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ERBORISTERIA

MAG./GIU. 2013

ISSN 1721-5676

domani

PROGETTO BELFRIT UNA per tutti la lista positiva comune e le dinamiche legislative europee

MONOGRAFIE LUPINO, L’ORO DEI COMICI FITOTERAPIA ATTIVI VEGETALI E IPERGLICEMIA


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Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni per l’uso. In farmacia, parafarmacia ed erboristeria. Aut. Min. del 21/03/2013

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argan IGP L’Argan gode di una notorietà crescente in tutta Europa. Grandi marche hanno creato prestigiose linee cosmetiche con il suo nome, supportate da campagne di comunicazione sui mass media. Ma chi garantisce la qualità e l’originalità del prodotto? L’Argan è un arbusto endemico della regioni interne del Marocco, dove costituisce una fitocenosi specifica, riconosciuta tra le riserve di biosfera dall’UNESCO. Oggi il Marocco dispone di un apparato legislativo nazionale che permetterà ai produttori locali di intraprendere una procedura di riconoscimento presso la Comunità Europea per la protezione della Indicazione Geografica Protetta, e contrastare rischi di contraffazione e ogni possibile danno all’immagine di una materia prima che diviene sempre più preziosa. Sono questi gli obiettivi per cui nasce AMIGHA (Association Marocaine de l’Indication Geographique de l’Huile d’Argan), che si propone di proteggere la denominazione d’origine dell’olio di Argan, strutturare la filiera e costituire garanzie sulla tracciabilità del prodotto. Per saperne di più, www.argane-igp.org

generazioni La conservazione dei territori montani a pascolo attraverso la creazione di sistemi di economia agraria sostenibile, in grado di migliorare le condizioni di vita delle comunità che ancora le abitano è l’obbiettivo di diverse organizzazioni internazionali attive in Europa. In Romania alcuni progetti sostenuti dal WWF, dalla Darwin Foundation e da altri partner istituzionali hanno sviluppato un sistema integrato di valorizzazione dell’Arnica montana selvatica. La specie è protetta e inserita nelle red list di diversi Paesi. Ma il progetto sorto alcuni anni fa nel Parco Nazionale di Apuseni, con il supporto scientifico delle Università di Fribrugo e di Cluj Napoca, prevede un quadro di attività coordinate: corsi di formazione finalizzati al monitoraggio e alla conservazione del potenziale riproduttivo della specie nel suo ambiente sono preliminari ai programmi di raccolta della essenza spontanea. Attività che coinvolgono generazioni diverse, come si vede. Per saperne di più: www.arnicamontana.ro ERBORISTERIA

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7 indice

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apertura 5

Meeting point

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Editoriale

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mercato 10

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Filo diretto aziende In vetrina, le novità: Aboca, Helan, Sobepure, Specchiasol, L’Erbolario, Erbamea Anteprima fiere Sana al giro di boa dei venticinque anni di edizione Post-show Cosmofarma Exhibition 2013: interesse per il naturale e proiezione internazionale:

pagine professionali 22 25

Dossier progetto BELFRIT Una per tutti, a cura di Demetrio Benelli Il progetto BELFRITnella dinamica legislativa europea intervento di Basil Mathioudakis

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Cronache cosmetiche

Un fatto concreto, la collaborazione di tre Stati Membri raggiunge l’obbiettivo dell’unificazione delle liste nazionali delle sostanze vegetali e delle preparazioni ammesse nella formulazione degli integratori alimentari: e ravviva così l’esigenza di ulteriori passi verso l’armonizzazione del quadro normativo comunitario dei botanicals nell’area alimentare, con una particolare attenzione alla valenza da attribuire dell’uso tradizionale

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scienza e tecnica

Monografie

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L’oro dei comici: Lupinus albus, di Paolo Poggi

Review

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Aggiornamenti di fitocosmesi, a cura di Paolo Poggi

Spazio fitoterapia

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Attivi vegetali versus iperglicemia, di Marcello Monti Fitoterapia e nutrizione. Dati ed evidenze della ricerca

Il principio attivo

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Resveratrolo ERBORISTERIA

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Alimento antico della tradizione latina, Lupinus albus è fonte di molti principi attivi di grande interesse, sopratutto in campo metabolico, come evidenziano studi recenti di ricercatori italiani sull’attività insulino-mimetica di una sua proteina


8 colophon www.erboristeriadomani.it mensile nato nel 1978 - numero 378 - Maggio / Giugno 2013

Abbonamenti Italia: Euro 70,00 (standard), Euro 50,00 (professionale), Euro 35,00 (studenti), Estero: Euro 99,00 Codice IBAN IT 57 S 06230 01629000043376351 CARIPARMA, Agenzia 1, Milano (intestato A Oriente! srl) Pubblicità inferiore al 50% Direttore responsabile Demetrio Benelli * direzione@erboristeriadomani.it Impaginazione e web Giuliano Tagliabue * grafico@erboristeriadomani.it Autori Basil Mathioudakis, Marcello Monti, Paolo Poggi, Anna Schoenstein Credits Anna Schoenstein

Copertina Dossier Progetto Belfrit

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ErboristEria

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Stefano Barberini Reportage Cosmofarma (pagina 21) Paolo Poggi L’oro dei comici (pagine 31, 41) Altre immagini: Creative Commons Stampa Associazione Padre Monti via Legnani 4, 21047 SARONNO www.associazionepadremonti.it

iSSn 1721-5676

Iscrizioni Elenco Periodici della Cancelleria: Trib. Mi n. 264 del 26-6-1978. Registro Nazionale della Stampa: (L 416/1981) in data 28-10-1982 con il n. 467

Giuliano Tagliabue Reportage Cosmofarma (pagine 18-21)

Mag./giu. 2013

Erboristeria domani è un marchio di Sogecos spa

Monografie progetto lupino, dei BELFRIT UNA per tutti l’oro comici

la lista positiva comune e le dinamiche legislative europee

Pubblicità e abbonamenti Erboristeria domani, piazza Wagner 1, 20145 MILANO Tel. + 02 87063916

adv pagina 2 Sana www.sana.it

I romana, pagina 4 Helan www.helan.it

pagina 3 Aboca www.aboca.it

pagina 6 L’Erbolario www.erbolario.com

pagina 29 Erbamea www.erbamea.it

II copertina Planta Medica www.planta-medica.it

IV copertina ESI www.esitalia.it

III copertina Specchiasol www.specchiasol.it

pagina 41 Fitochina Italia www.fitochina.com

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fitoterapia attivi vegetali e iperglicemia


9 editoriale

Il metodo dei fatti C

’è aria di Atlantico in questo acronimo: un cartoccio caldo sotto il vento gelido e salato, una bancarella a poca distanza dalle onde lunghe dell’oceano.

Ma si respira anche tanto Ponentino dietro questa lista - finalmente condivisa oltre i confini nazionali - di piante da utilizzare nei prodotti erboristici. Le liste – positive, negative, aperte, speciali, esplicative, tassative – sono sempre state al centro dei percorsi regolatori che riguardano il nostro mercato. Quella di cui parliamo approfonditamente in questo numero, quella nata dal progetto BELFRIT - ecco l’acronimo - e che aspettiamo di poter consultare dopo l’estate, è la prima a costituire un terreno di confronto comune tra tre diversi Stati Membri (Belgio, Francia e Italia) per la standardizzazione dei derivati vegetali da usare negli integratori alimentari. Gli interventi e le opinioni che riportiamo rendono bene lo stato dell’arte della regolamentazione in Europa, e il passo avanti compiuto con lo sviluppo di questo progetto. Una iniziativa si propone come piattaforma per la costruzione di una soluzione compiuta e condivisa rispetto a uno stato di cose sospeso nel limbo ormai da alcuni anni. A confronto, i tre Paesi promotori del progetto non appaiono particolarmente omogenei nelle reciproche strutture del mercato, nella storia recente dei propri comparti specializzati, nel profilo regolatorio nazionale (forse hanno più punti in comune tra loro Italia e Belgio di quanti ne abbiano, rispettivamente, con la Francia). Esistono in Europa analogie più forti tra altre realtà nazionali (per esempio tra Italia, Spagna e Portogallo, tra Belgio e Olanda, tra Francia e Germania); ma questo è positivo, perché a maggior ragione renderà possibile l’adesione di altri Stati Membri al progetto, per una condivisione sempre più allargata dei criteri e delle conoscenze comuni rispetto agli ingredienti botanici. Perché e proprio questa la prima e più importante valenza del progetto BELFRIT: quella di avere aperto un canale di scambio di competenze scientifiche applicate a casi concreti affrontati giorno per giorno da chi opera sul mercato degli integratori e da chi su questo mercato deve vigilare per la sicurezza dei consumatori. Sul piano normativo questa iniziativa ha il merito di agire ora da catalizzatore delle numerose questioni aperte - prima tra tutte la problematica dei claims - al punto che da più parti si sta levando la richiesta di una completa revisione dell’inquadramento regolatorio dei botanicals, che tenga in maggiore considerazione le peculiarità di questa categoria di sostanze naturali: la loro polivalenza, che porta ad utilizzarle nei più diversi settori della salute e della cura del corpo - pensiamo alla cosmesi-, la millenaria storia della loro interazione con la vita dell’uomo, la rapidità e la prolificità dell’avanzare delle conoscenze scientifiche di alto livello su di esse. Per il ruolo centrale che esso ha avuto nella nascita della lista BELFRIT, il nostro Ministero della Salute ha dimostrato ancora una volta di sapere mettere in atto il metodo dei fatti, come ci ha ormai abituati da diversi anni a questa parte quando si tratta di botanicals. Se possiamo dichiararci, gliene siamo sentitamente grati. (D.B.) ERBORISTERIA

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10 filo diretto aziende

Melilax, doppia azione, evacuante e protettiva

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a stipsi è un disturbo molto frequente, che riguarda adulti ma anche bambini, e che pur non avendo nella maggior parte dei casi implicazioni gravi, può avere conseguenze importanti sulla salute generale e sulla qualità della vita. Per prevenire e risolvere questo problema è importante, ove possibile, agire sulle cause. Dato che la maggior parte dei casi di stipsi è dovuta a uno stile di vita scorretto, è importante correggere eventuali errori alimentari, combattere la sedentarietà e regolarizzare le proprie abitudini. Molto spesso la stipsi è dovuta a una difficoltà di evacuazione. In questi casi è importante poter liberare l’intestino con un prodotto che rispetti la fisiologia dell’organismo. Per questo Aboca ha sviluppato MeliLax, un microclisma a base di miele, che, con un’azione evacuante, induce uno stimolo non aggressivo di attivazione della defecazione, a cui si aggiunge un’importante azione protettiva sulla mucosa rettale. Studiando una formulazione che valorizzi la proprietà del miele di interagire con l’organismo rispettandone la fisiologia. Aboca ha sviluppato Promelaxin®, un complesso di mieli di nettare e di melata, arricchito con una frazione polisaccaridica da Aloe e Malva. Promelaxin® è stato appositamente studiato per conferire a MeliLax un’equilibrata azione evacuante, un’azione protettiva e lenitiva della mucosa rettale, utile per contrastare i fastidi, l’irritazione e l’infiammazione, presenti in caso di stipsi. MeliLax libera l’intestino e protegge la mucosa rettale: la formulazione di MeliLax favorisce l’evacuazione e rende le feci più facili da evacuare. Inoltre, grazie alle proprietà muco-simili e alla specifica viscosità della formulazione, MeliLax protegge la mucosa rettale durante il passaggio delle feci. Grazie a queste importanti azioni, unite alle proprietà antiossidanti dei suoi componenti, MeliLax ha la capacità di proteggere la mucosa rettale e contribuisce a favorire una più facile evacuazione. L’azione evacuante e l’effetto protettivo di MeliLax sono particolarmente utili per chi, oltre alla stipsi, presenta delle condizioni particolari quali ragadi ed emorroidi o intestino irritabile La formulazione di MeliLax è stata appositamente pensata per essere usata anche nei lattanti e nei bambini. Per loro Aboca ha realizzato MeliLax Pediatric, microclismi con la stessa formulazione di Melilax ma più piccoli, 5 grammi anziché 10. L’azione locale di MeliLax permette il trattamento della stipsi in questa delicata fascia d’età. E bene ricordare che è sempre opportuno consultare il pediatra, soprattutto se la stipsi non si risolve nell’arco di qualche giorno. Grazie alla sua azione evacuante e all’azione protettiva, MeliLax è adatto anche all’uso in gravidanza e durante l’allattamento. Info: www.aboca.it

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11 filo diretto aziende

Novità nella linea Monoi de Tahiti di Helan: la Crema solare ad Alta Protezione

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n lingua polinesiana”Monoï” significa “olio profumato” e infatti è ottenuto dal felice connubio fra due prodotti caratteristici di quelle isole: la noce di Cocco (Cocos nucifera) e il fiore di Tiaré (Gardenia tahitensis). La Crema Solare Protettiva SPF 50+ svolge una rassicurante azione protettiva pur consentendo una progressiva abbronzatura in perfetta sicurezza. Grazie all’azione bilanciata e sinergica di un innovativo sistema costituito da filtri UV complementari fra loro, ad alta efficienza e stabilità, questa crema 50+ svolge un’azione efficace, sia nei confronti degli UVB, causa di eritemi e scottature, sia verso gli UVA, responsabili di un’accelerazione del processo di invecchiamento precoce dei tessuti cutanei. Arricchita d’olio di crusca di Riso e Vitamina E è particolarmente indicata per prevenire irritazioni e arrossamenti mentre l’originale Monoï de Tahiti dona al prodotto il caratteristico gradevole aroma unitamente alle proprietà emollienti, addolcenti e protettive, aggiungendo gradevolezza ed efficacia. L’applicazione in strato uniforme, ripetuta durante l’esposizione, di questa morbida emulsione consente alla pelle di raggiungere il proprio grado di abbronzatura in una tonalità particolarmente gradevole pur in presenza di un’efficace azione preventiva. Realizzata in una formulazione dalla deliziosa texture sebosimile e gradevolmente spalmabile, questa crema, non grassa, non lascia segni di untuosità, risulta morbida e delicata sulla pelle, di facile applicazione e resistente all’acqua quanto necessario pur non lasciando le tracce bianche tipiche dei prodotti ad elevata protezione solare. Nella formulazione, il fiore di Monoï de Tahiti ad azione nutriente e protettiva dona luminosità, l’olio di crusca di Riso, ricco di acidi grassi essenziali, agisce in superficie come idratante riducendo la perdita d’acqua transepidermica e in profondità come eutrofico e stimolante delle funzioni cutanee, e la Vitamina E Inibitrice dei radicali liberi contrasta l’ossidazione determinata dalle radiazioni UV-B e UV-A Info: www.helan.it

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12 filo diretto aziende

la linea Sobe il nuovo progetto beauty “Sobe” in lingua giapponese è bellezza, splendore etereo, raffinata purezza. È quanto si propone di raggiungere il progetto Sobepure, partendo da preziosi alimenti della millenaria tradizione giapponese per creare una serie di prodotti di bellezza per il corpo caratterizzata da un’inscindibile connessione tra alimentazione, cura e cosmesi. Sobe è una linea completa di cosmetici naturali a base di oli essenziali. Formule “pure” con proprietà detergenti, rivitalizzanti e idratanti da utilizzare per pelle e capelli. Prodotti sviluppati su base botanica con formulazioni mirate ed efficaci. Sobe propone dei veri e propri concentrati di energia che racchiudono tutte le proprietà e le qualità delle piante da cui derivano. Ogni ingrediente è scelto per le proprie peculiarità; aromi e colorazioni sono del tutto naturali. Gli oli essenziali, dove presenti, sono ricavati dalla pianta (non in laboratorio) e sono puri, ovvero non miscelati con altri oli. Il packaging in vetro garantisce una perfetta impermeabilità all’aria, tale fattore riduce drasticamente la possibilità di ossidazione degli oli, mantenendo inalterata nel tempo l’efficacia e minimizzando le quantità di antiossidanti utilizzate. La linea si compone già di quattro referenze: Bath Soia e Zenzero, l’olio da bagno agli estratti

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di soia e zenzero è un olio dagli effetti benefici per la pelle. Le proprietà nutritive, elasticizzanti e tonificanti della soia sono fondamentali nel trattamento di pelli secche o invecchiate; la presenza di fitosteroli dona poi all’epidermide un effetto setoso, stimolandone l’attività cellulare e il rinnovamento. Impreziosito dall’efficacia energizzante, stimolante e riscaldante dello zenzero, l’olio è inoltre capace di inibire i dolori reumatici e le rigidità muscolari, contrastare l’insufficienza circolatoria e la dilatazione capillare. Body Mandarino e Crusca di Riso, l’olio idratante per il corpo alla crusca di riso e mandarino è un olio ricco di antiossidanti dal potere emolliente, idratante, levigante della pelle. Le proprietà nutrienti, protettive ed elasticizzanti della crusca di riso donano alla pelle lucentezza e contribuiscono a combattere l’invecchiamento e la formazione dei radicali liberi, grazie alla presenza del gamma orizanolo. Le virtù del mandarino, invece, hanno un effetto stimolante diventando particolarmente indicate per trattare pelli senescenti e gli inestetismi della cellulite. Hair Avocado e Argan, l’olio nutriente per capelli agli estratti di Avocado e Argan è un olio ricco di vitamina E, antiossidanti e acidi grassi, adatto ai capelli fragili, sfibrati e privi di lucentezza. Le proprietà nutrienti dell’Avocado e dell’Argan ammorbidiscono, nutrono e rinforzano i

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capelli senza ungerli né appesantirli. Alimentando le fibre capillari, l’olio conferisce ai capelli flessibilità, brillantezza e combatte doppie punte e inaridimento. Massage Sesame e Tè Verde, l’olio per massaggi agli estratti di sesamo e tè verde è un olio con proprietà lenitive che aiuta a combattere la secchezza della pelle, le irritazioni e le fragilità, donandole tono ed elasticità. Le caratteristiche antiossidanti del tè verde, garantite dalla presenza di polifenoli, aiutano a neutralizzare i radicali liberi del corpo e insieme alla teofillina danno vita ad un olio capace di favorire l’eliminazione di accumuli adiposi e il rimodellamento della silhouette. L’intera gamma è raccolta in Kit Oil, il primo kit Sobepure è dedicato alla linea completa dei 4 oli puri Sobe: Body, Bath, Hair e Massage racchiusi in un packaging esclusivo, ecosostenibile e lavabile nato per essere anche un’elegante e comoda soluzione da viaggio Ad arricchire il percorso sensoriale Sobe arrivano i tè: realizzati in abbinamento agli oli e contenenti gli alimenti che li caratterizzano, i quattro tè a marchio Sobe chiudono il cerchio di un’esperienza sensoriale dedicata alla cura di sé. Tè verde giapponese, Matcha Genmaicha, splendide foglie di Sencha con preziosa polvere di Matcha e riso tostato e soffiato; Tè verde giapponese, Japan Genmaicha, tè verde bancha con aggiunta di riso tostato e mandarino; Infuso Bio Ginger Fresh , freschissimo infuso a base di Zenzero, Rooibos verde, Cardamomo, Cannella, Malva, ; Infuso di frutta Dolce Seduzione, miscela con Mela, Dragon fruit, Sanddorn, Goji, Kiwi, Ananas, Papaya, Cranberry, Mirtilli. Sobepure è un marchio You Can Srl. Info: www.sobepure.com

Latte Solare Spray Idratante Antiage, ad alta protezione solare: novità nella gamma solari di Verattiva

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erattiva Latte Spray Idratante SPF 50 della Divisione Comsetica Specchiasol fa parte di una linea di trattamenti specifici in grado di proteggere e prendersi cura della pelle del viso e del corpo prima, durante e dopo l’esposizione al sole. Realizzata con l’impiego di filtri microincapsulati di ultima generazione. Favorisce il naturale processo di rigenerazione cellulare grazie alla sua azione idratante e protettiva, e alla presenza del puro Succo di Aloe Vera Biologica. Data l’alta concentrazione di filtri, Verattiva Latte Spray Idratante SPF 50 è particolarmente indicato per le pelli più sensibili e delicate, come quelle dei fototipi chiari o dei bambini. Water resistant , con triplo fattore di protezione: UVA, UVB e antiradicalico. La formula si avvale di IdrAloe, il puro succo estratto dalle foglie di Aloe Vera Biologica certificata conferisce proprietà lenitive, emollienti e idratanti; Probiofactor, la combinazione tra fermenti lattici, Prebiotici e Vitamine favorisce la formazione di una perfetta ed efficiente barriera protettiva, rendendo la pelle più elastica e morbida; Noce di Grenoble, estratto di origine vegetale ad azione antiossidante e protettiva; Olio di Nyamplung, olio protettivo di derivazione naturale con effetto booster; Betaglucano e sodio ialuronato, estratto di origine vegetale ad azione bivalente, che ottimizza l’attività dei melanociti e protegge le cellule dall’invecchiamento precoce. Info: www.specchiasol.it

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14 filo diretto aziende

Spraysole de L’Erbolario all’olio di Argan e estratto di Goji

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on un gesto facile e dall’effetto gradevolmente fresco, questo Spraysole riveste in un attimo la pelle cedendole le ottime virtù dei suoi componenti biologici. Tra questi l’olio di Argan biologico, che veglia sulla giovinezza della pelle, grazie alla spiccata funzionalità antiossidante condivisa in questa ricetta dal Goji biologico, estratto che vanta anche un ottimo corredo vitaminico. Completano la ricetta, le proprietà emollienti e nutrienti degli Oli biologici di Macadamia, Girasole e Oliva. Ben protetta, la pelle approfitta dei raggi solari assumendo uno splendido colorito dorato, restando vellutata, elastica, dall’aspetto luminoso. La spremitura a freddo dei semi di Girasole (Helianthus annuus) permette di conservare tracce di vitamine e sostanze antiossidanti che conferiscono allo Spraysole, dalla texture leggera e non untuosa, proprietà altamente emollienti e nutrienti, per una pelle del corpo elastica e vellutata al tatto. Tra gli altri ingredienti, l’estratto di frutti del Goji biologico (Lycium barbarum) svolge sulla pelle del corpo una intensa azione antiossidante e antiradicalica, aiutando la pelle del corpo, baciata dai raggi del sole, a prevenire il precoce invecchiamento. Il prodotto ha dimostrato di essere ottimamente tollerato dopo una rigorosa sperimentazione clinica finalizzata alla ricerca di eventuali potenzialità di irritazione, di allergogenesi e di fototossicità. La valutazione delle ricerche è stata effettuata presso il Dipartimento di Medicina interna e Terapia medica dell’Università degli Studi di Pavia. Per erogare piacevolmente lo Spraysole si è scelto di adottare un innovativo sistema spray ecologico che sfrutta la forza dell’aria compressa come propellente. Info: www.erbolario.it

I solari L’Erbolario regalano un’estate scintillante!

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’estate quest’anno sarà all’insegna del colore e del fascino con i doni moda de L’Erbolario: le originali Pochette & Granpochette in vernice, due accessori glamour per valorizzare lo stile sia di giorno che di notte!

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15 filo diretto aziende

Caffè Verde di Erbamea: benessere in forma

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a Erbamea un’eccellente Tisana biologica che grazie al contenuto di Caffè verde, una particolare miscela arabica di chicchi di Caffè di produzione biologica (non tostati), è in grado di offrire una fisiologica azione di sostegno al metabolismo. Un naturale coadiuvante per mantenere la forma fisica in buon equilibrio, da associare sempre a uno stile di vita sano e a scelte alimentari varie ed equilibrate. Nella formulazione anche foglie di Tè verde BIO e foglie di Menta piperita BIO, e in più il gradevole aroma naturale di Arancio, che fa di questa tisana una bevanda da gustare con piacere. La formulazione contiene semi verdi (non tostati) di Caffè (40%), foglie di Tè verde (40%), foglie di Menta piperita (15%), tutti certificati biologici, e aroma naturale Arancio. Si consiglia l’assunzione di 1-2 tazze di tisana al giorno. Il Caffè Verde di Erbamea è disponibile anche in Capsule vegetali, contenenti estratto secco di semi di Caffè verde (non tostato). L’estratto di Caffè verde utilizzato è ricco di acido clorogenico (45%) e contiene un tenore massimo di caffeina del 5%. La caffeina contenuta in 1 capsula può. essere al massimo 7,5 mg (un caffè espresso ne contiene mediamente 80-100 mg). Se ne possono assumere 2 capsule al giorno Info: www.erbaema.com

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16 anteprima fiere

Sana, al giro di boa dei venticinque anni di edizione La caratterizzazione delle tre aree tematiche (alimentare biologico, benessere e erboristeria, ecologia e cura degli ambienti) e il potenziamento delle proposte di aggiornamento professionale (con il programma di Sana Academy) danno l’impronta della manifestazione bolognese, in un anno importante della lunga storia del salone

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abato 7 settembre, presso il Quartiere Fieristico di Bologna, aprirà i battenti l’edizione 2013 di SANA, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, la più importante manifestazione fieristica del settore in Italia, che quest’anno tocca il prestigioso traguardo dei primi 25 anni di vita (confermando l’agenda inaugurata lo scorso anno, da sabato 7 a martedì 10). Organizzata da BolognaFiere, in collaborazione con Federbio, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e di EXPO 2015 di Milano e il supporto di IFOAM, SANA 2013 è articolata in tre i settori espositivi.

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Nei padiglioni dedicati all’Alimentazione saranno esposti esclusivamente prodotti biologici certificati. Il settore Benessere ospiterà aziende produttrici di cosmetici, erbe officinali, trattamenti naturali per la salute, integratori alimentari, cibi funzionali. Nel settore Altri Prodotti Naturali, infine, si troveranno prodotti dedicati al vivere quotidiano ecologico: dai tessuti e abbigliamento naturali e bio, ai mobili in legno non trattato, ai prodotti per la casa e il tempo libero. Del ricco programma culturale di convegni e workshop che affiancherà l’esposizione faranno parte gli incontri, di alto livello scientifico, sui cibi funzionali e la nutraceutica, coordinati dal professor Enrico Roda, gastroenterologo di fama internazionale. Inoltre, i corsi di formazione e aggiornamento professionale di SANA ACADEMY, tutti a ingresso gratuito,


17 anteprima fiere

Agenda di Sana Academy Ecco alcune anticipazioni dal programma di incontri e seminari di aggiornamento che si svolgeranno nel Quartiere fieristico di Bologna durante la venticinquesima edizione di Sana: Sabato 7 settembre Dalle 14.30 alle 16.30 Come sviluppare il rapporto con i propri clienti e conquistare un vantaggio competitivo. Docente: Roberto Giampietri.

quest’anno si presentano alquanto arricchiti rispetto alle aree tematiche coperte. Sono due, infatti, i programmi in calendario: uno (vedi riquadro) è dedicato alla salute e cura della persona (uso di prodotti derivati dalle piante officinali, cosmesi naturale, naturopatia e omeopatia), con un’attenzione specifica rivolta alle erboristerie (con un workshop su comunicazione e rapporto con il cliente e uno sulle nuove normative); l’altro si occuperà di alimentazione e spazierà dalla ristorazione alla caffetteria, dalla gelateria e pasticceria alla ristorazione collettiva bio. Tutti i corsi si terranno poi presso il Quartiere Fieristico nell’ambito di SANA 2013. Le preiscrizioni si possono fare online sul nuovo sito di SANA. Infine, un’altra novità di rilievo riguarda SANA SHOP, l’area riservata ai soli espositori in cui, all’interno di stand allestiti da BolognaFiere, con proprio personale, potranno vendere i loro prodotti. (Silvia Zamboni) n Info: www.sana.it

Domenica 8 settembre Dalle 10.30 alle 13.00 Emozioni che uccidono, emozioni che guariscono: le terapie con i Fiori di Bach dal bambino all’adulto Docenti: Mauro Stegagno e Carmela Travaglini. Dalle 14.30 alle 16.30 Trattamento del dolore osteoarticolare acuto e cronico con integratori, fitoterapia e omeopatia. Docente: Giorgio Carta. Lunedì 9 settembre Dalle 10.30 alle 13.00 Nuovo Regolamento cosmetici: compiti e responsabilità degli erboristi. Docente: Lorenzo Marangoni. Dalle 14.30 alle 16.30 La cosmesi naturale. Docente: Silvia Gatti. Martedì 10 settembre Dalle 10.30 alle 13.00 Piante e cibi per la salute e la buona funzionalità digestiva: le piante officinali con maggior supporto scientifico e quelle promettenti. Docente: Marco Valussi. Dalle 14.30 alle 16.30 Piante medicinali e sistema cardiovascolare: possibili ambiti e limiti di intervento. Le piante con maggior evidenza scientifica. Docente: Marco Valussi.

MERCATO - ERBORISTERIA

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18 postshow cosmofarma 2013

Bologna guarda al mercato e alla professione

Interesse per il naturale e proiezione internazionale: i punti di incontro tra farmacia e imprese

Cosmofarma Exhibition 2013 ha chiuso la sua diciassettesima edizione con un successo importante in termini di presenze, di espositori e visitatori, e di eco mediatica. Aumenta la partecipazione all’incontro annuale in cui le organizzazioni professionali e il mercato si confrontano per analizzare le linee dello sviluppo e le prossime trasformazioni del sistema salute.

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un progetto con il quale BolognaFiere afferma, tra le sue specializzazioni, quella di centro fieristico di riferimento in Italia per il settore farmaceutico, della salute, del benessere e dei servizi e tecnologie della sanità - dice Duccio Campagnoli, Presidente di BolognaFiere e di SoGeCos, la società che organizza Cosmofarma - Una settimana di novità, di informazione, di confronto sul meglio dell’industria farmaceutica mondiale che ci ha dato grandi soddisfazioni, confermando con dati estremamente positivi, la nostra intuizione di partenza, quella di riunire in un unico appuntamento l’intera filiera del FarmaERBORISTERIA

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ceutico, dall’industria ai servizi. BolognaFiere punta da sempre sulla specializzazione e sul supporto alle filiere e ai grandi distretti produttivi. Ci auguriamo che questa prima “Farmaweek” sia l’inizio di un percorso che stimoli una sempre più stretta collaborazione fra le varie realtà e tutte le associazioni di categoria coinvolte, a supporto del business sul mercato nazionale e internazionale”.

u Uno scenario che cambia Un contributo importante è stato dato dal programma di incontri, oltre 150 ore di approfondimenti. Tra i numerosi convegni il

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consueto appuntamento annuale di Federfarma e FOFI, organismi partner di Cosmofarma, è emersa una grande vitalità del settore farmaceutico, alle prese con cambiamenti, ridefinizioni di ruolo degli addetti, accresciuta competitività. Cosmofarma promuove il “Primo Osservatorio sugli Italiani e la Farmacia”, affidando la ricerca al prof. Enrico Finzi, che quest’anno ha dato conto di un cambiamento epocale: si espande la gamma dei servizi offerti dalle farmacie, che accrescono il loro ruolo in una situazione demografica che vede crescere la terza età. Inoltre il mondo della farmacia tradizionale sta

a Farmaweek, la settimana dedicata al mondo della farmacia da BolognaFiere, si era aperta mercoledì 17 aprile, con l’inaugurazione di Pharmintech, la fiera dell’intera filiera tecnologica al servizio dell’industria farmaceutica, parafarmaceutica e nutrizionale. Cosmofarma, inauguratasi due giorni dopo con oltre 350 espositori, ha registrato 24.200 visitatori (+ 11%), un incremento significativo, tenuto conto della situazione di difficoltà economica generalizzata. “La Farmaweek, con Pharmintech, Cosmofarma, Exposanità e Cosmoprof, e’ il primo successo di


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Alcune immagini da Cosmofarma Exhibition 2013: l’edizione di quest’anno della manifestazione bolognese con 24.200 presenze ha visto un incremento della visitazione di oltre l’11%. Un pubblico composto, oltre che dal mondo dei titolari di farmacia, anche da molti giovani, laureati da poco o ancora in corso di studi, alla ricerca di nuove idee professionali e imprenditoriali, ispirati in particolare dal settore del naturale. MERCATO - ERBORISTERIA

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lasciando sempre più spazio a proposte commerciali, si assiste ad un riequilibrio tra “prescrizione etica” e “prodotti commerciali”, mentre guadagnano spazio, all’interno delle farmacie, aree per la cosmesi, la cura dei bambini, la cura degli animali domestici, il “food”, l’ortopedico-sanitario, che non si occupa più solo di protesi ma allarga le sue competenze al mondo del benessere e alla qualità della vita.

u Cresce il confronto internazionale Cosmofarma 2013 ha ospitato buyers provenienti da oltre 20 Paesi (Europa, Medio Oriente, Sud America), in collaborazione con istituzioni e Camere di Commercio straniere. Sono stati organizzati più di 450 appuntamenti B2B, che hanno trasformato la manifestazione in un vero e proprio hub internazionale per il mercato farmaceutico. Guest Country, quest’anno, è stata la Germania, presente con una delegazione di aziende organizzata in collaborazione con la Camera di Commercio Italo-germanica.

e dei cosmetici biologici desta particolare attenzione nelle nuove generazioni di farmacisti, che quest’anno sono intervenuti particolarmente numerosi all’appuntamento bolognese. Il comparto naturale si mostra particolarmente promettente per i giovani, non solo per chi pensa di entrare in farmacia – sempre più interessata a collaboratori dotati di specifiche competenze nella galenica, nelle fitoterapia e nella nutrizione, oltre che nella cosmesi naturale. Ma è anche l’ambito che sembra più aperto alla sperimentazione di nuovi progetti d’impresa legati alla salute, all’ecologia e agli stili di vita, e forse l’unico oggi in grado di ricercare e valorizzare le competenze e la professionalità di chi ha compiuto un lungo percorso formativo in campo scientifico e sanitario. n

u Il ruolo delle fitoterapia e dei prodotti naturali Ancora una volta al centro dell’interesse dei visitatori di Cosmofarma la sviluppo di innovative proposte legate ai prodotti naturali, ai quali è stato dedicato l’ampio padiglione 36. Il mercato degli integratori di derivazione naturale ERBORISTERIA

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Una vera e propria passione nei visitatori quella suscitata dagli allestimento cartonato del nostro stand, realizzato da Molo di You Can srl ,che ringraziamo (www.youcangroup.it)

L’Atelier di Erboristeria domani

La nostra rivista ha partecipato a Cosmofarma trasformando il proprio stand in un laboratorio di incontro, proposta e aggiornamento. Una programmazione continua di seminari tenuti dai nostri autori e esperti (Patrizio Michelis, Marcello Ncoletti, Mauro Lorenzi, Luca Rastelli), e dibattiti professionali (qui accanto l’incontro tra i produttori di cosmesi biologica e gli enti di certificazione). Il GRIPO, il gruppo di ricerca coordinato da Stefano Bona ha realizzato indagini con il pubblico sulla percezione degli oli essenziali, e l’artista Maria Antonietta Lemmi ha presentato le sue tavole di isprazione botanica. Un ringraziamento particolare a Stefano Barberini per la collaborazione, e tra gli altri collaboratori della rivista al chimico erborista Sam Yavari. MERCATO - ERBORISTERIA

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Una per tutti Un fatto concreto, la collaborazione tra le Autorità di tre Stati Membri nella creazione di un gruppo di lavoro tecnico-scientifico, raggiunge l’obbiettivo dell’unificazione delle liste nazionali delle sostanze vegetali e delle preparazioni ammesse nella formulazione degli integratori alimentari: e ravviva così l’esigenza di ulteriori passi verso l’armonizzazione del quadro normativo comunitario dei botanicals nell’area alimentare, con una particolare attenzione alla valenza da attribuire dell’uso tradizionale A CURA di DEMETRIO BENELLI

Rappresentano una delle componenti più vitali del

mercato, in Italia e in tutta Europa Ma ai forti impulsi regolatori a cui abbiamo potuto assistere nel corso dell’ultimo decennio si sono alternati altrettanti momenti di arresto e di riflessione, così che oggi non possiamo ancora dire che esista una armonizzazione delle leggi e dei regolamenti nei diversi Paesi europei maggiormente interessati al fenomeno dell’impiego dei derivati vegetali negli integratori alimentari. u Gli ingredienti vegetali degli integratori: troppe regole, o troppo poche? La stessa Direttiva 46 che nel 2002 ha rappresentato il punto di svolta nella concezione degli integratori alimentari, ha lasciato in sospeso il tema degli ingredienti vegetali regolamentando solo l’uso di vitamine e minerali. Un punto sul quale la Commissione si è espressa ancora nel 2008 ritenendo che non fosse necessaria l’introduzione di nuove e specifiche disposizioni rispetto all’uso dei botanicals, e che per determinarne i criteri di impiego fossero sufficienti le norme esistenti sulla sicurezza degli alimenti, i regolamenti sulla formulazione degli integratori e sui novel foods e - là dove le autorità nazionali si fossero attivate per introdurle – le leggi nazionali: infine, in conseguenza a queste ultime, gli atti di mutuo riconoscimento. ERBORISTERIA

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Gli ingredienti botanici sono da alcuni anni anche al centro della complessa questione dei claims ammessi per gli integratori, per l’evidente disparità con la quale viene considerato il loro uso tradizionale come fattore di prova. Nei farmaci vegetali - Traditional Herbal Medicinal Products - questo dato viene infatti assunto come evidenza sia della sicurezza che dell’indicazione terapeutica attribuita al prodotto. Al contrario, un preparato alimentare nel quale è stata introdotta la stessa sostanza vegetale non si vedrà riconosciuta nessuna finalità d’uso a partire da quello stesso dato di conoscenza, quello scopo per il quale viene ricercato dalla popolazione che da sempre lo utilizza. Una questione sulla quale al momento il giudizio in sede comunitaria è “sospeso” , ma da cui potrebbe nascere una progressiva revisione globale delle modalità di utilizzo dei botanicals in campo alimentare e medicinale. u Gli elenchi nazionali e la prassi del mutuo riconoscimento Il nostro Ministero si è contraddistinto nell’ultimo decennio per la capacità di intervento nel campo

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degli integratori a base Presentato a Roma il Progetto BELFRIT: vegetale, regolamentanBelgio, Francia e Italia creano la lista comune do e attuando un meccadelle piante ammesse per gli integratori nismo di revisione delle procedure che ha creato una situazione di sostanziale trasparenza del merDalla conferenza internazionale che si è svolta a cato, con notevoli benefici sia per i consumatori Roma lo scorso 18 aprile riportiamo ai nostri lettori i che per le imprese. principali aspetti dell’iniziativa delle Autorità sanitarie Tra gli ultimi atti in questo dei tre Stati Membri e gli obbiettivi strategici che si senso il DM 9 luglio 2012, cercheranno di raggiungere in futuro con la gestione che ha definito e ampliacondivisa dell’implementazione e dell’aggiornamento to l’elenco delle sostanze e dei preparati di origine della lista, che verrà resa pubblica dopo l’estate. vegetale ammessi nella Presentiamo anche la traduzione integrale formulazione degli intedell’intervento inntroduttivo del rappresentante della gratori, e che insieme alle Linee Guida di riferimenCommissione Europea, Basil Mathioudakis, che ci to per l’indicazione degli sembra delineare in modo molto chiaro effetti fisiologici ammeslo stato dell’arte dell’iter regolatorio si rappresenta un predei botanicals in Europa. zioso vademecum per le imprese produttrici. L’ elenco, la lista positiva delle piante ammesse all’uso nei preparati erboristici, torna sempre ad esse- procedura di mutuo riconoscimento gestita con modare il principale perno di regolazione del mercato, che lità caso per caso, quindi estremamente laboriosa e ricorre in tutte le diverse fasi legislative che si sono onerosa”. Perché quindi, in attesa degli sviluppi comuni, non avvicendate nel tempo. Quello definito lo scorso anno, per la sua estensione creare una collaborazione operativa tra Paesi con (comprende circa 1.200 voci) e per le modalità di esigenze e stato dell’arte analogo? aggiornamento già previste, rappresenta certamente “L’idea è nata nell’ambito di una riunione dell’Advisory forum di PlantLIBRA a Brasov in Romania nel maggio un prezioso strumento di lavoro a livello nazionale. Ma appena si apre il confronto con altri Paesi della 2011 – aggiunge Stefania Dalfrà, della Segreteria Comunità, si pone il problema di valutare qualsiasi dif- Scientifica della Direzione generale per l’igiene ferenza nell’ammissione e nella finalizzazione dell’uso e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute - Belgio, Francia e Italia hanno una determinata sostanza. “In mancanza di un quadro comune di riferimento – avuto in questi anni un approccio analogo al probleosserva Bruno Scarpa, della Direzione generale per ma, e di qui si è potuta iniziare una collaborazione tra l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione i tre Paesi per definire una lista positiva comune, che del Ministero della Salute – per ogni prodotto estero derivasse dal confronto delle liste nazionali, e per un che presenta qualche caratteristica distintiva da un ana- approccio armonizzato alla valutazione delle piante usate negli integratori” . logo prodotto nazionale, è necessario aprire una


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u Un progetto di cooperazione scientifica e regolatoria, un obbiettivo raggiunto: la lista comune È nato così il Progetto BELFRIT, dalle iniziali dei nomi delle tre nazioni impegnate. Per la valutazione degli aspetti scientifici sono stati coinvolti esperti di ciascun Paese che, dopo un lavoro durato circa un anno e mezzo, sono arrivati alla definizione della lista comune delle piante impiegabili. La lista BELFRIT contiene le piante considerate sicure sulla base dell’uso tradizionale e del complesso delle evidenze scientifiche disponibili, e che possono essere usate negli integratori per i loro “effetti fisiologici” . Il lavoro svolto ha compreso la revisione completa delle denominazioni botaniche, l’ indicazione delle parti della pianta tradizionalmente usate e delle preparazioni specifiche, la segnalazione delle sostanze oggetto di particolare osservazione riguardo alla sicurezza, e un apparato di riferimenti bibliografici e di pareri tecnici. La lista è stata presentata alla Commissione Europea e agli Stati Membri e agli operatori lo scorso aprile. Al termine di un ulteriore lavoro di uniformazione, soprattutto dal punto di vista applicativo, la lista verrà pubblicata e diverrà operativa dopo l’estate.

riori obbiettivi: “con la gestione comune della lista tra le differenti Autorità nazionali – prosegue Bruno Scarpa – ci proponiamo di definire ulteriori disposizioni in tema di sicurezza grazie alla raccolta di nuovi dati di fitovigilanza, aggiungere ulteriori warnings per l’etichettatura, determinare con maggior precisione i massimali ammessi per le sostanze oggetto di particolare attenzione, così come i dosaggi e le preparazioni ammesse”. Ma il principale obbiettivo al quale ora puntano i promotori dell’iniziativa BELFRIT è di portare altri Stati Membri ad aderire e a condividere il progetto e la collaborazione tecnica. “Il nostro auspicio – concludono Stefania Dalfrà e Bruno Scarpa, a nome di tutti i partecipanti allo sviluppo del progetto – è che l’iniziativa BELFRIT possa essere uno strumento concreto per favorire un vero processo di armonizzazione della tematica dell’utilizzo dei botanicals in campo alimentare, e in specifico negli integratori. Un processo che, senza interagire con la facoltà di ogni Stato Membro di dare priorità alla giurisdizione farmaceutica, come previsto dalla legislazione europea, attribuisca anche in campo alimentare una giusta valenza al portato dell’uso tradizionale, non solo come prova di sicurezza ma anche come prova di efficacia.” n

u I prossimi passi per ampliare la base della cooperazione internazionale I risultati già raggiunti con il progetto BELFRIT sono stati riconosciuti e apprezzati da tutte le Autorità e Rappresentanze intervenute. Ma la creazione della lista comune vuole essere un punto di partenza per una collaborazione che potrà proseguire verso ulteERBORISTERIA

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Il progetto BELFRIT nella dinamica legislativa europea Nelle parole del Rappresentante della Commissione Europea durante la presentazione del progetto BELFRIT a Roma la sintesi delle posizioni a confronto sulla standardizzazione e armonizzazione dell’uso dei botanicals in campo alimentare e medicinale in Europa: e il riconoscimento dell’impulso positivo che l’iniziativa comune dei tre Paesi sul piano della collaborazione scientifica e applicativa potrà portare a vantaggio di tutta la Comunità. Basil MathioudakiS Head of Unit “Nutrition, food composition and information” Directorate General Health and Consumers - European Commission

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Il testo che riportiamo qui accanto è la nostra traduzione dell’originale in inglese dell’intervento del dr. Basil Mathioudakis pubblicato sul sito del Ministero della Salute. La traduzione in italiano è stata realizzata per iniziativa della nostra rivista allo scopo di realizzare un servizio, pensiamo gradito, ai nostri lettori. La rivista si assume la responsabilità di ogni eventuale mancata o imperfetta corrispondenza della traduzione al contenuto della comunicazione originale.

ome è noto, l’uso dei cosiddetti botanicals in virtù dei loro effetti fisiologici ha una lunga tradizione in Europa e nel resto del mondo. Nell’ambito della Comunità, i prodotti a base di derivati botanici vengono commercializzati secondo differenti percorsi, legati alle differenti tradizioni e alle differenti culture dei vari Stati. La Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto il diritto degli Stati Membri di classificare questi prodotti come medicinali o come alimenti senza pregiudizio, nel rispetto, evidentemente, di tutti i trattati. Conseguentemente, si è assistito allo sviluppo di rilevanti atti legislativi, sia a livello nazionale che comunitario. Forse per questo oggi la regolamentazione del mercato, soprattutto riguardo i prodotti alimentari, risulta solo parzialmente armonizzata. Dove i prodotti a base di derivati vegetali sono considerati prodotti medicinali essi debbono rispondere a tutti gli aspetti pertinenti la legislazione farmaceutica. La direttiva europea specifica sui farmaci vegetali fu adottata nel 2004: stabilisce la possibilità per questi prodotti di ottenere una registrazione semplificata sulla base dell’uso tradizionale. Questa procedura, a determinate e rigorose condizioni, riconosce valore di prova all’uso tradizionale di un derivato vegetale, sia rispetto alla sicurezza che all’ efficacia. Una direttiva che ha portato a dei risultati, se i prodotti registrati nei diversi Stati Membri con questa procedura erano già 751 alla data del 31 dicembre 2011.


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In altri casi prodotti a base di derivati vegetali sono considerati alimenti e commercializzati soprattutto come integratori alimentari. L’Italia è forse lo Stato Membro con la tradizione più ampia in questo campo, ma considerevoli esperienze sono presenti anche in altre nazioni I regolamenti europei non stabiliscono quali derivati possano essere utilizzati negli alimenti: quindi i singoli Stati hanno il diritto di fissare regole nazionali al riguardo. u La problematica claims e la diversa valenza attribuita al portato dell’uso tradizionale Secondo il diritto europeo, un alimento non può vantare proprietà terapeutiche, ma può riportare indicazioni relative ad effetti benefici che rientrano nelle normali funzioni fisiologiche dell’organismo. Come è noto, nell’ambito del processo di implementazione delle norme sui claims, sono state poste all’attenzione della Commissione molte preoccupazioni riguardanti proprio i botanicals. La regolamentazione prevede che i claims debbano essere fondati su evidenze scientifiche di standard elevato. L’authority europea per la sicurezza alimentare verifica la fondatezza del claim, mentre la Commissione e gli Stati Membri decidono della sua autorizzazione. La norma, letteralmente interpretata, considera l’uso tradizionale de facto insufficiente per dimostrare la fondatezza dei claims in campo alimentare. Per questo molti operatori e diversi Stati Membri hanno interpellato la Commissione per chiedere se ERBORISTERIA

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questa differenza di trattamento dovesse essere ritenuta giustificata. Ci è stato fatto notare che l’introduzione della nuova regolamentazione dei claims, senza intervenire su questi principi di fondo, avrebbe comportato il rigetto della maggior parte, se non di tutti, i claims per i prodotti a base di piante. La Commissione, in accordo con gli Stati Membri, decise quindi di sospendere la questione relativa ai claims per i botanicals e di avviare una fase di riflessione e di approfondimento al riguardo. Questa riflessione ebbe inizio nel 2010 e si concluse lo scorso anno, con un documento di discussione che la Commissione inviò agli Stati Membri. Anche gli operatori e le imprese ebbero modo di sottoporre alla Commissione le loro osservazioni sul documento. u Dalle due opzioni ad un nuovo approccio globale al problema Due vie alternative furono prese in considerazione per decidere le azioni future: * la prima opzione chiedeva di mantenere lo status quo, ritenendo appropriato un trattamento differente per i derivati vegetali destinati agli alimenti rispetto a quelli utilizzati nei farmaci. Si auspicava quindi che EFSA riprendesse l’attività di valutazione dei claims salutistici per i derivati vegetali senza cambiare approccio. Il giudizio negativo espresso da EFSA avrebbe portato la Commissione e gli Stati Membri a respingere un claim. Al tempo stesso, ad un prodotto inquadrato nella Direttiva sui Farmaci Vegetali Tradizionali si sarebbe potuto continuare ad attribuire indicazioni terapeutiche fondate sull’uso tradizionale dell’ingrediente botanico. * la seconda opzione, al contrario, considerava la disparità di trattamento infondata. I botanicals avrebbero dovuto essere considerati una fattispecie particolare dell’area food, ed erano necessarie norme nuove che permettessero di attribuire all’uso tradizionale dell’ingrediente botanico valore dimostrativo anche per il claim alimentare.

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L’esito di questa consultazione ha evidenziato quanto fossero differenti le visioni dei diversi Stati Membri sul tema: sette Stati hanno sostenuto fermamente l’opzione 1, e cinque l’opzione 2. Al tempo stesso, tre Stati hanno espresso riserve su entrambe le soluzioni, mentre altri undici Stati non si opponevano a nessuna delle due opzioni, sottolineando tuttavia come l’opzione 2 fosse molto difficile da mettere in pratica. Quello che è davvero molto interessante e molto pertinente è quanto è stato sostenuto chiaramente dagli Stati Membri, e cioè che se si fosse dovuto prendere in esame la formulazione di un nuovo apparato legislativo, questo avrebbe dovuto basarsi su una revisione globale dell’approccio: in altre parole, non avrebbe dovuto più riguardare solo gli aspetti relativi a efficacia e indicazioni d’uso dei botanicals, ma anche le tematiche della qualità e della sicurezza di questa categoria di ingredienti alimentari.

u L’attenzione della Commissione per il Progetto BELFRIT Ho appena menzionato il Progetto BELFRIT, al centro oggi della nostra attenzione, e vorrei dire alcune parole su questa iniziativa. La Commissione Europea segue con grande interesse lo sviluppo di BELFRIT, non solo per gli esiti diretti che potranno risultare da un lavoro come questo fondato su solide base scientifiche e su una fattiva collaborazione tra tre Stati Membri, ma anche per le possibili future implicazioni a livello comunitario. In un suo report del 2008 la Commissione ha valutato non giustificato introdurre ulteriori norme specifiche applicabili alle sostanze diverse da vitamine e minerali utilizzate negli integratori alimentari (compresi quindi i derivati vegetali). In questo contesto, e in assenza di norme armonizzate, la Commissione ha riconosciuto la facoltà dei singoli Stati Membri di decretare nel merito. D’altra parte ci aspettiamo una completa coerenza tra i farmaci vegetali tradizionali e gli integratori alimentari: sarebbe chiaramente contradditorio se un ingrediente vegetale venisse dichiarato sicuro per un Traditional Herbal Medicinal Product e vietato in un alimento. Quello a cui ora assistiamo è l’iniziativa di tre Stati Membri, che hanno una considerevole esperienza e tradizione nel comparto dei prodotti alimentari a base di derivati vegetali, tra cui gli integratori, e che riuniscono le loro forze. Confidiamo che il loro impegno, supportato dalle competenze scientifiche di esperti ai massimi livelli in quest’area, agevolerà la libera circolazione di questa categoria di prodotti attraverso i loro territori. Un obbiettivo che non può che essere positivo per queste tre nazioni, soprattutto in un’area dove casi borderline e interpretazioni divergenti sono tutt’altro che inusuali. Ma ancora più interessante sarà vedere la reazione degli altri Stati Membri di fronte a questo passo, e il loro potenziale interesse a unirsi a BELFRIT in futuro.

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u Il punto di vista del Parlamento Europeo e delle rappresentanze del mondo produttivo e dei consumatori Oltre all’opinione degli Stati Membri, ugualmente doveva essere tenuta in considerazione la visione del Parlamento Europeo, che, come spesso accade, ha espresso anch’esso punti di vista differenziati. I parlamentari si sono divisi, esprimendosi chiaramente e con forza in senso contrapposto per una o per l’altra delle due mozioni: vista la considerevole importanza politica del dibattito, in futuro sarebbe auspicabile poter fornire ai deputati che si sono mostrati interessati alla tematica una appropriata e completa documentazione. Last but not least, il punto di vista degli addetti ai lavori, cruciale per una analisi complessiva della questione. Per i produttori e gli operatori commerciali che commercializzano i loro prodotti nei diversi regimi la decisione è della massima importanza. Non stupisce quindi che le opinioni sulla scelta da compiere tra le due opzioni siano le più radicalmente diverse. Per entrambe sono state presentate valide osservazioni, e la Commissione le ha tenute tutte nella massima considerazione. Viceversa le organizzazioni di rappresenta dei consumatori si sono espresse in generale a favore della opzione 1: una posizione per altro collegata alla loro sensibilità rispetto al tema dei claims . Per altro sono convinto che i consumatori apprezzeranno molto

l’iniziativa BELFRIT, che va proprio nella direzione della loro richiesta di assicurare sicurezza e qualità a questi prodotti. Penso per questo che il tempo che potrà essere dedicato a illustrare proprio a loro questa iniziativa sarà tempo speso bene.


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Noi certamente incoraggeremo i tre partner di BELFRIT nell’azione di sensibilizzazione degli altri Paesi, per spingerli ad aggregarsi cosi da avere il più ampio accordo tra Stati Membri. u Le possibili ricadute sul mercato comunitario e il coordinamento con le altre agenzie europee Ma come Commissione Europea, la nostra attenzione primaria è rivolta all’insieme del mercato interno dell’Unione. Quindi la domanda che ci dobbiamo porre è che cosa la Commissione può apprendere da BELFRIT, e quale può essere l’impatto dell’iniziativa sulle future decisioni a livello comunitario. Prima di tutto, BELFRIT evidenzia molto chiaramente l’importanza degli aspetti di qualità e di sicurezza quando si ha a che fare con i derivati botanici in campo alimentare.

Ciò conferma quanto emerso dalla discussione del documento della Commissione sui botanicals: esiste una crescente presa di coscienza tra tutti gli Stati Membri della necessità di un nuovo approccio globale al tema, basato sull’insieme dei criteri di qualità, sicurezza e efficacia. Ciò trova riscontro anche nella recente lettera che i Dirigenti di sei Agenzie Nazionali per la Sicurezza Alimentare hanno inviato a EFSA lo scorso febbraio. Le Agenzie di Francia, Belgio, Danimarca, Germania, Lussemburgo e Spagna chiedono a EFSA di assumere una posizione guida nella revisione dei criteri di sicurezza dei botanicals in Europa. E come è noto EFSA ha ERBORISTERIA

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già mosso alcuni passi, di propria iniziativa in questa direzione, e ora sta valutando quali risposte potrà dare a questa richiesta. A questo riguardo non si deve dimenticare che EFSA (European Food Safety Authority) è il primo interlocutore scientifico della Commissione Europea in materia di sicurezza alimentare Di conseguenza, dalla mia posizione, la mia raccomandazione è che l’attività di BELFRIT non diventi in alcun modo antagonista al lavoro che verrà portato avanti da EFSA. Considerando che due dei tre partner di BELFRIT sono al tempo stesso co-firmatari della lettera a EFSA, sono sicuro che ci sarà un netto accordo su questo punto e rispetto alla necessità di coordinamento e cooperazione sulla materia. In questa fase, essendo due le categorie di prodotti contenti botanicals, prodotti alimentari e farmaci, si dovrà tenere in considerazione anche il lavoro svolto dal Herbal Medicinal Products Committee all’interno di EMA per determinare una chiara linea di separazione tra alimenti e medicinali. Temo di non avere al momento nessuna novità sugli esiti della riflessione della Commissione sulle due opzioni relative ai claims per i botanicals. La commissione ha preso debita nota delle posizioni degli Stati Membri e del comparto produttivo, e conta di finalizzare la riflessione nel più breve tempo possibile. Indipendentemente da quale sarà l’esito, riteniamo che il contributo che potrà venire dallo sviluppo di BELFRIT sarà davvero importante. E’ probabilmente troppo presto per cercare di predire l’effetto che potrà avere sugli indirizzi futuri a livello comunitario: molto dipenderà dalla massa critica di sostenitori che il progetto saprà raccogliere tra gli Stati Membri e gli addetti ai lavori, così come effettivamente dall’esito della riflessione ora in atto, e cioè se sostanzialmente verrà adottata l’opzione 1 o l’opzione 2. In ogni modo consideriamo BELFRIT uno strumento con un elevato potenziale, che potrà e probabilmente dovrà essere condiviso da molti altri Stati Membri. Sono certo che ne sentiremo parlare ancora in diverse altre occasioni. n

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ANANAS CELL

Più efficacia naturale. Meno spazio agli inestetismi cutanei della cellulite.

Quando la pelle si presenta “a buccia d’arancia” e cioè con un aspetto meno omogeneo nella zona di cosce, fianchi, glutei e braccia, ogni donna sa di dover adottare una tattica appropriata per affrontare il problema degli inestetismi cutanei della cellulite. Un ottimo punto di partenza sono uno stile di vita sano e una dieta equilibrata. In concreto, è importante guidare l’organismo a ritrovare la sua naturale armonia, che si riflette anche nell’aspetto di una pelle liscia e compatta.

Una linea di prodotti alleata della bellezza.

A.D. Angelo Sganzerla

Erbamea ha formulato la linea di integratori alimentari Ananas Cell a base delle

ottime proprietà del frutto d’Ananas. In queste specialità ha concentrato eccellenti principi attivi vegetali, tra i quali spicca l’estratto di Centella utile per contrastare gli inestetismi della cellulite e favorire, in sinergia con l’estratto di bacche di mirtillo, la fisiologica funzionalità del microcircolo, offrendo un effettivo sollievo anche alle “gambe pesanti”. Si attivano poi gli estratti di Tè verde, Betulla, Ribes nero e Verga d’oro per assicurare un effetto drenante dei liquidi corporei e quello di semi d’uva, ricco di proantocianidine (OPC). La linea Ananas Cell è disponibile in Compresse, Fluido concentrato a base di succo d’Ananas e Tisana biologica.

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Eco-friendly anche i protettivi solari Decenni di ricerca sui danni indotti da esposizione a radiazioni solari, hanno condotto alla messa a punto di formulazioni sempre più sofisticate ed efficaci, ottimizzate a fini funzionali protettivi e di sicurezza nell’impiego. Ma non mancano, nella documentazione tecnico-scientifica corrente, studi e relazioni volti ad analizzare l’importanza di produrre formulati anche questi rispettosi dell’ambiente. È da uno di questi rapporti, apparso su un recente fascicolo di IFSCC magazine, che estrapoliamo questa nostra nota. I consumatori di preparati protettivi solari devono essere educati alla conoscenza dei danni che radiazioni UV possono indurre sulla nostra pelle, troppo a lungo o inadeguatamente ad essi esposta. Da parte loro, i produttori devono adeguarsi ad un corretto impiego di ingredienti attivi che, se oculatamente utilizzati, soprattutto se impiegati in indovinate miscele, possono essere inseriti nel formulato in minore quantità. Se poi, queste formulazioni sono confezionate in imballaggi adeguati, come conseguenza del rispetto di queste osservanze, si perverrà al risultato finale di presentare prodotti finiti i quali, a pari azione protettiva, risulteranno più sicuri nell’impiego e, soprattutto meno dannosi nel rispetto dell’ambiente. Il problema, a dire il vero, andrebbe esaminato considerando tutto i ciclo produttivo e vitale (uso e smaltimento) del prodotto, cioè andrebbero considerate innanzitutto alcune esigenze di carattere generale, quali: scelta di prodotti e di metodi produttivi il più economici possibili ed a minor impatto ambientale (basso consumo di energia, di acqua, di ridotto imballaggio, ecc.). Per poi, a questo punto entrare nell’esame delle esigenze che coinvolgono lo specifico argomento del ‘rispetto ambientale’ quali: impatto al contatto con l’acqua, persistenza nell’ambiente e quindi bioaccumulo, con conseguente eventuale tossicità e rischi ambientali (ecotossicità). Esistono già metodi atti a valutare il tasso di tossicità ambientale di questa categoria di prodotti, così come ERBORISTERIA

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disposizioni che ne regolamentano l’uso o, addirittura che vietano l’immissione sul mercato EU di preparati contenenti elevato volume di sostanze bioaccumulabili (VPVB, very persistent very bioaccumulable) o sostanze bioaccumulabili tossiche (PBT, persistence bio-accumulation toxicity). In effetti, con tanti anni d’uso e tanta esperienza in materia maturata, si è visto che, effettivamente esistono alcuni filtri UV che sono stati identificati e classificati come dannosi verso l’ambiente in relazione a loro tossicità congiunta a rischio di degradazione e bioaccumulo. Ma queste notizie, riteniamo utili farlo rilevare, non sono scoperte recenti, ma risalgono ad ormai alcuni anni. La nota cui abbiamo fatto riferimento, non fa che rimettere il dito sulla piaga, invitando ancora una volta al rispetto ed osservanza di tutte le misure e precauzioni possibili ai fini di una corretta produzione di questa categoria di preparati cosmetici.

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31 cronache cosmetiche

Implicazioni all’uso di autoabbronzanti Alcune considerazioni su quelle che sono le implicazioni correlate all’adozione ed uso di preparati cosmetici a funzione protettiva solare, inquadrate non solo sotto il punto di vista del preparatore cosmetologo e del consumatore ma, e soprattutto, di quello del dermatologo. Si fa risalire ai primi anni ’60 la comparsa delle prime formulazioni di preparati autoabbronzanti, ma in quegli anni, l’accettazione da parte del pubblico consumatore a questa categoria di cosmetici risultò scarsa. Ragione di questo il fatto che le formulazioni fornivano risultati non soddisfacenti: il più delle volte colorazione disomogenea, a volte sgradevole e, soprattutto, scarsa durata dell’effetto. Ovviamente, negli anni a seguire le formulazioni sono state migliorate, con una giusta scelta di componenti attivi, di loro giusto dosaggio, suggerimenti circa metodi più corretti di impiego del prodotto, ecc, ecc. Non è nostro intendimento, qui, riferire di formulazioni autoabbronzanti, loro componenti più idonei, loro effetto, meccanismo di azione sulla pelle di principi attivi autoabbronzanti, ecc.: di questi argomenti ne sono pieni i fossi. Quello invece che ci interessa, è cercare di mettere in evidenza, seppur brevemente in ragione dello spazio concesso a questa nota, quelle che sono le implicazioni correlate all’adozione ed uso di questo tipo di preparati cosmetici, considerati non solo sotto il punto di vista del preparatore cosmetologo e del consumatore ma, e soprattutto, di quello del dermatologo. Su questo argomento si sono ampiamente espresse, negli ultimi anni, illu-

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stri riviste del settore (J Am Acad Dermatol, Eur J Cancer, Arch Dermat, South Med J... tanto per citarne alcune, ma potremmo ovviamente continuare). La domanda è: come interpretano le illustri firme di questi illustri giornali scientifici l’ormai diffuso impiego di preparati autoabbronzanti, quali possono essere le sue implicazioni sulla salute e stato di benessere della nostra pelle, si tratta di preparati da considerare accettabili e consigliabili all’impiego o da ritenersi dannosi? A parte qualche ‘bastian contrario (nella massa non poteva non esserci), diremmo che dalle varie esaurienti pubblicazioni risulterebbe da giudicare più che positivo il loro illustre giudizio su questi formulati ed un loro razionale impiego. La considerazione che per prima salta all’occhio è quella che i dermatologi hanno buone ragioni per considerare questi prodotti quali valida alternativa all’abbronzamento naturale, cioè conseguente ad esposizione ai raggi solari. I raggi UV, si sa che possono causare danni alla pelle, infiammazioni, dermatosi e non solo, ma ben più gravi, come sviluppo di manifestazioni cancerogene. Un preparato autoabbronzante può quindi essere visto come efficace mezzo che, se ben formulato e bene usato, può soddisfare l’utente dal punto di vista estetico: una apprezzabile abbronzatura .. diciamo artificiale, che però non espone la pelle a rischi di danni indotti dagli UV ‘abbronzanti solari’ e quindi risultare utile nella prevenzione del cancro della pelle. L’intervento dei dermatologi nella dibattuta questione ha incluso anche messaggi promozionali circa l’uso di autoabbronzanti in alternativa agli abbronzanti tradizionali, messaggi che indicavano la necessità di una maggiore cura nelle realizzazione dei preparati (formule bilanciate, non eccessive dosi di attivo che potrebbe penetrare nella pelle o ingenerare manifestazioni secondarie indesiderate, ecc.) suggerimenti questi rivolti, ovviamente, ai formulatori. Ma altri suggerimenti riguardavano il consumatore: conoscere meglio il prodotto che intende usare, preferire quello che meglio illustra il suo modo ottimale d’uso e la sua funzione. E, appello sempre rivolto ai consumatori: perché arrostirsi su lettini ‘illuminati’ da pericolose lampade abbronzanti e non, invece, ottenere lo stesso effetto con l’impiego di una innocua crema al DHA? Varie indagini, si legge negli studi relativi all’argomento, starebbero a confermare che una gran parte di intervistati hanno gradito e messo in atto questi preziosi consigli: meno esposizione a raggi UV, sia che provengano da lassù, sia da lampade piazzate sopra un più o meno scomodo (e costoso, si potrebbe aggiungere) lettino. Senza dimenticare, suggeriscono ancora i dermatologi, che i preparati autoabbronzanti non sono ‘protettivi solari’, per cui a prescindere dal colore più o meno ben mimato che impartiscono alla pelle, per chi si espone il protettivo solare a base filtri UV è indispensabile.


32 cronache cosmetiche

A proposito di contraffazione dei cosmetici È di recente la pubblicazione, da parte del Ministero della Salute, di una circolare relativa a ‘Informazioni in materia di contraffazione dei cosmetici’ (Circ. 13 dic. 2012), che leggiamo su un recente numero di Notiziario SISTE. Si tratta di un intervento molto utile, da parte dell’autorità preposta, in quanto, oltre a discutere il caso, fornisce ai consumatori indicazioni utili a limitare il rischio di incorrere nell’acquisto di prodotti contraffatti che possono risultare pericolosi. Per contraffazione si intende l’emissione in mercato di un prodotto che, sia nel contenuto come pure nell’imballaggio, presenta senza autorizzazione un marchio commerciale identico a quello di un prodotto regolarmente registrato e che, rispetto a questo, non possa esserne distinto nei suoi aspetti essenziali. Il fenomeno legato alla contraffazione è ormai di portata vistosa; si ritiene che rappresenti almeno il 5-7% del mercato della produzione mondiale, per un giro di affari considerato vicino ai 600 miliardi di dollari/ anno. Il fenomeno della contraffazione, lo sappiamo, è ormai diffuso in ogni campo ed in ogni genere di articoli ed interessa, purtroppo, anche la produzione cosmetica. Al momento, in questo settore, i prodotti maggiormente colpiti sembra siano i profumi ed i dentifrici, con più recente aggancio anche di saponi e preparati per la detersione personale Quali siano i rischi connessi all’uso di un prodotto contraffatto presto a dirlo: preparato possibile ad essere stato fabbricato senza nessun tipo di garanzia in termini di qualità e sicurezza (ad esempio, possibile riscontro di sostanze vietate, di carica batterica non controllata, di presenza di impurezze, ecc.). Il danno che tale fenomeno arreca, non si rovescia solamente sui produttori , ma anche sui consumatori. Pensiamo infatti, al potenziale rischio conseguente all’uso di cosmetici che non rispettano le sopra citate condizioni di qualità e di sicurezza. Anche il consumatore, pertanto, può e deve contribuire a combattere questa piaga – dice la circolare – acquistando prodotti solo da canali di

vendita autorizzati, controllando in etichetta i dati del produttore o del distributore, il contenuto nominale (cioè i prodotti componenti il formulato), il periodo di utilizzo ed i dati di scadenza, le precauzioni d’uso del preparato, il paese di origine, la funzione primaria prevista per un particolare prodotto...ecc, ecc. Tutte considerazioni buone e sante, diciamo noi, ma.... ...ma, il consumatore ha i requisiti, i mezzi per mettere in atto queste precauzioni ed eventualmente non acquistare il prodotto infirmato o, meglio ancora, essere in grado di segnalarlo alle autorità preposte al controllo? D’accordo, i mezzi che offrono maggiore garanzia e sicurezza sono certamente quelli relativi all’acquisto di prodotti fabbricati da case note e dell’osservanza di quanto suggerito dal fabbricante circa il migliore utilizzo del preparato (che deve essere riportato in italiano). Ma l’esame del contenuto degli ingredienti la formulazione e la bontà ed accettabilità della fonte di origine del prodotto (fabbricante o paese..), con che metro può giudicarli il consumatore?

Chimica verde: attivi industriali da masse lignocellulosiche In questa ormai regolare nostra rubrica, stavolta la segnalazione di lavorazioni, partendo da materia prima ecosostenibile quali masse legnocellulosiche, per l’ottenimento di prodotti di valore industriale. Messe lignocellulosiche generalmente contengono circa il 50% di zuccheri, che possono essere sfruttati come valide piattaforme di partenza per l’ottenimento di importanti prodotti industriali. Da simili lavorazioni sono stati ottenuti, ad esempio, acido levulinico e γ-valerolattone. Il primo dei due derivati, che si ottiene da zuccheri contenuti in biomasse cellulosiche, quali scarti di legno, scarti di cartiera, ecc. trova impiego nella produzione di esteri plastificanti, pesticidi, nella produzione di fibre sintetiche, per la sintesi dell’acido succinico. Per idrogenazione dell’acido levulinico si ottiene acido γ-idrossipentanoico che facilmente ciclizza a γ-valerolattone che ha importanza come solvente nella lavorazione di biomasse per aumentarne la resa e migliorarne e semplificarne il processo. ERBORISTERIA

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33 cronache cosmetiche

Peptidi, polipeptidi Continua, nella nostra rassegna, la citazione di alcuni tra i più importanti principi attivi di recente apparsi nel mercato della produzione cosmetica, basati su peptidi e polipeptidi di cui vengono messe in risalto sempre nuove ed interessanti proprietà funzionali. Di un nuovo peptide (acetil- esapeptide-46) a marcata attività antinfiammatoria, atto ad alleviare e lenire disturbi a tale manifestazione correlati, in particolare su pelli sensibili, che contribuisce al ristoro della funzione barriera, ristorando l’integrità di tessuti danneggiati di cui favorisce la riepitelizzazione e fornisce un effetto fotoprotettivo che evita ulteriori rischi infiammatori ed è inoltre dotato di una marcata attività idratante sulla cute, che rende più liscia e morbida, abbiamo recentemente riferito in altra rubrica per cui, qui, un solo breve accenno. Un recente brevetto USA riferisce di un nuovo peptide modificato con migliorata attività antimicrobica rispetto a quella del peptide originale. Si è scoperto che la capacità antimicrobica migliora in relazione ad un ottimale mirato numero di aminoacidi costituenti la struttura: se questi sono meno di 3 o più di 8 l’attività antimicrobica

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decresce. Il peptide in oggetto è costituito da un primo set di residui aminoacidi da 2 a 36, legati ad gruppo carbossi-terminale ed un secondo set da 3 a 8 aminoacidi residui idrofobici. L’uso di peptidi a corta catena migliora la biodisponibilità e quindi l’efficienza antimicrobica del preparato; l’impiego poi di peptidi a distinta struttura può condurre ad un complesso finito specifico per diverse classi di microrganismi: gram-positivi, gram-negativi, funghi. L’impiego di questi peptidi modificati può inoltre attivare l’effetto antimicrobico di peptidi antimicrobici endogeni. Una terza breve citazione è relativa ad un undecenoil-dipeptide dotato di effetto schiarente cutaneo. Il peptide in oggetto agirebbe da antagonista di un ormone che stimola la sintesi della melanina. L’effetto schiarente dell’ingrediente è anche accompagnato da una sua attività antinfiammatoria. Ed ora la menzione di un peptide che inibisce attività indesiderate mediate da MMP (matrice della metalloproteinasi). Le MMP sono enzimi i quali, nel loro insieme sono in grado di degradare praticamente tutti i componenti della sostanza intercellulare della giunzione dermo-epidermica. In condizioni normali, l’attività di queste MMP viene controllata da antagonisti fisiologici specifici (TIMP, Tissue inhibitor of metalloproteinase), mentre sotto effetto di radiazioni solari la loro attività aumenta notevolmente. L’attività dell’enzima sulle MMP si svilupperebbe inibendone funzioni quali adesione, proliferazione, motilità e invasione cellulare redendole quindi, in ultima analisi, meno aggressive nei confronti della matrice extracellulare. n

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35 monografie Lupino

L’oro dei comici di paolo poggi

Alimento antico della tradizione latina, compagno di strada e comparsa teatrale, se è vero, come dice Virgilio, che gli attori comici se lo passavano in scena per fingere di essere carichi di monete d’oro. Ma riguardo al profilo fitochimico di Lupinus albus non c’è niente da ridere: è fonte poliedrica di molti principi attivi di grande interesse, sopratutto in campo metabolico, come evidenziano studi recenti di ricercatori italiani sull’attività insulino-mimetica di una sua proteina

I

l termine lupino deriva sicuramente dalla parola latina lupus (lupo), forse per indicare che l’erba è vorace come il lupo, nel senso che sfrutta al massimo la terra su cui cresce. Questa è una delle tante versioni, invero piuttosto fantasiosa, sull’origine del nome della pianta; esiste anche un altro nome con cui essa è conosciuta e cioè fava del lupo. Appartiene alla famiglia delle Leguminosae e della pianta esistono numerose specie di cui la più nota e diffusa è certamente quella che botanicamente va sotto il nome di Lupinus albus L.. Ne esiste un’altra, Lupinus termis, assai affine all’albus, tanto che da molti viene considerata una subspecie (o varietà). Il Lupino deriva, come tante altre leguminose, da una specie selvatica; la sua domesticazione si ritiene risalga ad oltre duemila anni fa.

uStoria e botanica

La pianta si presenta come erba o piccolo arbusto, cresce su terreni aridi, poco profondi. Il Lupino è da considerarsi innanzitutto una deliziosa pianta a scopo ornamentale grazie alla vistosa fioritura a capolino, quasi a pannocchia a colori variegati, che

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36 monografie Lupino

fa gran bel vedere in bordure in giardini e parchi. Le foglie, di un bel verde intenso, sono palmate; un robusto baccello peloso raccoglie i semi tondi e lisci. In agricoltura il Lupino è una pianta tipica per produrre foraggio e fertilizzante; la pianta ha la proprietà di assorbire azoto dall’aria per cui, in campagna si usa come sovescio, cioè una volta raccolti i semi, la pianta intera viene grossolanamente triturata ed interrata ai piedi di altre piante (ad esempio l’olivo, gli agrumi) come fertilizzante. Anche i semi sono utilizzati, una volta triturati, quale efficace fertilizzante (in particolare per pianticelle di agrumi in vaso). Il Lupino pare sia originario dei paesi orientali; oggi cresce un poco dappertutto ma è, come detto sopra, prevalentemente coltivato. Il Italia le coltivazioni di Lupino si hanno in particolare nella zona appenninica, ove si sviluppa specialmente su terreni sabbiosi. Si utilizzano i semi i quali, dopo la raccolta vengono abbrustoliti (tostati) a mezzo aria calda e quindi polverizzati per usi officinali, oppure messi in salamoia per essere mangiati. Una volta, per strada si trovavano bancarelle che vendevano i ‘lupini salati’, proponendoli in un cartoccio di carta avvolto a forma di cono, come i semi di zucca o le noccioline americane (arachidi). Oggi si trovano nei supermercati, in buste pre-confezionate sotto vuoto. Anche per il Lupino si deve parlare di conoscenza antichissima della pianta. Suoi semi sono stati ritrovati nelle piramidi egizie ed in rovine di edifici della civiltà precolombiana dei Maya. Era noto ai Greci ed ai Romani, che lo utilizzavano come alimento e come medicamento. Plinio lo descrive come importante alimento nutrizionale per gli animali ed anche per l’uomo, dopo macerazione. Dioscoride, sempre riferendosi al Lupino macerato (per eliminarne il sapore amaro), lo suggerisce sia come alimento sia come farmaco per l’espulsione dei vermi. Virgilio lo cita nelle Georgiche (1,75) e lo chiama Lupinus. Sempre rimanendo nell’antica Roma, il Lupino era chiamato aurum comicum (oro comico) in quanto nelle commedie gli attori comici lo usavano per rappresentare le monete d’oro. Secondo Galeno (medico

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greco, 130-200 d.C.) i Lupini, quando si mangiano crudi sono duri da digerire… imperochè dura e terrestre è la sostanza loro.. aggiunge, ma possono essere usati come medicamento che ha la virtù di mollificare. Il Mattioli (siamo nel 1500) ne dà, come al solito, una gustosissima descrizione dicendo, tra l’altro.. decotti con ruta e pepe giovano a chi patisce di milza e li suggerisce contro lentigini, brozze, ulcere del capo, macole della faccia e della pelle,… decozione con mirra e mele applicata ai luoghi naturali delle donne procura i mestrui e il parto,… la farina dei lupini modifica la pelle e spegne i fluidi.

u Il Lupino nella tradizione terapeutica popolare

Vecchie ricette della medicina popolare ancora in uso presso comunità montane e contadine raccomandano estratti di questa pianta per combattere il lattime (crosta lattea), la scabbia ed altre forme parassitarie cutanee, non esclusa la pediculosi. In proposito della quale si ricorda una usatissima ricetta: farina di Lupino con cui cospargere il capo e strofinare per eliminare gli sgradevoli ‘ospiti’. Il Lupino era anche suggerito contro forme eczematose o comunque infiammatorie. Ancora una vecchia ricetta (secondo Dioscoride diremmo, in relazione a quanto accennato dianzi): clistere a base acqua tiepida in cui erano stati fatti macerare semi di Lupino, contro i vermi dell’intestino (ossiuri). Di volta in volta al Lupino sono state attribuite le più varie e disparate virtù, come funzione antielmintica (cioè attivo contro infezioni da vermi parassiti): pestare i semi ed ammollarli in acqua per sviluppare detta funzione. Così

COMPOSIZIONE DEL SEME DI LUPINO Componente

%

mg/100 g

Acqua

75 - 80

Proteine

25 - 30

Zuccheri

6-7

Lipidi

3-6

Fibre

15 - 18

Amido

5-6

Alcaloidi

1

Fosforo

100

Calcio

45

Ferro

5-6

Tiamina (mg/kg) Riboflavina (mg/kg) Niacina (mg/kg) Fonte: Valori

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4 2 - 2,5 39

medi per interpolazione

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come funzione diuretica, cioè stimolante il rene ai fini della produzione di urine e quindi espellerla dal corpo, o emmenagogo, sostanza che aiuta a ristabilire e regolarizzare le funzioni mestruali. Si è anche letto e sentito di usi popolari di preparati a base lupino quali tranquillanti, distensivi da ansie, ideali da assumere per chi ha difficoltà a prendere sonno. Empiastri o infusi a base semi ammollati e contusi sono stati utilizzati anche a fini salutari ed estetici nel trattamento di disturbi esterni della pelle, quali ulcere da infezioni batteriche, piccole piaghe o ferite, ecc.

u Componenti attivi

u Proprietà nutrizionali

Il Lupino può rappresentare un legume di interesse ai fini nutrizionali soprattutto in ragione del suo elevato contenuto in proteine; peraltro è sfruttabile a questi fini, dopo eliminazione per bollitura o per permanenza in salamoia (macerazione) al fine di eliminare alcaloidi che contiene che, oltre a presentare una certa tossicità sono amari e quindi sgradevoli al gusto. Peraltro, sono state sviluppate cultivar con basso contenuto in alcaloidi per cui non è

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La droga della pianta è una vera miniera di principi attivi. Come componenti principali troviamo protidi (proteine ed aminoacidi), fosfolipidi (lecitine e cefaline), lipidi (tra cui acidi grassi mono- e polinsaturi), acidi organici (citrico, glicolico, malico, malonico, succinico, in parte sotto forma di sali fosfati), pectine, polisaccaridi, alcaloidi (in particolare lupanina e sparteina, la seconda si trova solo nei semi di piante giovani), oltre ad una frazione insaponificabile (costituita principalmente da fitosteroli ed un alcole triterpenico, lupeolo), Recenti ricerche hanno identificato nelle radici della pianta polifenoli, in particolare isoflavonoidi (genisteina ed il suo malonil-glucoside). Un più dettagliato elenco dei componenti la droga dei

semi della pianta è riportato in acclusa tabella. Dall’osservazione della quale si possono trarre interessanti considerazioni. Innanzitutto relativamente al contenuto in lipidi, attorno al 6%, di cui circa il 13-15% acidi grassi saturi, il 55% ca. monoinsaturi (acido oleico predominante) ed il 30-32% in polinsaturi (linoleico e arachidico). Da rilevare anche gli accettabili livelli in vitamine: tiamina (vitamina B1), riboflavina (vitamina B2) e niacina (vitamina B3). Tra gli aminoacidi da rimarcare l’elevato contenuto in lisina, aminoacido essenziale.


38 monografie Lupino

escluso che in un prossimo futuro si possa arrivare a selezionare varietà di questo legume più adatte all’alimentazione. Come contenuto in protidi e corrispondente valore nutrizionale, quello del Lupino è paragonabile a quello della soia e della carne, ed addirittura superiore a quello delle uova. Un apporto proteico da Lupino può quindi rappresentare una valida alternativa a quello da prodotti animali. Oltre l’elevata frazione proteica (proteine e aminoacidi), che aumenta il valore nutrizionale del Lupino da menzionare anche la sua frazione lipidica che, come evidenziato in precedente capitolo ed in tabella, è costituita pure da acidi grassi mono- e polinsaturi, questi ultimi, particolare da non trascurare, presenti in bilanciate dosi dal punto di vista dell’ottimale rapporto biologico. Di interesse anche la frazione fibrosa, di cui una buona quota solubile, la cui importanza a fini nutrizionali è ben nota. Il valore nutrizionale del Lupino è paragonabile a quello della più nota e nobile

Soya, oltre che per il contenuto protidico e lipidico, anche per quanto concerne la sua biodisponibilità e digeribilità, la capacità di assorbimento di acqua e di assorbimento dei grassi (che potremmo definire potere emulsionante). Da non dimenticare infine, la presenza attiva di vitamine, aminoacidi essenziali e oliogoelementi che abbiamo già menzionato in dettaglio in capitolo precedente, anche questi componenti integrativi di indubbio interesse a fine dietetico-nutrizionale. Un’altra importante prerogativa del seme del Lupino è che la sua farina non contiene glutine, per cui preparati da farina ottenuta da questi, (si fa riferimento a preparati da forno, particolari tipi di pane o dolci, di pasta, ecc.) possono essere liberamente consumati dai celiaci. Si ritiene che responsabile dell’insorgere di quel disturbo noto come ‘morbo celiaco’ cioè insofferenza al glutine, sia la gliadina, una proteina componente del glutine di molti cereali (Grano, Orzo, Segala, ecc.). Un tempo la produzione agricola di Lupini era assai più copiosa rispetto ad oggi, anche in considerazione del fatto che questo legume rappresentava una, seppur modesta, ma pur sempre una razione della dieta di strati poveri della popolazione. Poi, col progresso, dato lo scarso valore commerciale del prodotto, la sua coltivazione è andata via via scemando.

TUTTO LUPINO

N

el 1917, in Amburgo, un botanico tedesco, prof. Thomas, sicuramente più che infervorato diremmo assatanato dalle, secondo lui, superiori proprietà e prerogative nutrizionali e funzionali della pianta del Lupino, in occasione di un congresso scientifico di botanici, organizzò un banchetto nel corso del quale... c’è da chiedersi cosa fu servito oltre che preparazioni a base di Lupino. Sentite il menù. Tanto per iniziare sulla tavola, coperta da una elegante tovaglia fatta con fibre da foglie e fustelli della pianta, apparve un potage il cui elemento di base erano ovviamente lupini lessati e passati. Fecero poi pomposa comparsa, non sapremmo come chiamarle altrimenti, delle ’cotolette alla milanese’: un impasto fatto con lupini cotti e legati con farina di lupino, indi fritti in olio (non ci risulta che l’olio fosse da semi di Lupino, ma forse siamo male informati). Il pane ovviamente conteneva una buona dose (oltre il 20%) di farina di semi di Lupini.

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Abbastanza, a questo punto, allupinati, i commensali poterono trovare sicuro ristoro in un delizioso liquore ‘digestivo’ a base Lupini, seguito da un robusto caffè espresso fatto con Lupini tostati. Dopo un lauto pranzo in genere ci si rinfresca alla toelette e qui cosa trovarono i nostri professori botanici del convivio? Una saponetta al Lupino! Ma non è finita: c’è chi, a un congresso, lontano da casa, ha il desiderio di mandare un salutino scritto ai suoi, per dire dov’è, che sta bene, cosa sta facendo, ecc. (allora non c’era il cellulare e, tantomeno, Internet). Ebbene nell’atrio del distinto locale nel quale si tenne il banchetto furono allestiti accoglienti tavoli ove fu possibile trovare penna e carta da lettera (è necessario aggiungerlo?) anche questa realizzata con finissima fibra da foglie e fustelli della pianta. Anche l’adesivo per sigillare la busta era costituito da una colla fatta con farina di Lupino!! Fonte: Grieve M. (Web pubbl.)

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39 monografie Lupino

u Proprietà terapeutiche

Alcune funzionalità terapeutiche da tempo ascritte all’estratto di Lupino sono state confermate dalla moderna ricerca scientifica. Gli alcaloidi (contenuti per l’1% e oltre nei semi) possono intervenire sull’apparato cardiovascolare aumentando l’ampiezza delle contrazioni senza modificarne la frequenza; azione pure confermata è quella depressante dell’eccitabilità nervosa e muscolare e poi quella ipoglicemizzante, cioè gli estratti di Lupino si possono considerare alternativi naturali dell’insulina nella terapia del diabete, soprattutto in casi leggeri. Al Lupino è ancora riconosciuta l’azione antiparassitaria, vermifuga, antidermitica sfruttata terapeuticamente, come detto dianzi, sin da tempi remoti. Vediamole un poco più da vicino alcune tra le più interessanti di queste proprietà terapeutiche del Lupino citando testimonianze in merito tratte dalla letteratura scientifica più moderna. Azione ipocolesterolemizzante Dieta a base di Lupino intero o di proteine isolate (entrambi risultati a buona digeribilità) favorisce una netta riduzione di colesterolo totale, ma non di colesterolo buono (HDL).

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u Impieghi cosmetici

Non sono molte le ricette correnti circa l’impiego del Lupino in cosmesi, anzi, da quanto abbiamo potuto verificare è molto scarsa pure la letteratura tecnica corrente (salvo, a dire il vero, il caso di alcune eccezioni che confermerebbero la regola). Vedremo pertanto di ‘arrangiarci’ nel descrivere qualche potenziale impiego degli estratti di questa pianta. Funzione stimolante capillare L’estratto ottenuto dai semi della pianta è caratterizzato dal contenere, tra l’altro, fosfolipidi (come la lecitina), che sono da

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Azione inibente le MMP Le metallo-proteinasi della matrice (MMP), sono enzimi i quali, nel loro insieme sono in grado di degradare praticamente tutti i componenti della sostanza intercellulare della giunzione dermo-epidermica. In condizioni normali, l’attività di queste MMP viene controllata da antagonisti fisiologici specifici (TIMP, tissue inhibitor of metalloproteinase), mentre sotto effetto di radiazioni solari la loro attività aumenta notevolmente. Numerosi estratti da piante sono in grado di inibire l’attivazione delle MMP a seguito irraggiamento UV. In vari studi si riferisce del positivo effetto di estratti da semi di Lupino su MMP e TIMP secreti da fibroblasti umani in coltura: diminuisce l’espressione delle prime (MMP.2 e MMP.9) e dei secondi. Praticamente l’estratto regola il rapporto di espressione tra i due fattori. A seguito test (biopsie su gengive infiammate), con fibroblasti posti in coltura con estratto di Lupinus albus (0,1% di sostanza attiva) si è visto che il trattamento diminuisce significativamente l’espressione sia di MMP sia di TIMP rispetto a colture placebo, senza che si noti proliferazione cellulare. Rilevata, di conseguenza, ridotta espressione di interleuchine proinfiammmatorie (IL-1 e IL-6), di THF-β (transforming growth factor, proteine che controllano la proliferazione e la differenziazione delle cellule) e di TNF-α (Tumor necrosis factor-α, mediatori proinfiammatori), mentre aumenta significativamente l’espressione di IL-4 (interleuchina antinfiammatoria).

Azione ipoglicemizzante Ė sicuramente questa la funzione farmacologica alla quale, in questi ultimi anni, la ricerca scientifico-clinica ha dedicato la maggiore attenzione. Ai risultati di un recente avanzato studio di ricercatori italiani abbiamo dedicato un riquadro (allegato) alla cui visione rimandiamo. Citeremo invece, di seguito, alcune altre fattive testimonianze secondo le quali il Lupino ha tutti i numeri per essere considerata una sostanza naturale di buone prospettive nel trattamento di questo disagio. In un primo studio si riferisce di test relativi a consumo di Lupino da parte di individui normoglicemici e disglicemici: i risultati hanno mostrato che col trattamento non variano i livelli di zuccheri e insulina nel sangue di individui sani, mentre su soggetti disglicemici il trattamento con similari dosi induce un significativo decremento del livello di glucosio nel sangue, migliorando l’insulino-resistenza. I migliori risultati si sono riscontrati proprio in soggetti ove il livello basale di glucosio era più elevato. Consumo di Lupino, quindi, potrebbe essere una valida ed a basso costo alternativa a terapie più costose nel trattamento di disturbi correlati a iperglicemia. In altri studi si riferisce che, interferenti positivi nel trattamento di iperglicemia potrebbero essere gli alcaloidi chinolizidinici (lupanina e oxo-lupanina) presenti nella droga del Lupino. La quale, pertanto, potrebbe essere considerata come un valido ingrediente ai fini del trattamento di diabetici del tipo 2.


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Una proteina del Lupino ad azione insulino-mimetica

È

di recente data (2011, vedi bibliografia) lo studio condotto da una équipe di ricercatori italiani che, pubblicato su una nota rivista scientifica e poi ripreso dai media, fece il giro del mondo. L’argomento della scoperta era relativo agli effetti insulino-mimetici di una proteina isolata nei semi gialli del Lupino, una glicoproteina, denominata conglutina-γ che condurrebbe ad una significativa riduzione di glucosio nel sangue quando somministrata oralmente (test su topini su cui indotto overdo-saggio di glucosio). La detta glicoproteina è stata ritenuta dai ricercatori come la effettiva responsabile della sopra citata bioattività e quindi ne è stato studiato il possibile meccanismo di azione cellulare insulinomimetico. Sono stati pertanto esaminati gli effetti di questa proteina vegetale sulla concentrazione di glucosio nel plasma usando delle cellule precursori delle fibre muscolari di topo. Si ritiene, in base ai risultati dell’esperimento, che la conglutina-γ esplichi un ruolo importante nella attivazione dei processi di sintesi delle proteine, in particolare incrementando la concentrazione di proteine in grado di aumentare il trasporto di glucosio nei muscoli. Praticamente, la conglutina-y attiverebbe il gene GLUT-4 (glucose transport type-4) che è il maggiore trasportatore di glucosio ai muscoli. Il trasporto di glucosio ai muscoli è importante ai fini di mantenere la normoglicemia. L’ingrediente agirebbe anche quale regolatore del metabolismo energetico muscolare. Secondo i ricercatori, la conglutina-γ, esplicando questa multipla attività riassumibile in reclutamento di cellule muscolari giovani, attivazione della loro fusione in fibre muscolari mature ed aumento della loro dimensione (lunghezza e diametro), è da considerarsi un interessante fattore biologico da prendersi in considerazione per suo sfruttamento come integratore alimentare e sportivo. La conclusione tratta dai ricercatori, sulla base dei risultati ottenuti, è che questa proteina leguminosa può essere impiegata, oltre che come favorente la differenziazione delle cellule muscolari e regolatrice della crescita dei muscoli, anche con potenziale attività terapeutica nel trattamento del diabete ed altre condizioni insulino-resistenti. Fonte: Terruzzi et al, 2011 (vedi bibliografia)

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considerarsi importanti fattori nel meccanismo di idratazione cellulare del cuoio capelluto e fitosteroli, sostanze a funzione estrogeno-simile anche questa attive come stimolanti capillari. Una recente rassegna presenta un estratto di Lupino quale interessante complesso di ingredienti attivi in preparati destinati al trattamento dei capelli e del cuoio capelluto. Tale applicazione ci sembra ampiamente giustificata considerando che l’estratto in esame contiene sostanze di natura fosfolipidica, tra cui lecitine, che sono da considerarsi importanti molecole coinvolte nel meccanismo dell’idratazione cellulare del cuoio capelluto e fitosteroli, anche questi attivi quali stimolanti capillari. Si è potuto verificare, attraverso prove cliniche, che l’estratto di Lupino agisce sui fattori essenziali che regolano il ciclo dei capelli, stimolandoli e rivitalizzandone la crescita. Testato allo 0,5% si è visto che incrementa la sintesi dei VEGF (Vascular-endothelian growth factor), fattori che agendo direttamente sulle papille dermiche concorrono alla formazione di una rete di vascolarizzazione in prossimità del follicolo con formazione di nuovi canali e loro ramificazione, facilitando così il rifornimento di ossigeno e sostanze nutrienti utili, soprattutto in fase anagen, alla crescita dei capelli. Si è inoltre potuto verificare che l’estratto di Lupino mostra un significativo effetto inibente l’attività della 5-α-reduttasi. Agendo su questo enzima, l’estratto di Lupino limita la trasformazione di testosterone in diidrotestosterone, che è responsabile della miniaturizzazione del follicolo e della riduzione della fase anagen (fase di crescita dei capelli), fattori che possono condurre a manifestazioni di alopecia androgenetica. I capelli trattati con l’estratto sono stimolati alla crescita ed acquistano in resistenza ed in densità (aumentano di numero per unità di area). Da ricordare che l’estratto di Lupino, risultato attivo anche quale inibente la 5-α-reduttasi, agisce quindi anche da seboregolatore. Bastano anche piccole dosi di lecitina per conferire morbidezza e lucentezza ai capelli e, come afferma Bonadeo… ’rendere più energica l’azione della colesterina che,

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come sappiamo ha una grande importanza ai fini del mantenimento dell’equilibrio funzionale delle ghiandole sebacee’. Anche altre sostanze presenti nella droga del Lupino, tipo alcaloidi, peptidi ed oligoelementi (zinco e ferro in particolare), possono considerarsi prodotti funzionali in qualità di stimolanti capillari e, pertanto, svolgere in questo senso un’azione benefica sulla conservazione ed anche sulla crescita dei capelli, stimolando l’attività metabolica delle cellule del bulbo dei capelli e rinforzando la differenziazione dei cheratinociti.

Funzione protettiva cutanea A causa dei severe attacchi esogeni alla pelle (meccanici, chimici, ambientali), lo strato corneo perde le sue peculiari capacità di difesa e quindi la cute diventa dura, secca, rugosa. A questo punto è necessario aiutare e stimolare il processo di rinnovo dello strato corneo. L’estratto del Lupino, fornendo peptidi contenenti glutammina e oligosaccaridi, si è rivelato idoneo mezzo di difesa e ristrutturazione della barriere cutanea. È stato valutato (test via ex vivo), e con determinazione HPTLC (cromatografia su strato sottile) ad elevate prestazioni, l’andamento della sintesi dei lipidi epidermici operando su lembi di cute esplantata e trattata con un estratto di Lupino (dose 1%

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Funzione idratante ristrutturante cutanea Non è da escludere che il Lupino possa essere rivalutato nella moderna cosmesi anche nella preparazione di cosmetici destinati al trattamento cutaneo. La presenza di fosfolipidi, aminoacidi, insaponificabile contenente fitosteroli, giustificherebbe ampiamente l’inserimento di tali estratti in creme lozioni, latti, maschere ad azione idratante, emolliente, restitutiva. Si potrebbe aggiungere, a conforto della tesi, che gli oliogosaccaridi e peptidi a basso peso molecolare del seme hanno la prerogativa di penetrare lo strato basale dell’epidermide e quindi di stimolare l’attività cellulare, rivitalizzando la differenziazione tra cheratinociti ed assicurando il rinnovo dello strato corneo. Precisamente, l’estratto di Lupino stimola la sintesi delle proteine filaggrine che sono responsabili della formazione dei corneociti. Ci sembra utile spendere due parole sulla filaggrina, una proteina ricca di residui di istidina, sintetizzata ad opera delle cellule dello strato granuloso dell’epidermide sotto forma di precursore, la profilaggrina. Entrambe sono destinate, con la loro degradazione proteolitica, a formare aminoacidi liberi capaci di legare molecole d’acqua fon-

damentali per l’idratazione dello strato corneo. La filaggrina è anche indispensabile ai fini di aggregazione dei filamenti di cheratina in microfibrille. Da qui deriva il suo nome ‘filaggrin’ = filament aggregation protein. Inoltre l’estratto di Lupino stimola la sintesi dei lipidi epidermici (ceramidi, colesterolo, di- e trigliceridi) nello spazio intercellulare dello strato corneo (in proposito a questa funzione spenderemo due parole in più nel capitolo a seguire). Praticamente, con tali funzioni è in grado di migliorare o ripristinare la funzione barriera dello strato corneo e di limitare la perdita di acqua per transpirazione.


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di sostanza attiva); il trattamento, effettuato su giovani donne (sui trenta anni), è proseguito per 18 ore. I lipidi, sintetizzati e radiomarcati sono stati quindi estratti ed analizzati. Si è visto che, rispetto al controllo, l’estratto del legume incrementa la sintesi dei lipidi epidermici di differenti classi e cioè, sia lipidi polari, sia le ceramidi, i cerebrosidi, il colesterolo ed i suoi derivati, in valori che vanno dal 20 al 60%. In una successiva sperimentazione, operando sempre su volontari (di circa 40 anni) è stato pure possibile determinare che un’emulsione contenente il 4% di sostanza attiva inibisce l’attività delle MMP, funzione questa, peraltro già confermata da altri test, come da noi riferito in precedente capitolo relativo alle funzionalità terapeutiche della droga della pianta. Dal Lupino è stato isolato un peptide e si ritiene che sia

questo l’ingrediente maggiormente attivo proprio ai fini di inibire l’attività delle metalloproteinasi, in particolare collagenasi e gelatinasi. Il peptide estratto, idrolizzato e purificato, oltre che in preparati farmaceutici e dietetico-nutrizionali, è utilizzabile in formulazioni cosmetiche antiageing. Dopo l’illustrazione di tutta una serie di così importanti funzionalità cosmetiche del Lupino, è preconizzabile un serio riesame circa un razionale uso degli estratti di questa pianta per la creazione di nuove formulazioni di cosmetici a funzione ristrutturante cutanea, riparatrice ed idratante. n

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Aggiornamenti di fitocosmesi Cinque oli aromatici di alberi esotici a confronto per la loro capacità di inibire il lievito da cui si genera la forfora: contro la quale si sperimenta anche un principio attivo della liquirizia. Per i capelli, da conoscere anche un estratto di trifoglio contro la caduta. Tra i dati più innovativi: un nuovo principio attivo isolato dall’olio d’oliva, e nanoparticelle metalliche ottenute per vie biotecnologica da differenti piante, e staminali da Echinacea per la protezione dai danni provocati dai raggi UV a cura di paolo poggi

u Attivi vegetali contro la forfora

Malassezia furfur, lievito dimorfo, lipide-dipendente, che fa parte della normale flora microbica residente, è ritenuto il fattore responsabile dello sviluppo della forfora. Infatti, in ragione della sua attività lipolitica, scinde i grassi e rilascia acidi grassi liberi che possono ingenerare infiammazioni e danni cutanei. Non sono molti, allo stato attuale i preparati di sintesi che hanno rivelato di possedere una ben definita e marcata attività antiforfora e, per certuni di essi l’impiego è spesso correlato a fenomeni secondari indesiderati. Di qui il ricorso a derivati di estrazione vegetale, cioè principi attivi da piante (in genere piante aromatiche ed in particolare loro oli eterei) di cui, o l’impiego empirico tradizionale o, la convalida da parte di moderne ricerche cliniche, ha indotto ad una loro considerazione, al fine di valutarne la vera efficacia. Un’èquipe di ricercatori indiani ha sviluppato un intenso studio su una serie di piante selezionate per le quali, i sopracitati presupposti, portavano a ben sperare sulla loro efficacia. Sono stati così presi in considerazione cinque oli aromatici: il primo estratto dalla corteccia di Cinnamomun zeylanicum (la Cannella), il secondo dalle foglie di Melaleuca leucodendron l. (una Mirtacea, nota come ‘cajeput’); il ter-

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zo olio estratto dalle foglie di Eucalyptsu globulus (l’Eucalipto); il quarto dalle foglie di una specie orientale di Basilico (Ocimum kilimansharicum) ed il quinto dai semi di una pianta, Pangania glabra, nota anche come ‘karanya’ tanto che il suo olio va sotto il nome di ‘karanj oil’. Tutti gli oli eterei delle cinque piante nominate sono caratterizzati da un elevato contenuto in derivati terpenici (cinnamaldeide, linalolo, eugenolo, p-cimene, limonene, geraniolo, canfene, ecc.) tutti a riconosciuta funzione antimicrobica, antifungina, tanto da essere utilizzati nella medicina tradizionale nel trattamento di infezioni esterne ed interne, nel trattamento sanitizzante di ferite, contro scabbia, herpes, pediculosi, ecc. Intendimento dei ricercatori è stato quindi quello di valutare se questi oli eterei, utilizzati singolarmente o in associazione sinergica, fossero in grado di bloccare anche lo specifico fungo Malassezia sp., responsabile della formazione della forfora. Ai test è risultato che tutti gli oli esaminati sono in grado di sviluppare funzione inibente l’attività del fungo, in modo più marcato degli altri l’olio di Cannella. Si è pure visto che idonee associazioni dei vari oli sono in grado di esplicare questa attività in maniera ancor più vistosa, grazie allo sviluppo di una loro funzione sinergica. Dai risultati dello studio si potrebbe desumere un potenziale utilizzo di questi oli eteri, opportunamente miscelati e veicolati, in preparati per il trattamento topico della forfora.(1)

Nuovo principio attivo dall’olio di oliva

In un recente studio, un gruppo di ricercatori italiani ha isolato dall’olio di Oliva (Olea europaea L.) un nuovo interessante componente. Operando su una frazione mediodomani

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formazione di prodotti secondari non desiderati. Pertanto, in questi ultimi tempi, ha guadagnato considerazione la realizzazione di esterificazione sotto catalisi enzimatica. Questo processo ha il vantaggio che richiede basso impiego di energia e presenta minimo rischio di degradazione termica (i processi biocatalitici richiedono in genere una temperatura di esercizio sui 60°C), con conseguente ottenimento di prodotto finito ad elevato grado di purezza ed ottimali caratteristiche organolettiche. Nello studio si riferisce della realizzazione per via enzimatica di un estere di comune impiego in campo cosmetico, l’isopropil ricinoleato, operando con uno specifico enzima, una lipasi immobilizzata su un substrato granulare. Sotto condizioni ottimali di temperatura, carico enzimatico, tempo e rapporto alcole/acido, si raggiunge una percentuale di esterificazione attorno al 91%. (3)

u Eucalipto accelera la reidratazione della cute Eucalyptus globulus polare ottenuta per estrazione con etile acetato dall’estratto totale, sono stati isolati i due idrossi-feniletil alcoli (tirosolo e idrossitirosolo) che sono i due maggiori e più importanti componenti dell’olio di Oliva, noti per la loro rimarchevole funzione protettiva, antiossidante. Contemporaneamente è stato isolato ed identificato un altro composto flavonoidico, l’aromadendrina, un diidroflavonolo già conosciuto ma molto raro a rinvenirsi in natura. Sull’aromadendrina, isolata per la prima volta dall’olio di Oliva, è stato effettuato uno studio al fine di valutarne le potenziali proprietà funzionali biologiche. È stato così possibile verificare (con test in vitro su normali cheratinociti umani usando cellule modello) che il nuovo composto flavonoidico è dotato di una significativa attività lenitiva verso manifestazioni infiammatorie cutanee. (2)

u Sintesi verde dell’isopropil ricinoleato

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La produzione di tutta una vastissima serie di esteri tra acidi grassi ed alcoli, che incontrano oggi un largo impiego in campo cosmetico, avviene per sintesi, usando catalizzatori metallici e sotto condizioni spinte di operazione, in particolare ad elevate temperature (sino a 240°C). Sotto queste severe condizioni di processo si può arrivare alla degradazione del prodotto e alla

Eucalyptus procera è una delle numerose specie (si ritiene ne esistano oltre 700) del genere Eucalyptus, della famiglia delle Myrtaceae. Per noi, certamente il più noto di questa categoria di piante è quello che va sotto il nome di E. globulus, in quanto diffuso come albero maestoso, lussureggiante in parchi e giardini. Dell’Eucalipto sono note soprattutto le proprietà antibatteriche del suo olio essenziale, che contiene tutta una serie di derivati terpenici (eucaliptolo, cineolo, α-pinene, ecc.) dotati della sopradetta proprietà. In uno studio, estratti da Eucalyptus procera sono stati valutati onde verificare il loro effetto ai fini di migliorare lo stato di idratazione di una pelle secca. Specialmente durante l’inverno, la pelle diventando secca, inaridita, perde una frazione del suo strato idrolipidico superficiale. Le ceramidi sono i maggiori componenti dei lipidi intercellulari dello strato corneo e sono responsabili della permeabilità della barriera cutanea e della ritenzione dell’acqua sull’epidermide. Un basso livello o disquilibrio di ceramidi può indurre quindi un non corretto funzionamento protettivo dello strato corneo. Con lo studio è stato possibile verificare che un estratto da Eucalipto è in grado di promuovere la sintesi delle ceramidi su colture di cheratinociti ed accelerare quindi il ripristino del giusto tasso idrolipidico dello strato corneo (test su modello di cute umana). I test hanno confermato che il trattamento con l’estratto migliora significativamente il valore di conduttanza (come dire che la cute contiene più acqua) e si registra una diminuzione di perdita di acqua per via transepidermica (TEWL). Il test, in particolare, ha dimostrato che non è tanto il livello generale di ceramidi sullo strato corneo che aumenta, quanto alcuni specifici tipi di esse e cioè quelle particolarmente responsabili della più pronunciata idratazione e quindi di un maggiore stato di benessere dello strato corneo.(4)


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u Estratti di Trifoglio contro la caduta dei capelli

La caduta dei capelli è un disturbo che affligge in particolare i maschi. Le cause maggiori responsabili di questo indesiderato disagio possono essere la predisposizione genetica, disfunzioni ormonali, perdita di proteine nella matrice extracellulare nel letto follicolare e infiammazioni localizzate. Al fine di prevenire e contrastare tale problema è stata realizzata una formulazione contenente una associazione costituita da un estratto da foglie di Trifoglio dei prati (Trifolium pratense L.) ed un peptide biomimetico. Relativamente all’estratto di questa notissima erba dei prati, ricorderemo che è ricco in particolare di isoflavoni (biocanina, formononectina, genisteina) a riconosciuto marcato effetto steroideo-simile. Un test su un panel di volontari è stato effettuato mediante rilevazione con TrichoScan™. È questo uno strumento che serve per misurare i vari parametri attestanti lo stato di crescita dei capelli: loro densità (n/cm2), il loro diametro (µm), il loro rapporto di crescita (mm/giorno) ed il rapporto anagen/telogen. Questa tecnica analitica vie-

ne usata in studi clinici mettendo a confronto i risultati di un test effettuato con un trattamento placebo con quelli di un trattamento con una sostanza attiva onde valutare le capacità di questa ai fini della promozione della crescita dei capelli. Si è visto che dopo 4 mesi di applicazione del preparato positivo (cioè contenente l’associazione di ingredienti attivi), la fase anagen si allunga di circa il 13%. Ricordiamo che anagen è chiamata la fase che rappresenta il momento del ciclo vitale del capello in cui, a livello del bulbo si osserva un’intensa proliferazione cellulare che determina la crescita. È la fase più lunga del ciclo follicolare, che si accorcia con l’invecchiamento. Il trattamento contemporaneo induce una netta riduzione della fase telogen, ossia la fase finale al termine della quale il pelo si stacca. Dopo tale periodo il follicolo rientra in fase anagen. Il meccanismo di azione cui sarebbe da ascrivere tale positivo effetto sulla crescita dei capelli a seguito trattamento con l’estratto vegetale sembra sia da attribuirsi all’attività inibente la 5-α-reduttasi, la riduzione nello sviluppo di reazioni infiammatorie e la stimolazione nella sintesi delle proteine della matrice extracellulare, particolarmente quelle site in vicinanza degli sbocchi dei follicoli capillari.(5)

u Estratti da Soia protettivi

Gli estratti da Soia (Glycine soja Siebold), sono ben noti per le loro utili applicazioni in campo nutrizionale e terapeutico, oltre che in campo cosmetico, nel quale sono sfruttate le loro varie proprietà trofiche cutanee, tra cui azione sul metabolismo lipidico, antiaging, condizionante dei capelli (le proteine), ecc. Ricorderemo che nei semi di Soia sono presenti fosfolipidi, proteine, isoflavoni ( a funzione ormonosimile), tanto per citare i più importanti. Per quanto sia ben nota la marcata funzione riducente le rughe di derivati del retinolo, da considerarsi pertanto un efficace agente anti-aging, preparati contenenti tali ingredienti possono avere controindicazioni all’uso, in quanto possono ingenerare effetti collaterali indesiderati quali negativi responsi foto-sensitivi, generazione di pelle secca, irritazioni. Scopo di uno studio è stato quello di ve-

Trifolium pratense L. ERBORISTERIA

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rificare se derivati da Soia possono considerarsi validi sostituti di retinoidi in trattamenti topici cutanei antiaging. Si è visto che gli estratti da Soia sono efficaci quali inibenti la funzione demolitiva delle MMP (metallo-proteinasi della matrice) attivate da raggi UV esplicando, a questo fine, su normali fibroblasti umani, la medesima azione riconosciuta al retinolo. Per l’estratto si è rivelato inoltre una sua interferenza positiva su HAS-2 (Hyaluronan-syntase-2), il gene che codifica la sintesi dell’acido ialuronico e su CRABP-2 (Cellular retinoic acid-binding protein-2), geni trascrizionali che regolano la sintesi delle proteine, operando su normali cheratinociti umani. Per contro, l’influenza dell’estratto di Soia sull’espressione di istidasi, l’enzima che catalizza la deaminazione di istidina ad acido urocanico (il più importante tra i fattori assorbenti UV dello strato corneo), si è visto che è inferiore a quella del retinolo (anche in questo caso, test su normali cheratinociti umani). Ancora, un pretrattamento con estratto di Soia inibisce, operando in maniera dose-dipendente, la formazione su normali cheratinociti umani di ciclobutano-pirimidina dimero, una molecola tipico marker di danni cutanei (lesioni, edemi, ecc.) indotti da radiazioni UV. I risultati dei vari test starebbero a confermare che l’estratto di Soia praticamente modula geni correlati alla funzione dell’acido retinoico e quindi esplica una similare azione fotoprotettiva antiaging.(6)

u Dal Ricino triterpen-saponina antimicrobica

L’impiego di sostanze naturali di derivazione vegetale ad attività antimicrobica, conservante, si va diffondendo con sempre maggiore celerità, con una considerazione da fare che, queste sostanze, più che essere utilizzate singolarmente, hanno trovato sfruttamento quali agenti preservati di preparati cosmetici in associazione ad antimicrobici di sintesi (coi quali si è visto che generalmente operano in sinergia) al fine di poter utilizzare una dose minore di questi ultimi e quindi garantire maggiore sicurezza di impiego al preparato finito. Da un estratto butanolico da semi di Ricino (Ricinus communis L.) è stata isolata una saponina triterpenica, a struttura gluco- e ramnopiranosil, la quale, a successivi test di valutazione, ha rivelato un potente effetto sia antibatterico sia antifungino, con attività dose-dipendente e, precisamente, la crescita microbica si è rivelata una funzione inversa della dose di saponina utilizzata. (7)

u Licocalcone della Liquerizia nel trattamento topico della forfora

nale è un flavonoide calcone, noto come Licocalcone-A. Si tratta di un componente a marcata attività antinfiammatoria, la cui azione si ritiene sia dovuta alla sua capacità di inibire ciclossigenasi e lipossigenasi, mediatori infiammatori. Di questo interessante componente la droga di Liquerizia è stato studiato anche il suo potenziale inibente nei confronti del fungo ritenuto il maggiore responsabile della formazione della forfora, Malassezia furfur di cui, due parole in più abbiamo già speso nella prima nota di questa rubrica. Sono state realizzate formulazioni cosmetiche per il trattamento topico della forfora, precisamente preparati non a risciacquo (tipo creme e lozioni), così come preparati a risciacquo, (shampoo) contenenti due tra i più noti agenti antiforfora del commercio, climbazolo e piroctone olamine, che sono stati usati singolarmente ed in associazione. Ai vari test di controllo dopo i trattamenti, l’efficacia dei vari preparati è risultata evidente, confermando quindi la validità dei due ingredienti attivi utilizzati. Il test attestante la riduzione dell’affezione da forfora è stato quello della conta CFU (Colony formig units), che ha rivelato, dopo i

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Tra i principi attivi che caratterizzano la droga della Liquerizia (Glycyrrhiza glabra L.), sicuramente una della piante di maggiori notorietà nel campo estrattivo offici-

Glycyrrhiza glabra L.


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trattamenti, una netta riduzione della forfora. Si è visto, peraltro, che l’aggiunta di Licocalcone-A ai vari preparati contenenti i due ingredienti attivi in osservazione, induce dopo il trattamento, sia con preparati a risciacquo, sia leave-on, un rimarchevole stato di miglioramento dello scalpo trattato. Infatti, è ben noto che il formarsi della forfora è generalmente associato a stati di microinfiammazioni. L’attività complementare del derivato vegetale è da identificarsi nella sua azione antinfiammatoria atta ad eliminare questi spesso fastidiosi disturbi (bruciore, prurito, rossore) correlati alla presenza di forfora. (8)

u Cellule staminali da Echinacea proteggono da danni da UV

Le cellule staminali vegetali, sono cellule primitive non specializzate, dette anche ‘meristematiche’ (da meristema, tessuto indifferenziato di una pianta) dotate della capacità di dividersi e di trasformarsi in altri tipi di cellule del corpo attraverso un processo denominato differenziazione cellulare. Delle nuove cellule formatesi, una resta meristematica, si ingrossa e si prepara ad una nuova divisione, l’altra va lentamente differenziandosi sino a diventare adulta e far parte quindi di un sistema specifico. In un recente brevetto si riferisce della utilizzazione di cellule meristematiche di Echinacea (Echinacea angustifolia Heller), nel trattamento contro apoptosi di cellule epidermiche, ad esempio quella indotta da radiazioni UV. Secondo gli estensori del brevetto, la lotta contro la morte cellulare può essere indotta col controllo della annexina V e delle cellule P36. Le annessine sono proteine localizzate sotto la membrana protoplasmatica delle cellule ove, in presenza di ioni calcio si legano alle teste polari dei fosfolipidi. Le cellule P36 sono cellule fosfoproteiniche espresse ad alti livelli nella proliferazione e trasformazione delle cellule. Le cellule meristematiche possono quindi essere utilizzate in preparati cosmetici o dermofarmaceutici al fine di proteggere e migliorare lo stato di benessere della pelle. Possono essere usate tal quali (ad esempio, in sospensione acquosa) o in forma lisata oppure, un loro estratto omogeneizzato in una composizione cosmetica. (9)

peraltro, dimostrato che quella battericida non è la sola funzione esplicata dalle difensine, le quali mostrano altre molteplici attività, alcune delle quali ancora inerenti il ciclo biologico della pianta (nel suo sviluppo e fertilità), altre sfruttabili a veri e propri fini biologico-terapeutici esterni: antineoplastica, nella guarigione di ferite, nella ristrutturazione cutanea. Le β-difensine rendono la pelle molto più resistente alle infezioni cutanee. In uno studio si riferisce di questi peptidi antimicrobici contenenti cisteina i quali, per quanto di diversa filogenesi contengono tutti una comune struttura, nel cui interno (core) si trovano cariche fortemente polarizzate . Si sono analizzati peptidi derivati da difensine del Pomodoro (Solanum lycopersicum) e si è visto che questi peptidi dotati di forte carica positiva sono in grado di sviluppare una marcata attività antimicrobica. Il loro impiego è ipotizzabile nella realizzazione di preparati cosmetici. (10)

Solanum dulcamara

u Peptidi vegetali antimicrobici

Le difensine (o, meglio β-difensine) sono fattori di autoprotezione biologica. Si tratta di un ampio gruppo di peptidi cationici formatisi attraverso l’evoluzione della specie in funghi, piante ed in certi invertebrati e vertebrati. Questi peptidi cationici, ricchi in cisteina, sono dotati di una forte capacità biocida verso un ampio spettro di batteri, lieviti e virus. Praticamente sono componenti di qual vasto sistema biologico di difesa dell’organismo noto come ‘sistema immunitario’. Recenti studi hanno,

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u Da vegetali nanoparticelle antibatteriche

Quello sulle nanoparticelle è un ramo della ricerca scientifica che ha goduto di larga diffusione in questi ultimi anni, in ragione del fatto che tali strutture trovano una sempre più vasta diffusione in ogni settore industriale, dal biomedico all’ottico, dall’elettronico al cosmetico. Per nanoparticelle si intedono particelle la cui dimensione non supera i 100 nm. La sintesi di nanoparticelle può essere condotta usando vari metodi chimici e fisici, ma l’uso di questi metodi comporta, spesso, l’insorgere di varie difficoltà, quali bassa resa, tossicità, difficoltà di reperibilità di materia prima, ecc, per cui si è fatto ricorso a metodi di ottenimento per via biotecnologica, partendo da microrganismi e da piante ed ottenendo tramite questa via anche nanoparticelle metalliche. Si riferisce di un lavoro inteso ad ottenere per via biologica, nanoparticelle di argento caratterizzate da attività contro patogeni umani, partendo da piante della famiglia delle Apocinacee (quella cui appartiene l’Oleandro, tanto per darne un’idea). L’estratto da erbe, quando a contatto con sali di argento (in genere si usa nitrato), forma come un idrosol di argento. Si ritiene che, poi, sia un enzima reduttasi a realizzare la riduzione ad ioni Ag+ e quindi alla formazione di nanoparticelle metalliche di argento. Si è trovato che nanoparticele di argento sintetizzate da Rauvolfia tetraphylla sono in grado di esplicare una energica attività inibente nei confronti di Shigella dysenterie, un enterobatterio Gram-negativo, invasivo, agente della dissenteria bacillare. Anche altre argento-nanoparticelle ottenute da altre piante, tipo Ervatamia divaricata o Nerium indicum, hanno rilevato una marcata attività antibatterica ad ampio spettro. (11)

u Oli essenziali antiossidanti ed antimicrobici conservanti alternativi ai sintetici

u Da un fungo un peptide antiossidante

Ganoderma lucidum è un fungo, certamente uno tra i più noti ed utilizzati nella medicina tradizionale. In Cina se ne fa un uso diffuso, essiccato e ridotto in polvere per poi prepararne pozioni, decotti, unguenti a varia utilità terapeutica, in particolare antinfiammatorie. Vistoso, nella forma a ventaglio e nel colore (toni sul rosso), è un fungo parassita che cresce sui ceppi di Quercia e Castagno in particolare. Da un estratto acquoso del fungo è stato isolato un peptide che, una volta purificato, ha rivelato un potere antiossidante superiore a quello dei più noti e potenti antiossidanti oggi in commercio. All’analisi, la sua composizione in aminoacidi è risulta ricca in fenilalanina, acido aspartico, prolina, istidina e isoleucina. La forte attività antiossidante della droga del fungo è stata spiegata come una conseguenza di una particolare composizione di aminoacidi ed il suo basso peso molecolare. (13)

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Una breve introduzione delle due piante di cui faremo riferimento in questa nota. Carum copticum è una pianta mediterranea, stretta ‘parente’ (entrambe della stessa famiglia, le Apiaceae) del più noto

Carum carvi, ovvero il Cumino dei prati. Ferula assa-foetida (per noi Asa fetida), è anch’essa un’Apiacea. Le due piante sono note all’uso nella medicina popolare tradizionale per varie funzionalità ad esse attribuite: antisettiche, antispasmodiche, carminative, sedative, ecc. È stata effettuata una ricerca onde stabilire se gli oli eterei estratti dai semi (nel caso del Carum) e dalle radici (per la Asa) delle due piante possiedono un potenziale antiossidante ed antimicrobico tale da poterli considerare alla stregua di antimicrobici conservanti naturali da utilizzarsi in alternativa a ingredienti di sintesi. I principali componenti attivi identificati negli oli sono risultati essere timolo (40%), γ-terpinene e p-cimene nel Carum e β-pinene, α-pinene e ditiolano nell’Asa, tutti componenti terpenici a riconosciuta funzione antibatterica ed antifungina. Sono stati effettuati, allo scopo, test del loro potere bloccante i radicali liberi e la loro attività inibente (IC50) è risultata tra 40 e 60 µg/mL per Carum e tra 130 e 160 µg/ mL per Asa. Per quanto concerne la loro attività antipatogenica si sono rilevati valori MIC (minima concentrazione inibente) decisamente apprezzabili (in certi casi sino a 3,5-7 µg/mL) nei confronti di vari ceppi (Escherichia coli, Aspergillus niger, Salmonella typhi, Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis, Candida albicans), per quanto concerne Carum oil, leggermente superiori per il secondo olio. Secondo gli estensori dello studio i due oli, ed in particolare il primo, o meglio ancora loro miscele, sono da ritenersi idonei ingredienti da additivare a preparati vari, sia alimentari, sia cosmetici, contenenti lipidi (in particolare acidi grassi polinsaturi) onde garantirne stabilità, proteggendoli da perossidazione e quindi, conseguente irrancidimento. (12)


50 review fitocosmesi

u L’angolino delle alghe

Certi batteri sono in grado di dare forma ad un biofilm, il quale non è altro che un assemblaggio di microrganismi racchiusi in una matrice di materiale extracellulare come un polisaccaride. Questo biofilm può risultare importante ai fini della patogenesi del batterio o, ancora, ai fini della sua sopravvivenza ma, e soprattutto, ai fini della sua virulenza. Infatti, i microrganismi esistenti nel biofilm sviluppano una resistenza maggiore agli antibiotici e pertanto sono più difficili da estirpare. La placca dentaria, ad esempio, è un biofilm batterico. Nel corso di una ricerca intesa a scoprire potenziali inibitori di formazione di biofilm della specie Mycobacterium, si è visto che alcuni sesterterpeni (detti ofiofobine) isolati da un fungo marino della specie Emericella sono in grado di sviluppare tale attività. La loro azione inibente la forma-

zione di biofilm si esplica già a basse concentrazioni (MIC = da 4 a 65 µM), peraltro senza mostrare attività antimicrobica a queste concentrazioni d’uso. (14) Ancora sui metaboliti secondari di organismi marini, studiati in quanto dotati di un forte potenziale antimicrobico; si tratta di metaboliti a basso peso molecolare, stabili e con marcato potere antiradicalico. Questi metaboliti antagonisti secondari prodotti da actinomiceti (della sp. Streptomyces), hanno rivelato di possedere attività antibatterica nei confronti di Staphylococcus aureus, Vibrio cholera, Salmonella typhi, Klebsiella penumonia. Si richiedono ulteriori studi, dicono i ricercatori, al fine di chiarificare appieno la loro precisa natura chimica e la loro attività biologica. (15) Numerosi organismi marini sono in grado di riprodurre composti chimici utili come difesa dall’attacco esogeno sia di predatori, sia di fattori ambientali avversi. In spugne marine della specie Geodia, tipica dei mari dell’Indonesia, sono stati identificati alcuni composti di natura steroideo-simile per i quali è stata riscontrata una marcata funzione nei confronti di batteri patogeni, in particolare verso Staphylococcus aureus e Escherichia coli. (16) n

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2013

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fitocosmesi il libro Un volume che colma una lacuna nel panorama della pubblicistica tecnico-scientifica sulle piante officinali: un manuale di riferimento per tutte quelle persone che per ragioni di studio, professionali o anche per pura curiosità vogliono saperne di più e avere dati certi sull’impiego delle piante e dei loro derivati in cosmesi. Scritto con la passione, l’intelligenza e il mestiere di chi ha vissuto i cambiamenti dell’industria cosmetica e in particolare l’affermarsi di una tendenza, quella dell’applicazione di derivati naturali, in continua e dinamica trasformazione. Uno strumento di immediata utilità per tutti gli operatori e gli studiosi della piante medicinali e officinali, utile a tutti: al ricercatore e al tecnico formulatore, all’addetto alla produzione, all’imprenditore o al professionista a contatto con il pubblico, e al consumatore stesso.

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52 spazio fitoterapia

Attivi vegetali versus iperglicemia di Marcello Monti

I

perglicemia è definita come un’eccessiva quantità di glucosio nel sangue. La condizione di iperglicemia è presente nel caso di pazienti affetti da diabete, ma se è vero che il diabete provoca sempre elevati tassi di glucosio nel sangue, è altrettanto vero che una glicemia leggermente alterata non sia sempre da considerarsi una forma di diabete latente. Sono due le forme cliniche di diabete: la prima, infantile o giovanile, caratterizzata da una reale diminuzione della quota di insulina circolante e necessaria (detta pertanto insulinodipendente o, anche diabete-1) ed una seconda nella quale si riconosce più un difetto dell’azione biologica ormonale piuttosto che una effettiva carenza di insulina di cui non richiede somministrazione (insulino-indipendente o diabete-2). Ricorderemo che l’insulina è un ormone proteico prodotto dal pancreas, il quale regola la concentrazione di glucosio nel sangue evitandone quindi l’accumulo. condizione che porterebbe ad iperglicemia, fattore caratteristico del diabete mellito. Non è compito della nostra nota riferire, neppure brevemente di come si previene e si cura l’iperglicemia e, di conseguenza come si cura il diabete. Nostro intendimento è, invece, riferire di numerosi principi

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53 spazio fitoterapia

Una panoramica degli attivi vegetali utili nel contrastare l’eccesso di glucosio nel sangue può partire da una valutazione degli effetti che è possibile ottenere a livello alimentare, per analizzare i differenti meccanismi d’azione di varie classi di sostanze, alcuni più noti e altri ancora oggetto di studi: la riduzione dell’assorbimento e della trasformazione dei polisaccaridi in glucosio, l’interazione con le vie enzimatiche, l’azione insulino-simile attivi vegetali che, negli ultimi anni si sono rivelati efficaci anche in questo specifico genere di terapia e, di come sia cresciuta di anno in anno la loro richiesta ed impiego, supportata, ai fini di validare la loro efficacia, da una sempre più ridondante documentazione clinico-scientifica. Un’altra premessa ci sembra opportuna: nelle note a seguire, non sarà nostra cura stendere un pedissequo elenco di quelle che sono le piante ed i loro principi attivi funzionali a questo fine, ma soprattutto di quelli che sono i meccanismi di azione da loro esplicati, questo ovviamente in funzione di quanto ci è stato possibile reperire dalla più recente stampa scientifica consultata.

u Gli attivi anti-iperglicemici negli alimenti

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fermare qui, passando invece, nelle note a seguire, ad esempi più significativi di vera e propria funzionalità terapeutica di certi ingredienti attivi estratti da piante.

u Gli attivi vegetali

In questi ultimi decenni, molteplici studi farmacologici hanno rivelato che i principi attivi contenuti nei semi della pianta Trigonella foenumgraecum L. (Trigonella fieno greco) sono dotati di una rimarchevole attività sia ipocolesterolemizzante, sia ipoglicemizzante. Studi più recenti hanno confermato l’attività ipoglicemizzante sia di preparazioni da semi, sia dalle foglie della pianta. Si era ipotizzato, in un primo tempo, che tale attività fosse da attribuire alla frazione delle fibre presenti nei semi e nelle foglie, le quali ostacolerebbero l’assorbimento intestinale del glucosio. Si è poi convenuto che potevano essere le sostanze contenute nella droga della pianta ad agire a tal fine, ad es, un particolare aminoacido, la 4-idrossi-isoleucina, la quale è riconosciuta come uno degli ingredienti a maggiore attività ai fini del controllo del glucosio nel sangue. Questo aminoacido inibisce l’attività di due enzimi intestinali (alfa-milasi e sucrasi) coinvolti nel metabolismo dei carboidrati.

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Prima di parlare di somministrazione terapeutica di principi attivi vegetali per prevenire e combattere l’iperglicemia, vale la pena ricordare che già attraverso un oculato consumo di derivati vegetali si è su una giusta strada da percorrere. Tanto per fare qualche breve esempio, è noto che l’olio di Oliva contiene derivati fenolici che riducono l’attività di geni infiammatori in qualche modo coinvolti nello sviluppo del diabete mellito-2. La zucca, così è riferito in numerosi

studi, è in grado di riparare le cellule del pancreas danneggiate e quindi attivarle per produrre più insulina. La fibra contenuta nella parte bianca della buccia d’Arancia regola l’assorbimento di zuccheri (oltre che grassi e proteine), prevenendone accumulo e correlate conseguenze. Alla Cannella è stata attribuita una funzione stimolante l’attività dell’insulina, mentre un’altra sostanza aromatica, la curcumina, può contribuire a mantenere sotto controllo il diabete-2. Di questa sostanza avremo occasione di occuparci ancora, più avanti. Si sa anche che certi legumi, prevengono picchi glicemici. Recenti studi hanno apportato ulteriori conoscenze a quanto già si sapeva sull’azione anti-iperglicemizzate dei principi attivi del carciofo (Cynara scolymus L.). Preparati a base tali estratti, così come assunzione nel pasto, possono apportare un netto abbassamento della glicemia postprandiale in soggetti che possono incorrere in questo rischio. La rilevazione a conferma di tale effetto, è stata convalidata da studi di laboratorio (su ratti) dopo che era stata riscontrata su umani. Si potrebbe continuare ma, considerando queste poche righe come semplice citazione di alcuni esempi emblematici pensiamo di poterci


54 spazio fitoterapia

Un’èquipe di ricercatori messicani ha recentemente condotto una serie di studi su alcune piante locali, tra cui Rubiaceae (Hintonia sp.), Apiaceae (Ligusticum sp.) e Asteraceae (Brikckellia cavanillesii) da tempo note nella medicina popolare per il trattamento di varie malattie. Per i vari estratti delle piante è stata riscontrata una marcata attività antiglucosidasi. Inibendo questo enzima che scinde zuccheri, si riduce la concentrazione di glucosio liberato dalla scissione di carboidrati complessi e, quindi, di conseguenza il suo assorbimento, controllando quindi stati di iperglicemia. Si deduce quindi che il meccanismo di azione rivelato in questa nota è lo stesso descritto nella nota precedente: inibizione di enzimi che idrolizzando zuccheri complessi mettono in circolo zuccheri semplici facilmente assorbibili e quindi più facili a ritrovarsi nel sangue. Tra le mille e una proprietà del Ginseng (Panax ginseng), l’adattogeno per antonomasia, non poteva essere rimarcata anche quella antiglicemica. In particolare, in uno studio si è scoperto che un preparato contenente Ginseng fermentato sviluppa una ancor più pronunciata attività rispetto ad un preparato contenente Ginseng normale, non fermentato. L’esito del trattamento, effettuato per 8 settimane con dosaggi di attivo pari allo 0,1%, determinando vari parametri marker significativi del disturbo (glucosio nel sangue, insulina nel siero, emosecrezione di insulina, ecc.) è che il gruppo trattato, rispetto ad un gruppo non trattato presenta un più basso livello di glucosio nel sangue già dopo 6-9 ore di trattamento. Il maccanismo di azione è stato spiegato come una positiva interferenza dell’estratto su alcuni mediatori metabolici e proinfiammatori, coinvolti nell’attività dell’insulina. Ma col Ginseng non ci si ferma qui. Nella droga del Ginseng sono contenuti, come si sa, ginsenosidi, sapo-

nine triterpeniche a struttura steroidea. Nelle foglie della pianta, si ritrovano tali ginsenosidi sotto forma di esteri, precisamente malonil-esteri. Si è visto che somministrazione di questi malonil-esteri in adatto veicolo induce una significativa riduzione del livello di zucchero nel sangue, alleviando quindi stati di iperglicemia e resistenza all’insulina in casi di diabete -2. Anche un olio etereo estratto dal legno di Sandalo (Santalum album), olio ben noto per il suo diffuso impiego in profumeria, si è rivelato efficace su iperglicemia indotta da allossano, modulando positivamente vari parametri significativi quali peso corporeo, zucchero nel sangue, bilirubina nel siero, ecc. Si ritiene che l’attività dell’olio sia attribuibile ad un suo componente, il santanolo integrata, peraltro, da quella di altri componenti dell’olio etereo. Sutherlandia frutescens L., una graziosa pianta di origine africana da giardino per suoi vistosi fiori, viene tradizionalmente utilizzata nella medicina popolare nel trattamento del diabete. Moderne ricerche farmacologiche hanno svelato il suo meccanismo di azione; su colture insulino-resistenti, la soluzione acquosa si è visto che regola l’attività di geni (VAMP-3 genes (vesiscle-associated membrane protein), i quali a loro volta attivano la funzione di piccole vescicole, organelli sub-cellulari, deputate al magazzinaggio ed al trasporto intercellulare, corpuscoli che, invece, erano deregolati nella loro attività causa insulinoresistenza. Al fine di spiegarne il potenziale meccanismo di attività antidiabetica si potrebbe dire che, praticamente, l’estratto favorisce l’attività di geni recettori e trascrizionali che codificano enzimi e vescicole preposte alla ricezione ed al trasporto intercellulare.

u Anche alcaloidi ed estratti

da alghe anti-iperglicemia È stato accertato scientificamente

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che alcaloidi e flavonoidi contenuti in alcune piante sono in grado di stimolare la produzione di insulina. È in particolare la nuciferina, un alcaloide contenuto nella droga di Nelumbo nucifera, una pianta nota come Loto sacro e anche come Giglio del Nilo, che stimola la secrezione di insulina, attività incrementata in presenza di ioni potassio. Rispetto alla glibenclamide, una nota molecola ad attività ipoglicemizzante, la nuciferina espli-

Nuciferina (dimetossi-aporfina)

ca un maggiore effetto sulla secrezione e presenta una minore tossicità sulle β-cellule (cellule pancreatiche, le uniche in grado, nell’organismo umano, di secernere insulina). Anche nelle alghe identificati ingredienti attivi contro il diabete e l’iperglicemia in genere. Anche in questo caso il meccanismo di azione è stato attribuito ad α-amilasi; le amilasi sono enzimi che idrolizzano amidi a zuccheri semplici. Oltre che dal pancreas sono secreti anche dalla ghiandola salivare. In un estratto purificato di un’alga bruna, Sargasssum patents, è stato rinvenuto un floroglucinol derivato al quale è stata riconosciuta una marcata attività inibente l’idrolisi di amilopectina (un polisaccaride del glucosio, componente dell’amido) da parte di α-amilasi salivari e pancreatiche. Tale attività è, peraltro, risultata minore di quella di tipici amilasi-inibitori del commercio (tipo Acarbose). Il floroglucinol derivato algale

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Arbutus unedo L.

ha pure dimostrato di sviluppare un marcato effetto inibente nei confronti di α-glicosidasi intestinale. Altri amilasi-inibitori naturali sono quelli contenuti nel Frumento (Triticum vulgare L.), negli estratti da Lupino (Lupinus albus L.) e da Corbezzolo (Arbutus unedo L.), da considerarsi pertanto alternativi naturali all’insulina nella terapia del diabete, soprattutto in casi leggeri. Nelle note introduttive avevamo fatto cenno alla Curcumina. Spendiamo ancora due parole nei suoi confronti. La curcumina (diferuloil metano) è il maggiore componente della droga di Curcuma (Curcuma longa L.). Tra le sue numerose attività farmacologiche le è stata ascritta anche quella antidiabetica. Alcuni suoi derivati hanno rilevato un’attività antidiabetica paragonabile a quella di glibenclamide, una comune e nota droga di sintesi attiva verso tale disturbo. Sapindus trifoliatus è una pianta erbacea, sempreverde, nota anche come albero del sapone, per il fatto che i suoi semi sono ricchi in saponine schiumogene. Un estratto etanolico da parti aeree della pianta ha rivelato una marcata attività antiiperglicemica, che è stata spiegata con un doppio meccanismo di azione della droga: l’azione si spiegherebbe con un incremento nel consumo periferico di glucosio ed in una funzione protettiva antiossidante da danni in stati di diabete indotti da allossano. La nostra rassegna desunta da lavori scientifici degli ultimissimi anni, come è facile arguire consultando i dati in bibliografia, si ferma qui. Ci auguriamo di essere riusciti a sviluppare, seppure con breve materia esposta, un chiaro concetto: che anche se si parla di terapie contro iperglicemia e disturbi correlati, il ricorso ai principi attivi naturali non è più un’utopia ‘empirica’ ma una concreta realtà scientificamente e clinicamente dimostrata. n

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56 spazio fitoterapia

Fitoterapia e nutrizione

dati e evidenze dalla ricerca di Marcello Monti

trattamenti terapeutici u Zenzero attivo contro virus delle vie respiratorie

HRSV (Human respiratory syncytial virus) è un virus che causa infezioni alle vie respiratorie. Questo disturbo è stato curato con un’antica medicina cinese nota come Ge-Gen-Tang, una ricetta a base di estratti da piante ed erbe, tra cui Zenzero. In uno studio si è cercato, allora, di stabilire se, effettivamente, lo Zenzero (Zingiber officinale Roscoe) fosse in grado di esplicare questa attività antivirale e cioè, in pratica, ridurre la formazione di placche sulle cellule delle mucose delle vie respiratorie indotte dal virus. Il test è stato eseguito utilizzando un estratto acquoso sia da Zenzero fresco sia da bacca essiccata, operando su linee cellulari sia nel tratto alto, sia basso delle vie respiratorie. La valutazione, che consisteva nell’osservare se l’estratto fosse in grado di ridurre la formazione di placche stimolando la formazione di citochine anti-virus, è stata effettuata col metodo ELISA (Enzyme-linked immunosorbent assay), un test ad alta capacità di assorbimento di proteine. Trattamento con estratto di Zenzero fresco si è visto che inibisce formazione di placche indotta dal citato virus in entrambi i tratti delle vie respiratorie, operando in maniera dose-dipendente (300 µg/mL inducono una riduzione dal 20 al 27%). Il trattamento è più efficace se effettuato prima dell’inoculo del virus. L’estrat-

to da Zenzero fresco ad alta concentrazione stimola le cellule mucose a secernere IFN-β che si ritiene possa contribuire a contrastare l’infezione virale. IFN-β è un interferone (proteina) ad attività antinfiammatoria. (1) u Azione sinergica di Ginkgo biloba ed aspirina a difesa delle coronarie

In uno studio si è cercato di scoprire se un estratto da Ginkgo biloba (Ginkgo biloba) ed aspirina usati in dosaggi terapeutici potevano essere in grado di agire sinergicamente ai fini della soppressione di stress ossidativi tramite regolazione dell’espressione di LOX-1 e p38 MAPK fosforilate su cellule endoteliali delle arterie coronariche umane. Numerosi studi biochimici hanno scoperto un ruolo fondamentale delle lipoproteine a bassa densità ossidate e del loro recettore LOX-1 (oxidized low-density lipoprotein receptor-1) nella patogenesi di malattie aterosclerotiche. MAPK (mitogen-activated protein kinase) sono enzimi che reagiscono a stress stimolati, ad esempio, da citochine, radiazioni UV, shock osmotici e sono coinvolti nella differenziazione cellulare e nell’apoptosi. I test effettuati hanno mostrato che detto effetto sinergico esiste. Piastrine attivate si è visto che aumentano l’espressione di LOX-1 e di p38MAPK fosforilate; sia l’aspirina, sia l’estratto di Ginkgo biloba usati separatamente inibiscono l’espressione di LOX-1 in maniera dose-dipen-

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57 spazio fitoterapia

dente, ma non quella dell’altro enzima. Usati in associazione risultano efficaci nell’inibizione di entrambi i fattori biologici. Pertanto, l’associazione di Ginkgo biloba ed aspirina risulta funzionale ai fini di attenuare lo stresso ossidativo di cellule endoteliali delle arterie stimolate da piastrine attivate ex-vivo. Si ritiene che tale effetto sinergico sia da correlare alla inibizione della produzione di ROS (specie di ossigeno reattive) e dell’espressione di LOX-1 e di p-p38MAPK. (2) u Crescione del Parà gastroprotettivo

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u Peptidi contro l’Herpes Il virus HSV (Herpes simplex virus), è un importante patogeno umano in grado di causare lesioni microcutanee primarie sulle mucose orali e genitali. Per quanto l’AVC (Acyclovir) e correlati analoghi nucleosidi siano stai impiegati con successo nel trattamento contro il virus dell’herpes, questo rimane diffuso in ogni parte del mondo e rappresenta uno dei maggiori cofattori nella diffusione dell’ HIV (Human immunodeiciency virus), cioè a dire il virus dell’AIDS. Di qui la ricerca al fine della scoperta di nuovi prodotti per combattere questo temibile virus che, oltre ad essere efficaci garantissero anche un maggiore punto di garanzia ai fini della sicurezza nel suo uso, cioè non provocare indesiderati effetti secondari. Una recente strategia terapeutica, peraltro non ancora sufficientemente suffragata, è quella che prevede l’utilizzo di peptidi a piccola molecola. Questi sembrerebbe possano agire come modellatori di proteine virali, oppure come veri e propri peptidi antimicrobici. Ogni piccolo peptide in grado di interrompere la catena di proteine virali o di interagire sulle loro membrane è da considerarsi un potenziale nuovo farmaco antivirale e potrebbe risultare un utile strumento per chiarire l’effettivo meccanismo del processo infettivo. Nello studio si riferisce circa le attuali conoscenze e le strategie in corso ai fini di favorire lo sviluppo di peptidi naturali e sintetici che potrebbero risultare in un prossimo futuro validi ingredienti attivi nella lotta contro il virus dell’herpes. (4) u Effetto antidiabetico del Panax Ginseng

Quando si parla del Ginseng (Panax ginseng Meyer), una delle piante

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Parliamo ora di una pianta piuttosto nota nella medicina tradizionale, se non altro per un particolare principio attivo contenuto della droga delle sue foglie, un’ammide di acidi grassi a nome spilantolo di cui è ben noto e diffuso l’impiego per le sue proprietà anestetizzanti (contro mal di denti, stomatiti, mal di gola, ecc.) Ci stiamo riferendo alla Acmella oleracea (sinonimo Spilanthes acmella) che noi conosciamo come ‘crescione del Parà’, per il fatto che le sue foglie sono piccole, tondeggianti ed eduli, buon integrativo di insalata, proprio come le foglie del nostro crescione. Il nome parà deriva dallo stato del Brasile, Parà, ove la pianta è ‘di casa’. Alla droga della pianta sono state attribuite altre proprietà, oltre che analgesiche ed antipiretiche, quali antiobesità, diuretiche, antinfiammatorie. Tramite estrazione acquosa, dalle foglie della pianta è stato isolato un polisaccaride, che si potrebbe definire un ramno-galatturonano a lunga catena, costituito da acidi uronici, galattosio, arabinosio, ramnosio e glucosio. L’estratto acquoso, a seguito test su ratti ha rivelato di possedere una significativa azione inibente ulcere gastriche indotte da etanolo, con valore ED50 (effective dose) pari a 1,5 mg/kg p.c.

Questo valore di efficacia starebbe ad indicare che all’estratto si possono attribuire proprietà gastroprotettive. (3)


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‘magiche’ della medicina tradizionale, piuttosto che enumerane le proprietà si fa prima a catalogarla come ‘pianta adattogena’. Adattogeno dicesi di una sostanza che presenta una straordinaria azione omeostatica non specifica, normalizzatrice, vale a dire che ha benefici effetti sulla salute del corpo indipendentemente dal tipo di cambiamenti patologici che sono avvenuti nell’organismo. La droga del Ginseng, per l’appunto, agisce come un adattogeno. I ginsenosidi sono saponine triterpeniche a struttura steroidea contenuti nella droga del Ginseng. I malonilginsenosidi (MGR) sono esteri che si ritrovano sia nelle foglie fresche, sia in quelle essiccate della pianta. In uno studio si è puntato l’obiettivo su come verificare la funzione antidiabetica di questi esteri sul tipo di diabete-2. Questa è una patologia metabolica che consiste nel difetto di secrezione di insulina; praticamente la forma di diabete insulino-indipendente. Dopo somministrazione (per tre settimane, a dosaggio di 10 mg/kg pc, test su ratto) di MGR in idoneo veicolo, si è potuto verificare che il trattamento induce una significativa riduzione del livello di zucchero nel sangue rispetto ad un controllo non trattato. Queste considerazioni sono state tratte, ovviamente, dalla osservazione dei positivi esiti relativi a tutti i fattori tipici marker del disturbo quali velocità del glucosio nel sangue, tolleranza al glucosio intraperitoneale, tolleranza all’insulina, variazione di peso corporeo, livello di colesterolo e trigliceridi, ecc. Tra l’altro, si è potuto verificare che il trattamento porta ad una riduzione dei livelli di colesterolo e trigliceridi ma non ad una variazione del peso corporeo del soggetto sottoposto al test. Conclusioni da trarre dal test sarebbero che i malonil-derivati del ginsenoside possono alleviare stati di iperglicemia, iperlipidemia e resistenza all’insulina in casi di diabete del tipo 2. (5)

u L’olio di Rosa antidepressivo Stress ossidativi possono essere concausa interferente nello sviluppo di disordini indotti da stress psicologici, tra questi inclusa la depressione. L’olio essenziale di Rosa damascena (Rosa damascena Miller), nota anche come ‘rosa delle 4 stagioni’, si è rivelato efficace nel trattamento di stati depressivi in quanto contiene flavonoidi che includono composti a sostenuta attività antiradicalica, antiossidante come rutina e quercetina. Si è studiato l’effetto indotto da trattamento (via orale e inalazione) con assoluta di Rosa damascena su stati depressivi correlati a lipoperossidazione ed a insufficiente livello di antiossidanti sulla corteccia cerebrale di ratti. Si è visto che nei soggetti trattati il livello di perossidazione lipidica viene ridotto, così come, nei soggetti trattati è risultata più elevata la concentrazione in antiossidanti (vitamine A, C ed E e β-carotene). I dati confermerebbero che un elevato stress ossidativo può indurre depressione e che il trattamento con vapori di olio di Rosa induce un effetto protettivo contro questo stato di stress e quindi contro la depressione. (6) u Proprietà sedative della Viola Quella classificata come Viola betonicifolia (una pianta di origine esotica, Australia e paesi asiatici), da noi nota come Viola della foresta, è una delle specie più belle e dal colore più vivo di questo genus di piante. Lozioni e decotti ottenuti dai fiori e dalle foglie della pianta hanno trovato antico uso terapeutico, con funzione sedativa in particolare. Un estratto in esano da pianta intera è stato studiato onde verificarne e confermarne scientificamente proprietà neurofarmacologiche di tipo ansiolitico, muscolo-rilassanti, antidepressive e sedative conclamate nell’uso in medicina tradizionale. Il test di verifica dell’attività ansioliti-

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ca è stato eseguito utilizzando come termine di confronto diazepan (una notissima benzodiazepina, tranquillante). A concentrazioni d’uso da 0,3 a 0,5 g/kg pc, l’estratto ha rivelato una significativa attività ansiolitica dose-dipendente, così come è stato possibile identificare una funzione muscolo-rilassante, sempre in maniera dose-dipendente. Su sonnolenza indotta da barbiturico (phenobarbitone), l’estratto riduce notevolmente il tempo di latenza ed incrementa la durata totale del sonno. Non si è notata una chiara attività antidepressiva, per quanto sia stato possibile osservare una ridotta attività locomotoria. In base a questi dati sperimentali, l’estratto è da considerarsi un ingrediente attivo naturale nel prevenire e/o contrastare vari disordini di natura nervosa. (7) u Quercetina anti-obesità La quercetina, chimicamente 3,5,7,3’,4’- pentadiidrossiflavone, è uno dei più noti e diffusi flavonoidi reperibili in natura ed utilizzati in farmacologia e cosmesi. Chimicamente è un flavonolo (tetraossiflavonolo), presente sia come aglicone, sia in forma glucosidica (quercitrina) in numerose piante, tra cui Quercia (Quercus robur, da cui il nome), Iperico, Ippocastano, Ginkgo biloba, ecc. è dotata di marcate proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie. Colorante naturale, il suo glucoside (3-ramnoside) ‘quercitrina’ costituisce il pigmento colorante della Quercus tinctoria. Di questo importante flavonoide è stato studiato l’effetto che può indurre quale agente anti-iperlipidemico, cioè in grado di eliminare l’accumulo di grassi prevenendo obesità indotta da una dieta supercalorica. Si è visto che la quercetina riduce l’effetto indotto da supplementazione, agendo quindi da protettivo del fegato. Significativa la riduzione di colesterolo, trigliceridi, del peso del tessuto adiposo bianco, l’accumu-

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lo di lipidi epatici. Il meccanismo di azione sarebbe da identificare in una alterazione dei profili di espressione di alcuni geni correlati al metabolismo dei lipidi. (8)

antiossidanti antinfiammatori u Monoterpeni antinfiammatori, analgesici

I monoterpeni fanno parte del gruppo generale dei terpeni. In natura sono stati isolati oltre 20.000 prodotti di questa famiglia che formano il gruppo più numeroso delle sostanze naturali, vario per struttura e peso molecolare, da molto basso e quindi volatili, a molto elevato, come le gomme naturali. Si tratta in genere di sostanze lipofile, a varia funzionalizzazione dovuta a gruppi ossigenati (alcoli, esteri, chetoni, epossidi). Steroli, carotenoidi, poliprenoli sono, ad esempio, terpeni molto diffusi in natura. In relazione al numero di unità isopreniche che li compongono si distinguono in monoterpeni (2 u.), sesquiterpeni (3 u.), diterpeni (4 u.), sesterpeni (5 u.), triterpeni (6 u.). Dire terpeni, si intende composti puri (cioè costituiti solamente da unità del tipo C.5). Dire terpenoidi, significa composti misti (cioè formati da unità C.5 più strutture di altra natura). I monoterpeni costituiscono circa il 90% degli oli essenziali e non accenna a diminuire l’interesse della ricerca su questi composti naturali in ragione della vasta gamma di attività farmacologiche ad essi ormai riconosciute. Recenti studi sistematici si sono rivolti alla valutazione delle proprietà analgesiche, antinfiammatorie ed antiossidanti di questi composti. Tali proprietà sono state riscontrate su un vasto numero dei termini esaminati, sia aciclici, quali il linallolo, il citrale, il citronellate, ecc, sia monociclici quali mentolo, p-cimene, ecc. I dati raccolti suggerirebbero pertan-

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to i monoterpeni quali utili ingredienti nel trattamento di manifestazioni dolorifiche. (9) u Dalla Magnolia composti antinfiammatori

Magnolia officinalis è una pianta assai comune nella medicina tradizionale cinese, per questo è anche nota come ‘magnolia medicinale’. Da tempo è impiegata per la sua efficacia nel contrastare stati di ansia, tosse, mal di testa e disagi correlati a fenomeni allergici. È stata utilizzata anche per curare disordini mentali, inclusa la depressione. Si è scoperto che il magnololo, un difenile idrossilato, uno dei più noti componenti la droga della pianta, possiede marcate proprietà antinfiammatorie. Intento di uno studio è stato quello di scoprire quale fosse il meccanismo di azione di tale ingrediente attivo, visto la sua influenza su cellule segnale RAW.264.7 indotta da lipoperossidazione. RAW.264.7 (Mouse leukaemic monocyte macrophage cell line) sono una linea di cellule murine macrofage usate nelle ricerca medica, in particolare in studi sul metabolismo dei lipidi, l’infiammazione, l’apoptosi, ecc. Nell’esperimento è stato rilevato che magnololo purificato inibisce lo sviluppo di mediatori che inducono una risposta infiammatoria quali NFkB (nuclear factor kB), Interleuchine 6 e 1β, su cellule stimolate via lipopolisaccaridi (LPS), agendo in maniera dose-dipendente, attenuando l’espressione di un loro recettore (TLR4: Toll-like receptor 4), che, a sua volta è più attivo quando stimolato da LPS. (10) u Le catechine del Tè

antinfiammatorie contro l’encefalomielite

Le catechine, flavonoidi, sono un efficace gruppo di antiossidanti presenti in natura: ne abbonda, ad esempio, la droga del Tè verde (Camellia sinensis). Una delle catechine più potenti è

certamente quella nota come epigallocatechin gallato (EGCG). Questo estere antiossidante è stato studiato ai fini di verificare quale poteva essere il suo meccanismo di azione, una volta riscontrato il suo efficace effetto antinfiammatorio e protettivo da demielinizzazione in caso di encefalomielite. Per encefalomielite, in campo medico si intende un forte processo infiammatorio che interessa nello stesso tempo cervello e midollo spinale, un disturbo, quindi del sistema nervoso centrale. Questo processo infiammatorio induce demielinizzazione, cioè perdita di mielina, la quale è una guaina che circonda la maggior parte delle fibre nervose e permette una veloce trasmissione degli impulsi nervosi all’interno del nostro corpo. Risultati di test clinici hanno dimostrato che EGCG riduce l’entità di disagi correlati alla malattia, diminuisce l’infiammazione al cervello ed il danno causato de demielinizzazione. Fa diminuire anche l’espressione di citochine pro-infiammatorie. L’effetto antinfiammatorio di EGCG è stato anche attribuito alla sua inibizione selettiva alla produzione di dell’interferone-γ ed interleuchina17 su cellule CD4 (cellule protettive, che ‘iniziano’ il responso del corpo alle infezioni). I risultati dello studio indicano che EGCG è da considerarsi un nuovo interessante agente antinfiammatorio da potersi usare nella terapia di sclerosi multipla ed altre manifestazioni neuroinfiammatorie. (11)

alimentari, integratori nutrizionali u Melanzana nella dieta antiossidante

La Melanzana (Solanum melongena L.), è un prodotto dell’orto di sicuro pregio dal punto di vista nutrizionale; ma oltre a ciò sono riconosciute al frutto della pianta altre diversi-

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ficate proprietà biologiche, tra cui una marcata attività antiossidante, bloccante i radicali liberi, funzione facilmente attribuibile all’elevato e diversificato contenuto nella sua droga di derivati fenolici cui tale funzione è ampiamente riconosciuta (flavonoidi, acidi fenolici, saponine, terpenoidi, vitamine, ecc.). I terpenoidi, in particolare, incrementano la resistenza immunitaria a protezione delle cellule contro i danni da ossidazione, così come la Vitamina C degrada i radicali liberi. In uno studio sono state valutate le proprietà antiossidanti sia di frutto fresco raccolto a completa maturazione, sia di frutto non maturo. I risultati del test hanno messo in evidenza che il potere antiossidante è già energicamente espresso dal frutto non maturo e che non aumenta col progredire del grado di maturazione. Entrambi gli estratti, infatti, hanno fatto rimarcare un loro potente effetto inibente l’ossidazione (test al Fe2+ e perossidazione indotta da H2O2), oltre che a perossidazione lipidica epatica indotta da al Fe2+ e da sodio nitroprussiato. Il frutto della Melanzana può quindi rappresentate un sicuramente utile ingrediente in diete alimentari antiossidanti.(12)

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u Estratti vegetali inibisco attività della tripsina

La tripsina è un enzima (idrolasi) presente nel sistema digestivo sotto forma di idrolizzato; è prodotta dal pancreas. La sua funzione è quella di rompere i legami peptidici di proteine o di polipeptidi in modo da trasformarli in peptidi a più corta catena o, addirittura, in semplici aminoacidi, così da renderli più facilmente assimilabili da parte dell’intestino. Test effettuati, hanno dimostrato che estratti da scorza di Arancia (Citrus sinensis) e da foglie di Tè verde (Camellia sinensis), entrambi ricche sorgenti di flavonoidi, possiedono un potenziale inibitorio dell’azione della tripsina. L’esperitina, la rutina e la esperidina della scorza dell’Arancia e le catechine contenute nelle foglie del Tè sono da ritenersi gli ingredienti cui attribuire tale funzione. Il flavonoide a più marcata attività inibente è risultato essere la rutina, peraltro tutti e quattro gli ingredienti testati sono risultati attivi allo scopo.

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u L’Avocado nella dieta L’Avocado (Persea Americana o, anche, Persea gratissima), è un frutto riconosciuto ad elevato contenuto nutrizionale in ragione della presenza nella sua polpa di carboidrati, acidi grassi, tra cui insaturi, vitamine, sali minerali, fibre, ecc. L’Avocado è un frutto a medio valore calorico (1,7 cal/g) in ragione del suo elevato contenuto in acqua (oltre l’80%) e fibre. L’olio di Avocado è uno dei pochi che si ottengono dalla polpa burrosa del frutto anziché, come avviene normalmente, dai semi della pianta. Ricerche in USA hanno rivelato che solo il 3% delle donne e meno del 6% degli uomini consumano giornal-

mente una quantità di frutta secondo quanto sarebbe raccomandato. Oggetto di uno studio è stato quello di esaminare l’interferenza positiva di una dieta a base di Avocado a fini nutrizionali e salutisticici e quale potenziale riducente di rischi e sindromi metaboliche. Il riscontro al consumo di un prodotto che apporta acidi grassi, tra cui monoinsaturi, fibre, vitamine (E e K), magnesio e potassio, pochi zuccheri, è stato di una riduzione del peso e della massa corporea (riduzione della circonferenza corporea), più elevato livello in HDL (colesterolo buono). È risultato ridotto di oltre il 50% il rischio di sindromi metaboliche in soggetti consumatori rispetto ad altri non sottoposti a specifica dieta. Un razionale consumo di Avocado può quindi migliorare la qualità della dieta, il rapporto in nutrienti, lo stato di benessere, la riduzione del rischio di sindromi metaboliche. (13)


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I risultati di queste valutazioni starebbero a suggerire che i quattro flavonoidi isolati o impiegati sotto forma di estratto dalle due piante citate, potrebbero risultare utili supplementi nutrizionali in diete indirizzate al trattamento di patologie associate con la degradazione di specifiche proteine, lisina e arginina in particolare. (14) u Pectine protettive antibatteriche

Quello di pectine è il nome generico di sostanze costituite da polisaccaridi ad elevato peso molecolare, simili ai galattani, che costituiscono le pareti delle cellule della polpa e della buccia dei frutti carnosi e che con acqua formano gelatine. Si è studiato come realizzare un film a base di pectine eduli, arricchito con olio essenziale estratto da foglie di Cannella (Cinnamomum zeylanicum), possibile ad applicarsi sulla superficie di pesche di fresco taglio. La capacità antiossidante ed antibatterica del film protettivo si è visto che aumenta con l’aumentare della concentrazione dell’eugenolo nell’olio etereo. L’effetto positivo riscontrato sui frutti trattati con il film protettivo ha condotto ad un minor livello di ossidazione del substrato, ad un odore più accettabile ed a una diminuzione dello sviluppo di colonie batteriche. I risultati inducono a considerare questo nuovo sistema di protezione idoneo ad una migliore e più razionale conservazione di frutti tagliati di pesca. (15)

u Dieta con attivi naturali contro rischi cardiovascolari

Disturbi aterosclerotici cardiovascolari sono quelli che portano al maggiore numero di decessi nel mondo intero. Un miglioramento dello stile di vita e della dieta può rappresentare una idonea via ai fini di ridurre i fattori di rischio correlati allo sviluppo dei sopracitati disturbi.

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Derivati da piante quali fitosteroli, fitostanoli (sono fitosteroli con idrogenato il doppio legame), acidi grassi polinsaturi a lunga catena, sono sostanze alle quali è da tempo riconosciuta una loro positiva interferenza nel combattere malattie come ipercolesterolemia, iperlipidemia ed altri fattori di rischio, quali trombosi ed infiammazioni. Assunzione di fitosteroli e fitostanoli può, ad esempio, ridurre il livello di LDL (low density lipoprotein, cioè a dire il ‘colesterolo cattivo’) nel sangue in bambini affetti da ipercolesterolemia. La EFSA (European Food Safety Autority) ha approvato un’assunzione giornaliera da 1,5 a 2,4 g di steroli vegetali o loro esteri al fine di arrivare ad una riduzione di circa del 10% delle LDL nel sangue nel giro di 2-3 settimane in individui adulti. L’effetto cardioprotettivo dei PUFA (Polyunsaturated fatty acids) si ritiene sia dovuto ad un multifattoriale processo sinergico che involve riduzione dei triacilgliceroli, delle lipoproteine a bassissima densità (VLDL), un’attività antinfiammatoria correlata ad una regolazione dell’espressione di fattori trascrizionali e di geni e della fluidità delle membrane ed, infine, effetti antiaritmici ed antitrombotici. Dal canto loro, vitamine del gruppo B quali B9 (acido folico), B6 e B12, riducendo il livello di omocisteina, possono contribuire alla prevenzione di disagi cardiovascolari; in particolare, una supplementazione di acido folico può ridurre il totale in omocisteina e in proteine hsCRP (high sensitive C-reactive protein) in bambini con familiari ipercolesterolemici. Pertanto, una idonea somministrazione giornaliera di steroli da piante, di olio di pesce (ricco in acidi grassi polinsaturi) e di vitamine del gruppo B, può rappresentare un valido mezzo in grado di modulare e regolare profili ipercolesterolemici in bambini ed adolescenti. (16) n

1

Bibliografia

Chang J, Wang U, Yeh C et al: Fresh Ginger (Zingiber officinale) has anti-viral activity against human respiratory syncytial virus in human respiratory tract cell lines – J of Ethnopharm 145(1) 146-151, 2013

2

Zhu X, Li Z, Zhang J et al: Ginkgo biloba extract and aspirin synergically attenuate activated platelet. Induced ROS production and LOX1 expression in human coronary artery endothelian cells – Phytomedicine 20, 114-119, 2013

3

Nascimento A, De Souza L, Baggio C et al: Gastroprotective effect and structure of a rhamnogalacturonan from Acmella oleracea – Phytochemistry n. 85, 137-142, 2013

4 Galdiero S, Falanga A, Tarallo R et al: Peptide inhibitors against herpes simplex virus infections – J of peptides Sci 19(3) 148-158, 2013

5 Liu Z, Zhang M, Li W et al: Antidiabetic effects of malonyl ginsenosides from Panax ginseng on type 2 diabetic rats induced by high-fat diet and streptozotocin - J of Ethnopharm 145(1) 233-240, 2013 6 Naziroglu M, Kazler S, Karakus K et al: Rose oil from Rosa damascena Mill. Vapor attenuates depression-induced oxidative toxicity in rat brain- J of Nat Med 67(1) 152-158, 2013 7 Muhammad N, Saeed M, Hag I: Evaluation of n-hexane extract of Viola betonicifolia for its neuropharmacological properties – J of Nat Med 67(1) 1-8, 2013 8 Jung C, Ahn J, Jeon T et al: Quercetin reduces high-fat diet- induced fat accumulation in the liver by regulating lipid metabolism genes – Phytother Res 27(1), 139-143, 2013 9 Guimaraes A, Quintans J, Quintans JJ: Monoterpenes with analgesic activity, a systematic

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review – Phytother Res 27(1), 1-15, 2013 10 Fu.Y, Zhang N, Liu Z et al: Magnolol inhibits lipopolysaccharide-induced inflammatory response by interfering with TLR4 mediated NFkB and MAPKs signaling patways – J of Ethnopharm n.145, 193-199, 2013 11 Sun Q, Zhang Y, Zhang X et al: Novel immunomodulatory properties of EGCG on reducing inflammation in EAE – Frontiers in Biosc 18, 332-342, 2013 12 Fategbe M, Ibukun E, Kade I et al: A comparative study on ripe and unripe eggplant (Solanum melongena) as dietary antioxidant sources – J of Medic Plant Res 7(6) 209-218, 2013 13 Fulgoni V, Dreher M, Davemport J: Avocado consumption is associated with better diet quality and nutrient intake and lower metabolic syndrome risk in US adult; results from the National Health and Nutritional Examination Survey (NHANES) 2001-2008 – Nutrition J, 12(1) 2013 14 Shahwar D, Raze M, Rajman A: Identification of flavonoids with tripsin inhibiting activity extracted from orange peel and green tea leaves – J of Sci Food Agric 93(6) 1420-1524, 2013 15 Ayala-Zavala F, Silva-Espinoza B, Cruz-Valenzuela M et al: Pectin-cinnamon leaf oil coating add antioxidant and antibacterial properties to freshcut peach – Flavour and Fragr J 28(1) 39-45, 2013 16 Garaiova I, Muchova J, Nayova Z et al: Effect of plant sterol, fish oil and B vitamin combinationon cardiovascular risk factors in hypercolesterolemic children and adolescent: a pilot study – Nutrition J 12(1) 2013

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64 principi attivi naturali

Resveratrolo

A

nche il resveratrolo, come il licopene di cui abbiamo riferito in una precedente nota, è un ingrediente attivo naturale che, negli ultimi anni ha attirato su di se molto interesse da parte dei ricercatori che si occupano di molecole attive per la prevenzione o, quantomeno il rallentamento dell’invecchiamento della cute. Il resveratrolo, chimicamente 3,5,4’-triidrossi-trans-stilbene, è una fitoalexina. Le fitoalexine sono sostanze dotate di attività antimicrobica prodotte dalle stesse piante per difendersi dall’attacco di funghi e batteri. Esse inibiscono la crescita ed il formarsi di colonie microbiche infestanti. Si ritrova in particolare nella buccia dell’uva nera, ma anche nei lamponi, nei mirtilli, nelle prugne, nelle arachidi e nei pinoli. Recentemente è stato isolato in dosi marcate da una pianta officinale molto nota nella medicina orientale, il Polygonum cuspidatum.

u Proprietà farmacologiche

Le più rimarchevoli proprietà biologiche del resveratrolo sono da attribuire alla sua marcata attività antiossidante che esplica con un doppio meccanismo di azione, in quanto agisce sia da bloccante i radicali liberi, sia da chelante gli ioni metallici che innescano le reazioni perossidative. La sua azione si sviluppa inibendo la perossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL= low density lipoprotein). Al resveratrolo è stata riconosciuta un’attività antiossidante superiore a quella di noti agenti antiossidanti quali la vitamina C e la vitamina E. Un altro suo effetto è quello di agire inibendo gli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’acido arachidonico (ciclossigenasi-2) e quindi bloccare lo sviluppo di mediatori pro-infiammatori. Al resveratrolo si attribuisce anche la funzione stimolante la proliferazione cellulare e la sintesi del collagene ed un’attività vasorilassante che consente di migliorare la circolazione periferica che nutre la cute. Anche dal punto di vista della sua utilizzazione in campo cosmetico, il resveratrolo presenta interessanti prero-

gative. I meccanismi intracellulari che stanno alla base dell’effetto protettivo del resveratrolo sono legati alla sua attività antiossidante, efficace ai fini di ritardare il precoce invecchiamento della pelle. Recentemente sono stati scoperti e isolati nell’epidermide e nel derma dei recettori specifici per polifenoli. Questa ricerca confermerebbe che la protezione dell’epidermide esercitata dal resveratrolo sembra sia dovuta proprio al legame che si forma con questi recettori specifici. È certamente abbondante la letteratura scientifica su studi clinici relativi al ruolo del resveratrolo sull’invecchiamen-to cutaneo: preventivo di stress ossidativo, inibente l’attività della collagenasi, protettivo fotoaging, ecc.. u Il paradosso francese

I produttori e gli amanti del vino e gli esaltatori della dieta mediterranea hanno posto, anni fa, l’accento sui benefìci correlati al consumo di vino come sorgente primaria di resveratrolo e quindi utile mezzo per un conseguente diretto sfruttamento delle proprietà antiossidanti di questo prodotto anche a fini antutumorali, antinvecchiamento, nella prevenzione di patologie cardiache, ecc.. L’ipotesi prese piede a seguito di uno studio di ricercatori francesi i quali notarono come nel Sud della Francia, ove il consumo di vino fa parte di una normale dieta alimentare, la popolazione era meno soggetta a disturbi di ordine cardiovascolare. Da qui il nome di “paradosso francese” all’ipotesi formulata. L’ipotesi ha però trovato, dapprima una certa favorevole considerazione, per essere poi contraddetta dalla maggior parte degli studiosi i quali accamparono due motivazioni importanti: la biodisponibliltà (cioè la capacità del corpo umano di assorbire una sostanza) è molto scarsa per il resveratrolo in quanto viene metabolizzato molto velocemente per cui, affinché esso fosse efficace ai fini enunciati, di vino quale sorgente primaria dell’ingrediente bisognerebbe assumerne quantità... diciamo ubriacanti!! (P.P.) n

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