ELSianer n.4/2014

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IL VALORE EDUCATIVO DEL DIRITTO

PAESE CHE VAI USANZA CHE TROVI

MOVIMENTO TRIESTE LIBERA

Alla ricerca dei basilari punti di riferimento di una società civile

Infibulazione e misoginia: scontro fra culture differenti

Viaggio nella cittadina che reclama l’indipendenza dall’Italia

n 04 • 2014 | ELSIANER | la Rivista ufficiale di ELSA Italia | edito da ELSA Italia |

ABBIAMO LE PROVE MA NON SAPPIAMO: E’ STATO LA MAFIA?


IN QUESTO NUMERO DI ELSIANER MONDO ELSIANO Non conosci ELSA?

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FOCUS Il Fondamentale: il ruolo educativo del Diritto

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APPROFONDIMENTI Paese che vai, usanza che trovi

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Abbiamo le prove ma non sappiamo: E’ Stato la mafia?

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A Tu per Tu: Intervista al Professore Giovanni Verdi

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“Movimento Trieste Libera” Viaggio nella cittadina che reclama l’indipendenza dall’Italia

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NON CONOSCI ANCORA ELSA?

PHILOSOPHY STATEMENT Entrare a far parte di ELSA è semplice: l’iscrizio-

“A JUST WORLD IN WHICH THERE IS RESPECT FOR HUMAN DIGNITY AND CULTURAL DIVERSITY”

ne avviene presso la Sezione Locale presente nella Facoltà di appartenenza. Se la tua Facoltà non ospita alcuna Sezione ELSiana, puoi contattare il più vicino Gruppo Locale con cui prendere un appuntamento per

Il 4 maggio 1981 la storia ELSiana ha inizio. cin-

molto altro.

que studenti provenienti da Polonia, Repubblica

Attraverso il suo impegno in ambito mondiale,

Federale di Germania, Austria e Ungheria si uni-

ELSA intrattiene rapporti privilegiati con varie

scono con l’obiettivo di far nascere un Network

istituzioni internazionali, trai quali il Consiglio

in cui giovani giuristi provenienti da vari Paesi

d’Europa, WIPO, UNESCO, permettendoai soci

potessero confrontare le loro idee, opinioni ed

ELSiani di partecipare, in qualità di delegati, alle

esperienze.

sessioni di lavoro di queste organizzazioni.

Nel corso degli anni ELSA è diventata la più gran-

A tal riguardo, ELSA si onora di avere in qualità

de Associazione di studenti di Giurisprudenza in

di Padrini il Deputy Secretary General del Consi-

Europa e una delle più grandi a livello mondiale.

glio D’Europa, e il Professor Chan-fa Lo, membro

E’ attualmente presente in 41 Paesi – dalla Fin-

del WTO Permanent Group of Experties.

landia alla Macedonia, dal Portogallo al Kazaki-

ELSA opera su tre livelli diversi, indipendenti ma

stan – dove opera attraverso le Sezioni Locali

collegati tra loro: internazionale, nazionale e lo-

situate in più di 240 città universitarie, con oltre

cale.

33.000 soci.

Le Sezioni Locali rappresentano la spina dorsale

ELSA è un’associazione culturale, indipendente,

dell’Associazione. Le Sezioni Nazionali ed ELSA

apartitica, gestita da studenti e giovani laurea-

International coordinano le attività associative.

ti, senza scopo di lucro, che si adopera per co-

Ogni livello è caratterizzato dalla presenza di un

struire un mondo più giusto fondato sul rispetto

organo esecutivo e di uno assembleare. La sede

della dignità umana e della diversità culturale.

di ELSA International è a Bruxelles, presso l’EL-

Il nostro obiettivo è quello di contribuire alla for-

SA House.

mazione giuridica, nonché all’educazione sulla

ELSA, per raggiungere i propri obiettivi, può

responsabilità sociale dei giovani giuristi. ELSA

contare sul supporto di ELS (the ELSA Lawyer

offre ai suoi soci gli strumenti per approfondi-

Society), Network in cui confluiscono i Seniors

re la conoscenza e il confronto tra i differenti

dell’Associazione.

sistemi giuridici europei in un’ottica di dialogo e cooperazione scientifica; si attiva per incentivare i contatti in campo accademico organizzando seminari e conferenze (specialmente in ambiti non curati dai corsi universitari); nonché vuole permettere ai propri soci di affacciarsi sul mondo del lavoro con programmi di tirocinio. E

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iscriverti. Non solo! Perché non decidere di portare ELSA nel tuo Ateneo? Il Network ELSiano è in costante espansione, e per poter offrire ancora più opportunità ai suoi soci ha bisogno di continuare a crescere. Far nascere una Sezione ELSA presso la vostra facoltà vi permetterà di sfruttare appieno tutti gli strumenti dell’Associazione. Se siete interessati a questa possibilità contattate il Segretario Generale di ELSA Italia all’indirizzo secgen@elsa-italy.org, il quale vi illustrerà come procedere.

VISION “A JUST WORLD IN WHICH THERE IS RESPECT FOR HUMAN DIGNITY AND CULTURAL DIVERSITY.”

PURPOSE “TO CONTRIBUTE TO LEGAL EDUCATION, TO FOSTER MUTUAL UNDERSTANDING AND TO PROMOTE SOCIAL RESPONSIBILITY OF LAW STUDENTS AND YOUNG LAWYERS.”

MEANS “PROVIDING OPPORTUNITIES FOR LAW STUDENTS AND YOUNG LAWYERS TO LEARN ABOUT OTHER CULTURES AND LEGAL SYSTEMS IN A SPIRIT OF CRITICAL DIALOGUE AND SCIENTIFI C CO-OPERATION.” “ASSISTING LAW STUDENTS AND YOUNG LAWYERS TO BE INTERNATIONALLY MINDED AND PROFESSIONALLY SKILLED.” “ENCOURAGING LAW STUDENTS AND YOUNG LAWYERS TO ACT FOR THE GOOD OF SOCIETY”.


I L FONDAMENTALE: I L RUOLO EDUCATIVO DEL DIRITTO

sociali di vita quotidiana funzionali a coglie-

Questa critica alle scelte di politica cultura-

re ciò che è interesse individuale e colletti-

le e formative del nostro paese nasce dalla

vo, ciò che nel bene e nel male compete tutti.

personale esperienza di studente che (come

Prima ancora dunque di Costituzione e dell’im-

molti) è approdato ad un percorso di stu-

portanza del suo sapere, dovremmo forse

di giuridico senza avere la minima idea di

interrogarci su ciò che viene prima. Come e

cosa fosse un diritto, un contratto, una legge.

quando potremo ripartire senza i giusti fon-

Una soluzione? L’introduzione in tutti i curri-

Una sorta di rito quotidiano viene officiato

prima, della collettività poi (lo sfrenato indivi-

damenti? Ma soprattutto: a chi spetta il com-

cula scolastici dello studio del diritto, da ov-

dall’informazione e dalla comunicazione pra-

dualismo dei nostri tempi effetto dell’eccessivo

pito (con annessa responsabilità) di divulga-

viamente armonizzare e calibrare a seconda

ticata in tutte le forme massmediali: giornali,

uso della tecnologia, ha oggi svuotato anche il

re (far apprendere, meglio) la nozionistica

degli istituti e dei licei. Molte scuole già con-

telegiornali, riviste ospitano analisi e spesso

concetto di comunità). Idea senz’altro più che

basilare che riguardi l’insieme degli elemen-

siderano fondamentale nella formazione dei

denunce che riguardano la crisi globale senza

giusta, condivisibile e ragionevole. Ma come in-

ti

sociale?

ragazzi lo studio di queste discipline, e realiz-

precedenti che attraversa la società e l’uomo

fondere il messaggio costituzionale se non attra-

Una prima risposta, senza dubbio, contempla le

zano sperimentazioni didattiche in tal sen-

contemporaneo nel loro senso più profondo.

verso una giusta e corretta conoscenza , neces-

istituzioni scolastiche. Noto a tutti, e non è questa

so. Ma è ancora troppo poco e soprattutto

un’ulteriore ana-

la giusta sede per riproporlo , il livello formativo

ancora manca un’attenzione generalizzata e

culturale-economico-sociale

del nostro paese. Colpa sicuramente dei governi

sufficiente a modificare l’attuale status quo.

che è indomita protagonista dei nostri tem-

che in questi anni hanno reso la scuola da rocca-

pi quanto piuttosto tentare di individuare una

forte dell’organizzazione culturale ad una sorta

Secondo una famosa citazione romanistica( e

leva da utilizzare, accanto ovviamente ad al-

di ‘istituzione-accorpamento’ che prevede im-

nessuno mette in dubbio la cultura che ha fatto

tre, per poter riconfigurare orizzonti di una

portantissimi compiti con sempre meno fondi.

da culla all’intero mondo), appartenente a Celso,

società con al centro l’uomo, la tutela della

Appare utile fare un accenno al ruolo delle isti-

il diritto è ‘ l’arte (tecnica) del buono e del giusto’.

sua dignità e delle pari opportunità per tutti.

tuzioni. Queste hanno il compito di assicurare

Lo studio del diritto è necessario per ristabilire

l’interesse generale. Va da sé che necessita-

l’asse delle virtù ormai sfasato. Le discipline giu-

Il bisogno di ricomporre un sistema che faccia

no un ausilio dalle politiche che si susseguono

ridiche, grazie al loro statuto fondante e sistema-

della cultura il suo motore di spinta emerge oggi

nel tempo. Intendiamoci che si parla di ‘ausilio’

tico, danno la possibilità di inculcare un’educazio-

più che mai con grande nitidezza. Tra le tante

relativo, non assoluto; che tenga conto dei dif-

ne necessaria al semplice interesse di qualsiasi

ferenti momenti storici. Di riflesso le discipli-

vicenda globale, a prescindere dalla natura di

ne rivolte esprimono l’attenzione ricevuta. In

questa ( politica, economica , commerciale ecc..)

Non si vuole qui proporre lisi

sulla

crisi

cause che hanno portato a questa sorta di “nuo-

saria per far riaccendere il moto della rinascita?

vo Medioevo” la perdita del senso civico e del-

espressione

dell’organizzazione

la morale comune giocano un ruolo importante.

Un altro aspetto che molti giustamente allarma

conclusione non basterà ragionare a lungo per

Un invito, dunque, a ripensare nella for-

Fondamenti necessari per la costituzione di una

è l’astensionismo, il distacco (grave) da parte

capire che tipo di attenzioni si è destinato. Ma

mazione l’ordine dei valori. E al diritto, cre-

società civile. Quindi: ripartire sì, ma da dove?

della futura classe dirigente , i giovani, dalla par-

se a ripartire non è l’istituzione che per eccel-

do,

Non solo nelle numerose declaratorie dei più

tecipazione alle varie forme della res pubblica .

lenza ha il compito di formare, educare, disci-

disparati movimenti partitici, o in quelli mera-

Non è difficile accorgersi, tra le tante (pur-

plinare non possiamo stupirci se la situazione

mente politici –culturali, viene condivisa l’idea di

troppo) lacune dei nuovi titolari di attestati di

attuale continuerà a vivere di un’ inerzia che

individuare nella Costituzione il punto di parten-

diploma liceali e di istituti professionali (so-

sta facendo di questo paese un inferno incivile.

za. Costituzione come base, trampolino di lan-

prattutto del sud) la forte carenza di nozioni

cio, idea-guida per risollevare le sorti dell’uomo

basilari di diritto, di funzionamento dei sistemi

6

ne

spetti

uno

di

ANTONIO COLELLA

Socio ELSA Bologna

primissimo

piano.


PAESE CHE VAI USANZA CHE TROVI

PAESE CHE VAI USANZA CHE TROVI

Quando si emigra ci si trasforma: si cambia casa, vita, si cerca un lavoro, inizia una faticosa e lenta integrazione rispetto ad un paese che non è il nostro. La lingua, il cibo, la cultura, tutto è diverso. Ci si adatta il più possibile, ma esistono tradizioni che ci si porta dietro ovunque si vada. E’ quello che accade anche alle donne immigrate da paesi come l’Africa sub-sahariana, l’Africa occidentale, della parte meridionale della penisola araba e in alcune aree del sud-est asiatico e dell’America del Sud. Zone dove nei secoli la pratica della infibulazione è nata, è cresciuta, sviluppandosi a tal punto da divenire irrinunciabile, anche per le donne che da tempo vivono in paesi come L’Europa o l’America. Questa atrocità che le donne sono costrette a subire consiste nella cucitura dei genitali. Diciamo donne, ma

e rispetto che la famiglia merita. Simbolo di una società maschilista ed arretrata è però effettuata da donne nei confronti di altre donne, proprio come se fosse una tradizione che di madre in figlia deve essere rispettata, una sorta di rito di iniziazione, che permette alla bimba di crescere e diventare finalmente una donna adulta. L’Italia è il paese con più donne infibulate in Europa, circa 40 mila. E’ la stessa Emma Bonino, Ministro degli Esteri dell’attuale governo, da tempo impegnata sul fronte di questa battaglia, a dirlo, dopo che il 20 dicembre 2012 l’Onu si è schierato contro le mutilazioni genitali femminili. Nel nostro paese vi è già una legge volta a contrastare questo fenomeno: L. 7/2006 attraverso la quale al Codice penale è aggiunto l’art. 583 bis che punisce con la reclusione da quattro a 12 anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagioni una mutilazione. Tuttavia questa normativa è facilmente eludibile, poiché sempre più spesso i famigliari delle bambine riportano le stesse nei paesi d’origine proprio per permettere loro di sottoporsi alla infibulazione. Il problema è molto più complesso proprio perché i genitori non sentono di commettere un reato, ma al contrario, credono di avere il diritto di poter affermare un dettato della propria cultura a dispetto di qualsiasi legge: Il reato per costoro è non infibulare la propria figlia. I costi per le ragazze invece sono altissimi. In termini di salute, prima di tutto: l’infibulazione provoca numerose infezioni, che fanno si che per tutta la vita le donne abbiano continui dolori, così da rendere un vacuo dettato lo stesso diritto alla salute. In una società come la nostra dove ormai anche il diritto ad una sessualità libera e consapevole deve essere affermato, il piacere sessuale a queste donne è precluso. Tutto ciò che l’essere donna comporta è cancellato: perfino la maternità è un percorso doloroso, che provoca danni anche al feto. Lo stesso Art 2 della nostra costituzione di fronte a ciò pare essere cucito e mutilato da ago e filo, come queste donne.

in realtà si dovrebbe dire bambine, perché è a partire dai 3 mesi fino ad i 15 anni che la mutilazione avviene. Concretamente la vagina della bambina viene chiusa a metà circa delle grandi labbra, lasciando solo un foro per l’urina e uno per il flusso mestruale. In alcuni casi vengono completamente asportate anche le piccole labbra ed il clitoride. Al momento del matrimonio la cicatrice è tagliata, per permettere il rapporto sessuale e il parto, ma dopo quest’ultimo i monconi vengono ricuciti. Questa operazione è fatta senza alcun tipo di anestesia, con strumenti di “fortuna” come cocci di vetro o di bottiglia, in nome dell’idea che una donna privata dell’uso dei suoi organi genitali sia un essere puro, che garantirà al proprio marito una sposa vergine e che per il proprio padre sarà il simbolo di onore

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Quando si arriva in un nuovo paese quello che ci attrae sono le differenze con il nostro, ma è proprio ciò che c’è di diverso che fa più paura. E’ per questo, forse, che continuano ad esserci tante mutilazioni genitali, ma è per questo che bisogna educare le immigrate ad abbandonare riti tribali e false credenze, perché non ci siano differenze tra le donne del mondo, perché tutte siano libere di vivere il proprio corpo, perché tutto ciò che lede la profonda essenza dell’uomo non possa essere catalogato come tradizione, ma venga additata per ciò che è: una bruttura dell’esistenza. Il percorso è lento e non privo di intoppi, in molti paesi in cui la pratica è nata, pur essendo stata questa vietata, continua ad essere registrata la presenza del fenomeno, ma è dalle donne che arrivano nel nostro continente in cerca di una vita migliore che dobbiamo ripartire, educandole alla conoscenza di se, ed al rispetto del loro corpo. La convivenza di culture diverse è possibile, quello che conta è che si sappia cosa sia cultura, che non è certo quella che svilisce la donna da qualsiasi parte del mondo essa provenga.

GIULIA PELLEGRINI

Socia ELSA Bologna


ABBIAMO LE PROVE MA NON SAPPIAMO: E’ STATO LA MAFIA? “Io so ma non ho le prove” scriveva Pier Paolo Pasolini negli anni settanta riguardo alle bombe che insanguinarono l’Italia. “Noi, invece, abbiamo le prove ma non sappiamo. Non abbiamo bisogno di processi che stabiliscano se effettivamente la Trattativa Stato-Mafia è stata presunta o reale. Sono gli autori della stessa che, parlandone, usano quella parola. Abbiamo le prove dei fatti ma non sappiamo, perché chi dovrebbe farci sapere continua a confondere le acque.” Ci sono quindi due modi per raccontare la trattativa: quello utilizzato dalla stragrande maggioranza dei media che la definiscono presunta, oppure quello che scaturisce dalle sentenze dove gli stessi protagonisti ne parlano apertamente. È Stato la Mafia. No, non è un errore. È il titolo dell’ultimo spettacolo del giornalista Marco Travaglio, spettacolo che ha già girato in tutta Italia nel 2013 e che si sta ripetendo nel 2014. Stato e Mafia: due parole che, se accostate, dovrebbero far accapponare la pelle. Invece, in quasi tre ore, viene ripercorsa tutta la storia recente italiana, dagli anni novanta fino ad oggi, con episodi noti e meno noti. Si parte con la carrellata dei processi che hanno coinvolto Silvio Berlusconi, fino alla recente condanna in via definitiva. E poi è storia: il novantadue, le stragi che

hanno colpito l’Italia, in modo particolare quelle di Capaci e Via d’Amelio; i processi, i segreti e i ricatti, il crollo della Prima Repubblica sotto Mani Pulite, la nascita e la (presunta?) fine della Seconda. Particolare rilievo viene dato alle intercettazioni delle telefonate tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’ex ministro Mancino, il cui significato viene meticolosamente analizzato sul palco. E se prima si poteva pensare che Mafia e Stato fossero due entità separate, questa idea, al termine dello spettacolo, crolla. Politica, stragi, mafia, storia, scritti e monologhi di uomini di cultura si intrecciano. Vengono citati Gaber, Pasolini, Pertini, Calamandrei e Flaiano. Testi scritti decine di anni fa ma che, riletti sul palco da Valentina Lodovini, risuonano ancora odierni, attualissimi. Parole sulla buona e sulla cattiva politica, sulle buone e sulle cattive abitudini degli italiani. Parole sul malaffare, sui compromessi, ma anche sull’intenzione di non volersi piegare a questi compromessi. L’amarezza e l’indignazione, al termine dello spettacolo, risuonano in tutto il teatro. Tuttavia è anche presente una nota di speranza, la stessa delle parole di Gaber. “Secondo me gli italiani e l’Italia hanno sempre avuto un rapporto conflittuale. La colpa non è cer-

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ABBIAMO LE PROVE MA NON SAPPIAMO: E’ STATO LA MAFIA? to degli italiani, ma dell’Italia che ha sempre avuto dei governi con uomini incapaci, deboli, arroganti, opportunisti, troppo spesso ladri, e in passato a volte addirittura assassini. Eppure gli italiani, non si sa con quale miracolo, sono riusciti a rendere questo paese accettabile, vivibile, addirittura allegro. Complimenti!”.

IRENE ASTORRI

Redattrice ELSianer


INTERVISTA AL PROF. GIOVANNI VERDE

INTERVISTA AL PROF. GIOVANNI VERDE

Il giorno 16 aprile 2013 in occasione della lezione tenuta dal professore Giovanni Verde, Professore emerito di Diritto Processuale civile presso la Facoltà di Giurisprudenza della Luiss Guido Carli ho avuto il privilegio nonché l’onore di poter intervistare il Professore Giovanni Verde, ponendogli alcune domande sulla situazione dell’ordinamento giuridico moderno e chiedendogli utili consigli per noi futuri giovani giuristi. Dal 1970 al 1975 il professore Verde è stato docente, incaricato di Diritto processuale amministrativo, prima, e Teoria generale del processo poi, presso l’Università di Camerino. Vincitore, nel 1975, del concorso per professore, straordinario prima, ed ordinario poi, di Diritto processuale civile. Professore in diverse Facoltà italiane tra cui l’Università di Camerino, Salerno, Napoli Federico II, Roma, La Sapienza e Luiss, dove ha concluso il Suo insegnamento. Inoltre dal 1998 al 2002 è stato fuori ruolo perché eletto Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Ecco a voi quando detto durante l’intervista:

la seconda parte della Costituzione, si fu figli del proprio tempo, cioè si ragionò nei termini in cui poteva ragionare una persona di più di 50 anni fa, con il suo bagaglio culturale e le sue esperienze.”

A cosa deve guardare un bravo giurista? “Il giurista deve essere capace di guardare i problemi nella globalità. Per esempio, non è possibile dissociare il concetto della giurisdizione da quello della sovranità. In tal modo sarà chiaro che ad un concetto di sovranità forte corrisponde una giurisdizione forte, ed una giurisdizione forte ha bisogno di un processo stabile, il quale, a sua volta, presuppone una magistratura costruita come un corpo burocratico vincolato alla legge in senso formale. Oggi stiamo assistendo ad un indebolimento della sovranità sia verso l’esterno che verso l’interno della Nazione. Con l’intervento dell’Europa, ogni Paese aderente alla Comunità europea, ha ceduto fette della sua sovranità. Non è un caso che ci siano delle Corti

sovranazionali che in qualche modo condizionano anche l’operato delle nostre magistrature. Dall’interno, abbiamo un sistema di formazione del diritto che dallo Stato si trasferisce sempre più in basso, ai gruppi intermedi per arrivare fino ai singoli. Infatti, oggi con l’affermarsi dei diritti dell’uomo si viene a riconoscere un sistema, per cosi dire, di giurisdizione dei gruppi e dell’individuo, cui spetta un momento insopprimibile di libertà. Quindi i giovani possono vedere come, oggi, c’è un evoluzione che è tutto l’inverso rispetto all’evoluzione storica quale era riscontrabile alla fine della seconda guerra mondiale e, in particolare, nel 1948. Venendo al processo, se il tasso di effettività di una legge è dato dalla efficacia delle sanzioni qualora non sia osservata, possiamo dire che oggi la legge processuale è sempre più debole” I nostri fondatori costituenti si sarebbero mai aspettati un’evoluzione simile? “I nostri costituenti erano figli del loro tempo e quindi erano figli del positivismo giuridico e del formalismo giuridico. Infatti, è da tenere in conto che lo stesso positivismo e lo stesso formalismo erano stati, nei tempi del fascismo, una difesa di fronte allo strapotere autoritario di chi governava. Se si pensa, perciò, all’epoca in cui fu adottata la Carta costituzionale, va detto che l’attenzione fu dedicata soprattutto alla prima parte della Costituzione in cui vennero stabiliti i diritti ed i doveri del cittadino, e quindi gli obiettivi essenziali dello Stato. Nel redigere, poi,

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Cosa cambierebbero oggi i padri costituenti? “Oggi se quelle stesse persone dovessero redigere nuovamente la Costituzione, molto probabilmente scriverebbero la seconda parte diversamente. Relativamente alla magistratura, vi faccio un esempio per tutti: una delle grosse conquiste fu il Consiglio Superiore della Magistratura, che riguardò soltanto i giudici ordinari. Ciò avvenne perché si ritenne che la vera giurisdizione fosse quella penale e civile e che le altre giurisdizioni fossero, per cosi dire, appendicolari. Attualmente non è più così; oggi tutte le giurisdizioni hanno pari dignità e la stessa Corte costituzionale ha in più riprese ribadito che le norme che distribuiscono le sfere di competenza tra i vari giudici individuano criteri di distribuzione della giurisdizione tra più organi aventi tutti pari dignità.” Secondo lei, l’Italia cosa può prendere dagli altri sistemi? E cosa può dare? “In questo momento, io dico quieta non movere et mota quietare, perché per fare una modifica della Costituzione occorre di una base largamente condivisa e persone di elevata professionalità, come le abbiamo avute nel 1948. Allora la selezione fu favorita dal fatto che venivano fuori da una esperienza traumatica, ed oggi io

non vedo una situazione simile. Il mio dubbio è che nel momento in cui si decidesse di modificare il testo costituzionale potrebbero aversi, come al solito, soluzioni di compromesso tra le diverse ideologie e, peggio ancora, i molti opportunismi, che porterebbero a situazioni peggiori; se di fronte alla crisi che oggi viviamo, se stretti dalle attuali esigenze riuscissimo a trovare un momento di concordia nazionale che ci potesse permettere di esprimere delle valutazioni di alto profilo condivise largamente, allora si potrebbe modificare la Carta costituzionale. Importante è che i giovani ne siano consapevoli, perché solo attraverso i giovani si può raggiungere questo movimento dal basso, carico di ideali e di civile passione, che probabilmente noi giuristi, consumati dalle troppe esperienze trascorse, non sapremmo bene interpretare.” Cosa consiglia ai giovani giuristi? “Abbiamo vissuto un’ epoca felice in cui credevamo che la legge fosse tutto; quindi, la nostra stella polare era la legge. Oggi non è più così. I giovani devono ricercare le soluzioni giuste, il che non è sempre facile, in quanto bisogna abbandonare la strada sicura della legge scritta per inerpicarsi per gli ardui e spesso infidi sentieri delle scelte di valore.“ Con questa ultima domanda e con questo prezioso consiglio si è conclusa l’intervista con il gentile e disponibile professore Verde che, nonostante i suoi numerosi impegni, è riuscito a concederci parte del suo tempo per dare qualche utile suggerimento ai giovani membri dell’ELSA.

RAFFAELE GAGLIARDI

Presidente ELSA SMCV


“MOVIMENTO TRIESTE LIBERA”

di Osimo, senza cambi significativi rispetto a

accordi di pace (Allegato VIII del Trattato di pace

quanto stabilito a Londra. Già nel 1954, infatti,

con l’Italia). Il porto, così concepito, gode di certi

era chiaro che la zona B sarebbe passata alla

vantaggi di autonomia speciale che si riassumo-

Iugoslavia; d’altra parte la maggioranza degli

no in vantaggi commerciali e doganali - ad oggi

italiani che vi risiedevano -e che non erano stati

praticamente inespressi.

oggetto di persecuzioni- avevano già lasciato le

Negli accordi di Londra del 1954 però, le caratter-

loro case in un esodo di massa.

istiche del porto sono esplicitamente preservate

Negli ultimi mesi, a Trieste, si sono verificati

vincia ha vissuto sotto il Governo Militare Al-

Poco dopo la firma dell’accordo di Londra, gli al-

(art. 5). Quanto al successivo Trattato di Osimo

fenomeni di associazionismo di una certa ri-

leato. Quest’ultimo era incaricato di governare

leati inviarono sul posto il sergente americano

(art. 7), c’è da precisare che ha ad oggetto le

levanza legati al movimento politico Movi-

la c.d. “zona A”, che corrispondeva alla provin-

MacMuller

per

relazioni tra Ita-

mento Trieste Libera. Il Movimento auspica

cia di Trieste: un territorio che va dal comune di

tracciare il confine

lia e Iugoslavia

l’istituzione del Territorio Libero di Trieste (TLT)

Duino a quello di Muggia. Sul versante orientale

italo -iugoslavo.

e non le obbli-

nell’omonima provincia. Il TLT era stato ideato

della zona A, esisisteva un’altra zona mante-

Il sergente, che

gazioni che l’Italia

nell’immediato dopo guerra e fu una novità per

nuta sotto le stesse condizioni di supervisione

già si era incari-

aveva

il diritto internazionale: né Stato, né colonia, ma

internazionale, la “zona B”, lembo di terra che

cato del confine

nell’accordo

territorio libero – libero dalle troppe potenze che

va dalla città di Capodistria a quella di Cittanova.

tra Corea del Nord

Londra

allora si contendevano quell’ultimo scampolo di

L’origine giuridica di questa demarcazione post

e Corea del Sud,

mente al TLT e al

guerra, ma di fatto territorio dipendente visto

Yalta, è il Trattato di pace con l’Italia (Parigi,

avrebbe

porto.

il suo status di sovranità limitata. Il fatto che il

1947). È qui che viene nominato per la prima

tato il confine tra

Il MTL rileva la

governatore del TLT doveva essere nominato

volta il TLT. Visto il diffuso temporeggiamento

zona A e B, così

difficoltà di accet-

dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

delle potenze coinvolte, la nomina del Governa-

come lo conoscia-

tare come valido

palesa questa condizione: dove non c’è consulta

tore del TLT non è mai arrivata. Il Governo Mili-

mo oggi.

il Trattato bilat-

elettorale non c’è popolo sovrano.

tare Alleato rimaneva sul territorio per più di un

Le vicende della città sono una vera e propria

lustro, lasciando de facto irrealizzata l’entità del

Secondo il MTL,

fucina di questioni internazionali, per questo

Territorio Libero di Trieste.

il TLT esisterebbe tutt’ora. Secondo i rappre-

via), così come anche il Memorandum di Lon-

la storia di Trieste è un’ottima occasione per ri-

E fu così che nel 1954 inglesi e americani siglar-

sentanti del movimento infatti, il fatto che nel

dra (USA; Gran Bretagna; Italia e Iugoslavia). Le

leggere un pezzo della storia del nostro Paese

ono, insieme con italiani e iugoslavi, un Mem-

Memorandum di Londra si parli di semplice am-

disposizioni di questi accordi infatti, modificano

sotto la lente del diritto internazionale.

orandum d’intesa che sanciva la cessazione

ministrazione del Governo italiano sulla zona A

quanto disposto precedentemente dal Trattato

del TLT e il conseguente passaggio della zona

e non della sua annessione o cessione allo Stato

di Pace, un trattato a carattere multilaterale am-

Trieste diventa italiana nel 1954, è l’ultima an-

A sotto l’amministrazione italiana. Quanto alla

italiano, corroborerebbe la tesi secondo cui Tri-

pio, firmato da tutte le potenze alleate dell’Asse

nessione e sicuramente la più travagliata. Nei

zona B, il Memorandum rimandava la questione

este non appartiene all’Italia. Altro elemento

con l’Italia.

dieci anni precedenti, il territorio della sua pro-

a un accordo tra Italia e Iugoslavia. Tale accordo

usato a favore di questa tesi è lo status spe-

In sostanza, ci si chiede se è possibile che due

definitivo arriverà solo nel 1975 con il Trattato

ciale del porto franco di Trieste previsto negli

soli soggetti modifichino un accordo internazi-

aggius-

erale

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(Italia;

assunto di

limitata-

di

Osimo Iugosla-


MOVIMENTO TRIESTE LIBERA

MOVIMENTO TRIESTE LIBERA

onale che esprime il consentimento di più po-

della questione si sposta necessariamente e

in virtù del principio dell’autodeterminazione

no del Ministero degli Esteri italiano, dell’ONU e

tenze. Secondo la Convenzione di Vienna in

paradossalmente sull’ipotesi di un nuovo Stato

dei popoli. Durante gli anni di governo alleato,

del TAR di Trieste.

materia di diritto dei trattati del 1969 (CV69), la

formato per separazione dall’Italia. La provin-

si discuteva semmai di annessione o meno

Fin qui il diritto internazionale, la politica poi è

modifica di un trattato internazionale di natura

cia di Trieste ha in sé i requisiti per richiedere

all’Italia.

un’altra cosa. L’unico elemento che può tenere

multilaterale richiede il consentimento delle

l’idipendenza? I requisiti sono quelli per la

parti originarie, ma la regola ammette talune

formazione di uno Stato secondo il diritto inter-

La riesumazione del TLT nel contesto della soci-

questa sí, ovviamente legittima - di migliorare

eccezioni. Infatti i firmatari che hanno acquisito

nazionale: territorio, popolo, governo. La perizia

età internazionale odierna assomiglia più al de-

una realtà che non si considera all’altezza del

dei diritti in virtú del trattato e che hanno un

sulla solidità di questi tre pilastri riguarda tutti

siderio di creare un grande polo commerciale,

proprio territorio.

interesse a modificarlo, possono farlo con un

territori che cercano l’indipendenza.

che a quello di forgiare una nuova anima per

nuovo trattato sempre che non ledano gli in-

Quanto al Territorio Libero di Trieste, è spon-

il territorio, che pure ha sofferto a lungo per la

teressi delle altre parti (art. 41). Inoltre l’art. 30

taneo interrogarsi sul ruolo della zona B che lo

definizione della sua identità. Questa battaglia

della Convenzione stabilisce che un trattato an-

integra, ad oggi appartenente ad altri due Stati

esclude anche ogni appiglio al principio di auto-

teriore è compatibile con un trattato posteriore

sovrani, Slovenia e Croazia. Sebbene il MTL ri-

determinazione dei popoli, che in certa maniera

solo se non lo contraddice creando un conflitto

solve la questione facendo appello alla possi-

contraddice. Nel 2013 la richiesta del MTL, in-

di norme – che sembra il caso dei Trattati che

bilità della zona B di decidere autonomamente,

teramente costruita su certe interpretazioni del

riguardano il TLT.

il requisito in materia di popolo, in questo senso

diritto internazionale, ha raccolto, nell’ordine, il

Detto questo, secondo un’altra norma espressa

è fortemente compromesso. Ad ogni modo non

nella CV69, la modifica del trattato è in ogni

vi è una manifestazione univoca della mag-

caso possibile quando sopraggiunge un cambio

gioranza della popolazione di Trieste nel senso

nelle circostanze che esistevano al momento

dell’indipendenza, nonostante la partecipazione

della celebrazione del trattato originale (rebus

al MTL sia eclatante. La stessa volontà del Movi-

sic stantibus o principio di effettività; art. 62).

mento è quella di costituire un Territorio Libero

Il preambolo del Memorandum di Londra, indica

immutato rispetto alle previsioni del Trattato di

questo cambio nell’ “impossibilità di tradurre in

pace di Parigi, non un nuovo Stato.

atto le clausole del Trattato di pace con l’Italia

Il Governatore del TLT non potrebbe essere né

relative al Territorio Libero di Trieste”. Ora,

italiano né sloveno, o meglio iugoslavo. Non è

l’interpretazione di un trattato si serve anche

chiaro come opererebbe in questo contesto la

del preambolo, che è considerato parte inte-

successione di Stati che si è verificata nel frat-

grante del contesto nel quale va valutato il sig-

tempo nei Balcani. Né oggi né nel dopoguerra, a

nificato delle sue disposizioni (art. 31 CV69).

Trieste si manifesta il desiderio d’indipendenza

Tutti le obbligazioni che il diritto impone per la corretta lettura dei trattati internazionali, sembrano confutate nel caso della frontiera orientale dell’Italia. Per esclusione, il punto giuridico

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in vita questo movimento è la volontà politica -

GUENDALINA CANDOTTO

Socia ELSA Firenze


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