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 Quali sono i possibili rimedi? La principale sfida nel migliorare le chances di sopravvivenza delle specie medicinali è legata alla messa in campo di strategie volte a proteggere gli ecosistemi più vulnerabili e a una migliore gestione delle popolazioni spontanee. La conservazione di queste specie nel loro habitat naturale integrando strategie volte a: conservazione degli ecosistemi in cui vivono, conservazione della riproduzione delle popolazioni nel loro range naturale e conservazione della biodiversità genetica all’interno della specie è la strategia ampiamente preferita dalle organizzazioni ambientaliste. Una strategia di questo tipo, anche definita in situ, è gradita poiché consentirebbedipreservareladiversità genetica della specie e al contempo coinvolgere nel progetto le popolazioni locali che in questo modo si vedrebbero non private anche dei proventi della produzione e commercio dei prodotti correlati. Un approccio di questo tipo consentirebbe un immediato beneficio economico per le popolazioni coinvolte che potrebbe tradursi in incentivi alla conservazione delle risorse vegetali e degli habitat. Diversamente dalla conservazione in situ la conservazione ex situ potrebbe giocare un importante ruolo, anche se rispetto alla prima è considerata una strategia complementare. La conserva-

e standardizzazione dei principi attivi. Questa è la ragione per cui la coltivazione è in genere incoraggiata da grosse aziende farmaceutiche le quali richiedono grandi volumi di materiale vegetale di qualità elevata e riproducibile. Si assiste in genere a una fase di sviluppo di nuovi prodotti, cui fa seguito una seconda fase che rappresenta l’immissione in commercio dei prodotti studiati e clinicamente testati. Durante queste due fasi vediamo un aumento elevato della domanda di materia prima vegetale, dove l’unica fonte è quella naturale. Solo in seguito e in genere purtroppo quando una specie diventa scarsa e i controlli e le leggi si fanno più stringenti, si assiste a un incremento della fonte vegetale coltivata la quale in un ragionevole periodo può sostituire in tutto o quasi la fonte naturale. Una dinamica di questo tipo è avvenuta per esempio nel caso delle specie del genere Taxus. Queste specie sono state per anni, e lo sono tuttora, la fonte primaria di composti denominati tassani, dei quali il Paclitaxel ha dimostrato un’interessante attività nei confronti di alcuni tipi di tumore, particolarmente quello a danno dell’utero e del polmone, tanto che oggi è comunemente usato regolarmenteinchemioterapiaperquesti scopi. Il Paclitaxel è stato scoperto grazie a un progetto di ricerca promosso dal NCI (US National Cancer Institute) che attraverso un esteso screening nei primi anni ’60, coinvolse numerose Aprile 2011 ERBORISTERIA DOMANI 53

zione ex situ si prefigge di preservare la più ampia possibile variabilità genetica delle specie a rischio attraverso banche genetiche, arboreti, orti botanici e sviluppando coltivazioni preferibilmente nei pressi dei luoghi d’origine. Tra queste senz’altro gioca un ruolo di primo piano per la conservazione delle specie naturali la messa in coltura di queste piante sia passando o meno attraverso una selezione. Coltivazioni su larga scala di specie vulnerabili come Echinacea, Ginseng, Idraste e Tasso hanno di fatto permesso la permanenza sul mercato di molti prodotti da loro derivati che altrimenti sarebbero scomparsi o fortemente ridimensionati nella disponibilità (Laird S.A., Pierce A.R., Schmitt S.F. 2005). La coltivazione è in grado di ridurre la pressione della raccolta sulle piante spontanee, ma si applica prevalentemente per specie relativamente facili da addomesticare e sono supportate da uno stabile e prevedibile mercato. E’ viceversa meno applicabile in altri casi per varie ragioni: difficoltànell’addomesticamento,tempi relativamente lunghi prima che la coltivazione sia produttiva, costi troppo elevati e quindi bassa economicità rispetto alprodottonaturale,minorequalitàche si riflette sul costo finale, necessità di investire notevoli fondi in ricerca e incentivi per i coltivatori. è indubbio che la coltivazione, ove possibile, a costi accessibili, apporti numerosi vantaggi in termini di qualità


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