L'Alpone numero 1 2015

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l ’alpone

Autorizzazione del Tribunale di Verona del 3 luglio 1986 - R:S: 705 - Sped. in abbonamento Post. - 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Verona da Verona C.M.P. - 50% - Trimestrale di informazione e cultura - Anno 28 - Nr. 4 - Dicembre 2013 - Recapito a cura dell’Ente Poste Italiane

Autorizz. del Tribunale di Verona del 3 Luglio 1986 - R:S: 705 - Sped. in abbonamento Post. - 45 % art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Verona da Verona C.M.P. - 50 % - Trimestrale di informazione e cultura - Anno 30 - N. 1 - MARZO 2015 - Recapito a cura dell’ Ente Poste Italiane

www.ilarione.it

Saluto del Presidente Con il Carnevale, che quest’anno a causa del maltempo ha creato qualche disagio in più del solito, si è aperta la stagione delle manifestazioni 2015. Ci aspettano i soliti impegni che cercheremo di rispettare, malgrado le finanze che, come sanno tutte le associazioni operanti sul territorio, sono sempre più assottigliate. Naturalmente anche L’Alpone non è esente da questo pericolo, sebbene l’Amministrazione comunale abbia confermato il suo impegno anche per quest’anno a sostenere le pagine interne dedicate alle sue attività e alcuni inserzionisti abbiano assicurato la loro presenza pubblicitaria anche per i prossimi numeri. Ma l’apporto maggiore rimane comunque quello dei nostri lettori, che hanno sempre dimostrato di sostenere il “loro” giornale con l’affetto e con il consueto contributo in denaro: per questo troverete all’interno di questo numero il bollettino postale, che pensiamo faciliti l’invio da parte di tutti della propria somma. Tenete presente che i costi di spedizione aumentano sempre più, e soprattutto all’estero sono aumentati da 5 a 6 euro per ogni copia inviata. Come osserverete L’Alpone sempre più apre lo sguardo anche a realtà vicine alla nostra, in particolare a Vestena verso l’alta valle e a Montecchia verso sud. D’altra parte, quello di guardare al resto della vallata è sempre stato, fin dagli inizi, un carattere specifico del giornale, come sostengono quei redattori che lo accompagnano fin dai primi passi e come testimonia la stessa scelta del nome. Permettete infine un caro ricordo rivolto alla figura di Severino Tonin, scomparso il mese scorso, che è stato uno dei fondatori non solo della nostra Associazione, ma anche di questo giornale. Ai suoi familiari e a chi gli è stato vicino giunga il nostro cordoglio, a nome di tutti i lettori de “L’Alpone” e di chi si sente, come lui si sentiva, un ilarionese “doc”. Il Presidente della Pro Loco Franco Cavazzola

L'ALPONE

ha bisogno di te! Con questo numero esce il vaglia postale per contribuire al mantenimento del no-stro trimestrale. È un'importante iniziativa che mira alla valorizzazione del territorio e del nostro bel paese. La redazione si impegna con costanza e attenzione a migliorare, di anno in anno, i vari numeri. Chiediamo la vostra collaborazione per poter continuare a mantenere vive queste pagine.

Pro Loco | San Giovanni Ilarione

CIAO SÈVERI

SEVERINO TONIN “IL PRESIDENTE” - L’addio ad una persona che ha fatto la storia della Pro Loco e del nostro giornale

Una folla commossa eppure serena si è ritrova-

ta, il 23 febbraio scorso, nella chiesa di Castello per dare l’ultimo saluto a Severino Tonin, in un clima di semplicità e di calore umano che tanto sarebbe piaciuto a lui, che della compagnia e dell’amicizia sincera aveva fatto un tratto distintivo del suo modo di essere e di rapportarsi con gli altri. Nato il primo agosto 1938 ad Arzignano e trasferitosi ancora bambino con la famiglia in quella casa di via Guarato che sarebbe poi sempre stata la sua abitazione, fin da giovane aveva manifestato un carattere aperto e bonario, che sapeva gustare la vita nei suoi aspetti migliori (la

musica, ereditata dal padre suonatore di chitarra, la passione per il ballo, le serate in compagnia), sempre attento però anche ai bisogni della gente, tanto da dedicarsi con passione, negli anni ’60 e ’70, alla politica locale, risultando più volte eletto consigliere e assessore nelle fila della DC e rimanendo comunque sempre un punto di riferimento per la popolazione. Dopo aver provato, giovanissimo, anche l’esperienza dell’emigrazione (lavorò nel milanese come muratore per un paio d’anni), fu negli anni ’80 che cominciò la stagione intensa e significativa all’interno della Pro Loco, che dapprima fondò assieme a pochi altri nel 1981 e che poi diresse come presidente dal 1984 al 1995. Malgrado la limitata preparazione scolastica (un piccolo cruccio che sempre lo accompagnò nella vita), dimostrò di essere aperto alle novità e alle nuove esperienze, proponendo continuamente manifestazioni (serate, feste, incontri di ogni genere) che da una parte valorizzavano il patrimonio locale (memorabili alcuni spettacoli portati perfino nelle contrade) e dall’altra sollecitavano l’attenzione verso il mondo agricolo e artigianale, da cui proveniva e in cui si riconosceva. Appoggiò le iniziative culturali (“voi intanto scrivete, poi i soldi da qualche parte li trove-

FIOI E BIANCHERIA NO I FA CARESTIA

Ci siete anche voi o la vostra famiglia? Controllate l’elenco sul sito della Pro Loco! L’ultimo libro edito dalla Pro Loco riserva continue sorprese. In questi primi mesi di pubblicazione infatti capita spesso di trovare qualcuno che non sa nemmeno di essere ritratto in qualche foto, magari giovanissimo, accanto ai propri genitori e fratelli. O che vi siano presenti i propri nonni, parenti, amici, semplici conoscenti. Per ovviare a tutto questo abbiamo stilato l’elenco delle persone e delle famiglie ritratte nelle foto, che potrete facilmente consultare sul sito della Pro Loco all’indirizzo www.ilarione.it (se non avete dimestichezza con internet potrete sempre chiedere che lo facciano i vostri figli o nipoti). Abbiamo molte richieste che provengono da lontano: il libro si presta infatti come un bel regalo per chi ha vissuto in paese la propria infanzia e gioventù, permettendo di rivedere persone che hanno fatto la nostra “piccola” storia, ma diventa anche una miniera di immagini da riscoprire e di nomi da ricordare. In ogni caso è un libro che non può non esserci nello scaffale di ogni famiglia ilarionese che si rispetti, sia per il suo patrimonio di foto riportate, sia per la documentazione di un tempo che rischiamo altrimenti di dimenticare e di non far conoscere ai nostri figli.

Anno 30 Nr. 1

Marzo 2015 remo”, era solito dire) promuovendo le pubblicazioni che oggi fanno parte del patrimonio del paese, a cominciare dal volume in cui si raccolsero tutte le poesie di Cirillo Tonin. Ma quello che considerava il fiore all’occhiello della sua gestione è stato l’aver dato vita a “L’Alpone”, il giornale che volle fortemente contro lo scetticismo e le perplessità (del tutto comprensibili, allora) di molti e che ancor oggi, a quasi trent’anni di distanza, costituisce un vanto per San Giovanni Ilarione. Il mondo dell’associazionismo gli fu sempre congeniale: fu donatore AVIS della prima ora, sostenne attivamente le associazioni locali, all’interno dell’Associazione San Zeno e assieme ai “Veronesi del Mondo” diede vita al Comitato per la costruzione del “Monumento alla Pace e alla nostra storia”, poi realizzato nella piazza di Castello. Il suo nome era conosciuto anche a livello provinciale, al punto che nel 2008 fu insignito dell’ambìto riconoscimento di “Bacan della Lessinia”, onorificenza che non riuscì a ricevere nel giorno ufficiale della consegna per una delle sue tante “complicazioni” di salute. Strano a dirsi per una persona che tanto amava la vita e che mai nessuno sentì lamentarsi pubblicamente, ma nel fare un calcolo dei suoi “incidenti” di percorso, riuscì a contare fino ad una ventina di ricoveri negli ospedali veronesi e vicentini, fino all’ultimo attacco cardiaco, che gli è stato fatale. In età ormai avanzata era giunto anche il matrimonio con l’amatissima Bertilla ad allietare un’esistenza costantemente segnata da un cordiale rapporto con tutti, nella consapevolezza che è comunque sempre da preferire ciò che unisce a ciò che divide. Insomma, una vita profondamente “vissuta” all’insegna dell’impegno civile e sociale, con una innata capacità di dialogare con tutti e una visione semplice ma non ingenua nel capire come vanno le cose a questo mondo. Ora ci piace immaginarlo in quell’altro mondo, accolto a braccia aperte dai suoi amati genitori, probabilmente – perché no? – con un bel sottofondo di musica che invita ad un bel giro di valzer. Con il suo immancabile sorriso, naturalmente, ben stampato nel suo inconfondibile volto. Ciao, Severino, ci mancherai. Dario Bruni

LUCA CORNELIO LOVATO OVVERO L’ARTE DELLA PELLETTERIA TRA I GRANDI MARCHI

"D iamoci del tu, che io sono di San Giovanni” così si presenta Luca Cornelio

Lovato, vestito con camicia bianca e gilet marroncino, pantaloni chiari e scarpe in pelle, abitante a San Giovanni Ilarione in Viale dell’Industria. Un ventisettenne con le idee già molto chiare riguardo al suo lavoro e al suo futuro, incentrate sugli accessori di vario genere in pelle, destinati all’alta moda nazionale e internazionale. Tutto inizia con un idea nel 2012, creare una valigetta “moderna” con le tasche essenziali per introdurre le tecnologie di oggi, come il computer portatile; per poi creare dei portafogli o, meglio ancora, dei porta carte di credito e bancomat con la tasca per lo Smartphone, alcuni dei quali attualmente brevettati dall'azienda stessa. Rigore ed utilizzo di materiali non convenzionali, pellami innovativi e di grande pregio, [continua a pag. 2]

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[continuazione articolo "Luca C. Lovato"] questo il credo del design pulito, scandinavo, nordico e minimale che richiede Kjore Project durante la produzione. Il significato del marchio è racchiuso tutto nel termine “proseguimento e guida di un prodotto” dal norvegese stesso, filosofia di questo nuovo design, sviluppato attorno ad un marchio registrato secondo i trattati di Madrid. Il nome lo decidemmo insieme al mio carissimo amico e socio Mattia, ricorda Luca, eravamo a Copenaghen, dove Mattia tuttora vive e da dove hanno preso ispirazione le nostre idee, ben presto però le vicissitudini di lavoro ci hanno divisi da questo ambizioso progetto. Gennaio 2013 la svolta che vede Luca, nel bel mezzo del suo ultimo anno universitario, coinvolto ad alzare il tiro portando ad un nuovo livello questo gioco e trasformando il divertimento in realtà. Luca non è comunque solo nella sua impresa, essendo aiutato, come racconta lui stesso, dal padre Cornelio, figura storica e ben conosciuta in paese nel settore calzaturiero, il quale ancora oggi è pronto a dargli consigli e a sostenerlo nella realizzazione delle sue idee, la mamma che si occupa delle contabilità ed alcuni ragazzi che da esterni collaborano costantemente al progetto, fotografi, blogger e agenti di commercio, spaziando a 360 gradi. Tutto inizia quindi per gioco, tra i libri dell’università di economia e commercio, corso legislazione d’impresa, per poi giungere a portare il suo marchio in molti negozi delle grandi città europee, come Mosca, Parigi, Madrid, Londra, Zurigo ma anche con una distribuzione in Corea del Sud e da quest'anno in Giappone. Alla nostra domanda “hobby e tempo libero?”, Luca è pronto a rispondere: “bella domanda!” e prosegue: “non posso dire che il tempo per la collezione dei francobolli o qualche uscita al sabato sera con gli amici non ci sia, non nego che tra i 16 – 24 anni non abbia conosciuto la bella vita, ma oggi qualcosa è cambiato, c’è il lavoro e la professionalità.” Nulla è dovuto, questo è chiaro; l’impegno, la costanza e l’organizzazione sono la chiave per rispondere alle esigenze del mercato: quindi molti week-end l’auto rimane ferma in garage, perché prima di tutto c’è il lavoro. D’altra parte la voglia di fare, il lavoro che inizia a rendere e a crescere mese per mese stanno diventando la sua più grande soddisfazione. È cresciuto nel settore della moda e quindi è avvantaggiato, ma la mattina alle sei suona la sveglia e spesso la giornata finisce anche dopo mezzanotte, quando spegne la luce del laboratorio, posto al piano terra della sua abitazione. Da lì, segue passo passo ogni movimento del suo progetto, dalle spedizioni all'impacchettamento dei prodotti, alla gestione della rete di vendita al marketing, siti internet, grafica, fino all'approvvigionamento delle materie prime e della produzione, con una costante ricerca di materiali innovativi applicati al design, rigorosamente minimale ed essenziale, che rispecchia la linea del marchio stesso. Si possono acquistare i suo accessori, oltre che nei negozi di molte città, anche tramite internet su portali come “Lacrom”, ''My Trend'', ''Boticca'' e a breve giro si auspica su molti altri; grazie alla quale raggiunge tutto il mondo tramite spedizioni sicure. Il suo obbiettivo principale è stato “Pitti Immagine Uomo”, la fiera internazionale della moda uomo presente a Firenze, la quale gli ha già aperto gli orizzonti del commercio della sua attività: puntando per la terza volta all’edizione 2015 non solo con i suoi accessori in pelle, ma anche con il debutto delle calzature maschili stagione autunno/inverno. Presentandole non solo durante la fiera, ma durante un evento tenutosi in uno dei negozi storci della città Fiorentina. Le sorprese sono tante, le idee molte e Luca di certo non si ferma: “perché no la moda donna?” Il telefono squilla, chiamano grandi negozi di tutto il mondo e lui è pronto a dare il meglio. Lorenzo Gecchele

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ALL'ANTEAS SI FA SCUOLA

chi ha mai detto che al gruppo anziani di San Giovanni Ilarione non ci sia possibilità di creare cose nuove e iniziative importanti? La scuola per donne straniere è la prova più lampante. Vivacizzata dal Presidente Augusto Gambaretto e da un direttivo impegnato e presente, ha voluto offrire da quest’anno la possibilità di un corso di alfabetizzazione alle donne straniere che altrimenti sarebbero confinate all’interno della propria abitazione, relegate a un ruolo secondario nella gestione della casa e nell’educazione dei figli. E’ una lacuna finalmente colmata, grazie alla disponibilità ai alcune insegnanti di scuola primaria in pensione , le quali non si accontentano di godere dei frutti del lungo servizio prestato, ma vogliono ancora mettersi in discussione e a disposizione degli altri. Il risultato supera ogni aspettativa. Le donne, circa una quarantina di varie nazionalità e continenti, arrivano a piedi, dopo un percorso a volte di ore, e siedono attente e felici, portandosi a volte i bambini piccoli, che si al-

TESTIMONIANZE - Riceviamo e pubblichiamo Buona sera. Se non mi conoscete mi chiamo Maria e vivo a San Giovanni. Mi hanno chiesto di raccontare la mia storia. Per farlo, nello spazio che mi è stato assegnato, mi aiuto leggendo, in parte, l'articolo scritto da Paola Dalli Cani, sul quotidiano "L'Arena". Lei l'ha intitolato:

STORIA DI SARA, nata nonostante tutto

Ogni giorno, quando vado a prenderla all'asilo,

Sara mi corre in contro e mi abbraccia: sembra che mi dica "grazie mamma per avermi voluta con te". Quattro anni fa, quando Sara venne alla luce, in una sala parto, si è sfiorata la tragedia. Me lo avevano detto da subito: portare a termine la gravidanza avrebbe voluto dire per me morte certa. Se oggi racconto la mia storia, è per dire grazie a tutte le persone che mi hanno aiutato e per lanciare un messaggio di speranza e di fede. La mia storia è stata travagliata dall'inizio. Mi sono sposata sapendo che non avrei mai potuto diventare mamma. Ho fatto molte cure. Alcune con farmaci che arrivavano direttamente dagli Stati Uniti, e all'inizio non volevo sentir parlare di inseminazione. Poi con Fabio, mio marito, ci abbiamo provato. Ma ho perso il primo bambino. Così abbandonai l'idea. Ma dopo otto anni, grazie ad alcune cure particolari, prima diventai mamma di Luca e poi di Elia. La famiglia era fatta, nessuna idea di allargarla ulteriormente. Tanto più che non potevo più permettermi una gravidanza dopo un intervento d'urgenza con cui gli organi dell'addome erano stati fissati internamente con una rete e con ancoraggi artificiali. Mi avevano salvato la vita ma mi hanno anche detto che una eventuale gravidanza mi avrebbe uccisa. Non mi preoccupai, avevo già 42 anni e due figli. Ma nella primavera del 2010, l'assenza del ciclo mi fa tornare in mente quella raccomandazione. Spaventata, faccio ben tre test di gravidanza: sono tutti positivi. Sono incinta... Sono spaventata, disperata, mortificata ma provo anche tanta gioia e tanta speranza. Roberto Castello, il medico che mi aveva in cura da 20 anni, e Franca Bettinazzi, la mia ginecologa, sono sconvolti: mi dicono chiaramente che portare fino in fondo la gravidanza avrebbe ucciso me e anche il bambino. Mi mandano a casa raccomandandomi di pensarci: avevo solo due settimane per decidere cosa era meglio fare.

DONARE SANGUE:

SEMPLICEMENTE IMPORTANTE! Con il tuo piccolo gesto salverai una vita

San Giovanni Ilarione e Vestenanova avis-vestena@libero.it avis-sgiovanni@libero.it www.avisveneto.it/san_giovanni_ilarione_vestenanova

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lattano durante la scuola. Quando vanno a casa si sentono galvanizzate e felici. E’ un modo di farle sentire protagoniste e presenti, di poter seguire i figli nel cammino scolastico. E’ un progetto pilota in ambito provinciale, il primo in assoluto e che farà di sicuro da faro per altri paesi. Questo grazie anche alla collaborazione con il centro aiuto vita, tramite il

passa parola. Il tutto rigidamente gratuito, con possibilità di procedere a sostenere l’esame di lingua italiana, per poter ottenere il permesso di soggiorno. Questo progetto rappresenta il classico volontariato per il futuro, per favorire l’integrazione e la valorizzazione della donna. Tutto questo grazie al gruppo ANTEAS, un gruppo attivo e vivo più che mai. Gianni Sartori

Uscendo dall'ospedale in realtà, avevo già deciso: quel bambino doveva nascere, a qualsiasi costo. Fabio, che mi conosce bene, sa quanto sono determinata e, davanti alla notizia, mi ripete quello che mi disse quando da fidanzati io gli avevo detto che di figli non ce ne sarebbero stati: anche senza gambe ma ti sposo. Mi avevano ordinato il riposo assoluto ma io continuai a lavorare. Sono stata richiesta come autista per un viaggio ad Assisi. Era da tempo un mio desiderio e, pensando che potevo anche morire, ho deciso di realizzarlo. Ad Assisi sono entrata con tutto il gruppo, nel convento di clausura di Santa Chiara e ho incontrato la suora che faceva da guida.

Seguendo il gruppo, lungo un corridoio, le ho raccontato la mia storia. Ho posto anche a lei la domanda che mi aveva fatto il medico e che continuava a tormentarmi: vale la pena di buttare via una persona per un rischio? Lei mi ha detto: prega! Poco dopo, nella preghiera dei vespri, la suora a chiesto a tutti di pregare per una mamma incinta con un grosso problema. Pur sapendo che rischiavo tutto non avrei mai detto no a quella nuova vita. Io e Fabio attendiamo quanto più possibile per comunicare la cosa alla famiglia. Portiamo i figli dal medico che esegue l'ecografia e fa loro vedere in anteprima il bambino. Poi tocca avvisare il

resto della famiglia. La notizia viene accolta con un gelido silenzio e una parente commenta: cosa ne sarà di tre figli senza la loro mamma? Anche loro erano molto spaventati. Io però mi sento sicura e lo sono fino alla vigilia del terzo parto cesareo. Avevo paura e pensavo che i miei giorni stavano finendo. E il pensiero che non avrei mai più rivisto le persone che amavo mi strappava il cuore. Dentro di me però sentivo anche tanta serenità : frà Vladimiro mi aveva insegnato a morire ogni sera e nascere ogni mattina. Mi fidavo ciecamente dei medici. Mi ripetevo che mi avevano accompagnato per tutto quel tempo, impossibile che mi abbandonassero ora! Non ci sono stati addii strazianti nella mia storia, ricordo solo abbracci pieni di calore. A mio marito ho detto che prima doveva pensare ai figli e solo dopo a risposarsi. Lui mi strinse e mi ripeté quella frase ormai famosa: che mi avrebbe sposata sempre, anche senza gambe. L'intervento in sala operatoria è durato quattro interminabili ore. Io ricordo solo il pianto e la disperazione dei medici che imprecavano per quella rete maledetta nella mia pancia, che ostacolava tutto. Ho sentito le forze abbandonarmi, mi sono sentita spegnere come una candela e dopo, il silenzio. Non c'era modo e tempo per pensare. Sara, pur con qualche sofferenza viene alla luce e poco dopo rinasco anch'io. Ricordo solo di aver cominciato a sentire alcune voci. Ho saputo più tardi che sono tornata in vita alla settima iniezione. Ho sentito dentro una gioia che faceva scoppiare il cuore. Ho sentito dentro che avevo avuto ragione io. Ecco perché l'ho chiamata Sara. Sara , come la moglie di Abramo, che si affidò fin dall'inizio, completamente, alla volontà di Dio. E non importa se siamo in cinque, se si fa fatica con poco lavoro: la speranza e la preghiera danno forza e non ci è mai mancata la voglia di vivere e di amare.


E TESTIMONIANZ

CLARA CAVAZZA - L'emblema dei Vaccari

Una fila di case posta in longitudinale,

DODICIRIGHE

una posizione geografica da invidiare, che lascia attonito il visitatore per la pace, la serenità, l’ambiente incontaminato con l’aria pulita e frizzante: questa è la contrà Vaccari. Posta sul lato confinante con Tregnago, subito dopo la seconda guerra mondiale ospitava quasi 80 persone, ora non arriva a 10, causa emigrazione o trasferimento in paese. Un vero peccato, perché in quest’oasi si respira la pace dell’anima. Nella parte bassa, in una casetta linda e distinta bussiamo alla porta di Clara Cavazza, decana del luogo, che con la sua esperienza è depositaria di tutti i segreti della zona. Capelli raccolti, due occhi furbi e svegli dietro gli occhiali metallici, un viso che denota una bellezza “passata, ma non trascorsa”, un modo di vivere che rappresenta lo specchio dell’anima, ci accoglie con la simpatica espressione “Madona l’è za rivà…”. Qui vive dal 1946, anno del matrimonio con Salvatore Beschin. Proviene da un’altra contrada, la Belloca, o meglio le Belloche, perché erano ufficialmente due, quella di sopra e quella di sotto, divise dalla strada comunale. Un antico arco reca la data del 1614 e ricorda che da antico la zona era intensamente popolata. Alla Belloca di sopra Clara nasce il 15.09.1925, figlia di Arturo e di Allegri Elisa, dalla Belloca di sotto. Papà fa lo scalpellino, scava cioè i sassi prima ai basalti colonnari di San Giovanni Ilarione , per poi portarsi a Montecchia, in via Lauri. Non possiede che poche spanne di terra, sufficienti appena a sfamare due o tre pecore e nella sua vita non si potrà mai permettere neanche una mucca. Classe 1893, viene chiamato in guerra con la divisa dei bersaglieri, combatte sul Carso, viene fatto prigioniero dagli Austriaci, riesce a fuggire giusto in tempo per vivere la terribile ritirata di Caporetto, una ritirata disordinata che lo spinge a darsi alla macchia, diventando disertore. Vuole solo salvarsi la vita dopo la terribile esperienza del fronte, poi ci ripensa, si ripresenta, torna ad imbracciare il fucile e compie il suo dovere fino alla fine. Tornato a casa ha solo voglia di dimenticare e di formarsi una famiglia. Senza tanto camminare , attraversa la strada e incontra Elisa Allegri, si innamorano (proibito a quei tempi usare questo verbo, si poteva dire “i se ga catà coi discorsi…”) e si sposano nel 1919, dando origine ad un’intera tribu’: Beatrice, Antonietta ( morta a 11 anni),Clara, Mario, Aquilina, Maria, Arturo,Agostino. Un mistero di come si riuscisse a sfamare tutti . Eppure sono cresciuti sani, robusti, temprati dalla vita e dalle difficoltà. Commovente il ricordo di Clara quando riceve per colazione due fette di polenta con due noci. Gli occhi le diventano lucidi al pensiero. Il parroco di Castello (Cattignano non è ancora parrocchia autonoma, lo sarà nel 1947), don Giuseppe Dal Molin, aiuta come può, con qualche spicciolo, con generi alimentari, con qualche buona parola. Ma questa è un po’ la situazione generale di quasi tutte le famiglie. Eppure si è contenti, si saluta il sole al mattino con una preghiera a Dio e la sera, in cerchio, attorno al focolare mentre la mamma mescola la polenta

nel “parolo” si recitano le preghiere. Arrivata in età scolare, ogni mattina la piccola Clara deve percorrere la strada che sbuca dai Vaccari per poi proseguire a Cattignano per la frequenza scolastica. Quattro lunghi anni, sempre a piedi, con le sgalmare o i “socoli”, solo fino alla quarta elementare. La quinta è solo in Capoluogo, ma per una donna la quarta basta ed avanza. Questo il pensiero della gente di allora. Poi a casa si va in giro a raccogliere la legna, le “soche” , si lavora la lana con i ferri per fare calze, in estate si va “a opra” per quasi due mesi a” tajare el formento con el messarolo”, partendo da Montecchia per

risalire la valle fino ai Vaccari. E intanto comincia a farsi “moscardina”, inizia a d assumere cioè i contorni di ragazza, ma già dai banchi di scuola condivide un sentimento tutto particolare con un coetaneo dei Vaccari, Salvatore Beschin, da tutti chiamato Tore che frequenta la stessa scuola. Questi, con atteggiamento da bullo, la maltratta un po’, costringendola, assieme alle altre bambine della Belloca, a passare sotto una “canela” e sbucare dall’altra parte. “ Ma parchè me deto sempre a mi?” è la domanda di Clara. Disarmante la risposta “ Parchè te vui ben…”. A 14 anni si aprono i portoni della filanda, da Sperotti, sempre a piedi con gli zoccoli. E’ una vita difficile e al minimo sbaglio si viene spruzzate con l’acqua bollente. Si sopporta il tutto perché si portano a casa i primi soldi e poi a 14 anni diventa morosa ufficiale di Salvatore. La guerra non porta eccessive preoccupazioni. Salvatore deve nascondersi in un buco del bosco o per evitare il lavoro coatto sotto la Todt, ma per il resto tutto fila liscio. Ci si sposa il 29/03/1946 a Cattignano, officiante il giovane prete don Giovanni Nenzi. Memorabile il viaggio di nozze: a piedi ad Arzignano a visitare la sorella maggiore e come pranzo “ on piato de pamojo con na crose de oio…”, perché e’ miseria per tutti. Poi rientro, sempre con lo stesso mezzo di trasporto,

ai Vaccari, cena a base di “fasoi in poceto” e poi a letto, su due cavalletti. Eppure c’è tanto entusiasmo, non si ha paura di nulla. Nella nuova famiglia, che già conosce perché stata “a opra” precedentemente, c’è tanto da lavorare, ma non manca mai il pane, trova grande solidarietà. C’è la stalla con le mucche, il maiale da trasformare in salami, e tanta serenità. Arrivano a popolare la nuova famiglia Santina, Isidoro, Giuseppe, Carmela,Sergio,Angelina ,Ida e buon ultimo, nel 1970, Silvano. C’è da mangiare, ma anche tanto da lavorare e tutti devono contribuire a fare la propria parte, in nome del detto popolare “ Questa l’è la fameja de la lasagna, ci laora magna!” Si tenta per alcuni anni la gestione dell’osteria di Cattignano, con annessa bottega e le cose vanno anche bene, ma poi si deve cederlo al titolare che ne rientra in possesso e lo porta avanti. Proverbiale in famiglia la passione per la caccia del marito, che porta avanti anche un roccolo per la cattura ai Rancani. Si vive all’aria aperta, si fa più fatica a procurare il pane o la polenta piuttosto che la carne, perché c’ è abbondanza di selvaggina ed ecco che Clara diviene una specialista nel cucinare la lepre o gli uccellini allo spiedo. Per migliorare la situazione economica, Il marito Salvatore, insieme con il fratello Davide e famiglia, possiede la trebbia per il frumento e porta avanti l’attività nelle giornate lunghe ed afose d’estate. Si comincia da Albaredo d’Adige, per risalire, paese dopo paese, fino alla Belloca e ai Vaccari, sempre in mezzo alla polvere. Ai numerosi figli, insieme con il marito che si occupa dei campi ed è molto impegnato nel sociale, ricoprendo per 20 anni la carica di assessore comunale, Clara trasmette non tanto beni materiali, (ha fatto anche troppo riuscendo a crescerli…), ma i valori fondamentali del buon vivere, quali l’onestà, l’accoglienza, l’amore reciproco ed il senso profondo della famiglia. Questa è un po’ la caratteristica dei Beschin. I figli crescono e si sposano tutti, si sistemano rimanendo in paese, solo Sergio continua ad occuparsi della terra e dell’allevamento del bestiame. Fra figli, nipoti e pronipoti, la nostra protagonista conta più di 80 persone, una famiglia allargata benedetta da Dio. Ma non può andare tutto sempre bene. Antonietta, la giovane moglie del figlio Sergio scompare prematuramente, lasciando Clara con la famiglia nell’angoscia, superata solo con la vicinanza delle persone care e la fede in Dio. Poi nel 2012 scompare pure il marito, con il quale aveva condiviso l’intera esistenza. E’ come se le strappassero il cuore, ma accetta anche questa prova in nome di Dio e continua a confidare nella Provvidenza. Recupera la voglia di vivere grazie alla visite giornaliere dei figli, dei nipoti, continua ad essere il polo focalizzatore della famiglia, motivo di unità e di amore. Nella sua contrada incontaminata respira la benedizione di Dio ed è contenta di tutto, è soddisfatta della vita che ha vissuto. Rappresenta l’emblema della serenità, della trasparenza e della certezza che è meglio essere sempre se stessi, a posto con la propria coscienza,piuttosto che l’avere fine a se stesso. Non ha mai posseduto tante ricchezze nella vita, ma ha avuto quella più importante, l’amore verso Dio, verso la propria famiglia, verso tutti. Sempre avanti, Clara. Gianni Sartori

"Ma come la pensano quelli di San Giovanni?” E’ una domanda che qualcuno di noi si pone da tempo, visto che

su questo giornale non si riceve mai uno straccio di risposta alle richieste di intervento diretto da parte dei lettori (ne sa qualcosa il nostro direttore…). Rincariamo la dose: “Ma davvero ‘pensano’ quelli di San Giovanni?” Certo che sì, direte voi, ma allora, perché nessuno osa esprimere le proprie idee apertamente? Timidezza? Omertà? Paura di esporsi e di rimediare brutte figure? La butto lì: forse non siamo abituati a confrontarci, a dire la nostra e ad ascoltare (ascoltare, non solo sopportare) l’opinione altrui. Forse è un retaggio del passato, quando a parlare (in pubblico) erano il prete, il dottore e il maestro, ed erano parole che nessuno osava mettere in discussione. O forse, caro Delio, sbagliamo noi a non aver capito che gli ambienti in cui assistere a vere discussioni sono diventati il bar, la pizzeria, e più ancora il famigerato “web”, dove puoi dir la tua senza prenderti troppo sul serio e, perfino, mantenendo l’anonimato. E noi ostinati, con i nostri “verba volant, scripta manent”, ancora lì a credere che le parole esprimano non solo quello che uno pensa, ma perfino quello che ciascuno è. Che illusi! D.B.

NIDIO CAVAZZOLA il Bidello

Se n’è andato anche lui, la scuola continua a per-

dere i suoi pezzi e dopo la morte di Renato Crosara, anche Nidio Cavazzola nel silenzio e nella massima discrezione ha lasciato questa vita. Persona riservata e semplice, ha passato un’intera esistenza a scuola, come bidello, assistendo i ragazzi e sentendosi parte integrante di essa. E’ una persona sensibile, anche se a volte un po’ imprevedibile, di una bontà e disponibilità assolute. Lavora prima come operaio alla ditta Aquatex di Montecchia di Crosara, poi come coldiretto ed infine approda nella scuola, come personale ausiliario. Da questa posizione vede passargli davanti intere generazioni di ragazzi, che di lui hanno un ricordo nitido e positivo. Sempre puntuale, arriva sul lavoro con la sua mitica vespa 125, che cura come si trattasse di una fuoriserie. E’ il suo unico mezzo di trasporto, tanto necessario per il lavoro. Eh sì, perché la sua vita è fatta quasi esclusivamente di lavoro, con poche soddisfazioni e tanti impegni. E’ una vita sacrificata, fatta di difficoltà per tirar su la numerosa famiglia, ben 8 figli, 5 femmine e 3 maschi, una famiglia di quelle che adesso non se ne vedono più. Ci sono tante necessità, i figli da seguire ed indirizzare, ma Nidio non si tira indietro, dà tutto quello che può, sostenuto sempre da una grande fiducia per la vita e da tanto ottimismo. Nel 1997, poi, la moglie viene colpita da ictus, divenendo totalmente disabile. Nidio non si sgomenta, non perde mai la pazienza, segue la moglie in maniera serena ed impegnata e così arriva alla pensione, senza aver un attimo di respiro, sempre occupato in pensieri e progetti. La vita non gli risparmia il dolore, con la perdita di due generi e del fratello Alessandro, con il quale c’era tanta sintonia e condivisione, eppure non si scoraggia mai, vuole vedere sempre il lato positivo della vita, al mattino ringrazia sempre per il sorgere del sole, per la pioggia, per le poche soddisfazioni che riesce ad avere. Bello vederlo, nei momenti di riunione di tutta la famiglia ormai allargata, con tanti nipoti che lo attorniano, respirare felice come un bambino. Animo gentile, non tralascia mai di fare gli auguri ai numerosi fratelli e sorelle in occasione del loro compleanno, ricordandosi perfettamente le date di nascita. In famiglia, con i numerosi figli, per forza deve essere un po’ rigido, ma solo per necessità, non per mancanza di amore. “ Con noi è stato un po’ burbero e severo – commenta infatti la figlia Emma-, ma con i nipoti diventava tutto zucchero”. Teneva tantissimo e raccomandava la concordia fra i membri della famiglia, l’amore, la condivisione. Attraverso le pagine del giornale le figlie e i figli lo vogliono ringraziare per il dono della vita e per quanto ha fatto e a questo grazie si unisce pure la scuola di San Giovanni Ilarione per la sua operosità, la sua disponibilità, il suo sorriso. G.S.

DON DAMIANO VERSO LA MÈTA!!! Con gioia la Parrocchia di Castello si avvicina all’importante appuntamento di sabato 16 maggio, quando nel duomo di Verona si terrà l’ordinazione sacerdotale di don Damiano Zanconato. La prima S. Messa verrà celebrata domenica 17 maggio, nella chiesa di Castello alle ore 10.00, seguita dai doverosi festeggiamenti. Don Damiano poi celebrerà una messa solenne anche nella chiesa parrocchiale di Villa, domenica 7 giugno. Ampio servizio sul prossimo numero de “L’Alpone”.

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CARNEVALE 2015

Tra vento e pioggia è passato anche il carnevale 2015. Quest'anno in forma ridotta perchè fino all'ultimo minuto erano tutti indecisi per la partenza, ma poi il tempo ci ha offerto una tregua e la Banda Giuseppe Verdi, Mastro Ciliegia (Luca Beltrame) e Sora Castagna (Francesca Marchetto) aprono il carnevale per le vie del paese. Quest'anno i giudici danno il premio al miglior

carro del paese e di fuori paese. Si aggiudica la pergamena, per il paese il Carro dei "C'era una volta il West" e per il fuori paese "Paiasi in tour". Grazie a tutti per l'organizzazione, alla Protezione Civile che ha prestato servizio per garantire la sicurezza dell'evento e in modo particolare il gruppo della Pro Loco che hanno sfidato il tempo regalandoci una giornata tra stelle finanti e coriandoli. Lorenzo Gecchele

IVa edizione

giovani talenti alla ribalta danza, musica e poesia...

SABATO 9 MAGGIO 2015 alle 20.30 presso il Teatro di San Giovanni Ilarione Castello di San Giovanni Ilarione Parrocchia di San Giovanni Battista organizza

LA CHIESA DI VILLA CAMBIA COLORE

FESTA DI SAN ZENO

Dopo

Sabato 11 Aprile Serata di degustazione presso il Canevon, con cena in abbinamento-confronto di durello locale e vini di altra provenienza, organizzata dall’Associazione San Zeno (prenotazione presso Almerino 3401076864) Domenica 12 Aprile Ore 10.00 Santa Messa presso la chiesa di San Zeno con tradizionale benedizione delle biciclette Ore 15.00 Inizio giochi popolari per bambini e ragazzi – Maxigonfiabili in funzione Ore 17.00 Spettacolare lancio di paracadutisti Ore 19.00 Peso del Maiale con altezza della sopressa Nel corso di tutta la manifestazione funzioneranno fornitissimi chioschi enogastronomici con varie specialità locali – Pesca di beneficenza

circa 40 anni la chiesa di Villa aveva davvero bisogno di essere rimessa in ordine. I colori erano piuttosto anneriti dai termoconvettori del riscaldamento, ed un intervento era necessario. Con l’anno nuovo sono apparsi i ponteggi e sono iniziati i lavori di pulitura e tinteggiatura delle pareti. Ci dice il parroco don Elio “L’impegno economico è piuttosto consistente, perché è necessario sostituire contestualmente anche l’impianto audio che sta manifestando sintomi di cedimento. Per questi interventi è prevista una spesa di 135.000 euro”. Don Elio ricorda che ormai sono necessari anche due altri interventi che per il momento sono rimandati. Il primo è il rifacimento dell’impianto di

Bambini battezzati nel 2014 a Castello ( foto sopra) e a Santa Caterina in Villa ( foto sotto)

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riscaldamento, ormai obsoleto, che finisce per sporcare nuovamente i muri, ma è necessario individuare un nuovo sistema più moderno ed efficace; ed il secondo è la sistemazione dei banchi della chiesa che hanno ormai necessità di un’opera di restauro. Anche i preziosi affreschi che il Pajetta ha dipinto sul soffitto della chiesa stanno subendo un forte degrado, ed hanno necessità di un adeguato e costoso restauro, ma anche questo intervento è rimandato per motivi economici. La chiesa ora è ritornata più bella e luminosa, ma il piatto piange! Anche a nome di don Elio rivolgiamo una messaggio di tangibile sensibilizzazione a sostegno di questi interventi a favore della nostra bella chiesa! A.P.


Lettere al giornale Egregio Direttore, sono il figlio di Lovato Teresa (Oggiona - Varese) e ho appena fatto un bonifico a nome di mia mamma che riceve il vostro giornale, giornale che leggo sempre anch'io perché fatto bene e perché mi ricorda le estati passate a Castello, dalla zia Rina. Seguo inoltre con interesse gli articoli della locale sezione Avis, perché sono anch'io impegnato in questa associazione come presidente nel mio comune. Le invio una foto di una delle mie primissime visite a Castello: nella foto sono ritratto, ancora piccolissimo, in braccio a mia mamma Teresa insieme ai fratelli Zanconato: Regina, Costantino, Remigio, Gianni e Maria. La speranza è di veder pubblicata la foto per fare una sorpresa ai miei cugini. Grazie, cordiali saluti Giacomo Malpeli

BUON COMPLEANNO, DON ELIO!

Lo scorso 15 febbraio ha festeggiato il suo settantacinquesimo compleanno. “Il Codice di Diritto Canonico fissa, per l'ufficio di parroco, un limite massimo di età di 75 anni, raggiunto il quale, sono moralmente tenuto a presentare le mie dimissioni. Ma si vedrà cosa deciderà il Vescovo: se accetterà e no le dimissioni…”, ci dice don Elio. Don Elio è il parroco della nostra comunità da quando, 22 anni fa, il Vescovo mons. Nonis

lo ha mandato a Santa Caterina in Villa in sostituzione di don Francesco Meneghello che a sua volta è stato trasferito a Novoledo di Villaverla. A don Elio gli auguri di tutta la comunità parrocchiale e della redazione de “L’Alpone” per il suo compleanno e l’auspicio che il Vescovo lo confermi ancora per lungo tempo alla guida della nostra comunità.

Volentieri pubblichiamo la sua letterina con la stupenda foto. Nella foto: Giacomo Malpeli in braccio alla mamma, con i cugini Zanconato, figli di Giovanni Battista e Rina Gambaretto. Carissimi redattori de "L'Alpone", mi chiamo Perazzolo Marisa, abito a Valdagno e grazie al Signor Ceron Francesco Fernando ho scoperto che anche lui è di San Giovanni Ilarione. Anch'io lo sono, infatti mio papà, Perazzolo Attilio, e il nonno, Perazzolo Antonio, sono originari di contrada Ruggi. Poi mio nonno è andato via, ma si ritornava ogni tanto a trovare i parenti: ricordo quando da piccola (6-7 anni appena) affrontavo il salitone per arrivare "lassù", ma poi che contentezza ritrovare la contrada e la chiesetta, vecchia già allora! Dai Ruggi erano tutti Perazzolo: c'era Ernesto, reduce di guerra, e Rosalia e tanti altri di cui non ricordo il nome, ma era una grande famiglia, tutti imparentati fra loro. Grazie al libro "Fioi e biancheria no i fa carestia", donatomi dal Sig. Ceron, ho rivisto qualcuno dei miei parenti di una volta; adesso, tempo permettendo, lo potrò leggere con calma spiegandolo ai miei tre nipotini di anni 10, 7 e 2½. Mi è venuta spontanea anche una riflessione: una volta, anche se meno ricchi e con una vita più dura, si era più eleganti (vedi le foto delle cerimonie), più uniti e perfino più belli e sorridenti. Mi fanno tenerezza le foto storiche del 1800, le coppie non sorridono ma sono molto compite e curate nel vestire e nelle pose. Bella e da ammirare per il coraggio la mamma di 16 bimbi, un esempio per oggi che con un solo figlio le mamme sono esauste, sfinite e... esaurite. Mi rivedrei a ritornare un pò (non troppo) indietro nei tempi, quando le famiglie erano più unite e le persone più solidali fra loro, c'era una sobrietà e rispetto per tutto, per le persone, la terra e gli animali. Mi sono dilungata troppo, ma era per esprimervi i sentimenti che ho provato nel vedere le belle immagini contenute nel libro. Con gratitudine Perazzolo Marisa, Valdagno (VI)

I gruppi Catechisti, Ministri dell'Eucarestia e Giovanissimi festeggiano il 75° compleanno di Don Elio

TERESA RITA DAL ZOVO: QUOTA CENTO!

Non sembra vero che nella persona seduta sul-

la sedia di fronte si racchiuda la lunghezza di cento anni. Eh sì, perché proprio di cento anni si tratta, a partire dal 23 febbraio 1915, quando Teresa Rita Dal Zovo nasce a Vestenanova, in una famiglia ricca di figli e di fiducia in Dio. L’Europa è già in guerra, l’Italia invece gode ancora di un periodo di pace, ma sarà per pochi mesi. Rita, perché tutti la chiameranno così,

cresce sana e sveglia, a contatto diretto con il mondo circostante incontaminato, a cavallo tra le due guerre mondiali, lavorando in famiglia e distinguendosi per la sua affabilità ,il suo impegno, la sua disponibilità ed impersonando quella pratica saggezza contadina che sarà alla base della sua lunga esistenza. Nel 1939 sposa Igino Baldo, di una contrada vicina, sei mesi giusti prima che il marito parta per la guerra, negli alpini. Francia, Grecia, Albania sono i fronti ove viene chiamato a combattere. Poi, in procinto di partire per la Russia, viene esonerato per lavorare nella miniera di carbone sopra Nogarotto, grazie alla domanda presentata dalla moglie. La guerra non porta gravi conseguenze, ma tanta paura, costringendola a rifugiarsi nei boschi vi-

cini, con i figli piccolissimi, a causa delle devastazioni delle contrade vicine Insieme ad Igino mette al mondo sette figli, nell’ordine Giuseppina, Anna, Maria, Marino,Bruno, Giuseppe ed infine Teresina. Quando nasce l’ultima, sbotta “ non so se sarò gnanca bona a slevarla….”. Tranquilla, Rita , farai in tempo anche di vederla andare in pensione. Tutti i figli sono sposati eccetto le prime due, Giuseppina ed Anna , che sono suore FMALa vita scorre serena, con l’arrivo di tanti nipoti e pronipoti. Nel 1993 il marito muore per incidente stradale, mentre percorre la strada a piedi verso Vestenanova per andare a Messa. E’ un colpo terribile, che lascerà una traccia indelebile e da allora la sua salute comincia a declinare. Da ormai 17 anni viene seguita nelle sue necessità dai figli, in particolar modo dalla figlia sr Anna, che ha chiesto pro tempore di poterla assistere in maniera assidua e continua. Qual è il segreto di tanta longevità? Certamente una sana costituzione, una alimentazione varia, un ambiente incontaminato, ma soprattutto le cure e le attenzioni continue, giorno e notte, della figlia Anna e , quando è possibile, di tutti gli altri figli. Ed allora è proprio

doveroso fare festa, anzi doppia festa, perché nell’occasione viene ricordato il 50° di professione religiosa di sr. Anna. Sotto il tendone degli alpini, posizionato per l’occasione davanti alla casa, dopo la S. Messa viva e partecipata da circa un centinaio di persone, inizia il ricco momento conviviale, che ha il sapore di una rimpatriata di parenti, amici, conoscenti tutti in allegria intorno alla, o meglio, alle due festeggiate. Poi alla fine una sorpresa- omaggio dei nipoti, una interminabile e splendida serie di fuochi d’artificio ha illuminato la zona, con allegri scoppi e delineando nel cielo figure di stelle, proprio come Rita è stata una stella protettiva della zona per ormai 76 anni. Salutandola, riflette dalla sua persona l’ emanazione di un amore più grande, di Qualcuno che sta più in alto, l’amore di Dio travasato sul mondo. Un ringraziamento da parte dei familiari per gli attestati di stima ed affetto verso la loro mamma/nonna per quanti sono intervenuti, ma un ringraziamento particolare lo rivolgiamo noi a Rita e a tutta la famiglia, per la testimonianza, l’accoglienza, l’amicizia. Gianni Sartori

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L'Amministrazione L'Amministrazione Comunale Vi ricorda le date degli incontri per l'iniziativa "Dalla scuola dei figli alla scuola dei genitori"

Nuovo Consigliere per l'ANCI L'Ass. Nazionale Comuni Italiani nomina il Sindaco Ellen Cavazza

Assessorato alla Cultura ed Istruzione

presenta

DALLA SCUOLA DEI FIGLI ALLA SCUOLA DEI GENITORI MARTEDÌ 27 GENNAIO

Impegno, autonomia, responsabilità a scuola:

i compiti dei ragazzi ed il ruolo di genitori ed insegnanti Dott.ssa Teresa Ros

MARTEDÌ 10 FEBBRAIO

Autonomia e dipendenza, tra cellulari e social network Dott.ssa Rita Fantin

MARTEDÌ 3 MARZO

All’origine del bullismo:

MARTEDÌ 10 MARZO

Incidenti stradali:

una delle prime cause di morte per i giovani.

Come prevenirli ed aumentare la sicurezza per noi ed i nostri figli

Polizia Stradale

MARTEDÌ 17 MARZO

La “giusta misura” in educazione:

Carissimi cittadini, nel mese di novembre sono stata eletta consigliere dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Veneto e consigliere Nazionale dell’ANCI . Due incarichi che svolgo per la prima volta, ma che mi hanno dato subito la carica di poter dire la mia anche in questo ambito così importante nella vita istituzionale. Il 16 dicembre sono andata a Roma al consiglio nazionale dell’ANCI e ho chiesto di intervenire, sostenendo che ero contraria al 100% all’Imu agricola, che il decreto era una vergogna perché colpisce sempre i comuni virtuosi del nord e quelli più disagiati (montani), che andrebbero invece salvaguardati e tutelati maggiormente: Ho chiesto al presidente Piero Fassino di negoziare con il governo la cancellazione definitiva del decreto Imu sui terreni montani e collinari e di trovare i 350 milioni di euro tagliando gli sprechi e applicando i costi standard ai comuni spendaccioni. Come sapete, il decreto Imu agricola è stato poi modificato il 4 febbraio successivo con nuovi criteri, ossia ha reso esenti dal pagamento tutti i comuni totalmente montani e non esenti i comuni parzialmente montani come il nostro. Da 120.000 € che il governo ci vuole togliere dal fondo di solidarietà per l’imu agricola, oggi invece ne toglie 94.000 €. Per noi ilarionesi non è cambiato quasi nulla e non contenta di tale risultato ho continuato la battaglia. L’ANCI veneto ha chiesto un incontro con il Governo per ridiscutere la faccenda ma l’incontro non c'è stato. Così, in qualità di consigliere, ho proposto all’ANCI Veneto e a tutti comuni del Veneto parzialmente montani di approvare una delibera che vuole trattenere la somma che il governo ci vuole sottrarre dall’Imu agricola. È una protesta politica doverosa dal momento in cui noi non possiamo sempre subire, tacere e pagare. In merito a ciò, come sindaco non ho potuto fare a meno di far pagare l’Imu agricola ai miei cittadini, ma ho protestato in merito e mi auguro che altri comuni che hanno la nostra stessa situazione approvino la mia proposta e vedremo cosa succederà . Il sindaco Ellen Cavazza

nella scuola, nelle relazioni, nei premi e nelle punizioni Dott. Luciano Pasqualotto

MARTEDÌ 31 MARZO

Tutti siamo stati figli:

riconoscere le fragilità, coltivare le diversità per prevenirlo

come la nostra storia ci aiuta o ci ostacola nell’essere genitori

Dott.ssa Rita Fantin

Dott.ssa Teresa Ros

Tutti gli incontri si terranno nella Sala Civica Comunale di San Giovanni Ilarione, alle ore 20.30

Sede degli incontri:

SALA CIVICA COMUNALE di San Giovanni Ilarione

LA PAROLA ALLA MINORANZA AIUTIAMO LE ASSOCIAZIONI! in collaborazione con Istituto Comprensivo di San Giovanni Ilarione

Dobbiamo riconoscere che il volontariato è il motore del paese

V

erissimo : il Volontariato è proprio il trascinatore, il promotore di molte attività che , soprattutto in un momento di crisi e difficoltà economiche come questo, riesce ad animare la solidarietà, la partecipazione e l’integrazione sociale , operando al servizio dei cittadini. Un lavoro senza finalità di lucro, ma solo con finalità di interesse pubblico nel campo sociale, ambientale e civile. E’ QUESTO IL NOSTRO SENTITO E FORTE MESSAGGIO CHE VOGLIAMO INVIARE ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE AFFINCHE’ SI ADOPERI, NEL PROSSIMO BILANCIO DI PREVISIONE, PER IMPEGNARE LA SOMMA IN AVANZO DI € 11.050,00 A FAVORE DI TUTTE LE ASSOCIAZIONI E COMITATI PRESENTI NEL NOSTRO TERRITORIO, PENALIZZATE DAI PRECEDENTI TAGLI. Per questo in data 22/01/2015 abbiamo inviato una Mozione al Consiglio Comunale per la quale attendiamo speranzosi una positiva risposta. Per dovere di conoscenza illustriamo di seguito i passaggi che hanno determinato tale avanzo. 1.Con delibera di Giunta n. 94 del 20/10/2014 l’Amministrazione ha approvato i criteri per l’erogazione di un contributo di € 50,00 alle famiglie ed incentivare lo svolgimento dello sport nel nostro Paese. 2. L’impegno di spesa a Bilancio è stato inizial-

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mente di € 10.000,00 per “Incentivi Promozione Sport” 3. Con successiva variazione di Bilancio l’Amministrazione ha integrato la predetta somma con altri € 2.000,00 portando a disposizione l’importo complessivo ad € 12.000,00 4. Le istanze ricevute al 31/12/2014 sono state 19 per un totale erogazioni di € 950,00 5. Al capitolo di Bilancio risulta quindi un avanzo di € 11.050,00 Solo 19 richieste su 240 deliberate!!!!! Con tale atteggiamento riteniamo che i cittadini di San Giovanni Ilarione condividano la nostra opinione in quanto TUTTI HANNO DIRITTO DI ESSERE AIUTATI, ANCHE CHI NON PRATICA UNO SPORT , MA ALTRE ATTIVITA’ SIMILARI. Crediamo fermamente che distribuendo la somma in avanzo tra i vari Comitati ed Associazioni si potrà dare un contributo reale a tutti indistintamente poiché le stesse, lavorando per il Paese, aiuterebbe certamente ogni famiglia. Non dobbiamo inoltre dimenticare che le associazioni ( quelle con giovani che praticano attività) per sopravvivere dovrebbero aumentare le rette il chè graverebbe ancora una volta sulle famiglie! IL NOSTRO MESSAGGIO ED INVITO E’ QUESTO: guardiamo alle tante cose che condividiamo anziché alle poche che non condividiamo ed uniamoci per il Bene del Paese

L'importanza di votare Lo scorso 29 gennaio, alle ore 20.30, ho avuto il piacere di incontrare, in sala civica Rumor, i diciottenni del nostro paese. Il presupposto per incontrarli era dovuto al fatto che volevo consegnar loro ufficialmente la scheda elettorale. In realtà avevo voglia di conoscerli, ero curiosa di vedere i loro volti e volevo intrattenermi con loro, visto che la differenza di età non ci permette di frequentare gli stessi ambienti e quindi ci preclude la possibilità di relazionarci riguardo ad aspetti della vita quotidiana e di paese. Durante la serata abbiamo parlato, qualcuno ha rotto il ghiaccio e mi ha fatto qualche domanda. Da parte mia, ho raccontato loro la mia esperienza istituzionale e i molti impegni che mi occupano, anche se si tratta di un ruolo che amo fare con passione. Tra le altre cose, ho spiegato loro l’importanza di votare, perché scegliere chi ci rappresenta nell’amministrare è un diritto a cui non dobbiamo rinunciare. È stata una bellissima serata, ricca di emozioni e anche divertente. Sono veramente contenta che i giovani ilarionesi mi abbiano fatto questo splendido regalo, accettando di incontrarmi e di esprimere le loro opinioni in tutta spontaneità e franchezza. Il sindaco Ellen Cavazza


Comunale

informa

Cooperative e O.P. (Organizzazioni di Produttori) per dare più valore ai prodotti agricoli Giovedì 19 febbraio u.s. si è tenuto, presso la sala civica M. Rumor, un incontro su “O.P. e commercializzazione delle ciliegie”. La serata è stata organizzata dall’Ass. Marco Beltrame (Agricoltura) e dall’Ass. Claudio Lovato (Promozione del territorio) grazie alla collaborazione con la ditta Sartori Agricola. Relatori della serata sono stati il Direttore di Confcooperative Verona Sig. Giovanni Aldegheri, il Presidente di Confcooperative Verona Sig. Fausto Bertaiola ed il Vice Ispettore Mercato Ortofrutticolo Centro Agroalimentare Verona Sig. Marco Benedetti. Gli argomenti toccati nel corso della serata hanno riguardato la realtà del Centro Agroalimentare Veronese che con un volume d’affari di 420 milioni di EU/anno e 410.000 tonnellate di movimentazione merci, si pone fra i più rilevanti centri di scambio, ma che inizia a risentire della competizione della grande distribuzione organizzata a discapito dei grossisti. Questo non agevola il commercio dei no-

stri prodotti cerasicoli in quanto la grande distribuzione organizzata chiede si definisca un programma di consegne/quantità ed un determinato standard qualitativo che il nostro panorama cerasicolo attuale non può incontrare, al contrario di Spagna, Grecia e Turchia che si stanno organizzando velocemente con piantagioni e qualità desiderate da questi importanti clienti. Clienti che ormai controllano oltre il 70 % del mercato Europeo (significa che 7-8 ciliegie su 10 passano di qui verso i banconi dei supermercati) e che rispondono sempre più spesso ai nostri esportatori: “una volta compravamo tanta frutta da voi… adesso non possiamo più, non avete la quantità, non avete la qualità e non siete in grado di darci il prezzo…” Stiamo in sostanza pagando la disgregazione assoluta fra noi produttori ed anche fra gli esportatori; si pensi che questi ultimi in Italia sono circa 1800 mentre in Spagna se ne contano appena 4, che ovviamente si pongono come interlocutore forte verso la

grande distribuzione organizzata, al contrario della nostra realtà. Crediamo che qualche riflessione quindi vada fatta e sia importante fare massa critica e unirci per dare valore ai nostri prodotti, incontrando le necessità della clientela e ponendosi come interlocutore di un certo peso. Si è parlato quindi poi di Confcooperative (oggi se ne contano 360, di cui 70% agricole) e di come attivarsi per organizzare una cooperativa agricola (bastano 3 soci), e dei conseguenti vantaggi per i soci (assieme si fa di più e meglio) per poi passare alle OP (organizzazioni di produttori : necessario un fatturato minimo di 2 milioni di EURO) che consente di ottenere fra l’altro anche importanti contributi a livello comunitario (in Veneto sono presenti già 18 realtà). Al termine della serata, risultata interessante e piacevole, è stato offerto un gradito rinfresco ai presenti, a base di Durello e prodotti tipici."

Arrivederci al padre de "L'Alpone" L’Amministrazione

comunale esprime le più sentite condoglianze ai familiari di Severino Tonin, unendosi a quanti ricordano la sua figura di persona impegnata in vari ambiti della società civile, dapprima come amministratore e consigliere comunale, poi come fondatore e presidente della Pro Loco. Per anni ha costituito per l’intera comunità di San Giovanni Ilarione un esempio di servizio e di impegno teso al miglioramento del paese e dei suoi cittadini, promuovendo iniziative e manifestazioni che hanno contribuito a dare un volto nuovo e più aperto all’intera cittadinanza, interpretando senza interessi particolari e senza preclusioni di sorta le esigenze di una società in continuo cambiamento. Per questo, crediamo di interpretare il desiderio di tutti i cittadini nel trasmettere un sentimento di riconoscenza e di partecipazione di fronte alla perdita di una persona da tutti stimata ed amata. L’Amministrazione comunale di San Giovanni Ilarione

VOLONTARIATO SUGLI SCUDI

L'AIDO in biblioteca

2070!! Tante sono le ore di lavoro che a vario titolo, un gruppetto di signore residenti nel nostro comune ha fatto nel corso del 2014 a beneficio di tutta la comunità. Le signore in questione, alcune iscritte ad un’associazione, altre a titolo personale, ma tutte accomunate dalla voglia di fare qualcosa per il nostro paese, nel corso del 2014 hanno svolto una serie di lavori e servizi alla cittadinanza; si va dalla pulizia e cura del verde del cimitero, alla cura di alcune aree verdi di proprietà comunali, all’addobbo del paese in occasioni particolari (Pasqua, Natale ecc.). Impossibile elencare tutte le iniziative portate a buon fine, servirebbero pagine intere del giornale, ma va sottolineato, che tutto il lavoro svolto, è stato fatto in maniera gratuita, e senza nulla chiedere, sia in termini economici, sia in termini di materiali. Per dare un’idea del lavoro svolto e per quantificarlo anche in termini economici, possiamo moltiplicare il numero delle ore lavorate (2070) per il costo di un voucher (€10/ora), il risultato, è di oltre € 20.000,00 (ventimila).

"Biblioteca O.Bonafin di San Giovanni Ilarione, sempre più tecnologica. Infatti grazie ad una

iniziativa del gruppo AIDO, che ha donato il necessario (stampante per codici a barre, scanner, plasticatrice e tessere) da oggi tutti i vecchi fogli cartacei potranno essere sostituiti con le più attuali e meno ingombranti tessere con codice a barre. Un semplice "bip" per gli amanti della lettura, grazie anche alla collaborazione del Comune di San Giovanni Ilarione. AIDO "Donare arricchisce chi riceve senza impoverire chi dona"

CORSO DI COMPUTER PER ANZIANI Un’altra ciliegina sulla torta va ad aggiungersi

AL VIA IL "PORTA A PORTA" Dal 1 marzo, finalmente anche nel nostro comune, è iniziata la raccolta dei rifiuti con il sistema del

“porta a porta”. Tale decisione da parte dell’amministrazione comunale, non era più rinviabile. La scelta di iniziare con questo nuovo sistema, è stata dettata principalmente da due motivi. Il primo era dettato dall’esigenza di salvaguardare dal punto di vista ambientale il nostro territorio e l’altro era la necessità di arrivare ad una percentuale di raccolta differenziata del 65% (nel 2014 siamo arrivati al 51%), percentuale questa che avremmo dovuto raggiungere entro il 31 dicembre 2012. A causa del mancato raggiungimento dell’obiettivo del 65%, avremmo dovuto iniziare a pagare pesanti sanzioni, oltre a dover sostenere altissimi costi di discarica, come nel 2014. A novembre 2014, abbiamo così deciso di aderire volontariamente al Consorzio VR2 del Quadrilatero, cosa che per altro, con l’istituzione dei bacini d’ambito decisi dalla Regione del Veneto nel gennaio 2015, saremo stati costretti comunque a fare. Da subito è iniziata con il Consorzio VR2 una proficua collaborazione, che ci ha portato in pochi mesi ad organizzare questo nuovo servizio di raccolta dei rifiuti, riuscendo contemporaneamente a mantenere stabili i costi del servizio stesso. Questa collaborazione, ci consente di offrire un servizio migliore senza aumentare le tariffe. Ovviamente siamo solo all’inizio e sicuramente nei prossimi mesi, ci saranno dei miglioramenti anche nella capillarità, della raccolta.

alle già numerose ed interessanti iniziative promosse dall’università del tempo libero, si tratta di un corso di computer per una ventina di persone che vogliono sentirsi sempre giovani e camminare con i tempi. Partita l’idea, detto fatto, con la collaborazione della locale scuola media che ha messo a disposizione la sala di informatica, ecco i nostri “anziani” cimentarsi davanti al computer per apprendere tutte quelle nozioni ed informazioni per poter mantenersi al passo con la società in continua trasformazione. Ogni martedì, dalle ore 15.00 alle ore 16.00, l’esperto Antonino Pulvirenti , della scuola media “Marcazzan”, tiene lezione. Internet, posta elettronica, videoscrittura non sono più concetti incomprensibili, parole strane, ma modi nuovi di comunicazione che sono alla base di ogni società evoluta- Dieci lezioni concentrate, toste , con i concetti essenziali stanno portando i nostri “universitari” in un altro mondo, li fanno sentire più vivi ed operativi. Un’idea brillante ed azzeccata; questa iniziativa potrà naturalmente essere ripetuta a fine anno con il nuovo ciclo della UTL, magari con un corso base ed uno più avanzato, l’importante è non avere paura dei mezzi moderni di comunicazione, affrontarli a qualsiasi età senza timore reverenziale per sentirsi sempre vivi ed al passo con i tempi. Un plauso a questi nuovi “studenti” ed un incoraggiamento per gli altri a mettersi in discussione e a partecipare.

Il Sindaco Ellen Cavazza e tutta l'Amministrazione comunale Vi augurano una Felice Pasqua

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Non si può dimenticare il sorriso "contagioso" di

TOMMASO

DIEGO RONCOLATO

dall'Argentina a San Giovanni Ilarione nella terra dei suoi avi Nella foto, da sinistra a destra, sono ritratti Al-

bina Bordon, Diego Roncolato, la fidanzata Maria del Carmen con il cugino Marcelo, Mirella e Domenico Bordon. Albina, Mirella e Domenico sono cugini del padre di Diego Roncolato. Diego è nato in Argentina ma è originario di San Giovanni Ilarione: il padre Albino Roncolato, nato nel 1947 in contrada Casella (chiamata allora Marocchi), all’età di 7 anni, precisamente il’8 dicembre 1954, partì per l’Argentina con i genitori Augusto Roncolato e Valentina Bordon per motivi di lavoro. Dopo quasi un mese di viaggio in nave, una volta arrivati faticarono a trovare un’occupazione stabile, ma con il tempo Valentina riuscì a lavorare in filanda. Il 13 agosto scorso Diego, accompagnato dalla fidanzata e da un cugino di lei, è tornato a Castello per visitare i luoghi dove erano nati i nonni e il papà; la foto è stata scattata in Via Mingon, dove abitava la nonna Valentina, sorella di Albino Bordon.

CORO "EL BIRON", una dinamica realtà

Non conosce soste, momenti di stasi o di ripenLa morte non è niente. Sono solamente passato dall'altra parte: è come se fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste. Continua a ridere di tutto quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza. Perchè dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perchè sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace. S. Agostino

SVA:

Servizio di Volontariato Aperto Da maggio 2014, per chi non lo sa, sotto la canonica,è stato aperto uno spazio per il pubblico: SVA. “Spazi di Volontariato Aperto”, questo è il suo nome, nasce dall’Anteas. L’Anteas, Associazione Nazionale Tutte le Età Attive per la Solidarietà, è un’associazione di volontariato e di promozione sociale. Nel nostro paese questo si concretizza attraverso la pista da ballo estiva nel campo sportivo, incontri e gite culturali, incontri settimanali strutturati o semplicemente solo per scambiarsi qualche parola, controlli sanitari e molto altro tra cui SVA. SVA è un centro di ascolto e d’informazione gratuito e aperto a tutti dove si possono: • Avere informazioni e chiarimenti su case di riposo e assistenza sanitaria; • Informazioni sui centri di svago per anziani e attività a loro dedicate; • Stampe di referti medici (analisi del sangue); • Attività di promozione sociale. Da quando è stato aperto si è contribuito ad aiutare persone senza lavoro per sistemare il curriculum, si stampano analisi del sangue a persone della terza età senza il computer o rete internet a casa, si pubblicizza e si collabora per l’organizzazione degli eventi/gite culturali come Asiago, serate in Arena, mostre di pittura... Se vuoi venire a trovarci ci troviamo sotto la canonica il lunedì dalle 15.30 alle 18.00 e il giovedì dalle 9.00 alle 11.30.Anche per fare una chiaccherata. Ti aspettiamo.

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samenti il coro alpino "El Biron", conosciuto da tutti per la sua assidua presenza alle manifestazioni, la serietà di conduzione, l'interesse e la simpatia dei quali si circonda. Non ancora maggiorenne dal punto di vista anagrafico, ricordiamo infatti che è nato ufficialmente nel 1998, ha saputo ben gestirsi, lungo la sua breve storia, affrontando e superando problemi di carattere organizzativo e finanziario di non lieve entità, prediligendo sempre l'amore per la musica e lo spirito di corpo. Fra le varie ultime attività, degna di nota è memorabile la sua trasferta a Roma l'8 settembre 2013 , con l'animazione della funzione solenne in San Pietro, all'altare della cattedra, celebrata dal patriarca di Venezia Mons. Francesco Moraglia, qui giunto a chiudere il giubileo con la sua diocesi. E' il momento in cui ti senti piccolo piccolo, all'interno della maestà della cristianità, è il momento in cui ti interroghi sul tuo essere e sul tuo appartenere, è un esame di coscienza interiore che ti gratifica e ti fa sentire importante ed orgoglioso di condividere i principi evangelici. E poi, dopo la visita alla basilica e la salita alla cupola, tutti in piazza per la benedizione papale, stretti intorno allo svettante obelisco cantando ed intrattenendo la gente, ripresi dalla Rai Tv di Stato, e sentirti chiamare da casa per dirti: “Sei in televisione!!!!”. Tutto questo ti galvanizza. Ma il momento più emozionante arriva subito dopo, con il saluto diretto del papa “urbi et orbi”; riecheggiano ancora distinte le sue parole e rimangono indelebilmente stampate nella testa e nel cuore di ogni corista: “Saluto il coro di San Giovanni Ilarione....” e subito un'esplosione di gioia, di intensa commozione sovrastata da grida di ringraziamento e di devozione verso papa Francesco. Di questa magnifica esperienza siamo debitori alla persona umile ed attenta, colta e disponibile del compaesano don Gianfranco Coffele, che il giorno prima durante la visita ai musei vaticani e poi in San Pietro ha pianificato tutto , rendendo la trasferta indimenticabile. Un vivo grazie per la sua proverbiale disponi-

bilità e gratuità da parte di tutti. Altro momento da ricordare, nell'ambito del progetto della festa degli Alpini del Triveneto, la serata indimenticabile vissuta all'Arena di Verona il 13 settembre 2014. Mille voci, tutte insieme, senza prova alcuna in precedenza, più di 60 cori , distinti solo per i colori della divisa, compatti cantare per la pace, l'uguaglianza, l'armonia tra la gente, uniti da uno spirito di solidarietà e di condivisione e partecipazione tangibile ai problemi degli altri. Una testimonianza e una partecipazione che hanno messo in risalto il vero volto della nazione, quella fatta da gente impegnata, che vuole uscire dal tunnel. Più di ventimila persone sedute sui gradini del celebre anfiteatro, tempio sacro della lirica hanno assistito attente e solidali con la tematica della pace. E poi... assistere alla impeccabile direzione di tutti i cori per il canto – Signore delle cime...- da parte del nostro maestro Giovanni Todesco, ci ha reso ancora maggiormente orgogliosi della nostra presenza e appartenenza al gruppo e all'ideale alpino. Non importa se è

finita quasi a mezzanotte, se si è saltata la cena, l'importante poter dire - noi c'eravamo...- Eh sì, perché dal 2014 il coro El Biron è venuto a far parte ufficialmente dei cori A.N.A, i cori alpini che portano avanti la storia e le tradizioni delle nostre montagne, la vita rude e genuina come le cascate in alta quota, l'operosità, la disponibilità e la gratuità nei confronti di chi ha bisogno. Un traguardo raggiunto grazie all'umiltà, l'impegno continuo, l'ottimismo e la fiducia nel futuro. Purtroppo, nel 2013, si deve anche registrare la perdita del primo corista, uno della prima ora, Mario Gecchele, chiamato da Dio a scalare le montagne del paradiso, ma la vita è fatta anche di questo. Ora il coro "El Biron", pur con il bilancio ridotto all'osso, come tutte le associazioni del resto, continua per la sua strada, al servizio di chi lo chiede e apre le porte chi vuole eventualmente farne parte. Non ci vogliono grandi qualità, ci vuole solo impegno, assiduità e tanta amicizia. G.S.

GASTROFILI: OBIETTIVO RAGGIUNTO Sabato 20 dicembre si è svolta la festa di chiu-

sura del progetto di finanziamento lanciato dal Gruppo Gastrofili, per la revisione del grande telescopio (Newton da 600mm) da posizionare, in seguito, nella sede di Cattignano, per attivare un osservatorio astronomico pubblico fra i più quotati del Veneto.

Coloro che con il loro contributo hanno fatto si che si concretizzasse il progetto, sono intervenuti prima a Montecchia dove hanno potuto verificare i lavori di revisione del telescopio e poi hanno partecipato alla festa presso la sede di Cattignano. Alla presenza del Sindaco Sig.a Ellen Cavazza sono stati illustrati i risultati ottenuti da cui è emerso che le quote acquistate sono state oltre 800 per un incasso di oltre 8.000 euro. Infatti su 500 quote preventivate ne sono state prenotate 805 di cui incassate 802 per un totale di € 8.020. Questo incasso ha consentito di iniziare i lavori di revisione come spiegato al folto gruppo presente e come è possibile

seguirne gli sviluppi visitando il nostro sito www.gastrofili.it alla pagina dedicata. L’altro dato importante emerso è quello relativo ai sottoscrittori: - sono 242 i nomi che riporteremo sulla targa ricordo di cui 20 ditte – 10 associazioni – 211 singoli e famiglie. - 113 i DVD che sono stati consegnati - le foto astronomiche scelte dai sostenitori sono state 74 -3 invece le serate osservative tenute a sostegno La serata si è poi chiusa con un buon rinfresco organizzato dalle cuoche e cuochi del Gruppo Gastrofili. Poichè i lavori di ripristino del telescopio “Antolini”e realizzazione dell’Osservatorio hanno ancora bisogno del vostro contributo, se volete darci una mano, confermiamo che il vostro nome verrà inserito nella targa permanente e avrete diritto ai gadget come riportato nel nostro sito. Abbiamo mantenuto lo stesso valore della quota come indicato durante il progetto di finanziamento, ovvero n°1 quota = 10€: contattateci all’indirizzo email: posta@gastrofili.it


MI RICORDO... NONNA ELISA

ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI E REDUCI

Una ''maestra'' di vita, faro della mia gioventù è stata la mia nonna Elisa

Sezione di San Giovanni Ilarione (VR)

RICHIESTA RIVOLTA A TUTTI GLI “ILARIONESI” Chi avesse la possibilità di sapere o conoscere di alcuno dei nostri compaesani che siano caduti, durante e o per causa della Ia Guerra Mondiale, è pregato di contattare il segretario della Sezione dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di San Giovanni Ilarione, Dal Zovo Antonio, via Monfalcone, 12, telefono 3389109203 che è già in possesso di un numeroso elenco dei “nostri” Caduti e che si vuole arricchire ulteriormente, con eventuali foto, aneddoti, ricordi e quanto altro valga per poter arrivare successivamente alla pubblicazione di un opuscolo o quanto altro per conservare memoria di coloro che hanno donato la loro vita per la Patria. Non abbiate paura di disturbare, siamo a Vostra disposizione. Eventuale foto o documentazione, sarà scansionata e restituita entro brevissimo tempo. San Giovanni Ilarione, 18 febbraio 2015.

VESTENANOVA Incontri Culturali 2015 Venerdì 27 marzo 2015, ore 20.30 Sala Civica Don Benedetti, Vestenanova

IL CALIFFATO: UN PROGETTO INQUIETANTE Mons. Bruno Fasani Venerdì 10 aprile 2015, ore 20.30 Chiesa Parrocchiale Vestenanova

QUELLA NOTTE, I FANTI meditazione delle "amate sponde" del Piave Coro "La Falia" di Velo Bepi De Marzi Alessandro Anderloni Venerdì 17 aprile 2015, ore 20.30 Teatro di San Bortolo

Dall'ARGENTINA all'ALBANIA: 30 anni di solidarietà Mauro Bellamoli Venerdì 24 aprile 2015, ore 20.30 Museo di Bolca

STORIA E TRADIZIONI POPOLARI a Bolca nei secoli scorsi Alessia Aldegheri Silvia Biondaro

Il ricordo struggente di nonna Elisa ha offerto al nipote Lino Micheletto l’occasione per raccontare e rivivere, sulla base dei maggiori fatti storici che si sono succeduti dall’inizio della “grande guerra” in una delle tante famiglie di San Giovanni Ilarione… dal tempo delle “sgalmare e fino ai primi anni 2000. Nonna Elisa passò a miglior vita il 10 febbraio 2006. Per il timore di tralasciare qualche interessante particolare si è deciso di pubblicare integralmente il testo pervenuto in redazione rispettando anche lo stile del tutto personale. Data la mole il materiale verrà pubblicato in due puntate. PRIMA PARTE Primogenita di una famiglia di sei fratelli: tre femmine e tre maschi. Venuta al mondo all'inizio del secolo scorso: il 09-09-1908. Figlia di Augusto Allegri e di Amabile Lovatin. Nata in contrà Zini, salendo da San Giovanni sulla sponda sinistra del torrente Alpone. Vissuta in tempi in cui la vita era poco più di una sopravvivenza nell'umile famiglia contadina, dove si doveva vivere di quel poco che si riusciva a strappare alla terra e l'unica forza lavoro erano le braccia. Nella modesta famiglia, oltre ai fratelli nati in tempi diversi (dopo spiegherò), c' erano anche i nonni paterni, per lei molto importanti. Fu una famiglia molto devota e timorata di Dio, come del resto tutte ai quei tempi. A distanza di tre anni nacque il fratello Domenico e di sei la sorella Acquilina. Nel frattempo divenne grandicella ed ebbe l'età per poter andare a scuola (scrivo poter perché a quei tempi la scuola non era un obbligo, anzi mandare a scuola una ragazza era quasi un lusso). Si diceva che per una donna, andare a scuola non serviva tanto, piuttosto un maschio. Fu suo nonno a volere che lei e poi i suoi fratelli andassero a scuola perchè lui e anche il suo unico figlio erano analfabeti. Fece le prime tre classi elementari a Castello, parrocchia di appartenenza. Per andarci, neanche a dirlo a piedi scalzi d' estate, ma con dei miseri sandali a tracolla per poter entrare in classe (la maestra non voleva scalzi), invece d' inverno con un paio di ''sgalmare'' (scarpe con la suola in legno). Si scendeva fino ad attraversare il ''sime'' (torrente Alpone) dove c'era un vecchio ponte di legno senza parapetto. Mi diceva che quando il ''sime'' era grosso sua nonna li accompagnava sempre finché non lo attraversavano, al ritorno li aspettava per paura che si fermassero a guardare l' acqua e che potessero caderci dentro. Attraversato il ''sime'' e poi la strada che conduce a Vestena, si saliva diritti a fianco della contrà Varizia dove c' era un piccolo sentiero, conosciuto come “strada fonda“ che con un ripido pendio conduceva fino a Castello. Le classi quarta e quinta le fece invece a Villa. Nel frattempo l'Europa si oscurava per un conflitto che il mondo non aveva mai visto. In un giorno del giugno 1914 si accendeva la scintilla. Mi raccontava che un giorno la sua maestra li accompagnò in cortile ad ammirare un qualcosa che fino a quei tempi non si era assolutamente mai visto: stava sorvolando il paese una mongolfiera. Un grande pallone che riusciva a trasportare un grande cesto, dove c' erano delle persone che chissà in che maniera riuscivano a manovrarlo. Si muoveva molto lentamente però l'ammirazione era tanta. In paese, anche tempo prima, si parlava di questo evento. Il prete in chiesa aveva detto che l'uomo

poteva fare quel che voleva ma un ''scalin'' più alto del ''camin'' non lo aveva mai fatto nessuno. Si era dimostrato che anche il prete non era infallibile. Un anno dopo, il 24-05-1915 giungeva il triste annuncio che l' Italia aveva dichiarato guerra all'Austria . La sua famiglia voleva sperare di poter evitare tale prova, visto che il suo papà aveva già tre figli, ma purtroppo l' esercito chiedeva uomini. L'annunciata brevità del conflitto invece si protraeva nel tempo e la guerra procurava vittime. In paese iniziavano ad arrivare le prime lettere di caduti in battaglia. Il postino, povero vecchio così mi raccontava, andava in qualsiasi ora del giorno fosse arrivata posta a portarla alle famiglie. Non passarono molti mesi che anche il suo papà dovette partire, per i disertori c' era la pena di morte. Non so dire in quale luogo andò subito, comunque so per certo che nel 1917 era nelle zone del Carso, in un ospedale militare perché attaccato dai dolori e non era più capace di camminare. Nel frattempo a casa bisognava continuare a vivere e in qualche maniera a procurarsi il cibo.

Ogni tanto arrivava qualche lettera dei soldati dal fronte, allora quelle povere mamme o spose che erano analfabete, tramite il passaparola venivano a chiedere ad Elisa di leggerle e di rispedirle ai loro cari. Mi narrava che andando in un terreno più su delle sue case, sentì degli spari e pensò che fosse stato qualche cacciatore; qualche metro più avanti infatti trovò una lepre distesa per terra ancora calda. Dopo qualche attimo di riflessione la prese e in quattro salti scappò a casa nascondendola nella stalla, poi ritornò sui suoi passi e rifece il percorso. Nel frattempo, i cani e anche i cacciatori (dalla Belloca, una contrada un po' più a monte) che cercavano la loro preda, arrivarono fino a dove lei l'aveva raccolta e le chiesero se avesse visto una lepre, lei indubbiamente negò! Mi raccontava che in quei tempi avevano un “musso” che li aiutava nei campi. Un giorno la cavezza che lo teneva legato si ruppe e allora il suo nonno invece di cambiarla, l'aggiustò con dello spago. Quest'ultimo a forza di grattare nella testa della bestia la ferì

e finì per fare infezione. Dopo qualche giorno gli venne il tetano e morì di una morte atroce. Rimasero così senza aiuto nei campi. Mia nonna stanca di camminare, sempre festa e giorno di lavoro con le ''sgalmare'', arrivata la stagione delle castagne e d'accordo con la sua nonna, decisero che, se riusciva a raccogliere le castagne, poteva comperarsi le scarpe. Andava nel bosco all'alba, ancora buio, a volte a rubarle nel bosco dei Rivati, una famiglia vicina. Proseguì per tutta la stagione finché non ce n' erano più, neanche i ''polloni'' (castagne selvatiche). Allora un giorno di mercato, assieme ai suoi nonni, andò a comperarsi le tanto desiderate scarpe ma... mancava una piccola somma di denaro. Allora il nonno, senza batter ciglio disse: << Le comprerai un' altra volta>>. E si allontanò. Anche lei si dovette allontanare. Fatto qualche passo però sua nonna, vedendo che aveva le lacrime agli occhi le disse: << Vieni, ritorniamo e comperiamo le scarpe, tu gli darai i soldi che hai!>>. Disse al venditore che era un conoscente: << Poi passerà ''el me omo'' a portarti il resto >> . Presero le scarpe e partirono. Rincontrando suo nonno la nonna gli disse : << Guarda che abbiamo preso le scarpe.>>. Allora il nonno subito chiese con che cosa le avessero pagate. La risposta fu: << Ho lasciato detto che dopo tu passerai a pagarle, se vuoi far brutta figura pensaci tu! >>. Mi raccontava che quelle scarpe le sono durate fino a dopo sposata. Per la paura di consumarle andava sempre a messa prima, alle 5.00, con le ''sgalmare''. Le scarpe le teneva per andare a ''brespo'' (funzioni pomeridiane). Una volta era successo un fatto alquanto strano lì nella sua contrada. Ce lo raccontava in forma umoristica. Erano i tempi in cui si emigrava in America: c'erano due persone di una certa età (non so cosa si intendeva dire di una certa età, voglio immaginare sulla cinquantina di anni). Il marito parte per le Americhe, si cercava fortuna che a volte c' era e tante altre no. Un brutto giorno arrivò dall'America una lettera in cui annunciavano che il marito era morto. Mia nonna leggeva le lettere. La povera vedova aveva il vizio di tabaccare (sniffare il tabacco in polvere). Dopo qualche tempo arrivò dall'America un' urna che qua nessuno aveva mai visto. La povera vedova dopo averla aperta e avendo visto della polvere si disse: << Guarda il mio povero “omo” sapeva che mi piace tabaccare e prima di morire mi ha voluto inviare un vaso di tabacco american! >> Poi si seppe cosa avesse realmente tabaccato. Personalmente non posso garantire i tempi in cui sono accaduti tutti questi fatti, però ciò che ho scritto garantisco che mi è stato raccontato! Ritornando al fronte di guerra ci fu la ritirata di Caporetto e tantissimi che non sono morti sono stati fatti prigionieri: uno di loro era suo papà. Portato dagli austriaci in un campo di prigionia, dopo qualche tempo per evitare di morire di fame fece domanda per andare a lavorare nei campi. Lo trasferirono nella zona dei Carpazi. Di tutte queste cose, a casa, avevano perso traccia perché, dopo la rottura di Caporetto non avevano più avuto corrispondenza e continuavano a sperare perché non avevano avuto notizie di morte però... Nel frattempo l' unica raccomandazione era il rosario e suppliche alla Madonna. Intanto, nel 1919, un po' alla volta iniziò il ritorno di qualche uomo partito con il volto da ragazzo. (continua nella prossima uscita de "L'Alpone")

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DOMENICA 19 e LUNEDI 20 APRILE Gita a Torino, luoghi di Don Bosco e visita alla Sacra Sindone Prenotati presso Claudio Gambaretto cell. 348-4901236 "Imparare è il primo passo, vivere soltanto il secondo..."

Anno scolastico 1971/72

Ricordo di scuola: la mia classe 1a B Con fortissima emozione mi ritrovo tra le mani

questa bellissima foto che mi ritrae con i miei compagni di scuola e la prima maestra Carla Posenato Voglio condividere con loro questo ricordo in-

vitandoli a tornare per un istante bambini riconoscere e riconoscersi in quegli sguardi , Saluto tutti con il semplice “ciao”di quando ci si incontrava la mattina a scuola ... Giampaolo Bevilacqua

INTERVISTA

BROKEN CHERRIES – il “Rustic Rock” Gessjca Panato – voce Davide Bruni – chitarra solista Marco Fusa – batteria Manuel Fardini – basso Nicola Arvotti – chitarra accompagnamento Quando nasce il vostro gruppo? Nel 2011 tra varie vicissitudini e siamo arrivati ad oggi sostituendo per vari motivi cantante e bassista. Da dove l’idea di un nome originale come “Broken Cherrie’s”? Durante la stagione delle ciliegie nel 2011, vista l’annata disastrosa e visto che le ciliegie sono uno dei prodotti principali del nostro paese, abbiamo pensate alle ciliegie rotte “serese spacae”, trasformato poi in “Broken Cherrie’s che suonava meglio. Voi definite il vostro genere “rustic rock”, perché? Quando abbiamo fondato la band l’unico con esperienza musicale era il bassista mentre noi eravamo inesperti “rustici” appunto ma con tanta voglia di suonare. Poi c’è anche il nostro Davide Bruni che scrive i testi e lui è un po’ un “rustic rock man”. Quali sono le vostre influenze musicali? Per i testi il grande De Andrè mentre musicalmente siamo legati a Bob Dylan, i Birds, ovviamente Neil Young, i signori del rock insomma Quindi non solo cover, anche brani vostri. Sì, cover sia italiane che straniere. Per i nostri brani il nostro paroliere è Davide mentre la musica nasce dalla collaborazione di tutti. In pubblico ne abbiamo già suonati 3: “Mister Dylan” dedicata ovviamente a Bob Dylan, “Vangelo” un brano che sbeffeggia la politica e i politici e “Chi ancora guarda il cielo” un brano che richiama

i tempi in cui non c’era la tecnologia di oggi e si godeva della semplicità delle cose, come appunto guardare il cielo. Attualmente stiamo lavorando ad una specie di trilogia musicale, diciamo tre poesie legate tra loro da mettere in musica e dare vita ad una “commedia musicale”. Considerate utili i social network per il vostro gruppo? Sì, molto. Per pubblicizzare eventi e rimanere in contatto con le varie band. E’ un’ottima vetrina ed inoltre ci aiuta ad organizzare le trasferte coi nostri fans quando suoniamo fuori paese. E’ difficile trovare date? Devi darti da fare per cercare ingaggi. Finora abbiamo fatto parecchie serate e ne abbiamo già in calendario. Cerchiamo comunque di non fare più di due date al mese sennò diventa troppo impegnativo. La vostra più grande soddisfazione? Suonare al Jack the Ripper che è come il “tempio del rock” nella nostra vallata e non solo. La prima volta è stata l’anno scorso eravamo emozionati, c’era un pubblico numeroso. Alla fine è andato tutto alla grande, un successo. Progetti per il futuro? Registrare un demo per farci conoscere fuori dalla vallata. (Nicola) Vorrei spendere due parole per la nostra cantante Gessjca. Tiene unito il gruppo, ci procura serate ed ha un bel gruppo di amici che la segue ad ogni serata. Il nostro bassista Manuel inoltre ha molta esperienza alle spalle, è al terzo anno di conservatorio e la sua preparazione musicale è fondamentale per affinare brani e sonorità. Lucia Burato

CONSIGLI DI LETTURA Dominique Lapierre, Larry Collins, PARIGI BRUCIA?, 1964 Bruciare la città mondo, la capitale del ventesimo secolo. La città della Senna, dei boulevard e di Notre-Dame, del Louvre e della torre Eiffel. Bruciare Parigi. «Bruciate Parigi!» ordina Hitler nella fase conclusiva della Seconda guerra mondiale. Ma l’ordine non venne eseguito e Parigi fu salva. Chi la salvò dalla distruzione? De Gaulle? O il generale von Cholitz? Il comunista Rol o il console svedese Nordling? Come si arrivò al 25 agosto 1944, giorno in cui la città venne liberata dagli Alleati? Attraverso carte segrete ritrovate negli archivi tedeschi e documenti dell’epoca, Lapierre e Collins scrivono un drammatico romanzo-cronaca, mettendo in scena eroi e traditori, giovani e vecchi, spie e ostaggi. Sono i protagonisti dell’epopea della città, dall’incubo della distruzione totale alle battaglie per le strade, fino alla liberazione.

Marco Leaso, classe 1983, meccanico ed un'unica passione:

LA VESPA

Stephen King, CELL, 2006 Boston, primo ottobre. Tutto va bene. È un luminoso pomeriggio di sole, la gente passeggia nel parco, gli aerei atterrano quasi in orario. Per Clayton Riddell è il più bel giorno della sua vita. In quel preciso istante, il mondo finisce. A milioni, quelli che hanno un cellulare all'orecchio impazziscono improvvisamente, regredendo allo stadio di belve feroci. In un attimo, un misterioso impulso irradiato attraverso gli apparecchi distrugge il cervello, azzerando la mente, la personalità, migliaia di anni di evoluzione. In poche ore, la civiltà è annientata, l'homo sapiens non è mai esistito, lasciando al suo posto un branco di sanguinari subumani privi della parola. Ma questo è solo l'inizio. Tagore Rabindranath, ARCOBALENO. 120 CANZONI La raccolta del poeta indiano è divisa in 7 sezioni corrispondenti ai colori dell'iride: rosso e arancione per l'amore profano e sacro, giallo per l'impegno civile e politico, verde per il senso della natura, indaco per la riflessione sulla condizione umana, azzurro per la ricerca di un inconoscibile divinum, violetto per una vasta visione dell'esistenza umana nell'equilibrio dell'universo, che arriva a una straordinaria e serena accettazione anche della propria fine. Sendak Maurice, NEL PAESE DEI MOSTRI SELVAGGI, 1963 Max s'infila il suo vestito da lupo, ne combina di tutti i colori e parte per un avventuroso viaggio nel paese dei mostri selvaggi. Età di lettura: da 3 anni.

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Tutto è cominciato per caso, nel 2012, quando un amico mi propone di entrare a far parte del suo team, la Duepercento squadra corse. Accetto e il mio sogno diventa realtà. Il primo anno è solo una prova, nessuna partecipazione a campionati, solo prove su pista e un mettere a punto il motore per aprile 2013, mese in cui inizia il primo campionato Polini a cui partecipo con molto entusiasmo. Si tratta di un campionato a livello nazionale, in sei tappe, che mi porta a girare l'Italia da Nord a Sud e a conoscere molte persone che, come me, amano l'insetto su due ruote. Nel 2013 mi classifico 2° . Aprile 2014: comincia la seconda avventura. Le cose in questo campionato sono più difficili. A Viterbo, una brutta caduta durante le prove

cronometrate mi causa un infortunio alla caviglia destra...stringo i denti e riesco ad ottenere il 4° posto in griglia di partenza. Durante la gara la lotta è dura soprattutto a causa del forte dolore al piede, ma nonostante tutto riesco a portare a casa il 3° posto di giornata. Settembre 2014: un grave incidente stradale coinvolge me e tutta la mia famiglia. Mi ritrovo il polso destro ingessato per 20 giorni e non ho la possibilità di partecipare alla penultima gara. Ero al 2° posto nella classifica generale, la non partecipazione a quella gara avrebbe potuto ribaltare la situazione, dato che il 3° classificato era a soli due punti da me. Non mi arrendo, però, e nell'ultima gara, grazie all'opera di Tomas Pozza, il preparatore del nostro team, riesco a portare a casa il 2° posto nazionale con un motore che superava i 140 km/h. Questa è stata una grande soddisfazione per me. Il Polini Italian Cup non è solo rivalità e competizione, ma un'unione e una comunione tra persone che amano la Vespa e che amano, dopo le prove e le sfide, riunirsi tutti insieme intorno ad un tavolo a ridere, scherzare e mangiare. Vorrei, però, ricordare a tutti che le strade non sono una pista, dove si ha la possibilità di correre, ma mettendoci sempre e comunque la testa! Quando si viaggia su strada con auto e moto si devono rispettare i limiti di velocità per salvaguardare la nostra e l'altrui vita. Marco Leaso 83. - WLV


INTERVISTA

KVASSELN – L’eclettismo urbano Fabio - batteria voce Roberto - chitarra cori Elia - voce tastiera synth Il Vostro è certo un nome particolare per una band, come mai questa scelta? Viene dal tedesco. Il significato è spettegolare, ciarlare e, vista la piccola realtà del nostro paese, è come dire “paese piccolo, la gente mormora”. La scelta del tedesco è per un tributo alla bella esperienza vissuta a Lipsia come gruppo di supporto ad un concerto. Come nasce il vostro gruppo? (Elia) Io e Fabio suonavamo in un gruppo, gli “Steady Vain”, però questo ci legava all’hard rock. Avevamo desiderio di sperimentare e questo ci ha portato a seguire un percorso diverso che si è finalmente concretizzato all’arrivo, nel 2013, di Roberto il chitarrista . Nel sito del Vestenastock il vostro genere è stato definito “eclettismo urbano” In effetti le nostre influenze musicali sono molteplici, dal rock’n roll del mitico Elvis al funky anni 70, dal progressiv al jazz. Sono contaminazioni soggettive e la fusione di queste influenze ha portato ad un genere ispirato fondamentalmente da rock, jazz, elettronica e doubstep. Come nasce la vostra musica, come date origine ai vostri brani? Sono pezzi che nascono dalla collaborazione di tutti sia per la musica sia per i testi. Noi abbiamo una regola che è “chi crea la melodia pensa anche al testo” poi ovviamente ci si lavora e lo si perfeziona tutti insieme. I testi si ispirano

alla vita quotidiana, alle emozioni, alla realtà insomma. Secondo voi i social network possono costituire un vantaggio, un veicolo per il successo di una band come la vostra? Sì, un po’ per l’immagine ma relativamente. Il modo migliore per farci conoscere rimane il live, il suonare dal vivo, anche se non è facile trovare date. Devi avere conoscenze e dimostrare che hai seguito e puoi riempirgli il locale. Forse ci vorrebbe più attenzione alla qualità rispetto alla quantità. Per fortuna c’è ancora chi crede in questo. Un’esperienza particolare da ricordare? Siamo stati chiamati ad esibirci davanti ai ragazzi della scuola media di San Giovanni Ilarione. Abbiamo suonato 2 ore ma potevamo continuare ancora per molto. Si percepivamo il loro entusiasmo e la loro curiosità. Da parte nostra la consapevolezza di aver lasciato loro qualcosa, di aver insegnato qualcosa. Progetti per il futuro? Quest’anno registreremo un cd. Il progetto più grande però sta nella speranza di mantenere la passione e l’allegria nel suonare assieme per almeno altri 10-20 anni, non smettere di sperimentare, di cercare nuovi sound e riuscire a far percepire al pubblico tutte le sfumature che la musica ha, emozionandoli ogni volta di più. Lucia Burato (grazie a Roberta Costantini per avermi permesso di attingere alle sue recensioni su www.vestenastock.it)

CANNELLONI

ALLA RICOTTA

Procedimento:

Ingredienti:

- 12 o 14 rettangoli di pasta fresca ⁃- 400 gr. di ricotta ⁃ - 300 gr. circa di petto di pollo o tacchino ⁃- Spinaci lessi 2 palline - Grana o monte veronese stagionato grattugiato q.b. ⁃ -Noce moscata - ½ lt. di besciamella liquida ⁃ - Salsa di pomodoro ⁃ - Burro - sale - pepe

Lessate in acqua bollente salata i rettangoli di pasta, scolateli e stendeteli su un asciugapiatti pulito. Nel frattempo cucinate nel burro il petto di pollo e frullatelo con il robot. In una terrina mescolate la ricotta con la carne, gli spinaci lessati, scolati e spezzettati, il formaggio grattugiato, la noce moscata, sale e pepe. Su ogni rettangolo di pasta ponete un paio di cucchiai di ripieno. Arrotolate ogni rettangolo formando cosi' i cannelloni. Posate nel fondo di una pirofila imburrata uno strato di salsa di pomodoro sopra la quale adagerete i cannelloni uno vicino all'altro, Versate sopra ancora qualche cucchiaio di salsa. Ricoprite il tutto con besciamella e quindi cospargete con formaggio grattugiato e qualche fiocco di burro. Cuocete in forno caldo a 200 gradi , coperti per venti minuti. Scopriteli e completate la cottura per altri 10 minuti. Servite ben caldo e BUON APPETITO! Luciana Damini

23 novembre 2014 Componenti della 62° Compagnia As. Candido Caserma si sono ritrovati per il 40° Anniversario dal congedo. Tutti contenti e felici. N.B.: Informazioni per il futuro tel. 045-7810768, cell. 348 8345526

ICTUS CEREBRALE Per ictus cerebrale si intende un danno acuto ad una parte del cervello dovuto ad improvvisa mancanza di sangue( ischemia ). Come conseguenza immediata si ha una improvvisa perdita dellla forza muscolare e della sensibilità ad una parte del corpo accompagnata da difficoltà o perdita della parola. Si conta che in Italia , fra nuovi casi e ricadute si arrivi a circa 185.000 ictus ad ogni anno. Tra questi malati circa un 20% ha esito infausto entro un anno: dei rimanenti un terzo va incontro a stabilizzazione con una grave invalidità residua, un terzo rimane con una invalidità che gli consente una discreta autonomia e solo un terzo ha la fortuna di tornare a completa guarigione. L'ischemia cerebrale può essere dovuta a trombosi, ad embolia, o a rottura di una arteria in un punto difettoso ( emorragia ). La trombosi è l'ostruzione graduale del lume arterioso provocata dalla formazione di una o piu' placche sulla parete interna dei vasi, che accrescendosi ostacolano il regolare flusso. L'embolia è costituita dalla formazione di un coagulo di sangue che spostandosi nel lume arterioso lungo la corrente ematica arriva a tappare completamente un ramo arterioso. L'emorragia e' dovuta alla rottura di una arteria spesso in corrispondenza di un punto difettoso ( aneurisma ) .. Un terzo dei casi di ictus cerebrale esordisce con la cosiddetta " Ischemia cerbrale transitoria o T.I.A. " che presenta sintomi sovrapponibili all' ictus che scompaiono spontaneamente in meno di 24 ore. Si parla di : momentanea difficoltà della parola, perdita transitoria della vista , stati di confusione mentale, improvvisa debolezza di un arto o vertigine con caduta a terra. Spesso i sintomi vengono sottovalutati per la loro breve durata. Sarebbe invece importante che il paziente giungesse al più presto all'osservazione medica. Nel caso di un grave ictus il tempo utile per evitare il danno irreversibile al cervello è molto limitato: due o tre ore al massimo. Bisogna identificare al più presto il tipo, la sede e la gravita delle lesioni

con i mezzi diagnostici a disposizione: ultrasuoni (ecodoppler), tomografia computerizzata (tac) o risonanza magnetica (rmn). Nel caso di trombosi si cerca di ripristinare il flusso di sangue disostruendo l'arteria mediante catetere con palloncino e successiva applicazione di dilatatore (stent) e, dove non è possibile, con l'applicazione di un tubo in materiale sintetico che bypassa l'ostacolo. Nel caso di embolia si ricorre se possibile alla rimozione chirurgica dell'embolo (embolectomia) o alla dissoluzione dello stesso a mezzo di farmaci (trombolisi). Nel caso di raccolte ematiche localizzate si ricorre al drenaggio chirurgico. Purtroppo solo una piccola percentuale di pazienti può beneficiare di queste possibilità o perchè non rientra nei parametri richiesti dalle metodiche o semplicemte perchè arriva alla osservazione medica troppo tardi. Quando il danno al cervello è irreversibile non resta che aspettare la stabilizzazione ed avviare il prima possibile il lento e faticoso programma di riabilitazione, Il programma ha lo scopo di restituire alla persona la massima indipendenza possibile ed andrebbe continuato finchè ci sono miglioramenti misurabili. La prevenzione de''ictus andrebbe fatta cercando di mettere in atto corrette abitudini di vita e cercando di identificare e curare le malattie che predispongono alle lesioni vascolari. La dieta: viene raccomandato il tipo mediterraneo: pane, frutta, verdura, legumi, cereali olio di oliva, più pesce e meno carne, preferendo carni bianche, pochi grassi di origine animale. ALCOOL: due bicchieri al giorno per gli uomini, un bicchiere al giorno per le donne. Oltre i cinque bicchieri al giorno aumenta il richio di ictus. FUMO: il rischio aumenta in proporzione al numero di sigarette fumate. ATTIVITA' FISICA: è ampiamente dimostrato il beneficio di una attivita' fisica moderata e costante ( es.: mezz' ora al giorno di passeggiata a passo spedito ). Fra le situazioni patologiche predisponenti vanno menzionate l'ipertensione, il diabete mellito, la presenza di placche carotidee asintomatiche, la presenza di episodi di T.I.A. e le cardiopatie che comportino difetti valvolari o alterazioni del ritmo. La fibrillazione atriale, particolarmente frequente nell'anziano richiede, per l'alto rischio di embolia, un trattamento di prevenzione con anticoagulanti orali da proseguire per tutta la vita Dott. Vincenzo Magnabosco

Redipuglia: IO C'ERO! Sabato 13 settembre 2014 la sezione del Fante di San Giovanni Ilarione era presente con un pullman all'incontro che Papa Francesco ha

voluto tenere presso il Sacrario di Redipuglia in occasione del centenario dell'inizio della I guerra mondiale.

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A.S.D. BASALTI

POLISPORTIVA ILARIONE

IL SENSO DI COLPA NEL BAMBINO Siamo tutti convinti che lo sport è fondamentale per la crescita psico-fisica dell’individuo e in particolare per i bambini. Lo sport aiuta a crescere, a migliorarsi come persona, tempra il fisico e lo spirito, lo sport è vita, è salute. La Polisportiva a San Giovanni Ilarione si preoccupa di gestire i corsi legati ai diversi sport, attiva nuove discipline, crea percorsi all’interno delle scuole elementari e medie, manifestazioni ricreative per sensibilizzare adulti, ragazzi e giovani all’importanza dell’attività fisica e sportiva, ma non solo. Un ulteriore servizio che la Polisportiva ha concretizzato, attraverso il Judo Club Valdalpone, è stato un incontro/conferenza con la dottoressa Marika Fretti (psicologa clinica) sul senso di colpa nel bambino. Incontro molto interessante e partecipato, che apparentemente ha poco a che fare con lo sport, ma che ha molto a che vedere con l’attenzione che la Polisportiva vuole avere verso i ragazzi e l’aspetto formativo che, naturalmente, chiama in causa soprattutto i genitori. L’intento della serata, voleva essere quello di offrire un servizio ed una consulenza a tutti quei genitori/educatori che capiscono l’importanza di osservare i ragazzi, i propri figli, nella fase della crescita e di cogliere quei segnali che possono evidenziare un’esigenza del bambino, la richiesta di un’attenzione maggiore o di una linea educativa diversa. Nei primi anni di vita si forma la struttura emotiva del bambino e questa condizionerà l’esistenza per tutti gli anni futuri dell’individuo. Il senso di colpa si forma in modo significativo verso i tre anni ed è condizionato dal clima relazionale, dal modello educativo adottato dai genitori e dai condizionamenti sociali dell’ambiente. Il bambino si specchia negli occhi e nei comportamenti degli adulti che lo circondano. Capisce che per stare bene, per essere ben voluto e ben valutato, deve agire nel modo giusto rispetto alle aspettative degli altri. In cambio riceverà affetto, cibo, calore e protezione. Il “sentirsi in colpa” di un bambino, è la conseguenza di un comportamento non adeguato alle richieste e alle aspettative altrui. Questo, nell’età adulta, condizionerà la capacità di creare relazione con gli altri e l’autostima dell’individuo. Spesso una delle paure di tanti giovani, ma anche adulti, è proprio quella di essere giudicati negativamente dagli altri, di non valere nulla agli occhi delle persone importanti per la propria vita. Da questo deriva il senso di colpa. Per i genitori è importante porre attenzione a come si rimproverano i bambini. Il rimprovero

deve sempre essere indirizzato verso il comportamento e non deve mai ledere il valore del bambino. I bambini imparano ciò che vivono e se in famiglia c’è una coerenza educativa, un clima di fiducia, rapporti distesi, questo aiuta la formazione di un senso di colpa positivo, che metterà il bambino in grado di vivere bene in età adulta le relazioni con gli altri, ad avere un’immagine positiva di se stesso e degli altri. Al contrario, il disagio di colui che non ha stima di se stesso risale alla coscienza di non valere a sufficienza, di non essere idoneo alla vita e tutto questo per propria colpa. Quando si prova questa sensazione, è evidente che alla base ci sono dei traumi dovuti ad un inadeguato modello educativo, ferite emotive vissute durante l’infanzia quali: l’abbandono, la mancanza d’affetto, critiche distruttive, mancanza di rispetto per i propri bisogni emotivi e così via. La colpevolizzazione è lo strumento più potente ed il metodo più utilizzato, a volte senza nemmeno rendersene conto, per fare sentire inadeguato qualcuno. Il persistere di questi stati emotivi forti e negativi, può sfociare in nevrosi, nella difficoltà di vivere bene le relazioni in famiglia, con gli amici, con la persona che si ama e con la quale si vuole costruire una famiglia. Ho trovato significativo concludere questo articolo con il pensiero di Dorothy Law Nolte una pedagogista, insegnante americana che credo esprima molto bene la finalità ed il senso dell’incontro che abbiamo vissuto. I bambini imparano ciò che vivono. Se il bambino è criticato, impara a condannare. Se vive nell’ostilità, impara ad aggredire. Se è deriso, impara la timidezza. Se vive vergognandosi, impara a sentirsi colpevole. Se è trattato con tolleranza, impara ad essere paziente. Se vive nell’incoraggiamento, impara la fiducia. Se vive nell’approvazione, impara ad apprezzare. Se vive nella lealtà, impara la giustizia. Se vive con sicurezza, impara ad avere fede. Se si sente amato, impara a trovare amore ed amicizia nel mondo. Sicuramente nessuno di noi nasce con le carte in regola per poter essere un bravo genitore, ma tante cose si possono imparare. Le possibilità e i mezzi oggi ci sono e, forse, anche incontri come questo servono per aprire orizzonti più ampi sul mondo dell’educazione e della crescita dei nostri bambini. Stefano Gaiga

U.S. CALCIO S. Giov. Ilarione

FESTA DI FINE ANNO La società calcio U.S. San Giovanni Ilarione nel periodo natalizio ha voluto festeggiare, organizzando Domenica 28 Dicembre 2014, una splendida serata in allegria, presso il ristorante Zoccante a Vestenanova, per l’occasione interamente occupato dai propri tesserati, genitori e simpatizzanti. Dopo il discorso di benvenuto e auguri da parte dell’assessore allo sport Marco Beltrame, presente insieme al Sindaco, è stata servita l’ottima cena. La festa è poi proseguita con una ricca lotteria che ha intrattenuto tutti i presenti speranzosi di poter vincere qualche ambito premio. La cena è stata propizia per poter stare insieme, dai più piccoli ai più grandi, senza patemi di ri-

Comune di SAN GIOVANNI ILARIONE Totale nati: Totale matrimoni: Totale morti:

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Trimestrale di informazione e cultura c/c postale n. 15684376 Se vuoi inviare il tuo contributo all'Alpone utilizza c/c postale n. 15684376 intestato a: Pro Loco di San Giovanni Ilarione - Piazza Aldo Moro, 5. Coordinate bancarie Poste Italiane: IBAN IT23 T076 0111 7000 0001 5684 376 - Cod. Bic/Swift: BPPIITRRXXX Direttore responsabile: Delio Vicentini Redazione: Dario Bruni, Luciana Damini, Mario Gecchele, Giovanni Sartori, Lucia Burato, Lorenzo Gecchele, Angelo Pandolfo

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sultati da raggiungere od ostacoli da superare ma solo con l’intento di divertirsi sentendosi tutti parte di una grande famiglia. La serata è stata un grande successo considerando la massiccia presenza di persone, circa 400; successo di cui bisogna dar merito ai dirigenti che si sono rimboccati le maniche per allestire e preparare in modo eccellente tutta la serata nei più piccoli dettagli. Vista l’ottima riuscita della “Festa di Natale” della U.S. Calcio San Giovanni Ilarione e l’apprezzamento unanime ricevuto, la Società si augura di poter far diventare questo momento di socializzazione una bella tradizione da continuare negli anni a venire. Luca Rossetto

Al 31/01/2015: Totale residenti maschi: Totale residenti femmine: Totale residenti: Totale famiglie:

2.626 2.511 5.137 1.821

Recapito: Franco Cavazzola - Presidente Pro Loco - Via Risorgimento 3/C - San Giovanni Ilarione (VR) - Cell. 347 2600161 - Email: cavazzola@utenti.ilarione.it Pubblicità: Franco Cavazzola (vedi contatti Recapito) Prestampa e Stampa: Grafica Alpone srl Via del Lavoro, 90 Tel. 045 6550833 - Fax. 045 6550221 E-mail: grafica@graficaalpone.com San Giovanni Ilarione (VR)

NICOLÒ RIVATO - 11 dicembre 2014 Università di Pad, Laurea Magistrale in Chimica IRENE SARTORI - 31 marzo 2015 Università di Verona, Laurea in Lingue e Culture per l'editoria

GLI ALLORI:

OFFERTE per l'Alpone Agresti Amelia Allegri Augusto Ambrosi Gina Ambrosi Lorenzo Ambrosi Sante Andriolo Anna Andriolo Maria Arvotti Giuseppe Biondaro Silvana Bordon Domenico Cambiolo Giulietta Cavazza Bruno Ciman Angelo Ciman Annalia Ciman Luigina Coffele Angela Corradini Margherita Damini Bruno Damini Cornelio Damini Pierina Eriani Antonio Fattori Dino Fochesato Teresina Fratelli Creasi Gambaretto Almerina Gecchele Giuseppe

S.Giov.Il. Coltrini S.Giov.Il Montecchia di C. S.Giov.Il. Coltrini S.Giov.Il Coltrini S.Giov.Il Coltrini S.Giov.Il S.Donà di Piave Bologna Mingon S.Giov. Il. S.Giov.Il. Montecchia di C. S.Giov.Il. S.Bonifacio Montecchia di C. Verona Coltrini S.Giov.Il Coltrini S.Giov.Il Coltrini S.Giov.Il Bertini S.Giov.Il. Varese S.Giov.Il. Saint-Ghislain BE S.Bonifacio Castello

Leorato Ugo Lovato Roberto Lovato Teresa Mainente Nadia Mainente Celestina Malpeli Giacomo Marcazzan Domenico Marchesini Norma Marchetto Giovanna Marchetto Lina Marcigaglia Anna Mazzocco Rosina Micheletto Luigina Origano Angelo Panarotto Gabriele Panarotto Mariano Panarotto Sergio Pandolfo Gianfranco Panificio Pozza Posenato Bertilla Rivato Agostino Rossetto Rino Soprana Flavia Vanzo Luciano Zamichele Bruno

Roma Coltrini S.Giov.Il Torino Modena Montecchia di C. Varese Boarie, S.Giov.Il. Montecchia di C. Besozzo (VA) S.Giov.Il. S.Giov.Il. S.Giov.Il. Arzignano S.Giov.Il. Arzignano S.Giov.Il. S.Giov.Il. Quinto Verona Castello S.Giov.Il. S.Giov.Il. S.Giov.Il. S.Giov.Il. S.Giov.Il. Montebello (VI)


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