato splendidi girasoli come simbolo di speranza: il girasole volge sempre la sua corolla verso il sole che è la vita, lasciando cadere le ombre dietro di sè. Noi abbiamo voluto augurare a quei bambini di guardare avanti con fiducia cercando, se possibile, di dimenticare gli istanti drammatici che hanno vissuto. Grazie ai volontari della Protezione Civile del nostro paese, abbiamo fatto pervenire tutti i lavori prodotti e siamo stati felici quando abbiamo ricevuto la risposta di ringraziamento dalla scuola primaria di Montemonaco, un piccolo paesino nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini in provincia di Ascoli Piceno. Con le insegnanti e i genitori, abbiamo pensato anche di fare qualcosa di concreto e, con una parte del ricavato del nostro tradizionale Mercatino di Natale, abbiamo acquistato un po’ di libri di narrativa per la loro scuola. Sabato 20 maggio, una piccola rappresentanza ha raggiunto il Palaferroli di S. Bonifacio dove, alla fine di un convegno organizzato dalla Protezione Civile, ha consegnato al sindaco di Montemonaco il pacco contenente il nostro dono. È stato un momento emozionante! Speriamo che questo nostro progetto abbia regalato ai bambini dei paesi terremotati un sorriso e un po’ di serenità, a noi sicuramente ha dato l’opportunità di riflettere sui sentimenti e ci ha aiutato a maturare un senso di altruismo e solidarietà verso le persone. I bambini e le insegnanti

Diletta

Lo spettacolo si terrà

MERCOLEDI’ 28 GIUGNO alle ore 20.30 presso

la Sala Convegni di Montecchia di Crosara, in Via Roma

Un grazie ai ragazzi di 5a elementare di S. Giov. Ilarione per la loro partecipazione allo spettacolo.

TUTTI SIETE INVITATI!

Anche quest’anno, come ormai da tradizione, nei giorni 19, 20, 21 maggio, si è svolta la ventiseiesima “Camminata alla Madonna della Corona”, partecipata da pellegrini di S. Giovanni Ilarione, Montecchia di Crosara e Chiampo. I più valorosi, 15 persone, sono partiti da Montecchia e Chiampo venerdì mattina alle ore 5, con prima meta il Passo Pertica, per proseguire il giorno dopo per la valle dei Ronchi, Ala e Rivalta. Altri 45 sono partiti il sabato mattina da Giazza per S. Giorgio, Lessinia, passo Fittanze, Fosse, Rivalta. Tutti riuniti domenica mattina, ultima tappa, da Rivalta al Santuario della Madonna, con la S. Messa delle ore 10,30. Alla Messa ed a pranzo si sono uniti altri 20 pellegrini venuti in pullman per la tradizionale grande festa finale. Un ringraziamento ad Antonio Dal Zovo, Giuseppe Tommasi e a tutto lo staff dell’organizzazione. Giovanni Ciman


FEDERICO GALIOTTO

un ragazzo dalle tante qualità

Castello di San Giovanni Ilarione 24/25 giugno 2017

SAGRA DI

SAN GIOVANNI BATTISTA 39^ MOSTRA DELLE CILIEGIE Sabato 24 giugno ore 20.00 S. Messa e processione all’antico capitello di S. Giov. Battista ore 21.00 Apertura giochi con maxigonfiabili per bambini e ragazzi ore 21.30 CASTELSTOCK Aspettando il Vestenastock: ON#OFF DEVIL BEYOND THE RIVER SPIRITO 60 FALC

Domenica 25 giugno

ore 10.00: Santa Messa Solenne ore 16.00 Apertura giochi con maxigonfiabili per bambini e ragazzi ore 17.00 Percorso culturale/turistico da Castello alla Chiesa di S. Zeno 39^ Mostra varietale delle ciliegie ore 18.30 Happy hour in piazza ore 20.00 Serata danzante con TRIO MUSIC LIVE Durante la manifestazione funzioneranno fornitissimi chioschi enogastronomici Pesca di Beneficenza

FRAMMENTI DI SOGNO Un vero successo quello che è avvenuto nel week end della festa della mamma al teatro Parrocchia di Villa. Tanta gente e tanti partecipanti che hanno visto esibirsi i giovani: cantando, ballando o recitando. Una serata di cultura alternativa dedicata ai ragazzi che imparando e “studiando” canto e musica si sono esibiti davanti ai propri genitori e nonni. Uno staff veramente affiatato che di anno in anno migliorano le proprie capacità. Un grazie in modo particolare ad Angelina Beschin, Stefano Gaiga, Vanzo Giuseppina e Marco Confente. Un plauso va a Romano Sabbadoro che ha fatto divertire i ragazzi e li ha accompagnati durante l’esibizione con la sua straordinaria pianola. Tanti i collaboratori e i genitori che hanno aiutato, grazie a tutti.

Federico frequenta la prima superiore all’istituto “Rosselli” di Lonigo (Ragioneria); non eccelle particolarmente a scuola, ma da un po’ di tempo, quando si tratta di sciare, va davvero forte, tanto da arrivare a competere nelle gare Nazionali Italiane Paralimpiche. Federico è dalla nascita affetto da Spina Bifida ma, grazie alle tante persone che ha sempre avuto attorno e alla sua forza di volontà è riuscito a superare molti ostacoli e a farsi una “strada” propria. Come tutti i ragazzi della sua età, Federico non sa ancora bene cosa farà in futuro, ma si augura di avere un posto in qualche ufficio. Con i fratelli i rapporti sono buoni, anche se le piccole “beghe” quotidiane non mancano, come in tutte le normali famiglie. Lo conferma anche il fratello Marco, che, sotto gli occhi della mamma, risponde sicuro: “Gli ho sempre dato una mano e ancora lo farò, cercando di sostenerlo, garantendogli un sicuro futuro”. La famiglia fa parte dell’associazione A.S.B.I., “Associazione Spina Bifida Italiana”, all’interno della quale partecipano a feste e attività che mirano a rendere sempre più autonome le persone con questa disabilità. Federico racconta quanto si divertiva nei campi scuola con la famiglia: e ricorda i due soggiorni trascorsi in Calabria, poi nelle Marche e a Cavallino. In questa annuale “vacanza-lavoro” si svolge molta formazione e si affrontano diversi temi: “Un po’ mi arrabbiavo perché invece di giovare ci facevano fare dei lavoretti” – ammette sorridendo Federico – “le emozioni comunque erano tante, come quando ho preso l’aereo per andare in Calabria”. Il papà Gianfranco è referente nazionale dell’associazione e ci racconta che, come associazione, si punta molto sui giovani, quindi nel direttivo sono presenti giovani molto bravi, supportati e consigliati dai più “anziani” ed esperti. La vera passione di Federico, e il suo punto di forza è lo sci. Ha iniziato 7 anni fa con l’associazione Freerider Sport Events: “Dopo avermi fatto forza ed arrivando ad obbligarmi, ho deciso di provare”. Dopo il primo debutto, ecco arrivare un successo dopo l’altro, su un seggiolino che è attaccato ad un telaio in cui è agganciato lo sci e degli “stabilizzatori” per mano a supportare l’equilibrio. “All’incirca ogni anno vengono fatte una decina DI uscite per tre giorni consecutivi, in posti come Bormio, Madonna di Campiglio e tanti altri. Ha gareggiato addirittura nel Campionato Italiano e in coppa Italia su slalom specia-

le e Slalom Gigante, dove partecipano professionisti anche molto più grandi di lui, e nonostante l’inesperienza ha comunque portato a casa un terzo posto in una specialità. Le uscite per gli allenamenti si dividono in tre ore con il maestro alla mattina, mentre nel pomeriggio fortunatamente si riposa e alla sera si dorme in hotel. Il 90% dei partecipanti sono traumatizzati da incidenti in auto o sul lavoro, infatti questo progetto sci era nato nell’ambito dell’I.N.A.I.L. come supporto post-traumi agli incidentati gravi.” “Un monosci – spiega papà Gianfranco – costa più o meno 5.000 euro come attrezzo di base, ma grazie all’A.S.B.I. e a Freerider Sport Events è stato possibile acquistarlo, ammortizzando anche le spese per il soggiorno”. Ovviamente lo sci è uno sport costoso, non facile da affrontare. Proprio in questi giorni a Federico è stato proposto di trascorrere 7 giorni in ritiro con la nazionale paralimpica, e con l’aiuto di qualche associazione si pensa di cogliere questa nuova opportunità. I genitori hanno le idee chiare: “Se non ci credono i genitori, allora non possono crederci nemmeno i figli! Ci sono associazioni qui in zona che recuperano questi ragazzi e li sostengono offrendo loro molte possibilità” ci racconta Gianfranco, e aggiunge: “Ho provato in molte occasioni a coinvolgere anche qualche altro ragazzo che si trova nella stessa situazione di Federico, ma non ho trovato risposte concrete.” Una tra le tante occasioni si intitola “6RDS: sei ruote di speranza”, con la possibilità per i ragazzi di mettersi al fianco di piloti che mettono a disposizione le loro macchine ogni 1 novembre, sul circuito di Monza dove c’è stato perfino un incontro con Tommaso Trussardi Marito di Michelle Hunziker; un’altra è “Ogni griglia vale”, con i ragazzi che vengono messi a lavorare in cucina per preparare il pranzo a tutti. Le soddisfazioni quindi sono veramente tante, soprattutto nell’affrontare uno sport così difficile e poter sentire le emozione di uno sciatore qualsiasi. “Insieme si può” – così termina Federico con il sorriso sulle labbra, mentre ci mostra i trofei e le foto dei suoi primi successi nel mondo dello sci. Lorenzo Gecchele

MUSICA IN VALLE Tre concerti nelle tre chiese più antiche dell’alta e media Val d’Alpone, tre appuntamenti d’alto livello musicale, organizzati dal celebre pianista monscledense Filippo Gamba che, in collaborazione con alcuni valligiani e con i Comuni di Montecchia, San Giovanni e Vestenanova, intende rendere omaggio alla sua terra natale. Nella chiesa di San Zeno, domenica 6 agosto, alle ore 17.00, saranno protagonisti il pianista Giovanni Petterlini che accompagnerà in arie celebri il soprano Barbara Aldegheri e il tenore Gabriele Colombari. Il 27 agosto, sempre alle 17.00, nella chiesa di S. Antonio Abate di Vestenavecchia, si esibirà il quartetto “Caprice” con “Musica senza tempo”: Andrea Testa e Silvia Bisin ai violini, Eva Pellizzeri alla viola, Giordano Pegoraro al violoncello. Chiuderà il trittico lo stesso Filippo Gamba, che si esibirà al pianoforte nella chiesa di S. Salvatore, a Montecchia di Crosara, il 9 Settembre alle ore 21.

Le tre chiese teatro della manifestazione

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RENATO NIERO, EL BARBA... Ci ha lasciato anche Renato Niero, senza quasi farcelo sapere, senza pubblicità, come nel suo stile, quasi a non voler disturbare. Persona dall’aria scanzonata, ma furba, dalla battuta allegra , a volte un po’ spinta, ma mai cattiva e sempre con uno sfondo di morale, ha lasciato una traccia profonda ed indelebile nella nostra comunità. Ricercato per il suo spirito di gruppo, per la sua compagnia, ha sempre partecipato e dato il suo massimo contributo a tutte le associazioni presenti in paese senza mai chiedere o pretendere riconoscimenti, è sempre stato uno in prima linea dove la necessità di intervento si manifestava. Le sue sane e sonore risate, le sue barzellette a volte mordaci , ma innocue erano lo spasso della compagnia, insieme a lui c’era solo allegria. Un terribile incidente lo ha reso “a mezzo servizio” –come diceva lui- eppure trovava sempre il tempo di fare dell’ironia sulle disgrazie della vita, ha insegnato a tutti la gioia di vivere, l’accettazione di quello che il destino riserva, di godere per una giornata di sole, ha dato prova in famiglia e nel gruppo di grande ottimismo e positività nella vita. Ora vive nel nostro ricordo, ma a tutti mancheranno la sua battuta e il suo sorriso. Gianni Sartori

MAESTRE A SCUOLA DI ARTE E CREATIVITÀ Alcune insegnanti della scuola primaria sono tornate un po’ “bambine” sperimentando con colori e pennelli…. Hanno imparato diverse texture e nuove tecniche pittoriche per poter lavorare poi con i propri alunni, nell’intento di trasmettere loro

l’amore per l’arte e di stimolare la creatività. Un grazie sincero alla tutor Elena Marconato ( www.elenamarconato.blogspot.com)

ADDIO A FERDINANDO TREVISAN (DINO) Il 24 aprile 2017 è tornato alla casa del Padre l’ingegnere Ferdinando Trevisan (Dino). Nella sua vita ci ha insegnato tanti valori e io voglio ricordare la sua generosità. Infatti nel 1994 l’ingegnere Ferdinando e la sorella Cesarina donarono alla Parrocchia di Santa Caterina in Villa la loro casa paterna, sita in Piazza dei Martiri, n° 1, a San Giovanni Ilarione. Nella caccia al tesoro, organizzata con bambini, ragazzi ed educatori per far scoprire il “tesoro”, cioè la “Casa Trevisan”, l’ingegnere disse: “Non è mai troppo quello che si fa per i giovani”. Da 19 anni l’associazione “Movimento per la vita- Centro aiuto vita ha sede in questa magnifica casa dove volontari e volontarie operano a sostegno delle mamme incinte affinché non abortiscano e per le numerose famiglie in-

digenti del territorio. Un grazie riconoscente all’ingegnere Ferdinando e a Cesarina Trevisan, dai volontari, dalle famiglie assistite e dalla comunità di San Giovanni Ilarione.

Dal 6 maggio 2017 le ceneri di Dino e della sua amata sposa Natalia riposano nella tomba di famiglia, nel cimitero di San Giovanni Ilarione. Gabriella Zarattini

Bilancio sociale Associazione ANTEAS Il centro ANTEAS a San Giovanni Ilarione è aperto il martedì e giovedì, dalle 15.00 alle 18.00. Durante questi orari si gioca a carte, si fanno lavoretti manuali, si guarda la tv e ci si scambiano argomenti di varia cultura. ANTEAS esegue inoltre scuola di ballo tre sere la settimana, come attività aggregativa, culturale, preventiva, salvaguardando la salute delle persone. Durante l’estate il ballo continua all’aperto su pista presso la propria sede. Il 2017 sarà l’anno del rinnovamento del direttivo, con elezione del nuovo presidente. Abbiamo continuato con la scuola di lingua italiana per stranieri, tre volte la settimana, concludendo l’anno scolastico con gli esami promossi dal CPIA. Sei persone volontarie, a turno, seguono l’assistenza sui pulmini della scuola materna Papa Luciani tutti i giorni della settimana. Portiamo le testimonianze della nostra vita trascorsa ai ragazzi delle scuole dell’obbligo in collaborazione con gli insegnanti della scuola. L’8 marzo, Festa della donna, l’abbiamo celebrata con omaggi floreali alle donne. E’ in previsione una Gita sociale in una località italiana. Si dà vita a pranzi di aggregazione, compleanni e raccolta fondi con attività varie. Facciamo visita agli anziani soli nelle loro abitazioni, o in ospedale. Durante l’anno programmiamo incontri culturali. Durante la Sagra delle Castagne, viene allestita la mostra di Fra Giovanni da Verona “Tessere la tua lode “, una mostra itinerante proveniente dal meeting di Rimini attraverso l’associazione Rivela di Verona. All’entrata degli impianti sportivi verrà installata una bacheca informativa, per potere mettere in bella vista le varie attività dell’associazione. Sotto la canonica funziona lo SVA, “servizio di volontariato aperto”, dove tre ragazze a turno due volte la settimana (il lunedì pomeriggio e il giovedì mattina) forniscono gratuitamente servizio di ascolto e risposte riservate al sociale, aperto a tutti. Come prossime iniziative, ANTEAS organizza le seguenti uscite: - giovedì 6 luglio alla 95a opera festival 2017 in Arena: RIGOLETTO - sabato 22 luglio: MADAMA BUTTERFLY - martedì 22 agosto: TOSCA Le opere si potranno assistere seduti in comode poltroncine. Partenza da piazza Aldo Moro San Giovanni Ilarione, ore 18.00. Per contatti, chiamare Augusto al 3487490305. Augusto Gambaretto

DODICIRIGHE

Sistemazione pozzo in Via Scaglia a San Giovanni Ilarione Una nuova specie di umani si aggira per le strade del paese. E il loro numero aumenta sempre più. Li chiamano pensionati ma, a dir la verità, non ne trovi uno che non lavori. Fanno di tutto: i nonni che scarrozzano i nipotini, i genitori di figli in difficoltà, i contadini a tempo pieno nei campi, alcuni diventano improvvisamente devoti (“quando el corpo se frusta, l’ànema se giusta”), altri s’inventano un secondo lavoro. Chi vive in città dice che per fare il censimento dei pensionati basta aprire un cantiere stradale e li vedi arrivare come mosche. A San Giovanni non funziona così. Qui più si invecchia e più si lavora. Sarà l’aria buona o l’istinto (incrìn) tipicamente contadino, ma chi arriva all’età della pensione non vede l’ora di dedicarsi a quello per cui è più portato. E siccome per tutta la vita è stato abituato a darsi da fare, guai a rimanere con le mani in mano. E’ una virtù della nostra gente? Senz’altro. Può diventare una mania? Ciascuno risponda per sé. Un invito, però, a guardarsi attorno: ci sono associazioni, gruppi, attività sociali che hanno bisogno di una mano. A quanto all’ora? Un bel niente! É niente, ma proprio per questo è anche bello! E il bello non va mai in pensione… D.B.

Un momento di allegria e di festa nei giorni ricreativi di ANTEAS

Piazza Colonna, 2 - 37035 San Giovanni Ilarione (VR) Tel./Fax 045 6550671 - Cell. 348 3549869 stefano.marcigaglia@consultinvest.it Via Alpone 13/1, San Giovanni Ilarione - Vr

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Piazza Grande, 33 - 41100 Modena Via Giorgio Giulini, 3 - 20123 Milano


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO TORNEO DI CALCETTO DI CASTELLO Il torneo estivo di calcetto di Castello celebra i suoi primi 50 anni di vita. Per l’occasione il Comitato organizzatore ha preparato un agile libretto che esce per la Sagra di San Giovanni Battista, con un ampio corredo di foto e immagini che testimoniano la partecipazione attiva e multicolore di tanti protagonisti che, da quel fatidico settembre 1967, hanno calcato l’ormai mitico “campetto” posto sotto la chiesa di Castello. Un tuffo nel passato, ricco di ricordi e con un pizzico di nostalgia.

SI o NO all’accoglienza dei migranti extracomunitari a San Giovanni Ilarione? Una delle domande ricorrenti sull’argomento di attualità in oggetto che di recente ha interessato anche il nostro paese di San Giovanni Ilarione (vedi ad esempio articolo sul numero del marzo scorso de L’Alpone a proposito del cosiddetto “SPRAR”, Servizio di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati, messo a punto dal Ministero degli Interni italiano – www.sprar.it) è: “Ma perché dovremmo accogliere della gente non del nostro paese visto che facciamo già difficoltà ad aiutare i nostri concittadini indigenti? Comunque, prima i nostri”. I vincoli di spazio editoriali non permettono di scrivere qui molte righe per come il tema meriterebbe. Voglio almeno però condividere qualche mia perplessità, come cattolico e come laico, sulla risposta “Prima i nostri”: - Ma il buon samaritano della famosa parabola evangelica (Lc 10, 25-37) quando si è trovato sulla strada il sofferente da aiutare gli ha chiesto di dov’era originario prima di prestagli soccorso? - Ma quando dico: “Prima i nostri” mi ricordo di telefonare subito all’assistente sociale del comune per sapere quali miei concittadini sono in difficoltà per dargli un aiuto? - Ma quando dico: “Prima i nostri” ho considerato che è equivalente a dire: “Prima io poi te” e quel “te” un domani potrei essere “io”, magari in un problema tra concittadini o marito e moglie? A ognuno di noi la risposta. E se poi vi fa piacere proseguire nel ragionamento insieme a me, potete scrivermi all’e-mail daniele. pasquino@libero.it Daniele Pasquino

Gita a Urbino, San Marino e Gradara

ANGELINA MUNARETTI, La regina dei Zini Una bella casa grande, ormai forse troppo grande per una persona sola, un bel cortile da cui si ammira tutta la bellezza del paese, un ambiente sereno ed invidiabile, questo è il posto dove ci accoglie la nostra protagonista, con un sorriso aperto, una simpatia contagiosa e con ancora tanta voglia di vivere. E’ costretta su una sedia a rotelle, ma ha le idee ben chiare sul valore della vita ed alla domanda “ Come vala, Angelina?” - Benissimo!- risponde subito con un sorriso che mette in risalto la luminosità del volto. Nasce il 04 maggio 1927, dai Damaseni, figlia di Ottavio e di Regina Marcazzan. Quando nasce viene accolta come una grazia del cielo, essendo la quarta dopo i fratelli maschi Benedetto, Domenico, Antonio (unico ancora in vita), Angelina per l’appunto, Almerina e Maria, morta in tenera età. Papà, come tutti nella zona, è contadino con un discreto numero di campi , è anche un apprezzato aiuto macellaio in paese, un uomo tutto fare, che non fa mancare il necessario alla famiglia, considerata benestante, anche perché in contra’ ci sono i pini sempreverdi, alberi indicativi di benessere. La piccola Angelina cresce in un ambiente sereno. Naturalmente niente scuola materna, è un lusso solo per quelli del centro paese. Fin da piccola vive una realtà un po’ particolare e fa da compagnia ad una famiglia di parenti Marcazzan senza figli appena sopra la contra’ Colombara. E una bellissima parentesi. Frequenta regolarmente la scuola elementare, sempre a piedi, con le sgalmarette , con qualsiasi tempo. Le maestre sono molto rigide, anche se molto brave. Angelina ricorda ancora con un certo timore la maestra Angelina Zaffaina, coniugata Cengia (la maestra Sengia…) per i metodi correttivi a volte discutibili. Tornata in famiglia dopo le scuole elementari, papà non la manda in filanda, quasi al massacro, ma preferisce farle imparare un mestiere inviandola presso una parente vicina, esperta sarta e nel ricamo. Questo ad Angelina tornerà molto utile in seguito. Ragazza cresciuta, dà una mano alla mamma nelle faccende domestiche e di lei si accorge e comincia a mettere gli occhi addosso un ragazzone alto e serio, un po’ taciturno, ma molto sincero, Marcello Maporti dai Verizia di Castello. Marcello è vivo per miracolo, durante la guerra è stato catturato come partigiano dai Tede-

schi e spedito a lavorare con altri in Germania, con destinazione, grazie alla sua costituzione fisica, in una fabbrica. E’ la sua fortuna, degli altri deportati insieme a lui nessuno farà ritorno a casa. Dopo sette lunghi anni di fidanzamento ecco l’epilogo finale nel 1956 nella chiesa di Villa, officiante il parroco don Antonio Antoniol. Nella medesima occasione convola a giuste nozze un’altra coppia, la cugina Sunta con Antonio Andriolo (Toni de Nelio) dalle Lore. E’ una doppia festa insieme. Il pranzo di nozze è a casa dello sposo e per l’occasione la cognata Adelaide, rimasta nubile, sfoggia tutta la sua bravura ai fornelli. E’ un pranzo memorabile. La cognata Adelaide è un po’ la colonna portante della famiglia, è quella che organizza, che fa gli affari, che porta avanti e dirige tutto. La nuova famiglia è un po’ di tipo patriarcale, si lavora nei campi, si lavora duro, all’inizio senza mezzi meccanici, ma non si ha paura di nulla. Nella stalla ci sono tante mucche da accudire e tanto latte da portare in casara ai Belui, lì vicino, con garanzia di burro, formaggio e forza lavoro nei campi. Si canta, si lavora, si è contenti. A far sorridere la giovane coppia arriva la piccola Maria Rosa, seguita dai gemelli Silvano e Claudio, per poi chiudere dopo 5 anni con Mariano, un tipetto vivace e sempre in movimento. E’ veramente una bella famiglia. Ad inizi anni ’60 la società si trasforma. Anche Marcello, insieme al fratello Luigi, che con la sua famiglia condivide la medesima casa ai Verizia, acquista numerosi campi con annessa casa e stalla dalla maestra Angelina Cengia in via Zini. Dopo 14 anni di vita insieme, i due fratelli

si dividono e Marcello, con la famiglia e la sorella Adelaide, va ad abitare ai Zini, in un’ ampia casa nuova, appena costruita. Angelina non è per questo esentata dal lavoro nei campi, a fianco del marito e dei figli, a volte anche quando si sta poco bene, all’inizio senza mezzi meccanici, è una faticaccia, eppure si è sempre contenti. Le stagioni vanno bene, in casa Adelaide funge da seconda mamma per i nipoti, provvede alla colazione-pranzo-cena, è la cuoca preferita in casa Maporti, Marcello va anche a lavorare in conceria a Chiampo, per dare un avvenire più sereno alla famiglia che intanto cresce in età. Maria Rosa, terminata la scuola elementare, viene mandata dalle suore Campostrini a Verona, Silvano rimane sui campi e per Claudio e Mariano si spalancano le porte del collegio dei Padri Monfortani. Claudio diventa tornitore meccanico, mentre per Mariano la vita del collegio non è confacente al suo carattere ed allora rientrano in famiglia, alternando il lavoro in conceria nella vicina Chiampo al lavoro nei calzaturifici sorti nel frattempo a San Giovanni Ilarione. A 15 anni anche Maria Rosa imbocca la via della fabbrica in paese. Intanto gli anni passano e Angelina vede crescere ed affermarsi intorno a sé la sua splendida famiglia, è orgogliosa dei suoi figli, anche perché tutti si sposano e rimangono in paese, nelle loro splendide abitazioni costruite sulla terra del papà Marcello, e questo rappresenta per il genitore un giusto orgoglio. Pure Mariano, per ultimo si costruisce la casa ai Zini, perché non riesce a stare lontano dalla contra’ di origine. E tutti i figli rendono Angelina e Marcello nonni orgogliosi di numerosi ni-

poti, nel raggio di 200ml ci sono tutti, in caso di bisogno tutti accorrono, tutti si interessano ai genitori, ricambiandoli per il tanto amore ricevuto. Angelina ora può tirare un sospiro di sollievo, anche se è sempre di corsa, ma il tempo per la S.Messa e per le preghiere lo trova sempre, è uno spirito profondamente religioso e milita nel terzo ordine francescano. La salute è in complesso buona, nonostante una caduta da un ciliegio e un brutto intervento chirurgico. Il marito Marcello muore nel 2006, quando i figli sono tutti sistemati, prima ancora era scomparsa la cognata Adelaide, ora è sola nella grande casa, ma non si scoraggia, intorno ci sono i figli, i nipoti, c’è la frequenza alla chiesa, la televisione. Adesso non ci sono più i lavori nei campi, si può finalmente riposare e godere di autentici momenti di pace e serenità. Poi, quando la salute comincia a dare i primi segni di cedimento, non potendo i figli, causa il lavoro, accudirla assiduamente, si ricorre alla figura di una badante, la quale, per quanto brava, non può mai sostituire uno di famiglia. I figli non fanno mai mancare la loro presenza, viene curata e venerata come una madonna, non le fanno mancare nulla, i nipoti stravedono per lei ed adesso è diventata pure bisnonna due volte. Non frequenta più la chiesa, ma guarda la S.Messa alla TV e le sue mani stringono sempre la corona del rosario. E’ l’immagine della donna e della mamma sacrificata di una volta, che ha spremuto tutta se stessa per la famiglia, che non si è risparmiata in nulla, senza mai pretendere o reclamare diritti nella vita. Ora Angelina è punto di riferimento per la sua allegra e numerosa brigata e per l’intera comunità, perché ha basato la sua lunga esistenza sulla fede in Dio, sull’onestà, sulla laboriosità e sulla famiglia, famiglia che ha voluto ringraziarla in occasione dei 90 anni con una mega festa, con la presenza dei figli, nipoti e pronipoti, con il sacerdote, con l’amicizia e la simpatia della gente. Per l’occasione una simpatica poesia espressamente composta da Gabriella Pernigotto ha reso il tutto più solenne. Grazie, Angelina, grazie per la tua testimonianza di vita, un saluto ed un augurio da parte di tutti, …la prossima intervista alla fatidica quota dei 100 anni! G.S.

Si informa la gentile clientela che ancora per poco tempo sono in atto

vantaggiosissimi risparmi. Affrettatevi a prenotare le gomme per il cambio stagione!

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L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE INFORMA Il sindaco Ellen saluta gli ilarionesi Carissimi cittadini, 7 maggio 2012 7 maggio 2017 5 anni sono passati dalla mia proclamazione a Sindaco di San Giovanni Ilarione, avevo solo 32 anni. 5 anni di tanto lavoro, di tanti sacrifici, di corse, di critiche, di sudore, di sorrisi, di grazie, di delusioni ma anche di soddisfazioni. 5 anni nei quali avrei voluto fare molto di più di quello che ho fatto, ma 80 mutui aperti e poche risorse per dare risposte ai miei cittadini, non me l’hanno permesso. In questi 5 anni sono cambiata, sono maturata, sono diventata una persona più responsabile. Penso che sia stata l’esperienza più bella e più forte della

13 maggio 2017 Inaugurazione delle scale antincendio presso la scuola media “M. Marcazzan”

mia vita. L’ anno 2017 è un anno molto importante per il paese di San Giovanni Ilarione. Ci sono le elezioni amministrative che sono quelle più sentite dal popolo perché eleggono il proprio Sindaco, ma anche per me il 2017 è un anno molto importante nel quale ho intrapreso un impegno personale che cambierà e darà una svolta importante alla mia vita privata. Non voglio peccare di presunzione e sostenere di essere in grado di fare tutto al 100% come ho sempre provato a fare per il mio paese, ho deciso quindi di fare un passo indietro e di non candidarmi per lasciare lo spazio a qualcun altro e dedicarmi anche alla mia vita privata. Questo non è un addio, ma un

La quinta edizione dell’università del tempo libero si è conclusa con l’ultima lezione tenutasi i 12 Maggio scorso durante la cena conclusiva presso il ristorante Bice. Il chitarrista Vito Lonardi infatti, ci ha presentato una serie di brani delle migliori band dagli anni 50 in poi, con alcuni curiosi aneddoti ed informazioni inedite. Sono stati 5 anni di intensa partecipazione con una presenza costante e con sempre nuovi argomenti ed eventi, anche inediti, ed alcuni mai visti prima presso la nostra sala civica comunale. Ringrazio tutti voi partecipanti per la vostra presenza, interesse e partecipazione e tutti i relatori che si sono susseguiti e ci hanno sovente illuminato e reso consapevoli dell’importanza di alcuni argomenti ren-

GRAZIE A TUTTI!

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Il vostro Sindaco Ellen Cavazza

Conclusa la quinta edizione dell’università del tempo libero

LA PAROLA ALLA MINORANZA

Dopo cinque anni come consiglieri di minoranza, è giunto anche per noi il tempo dei saluti. Innanzitutto dobbiamo riconoscere che si è trattato di un’esperienza straordinaria l’aver potuto comunicare con Voi attraverso questo piccolo spazio che ci ha permesso di affrontare e proporre soluzioni per risolvere e trovare equilibrio nei vari problemi. In questo percorso non sono mancati momenti di accesa discussione con l’Amministrazione, sempre però con l’intento di trovare una stabilità che tenesse in giusto conto le esigenze di tutti, le esigenze del nostro Paese. Non siamo certamente sempre riusciti ad affrontare tutte le questioni con la dovuta incisività, ma siamo fermi nella certezza di aver sempre agito nel convincimento di fare quanto possibile in quel momento. A tutti il nostro più caloroso ringraziamento perché con il sostegno e la passione avete sempre dato una nuova spinta al

arrivederci, chi lo sa. Non mollo la politica perché ormai fa parte di me. Detto tutto ciò, ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto e mi hanno sempre voluto bene, ringrazio coloro che hanno fatto tanto volontariato per il nostro paese senza chiedere un euro, ringrazio anche la sezione della Lega Nord di San Giovanni Ilarione per il sostegno morale e fisico, e tutte le Associazioni del paese. Ringrazio di cuore anche la mia famiglia che mi è sempre stata vicino e mi ha sempre sostenuto in tutto e per tutto. Grazie a tutti i miei Ilarionesi. Non mi resta che augurare un buon lavoro al futuro Sindaco. Cordiali Saluti

nostro impegno a favore della Comunità. A tal riguardo vogliamo ricordare le parole di John Kennedy “NON CHIEDETE AL PAESE CIO’ CHE PUO’ FARE PER VOI, MA CHIEDETE CHE COSA POTETE FARE VOI PER IL PAESE” Proviamo perciò a rendere San Giovanni Ilarione un Comune nel quale sia più bello vivere e tutti uniti, con un forte senso di appartenenza alle nostre radici, gridiamo:

NO ALLA FUSIONE CON IL COMUNE DI RONCA’; SI ALL’UNIONE DEI SERVIZI CON TUTTI I COMUNI DELLA VALLATA.

A tutti indistintamente, dalle pagine del nostro Alpone, vogliamo porgere il nostro saluto con un caloroso abbraccio……… Nadia Bevilacqua Luciano Marcazzan

dendoci partecipi della loro esperienza (anche di vita) e competenza, e nell’averci anche fatto sorridere e divertire. Ringrazio in particolare la fantastica coppia: Luciana e Raffaele Sartori, sempre attenti, disponibili e propositivi nell’aiutarmi ad organizzare le gite e gli eventi durante l’anno, e sovente con un pizzico di dolcezza che ci ha deliziato il palato e soddisfatto qualche piccolo languorino: la torta della Luciana è diventata la torta specialità e simbolo dell’università a pieno titolo!!! Auspico che la nuova amministrazione investa in questa iniziativa, in modo che possa diventare un momento forma-

tivo ed anche di svago per sempre più persone che desiderano ampliare la loro conoscenza, stare in compagnia e passare dei bei momenti assieme. Grazie ancora a tutti voi ed un forte abbraccio! Claudio Lovato

PROGETTO CICERONI

Si è concluso il progetto ciceroni che ci ha visto partecipi con la formazione di 6 giovani fra i 18 ed i 30 anni per la promozione dei comuni di San Giovanni Ilarione, San Bonifacio, Monteforte d’Alpone e Zimella. Castellan Chiara (Zimella), Arianna dal Bosco e Marianna Ambrosini (San Bonifacio), Andrea dal Bosco (Monteforte d’Alpone), Giulio De Marchi, e Giulia Dal Grande per quanto riguarda San Giovanni Ilarione. L’inizio di questo percorso prevedeva la progettazione di percorsi turistici artistici, culturali ed enogastronomici per la valorizzazione del territorio. Si è sviluppato con il confronto e l’incontro di idee, conoscenze e tradizioni. Il tutto accompagnati dal tutor Stefania Carlesso che ha saputo coordinare e formare questi giovani ciceroni. La seconda fase, che ha avuto inizio nel mese di febbraio, ha visto partecipi altre cinque persone, due delle quali, hanno volenterosamente portato a termine il percorso fino alla data d’esposizione al pubblico, durante la fiera di San Marco a San Bonifacio, il frutto del lavoro svolto in cinque mesi. Grazie alla collaborazione di due videomaker professionisti, si è creato su misura un video promozionale che vede le nostre bellezze territoriali riassunte in pochi minuti, narrate dalla presenza e dalla voce dell’attore Michele Vigilante, danzate ed accarezzate dalla ballerina Teresa Simeoni. Consiglio a tutti di visitare la pagina facebook “Ciceroni est veronese”, per l’aggiornamento di futuri eventi e per la condivisione del video.


SILVANO MUNARETTO, artista fantasista Sono Silvano Munaretto un paesano, attualmente vivo ad Aprilia in provincia di latina, che come tanti altri, ha lasciato S. Giovanni ma che non lo può dimenticare e che va orgoglioso delle proprie origini. Tutto iniziò dopo il concerto di Jovanotti nel 1994 aVerona. Quello che fermentava dentro di me è esploso quella sera. Da allora sono passati 23 anni e di esperienze professionali ricche di soddisfazione ne ho fatte tante. 15 stagioni come animatore, 4 anni di scuola di recitazione a Roma con i maestri Giovan Battista Diotajuti e Isabella Del Bianco , 2 anni come Ronald McDonald in giro per l’Italia, speaker radiofonico, cabarettista ( ultimamente su LA7 ad Eccezionale Veramente con il Trio “ I vitamorteemiracoli”), spettacoli di bolle di sapone, spettacoli di magia comica per grandi e piccini, intrattenitore e presentatore per eventi aziendali ( Wind-Poste Italiane-Angelini-Esso-Banca d’Italia-Unicredit), commedie teatrali e piccoli ruoli in fiction televisive (“L’amore non basta” assieme alla Pivetti- “I Cesaroni 3”, “Rome”,“l’Onore e il Rispetto”con Eva Grimaldi, “ Il Peccato e la Vergogna” con G. Garko, “Dov’è Mario” con Guzzanti, “Baciato dal sole”), Tu si che Vales 2014 e gioco nella Nazionale Prestigiatori. Insomma un artista professionista o meglio un “fantasista”, che ha fatto del proprio modo di essere un lavoro, ma in ogni caso sempre molto legato sentimentalmente a San Giovanni. Anche se ora vivo lontano, ogni volta che ritorno in questi luoghi dove ho vissuto la mia felice infanzia, mi sento bene. Lo so, per chi ci vive, forse certe sensazioni non si provano e specialmente nei giovani, la voglia di andarsene è tanta! Ed è anche grazie all’ Alpone, che leggo su internet, se S. Giovanni lo sento vicino e mi fa sentire meno lontano da lui. Silvano Munaretto

LA MIA AFRICA

1 Maggio 2017: i partecipanti all’antico pellegrinaggio alla Madonna del Summano. La messa è stata celebrata da Don Efrem, alla presenza di Don Livio Di Nello, attuale parroco di Sant’Orso, già cappellano a Santa Caterina in Villa.

GLI ANDRIOLO

Augusto Dal Grande racconta la sua breve ma significativa esperienza di volontariato in Mozambico E’ già la seconda volta che Augusto Dal Grande (terzo da sinistra nella foto accanto), muratore da poco in pensione, prende l’aereo e si fa l’Africa da cima a fondo per andare a costruire una chiesa in Mozambico, lungo la costa che si affaccia sull’Oceano Indiano. Il progetto fa parte delle iniziative dell’ALVIUS (Associazione di lavoro volontario per interventi umanitari e di sviluppo), che opera in accordo con il Piccolo Cottolengo di Don Orione a sostegno delle realtà più povere del pianeta. La chiesa che Augusto ha contribuito a costruire si trova a Zimpeto, a 15 chilometri dalla capitale Maputo: nella stessa zona si trova un piccolo Cottolengo che ospita un centro di riabilitazione per bambini disabili o gravemente menomati, spesso abbandonati dai genitori perché considerati un inutile peso per la famiglia. Il centro è guidato da un sacerdote brasiliano, padre Riccardo Paganin, di chiare origini venete. Accanto, sorge anche il seminario locale. Il gruppetto di cui Augusto ha fatto parte era composto da quattro persone, tutte provenienti dalle nostre zone: il cognato leoniceno di Augusto, Enzo Sommaggio, che già nel dicembre 2015 aveva curato la sopraelevazione dei muri fino a livello delle finestre; Corrado Monzardo, residente a Sarego; Mario Salvalaggio presidente dell’Associazione di volontari orionini con sede a Udine. Augusto era già stato a lavorare a Zimpeto per quaranta giorni un anno fa, fra marzo e aprile 2016, elevando la struttura muraria della chiesa fino a livello del tetto; nel viaggio più recente invece (20 giorni fra marzo e aprile scorso) i quattro volontari sono riusciti a rifinire tutta la struttura esterna (il tetto era stato nel frattempo posizionato da maestranze locali) e a dare l’intonaco all’interno. Le giornate feriali erano scandite da 7 ore lavorative, mentre alla domenica ci si dedicava al riposo e a visitare varie località nei dintorni, mare compreso, cosicché i nostri hanno potuto apprezzare lo spirito di accoglienza tipico delle persone del posto, gente cordiale ma anche (precisa Augusto) abbastanza “lenta” nel fare le cose. E quando gli chiediamo se è stato, questo, l’ultimo suo viaggio in Africa, Augusto ci assicura che di sicuro ne farà qualche altro, perché c’è sempre bisogno di una mano. Un’affermazione che sembra quasi un invito rivolto a tutti quelli che, come lui, seppur in pensione possono ancora fare qualcosa per gli altri. Don Orione parlando della “provvidenza” diceva che poteva avere le mani di un muratore, di un elettricista o di un calzolaio: sicuramente si riferiva a delle persone di buona volontà, disponibili a fare qualcosa di buono per chi è nel bisogno. Semplicemente e senza fare tanto baccano. Come Augusto, che da buon alpino ama più il fare che il parlare, e che accanto alla buona compagnia (e alla buona tavola) non disdegna di aggiungere quel pizzico di generosità e di altruismo che ti fa fare cose apparentemente strane, come andare dall’altra parte dell’Africa per rendere un po’ migliore la vita di qualcuno che magari nemmeno si conosce. D.B.

L’avevano promesso, anche se a volte è doveroso il dubbio, invece eccoli qua! Tutti uniti e serrati in un unico gruppo, stretti attorno ai loro genitori o nonni. Una famiglia ormai allargata. Hanno voluto ritrovarsi tutti insieme, per guardarsi in faccia , per rievocare i ricordi di gioventù e per rinsaldare lo spirito di affetto e di amicizia. Questa idea di fare una rimpatriata generale era in incubazione già da qualche anno,poi è partito l’invito tramite lettera di trovarsi insieme, figli e nipoti di Giuseppe Andriolo , giunta regolarmente a destinazione, alla quale è seguito un entusiastico assenso. Dove trovarsi? Nel luogo più vicino alla casa “Savoia”, cioè la casa di origine del nonno Giuseppe, partito dai Potacci di Castello tanti anni fa in cerca di fortuna per la famiglia in zona Carpi di Modena, insieme a tanti altri paesani. Sono i primi anni ’60 ed avviene quel fenomeno di emigrazione interna, quando i nostri contadini si spostano e vanno in cerca di condizioni migliori di vita in luoghi ove ha già preso piede l’industria e vanno a sostituire i braccianti agricoli nei campi, passati al lavoro nelle fabbriche. Tutti i figli di Giuseppe si spostano oltre il Po, partendo da Piero, appena sposato e i suoi 4 figli nasceranno in Emilia ( da qui il soprannome di Modena…- vero Roberto?), Luigi invece è nei collegi di don Bosco, poi Angelo, Maria,Anna e Lucia. Perché questa rimpatriata? Risponde Stefano, il più piccolo dei figli di Piero – Ormai ci trovavamo solo ai funerali, troppo spesso purtroppo, ed era giusto incontrarsi in un momento di serenità, di allegria, di spensieratezza..- Ed allora a tavola, in un ristorante vicino ai Potacci, dopo aver saziato gli stimoli della fame, come per incanto riaffiorano i ricordi di gioventù. Ti ricordi quella volta…? Eri piccolo, ma già pestifero…; E tu, allora…? E avanti su questo argomento per ore, senza accorgersi del passare del tempo. Bello vederli tutti insieme, rinsaldare lo spirito di fratellanza e di appartenenza, senza alcuna invidia o gelosia, solo per guardarsi in faccia e confermare l’amore e l’orgoglio di appartenere alla discendenza di Giuseppe Andriolo , di riscoprirsi sempre amici. Nessuno ha voluto mancare, Antonio, figlio di Piero e residente a Reggio Calabria, si è preso addirittura una settimana di ferie, ma non ha voluto mancare, con la famiglia, ad un appuntamento così importante. In questa occasione hanno voluto stringere un patto, si ritroveranno l’anno prossimo a Saliera-Carpi, ove riposano i nonni, festeggiare sempre insieme, con piatti tipici emiliani, molto gustosi, per cui l’Emilia è famosa in tutto il mondo. In questo gruppo ci sono “vecchi”, adulti, giovani, bambini in carrozzina, mogli e mariti aggiunti. Che dire a voi, Andriolo allargati ? Bravi per il vostro coraggio, per la vostra presenza, per il vostro spirito di unione, di parentela ed amicizia, bravi nel riscoprire i valori originali ed un augurio di voler continuare su questa strada, la strada della condivisione e dell’amicizia. Eccoli, in foto, in contrà Potacci davanti a quello che rimane dell’antico stabile, sereni, felici, appagati. Gianni Sartori

Alunni di 3a media a San Patrignano

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San Giovanni Ilarione e Vestenanova

La “mission” dell’Avis è la divulgazione e la sensibilizzazione tra la gente della cultura della solidarietà che nel nostro caso si concretizza attraverso la donazione del sangue. Per arrivare a questo si mettono in campo varie strategie promozionali e di propaganda. L’ultima in ordine di tempo e tra le più importanti è la partecipazione al grande evento del “15° Granfondo del Durello”. Anche quest’anno il giorno 30 aprile eravamo presenti con il nostro gazebo informativo e con la messa in palio del IX trofeo AVIS per i primi classificati assoluti. I Donatori donano il sangue e non solo. Il “non solo” in questo caso va preso in senso letterale. E’ dal 1998 l’Avis ha iniziato la collaborazione con l’ADMOR (Associazione Donatori Midollo Osseo e Ricerca). Una collaborazione tra due associazioni sorelle, che hanno come scopo quello di salvare in concreto delle vite, perché sia donando sangue, sia donando midollo osseo si dà la possibilità di dare un domani a chi questo domani non ce l’ha. E poiché i donatori di sangue dimostrano da sempre un grande cuore, si è pensato di informare tutti che esiste anche la possibilità di diventare donatori di midollo osseo. Questa informazione si fa anche attraverso la vendita delle colombe pasquali il cui ricavato viene devoluto interamente all’ADMOR. Come Avis di San Giovanni Ilarione e Vestenanova siamo lieti e onorati di aver avviato questo sodalizio tra AVIS e ADMOR. I donatori di midollo osseo sono quasi sempre anche donatori di sangue. Perché non importa se si salva una vita donando sangue o donando midollo osseo: l’importante è donare. Obiettivo prioritario dell’ADMOR è di sensibilizzare e informare la popolazione sulla donazione del Midollo Osseo e delle cellule Staminali, in modo da incrementare costantemente il numero degli iscritti, come potenziali donatori. Donare il midollo osseo è molto importante perché può contribuire a salvare persone che soffrono di alcune malattie del sangue, tra cui gravi forme di leucemia, l’aplasia midollare o la talassemia. Altro obiettivo dell’Associazione è collaborare con la Divisione di Ematologia e il Centro Trapianto Midollo Osseo dell’Ospedale Policlinico di Borgo Roma Verona e il Centro Trasfusionale. Molte sono le attrezzature medico - scientifiche, i supporti logistici e arredi vari, donati ai reparti, al fine di offrire ai pazienti il massimo del confort e ai medici la migliore disponibilità di mezzi. Di particolare rilevanza per l’Associazione è la ricerca: da alcuni anni, grazie alla vendita delle colombe pasquali, si finanziano diverse Borse di Studio destinate a medici e biologi ricercatori che operano presso il Centro Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera e il Centro Trapianto di Midollo Osseo. Come si diventa potenziali donatori? Ci si può iscrivere al Registro dei Donatori di Midollo Osseo in età compresa tra i 18 e i 37 anni. Come fare? Basta presentarsi al Centro Trasfusionale, ove verrà fatto un prelievo di sangue sul quale saranno eseguite delle analisi specifiche per l’idoneità a donare il Midollo Osseo. Non occorre impegnativa medica e i risultati della tipizzazione HLA (dati genetici indispensabili al trapianto) vengono inseriti in un archivio informatico e trasferiti, attraverso il registro regionale, al registro nazionale che è a sua volta collegato con altri 51 registri internazionali, nell’assoluto rispetto della riservatezza. In caso di riscontro di un primo livello di compatibilità con un paziente in lista d’attesa per il trapianto, il donatore è richiamato per un secondo prelievo del sangue necessario per indagini genetiche più approfondite (secondo e terzo livello). L’adesione iniziale firmata all’atto del primo prelievo ha solo valore d’intento e fino all’ultimo momento il potenziale donatore può ritirare il suo consenso. La disponibilità del donatore alla donazione, gratuita e anonima, non ha limiti geografici. Egli infatti entra a far parte dell’insieme dei potenziali donatori di tutto il mondo. Ognuno è libero di fare le sue scelte, nessuno ci costringe a farlo se non si vuole. Ma ricordiamoci che nessuno di noi è sicuro di non averne mai bisogno… Migliaia di ammalati di leucemia aspettano un piccolo gesto di generosità che può cambiare il loro destino. I donatori sono sempre troppo pochi, eppure basta un semplice prelievo per cambiare la sorte di una persona condannata. Pensiamo a quante più speranze avrebbero bambini e adulti di vincere contro la leucemia se ognuno di noi (mi rivolgo soprattutto ai giovani) si offrisse di donare il proprio midollo! Andiamo quindi, potremmo un giorno salvare la vita a qualcuno… E non è poco! Luigi Pandolfo Avviso: Il Centro Trasfusionale di San Bonifacio è aperto dalle ore 07,30 alle 11,00 per Donatori e Aspiranti anche l’ultima domenica di giugno, settembre, ottobre e novembre. L’AVIS ricorda che durante l’estate il bisogno di sangue aumenta. Quindi ricordiamoci dei nostri ammalati e andiamo a donare!

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AIDO

A VESTENANOVA UNA PUBBLICAZIONE SULL’AIDO “La definizione di solidarietà ha come significato principale l’impegno etico-sociale verso gli altri, che si manifesta venendo incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che abbia bisogno di aiuto”. Con queste parole Luigi Pandolfo ha presentato il suo libro dal titolo “VITA OLTRE LA VITA”, che racconta i primi 30 anni dell’AIDO vestenese. Si tratta del suo secondo lavoro, dopo il libro dell’AVIS del 2013 (“45 anni di solidarietà”). La presentazione pubblica del libro, avvenuta a Vestenanova il 5 maggio 2017 nel trentennale dell’Associazione, era finalizzata a rendere tutti partecipi delle iniziative realizzate e a promuovere ancora una volta la donazione. E’ un volumetto ricco di storia e di cronaca, vivacizzato da immagini e foto che lo rendono più interessante, con molte indicazioni sulle modalità di donazione. Viene ben delineato lo spirito dell’AIDO, che conta 335 iscritti nel comune di Vestenanova: solidarietà, generosità, altruismo, entusiasmo e passione nella promozione della donazione, attenzione ai giovani con iniziative mirate nei loro confronti, convinzione profonda della donazione, invito continuo a riflettere sull’importanza della donazione di sé. E’ un libro ricco di un’importante documentazione del periodo dal 1987 al 2017, finalizzato a non dimenticare le molteplici iniziative realizzate e le persone che le hanno reso possibili. Risulta prezioso e utile per tutti, ma soprattutto per i giovani, che possono prendere esempio dalle esperienze compiute in 30 anni di instancabile attività. La pubblicazione è stata presentata, con proiezione di immagini, da Luigi Pandolfo e da Giovanni Dal Zovo, presidente dell’AIDO Vestenese, alla presenza della presidente AIDO regionale Bertilla Troietto, del presidente AIDO provinciale Antonio Grassi e del Sindaco di Vestenanova Edo Dalla Verde: tutti gli ospiti hanno avuto modo di apprezzare l’autore Luigi Pandolfo e soprattutto la vivacità e l’impegno dell’AIDO comunale. Giancarla Gugole


VESTENANOVA

ALLA FESTA DEL BAMBINO “LA STORIA DI DAVIDE” SCRITTA A 10 ANNI E PRESENTATA INSIEME AI SUOI “ANGELI” DELL’OSPEDALE DI PADOVA Ha commosso tutti il piccolo Davide che ha ringraziato il suo chirurgo e l’Associazione Puzzle

PROTEZIONE CIVILE DI SAN GIOVANNI ILARIONE Sabato 20 maggio, in occasione del convegno della Protezione Civile Veneto, svolto a San Bonifacio, si è presentata l’occasione di consegnare direttamente al Sig. Onorato Corbelli, Sindaco di Montemonaco (paese del monti Sibillini, colpito dal terremoto dell’agosto ed ottobre scorso assieme ad Amatrice ed Arquata del Tronto) dei libri di lettura per i ragazzi delle scuole primarie corrispondenti, acquistati con una parte del ricavato del mercatino di Natale della nostra scuola di San Giovanni ilarione capoluogo. I nostri ragazzi della scuola primaria A. Stefani, con il coordinamento delle insegnanti, avevano già fatto pervenire per il Natale, tramite il nostro gruppo di Protezione Civile, delle lettere e disegni ai loro coetanei. Si ringrazia quindi, l’iniziativa delle insegnanti, per il loro avvicinamento a queste calamità e l’insegnare ai loro ragazzi lo spirito giusto del volontariato. Il presidente Serena Panarotto

Hanno fatto squadra 12 associazioni di volontariato coordinate dal Comune di Vestenanova e con il sostegno della Cassa Rurale di Vestenanova, per mettere in campo 115 volontari alla “Festa del Bambino” una giornata benefica ricchissima di eventi, lunedì 1 maggio, all’insegna del divertimento e della solidarietà, tutti a misura di famiglie, presso il “Mulin dei Gaji” e gli impianti sportivi. Vento e pioggia non hanno fermato la solidarietà cha ha richiamato centinaia di persone sotto la tensostruttura per ascoltare “La storia di Davide” che ha vinto la sua battaglia contro quel “temibile gigante” di una malattia che lo colpì alla nascita: l’atresia (interruzione) del condotto esofageo che impediva il transito del cibo allo stomaco, deviandolo pericolosamente nella trachea, in direzione dei polmoni. Ora Davide Stanghellini,10 anni segnati da mille ostacoli, sta bene e ha scritto un libriccino autobiografico: “La storia di Davide”. Quel giorno doveva essere una giornata di festa all’aperto, con gonfiabili pronti nel campo da calcio, expo di cavalli e carrozze, spettacoli per bambini, invece il meteo si è messo di traverso. Ma Davide non si è certo demoralizzato. Quando è arrivato il suo momento, con microfono e fare deciso, ha letto i suoi ringraziamenti che si era scritto su un foglio di quaderno. Poi, fra la commozione e gli applausi ha detto: “Ho scritto questo libretto per aiutare l’associazione Puzzle che si occupa di ricerca per le malformazioni dei bambini. Grazie al professor Gamba per essere venuto nel mio piccolo e bel paese, dove ci sono le ciliegie e le patate.” E poi con un imprevedibile “Viva il Milan” ha scatenato applausi e simpatia. Al suo fianco due “angeli”: il professor Piergiorgio Gamba, primario della chirurgia pediatrica dell’ospedale universitario di Padova, che ha operato Davide, e Caterina Fortunato, presidente Associazione Puzzle. Il primario era arrivato in paese al mattino per assistere a una suggestiva celebrazione religiosa nel parco del “Mulin dei Gaji”: altare e panche erano balle di fieno sistemate ad anfiteatro. Si è complimentato con gli organizzatori per la bella festa e, con semplicità, è entrato nel vivo della storia: “A un certo punto la famiglia di Davide si è ritrovata con un bambino che non poteva mangiare. E da sola, come accade a tanti genitori.” Gli occhi lucidi di lacrime di mamma Antonella Coffele erano il segno della sofferenza e l’angoscia vissuta. Ma il chirurgo ha concluso: “Dopo un lungo percorso ora Davide sta bene, grazie al sostegno della famiglia e all’intervento che abbiamo potuto fare.” La vicinanza a chi è nella sofferenza è stata rimarcata dal primario, quale elemento essenziale nella cura dei malati. Concetto ribadito con forza anche dal vicesindaco Massimo Camponogara che, con il sindaco Edo Dalla Verde, ha ringraziato la delegazione dell’ospedale di Padova. I fondi raccolti alla Festa sono andati all’Associazione Puzzle, che sostiene progetti di ricerca e assistenza dell’équipe del professor Gamba, all’avanguardia negli interventi chirurgici in età pediatrica, e che una volta all’anno si reca ad operare anche in un ospedale della Guinea Bissau. Mariella Gugole

18 maggio 2017: a 60 anni esatti dalla morte accidentale nella valle dei Camadi, gli amici d’infanzia hanno voluto ricordare Gianfranco Costantini (Franchino”) scomparso a soli 10 anni d’età, il 18 maggio 1957, rimettendo a nuovo la vecchia lapide che da allora lo ricorda ai passanti. A loro si sono uniti familiari e amici, uniti nella preghiera dalle parole di suffragio di don Gianfranco Coffele.

Manifestazioni estive a Vestenanova e nelle Alte Valli della Lessinia Orientale Anche nel 2017 sono stati pubblicati i calendari delle manifestazioni estive del comune di Vestenanova e dei comuni delle Alte valli della Lessinia Orientale (Vestenanova, Badia Calavena, Selva di Progno e Crespadoro). Sono due utili strumenti per conoscere il territorio e tutti gli eventi che sono stati programmati dalle associazioni dei singoli paesi per allietare gli abitanti e i turisti. Il pieghevole di Vestenanova e il libretto delle Alte Valli sono reperibili a Vestenanova nei luoghi pubblici. Il libretto “Alte Valli” è stato distribuito anche nelle vallate dell’Alpone, del Chiampo e di Illasi.

Il LIONS CLUB in Valdalpone Il Lions Club International è la più grande organizzazione umanitaria di assistenza del mondo. Nato nel 1917 con il motto “Noi serviamo” è costituito da una rete internazionale di 1.400.000 persone in 207 paesi e aree geografiche, con oltre 46.000 club che collaborano tra loro per rispondere alle necessità delle diverse comunità del mondo. Il Lions è noto per il suo impegno nel servizio ai non vedenti e a quanti hanno gravi problemi di vista: ospedali oculistici, operazioni di cataratta, banche degli occhi, raccolta di occhiali usati, cani guida, bastone elettronico… e a Verona ha dato vita al “Centro per ipovedenti” presso l’ospedale di Marzana.. Assegna borse di studio e assiste i giovani con progetti comunitari a livello internazionale (scambi giovanili nel mondo). Il Lions fornisce aiuto in caso di calamità e disastri naturali in tutto il mondo, fornendo immediatamente generi di prima necessità come cibo, acqua, vestiti e medicinali e collaborando alla ricostruzione a lungo termine. Realizza, senza scopo di lucro, attività di carattere culturale, sociale, sanitario e scientifico a favore dei propri soci e della comunità in cui opera, secondo i principi dell’etica lionistica. Il Lions Club Valdalpone, nato nel 2002, ha realizzato innumerevoli “service”, cioè iniziative e progetti, nella Vallata, in collaborazione con le Amministrazioni Comunali, gli Istituti Scolastici e le Associazioni dei 5 comuni dalla Val d’Alpone. Vanno ricordati in particolare: • Il contributo per l’acquisto dell’ambulanza per l’alta Valle dell’Alpone • Il contributo per l’ automezzo trasporto disabili per le case di riposo • Il contributo per l’auto medica della vallata • La donazione di un ozonizzatore per gli alluvionati • La donazione dei defibrillatori per gli sportivi • La donazione di strumenti per la Banda “G. Verdi” • La donazione di materiali per le scuole • La donazione di libri per le case di riposo • Gli interventi per i terremotati • Le visite guidate degli alunni di 3a media della vallata alle comunità di San Patrignano e di Don Mazzi L’impegno dei soci del Club Valdalpone è finalizzato a conoscere le problematiche del territorio per poter intervenire, con i mezzi a disposizione, nelle situazioni più significative, tenendo conto che uno degli scopi del Lions Internazionale recita testualmente: “Prendere attivo interesse al bene civico, culturale, sociale e morale della comunità”. Giancarla Gugole e Stefano Marcigaglia 9


[Continuazione articolo “Marcia tra i ciliegi”]

[Continuazione articolo “Granfondo del durello”]

stata una straordinaria edizione che ha saputo confermare il trand di crescita innescato in questi ultimi anni. I gruppi partecipanti sono stati ben 33 e, per onore di cronaca, mettiamo di seguito l’ordine di premiazione: Valdalpone (60), US Valmorsel (55), GP Casoni Legnago (45), Teolo Running (42), I Canguri di Cerea (39), Garden Story (36), Le Rane di Vangadizza (35), GP Mombocar (35), Gruppo Villafontana (28), Podisitica Colognese (28), Gli Amici di Luca (27), Gli sbandati di Bovolone (27), GSD atletica amatori Montecchia (26), Sime Legnago (26), Gruppo Provese (25), Gruppo Mariciatori Illasi (24), GP Palù (24), Prova a prendermi (21), MCL GP Montebello Vicentino (21), GP Le peste di Roverchiara (19), Salcus S. Maria Maddalena – RO (18), Le Sgalmare (16), Piccole Canaglie (16), Avis Albaredo (14), GR Carne grea Zevio (13), Gruppo Marciatori Grezzana (12), Podisti Berici Brendola (12), Avis Arcole (11), La Rondine Montecchio Precalcino (10), GP Boschi S. Anna - VR (10), Polisportiva Gemina (10), GP Avis Sanguinetto (6). In conclusione, non resta che fare i molti e doverosi ringraziamenti. La marcia è una manifestazione per cui la Polisportiva coinvolge molte tra le associazioni di San Giovanni alle quali va il nostro grazie per il servizio e il lavoro svolto che rendono possibile tutto questo. Un ringraziamento in particolare va all’associazione Avis-Aido che assegna il «Trofeo Federico» in memoria di Federico Bellaria, sempre attenta e presente in questi eventi, ma grazie, soprattutto, a tutti i marciatori, per la loro presenza, sempre entusiasta e allegra. Arrivederci alla prossima edizione. Stefano Gaiga

per me non c’è stato più nulla da fare.” Tra le donne invece partenza subito senza troppi indugi di Maria Cristina Nisi - Bike Innovation Focus Pissei che stacca tutte già sulle prime rampe. Dietro inseguono Cristiana Tamburini, Chiara Burato, Mazzucotelli Simona e Nicol Guidolin. La Granfondo del Durello rimane sempre nel segno del volontariato, che vede come protagonista l’Avis di San Giovanni Ilarione e Vestenanova, che ha premiato i vincitori ed i gruppi più numerosi, e a seguire l’ Aido che ha consegnato il premio per la partecipante più giovane. Insomma una manifestazione che non ha lasciato nulla al caso, a partire dalle due serate di Festa come lo Straik!, organizzate dalla Pro Loco, ed il Durello Night Party che di anno in anno riscuotono sempre più seguito. Gli eventi sono terminati domenica 7 Maggio, quando più di 100 ragazzini provenienti da tutta la provincia di Verona si sono sfidati nella “Durellina Cup Baby”, gara promozionale per giovani bikers, i quali hanno potuto cimentarsi in questo bellissimo sport in un clima di puro divertimento. L’ A.s.d. Basalti vi dà appuntamento al prossimo anno, sempre nel mese di aprile, e vuole ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo evento: amministrazione comunale, associazioni, artigiani e commercianti ilarionesi che credono in questa meravigliosa manifestazione. Grazie a tutti!!! Redazione Pianeta Mountainbike

INSALATA DI QUINOA con verdure La quinoa è una pianta erbacea ,originaria dal Sud America , spesso scambiata per un cereale. Appartiene alla famiglia delle barbabietole e degli spinaci ,coltivata da oltre 5000 anni e ribattezzata “ riso degli Inca”. Ha molti pregi : cibo ideale per gli sportivi ,i vegetariani ,i celiaci perché priva di glutine e per tutti quanti amano un’alimentazione sana e bilanciata.

Maggio è il mese del rosario: ai Zamichei un bel gruppo di persone, fra cui tati bambini e ragazzi, si raduna tutte le sere presso il capitello della Madonna Miracolosa a recitare il rosario, intonato da Chiara Dalla Benetta. Al termine inizia un momento di scambio di chiacchiere tra i presenti, come si fosse in una bella famiglia.

FLEBITE INGREDIENTI per 4 pers.: - Quinoa 200 gr - Melanzana 1 (200 gr ) - Zucchine 2 (200 gr) - Peperoni dolci (1 giallo e 1 rosso) - Cipolle Tropea ( 100 gr ) - Basilico - Menta ( se piace ) - Sale - Olio extra vergine d’oliva PREPARAZIONE Sciacquate molto bene la quinoa ponendola in un grande recipiente pieno d’acqua, mescolate bene per qualche istante, quindi scolate con l’aiuto di un colino molto fine e passatela sotto l’acqua corrente per eliminare i residui di saponine. Lavate bene tutte le verdure. Tagliate a pezzetti la melanzana, copritela di sale e lasciatela riposare 20 minuti. Pulite le cipolle, tagliatele a metà e quindi a fette sottili. Tagliate a metà i peperoni, raschiate i semini interni e tagliatelo a dadini. Tagliate a dadini anche le zucchine. In un tegame scaldate l’olio e aggiungete per prime le cipolle, stufatele lentamente con un po’ d’acqua. Aggiungete i peperoni, amalgamate e cuocete un paio

di minuti, poi stesso procedimento con le melanzane e le zucchine. Cuocete le verdure facendole saltare per altri 10/15 minuti, devono rimanere belle croccanti. Trasferite la quinoa in una pentola e copritela con il doppio del suo peso d’acqua, salate e portate a ebollizione, e cuocete per 10 /12 minuti. I semini devono aprirsi a fiore. Scolatela e trasferitela nel tegame con le verdure, amalgamate e saltate il tutto. Lasciate intiepidire e aggiungete qualche fogliolina di mentuccia (se piace) o basilico. Questo piatto va degustato tiepido come primo piatto ma anche freddo come antipasto o piatto unico. Si conserva in frigo per due – tre giorni. Buon appetito ! Luciana Damini

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Flebite significa infiammazione di una vena. Le vene sono un insieme di tubi ramificati (simili alle radici di un albero) che portano il sangue dalla periferia del corpo verso la parte destra del cuore. Esiste una rete di vene superficiali, sotto la pelle, ed una rete di vene profonde. Le due reti comunicano tra di loro ne convergono tutte in un’unica grossa vena (vena cava) che sbocca nella parte destra del cuore. La flebite colpisce quasi sempre gli arti inferiori e raramente gli arti superiori. Molteplici sono i fattori di rischio: un’allettamento prolungato, i traumi agli arti e le fratture, l’infarto miocardico in fase acuta, gli interventi al bacino ed agli arti inferiori, la presenza di varici e presenza di patologia tumorale. Quando la superfice interna di una vena è infiammata in questo punto si scatena il processo della coagulazione del sangue con formazione del trombo. Va fatta distinzione fra flebite superficiale e flebite profonda. La prima forma colpisce le vene che corrono al di sotto della pelle. È facilmente diagnosticabile in quanto la vena si presenta come un cordone duro, arrossato e dolente circondato da edema. E’ una forma meno grave, dà serie complicazioni. Il trattamento si basa sulla somministrazione di antiinfiammatori e sulla applicazione di impacchi caldo umidi. La prognosi è benigna anche se talvolta

la vena interessata può rimanere parzialmente ostruita. Ben diverso è il caso della flebite profonda. Questa si presenta nelle persone a rischio con dolore ed edema monolaterale di un arto. Soprattutto se viene colpita una vena di grosso calibro si viene a creare il rischio di gravi complicazioni. Il trombo nella fase iniziale della sua formazione è molto fragile e può spezzarsi dando origine ad un embolo, ossia di un blocco di sangue coagulato che viene trasportato dalla corrente sanguigna. La strada da seguire è prefissata: dal punto di partenza alla vena cava, atrio destro, ventricolo destro, arteria polmonare. Di qui in avanti la strada diventa sempre più stretta. Si parla in questo caso di embolia polmonare ed è una complicanza molto grave e con alta mortalità. Di solito non basta l’esame per riconoscere la presenza di una flebite profonda e la diagnosi va confermata da esami di laboratorio (VES D-dimero ecc) e strumentali (ecografia doppler, flebografia ecc). La terapia si basa sulla somministrazione di anticoagulanti: epariniovannia nella fase iniziale e successivamente anticoagulanti per quattro mesi. Attualmente i pazienti a rischio vengono trattati in via profilattica con le eparine a basso peso molecolare che consente di ridurre il pericolo flebite. Vincenzo Magnabosco


CIAO GIANCARLO ”Colori come parole, parole come colori, allineati, sparsi e vagabondi e poi miscelati dalle mani e dalle voci. E mille voci colorano la vita, colorata di mille parole” ( da “L’albero delle ciliegie” di Giancarlo Piubelli, ed.Oak 2015 )

Il 12 aprile improvvisamente Giancarlo ci ha lasciati. Da ormai un anno collaborava con il nostro giornale proponendo i suoi personali ricordi di San Giovanni Ilarione, il paese dove aveva trascorso la sua infanzia e che negli anni seguenti, pur vivendo lontano, aveva sempre portato nel cuore: racconti brevi e vivaci, quasi delle piccole miniature impreziosite dalla bellezza trasfiguratrice della memoria e da una poesia capace di trasportare nel passato anche chi, leggendo, non ha conosciuto il mondo di quegli anni. D’accordo con Susanna, che ha conservato gli scritti di Giancarlo, abbiamo deciso di proseguire comunque nella pubblicazione dei testi rimasti: un piccolo gesto per fissare nel ricordo parole che altrimenti rischierebbero di andare dimenticate, e per salutare Giancarlo attraverso la leggerezza e la gioia di vivere che le sue storie hanno sempre trasmesso, e continueranno a trasmettere. Ciao Giancarlo, alpinista, poeta e pittore. Solitario ma amico di tutti, generoso e sempre sorridente. Amavi le montagne, gli alberi e gli animali e la borgata sperduta ai piedi del Monviso ti ispirava poesie e dipinti. Andare tra le montagne selvagge è una via alla liberazione: Giancarlo, ora sei libero nella magica valle di Almiane, nel vento delle altezze, nelle notti stellate, nel silenzio dei grandi spazi, nel profumo della neve. Susanna e Alessandro

COM'ERA UNA VOLTA SAN GIOVANNI ILARIONE

PENSIERI E PAROLE

IL FIUME Lucio cresceva tra le laboriose genti di San Giovanni nel fermento di attività del dopoguerra. La cena, a casa degli zii, era seguita dalle voci e dalla musica della radio che inondavano la cucina fintanto che lo zio Doro prendeva dalla credenza un bicchierino di spesso vetro soffiato, lo riempiva di grappa e lo beveva in un sol gesto. Quello per Lucio era il segnale, ritirava quaderni ed album da colorare, saliva per la ripida e buia scala, raggiungeva la camera da letto e prendeva da sotto le coperte la “monega”, il traliccio di legno con la pignatta di braci ormai spente che lo zio aveva sistemato nel pomeriggio per scaldare il letto nella stanza fredda, priva di stufa. Talvolta la zia ascoltava i radiodrammi ed allora Lucio, anche se crollava dal sonno, rimaneva lì in cucina con lei. Egli amava molto il suo piccolo mondo: la casa con gli zii, la corte degli Sperotti, la corte della segheria con i suoi gelsi e la grande ruota di legno a pale che sfruttava l’acqua della roggia, la “rosa”, sulla quale volavano farfalle e libellule. Ma sopra ogni altro luogo era attratto con appassionata curiosità dal “fiume”, il torrente Alpone, che scorreva oltre il grande cortile della segheria. Le vigne ed i prati giungevano fino alle sue sponde costituite da muri di pietra inclinati per difendere i terreni dalle piene delle alluvioni; su quei muri vivevano ragni neri e vellutati che abitavano le fessure tra le pietre e vi costruivano le trappole per le mosche: una ragnatela con fili lunghi incollati alla parete serviva da allarme per il ragno che, al passaggio della preda, usciva velocemente, la ghermiva e rientrava rapido nella sua tana. L’acqua del “fiume” era limpida, ai lati scorreva placida e le pietre affioranti riscaldate dal sole erano contornate dai muschi, luogo ideale per i girini ed i pesci appena nati e, nascosti nel verde, occhieggiavano guardinghi i rospi smeraldini. Lucio trascorreva al fiume tutto il suo tempo durante l’estate e gli piaceva prendere i pesci, all’inizio usando un semplice fazzoletto ed in seguito, vedendo che i pesci si nascondevano sotto le pietre semi-sommerse, raccoglieva una pietra pesante, la gettava con forza sul loro rifugio facendo venire a galla i pesci storditi da quel potente colpo e li infilava attraverso le branchie e la bocca in un gambo di frumento: trattenuti dalla spiga, i pesci formavano un intreccio variopinto. Poi lo zio gli costruì un “maieto”, una piccola mazza da usare al posto della pietra, così divenne pescatore e la zia Angelina per la cena friggeva i pesci catturati. Lucio lasciava i sandali sul bordo, nella sabbia sotto il ponte dei Cereghini, si spingeva giù verso valle saltando da una pietra all’altra e batteva il maglio dove vedeva rifugiarsi i pesci finché la sirena della filanda lo avvisava che era l’ora del pranzo e le campane delle chiese lo accompagnavano nel suo ritorno a casa. Nel pomeriggio, quando gli zii riposavano, tornava al fiume ma un giorno ebbe una brutta sorpresa: pesci morti galleggiavano nelle pozze e ragazzi chiassosi li raccoglievano riempiendo un grande secchio. Tornò a casa di corsa e sconfortato raccontò l’accaduto allo zio, che gli spiegò che avevano gettato il cloro avvelenando quella parte di fiume, infatti il giorno dopo ovunque si vedevano rospi, girini e pesci morti ed il muschio si era dissolto. Allora Lucio, in cerca di acque limpide, scese oltre la filanda e trovò il verde dei muschi e molte serpi fuggite dal veleno. Iniziò a dare tremende mazzate ovunque vedeva rifugiarsi i pesci, sotto le pietre; due figure si avvicinavano a lui provenendo dal ponte del Mangano, scesero il muro della sponda e lo raggiunsero. Erano vestiti di nero con un gran cappello in testa, chiesero a Lucio cosa stava facendo: “Pesco”, rispose. “Lo sai che non si può?” e lui, sorpreso, rimase zitto. I due giovani carabinieri sequestrarono il “maieto” e se ne andarono, lasciandolo spaventato e piangente. Tornò a casa in lacrime, lo zio Doro dentro di sé sorrideva ma rimase serio e promise che avrebbe recuperato il suo “maieto” dall’amico brigadiere. Ma da quel momento Lucio non volle più pescare, il fiume divenne il suo luogo magico: gli insetti nelle sabbie ardenti, le vespe alate con la vita sottile che catturavano i ragni, le biscie, i topi campagnoli, i gamberi, i verdi rospi ed i pesci divennero da allora i suoi amici come l’acqua, le pietre, le sabbie ed i fiori di saponaria. Il fiume era anche luogo di ritrovo: sopra il muro che proteggeva e divideva le acque dai campi e dai prati si radunava un gruppo di ragazzini più grandi. Alcuni si rincorrevano in folli corse, rigorosamente a piedi nudi, tra i campi di mais e le lisce tonde zucche, venate di giallo. Esse erano coltivate qua e là tra i larghi filari ed erano date in cibo ai maiali. Altri ragazzi più tranquilli rimanevano seduti nel prato adiacente al ponte, vicino alla sponda; l’ombra dei “morari” e delle “nosere” e la leggera brezza di valle rendevano accogliente quel luogo. I ragazzi più intraprendenti, abbandonate le scorribande nei campi, si arrampicavano con agilità sui rami più bassi del grande noce e si appendevano; poi, spostando le mani, andavano verso l’esterno del ramo fino alla sua parte più sottile finchè questo si piegava rischiando di rompersi, allora si dondolavano ridendo e si lasciavano cadere rimbalzando come molle sul prato. Nei pomeriggi assolati, rientrando come al solito al fiume dopo il pranzo, Lucio vedeva spesso nel laghetto più vicino al ponte alcune ragazzine immerse fino al ginocchio che, traballanti, con gridolini di paura, scivolavano sulle pietre sommerse; una di loro aveva sognanti occhi chiari e ondulati capelli biondi, coi piedi nell’acqua gesticolando con teatralità cantava e recitava, diceva che da grande voleva diventare “cantanteattrice”... le ragazzine avevano una curiosa abitudine: si piegavano verso l’acqua, affondavano le mani recitando “aqua del torente, beve el serpente, benedeta da Dio, bevo anch’io” e sollevando le mani a coppa bevevano l’acqua, ripetendo più volte il gesto. Lucio, prudente, non beveva acqua del fiume e considerava quelle adorabili sognatrici piuttosto svitate. Giancarlo “Lucio” Piubelli

CONSIGLI DI LETTURA José Saramago, LE INTERMITTENZE DELLA MORTE, 2005, Feltrinelli Un paese senza nome, 31 dicembre, scocca la mezzanotte. E arriva l’eternità, nella forma più semplice e quindi più inaspettata: nessuno muore più. La gioia è grande, la massima angoscia dell’umanità sembra sgominata per sempre. Ma non è tutto così semplice: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito. E cosa ne sarà della Chiesa, ora che non c’è più uno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione? I problemi, come si vede, sono tanti e complessi. Ma la morte, con fattezze di donna, segue i suoi imprendibili ragionamenti: dopo sette mesi annuncia, con una lettera scritta a mano, affidata a una busta viola e diretta ai media, che sta per riprendere il suo usuale lavoro, fedele all’impegno di rinnovamento dell’umanità che la vede da sempre protagonista. Da lì in poi le lettere viola partono con cadenza regolare e raggiungono i loro sfortunati (o fortunati?) destinatari, che tornano a morire come si conviene. Ma un violoncellista, dopo che la lettera a lui indirizzata è stata rinviata al mittente per tre volte, costringe la morte a bussare alla sua porta per consegnarla di persona. R. J. PALACIO, “Wonder”, 2013, Giunti Editore È la storia di Auggie, nato con una tremenda deformazione facciale, che, dopo anni passati protetto dalla sua famiglia, per la prima volta affronta il mondo della scuola. Come sarà accettato dai compagni? Dagli insegnanti? Chi si siederà di fianco a lui nella mensa? Chi lo guarderà dritto negli occhi? E chi lo scruterà di nascosto facendo battute? Chi farà di tutto per non essere seduto vicino a lui? Chi sarà suo amico? Un protagonista sfortunato ma tenace, con una famiglia meravigliosa e degli amici veri che aiuteranno Augustus durante l’anno scolastico che finirà in modo trionfante per lui. Il racconto di un bambino che trova il suo ruolo nel mondo. Il libro è diviso in otto parti, ciascuna raccontata da un personaggio e introdotta da una canzone (o da una citazione) che gli fa da sfondo e da colonna sonora, creando una polifonia di suoni, sentimenti ed emozioni. Età di lettura: da 13 anni. Francesca Cavallo, Elena Favilli, STORIE DELLA BUONANOTTE PER BAMBINE RIBELLI. 100 VITE DI DONNE STRAORDINARIE, 2017, Mondadori Alle bambine ribelli di tutto il mondo: sognate più in grande, puntate più in alto, lottate con più energia. E, nel dubbio, ricordate: avete ragione voi. C’era una volta una bambina che amava le macchine e amava volare; c’era una volta una bambina che scoprì la metamorfosi delle farfalle... Da Serena Williams a Malala Yousafzai, da Rita Levi Montalcini a Frida Kalo, da Margherita Hack a Michelle Obama, sono 100 le donne raccontate in queste pagine e illustrate da 60 illustratrici provenienti da tutto il mondo. Età di lettura: da 8 anni.

Compagnia teatrale “Sale e Pepe”

SIOR TODERO BRONTOLON

Sabato 8 aprile 2017, e in replica straordinaria il 6 maggio, è andata in scena la nuova produzione teatrale della compagnia Sale&Pepe, “Sior Todero Brontolòn”, dal celebre testo di Carlo Goldoni, per la regia di Giulia Magnabosco. La trama, come spesso accade nelle commedie del drammaturgo veneziano, ruota intorno alle angherie del capofamiglia Todero, avaro e dispotico, che, pur di risparmiare i soldi della dote e tenere tutti i parenti in casa a continuare a servirlo, non esita a promettere la nipote Zanetta al figlio del fattore, piuttosto che darla in moglie a un giovane bene, come vorrebbe la nuora Marcolina. A contrastare i piani del vecchio scorbutico provvederanno le donne delle due famiglie coinvolte (altra cifra caratteristica della scrittura goldoniana): figure forti e coraggiose, che risaltano in netto contrasto con i personaggi maschili, spesso animati da buone intenzioni, ma incapaci, per troppa paura o mancanza d’ingegno, di risolvere l’intricata situazione a loro favore. Lo spettacolo coinvolge e diverte, grazie alla bravura e alla vivacità degli attori, che dimostrano di essersi ben calati nei panni dei rispettivi personaggi. Una scenografia a pannelli (la commedia è ambientate in un unico eterno), molto semplice e minimale ma arricchita da sapienti giochi di luce, assume un ruolo di primo piano, svelando i movimenti dei personaggi prima del loro ingresso sul palco e presentandoli in anticipo allo spettatore che, sentendoli nominare dagli attori già in scena e vedendoli sfilare quasi dietro le quinte, può riconoscerli fin dall’inizio e intuire già, dai loro gesti e dalla loro postura, il carattere e la personalità che li contraddistingueranno. Una commedia che, nonostante i suoi quasi tre secoli di età, conserva ancora una sua modernità, individuabile soprattutto nel ruolo giocato dalla donna, a cui Goldoni attribuisce quasi sempre il coraggio e la capacità di lottare per il bene delle persone a lei care, anche se questo significa scagliarsi contro leggi e autorità istituite da secoli, e per questo ancora più difficili da abbattere.

Alessandro Spadiliero 11


U.S. CALCIO

UN’ALTRA STAGIONE E’ TERMINATA! Siamo giunti alla conclusione anche di questa stagione calcistica. Tutte le nostre squadre hanno ottenuto ottimi risultati frutto dell’ottimo lavoro svolto in fase programmatica e strutturale dai dirigenti e dai nostri tecnici e onore ed applausi al sudore e l’impegno profusi dai nostri atleti. Una menzione particolare la merita la squadra Allievi allenata da Mister Leaso Giandomenico che grazie ad uno splendido campionato é riuscita ad ottenere la qualificazione alle fasi finali Provinciali dove avranno l’opportunità di confrontarsi con realtà importanti del calcio giovanile veronese. Va rimarcato l’ottimo sesto piazzamento in classifica della nostra Prima Squadra, allenata da mister Lovato, in prima Categoria. Infine vogliamo fare i migliori auguri di buon lavoro al nuovo Presidente dell’ U.s. calcio S. Giovanni Ilarione, votato all’ unanimità dell’assemblea dei soci, Luca Boschetto. Nel corso dell’assemblea sono stati riconfermati: Gromeneda Carlo Vice Presidente, Rossetto Omar Direttore Sportivo dilettanti e Pasqualini Renzo e Leaso Giandomenico responsabili settore giovanile. Ora le meritate vacanze!!! Alla prossima speriamo vincente stagione sportiva!!! Luca Rossetto

TORNEO DI CALCIO A 7 dal 5 giugno al 1 luglio

presso il campo sportivo di San Giovanni Ilarione Torneo a 16 squadre divise in 4 gironi da 4 squadre CALENDARIO 5 giugno

7 giugno

9 giugno

12 giugno

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15 3^ partita - 22.15

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15 3^ partita - 22.15

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15 3^ partita - 22.15

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15

14 giugno

16 giugno

19 giugno

21 giugno

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15 3^ partita - 22.15

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15 3^ partita - 22.15

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15

SABATO 1 LUGLIO dopo le premiazioni

23 giugno

26 giugno

27 giugno

1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15 3^ partita - 22.15

QUARTI DI FINALE 1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15

QUARTI DI FINALE 1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15

29 giugno

1 LUGLIO

SEMIFINALI 1^ partita - 20.15 2^ partita - 21.15

FINALE 3°-4° posto - 19.00 1°-2° posto - 20.00

PREMI IN PALIO:

Per tutto il torneo CHIOSCO e BAR rimarranno APERTI!

dj STEVEN SMITH dj RONKETTO

per tutta la serata CHIOSCO GASTRONOMICO APERTO!

TERMINE PRESENTAZIONE PRESENTAZIONE ISCRIZIONI ISCRIZIONI TERMINE

SABATO 20 MAGGIO Per info: GIACOMO CENGIA 348 7483290 | VITTORIO CENGIA 333 9980152 | Pizzeria dal 1972

RU

ALPON CUP

TA

da oggi anche specialità pesce di mare

Via Pietro Niselli, 51 - S. Giovanni Ilarione (VR) - Tel. 045 7465118 PRANZO CENA martedì aperto su prenotazione mercoledì aperto su prenotazione giovedì aperto su prenotazione

PRANZO venerdì aperto sabato su prenotazione domenica aperto

CENA aperto aperto aperto

OFFERTE per l'Alpone

Comune di SAN GIOVANNI ILARIONE Totale nati: Totale matrimoni: Totale morti:

5 1 10

Trimestrale di informazione e cultura c/c postale n. 15684376 Se vuoi inviare il tuo contributo all'Alpone utilizza c/c postale n. 15684376 intestato a: Pro Loco di San Giovanni Ilarione - Piazza Aldo Moro, 5. Coordinate bancarie Poste Italiane: IBAN IT23 T076 0111 7000 0001 5684 376 - Cod. Bic/Swift: BPPIITRRXXX Direttore responsabile: Delio Vicentini Redazione: Dario Bruni, Lucia Burato, Luciana Damini, Lorenzo Gecchele, Mario Gecchele, Angelo Pandolfo, Giovanni Sartori.

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Al 30/04/2017: Totale residenti maschi: Totale residenti femmine: Totale residenti: Totale famiglie:

2.598 2.488 5.086 1.862

Recapito: Franco Cavazzola - Presidente Pro Loco - Via Risorgimento 3/C - San Giovanni Ilarione (VR) - Cell. 347 2600161 - E-mail: cavazzola@utenti.ilarione.it Pubblicità: Franco Cavazzola (vedi contatti Recapito) Prestampa e Stampa: Grafica Alpone srl Via del Lavoro, 90 Tel. 045 6550833 - Fax. 045 6550221 E-mail: grafica@graficaalpone.com San Giovanni Ilarione (VR)

Adriolo Maria Allegri Augusto Allegri Lino Ambrosi Lorenzo Ambrosi Sante Andriolo Anna Bar Trattoria Albaromatto Bellaria Fabrizio Beltrame Luigi Bertolazzi Andrea Beschin Maria Bordon Giovanni Bordon Giuseppe Bricca Florido Caccero Silvano Carrù Giuseppe Casarotto Rino Casarotto Tiziana Cavazza Bruno Cavazza Daniela Cengia Luigina Cerato Elvira Ciman Celeste Ciman Laura e Diego Ciman Mario Ciman Silvano Luigi Confente Martina Confente Rino Conterno Stefania Corradini Margherita Creasi Tiziano Cristofari Tania Cumerlato Aldo Da Ronco Pietro Dal Cero Maria Dal Cero Riccardo Dal Grande Cesare Dal Zovo Sergio Damini Bruno Damini Claudio Damini Cornelio Damini Maria Grazia Dirupo Anna Maria Facchin Angelo Fattori Pietro Zonato Ant. Fila Termoidraulica Filipozzi Giuseppina Filipozzi Mirco Filipozzi Pasquina Fochesato Rudi Gaiga Andrea Gaiga Luca Gaiga Zenone Galiotto Bruno Galiotto Giovanni Gallo Gianpaolo Gambaretto Maria Gazzo Lorenzina Gazzo Luigina Gecchele Giuseppe Grolli Pacifico Gromeneda Palmina Gugole Remigio Incontro Giorgio Leaso Angelo Leorato Silvano Lovatin Antonio Lovato Anna Lovato Antonio Lovato Benedetto

S.Giov. Il. S.Giov. Il. Roncà S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov. Il. Vestenanova S.Giov. Il. S.Giov.Il. Monteforte D’Alpone S.Giov. Il. Aprilia LT V.Garibaldi S.Giov.Il. S.Giov.Il. S.Giov.Il. Gallarate (VA) S.Giov.Il. Monteforte D’Alpone Montecchia di C. Montecchia di C. Montecchia di C. Vestenanova S.Giov. Il. S.Giov.Il. S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov.Il. S.Giov. Il. Brognoligo S.Giov. Il. Soave Monteforte D’Alpone Montecchia di C. S.Giov.Il. Montecchia di Crosara Minerbe S.Giov.Il. Vestenanova S.Giov. Il. Colà di Lazise (VR) S.Giov. Il. Castelnuovo d.G. Soave S.Giov.Il. S.Giov.Il. S.Giov. Il. Vestenanova Vestenanova Vestenanova S.Giov. Il. Vestenanova S.Giov. Il. S.Giov.Il. Schio (VI) S.Giov. Il. S.Giov.Il. Vestenanova Costalunga S.Giov.Il. S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov.Il. S.Giov. Il. Gazzolo D’Arcole S.Giov. Il. Montecchia di C. S.Giov. Il. Fittà Soave Albaredo D’Adige S.Giov. Il.

Lovato Bruno Lovato Elisa Lovato Gianfranco Lovato Roberto Mainente Giobatta Marana Antonio Marcazzan Aristide Marcazzan Benvenuto Marcazzan Bertilla Marcazzan Domenico Marcazzan DR. Nello Marcazzan Giuseppe Marcazzan Maria Marcazzan Pia Marcazzan Teresa Marchetto Adelina Marchetto Renza Marchi Antonio Mazzasette Mario Micheletto Lino Monchelato Maria Munaretti Elena Munaretti Ottavio Munaretto Rosa Nardi Maria Fernanda Oliosi Alessio Panarotto Augusto Panarotto Gabriella Panarotto Mario Panarotto Mario Panarotto Sergio Panato Bernardo Pegoraro Domenico Perazzolo Angelo Perazzolo Carla Perazzolo Cesare Perazzolo Luigi Perazzolo Marisa Perazzolo Teresina Piccinin Rosanna Posenato Celestina Pozza Franco Pozza Gino Pozza Giuseppe Pressi Bruno Pressi Ivan Rivato Agostini Rivato Ferdinando Rivato Ilenia Rossetto Rino Sabbadoro Giovanni Salgaro Pietro Salgaro Vaccaro Annalisa Salgaro Vaccaro Teresa Salgarolo Rosetta Santacasa Bertilla Sartori Elisa Scuola Infanzia S.Cuore Soprana Teresa Sperotti Giancarla Tibaldi Maria Vandin Gabriella Vanzo Maria Viali Romano Vicentin Lidia Vicentini Marco Zandonà Damiano Zandonà Ernesto Zandonà Mario Zandonà Silvio

S.Giov. Il. Albaredo D’Adige S.Giov. Il. S.Giov. Il. Cortile (MO) S.Giov. Il. Roncà S.Giov. Il. Brandizzo (TO) S.Giov. Il. Padova Lonigo (VI) S.Giov. Il. S.Giov.Il. Montecchia di C. S.Giov.Il. Chiampo Montecchia di C. Legnago S.Giov.Il. Montecchia di C. Montecchia di C. S.Giov. Il. Castronno (VA) Montecchia di Crosara Castelnuovo d.G. San Bonifacio Monteforte D’Alpone Ranchetti S.Giov.Il. Bellieri S.Giov.Il. S.Giov. Il. S.Giov. Il. Vicenza S.Giov. Il. S.Giov.Lupatoto Venaria R.(TO) Chiampo (VI) Valdagno S.Giov. Il. S.Giov. Il. Altissimo Molino S.Giov. Il. Montecchio Magg. S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov.Il. S.Giov.Il. S.Giov. Il. Vestenanova S.Giov. Il.Cattignano Arese (MI) S.Giov. Il. Sona (VR) Clusone (BG) Svizzera S.Bonifacio S.Giov. Il. Bolzano S.Giov.Il. Roncà Oggiona S. Stefano Montecchia di Crosara S.Giov. Il. S.Giov. Il. S.Giov.Il. S.Giov.Il.


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