Angri 80

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Euro 1,00 - Mensile indipendente a cura del centro iniziative culturali - anno XXIX - Nº 5 - 20 Maggio 2011

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Intervista con l’architetto Salvatore Orlando sul Piano Urbanistico Comunale

“Un Centro polivalente nelle ex Mcm, per rilanciare il paese”.

Intervista con il nuovo Vescovo diocesano, mons. Giuseppe Giudice

“Mi impegnerò per una Chiesa unita, vicina alla vita della gente”

servizio a pag. 2

Solleticato dall’articolo sullo stato di abbandono della villa liberty di corso V. Emanuele, Costantino Scudieri, con la collaborazione di Giovanni Savi, suo coetaneo, ha ricostruito la storia della donna che nell’anteguerra fece costruire il signorile immobile, oggi sotto il vincolo della Soprintendenza.

‘A Tibona, la Violette angrese

Intervista con l’assessore Giacomo Sorrentino sulle polemiche e le proteste causate dalla zona a traffico limitato in via Amendola e in via Incoronati.

Memoria a pag. 8

«è nostra intenzione di allargare la Ztl a tutto il centro Servizio a pag. 2 storico».

Il suo impegno pastorale sarà nello stile del Vangelo: chiarezza, semplicità e fiducia nell’uomo, per poter realizzare il cristianesimo “postconciliare”, basato sui valori di accoglienza, apertura, fraternità, rispetto e dialogo con tutti.

Servizio a pagina 6

Intervista di Luigi D’Antuono e Bartolo Mainardi a pagina 5

Figaro? Sono io!

Intervista con Barbara Mauriello, una giovane

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donna che, nel salone Gio Style, taglia i capelli alle donne ma… fa anche barba e capelli agli uomini! Servizio a pag. 10

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Attualità

Specchio dei tempi di Luigi D’Antuono

Contraddizioni angresi 2 Sul numero di aprile 2011 di ANGRI ’80 abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “Contraddizioni angresi”, che è piaciuto molto ai nostri concittadini. Visto che le contraddizioni ad Angri non mancano, abbiamo deciso di continuare (confidando, anche, nella collaborazione dei nostri lettori), ma con l’auspicio di chiudere al più presto la rubrica per intervenuta mancanza di… contraddizioni. VECCHI SINDACI: DA BUTTARE O DA CONSULTARE? I nostri lettori ricorderanno l’efficace slogan elettorale di Pasquale Mauri: “Si cambia davvero”, che si rifaceva a quello di Giampaolo Mazzola (“Finalmente si cambia”) con il chiaro intento di veicolare un messaggio di svolta radicale rispetto al passato; l’allora aspirante Sindaco fu ancora più esplicito durante il comizio con l’on. Casini: “Voglio un’Amministrazione con la testa sulle spalle”, da cui si traeva la logica conclusione che quelle precedenti erano state guidate da Sindaci senza testa. Dopo le elezioni stessa musica: “…Per lunghi anni Angri ha navigato come un vascello fantasma, con una ciurma di bucanieri che attendevano il nulla per andare all’arrembaggio. Oggi… Angri ha trovato il suo capitano che deve condurla dal mondo irreale al reale, dalla follia alla ragione” (Pasquale Mauri su ANGRI ’80, sett. 2010); “Stiamo ricostruendo questa città dalle macerie lasciate dagli altri!”( Ass. Giacomo Sorrentino su ANGRI ’80, febb. 2011). Con queste premesse il Sindaco non avrebbe potuto e dovuto bere insieme agli ex Sindaci (politicamente parlando) neppure un caffè; invece, che succede nella seduta di Consiglio comunale del 28 marzo u.s.? Il dott. Mauri (sì, proprio lui) propone di istituire una Consulta destinata a collaborare direttamente con lui e composta, indovinate un po’, dagli ex Sindaci di Angri! TUTTI PER UNO O… UNO PER TUTTI? In polemica con l’opposizione di destra, il Sindaco Mauri durante il Consiglio Comunale del 24 settembre 2010 dichiarava: “…. all’interno della mia Giunta ogni qualvolta un assessore porta le proposte le discutiamo e tutti i provvedimenti sono adottati all’unanimità, perché discutiamo dei problemi e alla fine prendiamo decisioni condivise da tutti…..”. Conoscendo il Sindaco, mi riesce difficile crederci; in particolare, sembra che ciò non sia avvenuto (stando alle giustificazioni ufficiose di qualche assessore) in occasione dell’annullamento del bando di concorso per Comandante dei Vigili Urbani e, di certo, non è avvenuto nella seduta di Giunta del 16 dicembre 2010 allorché è stato approvato il Piano di dimensionamento scolastico, il cui successivo congelamento ha portato alle dimissioni di Caterina Barba: infatti, se, nell’occasione, ci fosse stata un minimo di discussione, penso che la prima domanda che Sindaco e colleghi assessori le avrebbero rivolto sarebbe stata quella relativa all’avvenuta, o meno, concertazione con i dirigenti scolastici. CONCERTARE O NON CONCERTARE? A proposito di Caterina Barba, su cui è stata scaricata la colpa della mancata preventiva concertazione con i dirigenti scolastici, non ho capito perché non abbia ricordato al Sindaco che, di fatto, lui il metodo concertativo non l’aveva mai applicato fino ad allora. Anzi! Per informazioni in merito rivolgersi ai commercianti di Via Amendola e Via Incoronati…… ZTL: PERSEGUITATI E ABBANDONATI? A proposito di commercianti della ZTL, non comprendo come, in presenza di questa ferita ancora aperta, i loro dirigenti sindacali, vecchi e nuovi, possano pensare di sottoscrivere (prima di aver chiuso questa lunga e spinosa vertenza) protocolli d’intesa con chi oggettivamente e ingiustificatamente perseguita dei loro colleghi. Il principio della mutualità e della solidarietà è alla base di ogni associazione, qualunque sia la sua missione; dimenticarselo non paga, anche perché chi dà forza e legittimazione al sindacato sono gli iscritti, non certo la controparte! UNA CONTRADDIZIONE ANCHE PER ANGRI ‘80? Un attento lettore, incontrato qualche giorno fa in edicola, ha rimproverato ANGRI ’80 di essere a volte contraddittorio: “Ma come, sull’altro numero, con due articoli, avete duramente attaccato il Sindaco per come aveva organizzato la Cena di beneficenza nel Castello Doria e… preso in giro chi vi aveva partecipato; poi, sull’ultimo numero, pubblicate l’articolo di una insegnante di religione che tesse lodi sperticate per l’iniziativa ed elogia tutti, proprio tutti?”. La mia risposta è stata: “A prescindere dal fatto che il direttore ha premesso a quell’articolo il classico Riceviamo e pubblichiamo, per far intendere che si trattava di un contributo extra redazionale, dovresti sapere che il nostro slogan è da sempre “ANGRI ’80, il mensile degli Angresi”! E noi siamo coerenti, per cui ben volentieri ospitiamo e, anzi, ricerchiamo i contributi dei nostri concittadini, anche di quelli che la pensano diversamente da noi”.

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Intervista con l’architetto Salvatore Orlando sul Piano Urbano Comunale

“Un Centro polivalente nelle ex Mcm, per rilanciare il paese”

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alvatore Orlando, architetto, membro della consulta comunale in seno alla quale si evidenzieranno le linee guida del Piano urbanistico comunale. Già redattore, agli inizi degli anni ottanta, del Piano di recupero di via Ardinghi, via Fontanella, via Giudici e via Risi. Il Puc è il vecchio Piano regolatore generale? Si. È uno strumento che consente di immaginare e programmare lo sviluppo economico, politico, sociale ed urbanistico del territorio comunale. Un’assunzione di grande responsabilità per chi amministra. Impone vincoli ed ha una durata decennale. In pratica, quanto si decide oggi impegna la nostra comunità fino al 2021, salvo varianti in corso d’opera. Cosa accadde negli anni ottanta? Il Consiglio comunale approvò il piano di recupero che prevedeva la ristrutturazione e la riqualificazione urbanistica del comparto indicato. In particolare? La demolizione dei vecchi fabbricati e la ricostruzione delle stesse volumetrie, ricavandone più vani, con l’ampliamento delle strade e l’adeguamento dei sottoservizi, delle aree verdi e dei parcheggi. Il centro storico raso al suolo? Eravamo nel dopo terremoto. C’erano fabbricati fatiscenti, che non avevano alcun valore storico. Via Badia si sarebbe intersecata con via Dante Alighieri, con l’abbattimento di un edificio immediatamente confinante con il piazzale della chiesa

niugare pedonalizzazione e mobilità. di San Benedetto. Era previsto anche Il tutto grazie al recupero e alla conl’abbattimento del fabbricato Smalgiunzione delle strade esistenti. done nei pressi del convento delle Un esempio. suore Battistine, con l’allungamento Via Taurana può essere collegata di piazza Annunziata. a via Santa Maria e, quindi, alla Est Su via Giudici? Vesuvio. Avevamo immaginato la creazione Oltre la viabilità? di piccole aree verdi e parcheggi. Ma C’è il recupero dei comparti di via anche di percorsi pedonali che la colArdinghi, Fontanella e dei Goti. legavano con via Nuove Cotoniere, Appartamenti, box, garage, cave, alberghi, ter-Ci sono ancora zone degradate su cui il comparto dei cosiddetti quattro è possibile intervenire il Piano palazzi via Cervinia reni e,e quindi, ville:con è questo il patrimonio della con camorcasa, ristrutturando e riqualificando. e via Zurlo. Lo stesso vale per via Di Mezzo. Perché non fu portato ra orail progetto affidato alla Prefettura di Salerno e, in E per le aree industriali dismesse ad esecuzione? gestito da Comuni ed associazioni o prossime alla dismissione? Gli parte, amministratori non ebbero il Potrebbero accogliere le strutture coraggio di andare oltre. Ci fu l’afsociali. fermazione degli interessi particolari Tipo? dei singoli proprietari. L’intervento Le cotoniere potrebbero essere sarebbe stato realizzato con i fondi riconvertite, con un progetto di della ricostruzione, che avrebbero ristrutturazione, in un centro civico anche assicurato la realizzazione di tutte le infrastrutture e la costruziopolivalente. Se ne recupererebbe il ne di ulteriori vani, rispetto a quelli valore storico culturale. abbattuti, di cui sarebbe stato proprieRistrutturare per ricavarne un tario il Comune. centro civico polivalente? Senza Allora le idee erano chiare. abbattere? Oggi, invece, si ha l’impressione Non sempre è necessario abbattere. di navigare a vista. Oltre la proI capannoni industriali, in genere, posta dell’Amministrazione non possono tranquillamente ospitare pac’è altro. Nonostante gli inviti a lestre o piscine, campi di gioco, piste partecipare alla elaborazione del per il pattinaggio. Nelle cotoniere, documento. in particolare, può essere allocato Per ora abbiamo le linee guida il centro civico polivalente, con bidell’Amministrazione, che ha optato blioteche, sale congressi, auditorium, per uno sviluppo articolato lungo locali per le associazioni, aree verdi, due direttrici: il commercio ed il cinema, teatro, centri di ricerca, spazi turismo. ludici e ricreativi, con parcheggi Cosa manca? pertinenziali a queste realtà. Una visione organica dello svilupSe ne parla da almeno dieci anni. po della città. Una rivisitazione della Invano. viabilità, con la realizzazione di una Sono strutture assenti sul territorio; sorta di tangenziale, in grado di corappresentano momenti di aggre-

gazione e di confronto: elementi necessari allo sviluppo del commercio e del turismo. Chi dovrebbe dirlo al proprietario? L’Amministrazione comunale. Un intervento del genere è nell’interesse della comunità. La proprietà resta al signor Russo. Chi finanzia? Ci sono varie formule di attuazione dell’intervento: privata, pubblica, mista, attraverso una società di trasformazione urbana, con un project financing. Sembra una proposta da campagna elettorale. Non lo è. E ti spiego perché, illustrandoti il senso della proposta del centro polivalente nelle cotoniere. Immagina il territorio comunale come un enorme tappeto pregiato. Ora, questo tappeto ha, come dire, dei buchi e deve essere rammendato. I buchi sono le aree industriali cui ci riferivamo prima, non solo le cotoniere. Un intervento come quello descritto eliminerebbe i buchi e aumenterebbe il valore del tappeto. Sembra facile. C’è un ulteriore dato, spesso ignorato. Il territorio è una risorsa limitata. La riconversione dell’esistente, consente la conservazione delle zone incontaminate. Un’utopia? No. È già accaduto altrove. Ai magazzini generali del porto di Lisbona; ai grandi magazzini generali di Parigi; ai capannoni ed alle vecchie abitazioni nei pressi della stazione ferroviaria di Monaco di Baviera. Immaginando e sognando abbiamo smarrito le direttrici indicate dall’amministrazione: il commercio ed il turismo. Non è vero, abbiamo bisogno di sviluppare ancora il ragionamento. Magari sul prossimo numero. Eugenio Macchia


Maggio 2011

Angri cerca una classe dirigente per uscire dal guado. Assumono un carattere di tristezza molte tesi, polemiche e considerazioni, che animano l’attuale dibattito cittadino. Dinanzi ai grandi problemi, che corrodono le ragioni stesse dello stare insieme, appare sempre più necessario recuperare il sistema paese, cioè il principio in base al quale più di trentamila persone devono condividere lo stesso ecosistema. Non è semplice, specie quando modificazioni di regole, ormai consolidate, si accingono ad operare trasformazioni radicali del rapporto tra il cittadino e la comunità. Infatti il federalismo fiscale, per il quale ormai siamo in fase di avanzata attuazione, muta, con l’ampio collegamento di intrecci tra il cittadino e la società, ruoli e funzioni, ma anche aspettative e trasforma la nostra stessa visione di cittadinanza. Sembrerebbe che stiamo costruendo una società più semplice. Ma in sostanza essa assume i caratteri spietati della solitudine per la persona e della liquidazione dello stato sociale ed etico. Le idee, per ora, sono ancora vaghe sulle trasformazioni che il federalismo fiscale provocherà, ma il tempo che ci separa dalla piena realizzazione di quei principi non può essere consumato inutilmente dalle istituzioni e dai cittadini. Occorre procedere ad una forte operazione di aggiornamento della macchina comunale e delle competenze, che il personale deve acquisire. In alcuni casi, e si pensa in primo luogo alle politiche di programmazione economica, tributaria e sociale, bisogna dar vita a nuove specializzazioni e competenze, a dimensioni non più fantasiose della gestione delle risorse ed alla capacità di reperirle, senza danneggiare un tessuto sociale ormai profondamente sfilacciato. Questa è la preoccupazione maggiore, dinanzi ai problemi che la vicenda federalista apre. E ciò avviene in un clima anche di gravi difficoltà economiche. Ad Angri le famiglie, in particolare quelle giovani, hanno aperto il fronte della impossibilità di pagare i ratei dei mutui, contratti per l’acquisto della casa. Al tribunale di Salerno gli incarichi delle perizie tecniche ed i procedimenti civili riguardano proprio problemi di questo genere. È un dato ormai consolidato e di forte impatto sociale, un elemento che nei prossimi anni assumerà forme ancor più rilevanti, se la ripresa economica non favorirà anche una ripresa del mercato del lavoro. Ma siamo nella logica delle buone intenzioni, dei proclami ai quali non segue una coordinata azione ed un patto di solidarietà sociale. Una stagione simile, ad Angri come nel resto del territorio, l’abbiamo vissuta solo nel secondo dopoguerra, ma con altre prospettive di crescita e risorse a disposizione. Bisogna, inoltre, riferirsi anche ad un altro aspetto, che crea profonda ansia per la tenuta del nostro già esangue sistema economico. La generazione dei pensionati delle M.C.M e delle industrie conserviere, quelle storiche, va lentamente scomparendo. E si chiude anche il prosieguo dell’effetto benefico, che quelle risorse hanno per tantissimi anni continuato a produrre nel paese. Molte famiglie, private anche di quel reddito da pensione di un proprio congiunto, attraversano il passaggio strettissimo, la linea di confine che le separa dalla povertà. E la situazione si fa ulteriormente difficile. D’altro canto l’Ente Locale, a caccia di risorse per fare cassa e costruire la nuova dimensione nella logica del federalismo, rischia di provocare davvero il collasso del sistema. Occorre allora preparare una nuova classe dirigente, politico amministrativa, alle logiche del federalismo fiscale ed alla necessità di mantenere salde le priorità di interventi e di iniziative, per evitare ogni forma di disgregazione del tessuto sociale e del patto di solidarietà. Proprio questo della priorità degli interventi costituirà, con la difesa dei diritti fondamentali della persona (penso all’acqua, allo smaltimento dei rifiuti, agli ammortizzatori sociali) il banco di prova per una raggiunta coscienza, che non vuole comunque significare adesione convinta, dell’essenza del federalismo. Francesco Fasolino

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Attualità Lettera aperta di Luigi D’Antuono Caro Sindaco, ti scrivo… /9

A proposito di affidamento del servizio postale Caro Sindaco, ti scrivo….. anche se avevo deciso di fermarmi per un po’. Invece, non per colpa mia, sono costretto, di nuovo, a scriverti per segnalare l’approvazione di una delibera di Giunta, secondo me, illegittima e che, di conseguenza, ha prodotto una determina anch’essa sbagliata. Quest’ultima è stata firmata dopo pochi giorni la “defenestrazione” del responsabile dell’UOC Programmazione e Risorse, rag. Gerardo La Mura, il che confermerebbe, indirettamente, le voci, molto diffuse, di un suo rifiuto a dare attuazione alla stessa delibera. Mi riferisco alla delibera di Giunta n. 17 del 25.1.2011, avente ad oggetto: “Affidamento in via sperimentale del servizio postale alla Postal Service s.a.s.. Atto di indirizzo”, approvata (su proposta della… stessa Giunta) dopo che il giorno prima era stata acquisita al protocollo l’offerta nonché la disponibilità della stessa società. Quando, nei mesi scorsi, ho ricostruito il papocchio messo su per annullare il concorso per la nomina del nuovo Comandante della Polizia locale, avevo affermato che, nell’occasione, tu, la Giunta, la Segretaria ed i Funzionari avevate completamente ignorato la riforma Bassanini e le norme successive; debbo dire che ero stato troppo ottimista a ritenere che fosse un errore isolato, visto che dopo qualche settimana si è ripetuta, su un altro versante, la stessa grave illegittimità. Caro Sindaco, devo essere sempre io a ricordarti che la Giunta, da alcuni lustri, ha solo poteri di indirizzo politico amministrativo, mentre gli atti e la gestione spettano ai funzionari? Nella fattispecie, era nei poteri della Giunta scegliere di non servirsi più delle Poste Italiane; non era, invece, nei suoi poteri la scelta né le modalità di scelta della nuova società (di esclusiva competenza della burocrazia); di conseguenza, come già detto, è da ritenersi illegittima anche la successiva determina che ha conferito l’incarico alla società. Quanto alla revoca dell’incarico al rag. La Mura, nominato a gennaio e “ licenziato in tronco” a metà aprile, non è stato pubblicata all’albo pretorio, per cui non è dato conoscere le motivazioni di un decreto, a quanto sembra, senza precedenti (ad Angri, senz’altro) e che ha mortificato, sul piano umano e professionale, un esperto funzionario del nostro Comune, giudicato incapace ed inefficiente ancor prima che scadesse il già breve periodo dell’incarico. Lo so che nella logica “padronale” mauriana tutto è possibile, ma, stante la normativa

vigente, è possibile assumere un tale provvedimento senza permettere all’interessato di difendersi e senza aver sentito il Nucleo di Valutazione? Se pur fosse stato possibile, non c’era un altro modo per raggiungere ugualmente l’obiettivo e, nello stesso tempo, rispettare un pubblico funzionario, stimato da tutti e, a quanto mi risulta, anche dal tuo e suo Assessore di riferimento, Giacomo Sorrentino? Caro Sindaco, questo tourbillon di funzionari nominati, revocati, allontanati o allontanatisi, non mi sembra aver prodotto un salto di qualità nell’attività amministrativa, anzi…. Nutro la speranza,nell’interesse di Angri, di sbagliarmi e di non dover, in futuro, evidenziare, né con la matita bleu né con quella rossa, alcun altro decreto o delibera. Cordiali saluti Luigi D’Antuono P.S. La speranza è morta prima di nascere! Mi sono appena accorto che, nel frattempo,

la tua Giunta ha battuto un altro record: infatti, a memoria mia e di altre persone che ho interpellato, al Comune di Angri (e non solo) non é mai accaduto che fossero approvate due delibere con lo stesso oggetto e, oltretutto, a soli 5 giorni di distanza l’una dall’altra. Non mi credi ? Vai a verificare! Si tratta delle delibere n. 102 del 31.3.2011 e n. 111 del 5.4.2011: “ Manifestazione contrarietà del Comune alle disposizioni…. ecc. ecc.”. Non faccio commenti, perché non mi piace infierire; ma un errore così pacchiano rappresenta, oggettivamente, un segnale di dilettantismo e superficialità. Vista la situazione, una sola cosa ti chiedo: risparmiaci, in futuro, le autocelebrazioni tue, dei tuoi assessori e dei dirigenti che ti sei scelto.

Un pugno nello stomaco

Affiancato dal nuovo edificio che da alcuni giorni ospita l’emporio Benetton, il vecchio rudere del cineteatro Minerva risalta ancor più in tutto il suo fatiscente degrado, simbolo di un’Angri che da tempo sembra aver smarrito la sua voglia di vita sociale e partecipe, rassegnata ad essere un mero borgo dormitorio.


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Attualità

Maggio 2011

Intervista con Fausto Postiglione, consigliere provinciale ed esponente della Sinistra locale

“La Provincia? è inutile! Ad Angri, l’unica novità, a sinistra, è Officina delle idee”

L’OBLò di

Pi ppo Della Corte

F

Celle fittasi per week end di preghiera Egregio direttore, la volontà dell’amministrazione comunale di fittare dietro compenso i pochi spazi pubblici aggregativi (Castello Doria, Casa del cittadino, Casa ex combattenti) rappresenta un segnale allarmante. Per due motivi. Il primo evidenzia che le casse comunali, nonostante l’effimero sfavillio ostentato, sono all’asciutto. Il secondo mette in luce un atteggiamento amministrativo incoerente. Infatti, da un lato si elargisono contributi a favore di talune associazioni (amiche?), mentre dall’altro vengono chiesti soldi agli utenti per usufruire di alcune strutture comunali. A pagarne le conseguenze le associazioni culturali (quelle vere) che, pur in presenza di tante difficoltà, tentano di ravvivare l’esistente. Quanto approvato dalla giunta prevede che a carico dell’utenza ci sia il pagamento del fitto, la pulizia dei locali ed il versamento di una cauzione. Desta sorpresa, inoltre, che la delibera non preveda la possibilità di locare gli spazi solo per alcune ore, avendo stabilito esclusivamente tariffe giornaliere. Una scelta discutibile, considerato che nella maggior parte dei casi l’utilizzo è temporaneo. L’atto, poi, non fa una distinzione tra chi intende usufruire degli spazi per motivi commerciali, o per eventi straordinari, e chi invece ne necessita per iniziative culturali, anche alla luce di una oggettiva carenza di luoghi alternativi. È certamente motivo di orgoglio la presenza dei lasciti immobiliari principeschi. Quei Doria, forse poco celebrati e ricordati. Il castello messo a nuovo fa gola, vista anche la maestosità e la oggettiva bellezza. E’ anche giusto fissare delle regole per il suo utilizzo, considerato che una gestione impropria ne potrebbe causare il rapido deterioramento. Stessa cosa dicasi per le altre due strutture, ugualmente accoglienti. Occorrerebbe innanzitutto stilare un breve, ma chiaro decalogo per il loro utilizzo da distribuire alle associazioni. Una sorta di vademecum in grado di dettare semplici linee guida a cui attenersi, compresa l’indicazione degli uffici comunali a cui rivolgersi per avere informazioni. Una mancanza colmabile. Dalla lettura della delibera, poi, emerge in particolare la volontà di aprire le sale del castello ai novelli sposi in cerca di un luogo romantico e suggestivo dove coronare il proprio sogno d’amore. Nulla in contrario. Ma chi controllerà le centinaia di invitati, magari poco avvezzi a frequentare luoghi nobiliari, con i pestiferi pargoli al seguito scorazzanti tra le stanze, il fossato e le celle? Il rischio è che dopo la terza cerimonia occorrerà ripartire dalle fondamenta per terminare con la riparazione dell’ultima lampadina. Una eventualità da considerare. Infine, le ex carceri poste al piano terra potrebbero essere sfruttate durante i week-end. Molti, stressati dal logorio della vita moderna, alla ricerca di relax e solitudine le potrebbero trovare ideali. Riflessione e preghiera con corsetta mattutina lungo il fossato: un’idea vincente. Strano che nessuno ci abbia ancora pensato.

austo Postiglione, medico, consigliere provinciale del gruppo Sinistra per la Provincia, membro di quattro commissioni salernitane: agricoltura e foresta; statuto e regolamento; lavori pubblici; servizi sociali e sanità. Vicepresidente del consiglio di palazzo Sant’Agostino. Ma, soprattutto, protagonista del dibattito relativo alla riorganizzazione del servizio sanitario nell’Agro nocerino sarnese. Pessimo momento per la sanità dell’Agro. Occorre una premessa. Per anni abbiamo sopportato lo sconcio della moltiplicazione degli ospedali. Ogni barone locale si costruiva il proprio sotto casa. Con gli stessi reparti e le stesse offerte in termini di prestazioni. Mica male se non fosse che proprio ad Angri non c’è. Il problema è un altro. In tutto l’Agro manca un centro per grandi ustionati, una rianimazione degna di questo nome. E ci sono tanti disservizi legati soprattutto all’ incapacità dei pronto soccorsi di coordinarsi per la gestione delle emergenze. Ti faccio un esempio. Il servizio 118 ha l’obbligo di accompagnare l’assistito all’ospedale più vicino; anche se magari la struttura non è attrezzata per gestire quella particolare situazione. Il paradosso è che la crisi economica ha posto fine a questo sconcio, determinando l’azione che avrebbe dovuto porre in essere la politica. Cioè? Per tagliare la spesa si va verso un ridimensionamento degli ospedali e delle strutture sanitarie in genere. Un ridimensionamento ragionato, mi auguro. Sarno e Nocera Inferiore diventeranno i due poli principali. Il primo perché è più attrezzato, il secondo perché è posizionato meglio. Pagani diventerà, probabilmente, un polo oncologico. E Scafati? Un centro per la riabilitazione. Così gestiremo in zona la fase post infarto e post ictus. Evitando la migrazione di intere famiglie verso strutture oltre regione e tagliando anche le spese di cui si fa carico la nostra Asl. Salterà il pronto soccorso? Conserveremo un posto di primo

soccorso. La differenza? Nel momento in cui diagnosticano la patologia o il tipo di intervento necessario indirizzano l’ammalato verso l’ospedale attrezzato ed in grado di gestire l’emergenza, non lo trattengono. E poi resteranno gli ambulatori per le visite specialistiche. Il pronto soccorso come si distingue? In caso di esistenza del reparto presso l’ospedale, si gestisce direttamente il caso. Tempi di attuazione? Queste sono le intenzioni del Commissario straordinario. Poi bisogna fare i conti con politici ed amministratori locali che aspirano alla conservazione dell’esistente. Le ultimissime novità? La commissione sanità provinciale ha incontrato il commissario straordinario dell’Asl, Bortoletti. In quella sede gli ho proposto il rafforzamento della medicina sul territorio. E lui è stato d’accordo. In pratica? Se tagli i posti letto ospedalieri devi creare una maggiore possibilità diagnostica sul territorio. E puoi farlo solo con una più stretta collaborazione tra i medici di base e gli specialisti ambulatoriali dell’Asl. Per farla breve, la collaborazione tra queste due categorie dovrebbe garantire un filtro per i ricoveri, evitandoli e prevenendoli. A proposito di ambulatori specialistici, novità sulla destinazione del centro nei pressi del casello autostradale? Sarà destinato all’Asl. Ti risparmio la cronaca di come ci siamo arrivati. Per ora siamo in una fase di stasi. Ci dovrebbe essere una sorta di scambio

tra il comune e l’Asl. Al Comune andrebbe l’ex Inam, la struttura fatiscente in via Arnedi; mentre all’Asl quella in via Dei Goti. La pausa a cosa è dovuta? In pratica i due edifici devono essere valutati dall’Agenzia delle Entrate. L’Asl deve dei soldi a questa agenzia, la quale si rifiuta di agire fino a quando l’Asl non avrà provveduto al pagamento. A quanto ammonta il debito dell’Asl? Ottocento euro. Pensa che in un unico edificio avremo tutti gli uffici, molti più ambulatori di quelli già esistenti sul nostro territorio, il servizio 118 e la guardia medica; il tutto con tanto di parcheggi. Colgo l’occasione per ringraziare quanti si sono impegnati in questa battaglia: i sottoscrittori della petizione, il sindaco ed il direttore del distretto, Pino D’Ammora. Andiamo oltre. Cosa accade a sinistra? L’unica novità degna di nota è l’Officina delle Idee. Credo che vada oltre la collocazione a sinistra e si caratterizzi per la capacità di fare politica sul territorio. Politica vera, per intenderci. Ti faccio un esempio. Ci stiamo confrontando sul Piano casa, con la partecipazione di tutti i tecnici, non solo di quelli d’area. Sono stati promossi diversi incontri sulla Sanità. Stiamo allestendo una vera e propria campagna elettorale per i referendum. Siamo vicini agli immigrati assicurando loro corsi gratuiti di lingua italiana. E queste sono solo alcune delle iniziative promosse dai soci dell’Officina. Oltre l’Officina? Ci sono le formazioni politiche che hanno sostenuto Cosimo Ferraioli.

E che sono vicine all’Officina condividendone le iniziative. Un resoconto dell’esperienza in provincia? Rischio di sorprenderti, ma si è rafforzata in me la convinzione dell’inutilità dell’ente. Soprattutto quando penso che in Italia si spendono 14 miliardi di euro per le province e poi c’è la Gelmini che non ha fondi per la ricerca. Assolverà pure a dei compiti? Costruzione e manutenzione delle strade provinciali e degli edifici scolastici di scuola media superiore; gestione della caccia e pesca, degli uffici di collocamento e della motorizzazione civile. È evidente che queste deleghe possono essere attribuire agli enti locali, sopprimendo la provincia, con un notevole risparmio di spesa. In commissione siamo stati impegnati per ore a discutere dei cavalli di Persano e su dove acquistare le lepri da destinare al ripopolamento faunistico: cose assurde. E poi non ci sono fondi per la realizzazione delle opere pubbliche necessarie: penso all’auditorium ed alla palestra del nostro liceo classico o all’auditorium del ragioneria; hai visto quante corse ha tagliato il Cstp? Come Officina delle idee ci stiamo confrontando anche su queste problematiche. Occorre un approfondimento. Ci rivediamo il mese prossimo. Eugenio Macchia

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Intervista con il nuovo Vescovo diocesano, mons. Giuseppe Giudice

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iamo a Sala Consilina, è la prima domenica di maggio, davanti alla splendida Chiesa di S. Anna, accompagnati dall’amico Sindaco, dott. Gaetano Ferrari, per incontrare mons. Giuseppe Giudice, che dal 4 giugno prossimo sarà il Vescovo della diocesi di Nocera e Sarno. Tra poco c’è la Messa (che don Peppino farà il sacrificio di non celebrare per dedicarsi a noi) e subito capiamo il clima che c’è tra i suoi parrocchiani; arriva una signora che rivolgendosi al Sindaco dice commossa: “Abbiamo perso don Peppino!”. “Almeno voi avete la consolazione che se lo sono preso i vostri compaesani!”, è la pronta e sintomatica risposta del primo cittadino (abbiamo, poi, scoperto che la signora è originaria di Pagani ed è la sorella dell’ex senatore Gerardo De Prisco). Poco dopo arriva don Peppino che ci saluta con semplicità e tanta cordialità, ma, nello stesso tempo, ci dice, in modo deciso, che dobbiamo attendere l’inizio della Messa per poter iniziare l’intervista, durante la quale il nostro nuovo Vescovo ha da subito e chiaramente spiegato i suoi intendimenti: “il mio impegno pastorale sarà nello stile del Vangelo: chiarezza, semplicità e fiducia nell’uomo, per poter realizzare il cristianesimo “postconciliare”, basato sui valori di accoglienza, apertura, fraternità, rispetto e dialogo con tutti”. Si aspettava la nomina a Vescovo? No, non me l’aspettavo; è stata una grande sorpresa per me sapere che si faceva il mio nome tra i futuri Vescovi Sappiamo che ha svolto diversi incarichi, è stato responsabile regionale dell’Azione Cattolica . . . Sì, sono stato anche segretario del sinodo ed ho ricoperto anche altri incarichi, che forse hanno contribuito a questa nomina, che, ribadisco, non era nei miei programmi. Preferisce il momento culturale o il momento dell’azione? A volte le persone preparate intellettualmente non sono uomini d’azione e viceversa….. Le prospettive pastorali devono avere un fondamento culturale e teologico, altrimenti ce ne andiamo verso la pastorizia. Personalmente ritengo che le due cose vadano messe insieme, ma, pur essendo una persona che non sottovaluta lo studio (tra l’altro, confesso che mi diletto anche a scrivere poesie) ritengo che l’aspetto pastorale sia primario. Quali saranno le sue linee pastorali? La Chiesa non nasce oggi, per cui bisogna sempre porsi in continuità con il lavoro fatto con passione da chi ci ha preceduto ed immergersi in questo fiume che è la Chiesa, portando ovviamente la propria personalità; sicuramente sarò molto attento alle parrocchie ed alla ricchezza dei fedeli laici. Quale Chiesa vuole costruire e in che modo? Sicuramente una Chiesa in comunione, una Chiesa presente sul territorio e che sa di non avere tutte le ricette, tutte le risposte, ma che vuole

“Mi impegnerò per una Chiesa unita, vicina alla vita della gente” provocare delle risposte: questa è la Chiesa di Gesù Cristo! Perché ha scelto il motto “Sicut Christus Dilexit Ecclesiam” (Ama la Chiesa, come l’ha amata Cristo). Nella mia formazione c’è stato sempre un grande amore per la Chiesa, madre e maestra. Ed anche se qualche volta le mamme fanno qualche errore, non per questo si amano di meno, anzi si amano di più! Ritiene che la parrocchia sia ancora la struttura di base che agisce nel territorio, per essere un luogo d’incontro umano prima ancora che un luogo di incontro di fede? Sì!Nelle parrocchie noi incontriamo l’umanità con le sue gioie ed i suoi dolori e lì facciamo la proposta di fede. Esse devono diventare nuovamente, come diceva Papa Giovanni XXIII, “l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di ieri e di oggi” e dove tutti vanno per ricevere l’acqua. La sua esperienza di parroco sarà alla base del suo impegno vescovile? Ho sempre detto che io ero il viceparroco, perché il parroco è il Signore ed io davo solo una mano. Se può servire anche da Vescovo vorrei fare questo: al primo posto ci sarà sempre il Signore, perché guai se noi diventiamo un ostacolo. Da parroco sono stato sempre presente in chiesa, mi trovavano a tutte le ore. Alcuni mi chiedevano “State in chiesa o state a casa?” ed io rispondevo che la mia chiesa è una casa. Non ho mai pensato alla parrocchia come a un ufficio, sono stato sempre in parrocchia pronto ad accogliere tutti, anche i naufraghi della vita; così siamo cresciuti insieme io, i ragazzi, i giovani, le famiglie. Quindi una Chiesa che sia casa e scuola della comunità? Questo è un concetto di Giovanni Paolo II. Casa e scuola, perché la casa è dove si vive la fraternità e la scuola dove si impara, perché la comunione bisogna impararla. Tante volte nelle comunità ci sono tensioni, allora diventa casa e come in tutte le famiglie ci sono momenti difficili; ma diventa anche scuola dove si impara a fare il vescovo come ad essere buoni fedeli laici. A volte diamo per scontato che sappiamo fare tutto, invece bisogna imparare sempre, ogni giorno. Nonostante l’impegno del Vescovo Illiano nella nostra diocesi la valorizzazione dei laici sembra ancora scarsa... Sicuramente dobbiamo recuperare la Chiesa del Concilio Vaticano II e il suo concetto di ministerialità diffusa, che comprende vescovi e preti, ma anche (senza nulla togliere a vescovi e preti) i fedeli laici, in assenza dei quali non c’è Chiesa. Su questo sarò fermo, perché nella mia formazione ha inciso molto Paolo VI. Ripeto, senza laici non c’è popolo di Dio. Oggi c’è una certa tendenza a tornare indietro e dobbiamo stare molto attenti ad evitarlo. L’Azione Cattolica sarà importante nella sua pastorale? Sarà al centro, ma non in modo esclusivo, perché con l’esperienza pastorale ho maturato che ognuno deve recuperare il proprio posto. Non ci sono primogeniture nell’unità perché ognuno può avere il suo viottolo, l’importante è che arriviamo tutti alla stessa fontana. La comunione si costruisce nell’unità rispettando la diversità. Viviamo un tempo ove c’è un po’di grigiore; dobbiamo recuperare entusiasmo. Abbiamo troppo spiritualizzato e ora ci troviamo con pochi laici, a volte non ci sono proprio più: occorre il recupero del laicato. La nostra diocesi ha una situazione

sociale complessa: disoccupazione, inquinamento ambientale, camorra, inefficienza della Pubblica Amministrazione…. Vengo come pastore e non come

questore o prefetto e il pastore va in cerca delle sue pecore, le conosce una ad una e le ama, anche quella che è ammalata e deve essere portata in braccio. Al mattino uscirò come il pastore

Il saluto del Sindaco di Sala Consilina

Don Peppino Giudice, il primo vescovo di Sala Consilina, è stato sempre un punto di riferimento chiaro e sicuro per i suoi cittadini, oltre ad essere il parroco per i suoi fedeli, con il quale vivere profondamente la spiritualità della fede cristiana. Le Parrocchie di Sant’Anna e Sant’Antonio hanno avuto una crescita notevole attorno alla figura di Don Peppino, che non ha fatto mai mancare la sua parola, il suo contributo, la sua guida, per costruire delle comunità coese e forti. Un ringraziamento di cuore da parte dell’Amministrazione comunale, che ho l’onore di rappresentare, va al sacerdote e al cittadino che, grazie al suo lavoro, ha lasciato delle solide basi, su cui continueremo a costruire e a progredire, sicuri altresì che non ci farà mancare mai il suo sostegno ed il suo aiuto. Le comunità della Diocesi di Nocera Sarno hanno trovato una guida determinata e carismatica,

tutta affidata a Dio, che insieme a loro contribuirà, come ha fatto a Sala Consilina, a far sviluppare al meglio gli aspetti spirituale e sociali. Ad Maiora Don Peppino. Gaetano Ferrari Sindaco di Sala Consilina

a cercare il pascolo e la sera ritornerò e starò dietro al gregge, per riportarlo, senza perdite, all’ovile. I problemi ci sono e so che non posso risolverli io, ma sicuramente sarò attento al territorio, affinché ognuno possa conservare la propria dignità. La lettera di Giacomo invita a mettere in pratica la Parola e a non essere solo ascoltatori, ma spesso l’invito cade nel vuoto. Bella domanda! L’invito vale per tutti, perché tutti dobbiamo essere in ascolto dell’unico Maestro della Parola, a cominciare da me; perciò ho detto farò il vice Vescovo: non per deresponsabilizzarmi, ma perché noi siamo segno di un Altro. Sicuramente questo ascolto dovrebbe essere più attento, per cui penso che dobbiamo un poco fermarci e recuperare il senso profondo dell’essere cristiano. Nella diocesi c’è il problema delle feste patronali, come pensa di affrontarlo? L’esperienza di parroco mi aiuterà molto. Queste cose non si affrontano di petto con i decreti; bisogna far crescere le coscienze e poi i problemi si risolveranno da soli. Non dobbiamo fare i puri della fede, come se noi avessimo capito tutto e gli altri sono di serie B. Occorre far sì che tutti possano arrivare alla bellezza e purezza della fede. La religiosità popolare bisogna capirla e non distruggerla. C’è tutto un dinamismo, il Concilio dice: accogliere, purificare, elevare; prima bisogna accogliere, perché se non accolgo, se non conosco non posso purificare (separando quello che va bene da quello che non va) e poi elevare. Quale sarà il suo stile? Non sarò presente in tutte le cose, dove non è necessario non andrò, perché devo avere anche il tempo di riflettere e studiare. Una priorità l’ho già individuata: chiederò a qualcuno dei sacerdoti giovani (penso tre) di venire a vivere con me in episcopio, per sperimentare concretamente la vita comunitaria. Inoltre, sceglierò 12 giovani, due per forania, i quali costituiranno il Consiglio episcopale giovanile. Gli Orientamenti pastorali della CEI “Educare alla vita buona del Vangelo” e il documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” danno validi indirizzi, ma, poi, nella pratica . . . Si fa fatica a tradurli, è vero! Forse in questi anni si è detto troppo e, a volte,

non c’è il tempo di digerire. Bisogna forse recuperare la passione educativa, il cuore, perché se non ho passione, non educo! Molti hanno delegato, a cominciare dai genitori, e sono subentrate agenzie che educative non sono. Questa è la grande sfida! Le strutture ci sono, ma è necessario recuperare il rapporto umano; come diceva Paolo VI: “Non solo maestri, ma testimoni”, sapendo di non avere la bacchetta magica; guai ad avere troppe attese, queste dobbiamo rimetterle a Lui che sempre viene. Ho una visione cristologica ed ecclesiale; infatti nel mio stemma ci sono luna e sole. Il sole è Cristo e la luna siamo noi, che riflettiamo pallidamente il sole. L’ecclesiologia del Concilio è a cerchi concentrici e anche l’ultimo cerchio fa parte dell’orbita dell’amore di Dio. Recepire il Concilio Vaticano II, questa è la grande sfida! Recuperare la visione conciliare di una Chiesa amica degli uomini: nessuno deve essere estraneo e va rispettata la libertà di tutti. Ha qualche timore nell’affrontare questa nuova esperienza? Spero di essere all’altezza. Vengo dalle parrocchie, dove ho svolto una vita pastorale semplice; so che sarò in una diocesi complessa, ma, a volte, nella complessità un po’ di semplicità non fa male. Non ho paura! Non perché mi fido di me stesso, ma di colui che mi ha mandato. Il mio segreto pastorale è non tentare di fare molto, ma poche cose, fatte bene e insieme agli altri. Siamo un piccolo gregge, non siamo più in un mondo dove tutti sono cristiani. Non è vero che parla il vescovo, parla il sacerdote e tutti diventano cristiani. Siamo il lievito che rispetto alla massa è niente, ma, se è buono, fermenta tutta la massa. Quando celebriamo la messa diciamo per mia colpa, quindi non è solo colpa degli altri se qualcosa non va. Pensare sempre che c’è pure la propria parte di colpa aiuta a conservare l’ umiltà e la semplicità, ma anche la fermezza. Luigi D’Antuono Bartolo Mainardi


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Attualità

Maggio 2011

Intervista con l’assessore Giacomo Sorrentino sulle polemiche e le proteste causate dalla zona a traffico limitato in via Amendola e in via Incoronati.

«è nostra intenzione di allargare la Ztl a tutto il centro storico»

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on poche polemiche e malumori ha suscitato la chiusura al traffico delle vie Amendola ed Incoronati. In merito abbiamo intervistato l’assessore Giacomo Sorrentino per capire come si regolerà l’Amministrazione comunale. Quali reazioni ci sono riguardo alla protesta dei commercianti di via Amendola e via Incoronati? Questo provvedimento adottato dall’Amministrazione comunale è parte integrante del nostro programma elettorale, proposto in campagna elettorale e votato dai cittadini. Pertanto, attuando la zona a traffico limitato, non abbiamo fatto altro che tenere fede ai nostri impegni elettorali. Mi preme ricordare che da circa venti anni in ogni campagna elettorale nel programma di ogni candidato sindaco c’era la chiusura del centro storico al traffico. Mai nessuno l’aveva fatto, non so per quale motivo. Noi abbiamo avuto il coraggio di farlo, perché crediamo veramente nel rilancio del centro storico attraverso la chiusura al traffico. Abbiamo adottato questo provvedimento in questo modo, perché non si poteva chiudere il centro totalmente; pertanto abbiamo fatto un’iniziativa sperimentale. Chiaramente la nostra intenzione è di allargare a tutto il centro storico la z.t.l. Questo accadrà quando sarà realizzato il parcheggio che abbiamo già

in progetto nell’area dell’ex villa Montefusco, per la quale abbiamo avviato le pratiche di esproprio. Altro parcheggio sarà realizzato in tutta l’area di fondo Caiazzo, dopo che gli occupanti dei prefabbricati si trasferiranno negli alloggi in fase di ultimazione in località fondo Messina. Abbiamo già realizzato un parcheggio di circa 50 posti auto nell’area del I Circolo, prospiciente il prolungamento di Corso Italia. A via Semetelle, poi, si è proce-

duto all’esproprio di un’altra area all’interno delle ex Mcm, dove il privato sistemerà l’area sotterranea e noi faremo tutta l’area dei parcheggi. Ultimate queste opere partirà la zona a traffico limitato per tutto il centro storico. Si sente parlare della chiusura a tappe del centro storico, cosa significa? In realtà non è una chiusura a tappe. C’è una fase iniziale, che è quella in corso, che ha visto la chiusura

Inaugurazione statua don Enrico Smaldone Sabato 28 maggio, alle ore 18.00, in piazza don Enrico Smaldone, ci sarà la cerimonia di inaugurazione della statua di don Enrico, fondatore della “Città dei Ragazzi” di Angri. Subito dopo vi sarà una celebrazione eucaristica nella vicina Chiesa della Confraternita di S. Caterina.

di via Amendola e via Incoronati. Occorre ricordare che in queste due strade vigeva il divieto assoluto di sosta e parcheggio. Chiudendo l’accesso al traffico abbiamo eliminato i comportamenti illegali che si perpetuavano da anni lungo le strade, dove non si può parcheggiare. Inizialmente a favore dei commercianti delle due strade avevamo creato dei parcheggi gratuiti sia in piazza San Giovanni sia in piazza Sorrento, ma i maleducati lasciavano le auto in sosta per ore. Abbiamo apportato molti correttivi al provvedimento iniziale. Siamo fermamente convinti che il centro storico vada chiuso totalmente. Ci spieghi perché? È indice di civiltà un centro storico cittadino chiuso. Solo la chiusura di per sé non basterebbe, c’è evidente bisogna di un rifacimento architettonico? Certamente. È chiaro che con il piano di ristrutturazione di tutte le zone antiche, con il piano colore, il piano commerciale ci sarà il rilancio totale. Già con il rilancio del commercio ci stiamo incamminando verso questa strada. Rispetto all’attuale crisi economica, non sarebbe stato opportuno operare una concertazione? Il calo vendite non è diretta conseguenza della chiusura del centro storico, è un fenomeno generale. Altri negozianti del paese lamentano la stessa cosa. C’è un negoziante che prima stava in via Amendola, oggi in via Zurlo, e attualmente riscontra un calo vendite addirittura maggiore di quando stava in via Amendola. In qualità di assessore al commercio, come valuta quanto è successo recentemente nell’Ascom cittadina, con la sconfessione della dirigenza angrese da parte di quella provinciale? Conosco personalmente il signor Calò e ritengo che sia stato un degno rappresentante di quella categoria. Il periodo in cui abbiamo avuto un rapporto di collaborazione si è distinto per la sua attività. Per quanto riguarda la beghe interne non conosco alcuna vicenda, non so cosa sia successo. L’unico atto ufficiale che mi è stato recapitato è quello del presidente provinciale che ci ha comunicato la nomina del nuovo presidente territoriale nella persona della signora De Gregorio, a cui faccio i miei auguri per una proficua e prossima collaborazione. Carmen Mariagloria Chirico

Perché questo anonimato? Perché non c’è più nessun motivo di attrazione verso questo paese? I giovani vanno via. E non solo per lavoro.

Un paese senza identità

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olti sono i cittadini che si impegnano per rendere questa città migliore di quello che è e per colmare le grandi lacune che lascia l’Amministrazione comunale quando non sa dare loro delle risposte. Ma da un po’ di tempo Angri ha perso, a mio parere, la propria identità. È città anonima. Cosa ha che la distingue dalle altre realtà? Può sembrare un pensiero pessimistico, ma è l’idea di chi vorrebbe vedere una città diversa: una città pervasa da fermenti culturali, con servizi e strutture adeguate ai vari ambiti della vita sociale, dove poter vivere nel rispetto delle regole e in quello dell’ambiente. Una città attenta ai problemi dei suoi cittadini. Vivibile. Una città in cui anche la vita politica coinvolga sempre più persone, nel rispetto dei valori della democrazia. Un luogo dove il commercio sia incentivato a crescere e ad essere il motore dello sviluppo economico. Angri sarebbe più viva e meno denigrata anche da chi la frequenta. Penso a che tipo di realtà è, oggi, il mio paese. Perché questo anonimato? Perché non c’è più nessun motivo di attrazione verso questo centro? I giovani vanno via. E non solo per lavoro. Manca qualcosa che ci faccia sentire parte di una comunità attiva, pronta a partecipare alla crescita e allo sviluppo della nostra città. Al di là degli errori della politica, che non sempre è stata all’altezza del proprio ruolo (e questo Angri lo sa bene), ma che dovrebbe operare per lo sviluppo di un paese, il nostro territorio deve attuare un recupero dell’identità. Dovremmo darci delle linee da seguire per ritrovare un nostro luogo di identificazione. Apparteniamo comunque alla provincia e il territorio è già di per sé molto frammentario. Perdere l’identità per Angri equivale a non aver più dei punti di riferimento che una volta invece c’erano. Non possiamo pretendere di migliorare la città se non impegniamo le nostre forze. Una fra tutte è il rispetto delle regole. Partiamo da questo. Lo considero una forza, che distingue la persona corretta dal furbo, e non una debolezza come lo è per molti. Abbiamo l’abitudine a trovare sempre un’alternativa alla regola. E così facendo siamo arrivati al punto che comportarsi da cittadino civile, che rispetta le cose, gli altri, le regole del proprio paese, è diventato quasi un atteggiamento anomalo, strano, in cui ci sentiamo a disagio. Identità significa voler bene al proprio paese, aiutarlo a crescere in tutti i settori, essere partecipi della vita sociale in qualsiasi sua forma. La politica in questo ha il dovere di preoccuparsi di migliorare la vita al cittadino. Essa può molto, ma ha bisogno dell’aiuto di tutti. Se tutti rispettassero le regole, se ognuno facesse il proprio dovere, le cose potrebbero essere diverse. Perché dobbiamo sentirci sempre inferiori ai paesi limitrofi? Il nostro potenziale è di gran lunga superiore a quello degli altri e dobbiamo tirarlo fuori se vogliamo essere cittadini fieri della loro città. Roberta Smaldone

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“UNITI NELL’ARTE” - Rubrica dell’associazione Panacea

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Attualità

Maggio 2011

Dal 30 aprile al 1º maggio scorsi, l’Associazione Culturale “Panacea” ha organizzato un convegno per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità D’Italia

L’Annunciazione di Jacopo Cestaro nella I 150 anni dell’Unità d’Italia Chiesa dell’Annunziata e il fenomeno del brigantaggio

on questo articolo l’Associazione Culturale per la salvaguardia dei Beni Artistici e Culturali del Territorio “Panacea”, su invito di ANGRI ‘80, dà vita ad una nuova rubrica dal titolo “Uniti nell’Arte”, con l’intento di far conoscere ai lettori i più significativi gioielli d’arte e di architettura che compongono il nostro patrimonio artistico; patrimonio che và preservato e valorizzato, poiché fondamento della nostra storia e della nostra identità culturale. Insigne pittore settecentesco, Jacopo Cestaro (Bagnoli Irpino 1717 - Napoli 1778) si forma a Napoli assieme a Giuseppe Bonito, Gaspare Traversi e Domenico Mondo presso la bottega di Francesco Solimena, il più illustre interprete dell’arte tardo-barocca napoletana. Sebbene fortemente influenzato dalle lezioni del maestro, Jacopo Cestaro elaborò uno stile personale orientato verso il classicismo, infatti è notevole il senso plastico e l’eleganza formale delle sue figure, caratterizzate dai panneggi rigonfi di pieghe, che contribuiscono alla sapiente resa chiaroscurale delle scene. Stimato e osannato dal clero e dalla nobiltà partenopea, l’illustre maestro bagnolese, lasciò tracce del suo genio in tutto il Regno delle due Sicilie; come ad esempio nella Chiesa del Gesù

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a Lecce o nella Chiesa dell’Immacolata a Fuscaldo in Provincia di Cosenza. Oltre ai soggetti sacri, il Cestaro si occupò anche delle decorazioni con soggetti profani, legati alla mitologia classica, delle sale di Villa Campolieto ad Ercolano e di alcune sale della Reggia di Caserta, dove operò insieme ai pittori Fedele Fischetti e Costantino Desiderio, nativo di Angri. Il XVIII sec. fu caratterizzato dal barocco, un nuovo stile architettonico e pittorico ricco ed elaborato nelle sue forme, che trovò nel clero e nella nobiltà partenopea, terreno fertile per espandersi in tutto il Regno. Contagiati anch’essi dal fascino irresistibile del barocco, tra il 1763 e 1767 i Padri Domenicani rettori del convento e della chiesa dell’Annunziata, decisero di fare una radicale trasformazione del rinascimentale e vetusto complesso, edificato nel 1436 per volere del barone Giovanni Zurlo, signore di Angri. Nel 1764 durante la ristrutturazione barocca del Sacro Tempio,

probabilmente su indicazione del Principe Doria, uomo molto in vista alla corte borbonica, i padri domenicani commissionarono al Cestaro un’Annunciazione della Vergine, da collocare sull’altare maggiore. Per la realizzazione di questa imponente pala d’altare (firmata e datata 1764), il Cestaro realizzò una sorta di “bozzetto”, un olio su tela ad arco alto, misurante 48 ¾ x 26 ¼ pollici (123,8 x 66,6 centimetri). Paragonando le due tele, emergono alcune modifiche operate dal maestro. Infatti nel grande dipinto di Angri, in primo piano, è possibile notare un putto sdraiato di fianco, in totale penombra, che tenendo il manico del vaso bronzeo conversa con il putto dallo svolazzante drappo rosso, posto in piedi dietro un’accennata balaustra, che gli indica con il braccio sinistro teso la Vergine. Nel bozzetto preparatorio, il putto in penombra, non è raffigurato e il putto con il drappo rosso è seduto sul gradino marmoreo del tempio e volge lo sguardo al fiero putto posto alle sue spalle, che gli indica una direzione. Nel registro superiore della pala di Angri, la coppia di putti abbracciati, che nel bozzetto preparatorio sorregge un plastico drappo verde, è sostituita da un giovane angelo dalle candide vesti, che regge a sua volta un drappo dal colore azzurro. Il bozzetto preparatorio proveniente dalla collezione privata di Francesco Romano di Roma, è stato acquistato nel 2002 dalla prestigiosa Casa d’Aste Londinese Christie’s e attualmente è in vendita presso la sede newyorkese al Rockefeller Plaza (esposto nella sala 1009 stimato tra i 25.000 – 35.000 dollari). Sergio Amato

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ell’ex aula consiliare del castello Doria si è svolto l’incontro sul tema dei 150 anni dell’Unità d’Italia e sul fenomeno del brigantaggio nell’Agro. In occasione dell’evento l’Associazione Panacea ha richiesto e ottenuto l’uso del logo ufficiale del Governo per i festeggiamenti del 150º anniversario dell’Unità d’Italia. Nella sala adiacente all’ex aula consiliare, inoltre, sono stati esposti i lavori che gli studenti delle scuole cittadine hanno realizzato sul tema dell’unificazione italiana. Il presidente di Panacea, Gianni Rossi, alla presenza degli studenti, ha letto un passo estrapolato dal sito ufficiale del governo per le celebrazioni riguardante la storia della bandiera italiana. Poi il tenente colonnello Giancarlo Forino, con l’ausilio di immagini, ha esposto le circostanze storiche economiche e sociali che hanno caratterizzato gli anni precedenti all’unificazione e ha portato il discorso anche su eventi che hanno interessato Angri e tutto il Sud in quel periodo, similari al fenomeno del brigantaggio; partendo dal 1805 quando Napoleone si incoronava re d’Italia, passando poi al 1844, quando i veneziani sbarcarono in Calabria, fino al 1860 quando il Regno delle due Sicilie con un plebiscito veniva annesso all’Italia. È intervenuto per un saluto l’assessore Giuseppe Mascolo, ringraziando l’Associazione Panacea per la sua attività culturale ed ha espresso l’auspicio di un miglioramento della gestione del nostro territorio, che deve nascere innanzitutto dalla comunità. Montesquieu diceva infatti che non sono tanto le leggi quanto la buona volontà degli uomini a cambiare i destini dei popoli: soltanto cooperando per il superamento dei disagi politici si può puntare al meglio. E in effetti sono questi gli ideali che hanno spinto in passato gli uomini a lottare per il raggiungimento del bene comune; ideali che anche oggi dovremmo perseguire. Ilaria Russo

L’Associazione Panacea ha coinvolto in tale iniziativa le scuole cittadine di ogni ordine e grado, sollecitando, attraverso i dirigenti scolastici e gli insegnanti, gli alunni a rappresentare l’epopea risorgimentale con propri elaborati, disegni o componimenti che sono stati esposti in mostra nelle sale adiacenti l’aula consiliare nei giorni del 30 e del 1° maggio. Soddisfatto della manifestazione, il presidente dell’Associazione Panacea, l’artista Gianni Rossi, che ha rilevato la partecipazione quasi totale degli Istituti scolastici presenti sul territorio, segno che il Risorgimento che ha portato all’Unità D’Italia è particolarmente sentito dalle giovani generazioni e occupa un posto rilevante e non trascurato nella storia del nostro paese. Rossi ha voluto ringraziare la Presidenza del Consiglio dei Ministri per aver concesso il logo ufficiale del tricolore per le celebrazioni del 150° anniversario e lo Stato Maggiore dell’Esercito per aver autorizzato la partecipazione, in veste ufficiale, del Ten. Col. Giancarlo Forino che, in qualità di relatore, ha illustrato le vicende più importanti

che hanno caratterizzato il nostro Risorgimento nonché quelle del brigantaggio, con particolare riguardo all’espansione del fenomeno nell’Agro. A latere del convegno e della mostra degli elaborati degli alunni è stato proiettato un filmato, proveniente dagli archivi dell’Esercito Italiano, sulla parata militare del centenario dell’Unità Nazionale svoltasi a Torino nel 1961. L’Associazione Panacea intende ringraziare quanti hanno collaborato e partecipato alla manifestazione e in particolar modo i Dirigenti Scolastici, gli Insegnanti e gli alunni delle Scuole di ogni ordine e grado presenti nella nostra cittadina. Alberto Smaldone, Associazione Panacea

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obbiamo dare atto alla redattrice Maria D’Ambrosio della sua singolare sensibilità per avere ri-scoperto la bellissima palazzina di «’A Tibona», sollecitando una riflessione su ANGRI ’80 di aprile. L’immobile, contiguo all’ex fabbrica conserviera Elvea (oggi proprietà dell’industriale conserviero Antonino Russo), armonico in tutte le sue parti, anche a nostro modesto giudizio può essere considerato senz’altro un’opera d’arte. E non a caso è stato posto sotto la tutela della Sovrintendenza dei Beni Culturali. Le considerazioni della D’Ambrosio, relativamente alla cultura del profitto dei palazzinari nostrani, possono certamente essere lette come un appello a qualche costruttore più illuminato affinché si presti maggiore attenzione a quel poco di storico ancora presente in questo paese. Non sarebbe un male, tra tanto nuovo cemento, ristrutturare qualche vecchio stabile, tra quelli che raccontano il nostro passato. Che piacere, che soddisfazione, invece, apprendere che anche nelle aree dismesse delle industrie si pensa di realizzare nuovi casermoni! Che fossero almeno diversi! Niente, tutti uguali, tutti dormitori. La D’Ambrosio, nel suo intervento, fa risaltare tutto il valore storico della villa d’‘A Tibona, e non manca, altresì, di accennare alle traversie della stessa proprietaria, legate alla sua attività professionale. Al sottoscritto, che verso la fine di quella storia umana era già entrato nel proprio secondo lustro, pertanto “maturo” per valutare quella professione, il servizio ha risvegliato la memoria e suscitato l’esigenza di ricostruirne la parte finale - a cui la D’Ambrosio ha solo accennato - che è stata anche più triste. A tal fine ho chiamato il mio amico Giannino Savi, per rievocare insieme i nostri ricordi sulla “Bella di giorno”, nostra concittadina, dedita a quel mestiere che è il più antico del mondo e certamente non è stato inventato ad Angri. Erminia Varone, questo era il suo nome, quell’attività se la scelse di sua spontanea volontà ed in età adulta. Anche se di famiglia modesta, non fu spinta dai genitori a “buscarsi il pane”, come il grande Eduardo fa dire ad Antonio Marturano alla figlia Filomena. Anche perché, prima

Solleticato dall’articolo sullo stato di abbandono della villa liberty di corso V. Emanuele, Costantino Scudieri, con la collaborazione di Giovanni Savi, suo coetaneo, ha ricostruito la storia della donna che nell’anteguerra fece costruire il signorile immobile, oggi sotto il vincolo della Soprintendenza.

‘A Tibona, la Violette angrese

ancora di entrare nel “giro”, aveva provato con il canto, aveva pure studiato, convinta che 1’ugola di soprano le avrebbe aperto le porte dell’arte. Il suo provino al San Carlo di Napoli, che pure ci fu, non fu sufficiente per farla ammettere nell’ambiente del melodramma. A seguito di tale delusione, alla povera Erminia, con le sue idee di volare alto, non restò che di guardarsi meglio nello specchio e capire che con quel bel dono di natura si poteva lo stesso entrare nei piani alti della società. Anche se la sua cultura si limitava alla terza elementare; infatti era il massimo che una famiglia normale si poteva permettere a quei tempi, specialmente poi se si trattava di una femmina. E fu senz’altro per la sua vena artistica che la Varone, dopo solo qualche anno di strepitoso successo nel suo nuovo esercizio professionale, pensò di farsi costruire una villa nel suo paese d’origine. Non una casa qualsiasi, ma un edificio che somigliasse a qualcosa che aveva potuto notare nei suoi viaggi parigini. Intenzionata a calcare le orme della “Signora delle camelie”, voleva farne un salotto, i cui ricevimenti richiamassero appunto quelli di madame Violette Valery. Purtroppo, all’ormai affermata nostrana “Traviata”, era sfuggito un piccolo particolare: non aveva calcolato che Angri non era Parigi. Il suo intento fu un completo fallimento. II vantaggio della vicinanza della stazione ferroviaria non fu sufficiente. E non fu sufficiente nemmeno la fermata di due treni-diretti, uno proveniente dal Nord e uno dal Sud intorno alle ore 21, espressamente disposta dall’alto. Correva voce, addirittura, che se ne fosse interessato personalmente “Musullino”. Infatti, non tutti gli abituali

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Maggio 2011

frequentatori erano disposti a trasferirsi dalla città al piccolo paese. Tuttavia, la Varone volle dare l’ennesima prova del suo attaccamento al paese. Fece costruire un altro palazzo, non lontano dal muro perimetrale della sua villa, i cui appartamenti furono fittati a prezzi bassissimi, se non proprio gratuitamente, a famiglie povere di Angri. Oltretutto la Varone si considerava, a modo suo, di fede cristiana ed il modo per dimostrarlo fu quello di farsi costruire una cappella gentilizia nel cimitero comunale; desiderando che i propri resti riposassero nel paese d’origine. Al centro dell’altare c’era un bellissimo Cristo di bronzo lavorato a mano. E non appena 1’opera fu ultimata, vi fece subito trasferire le reliquie dei propri genitori che già da tempo avevano lasciato questo mondo. Dobbiamo ricordare, ad onor del vero, che la Varone, nei suoi rari soggiorni in paese, non mancò di cedere a qualche pressione. Pur avendo stabilito in cuor suo che non si sarebbe mai concessa ad un compaesano, non riuscì a mantenere tale patto con se stessa; anche perché si trattava di un pezzo grosso del paese che, a fronte di un diniego, avrebbe potuto causarle qualche fastidio. Si raccontava che gli fece anche un prezzo di favore: il servizio fu pagato solo cento lire. Ma il nostro pezzo grosso non si dimostrò all’altezza del proprio ruolo, in quanto pagò la prestazione con una cento lire falsa. La Varone, a sua volta, non era disposta ad accettare una simile angheria e dopo qualche tentativo di essere risarcita con la giusta mercede, tentativo andato a vuoto, si rivolse a chi di dovere e, nello spazio di 48 ore, il pezzo grosso fu rimosso dal suo alto incarico.

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Il fatto, com’era ovvio, divenne di dominio pubblico, e i paesani, frequentatori del basolato di piazza Doria, non mancarono di esercitarsi in qualche conto per quantificare quanti servizi della stessa natura erano stati resi per far fronte al costo della palazzina. Lo stabile era stato costruito da mastu Rafele ‘o mezalengua, un autentico artista della cazzuola, il quale si era confidato, con qualche amico di bevute, che la palazzina era costata circa 30mila lire. Pertanto riuscì facile ai buontemponi calcolare che 30.000

diviso 100 è uguale a 300. II che significava circa un anno di prestazioni. E qualcuno, non senza sarcasmo, commentava che un bracciante, con una paga massima di 3,50 lire al giorno, per costruirsi quella casa avrebbe dovuto lavorare oltre 30 anni, conservando 1’intera paga e rinunciando alle spese familiari. Dopo tale episodio, alla “Signora delle camelie” non restò altro da fare che cambiare i suoi programmi. Si trasferì definitivamente a Napoli, ove comprò una casa in un palazzo seicentesco, all’inizio di via Poggioreale, subito dopo piazza Nazionale, e là restò fino alla fine dei suoi giorni. Ad Angri ci tornò da morta e fu deposta nella cappella assieme ai genitori. Ma non per molto tempo, in quanto la cappella fu venduta da un erede e i resti della Varone e dei suoi genitori furono depositati nell’ossario comune del cimitero. Ricordandola pure in età non più giovane e con un’evidente pinguedine, non dimenticheremo mai la sua bellezza e la scia di profumo che lasciava al suo passaggio, quando nella carrozza personale con cocchiere in livrea attraversava via Concilio, ammirata e invidiata da tutte e da tutti, per incontrarsi con mastu Rafele ‘o mezalengua. II punto d’incontro era davanti al cortile di Casa Provenza, ove abitava, appunto, il mastro muratore di fiducia di questa grande donna che nel suo campo lo è stato senz’altro. Costantino Scudieri

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Maggio 2011 A proposito del dilagare di “manifesto selvaggio”

segnalato sul numero di dicembre 2010

Un piccolo grande successo

Un piccolo grande successo per ANGRI ’80! Sul numero di dicembre 2010 avevamo segnalato il dilagare di “manifesto selvaggio”, causato dalla mancanza di tabelloni per le affissioni, che, a sua volta, costringeva i dipendenti delle agenzie funebri a coprire selvaggiamente tutti gli altri tipi di manifesti, da quelli dell’Amministrazione comunale a quelli di associazioni, commercianti ed imprenditori. A seguito delle nostre critiche, nelle scorse settimane sono stati installati numerosi tabelloni sull’intero territorio; ne prendiamo atto con piacere e ne diamo merito al Sindaco Mauri ed all’Ass. Sorrentino. Ora che il più è fatto, per completare l’opera è necessario, però, stabilire, come ha preannunciato il Sindaco sul numero scorso di ANGRI ’80, quali tabelloni destinare in esclusiva alle ditte funebri (se no, saremmo punto e a capo) e, aggiungerei io, l’obbligo di ridurre la grandezza dei loro manifesti. Questo episodio, anche se non rilevante, dimostra concretamente, che la critica giornalistica, se seria e documentata, non è deleteria, anzi ha un ruolo importante per la crescita civile della società ed è “molto più utile delle lodi interessate” di servili cortigiani; gli stessi che magari sostengono, pure, che ANGRI ’80 non “serve”. Mi fanno venire in mente “Natale in casa Cupiello” e il divertente gioco di parole creato da Eduardo De Filippo: “È una serva tua ma-

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Andare in bici è come dipingere un mondo migliore!

dre?.... Tua madre non serve!”, che adattato, potrebbe trasformarsi in : “ Servono i servi?.... I servi non servono (alla società)!”. Luigi D’Antuono

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Attualità

Cosimo Ferraioli, dopo le proprie dimissioni dalla Commissione d’indagine su Angri Eco Servizi, interviene sulle recenti dimissioni del presidente del Consiglio d’amministrazione di A.E.O., ingegnere Ciro Risi

“Su Angri Eco Servizi vanno fatte scelte serie”

Nel nostro Paese le dimissioni sono considerate un disonore. In pratica dimettersi da un incarico, qualsiasi, è considerato un segno di debolezza o forse sarebbe meglio dire di “fessaggine”. Nelle altre culture europee le dimissioni rappresentano un gesto nobile di responsabilità, indipendentemente dall’incarico che si svolge. Ha fatto molto scalpore il caso del Ministro della Difesa tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg che a marzo scorso si è dimesso dall’incarico perché un giornalista aveva scoperto che aveva copiato alcune parti della tesi di dottorato. Prima ha rinunciato al titolo e poi alla poltrona di ministro. Tanto di cappello! Se fosse successo… in Italia, non sarebbe successo... niente, visto che per problemi ben più gravi ( giudiziari o etici) tutti, o quasi, fanno finta di niente e stanno bene attenti a schiodarsi dalle loro poltrone. Mi scuso per il paragone, ma è utile per capire le motivazioni che sono alla base di

L’Asl deve 800 euro all’Agenzia delle Entrate, che pertanto si rifiuta di valutare l’immobile di via Dei Goti, dove dovrebbero essere trasferiti i servizi

Stallo sul destino degli ambulatori angresi La situazione dell’intero sistema sanitario dell’Agro nocerino sarnese peggiora visibilmente di giorno in giorno. Dopo gli ultimi agghiaccianti fatti di cronaca (il decesso della nostra giovane concittadina Mariarosaria Ferraioli, con in grembo due gemelli) e in seguito alle diverse proposte avanzate ed intraprese dal Distretto sanitario locale, l’Officina delle Idee, lo scorso 9 maggio, ha organizzato un incontro con le autorità sanitarie locali, i medici di base, nonché gli esponenti dell’Amministrazione comunale per discutere dell’emergenza sanitaria. Rammarico per l’assenza delle rappresentanze politiche cittadine, con l’unica eccezione rappresentata dalla dottoressa Lina Recussi, consigliere comunale del Partito democratico, nonché medico di base e presidente della Commissione Pari Opportunità, la quale ha messo in evidenza l’urgenza di un confronto tra gli addetti ai lavori e i responsabili anche politici per il potenziamento dei servizi sanitari territoriali che, in seguito alla quasi definitiva chiusura dei reparti dell’Ospedale

M.Scarlato di Scafati, assumono un ruolo di primaria importanza. Essi funzionerebbero, infatti, come ausilio per gli ormai congestionati e sovraffollati complessi ospedalieri del comprensorio. Il dottore Giuseppe D’Amora, direttore

del distretto sanitario locale, ha riassunto le iniziative sanitarie proposte per il comprensorio, che attendono ancora una risposta attuativa. Tra queste la creazione di un unico Distretto territoriale con sede in via dei Goti nell’immobile realizzato da qualche anno dal Comune e destinato a centro per anziani. Le difficoltà che finora hanno impedito un tale sviluppo sono per lo più di tipo economico e burocratico (vedi intervista con il dottore Fausto Postiglione in questo stesso numero). Per quanto concerne l’Ospedale M. Scarlato di Scafati, dopo il definitivo sventramento dei reparti di pediatria, ginecologia, neuropsicologia e, più recentemente, del reparto di rianimazione, la struttura sarà trasformata in polo di riabilitazione e punto di primo soccorso. Saranno, inoltre, praticate soltanto visite diurne in alcuni ambulatori specialistici di secondo livello non ancora chiaramente identificati. Antonella Anna Giacomaniello

un gesto. Quando mi sono dimesso da presidente della commissione consiliare di indagine sull’Angri Eco Servizi, il Sindaco mi ha accusato di mancanza di responsabilità ed ho dovuto difendermi da attacchi livorosi ed ingiustificati in quanto le dimissioni erano: da leggere come un fallimento, sia politico che amministrativo, che l’esponente del PD sta ora cercando di addossare alla maggioranza consiliare. In verità le dimissioni erano semplicemente un atto dovuto e responsabile, dopo che avevo fatto di tutto (con discrezione e senza polemiche) per dare un senso ad una Commissione consiliare d’indagine nata male e, poi, non messa mai in condizioni di operare. Poi, succede l’imprevedibile! Apprendo delle dimissioni del Presidente del CDA di Angri Eco Servizi, l’amico e collega Ciro Risi e mi chiedo se anche lui venga ritenuto un fallito dai suoi amici di maggioranza, che lo avevano designato un anno fa. Al posto loro, invece di scaricare le colpe sempre sugli altri, una seria riflessione, a questo punto, la farei e prenderei atto della gravità delle condizioni nelle quali versa l’azienda speciale, per poi decidere, dopo una attenta riflessione in Consiglio Comunale (se si ricordano ancora che esiste), le iniziative da assumere e le scelte strategiche da operare. Pensavano, forse, che tre poveri cirenei e un consulente (molto vicino, fin troppo, al Sindaco ed a qualche consigliere) avrebbero avuto la bacchetta magica e risolto tutti i problemi, vecchi e nuovi, dell’Azienda? Cosimo Ferraioli, capogruppo consiliare Pd-Sinistra

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Attualità Dibattito promosso dal comitato “Acqua pubblica Angri”

“L’acqua è un bene di tutti, deve rimanere pubblica”

Lo scorso 6 maggio, nella sala degli affreschi di palazzo Doria, si è tenuto un interessante dibattito organizzato dal Comitato acqua pubblica Angri. Vi hanno partecipato l’avvocato Maurizio Montalto, membro del comitato referendario campano, Ciro Annunziata della rete cittadina di Nocera Inferiore e Frate Damiano Lanzone dei Francescani di Angri. Sebastiano Afeltra, membro del comitato cittadino per l’acqua pubblica, ha illustrato le attività del movimento e ha introdotto gli ospiti. L’avvocato Montalto ha voluto rendere chiara la distinzione tra gestione del servizio e proprietà del servizio, sottolineando che i paesi del sud del mondo si aspettano un esito positivo da questa battaglia di civiltà, perché tutti i cittadini hanno diritto all’acqua. Egli ha sostenuto che purtroppo prevale la logica che essa debba essere una merce disponibile solo per chi può commercializzarla (lobby), ribadendo che lo Stato deve invece razionalizzare questo bene perché arrivi a tutti evitando sprechi inutili. Il processo di privatizzazione ha avuto inizio con la legge Galli del 1994 e da allora l’unico obiettivo della gestione privata riguarda il profitto smisurato ottenibile consumando più acqua possibile. Montalto ha poi dichiarato che si sbaglia clamorosamente quando si parla di liberalizzazione di questo settore perché la rete idrica è unica e una volta assegnatone il servizio, non vi può essere concorrenza; si parla di liberalizzazione perché nell’immaginario comune tale concetto ha un’accezione positiva. Egli ha infine asserito che in Parlamento non ci sono forze a favore dell’acqua pubblica poiché da una parte il Governo preme a sostegno delle multinazionali, dall’altra vi è l’opposizione che spinge per un modello s.p.a. a capitale pubblico. Ha preso poi la parola Ciro Annunziata che con l’ausilio delle slides ha illustrato tutto l’iter del processo di privatizzazione dal 1994 ai giorni nostri. Interessante è risultata la legge regionale del 1997 con la quale sono stati costituiti gli ATO (ambito territoriale ottimale) dei quali fanno parte i comuni in base al bacino d’utenza; l’ATO 3 (sarnese vesuviano) del quale fa parte anche il comune di Angri è una macroarea che comprende ben 1 milione e mezzo di persone. Il 29 febbraio del 2000 l’assemblea ATO 3 ha consegnato la gestione del servizio idrico alla Gori s.p.a., ma, secondo Annunziata, la data da ricordare è il

15/10/2001 quando l’assemblea ATO 3 ha affidato direttamente il 19% delle quote a questa società. Egli ha menzionato gli esecutori della privatizzazione non per un senso di rivalsa ma per attribuire le responsabilità: il dottor Alberto Irace ex DS; il dottor Aldo Di Vito, ex sindaco di Nocera Inferiore; il dottor Pietro Giuliano Cannata, ingegnere, ex assessore all’ambiente della Provincia di Napoli e infine il dottor Giuseppe Napolitano. Dal 2010 il cda dell’ATO 3 è così composto: senatore Carlo Sarro del Pdl (presidente), dottor Felicio De Luca, l’ing. Antonio Di Maria e il dottor Giuseppe Barbati. Annunziata ha poi offerto l’esempio del comune di Nocera Inferiore che ha approvato all’unanimità il passaggio alla Gori contrapposto alla gestione pubblica dell’acqua nel comune di Roccapiemonte, dove i cittadini hanno impedito l’inBattendo ai calci di rigori i colleghi di Taranto, la squadra di calcio dei Dottori Commercialisti di Nocera Inferiore è stata ammessa alle fasi finali del Campionato Nazionale di Calcio, che si terranno dal 1º al 6 giugno a Chianciano Terme. Decisiva, dopo la sconfitta per 2-0 a Taranto, la “remuntada” con il 2-0 a Nocera nei tempi regolamentari ed il successo dal dischetto. La fase finale è composta da otto squadre, di cui la metà campane. La rappresentativa, sponsorizzata dalla ditta di Onoranze Funebri Palumbo di Angri, è l’unica nel genere ad avere sulle maglie tale tipo di singolare sponsor, e partecipa da tre lustri al Campionato Nazionale di Calcio riservato ai commercialisti di tutta Italia. Si confida ora di eguagliare o magari migliorare il risultato lusinghiero dello scorso anno, quando la squadra dell’Ordine di Nocera Inferiore (che ha nel professionista angrese Salvatore Palumbo uno dei promotori) si è classificata 3ª assoluta alle finali nazionali svoltesi nel mese di luglio in Castellaneta (Francesco Rossi)

gresso dei dipendenti della Gori nella sede comunale. Fra’ Damiano ha evidenziato, nel suo intervento, l’importanza di prendersi cura dell’ambiente e la presenza dell’elemento acqua come fonte di vita e di purificazione in tutte le tradizioni religiose. Rimarchevole la lettura e il commento dei 9 princìpi della democrazia dell’acqua scritti dall’attivista indiana Vandana Shiva. È emersa stridente la coscienza civica e dunque le responsabilità che essa richiede: l’educazione all’uso dell’acqua e la cittadinanza attiva, portatrice sana di comunicazione e non di asservimento al potere. Il referendum si farà e avrà bisogno del raggiungimento del quorum e di due SI ai rispettivi quesiti per poter difendere il nostro diritto all’acqua. Giuseppe Afeltra

Maggio 2011 Intervista con Barbara Mauriello, una giovane donna che, nel salone Gio Style, taglia i capelli alle donne ma… fa anche barba e capelli agli uomini!

Figaro? Sono io!

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bbiamo incontrato nel salone Gio Style, in piazza Don Enrico Smaldone, una giovane donna che ha solleticato la nostra curiosità per la particolarità del suo mestiere. Si tratta infatti dell’unica donna che ad Angri lavora come “barbiere” e che con estrema disinvoltura maneggia attrezzi che per tradizione hanno usato sempre gli uomini. Raccontando la sua esperienza, alla presenza del cordiale titolare del salone, Giovanni Eulogio, ci ha lasciato piacevolmente stupiti della naturalezza con la quale ha compiuto questa scelta. Come ha iniziato a lavorare in questo negozio e qual è stato il suo percorso professionale? A soli 14 anni ho cominciato ad imparare questo mestiere, che ho appreso grazie agli insegnamenti di Giovanni Eulogio, il mio titolare. Dapprima ho imparato a tagliare i capelli alle donne e dopo ho cominciato

Campionato nazionale dottori commercialisti

La squadra dell’Agro ammessa alle finali

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a pensare che avrei potuto anche imparare a fare barba e capelli agli uomini. Quanto hanno contato nella sua formazione gli insegnamenti di Giovanni? Senza dubbio sono stati fondamentali. Grazie ai suoi consigli pratici sono cresciuta e migliorata nel mio mestiere. Giovanni è una persona con un certo bagaglio di esperienze. Ha lavorato per molti anni al Nord, in particolare a Sanremo dove è venuto a contatto con realtà emancipate e all’avanguardia. Presto ha importato queste novità anche nel suo salone ad Angri dove ha insegnato questo mestiere a molti giovani “parrucchieri” angresi, divenuti ottimi professionisti. Adesso grazie ai suoi consigli sono diventata perfettamente padrona della mia professione. Quando ha pensato di poter apprendere l’arte della rasatura e del taglio per uomo? In realtà questa è stata una scelta maturata in modo spontaneo e diretto, nulla è stato premeditato. Ho capito ben presto che nella vita non bisogna precludersi alcuna strada e che bisogna applicare alla lettera il famoso detto: “Impara l’arte e mettila da parte”. Così Giovanni ha provveduto ad insegnarmi anche questo mestiere, a volte prestandosi in prima persona come utente. Come si sono posti i clienti di fronte ad un “barbiere” donna? Inizialmente si sono mostrati alquanto restii, anche perché fare una rasatura significa avere una mano ferma e decisa, che di solito possiede l’uomo; infatti non ho nascosto un certo timore. Poi però alla presenza di Giovanni si sono lasciati servire ed hanno apprezzato a tal punto che oggi mi richiedono loro stessi. Si sente di aver superato in qualche modo un limite? Come le ho già detto si tratta di un evento avvenuto in modo naturale e spontaneo nella mia vita per questo non avverto il peso della novità che posso aver portato. Ma non nego che mi sento una persona intraprendente e che osa oltre la tradizione e questo potrebbe essere un valido esempio per i giovani che si incamminano nel mondo del lavoro. Bisogna saper cogliere tutte le possibilità che la vita ci offre anche quelle meno convenzionali. Ilaria Russo


Maggio 2011 Forum dei giovani

Nomina cariche e commissioni Il presidente Liberato Abate ha auspicato la massima collaborazione da parte di tutti e indicati il vicepresidente Francesco Ferraioli, il segretario del consiglio Gianfranco Iozzino, il tesoriere Giuseppe D’Ambrosio e il segretario dell’assemblea Imma Mauri. Continuano i lavori per rendere più funzionale possibile l’organo del Forum dei giovani: lo scorso 2 Maggio si è tenuta l’assemblea al castello Doria alla presenza dei 25 consiglieri e di pochi giovani iscritti al Forum. Il presidente Liberato Abate ha subito auspicato la massima collaborazione da parte di tutti e dopo aver nominato il vicepresidente Francesco Ferraioli, il segretario del consiglio Gianfranco Iozzino, il tesoriere Giuseppe D’Ambrosio e il segretario dell’assemblea Imma Mauri, ha aperto il lavori. La prima proposta, approvata, basata sull’art. 13 del regolamento, è stata posta all’attenzione del consiglio dal vicepresidente Ferraioli: l’istituzione delle commissioni di lavoro. Si tratta di 5 gruppi di lavoro che saranno composti da 7 membri iscritti al Forum, con propri presidenti e segretari e con l’obbligo delle sedute pubbliche; questi gli ambiti: cultura e spettacolo, politiche sociali, ambiente e territorio, sport

e attività ricreative. Sono seguite le proposte, entrambe approvate, del presidente riguardanti la riapertura delle iscrizioni per coinvolgere più giovani possibili e l’abolizione dei vincoli numerici della partecipazione alle riunioni dell’assemblea. Dichiarazioni propositive, di apertura e di maggiore collaborazione con l’assemblea sono scaturite dai consiglieri D’Angelo, Faiella, Ferrara e Stile. Infine c’è stata la proposta, anch’essa approvata, del segretario Iozzino concernente un bando, destinato ai giovani iscritti al Forum, per la creazione di un sito web: il vincitore farà parte della commissione stampa. Giuseppe Afeltra

Attualità Artiscuola. In merito all’intervista di aprile

Barbara Guida rettifica il proprio pensiero

Al momento di andare in stampa con il numero di maggio 2011, dal Maestro Barbara Guida, riceviamo e pubblichiamo per mera deontologia professionale, la seguente rettifica in merito ad alcune sue affermazioni, riportate nell’intervista rilasciata alla nostra redattrice Angela Ruggiero sul numero di aprile scorso, che, a suo dire, hanno travisato il suo reale pensiero. “La sottoscritta intende smentire le parole attribuitele impropria-

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Presentato l’ ultimo libro di Pippo Della Corte

Giornalisti di Provincia

“Mercanti della parola”, uomini e donne impegnati quotidianamente nella ricerca di fatti ed eventi della vita reale da raccontare e da rendere noti, frequentemente criticati ed attaccati e a cui, da sempre, purtroppo, sono riservati scarsi riconoscimenti nel campo professionale. Spesso confusi con giornalai o addirittura con i cartolai, i “giornalisti di provincia” di cui parla Pippo della Corte nel suo omonimo volumetto, sono personaggi dotati di grande senso civico e civile il cui ruolo nella società odierna risulta a dir poco fondamentale. Con l’oggettivo, sebbene autobiografico, rigore di chi, da anni, dedica il proprio tempo, la propria fatica e la propria anima a questo “mestieraccio”, Della Corte mette in rilievo luci ed ombre, del giornalista del XXI secolo. Il suo ultimo lavoro letterario, edito dall’associazione salernitana “Il Mediterraneo”, è stata presentata lo scorso 29 Aprile nella sala da tè Arthè in via Concilio. L’incontro con l’autore è stato introdotto da Agostino Ingenito al cospetto di Salvatore Campitiello, consigliere Na-

Da sin.: Antonio Grimaldi, Salvatore Campitiello, Agostino Ingenito, Enzo Ruggiero Perrino, Pippo Della Corte zionale dell’Ordine dei Giornalisti nonchè presidente dell’Assostampa Valle del Sarno e del concittadino Vincenzo Ruggiero Perrino. L’attore e regista Antonio Grimaldi ha letto alcuni passi del pamphlet. Un pubblico curioso ed attento ha seguito con interesse il dibattito su una delle figure più necessarie della società attuale ma che viene continuamente messa in discussione. Antonella Anna Giacomaniello

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mente dalla redattrice nell’intervista pubblicata sul numero di aprile, perché non rispondenti a quanto in realtà dichiarato. Nell’intervista viene riportata la seguente affermazione: “[...]Invece il Comune non ha aiutato la realizzazione del progetto non essendo propriamente favorevole allo svolgimento di quest’ultimo”. Questa frase, è una libera interpretazione della giornalista che ha travisato totalmente le mie parole. Il racconto e la storia che c’è dietro l’organizzazione e la realizzazione di Artiscuola è evidentemente lunga e complessa e ha avuto, come tutte le iniziative

che nascono in territori “difficili” come il nostro, i suoi tempi e i suoi inceppi burocrati ci, come è normale che sia quando si richiede un patrocinio. Ma ciò non significa assolutamente che il Comune si sia mostrato ostile! Inoltre il Sindaco dott. Pasquale Mauri ha da subito valutato l’iniziativa come positiva e ha messo a nostra completa e gratuita disposizione il castello Doria, che rappresenta il vero elemento di no-

vità nell’ambito di un Festival per ragazzi. Credo che queste precisazioni siano da parte mia doverose, non solo per la riconoscenza che devo al Sindaco e a quanti hanno sposato il progetto, ma soprattutto per amore di chiarezza, giustizia e verità. Artiscuola è un’iniziativa bella, positi-

va, rivolta ai giovani, e non merita di essere oggetto di fraintendimenti che ne offuscano lo scopo ed il valore. Con questo intervento voglio chiarire la posizione dell’evento Artiscuola, a pochi giorni dalla sua partenza, in modo che si ricrei quel clima di armonia e serenità che ha contraddistinto l’intera iniziativa. Maestro Barbara Guida

Concorso Nazionale della Città di Cosenza

Un nuovo traguardo per Evoluzione Danza Teatro Evoluzione Danza Teatro c’è. E si vede. Con la velocità di un enorme masso in discesa, Evoluzione Danza Teatro si lancia in nuovi progetti, che vedono come protagonisti gli allievi della scuola. Le novità sono bollenti, come l’estate e come la voglia del centro danza di continuare il percorso innovativo cominciato ad inizio anno. La nuova proposta parte da Roma: il centro D.A.F. (Dance Arts Faculty) sceglie Evoluzione Danza come unica sede, in tutta la Campania. Verrà riproposto, nel centro danza dell’Agro, lo stesso modello didattico già attivo nella capitale. Gli insegnanti esterni, di fama internazionale, in un primo momento ospitati al centro D.A.F. principale (Roma), verranno poi ospitati al centro D.A.F. Campania, ora Evoluzione Danza Teatro. Gli allievi godranno così della possibilità di studiare, almeno una volta al mese, con nuovi insegnanti e assimilare tecniche e stili differenti. La seconda grande collaborazione, invece, lascia spazio all’altro volto della danza: l’Hip Hop. Nella settimana che va dal 24 al 30 luglio 2011, Evoluzione Danza sarà impegnata nella IX Edizione dell’evento più atteso dell’estate, LeccEstate danza. La scuola, insieme alla Pepe Mario Production, si occuperanno della sezione Hip Hop Box, una delle discipline che l’evento ingloba. Grande impegno ma anche grandi soddisfazioni per la scuola di Angri. Durante il concorso di Cosenza, marzo 2011, Laura Signoriello, una delle allieve partecipanti nella categoria del Contemporaneo, è stata scelta per sostenere il provino D.A.F., che ha superato con grande entusiasmo. A settembre, la giovane ballerina comincerà a Roma il percorso artistico proprio del nuovo centro. E non finisce qui. Un altro trionfo viene dalla Ginnastica Ritmica, disciplina accolta a pieno raggio dalla scuola e le allieve. L’impegno profuso ha dato i suoi risultati: Nunzia Orlando, a soli 9 anni, si è qualificata alla selezioni di Ginnastica Ritmica regionale, guadagnandosi la possibilità di partecipare alla gara nazionale, che si terrà il 6 giugno a Pesaro. C’è qualcosa che si muove nella dimensione sociale dell’Agro nocerino sarnese. La danza, si riscopre il centro propulsore di tante belle novità.


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Attualità

In occasione della riapertura della villa comunale

Macchiaironia

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Maggio 2011

Applaudita esibizione dei ragazzi dell’Angri Skate

Io, zia e l’Angri ritrovata

bbiamo ricevuto la visita di zia Virginia, la sorella di mamma. Si è trasferita in provincia di Ancona nella seconda metà degli anni ottanta. Ed ha osservato da lontano il lento declino del nostro paese. Quando può torna nei luoghi in cui è vissuta: piazza Crocifisso, il rione Starza, via Papa Giovanni XXIII. E si ferma da zio Clemente, in via Badia. Per la prima volta l’ho vista sorridere mentre passeggiava per Angri. Sorpreso ed orgoglioso le ho proposto un giro al castello. Temendo le scale ha declinato l’invito. Poi si è convinta quando le ho mostrato l’ascensore che ci ha accompagnati al secondo piano. Non ti dico lo stupore nell’attraversare piazza Annunziata. Era entusiasta. Tanto che ha avvicinato il sindaco per congratularsi. Augurandogli di fare ancora meglio. Il primo cittadino ha fatto un’espressione del tipo: mi sta accusando di non aver fatto il possibile? Come si permette? Poi ha compreso ed ha sorvolato. Si è complimentata anche per la rotonda al confine con Sant’Egidio del Monte Albino e per il magnifico ulivo. Non ho avuto il coraggio di dirle che è un altro comune. È stata indotta in errore dal rifacimento del manto stradale e della segnaletica orizzontale su via Badia e via Santa Lucia. E credo anche dai lavori in corso su via Papa Giovanni XXIII e piazza Crocifisso. Siamo stati in via Di Mezzo; le ho mostrato i locali che hanno donato nuova luce alla zona. Con i nipotini abbiamo passeggiato nell’isola pedonale, senza la preoccupazione di dover schivare, con il passeggino, auto e moto. Lei sostiene che i negozianti sono stati fortunati: hanno un’Amministrazione comunale che comprende il valore della pedonalizzazione nel rilancio del commercio cittadino. Ho taciuto sulla disputa in atto. Sono proprio contento. Zietta ha la capacità di stupirsi. E la prossima volta potrà farlo entrando in città da via Nazionale, guardando orgogliosa le opere realizzate in quella zona. Grazie anche alle sollecitazioni degli amici del gruppo “La tua Nazionale”. Starai pensando che mi sto comportando da partigiano per difendere il sindaco. Hai ragione. Lo devo anche a zia Virginia. Ed al suo desiderio di scoprirsi fiera di sentirsi ancora cittadina angrese. Fregandosene del nome o della simpatia di chi amministra o di chi si oppone, ma badando ai risultati. Alla prossima difesa d’ufficio.

Marciapiede in piazza Trivio Succede che ad Angri non si possa costruire un marciapiede, perché ad un esperto tecnico risulta necessario capire prima se la strada sia pubblica o addirittura privata. Un paradosso direte voi, ma sembra che l’Amministrazione cittadina non sia in grado di realizzare il marciapiede tanto agognato dai residenti di piazza Trivio, proprio perché al tecnico deve passare il dubbio se, dove è collocato quel minuscolo marciapiede che costeggia la Chiesa di S. Caterina, il suolo sia di competenza comunale. Si ipotizza che non sia difficile capire se piazza Trivio sia pubblica o privata. Ora poiché è necessario che ci sia un marciapiede come si deve, per la tutela dei cittadini che passeggiano per quel tratto già difficile di strada, l’Ufficio Tecnico badi al sodo e dia l’autorizzazione per la costruzione di un marciapiede che aiuti a camminare con serenità. Il resto, compreso interpretazioni tecniche, siano eventualmente ridimensionate, a meno che l’ente non intende ingrossare i faldoni dell’ufficio legale, con una raffica di cause per danni e distorsioni varie (keplero).

Lo scorso Primo Maggio l’Angri Skate ha partecipato all’inaugurazione della villa comunale con una rappresentanza della scuola di pattinaggio. Alcuni allievi del gruppo spettacolo hanno eseguito delle coreografie di pattinaggio artistico su rotelle, con la direzione delle allenatrici Pina Iagrossi e Alfano Imma. I piccoli atleti, tra i tre e i tredici anni, non poco emozionati, hanno pattinato sulle mattonelle della “scacchiera” della villa. Soddisfazione dei genitori e dei dirigenti della scuola, Atorino Lucia e Giovanni Annarumma, per la riuscita dell’evento e per i complimenti venuti dall’assessore al Turismo e spettacolo Giuseppe Mascolo (ex pattinatore, come da lui stesso ricordato nel discorso fatto ai genitori presenti). I dirigenti dell’Angri Skate, pertanto, hanno progettato di inserire nel calendario delle proprie attività di pattinaggio, tra partecipazioni a gare e saggio di fine anno, altri eventi del genere che combinano sport e spettacolo, al fine di dare

visibilità a tanti bambini e ragazzi e far conoscere questa disciplina sportiva poco diffusa nella nostra provincia. Per ora il pattinaggio viene praticato dagli allievi all’interno di impianti sportivi coperti; infatti i corsi si tengono nella palestra comunale di via Leonardo da Vinci e nel Palazzurro di Pagani; ma se in villa comunale o in un’altra area

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uest’anno la partecipazione alla II edizione dell’escursione al Santuario di San Pio di Pietrelcina (BN) dei gruppi ciclistici campani è stata veramente massiccia. I partecipanti dell’anno scorso, felici per le emozioni provate nel vivere da vicino il fascino dell’avventura, hanno aderito in maniera significativa. Ad essi si sono aggiunti altri neofiti, invogliati dai veterani a vivere una giornata di sport memorabile. Già dal mese di marzo l’ansia dell’escursione ha contagiato tutti i nostri campioni. Per preparare al meglio la passeggiata, per prima cosa, i vari gruppi si sono dati appuntamento domenicale, sulle strade della Campania, per riunirsi, per amalgamarsi e procedere alla preparazione. I percorsi sono stati vari e mai inferiori ai 100 Km. A dire il vero al plotoncino si aggiungevano anche coloro che, incuriositi dallo spirito allegro che animava il gruppo, non hanno aderito all’iniziativa. Certamente convincere tutti a partecipare è stata, obiettivamente, un’impresa ardua. L’affascinante escursione mistico - naturalistica lungo le antiche strade dei sanniti ha avuto la natura come protagonista lungo un percorso che, con partenza dalla città del Santo, conduce all’antica strada romana caratterizzata da vedute panoramiche sul fiume, sulle colline ricche di vigneti, di messi e di vecchi olmi, e, in parte, sull’Appennino

In città usa la bici, fai bene alla tua salute e all’ambiente

verde si potesse realizzare una pista per pattinaggio si potrebbero accontentare anche le tantissime richieste di ragazzi ed adulti che possiedono pattini e roller skate. Giuseppe Afeltra

Ciclo pellegrinaggio Angri – Pietrelcina

meridionale. Un doveroso grazie va all’organizzatore Luciano Montella che, con tanta pazienza, ha messo insieme circa trenta ciclisti della

Campania che, con immensa gioia, hanno affrontato questo meraviglioso ciclo pellegrinaggio nella terra di San Pio.

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Progetto Lauree Scientifiche all’Università di Fisciano

I ragazzi del Liceo “La Mura” ci provano con la Statistica Lo scorso 29 aprile, all’Università di Fisciano, si è tenuto venerdì l’incontro di presentazione dei lavori nell’ambito del Progetto Lauree Scientifiche, che ha interessato vari istituti superiori della provincia di Salerno. Iniziativa a cui il Liceo “La Mura” ha partecipato per il secondo anno consecutivo con un’unica ma sostanziale differenza: quest’anno c’è stata la presenza diretta del MIUR. I progetti del PLS della sezione matematica e statistica si sono svolti in più ambiti: si è parlato di crittografia, di geometria, di algebra, di analisi ma anche di statistica. Ed è in quest’ultimo campo che il Liceo La Mura si è impegnato: gli studenti hanno preparato un questionario da somministrare agli studenti e ne hanno analizzati i dati. Guidati dal professor Giuseppe Giordano, che lavora presso l’Università degli Studi di Salerno, e dai docenti interni Elio Melucci e Anna

Amirante hanno imparato le nozioni basilari della statistica, che analizza gli aspetti della vita di ogni giorno. Dopo una breve introduzione del coordinatore del progetto, il professor Antonio Di Crescenzo, e dopo i saluti di benvenuto e una mini-conferenza del professor Carlo Toffolari, i vari istituti hanno illustrato i loro elaborati. E c’è stato di tutto: alcuni giochi di crittografia, dimo-

strazioni avanzate di alcuni dei più importanti teoremi matematici, prove per risolvere equazioni non lineari. Per queste ultime c’era anche il Liceo “Don Carlo La Mura”, i cui studenti Guido Milanese, Davide Vanacore, Natalina Vaccaro e Carmela Calabrese, hanno illustrato il proprio elaborato tramite la visualizzazione di alcune slide e argomentato i risultati ottenuti (G.M.).

Concorso “Comunicare l’azione” promosso dal mensile “Insieme”

La 3ª E del I Circolo si classifica 1ª La classe 3ª E del 1° Circolo Didattico, sotto la guida dell’insegnante Antonietta Varone, ha partecipato al concorso “Comunicare 1’azione”, indetto dalla redazione di “Insieme”, il mensile di attualità e cultura della diocesi dell’Agro nocerino sarnese. Tutto il gruppo classe è stato premiato e si è classificato “Primo” per la sezione di scuola primaria. II messaggio costruito dagli alunni è stato quello di migliorare 1’ambiente per un futuro migliore e non solo con le parole, ma con un’azione costruttiva e significativa. L’insegnante Antonietta Varone ed i suoi alunni ringraziano la Redazione di Insieme per aver offerto loro un’opportunità per riflettere, elaborare e comunicare un’azione positiva. La preside, dottoressa Maddalena

Francamente di Antonino Pastore

LA BUONANIMA DEL NONNO DICEVA… L’altro giorno mi sono recato nello studio del medico di famiglia per farmi prescrivere alcuni medicinali per il sintomo influenzale di mia moglie. Nello studio c’erano molti mutuati perciò, in attesa del mio turno, mi sono messo a leggere il settimanale “Gente” vecchio di qualche mese. La mia attenzione si è soffermata sulla rubrica “Persone e fatti” che riportava una notizia sensazionale: Carolina Giuliani, una ragazza di 20 anni, figlia dell’ex sindaco di New York (dal 1994 al 2001) era stata arrestata per furto di cosmetici. Il valore dei cosmetici rubati era di centocinquanta dollari, l’equivalente di circa 115 euro. Carolina era stata bloccata alla porta d’ingresso del supermercato dall’addetto alla sorveglianza. Alla polizia che subito era intervenuta per arrestrarla, la ragazza si era limitata a dire: “Sono un’attrice”. Gli agenti, con non poco imbarazzo, nel leggere il documento di riconoscimento, scoprivano il suo cognome e la parentela con l’ex primo cittadino repubblicano che, per ridurre la criminalità, era ricorso alla “tolleranza zero” nei confronti dei delinquenti. Al di là di come finirà il processo in corso, sull’immagine di Carolina resterà una macchia, mentre al celebre padre resterà il disagio ed il danno arrecatogli dalla figlia. Certamente l’ex sindaco Giuliani si sentirà imbarazzato nel presentarsi alla folla, in un’assemblea, a discutere di problemi circa l’onestà. A volte, non si riesce a capire come mai persone facoltose e ricche cedono alla tenta-

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zione dell’appropriazione indebita ricorrendo al furto. è proprio vero il detto antico che dice “Chi cchiù tene, cchiù vo’”. Del resto anche la buonanima del nonno centrava il problema quando sentenziava “Chi lassa ‘a via vecchia p’’a nova, spisso ‘ngannato se trova” (se non vuoi andare incotro a seri rischi, non cambiare mai la vecchia via dell’onestà, con la nuova strada della disonestà). Quanta saggezza nelle parole del nonno che alla fine del suo dire ripeteva “Chi arrobba, se stesso ruina” (chi ruba, una volta scoperto, finisce male) ed io aggiungo che oltre se stesso rovina i parenti, in particolare i genitori come nel caso dell’ex sindaco sopra menzionato.

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ANGRI ‘80! La voce di Angri La tua voce

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Pellegrini, ha mostrato vivo entusiasmo e nello stesso tempo commozione, quando le è stata

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Attualità

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Ci ha lasciati il signor Carmine Raiola, nostro storico lettore e valido collaboratore, del quale, come giornale e come casa editrice, abbiamo pubblicato negli anni numerose ricerche, articoli e libri sulla storia economica del nostro paese, in particolare sulle storiche Manifatture Cotoniere Meridionali; e proprio su queste ultime, recentemente, abbiamo editato la sua opera, frutto di annose ricerche: “Manifatture Cotoniere Meridionali. Le origini - Stabilimento di Angri (18331920)”, scritta in collaborazione con la nipote Carla Mosca. Alla famiglia di Carmine e a suo figlio dottor Vincenzo, anch’egli nostro collaboratore, il Centro Iniziative Culturali e la redazione tutta di ANGRI ‘80 si sentono particolarmente vicini e porgono affettuose e sentite condoglianze.


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attualità

Terza edizione del concorso fotografico Clickangri

Obiettivo su palazzo Doria

Maggio 2011

I care

di Lello Alfano

Viva don Chisciotte!

Per valorizzare e fare apprezzare la bellezza e l’importanza dell’emblema della nostra città, in sinergia con il Maggio dei Monumenti, organizzato dall’assessorato alla Cultura e Spettacolo.

O

rganizzata dall’associazione culturale Officina delle idee, lo scorso 17 aprile, si è svolta la 3ª edizione del concorso fotografico Clickangri, avendo come tema “Il castello Doria”: valorizzare e fare apprezzare la bellezza e l’importanza dell’emblema della nostra città, in sinergia con il Maggio dei monumenti, organizzato dall’assessorato alla Cultura e spettacolo. Per l’occasione si è concessa l’apertura del castello durante la mattinata per consentire ai partecipanti di girare dal fossato alle sale, dalle prigioni alla torre e cogliere le migliori immagini del castello e dal castello, con la collaborazione della Protezione Civile e della Croce Rossa che hanno assistito e vigilato per prevenire qualsiasi incidente. Circa 80 partecipanti si sono molto divertiti a fotografare e trascorrere alcune ore all’insegna della cultura; il concorso è stato un successo, e ha fatto un salto di qualità rispetto alle precedenti edizioni grazie alla sapiente organizzazione del fotografo Paolo Novi con la collaborazione del fratello Alfonso (hanno anche curato il corso di fotografia presso l’Officina delle idee; e molti ne chiedono la seconda edizione). Il nostro

Mascolo (a des.) premiato da Aldo Severino (Confesercenti) castello è stato immortalato da 1200 scatti, ma il concorso ha conservato però lo spirito degli anni scorsi, di riunire nello stesso luogo, nel nostro paese, persone accomunate dalla stessa passione per la fotografia, per passare insieme piacevoli ore chiacchierando e scamLa foto di biandosi osservazioni e punti di vista sulle foto da fare. Sono venuti ad Angri per ClickAngri persone da Napoli, Salerno, Scafati, Pagani, Castel S. Giorgio, Mercato S. Severino. Altri da tutta Italia hanno mandato email di adesione ma la lontananza li ha scoraggiati. Tutte le foto sono state pro-

iettate nella sede di Officina delle idee la settimana successiva e una giuria di fotografi professionisti (Alfonso Novi, Lello Mosca, Nico Guarino, Paolo Novi, I m m a D’antuono) e di persone esperte di fotografia ( Vi t t o r i no Testa, Ernesto Te r l i z z i , Tiziana ChiavazMascolo zo, Luigi Giordano) ha scelto le 4 foto vincitrici, premiate in occasione del Premio Città di Angri, svoltosi nel castello il 29 aprile scorso. Primo si è classificato Aldo Mascolo (macchina fotografica reflex canon come premio), secondo Gennaro Mainardi, terzo Rosario Giacomaniello, quarto Antonino

Ruggiero. La foto classificatasi quinta, di Franco Iacuzio, è stata offerta in omaggio all’Amministrazione comunale ed esposta nel municipio. I premi sono stati sostenuti dall’Associazione Fotografi Professionisti Angresi, dalla Confcommercio, dalla Confesercenti e da altri sponsor che hanno creduto nella manifestazione e si accomunano alle scuole superiori di Angri in un sentito ringraziamento. Dal 25 maggio le foto più belle di Clickangri saranno oggetto di una mostra fotografica che si terrà nel castello Doria in occasione del Festival Nazionale delle Arti nella Scuola organizzato da Barbara Guida. L’associazione culturale Officina delle idee ha al suo attivo già varie manifestazioni culturali (cineforum, concerti, recital di poesie, presentazione di libri) e vari incontri tra cui quello sul 30° anniversario del terremoto del 23 novembre 1980 e quello del 17 marzo scorso per celebrare il 150º anniversario dell’Unità d’Italia, organizzato insieme alla Congrega di S. Caterina, con gli interventi dei prof. Francesco Fasolino, Luigi Montella e Gianni Vitolo. Sergio Russo

Se vuoi bene alla tua città, collabora a mantenerla pulita! Fai la raccolta differenziata!

Don Chisciotte non è ancora morto

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’altra sera alcuni scapestrati, dei ragazzetti, hanno dato fuoco ai due bidoncini che, maleodoranti, facevano bella mostra di sé, proprio davanti all’ingresso del palazzo. Con l’aiuto di qualche volonteroso condomino abbiamo spento le fiamme. Dopo, sono arrivati anche i vigili del fuoco ed i carabinieri. Mi sono sentito assai sconfortato. Mi sono tornati in mente gli aneddoti raccontati da amici e parenti di via Nazionale. Protagoniste alcune donnette che, a tarda ora, furtivamente spiano se c’è qualcuno nei dintorni e poi, leste leste, come delle pantecane, vanno a gettare un sacco nero, tutte le sere, sul mucchietto del … vicino! Ed anche quanto ci ha raccontato qualche sera prima l’amico Gianfranco, l’assessore all’ambiente: gente che, ovunque, a qualunque ora, su tutto il territorio getta quel che vuole. Figli degeneri di una cultura e di un’epoca che è ormai è tramontata e che non si arrendono di fronte al fatto che il rispetto delle regole è il primo viatico per stare meglio e bene. La prima polizza assicurativa contro il malaffare e la malavita che, sul rifiuto non gestito e grazie al rifiuto non controllabile, prospera ed allarga la propria tentacolare, pervasiva presenza. Qualche amico mi osservava che se l’esempio non lo dà l’istituzione . . . e poi spiegava: se io faccio la “differenziata” e poi tutto viene mischiato già dagli operatori addetti alla raccolta o in sede di primo stoccaggio, giù al capannone dell’azienda . . . A parte il fatto che tutte le volte che sono stato a via Stabia ho visto gli addetti curare (qualcuno maniacalmente) la separazione delle tipologie dei rifiuti; a parte il fatto che spesso ho letto l’avvilimento sul volto degli addetti alla raccolta che trovano di tutto e di più nei bidoncini o tra le buste depositate nei pressi dei parchi e dei condomini, e nonostante tutto cercano di raccogliere e lasciare comunque il sito “pulito” ogni giorno; ebbene, se anche fosse vero (e non lo è), la unica e sola risposta che si può e si deve dare è: fare la separazione dei rifiuti, fare la raccolta differenziata! Bisogna convincersi che, fatta la propria parte, tutto – ma proprio tutto – ciò che c’era da fare è stato fatto! Non ci sono alibi: neanche uno! Sono sempre stato colpito dal notevole numero di associazioni di varia natura e dalle più disparate finalità che esistono nella nostra città. Sembra che ce ne siano circa un centinaio e forse più. Quante le famiglie coinvolte: forse un paio di migliaia. Un numero grande. Possibile, mi chiedo, che tutta questa gente non riesce, di fronte ad un problema così banale e che pure ci avvelena l’esistenza, a mobilitarsi e a non soccombere a qualche centinaio di irriducibili fautori del fottersene? Possibile che tutta questa brava gente, che fa volontariato, che si impegna per vivere e far vivere meglio, non riesca a trovare il modo di convincere ogni giorno almeno un irriducibile ad adeguarsi e a non fottersene per non essere tutti fottuti? Possibile che l’associazionismo da noi non riesca a fare meglio che a dare forza ad una sorta di rivendicazionismo popolaresco? Possibile che dall’interno di questo vivace e variegato mondo non riesca a diffondersi e radicarsi la cultura civica del rispetto delle regole, quale fondamento della buona e fruttuosa convivenza sociale? Possibile che anche queste persone, che pure dimostrano di avere non solo una particolare sensibilità, unita ad una volontà del fare a titolo più o meno gratuito, troppo spesso non riescano ad andare al di là dell’invocare l’intervento deciso e duro dell’autorità? Sì, lo so: sto chiedendo di vestire i panni di don Chisciotte. Ma si tratta di battersi tutti ed ognuno in una battaglia per la civiltà. Una battaglia che non è una battaglia elettorale. Non riguarda chi ci governa e chi vi si oppone. Questa è tutta gente che, prima o poi, passa! Questo primo e forte nucleo di volenterosi, può assumersi anche l’onere di educare e formare al senso civico, al rispetto delle regole, se stessi, i vicini e poi anche quelli che hanno legami più laschi. Per vivere meglio noi, adesso. Per dare ai nostri figli la possibilità di cambiare le regole – proprio perché conosciute e sperimentate – se quelle non fossero conformi a giustizia e libertà.

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Attualità

Maggio 2011

Ago & filo

Convegno del Centro per il dialogo ecumenico e religioso

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I capisaldi della fede? Libertà, responsabiità, coscienza ed etica.

o scorso 9 maggio, il Centro per il dialogo ecumenico e interreligioso “Irini” ha organizzato, presso l’auditorium della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di viale Europa, un convegno dal titolo ambizioso: Libertà, responsabilità, coscienza ed etica (lettura biblicoteologica). In primis Don Domenico D’Ambrosio, parroco della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che già quest’anno ha ospitato una conferenza ecumenica del gruppo “Irini”, ha esordito dicendo: «Porto il mio fraterno benvenuto al Centro per il dialogo ecumenico e interreligioso, ringraziando i frati e i pastori per la gradita presenza e per l’impegno profuso per costruire un dialogo profondo e duraturo tra i cristiani della nostra comunità locale». Prima degli interventi dei partecipanti il moderatore, Padre Damiano Lanzone, frate minore del convento di San Francesco di via Risi, ha detto: «Stiamo vivendo un tempo di grandi trasformazioni e cambiamenti nella nostra regione, per esempio con la nascita del Consiglio ecumenico delle chiese campane. Sicuramente si elaboreranno quanto prima nuovi programmi per intensificare il dialogo interreligioso ed inter-

culturale. Il primo e più importante tema del dibattito odierno è la libertà. Essere degli uomini e dei cristiani liberi, comporta essere responsabili ed operosi nella politica e nel sociale, avendo il Vangelo come unico punto di riferimento». Successivamente è intervenuta la prima delle tre relatrice, la prof.ssa Marina Kolovopoulou, docente presso la facoltà teologica dell’università di Atene, nonché rappresentante del Consiglio mondiale della Chiesa ortodossa, che ha affermato: «Sono onorata di essere in Italia. Ringrazio le Chiese del Centro “Irini” per aver voluto che io intervenissi e portassi la mia esperienza. La libertà è un discorso quanto mai attuale. Essa è, per la coscienza umana, lo strumento di dominio sulla natura e sulle passioni effimere. Dobbiamo esercitare il nostro “libero arbitrio” come diceva Sant’Agostino e avere la consapevolezza di poter scegliere. È con la venuta di Gesù Cristo che si è inaugurato il regime della piena libertà di coscienza degli uomini. Non siamo più, come afferma San Paolo, schiavi delle cose di questo mondo, ma uomini liberi».

Via

Poi ha preso la parola la prof.ssa Emilia Mallardo, preside dell’Istituto I.P.I.A. “Paolo Colosimo” di Napoli, rappresentante della Chiesa Battista, dichiarando: «I 4 temi del convegno rappresentano, per noi protestanti, dei capisaldi della fede. Oggi, all’alba del nuovo millennio, la libertà e la responsabilità sono valori, oltre che religiosi, sociali e civili. Come diceva Antonio Gambino, famoso giornalista e scrittore, è facile che oggi i giovani, credenti o non, si facciano attrarre dalle forme più esplicite o più subdole del male, come la corruzione ed il clientelismo perché sanno che c’è una legge, che spesso non è rispettata neppure da chi dovrebbe farla osservare, e dunque si viene facilmente perdonati o blandamente perseguiti. Simile era il pensiero del sociologo Edward Banfield, quando parlava di “familismo amorale”. Finanche per Giorgio Bocca, editorialista de L’Espresso e de “Il venerdì di Repubblica”, l’etica non esiste più, è solo “un’anticaglia” per collezionisti. In un periodo così duro e difficile, bisogna che la classe dirigenziale si

faccia promotrice di una nuova etica responsabile delle proprie intenzioni». L’ultimo intervento è stato della prof.ssa Elisabetta Barone, preside dell’Istituto I.T.A.S. di Salerno, rappresentante della Chiesa cattolica, che ha affermato: «In questo tempo pasquale, lo sguardo dell’uomo deve essere di vita e non di morte, per opera della resurrezione della carne. Libertà deriva dall’antico nome del liberto, ovvero dell’uomo libero e non più soggetto alla schiavitù. Purtroppo, l’uomo di oggi è ancora schiavo, quando non osserva le proprie responsabilità morali e civili, per esempio quando distrugge l’ambiente e non salvaguarda il Creato oppure quando si rassegna ai tanti mali della società e non vede che si stanno combattendo delle guerre assurde, come quella libica, e non prova nulla nel vedere affondare in mare barche cariche di profughi nordafricani. In questi ultimi mesi, il mar Mediterraneo è diventato la nuova Auschwitz. Eppure ci sono molti esponenti politici, nonché tanti cittadini, che sembrano non curarsi di ciò che sta accadendo. Dobbiamo esercitare maggiormente la coscienza, affinché diventi luogo privilegiato di discernimento culturale e spirituale». Sergio Ruggiero Perrino

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Giudici

Opinioni e riflessioni sul vivere comune di Agostino Ingenito

Quando vivere in comunità significa sporcarsi le mani e metterci la faccia, superando lo steccato dell’ostentato individualismo. Sarò diretto, non amo le ipocrisie, soprattutto quelle costruite ad arte per offrire parvenze di società e comunità coese tipo Valle della Bontà ma che celano difatti individualismi esasperati e finte libertà di maniera. Mi ritrovo come altri trentamila abitanti e poco più a vivere ad Angri, un paesotto cresciuto senza regole condivise ed in cui prevale in molti aspetti un’architettura sociale oligarchica che per decenni ha disposto come in una sorta di continuità una gestione feudale del vivere sociale in barba a regole e dettami etici e civili e le loro evoluzioni. Esagero? non direi! La democrazia si sa, a dirla con il pensiero dell’americano John Dewey non è soltanto una forma di governo, sarebbe come dire che la propria casa è più o meno una combinazione geometrica di mattoni e di calce; che la chiesa è un edificio con banchi, pulpito e guglia. Questo è vero, casa e chiesa sono fatte così. Ma insieme è falso: esse sono infinitamente di più (…) La democrazia è una forma di governo solo perché è una forma di associazione morale e spirituale”. Nella lettura che ho fatto di Dewey emerge che l’individuo è la società concentrata. Non è soltanto la sua immagine o il suo specchio. E’ la manifestazione localizzata della sua vita”. Belle parole direte ma tant’è che si vive anche nella necessità di determinare consapevolezza negli altri. Assisto invece nella società angrese a manifestazioni di individualismo e del meglio conosciuto “penso per me” che ha ormai assunto pro-

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porzioni spaventose. Mò direte vuoi vedere che questa negativa prospettiva esistenziale sia solo riferita al nostro territorio, è evidente che tale fenomeno coinvolge tutta la società ma visto che l’ambiente in cui viviamo è questo, perché non parlare dei fatti di casa nostra?. D’altro canto vedo poi una buona aggregazione umana soprattutto in contesti parrocchiali ed associativi in cui il senso di comunità seppur limitato a precisi momenti, sembra rispettato. Una contraddizione? Non proprio anche perché capita sovente di ritrovarsi più in un reality con tanto di preconcette forme di partecipazione. E cosi la solidarietà come le manifestazioni umane condivise sono annacquate da posizioni meramente estetiche e di facciata. Un appello agli estetici pseudo riformatori e rivoluzionari. Abbiamo perso già gran parte dei luoghi di aggregazione culturale o forse non li abbiamo mai avuto, ma quella biblioteca come pure quel cinema teatro e un vero centro di aggregazione giovanile potranno mai essere oggetto di discussione e di condivisione degli angresi ? o assisteremo come ormai consuetidine ai soliti lamenti angresi, in cui tutto è sbagliato ma poi come per gli ambulatori asl, le scuole e le piazze, i parcheggi e il traffico ma nessuno intende sporcarsi le mani, delegando ai soliti distratti? Ps complimenti a chi come per Via Nazionale nei giorni scorsi ci ha messo la faccia per sognare più vivibilità. Alla prossima.

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Premio Città

di

Angri

Continua la collaborazione tra “Angri 80” e l’organizzazione del “Premio Città di Angri” che consiste nell’intervistare gli “Ambasciatori Angresi”, tutti quei personaggi cioè, che dal 2003 ad oggi hanno ricevuto l’ambito riconoscimento per meriti artistici, professionali, culturali, sociali... Questo mese incontro Antonio Montella, presidente della “III° Millennio Foundation”

“Gli Angresi hanno perso l’orgoglio dell’appartenenza” Dott. Montella, iniziamo spiegando agli Angresi di cosa si occupa la Fondazione che Lei da diversi anni Presiede… Con la “III° millennio foundation” lavoriamo sotto l’egida dell’ONU, ed operiamo in tutte quelle attività che hanno a che fare con le comunità montane di tutto il mondo. Il nostro lavoro è apprezzato da tutte le diplomazie del pianeta. Le notizie di carattere generico, sono sul nostro sito www.tertiomillenniofoundation.org anche se l’elenco delle attività in corso non può essere pubblicato per ragioni di sicurezza. Io, ad esempio, sto seguendo in prima persona un progetto delicatissimo, ma il contenuto – mi duole non può assolutamente essere divulgato. Peccato, sarebbe stato un interessante scoop giornalistico! Parliamo, invece, di Antonio Montella, e della Angri che ha vissuto in gioventù, prima di arrivare, cioè, a girare il mondo per questi delicati progetti… Negli anni 70 Angri era proprio una bella città, abitata da gente sana. Le amicizie erano vere e ci distinguevamo per la nostra voglia di essere semplici, ma animati da tante passioni. Era una città che ruotava ancora intorno a punti di riferimento stabili: la famiglia, il rispetto delle istituzioni, la religione. La mia crescita cattolica vicino a don Alfonso Raiola, abate della parrocchia di San Giovanni, mi ha accompagnato durante la mia formazione morale e spirituale. Il fervore culturale che animava Angri in quegli anni ha rafforzato i miei

rapporti intersociali aiutandomi ad interagire con la società del tempo. Però ad un certo punto ha lasciato questa “bella città”… Ho lasciato Angri appena dopo il terremoto del 1980. Una pagina di storia che ha segnato profondamente la mia vita. Lutti in famiglia, desolazione e disperazione mi spinsero ad andare via. Partii per Roma, senza soldi e senza un punto di riferimento, ma venivo animato da un forte istinto che mi diceva che avevo imboccato la strada giusta per cambiare la mia vita. Direi che il Suo istinto aveva perfettamente ragione. Torna mai ad Angri? Per i primi quindici anni non sono tornato quasi mai. Viaggiavo per il mondo e gli impegni lavorativi mi tenevano sempre lontano da Angri ma anche dall’Italia. Adesso almeno una volta al mese torno per essere vicino ai miei genitori anziani. Provengo da una famiglia semplice, modesta e soprattutto onesta. Dai miei genitori ho appreso i veri valori della vita. A loro sarò grato per sempre. Ma Angri è ancora una “bella città”? Angri oggi è una città che ha perso l’orgoglio dell’appartenenza. Ha smarrito la voglia di vivere, condizionata da una classe politica che è diventata affaristica e personalistica, annullando completamente lo sviluppo sociale ed economico di una comunità, anteponendo agli interessi pubblici quelli privati. Ma non tutto è perduto: sotto la cenere dell’indifferenza esiste il fuoco dei giovani che hanno idee e voglia di fare. La speranza è proprio quella

che la classe politica attuale generi “involontariamente” ed inevitabilmente quel cambio di tendenza per rilanciare Angri e le sopite ambizioni degli Angresi. Nonostante la lontananza si interessa di quello che succede in città… Sempre! Ci sono amici che mi informano e consulto con attenzione i siti internet che parlano della realtà angrese come www.angri.info - www. ideavision.it - e www.ideatv.it Lei ha avuto in passato anche interessi sportivi ad Angri: ci spiega com’è andata realmente quella faccenda? Preferisco non parlarne. È stata una dolorosa parentesi della mia vita che mi ha profondamente amareggiato. Volevo costruire un progetto importante per la mia città che poteva trovare un nuovo slancio proprio attraverso il calcio. Purtroppo soltanto il Prefetto e l’ex Sindaco Umberto Postiglione mi aveva capito. Ha mai incontrato Angresi nei suoi numerosi viaggi in giro per il mondo? Ho conosciuto tanti Angresi durante i miei viaggi, e ricordo tanti simpatici episodi, tra tutti però, voglio raccontare un aneddoto che mi è capitato nel 2003: mi trovavo in Africa, precisamente in Ghana, per un progetto ecologico, e fui invitato dal primo ministro locale per una colazione di lavoro. Era presente anche una giornalista italiana, la quale, terminato l’incontro con l’importante uomo politico, volle, a tutti i costi accompagnarmi all’ambasciata del nostro paese per farmi conoscere l’ambasciatore. La sorpresa più grossa fu quando incontrai il diplo-

Maggio 2011 Premio Città di Angri

Premiati i Giovani talenti angresi Quest’anno la manifestazione si è svolta nella pinacoteca del castello Doria

matico: si trattava del dottor Giancarlo Izzo - angrese doc - oggi residente in Umbria. Fu una bellissima emozione per entrambi, e passammo insieme una giornata stupenda. Oggi Lei risiede stabilmente a Lugano: che differenze ci sono tra la città svizzera ed una qualsiasi realtà del Sud Italia quale può essere Angri, soprattutto dal punto di vista culturale, artistico e sportivo? Non c’è assolutamente confronto. Sono due mondi e due stili di vita completamente differenti. Dall’Italia alla Svizzera, invece, quanto ed in cosa è cambiato Antonio Montella? La vita ti porta a cambiamenti continui ad Angri come in Svizzera, guai se questo non avvenisse. Quali sono i Suoi progetti per il futuro? Tanti. Con la nostra fondazione abbiamo in cantiere progetti fino al 2026! Ricordo ancora il bellissimo discorso che ha tenuto in occasione del Premio Città di Angri - con cui è stato omaggiato qualche anno fa - a favore dei giovani e delle loro iniziative in ogni settore e contro un certo tipo di politica molto “chiuso” e poco propenso alle necessità della popolazione giovanile: la pensa ancora in quel modo? Certo! Purtroppo da allora nulla è cambiato. I giovani sono costretti a costruirsi un futuro lontano da Angri, e la congiuntura economica attuale contribuisce ad appesantire le difficoltà. Negli ultimi anni la politica non si è mai preoccupata dei giovani, ha lavorato con egoismo, preferendo al bene comune l’interesse dei singoli. Quanti errori commessi! Ai giovani consiglio vivamente di seguire i propri sogni, le proprie aspirazioni e di individuare l’obiettivo e perseguirlo con tutte le proprie forze. Io posso rappresentare un esempio, e mi rendo disponibile per consigli e suggerimenti nei limiti della mia personale esperienza. Il Premio Città di Angri (www.premioangri.it) festeggerà il decennale nel 2012 con una grande iniziativa a cui saranno invitati tutti gli Angresi che si fanno valere nel mondo: Antonio Montella ci sarà? Spero di esserci! Invitatemi! Mi farebbe molto piacere. Giuseppe Novi

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Perché questa scelta e con quale esito? Semplicemente perché, negli anni addietro, non c’è mai stata la disponibilità materiale per svolgere manifestazioni a palazzo Doria. L’esito di questa scelta è stato senza dubbio positivo: Angri deve valorizzare il suo emblema anche attraverso grandi eventi. Tra le novità di quest’anno: i Giovani Talenti Angresi? Il Premio Città di Angri è un evento in continua evoluzione ed in perenne trasformazione, da quest’anno e fino al 2012 - anno in cui si festeggerà il decimo compleanno della rassegna - vogliamo tramutare la manifestazione in un festival multidisciplinare europeo, in cui i protagonisti principali saranno proprio i giovani. Da qui l’idea di iniziare il coinvolgimento delle nuove generazioni, andando ad omaggiare quelli che abbiamo definito GTA-Giovani Talenti Angresi, personaggi locali che hanno già espresso il talento in vari campi culturali e che, a nostro avviso, “esploderanno” presto definitivamente. L’anniversario dei 150 anni dell’Unità nazionale è il filo conduttore di quest’edizione… Il tema dell’evento cambia annualmente, dopo il “Barocco” dello scorso anno, per il 2011 non potevamo che scegliere il “150° anniversario dell’Unità d’Italia”. La soddisfazione più grande è stata quella di aver ottenuto, da parte dell’Unità Tecnica di Missione, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’autorizzazione ad apporre il logo ufficiale delle celebrazioni su tutto il materiale promozionale realizzato. Ad oggi, da quanto mi risulta, il Premio Città di Angri è l’unica manifestazione cittadina che rientra ufficialmente nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Dopo i numerosi spettacoli ed il successo dell’anno scorso, non credi che gli spettatori si aspettassero qualcosa di simile anche quest’anno? Vista l’importanza del tema

ed il coinvolgimento dei giovani, si è deciso di dedicare un’intera giornata ai ragazzi delle scuole superiori cittadine. Gli alunni intervenuti hanno dimostrato di gradire la proiezione del capolavoro di Mario Martone “Noi Credevamo”, film incentrato proprio sul tema dell’unità nazionale (recentemente vincitore di 7 David di Donatello, proiettato in un territorio che ancora non ha una sala cinematografica). Per gli spettacoli ed i “nomi grossi” ci sarà tempo, il 2011 è ancora lungo… Che tipo di difficoltà hai potuto riscontrare nell’organizzazione dell’evento? Ci sono state grosse difficoltà di interazione e di dialogo con l’amministrazione comunale, poi, ho constatato che, ad Angri, ancora non esiste una calendarizzazione delle manifestazioni con il serio (e stupido) rischio che gli eventi si accavallino, ed, infine, le solite difficoltà di carattere economico. Al Premio Città di Angri, infatti, il Comune non ha concesso nessun contributo se non l’uso della pinacoteca del Castello Doria e la stampa ed affissione cittadina dei manifesti promozionali. Senza voler polemizzare, vedo che tante manifestazioni vengono organizzate periodicamente in città e non mi pare che siano tutte a costo zero per l’amministrazione, per cui mi piacerebbe sapere – se esiste – il tipo di criterio applicato per finanziare eventi culturali ed artistici e da chi viene applicato. Sei un po’ deluso dall’accoglienza riservata all’evento dall’attuale amministrazione comunale? Sono dispiaciuto perché non vedo interesse nei confronti di un evento che continua a diffondere il nome e l’immagine della città di Angri a livello nazionale ed internazionale. Quest’anno abbiamo ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo, un risultato inimmaginabile fino a qualche anno fa, in più il Presidente dell’emiciclo comunitario, ex premier polacco Buzek, ci ha scritto un messaggio di congratulazioni per l’iniziativa di sviluppo territoriale. Progetti per il futuro? Sicuramente trasformare “il più qualificativo evento della nostra terra” in un festival dell’arte, della cultura e della creatività che coinvolgerà attivamente nell’organizzazione numerose personalità angresi particolarmente esperte nei settori in cui operano. L’idea ambiziosa è quella di creare nell’orbita del Premio Città di Angri un primo esempio di impresa culturale locale che apporti benefici non solo all’evento, ma a tutta la collettività angrese con un incremento di consensi e presenze per la città ed una rivalutazione reale del turismo, del commercio, dell’arte, ed ovviamente della cultura non solo ad Angri ma in tutto l’Agro Nocerino Sarnese. Antonella Anna Giacomaniello

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35° concorso Aibes campano per cocktail e long drink

Cosimo presidente D’Andretta ancora Intervista Varone una volta sul podio

Quest’anno, la scelta della location per lo svolgimento del 35° concorso regionale per cocktail e long drink è caduta non a caso sulla città di Pompei. L’evento è stato organizzato da Francesco Reder – Fiduciario, in collaborazione con il consigliere Giovanni Di Somma della sezione Campana dell’AIBES (ass. italiana barmen e sostenitori) che raggruppa più di trecento barmen e barlady di tutta la regione. Le gare si sono svolte all’insegna della massima professionalità tra barmen e barlady dell’Aibes, i quali si sono cimentati nella creazione di nuove ricette composte da liquori, distillati, amari,vermout, succhi di frutta, acque gassate, spumanti e… tanto ghiaccio!!!; il tutto messo a disposizione dai Soci Sostenitori dell’Aibes, produttori ed importatori delle migliori marche nazionali ed internazionali di prodotti destinati al mercato dell’Horeca, il cui presidente è l’instancabile Danilo Bellucci. La sezione Cam-

pania si distingue per meriti, premi e nomi di spicco su tutto il livello nazionale grazie ai prestigiosi traguardi raggiunti dai barman campani. Il concorso regionale ha avuto fra i concorrenti il nostro concittadino Cosimo D’Andretta che si è aggiudicato il secondo posto nella classifica generale con un cocktail molto innovativo. Infatti dopo l’ultima esperienza lavorativa in riviera adriatica ed in costiera sorrentina, è tornato sulla pedana ed ha sbaragliato tanti validissimi colleghi. Innumerevoli sono stati i suoi successi a cui ci ha abituati negli ultimi anni, sin da quando era al comando del Penny Black Irish Pub e del rist. Il Forchettone; oggi invece è il barman

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Attualità

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dell’HCCA 24 full enjoy bar nella città di Pompei. “I miei obiettivi – ci ha dichiarato Cosimo D’Andretta – sono quelli di promuovere il buon bere, ma anche quello di diffondere la cultura dell’uso e degli effetti provocati dall’eccesso di cocktail e superalcolici. Promuovere la cultura del bere senza esagerazioni, fra gli amici, nelle associazioni, nelle scuo-

le. Il nostro motto è “Scegli AIBES e sai cosa bevi”, dato che un barman aibes oltre alla professionalità, creatività ed estro nel preparare e scegliere ingredienti giusti, deve anche saper trasmettere la cultura del “bere” nei giovani, saper formare e informare i giovani su rischi, pericoli e danni provocati dall’eccessivo uso di alcol specialmente a ragazzi che lavorano o frequentano discoteche e punti di ritrovo giovanili”. “Il mio Cocktail – ha concluso Cosimo D’Andretta – dal nome “Il tuo sorriso nelle mie mani” è un cocktail nato dalla collaborazione con una nota e prestigiosa pasticceria di Angri... «’O sciampagnone». Infatti è un “cocktail dessert” basti pensare che ha come decorazione il “babà”, preparato con grande maestria dagli amici Gerardo e Gianni, leader della suddetta pasticceria.

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L’artista Precenzano racconta se stesso

Settembre, ovvero il ricordo di una vita

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ello scorso mese di gennaio, Vincenzo Precenzano, artista angrese tra i più noti, ha dato alle stampe Settembre (pubblicato per i tipi dello Studio d’arte Incisori e Grafici Salernitani). Si tratta di un lungo racconto biografico, corredato anche da foto e immagini, nel quale l’artista narra episodi della sua vita di uomo e il suo percorso pittorico. Condividiamo quanto scrive nella prima introduzione Enrico Pirro: Settembre non è una biografia oleografica o un arido elenco di fatti. Nemmeno viene fatto un catalogo di opere o di successi artistici (che pure non sono mancati nella lunga carriera di Precenzano). Piuttosto, l’autore ha preferito un approccio più discorsivo, quasi si trattasse di una lunga chiacchierata tra vecchi amici, per ricordare i tempi lontani, gli affetti, le vicissitudini di una vita. Il lettore deve solo procedere nella lettura per essere come irretito dalla narrazione dei fatti, che, per quanto non lo riguardino personalmente, non mancheranno di coinvolgerlo emotivamente. Ovviamente, la storia personale di Vincenzo Precenzano non può non intrecciarsi con quella collettiva della nostra realtà locale (non solo artistica – segnata dal lungo sodalizio umano e professionale del gruppo Studio d’arte 64), ritratta attraverso la rievocazione di personaggi, che più o meno a lungo hanno accompagnato

il percorso d’arte e di vita dell’autore. Non c’è alcun cedimento alla nostalgia, anzi in diversi punti del racconto, Precenzano sembra preferire un tono più oggettivo (quasi impietoso), soprattutto quando si tratta di svelare storie e aspetti del Meridione povero e contadino, in cui lui stesso si è formato, e che negli anni ha subito un volgare imborghesimento, fatto di mediocrità e di perdita di innocenza e spontaneità. Per chi conosce la pittura di Precenzano, orientata ad un figurativismo geometrico, non privo di un articolato dinamismo di linee, e caratterizzata da un cromatismo denso e luminoso, non faticherà a notare che la narrazione di Settembre in qualche modo è figlia dello stesso metodo estetico che l’autore adotta nella composizione dei suoi dipinti. Non a caso in Settembre dai fatti (che costituiscono l’insieme del narrato) l’autore

sapientemente isola sensazioni ed impressioni, così come dal caotico insieme di un dipinto, egli lascia emergere macchie di colore e figure, che ne orientano il senso. Come scrive Francesco Fasolino, nella seconda introduzione, un posto non secondario occupano le memorie del mondo scolastico (Precenzano ha insegnato a Napoli per lunghi anni), «che diviene simbolo di una civiltà e di una concezione del vivere, cui l’autore riesce a dare vita e colore, rappresentando, con la sua babele della scrittura, la babele stessa della vita». Vincenzo Ruggiero Perrino

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Attualità

Intervista con il presidente Alfonso Campitiello

Dai proclami trionfali del contestato presidente Nicola Varone alla scomparsa del presidente Giovanni Orlando

L’Angri ai play-out Il destino dell’Angri in serie D passerà per la lotteria dei play-out. I grigiorossi si giocheranno la permanenza nella massima categoria dei dilettanti in centottanta minuti di gioco che decideranno una stagione costellata da mille episodi. Dai proclami trionfali del contestato presidente Nicola Varone alla scomparsa del presidente Giovanni Orlando che aveva riabilitato l’immagine dell’Angri calcistica dopo una gestione scellerata, passando per un rendimento ondivago, fatto registrare dalla squadra del cavallino rampante che nel girone di andata ha messo insieme appena undici

punti. Una stagione segnata dalle vicende negative in attesa di scrivere il lieto fine ad un campionato stregato. La morte del patron Orlando ha scosso l’intero ambiente calcistico e posizionato un macigno sulle ambizioni future dell’Angri. Il massimo dirigente non ha mai fatto mistero di cullare sogni importanti per il calcio angrese e negli ultimi giorni di vita aveva lasciato trapelare la volontà di avviare l’iter per consentire alla compagine grigiorossa di poter entrare nel lotto delle formazioni in lizza per un ripescaggio nella “vecchia C2”. Il destino non è stato benevolo con Giovanni Orlando, morto qualche ora prima dell’impegno dei Grigiorossi sul campo del Gaeta. Proprio di domenica, il giorno che da qualche tempo gli riservava emozioni intense, gioie e amarezze che i suoi ragazzi gli

hanno regalato negli ultimi cinque mesi. Quasi in punta di piedi ha lasciato la vita terrena, senza clamore, quasi a non voler disturbare. “Don Giovanni” sapeva, però, che la sua dipartita non poteva passare inosservata perché in cinque mesi è riuscito ad attirarsi le simpatie del “popolo del pallone” con il quale ha condiviso la passione per i colori grigiorossi. All’apparenza sembrava un burbero, uno duro, uno di quelli che non ti lascia esprimere la tua opinione… apparenza, solo apparenza. Conoscendolo meglio il “Presidente” era un buono, usava il tono perentorio per imporre le sue decisioni, però, alla fine si scioglieva e con una battuta all’inglese ti toglieva dall’impaccio e capivi che di fronte avevi un uomo dal cuore nobile e dai sani principi. Luigi d’Antuono

Angri presente nel volley nazionale

Luigi D’Antuono promosso in serie B come osservatore I vertici del settore tecnico “arbitri-osservatori” della federazione italiana pallavolo (Fipav) hanno decretato la promozione che permetterà al nostro concittadino di visionare gli arbitri nei campionati nazionali. Una promozione sul campo che ha fatto da cornice ad un ulteriore riconoscimento giunto con la partecipazione alla 17ª edizione del torneo “Easter”, svoltosi a Loreto (Ancona). La manifestazione, di livello internazionale, ha registrato la partecipazione di blasonati club femminili europei e americani che si sono confrontati sui rettangoli della riviera dorica. Un incarico di assoluta rilevanza reso ancora più apprezzabile se si considera che D’Antuono è stato ammesso alla kermesse come unico esponente del

Sud Italia. “È stata un’esperienza fantastica – commenta D’Antuono, che in questa occasione sveste i panni di giornalista – perché mi ha dato l’opportunità di confrontarmi con altri arbitri-osservatori provenienti da diverse parti dell’Italia e di partecipare ad un’intensa attività didattica e tecnica con i massimi esponenti del volley nazionale”. La promozione in serie B arriva dopo cinque anni di esperienza maturata sui campi della Campania e da due anni come responsabile del settore nel comitato provinciale.

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“Operare in Campania - spiega Luigi – non è sempre semplice perché la passione e il calore dei tifosi a volte raggiungono livelli simili al calcio anche in considerazione del fatto che in diverse realtà il volley rappresenta la massima espressione sportiva”. L’ammissione nella serie cadetta comporterà un maggiore impegno considerato che le designazioni interesseranno l’intero territorio nazionale. “Sono orgoglioso e gratificato della promozione in serie B – continua Luigi – un traguardo storico per la pallavolo campana poiché per quattro anni non ci sono state promozioni nei ruoli”. Luigi D’Antuono è stato il primo arbitro angrese nel mondo del volley, una passione coltivata dal 1989 e maturata a seguito di tredici anni di arbitraggio prima di accedere al ruolo di “osservatore” culminato con l’immissione nei ruoli nazionali. “Mi godo questa promozione – chiosa D’Antuono – ma la serie B rappresenta un punto di partenza per accedere in futuro nella massima serie”.

L’ASD ha chiuso in bellezza il campionato di Serie D

L’ASD Angri Pallacanestro ha brillantemente concluso il campionato di serie D con un bilancio di ben 18 vittorie su 28 partite disputate. Abbiamo fatto il punto della situazione con il giovanissimo presidente della compagine angrese, Alfonso Campitiello. Allora presidente, cominciamo con un commento sulla stagione agonistica appena conclusa. Sono sicuramente soddisfatto perché siamo riusciti a porre rimedio ad un inizio piuttosto deludente, dovuto anche a problemi extra tecnici, che ci hanno costretto al cambio di allenatore. La prima parte del campionato si è conclusa con 7 vittorie e 7 sconfitte ma ci siamo rifatti ampiamente nel 2011 che chiudiamo, grazie anche all’ottimo lavoro svolto da coach Piervincenzo Costabile, con 11 vittorie ed appena 3 sconfitte. Solo a causa di un regolamento cervellotico non abbiamo potuto partecipare ai play off, dove avremmo certamente ben figurato. E adesso quali sono i vostri progetti? Punteremo senz’altro sul gruppo coeso e compatto che si è creato nella seconda parte della stagione; non avremmo potuto battere squadre del calibro di Casapulla e Minucci Napoli senza una squadra capace di comprendere alla lettera i nostri obiettivi e le indicazioni dello staff tecnico. Siete una società molto giovane, ma si sente parlare di progetti ambiziosi per il futuro, vero? Abbiamo appena ottenuto uno storico risultato ma siamo molto ambiziosi e crediamo nel lavoro di gruppo senza tralasciare l’impegno per il sociale. A tale riguardo colgo l’occasione per evidenziare che da

qualche mese si sono uniti a noi due ragazzi ucraini, forse tecnicamente non saranno in grado di giocare in serie D, ma li inseriremo ugualmente nel nostro contesto perché l’idea principale è quella di far crescere la cultura di questo sport così emozionante nella nostra città. Visto che lei parla di emozioni, quale è stata la più significativa di questo anno? Senza dubbio la vittoria in trasferta, a Napoli, con il di Bello Minucci che ci ha dato la matematica certezza del primo posto nel girone, ma anche le gare interne contro Casapulla ed Ercolano rimarranno nella storia del basket angrese, oltre che nel mio cuore di primo tifoso. Sappiamo che il campionato di serie D costa molto tra tasse gara e trasferte: come pensa di muoversi per il prossimo anno? Ci tengo a precisare che le porte sono aperte a tutti i professionisti e gli imprenditori che si vogliono impegnare insieme a noi, a patto che ci sia la seria volontà di partecipare al progetto perché sono un po’ stanco di gente che, a giugno, promette mare e monti, per poi tirarsi indietro a settembre, quando bisogna aprire i cordoni della borsa. Noi vogliamo diventare un punto di riferimento, innanzi tutto, per i giovani a cui daremo la possibilità di continuare a giocare ad Angri anche dopo la trafila dei campionati giovanili. Come sono i rapporti con l’amministrazione comunale? Gli amministratori ci sono stati vicino, ma faccio appello in particolar modo al sindaco affinché possa essere al più presto ultimata la struttura di via Stabia, in modo da poter finalmente avere un campo di basket dove potersi allenare con maggiore frequenza ed in orari normali (quest’anno i nostri allenamenti

cominciavano alle 21.30, cioè in tarda serata, con ovvi disagi per tutti i nostri atleti) e poter portare avanti i nostri obiettivi. Credo che con una struttura nuova e con l’ingresso di qualche altro sponsor potremo disputare una nuova grande stagione Siamo alla fine dell’intervista vuole ringraziare qualcuno in particolare? Sì, lo staff tecnico composto da Piervincenzo Costabile, Tony Benincasa e Cristian Limodio e poi i dirigenti Angelo Albanese, Angelo Terlizzi, Francesco Ferraioli, Giulio De Vivo, tutti i giocatori -con una menzione particolare per il capitano Gennaro Ferraioli il quale, a 37 anni, ha ancora la voglia di impegnarsi di un ragazzino - e tutti i tifosi che ci hanno costantemente sostenuto; nel nostro piccolo abbiamo raggiunto un risultato importante e sono sicuro che... il sogno continua”.

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Notizie Utili e Liete

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Momenti Lieti

battesimo

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compleanno

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Lo scorso 24 febbraio, nel locale “Moi Concept”, Luisa Somma ha festeggiato, insieme a parenti e i suoi amici, il 18º compleanno. Auguri dalla redazione di ANGRI ‘80

Lo scorso 15 maggio, attorniata da figli, nipoti, generi e nuore la signora Pia Nastri ha festeggiato il suo 95º compleanno. Auguri dalle nipoti Carmen e Antonella, dai figli, dai pronipoti e dalla redazione di ANGRI ‘80

Il piccolo Gianluca Piselli ha ricevuto il sacramento del battesimo. Auguri a Gianluca, al papà Aniello, alla mamma Maria Iovine, dagli zii Raffaele e Gerardo Iovine e dalle loro famiglie, nonché dalla redazione di ANGRI ‘80.

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In parco antisismico appto completamente ristrutturato, composto di 4 camere, 2 bagni, cucina abitabile, ripostiglio, 2 balconi, box auto e posto auto assegnato. € 239.000,00

Appartamento in parco chiuso composto da 4 camere, due bagni, ripostiglio due terrazze box auto e posto auto. € 220.000,00

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