Abellinum num. 24

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SABATO 9 APRILE 2011

ANNO I NUM.24

EURO 0,50

ABELLINUM Testata giornalistica di Avellino, Atripalda, Mercogliano e Monteforte, registrata al Tribunale di Avellino al n. 2 del Registro Stampa in data 19/04/2010 - Sul web all’indirizzo: WWW.ABELLINUM.IT

Lo scontro interno al Pd di Atripalda, sta mettendo a dura prova la tenuta dell’Amministrazione Laurenzano. Ma il partito di Bersani registra “sbandate” e cedimenti in tutta la provincia

La crisi “ciclica” L’EDITORIALE Subordinazione e autodeterminazione di Ciro De Pasquale

"D

ue lavoratori su tre non possono scegliere o cambiare i metodi di lavoro (64,2%)". E questa condizione è più forte, paradossalmente, "per chi ha un contratto di collaborazione occasionale o a progetto (per il 65,8% di loro) piuttosto per chi ha un tempo indeterminato (55,4%)". Ovvero come la flessibilità favorisca più la subordinazione che l'autodeterminazione", è questo uno dei passaggi della ricerca "Tra rischi sociali e per la sa-

lute: le condizioni di lavoro dei giovani", elaborata da Daniele Di Nunzio. "Per il 58,2% non c'è nessuna possibilità di carriera nel posto in cui lavora". E molti convivono con la paura del licenziamento: "uno su tre, il 35,4%, è preoccupato di perdere il posto di lavoro". E alla precarietà si aggiunge l'assenza di diritto: "Il 40% dei giovani intervistati dichiara di aver svolto lavoro in nero". CONTINUA A PAG.2

L’INCHIESTA Il Federalismo municipale arriva con dieci anni di ritardo

MERCOGLIANO

Gambardella: allarme scuole

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na vera e propria “vertenza Mercogliano” per affrontare i temi della sicurezza degli edifici scolastici e delle strade cittadine. A PAGINA 12

CULTURA

ATTILIO ALVINO A PAG. 6

MONTEFORTE Salta l’accordo Botta getta la spugna

Montevergine, il coro rinasce

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l restauro dell’antico e prestigioso coro dell’Abbazia di Montevergine, nel volume “Sottostrati noncuranti” A PAGINA 3


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IL PUNTO

ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

“Il nostro tempo è adesso” I giovani scendono in campo contro la precarietà in una manifestazione che unisce tutti i colori politici e sociali del Paese. L’obiettivo è quello di far sentire la propria voce, di protestare, piuttosto che di soccombere

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di Ciro De Pasquale

e conclusioni? "Il lavoro è troppo spesso un vettore di sottomissione alla realtà piuttosto che uno strumento capace di favorire la tutela, l'emancipazione individuale e la promozione sociale". Questi sono solo alcuni dei passaggi della stessa ricerca. E' sempre aberrante e disorientante leggere quello che si pensa da anni. E' aberrante perché ti rendi conto che stai parlando della realtà, di una condizioni che ti acco-

muna al resto del pianeta. Non stai parlando di una tua fantasia e, certamente, non sei il tipo così pessimista da esagerare sulla realtà circostante. E' disorientante, poi, perché

ti toglie, in un colpo solo, tutti i punti di riferimento sui quali hai sempre contato. Insomma, non hai più nemmeno la scusa di dire che è l’opposizione a esagerare, oppure sono i tuoi amici a non essere “abbastanza in gamba” da trovare un posto di lavoro ben retribuito e soddisfacente. La presa di coscienza di questo stato può portare a due strade: l’isolamento e l’autocommiserazione da una parte, la ribellione e la protesta dall’altra. La prima strada è quella in discesa, ben asfaltata e ricca di punti di ristoro, la seconda è quella in salita, sterrata, piena zeppa di insidie, umiliazioni e trabocchetti. Oggi è il grande giorno dei precari, che saranno nelle piazze e nelle strade per manifestare e chiedere maggiore attenzione e più diritti. Per dire ai politici e ai decisori che è arrivato il momento di affrontare davvero la questione giovanile. Una manifestazione che coinvolgerà moltissime piazze italiane e che ha preso le mosse dal

comitato "il nostro tempo è adesso" (www. ilnostrotempoeadesso.it) e dal manifesto redatto dai quattordici promotori. Tra loro ci sono gli interinali, gli stagisti, i ricercatori precari e quelli che non ce la fanno più a rimanere in Italia e se ne vanno all'estero. Ci sono gli operatori dello spettacolo, quelli che lavorano nei call center, gli archeologi, i giornalisti precari e anche i giovani imprenditori. Spesso ragazzi talentuosi a cui vengono negate le occasioni e le opportunità a cui hanno diritto. Sono ragazzi che non credono più nella politica, o meglio non credono più nei politici che parlano, criticano, difendono e attaccano soltanto per un consenso, una poltrona, un dicastero. Insomma, soltanto per scopi personali. A loro non interessa di Ruby, delle sere di Arcore, oppure dei campi da golf a Lampedusa. Vogliono difendere la propria dignità e il diritto a far sentire la loro voce in una società sempre più sorda.

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ATRIPALDA

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SPECIALE

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MERCOGLIANO

SOMMARIO 4-5 - LA LUNGA CRISI AL COMUNE Atripalda. Dimissionari tutti gli assessori, scontro interno al Pd e tante polemiche: l’Amministrazione Laurenzano ad un bivio

IN COPERTINA. Il Municipio di Atripalda, sede dell’Amministrazione comunale guidata da Aldo Laurenzano

6 - IL FEDERALISMO ARRIVA CON DIECI ANNI DI RITARDO Speciale. Il Revisore dei Conti di Atripalda, Pasquale Volino su decentramento fiscale, Enti locali e Pd

7 - IL PD E’ TROPPO ATTENDISTA Avellino. Il Sindaco Galasso: è necessario guardare avanti e aggregare, piuttosto che guardare indietro e dividere per rafforzare il partito

10 - TUMORI ALLA VESCIA, COSI’ SI PREVIENE

13 - CRISI: IL NOSTRO IMPEGNO PER LA VIABILITA’

Rubrica Medica. Lo specialista: è necessario controllarsi con frequenza per evitare cattive sorprese

Mercogliano. Riceviamo complimenti dall’Air e dai cittadini, ma i fondi sono sempre meno

11 - LA STORIA ATRIPALDESE IN STRADA

14 - BOTTA SI RITIRA. IN CAMPO NAPPI

Atripalda. I personaggi storici protagonisti della nuova toponomastica cittadina

12 “VERTENZA MERCOGLIAN O” PER SCUOLE E STRADE Mercogliano. Il segretario del Pd Gambardella traccia le criticità e le priorità del paese

Monteforte. Clamorosi sviluppi nella competizione elettorale, a pochi giorni dalla consegna delle liste

ABELLINUM DIRETTORE: VICEDIRETTORE:

Attilio Alvino

EDITORE:

Associazione culturale “Cento uomini d’acciaio” Contrada Valleverde, 8 – 83042 Atripalda (Av)

STAMPA:

Tipografia Tozzi A. & c. snc via V. Belli, 42/44 - 83042 Atripalda (Av) tel. 0825/623745

DISTRIBUZIONE:

15- NON BASTANO SEI RETI AI TIFOSI Calcio Avellino. La squadra di mister Vullo contestata dai propri supporters

Ciro De Pasquale

PUBBLICITA’: REDAZIONE:

Testa Dora & C. sas via Piano Pezze - 83030 Manocalzati (Avellino) tel. 0825/675243 Associazione culturale “Cento uomini d’acciaio” Piazza Umberto I, 43 - 83042 Atripalda (Av) Tel. 3398212235


ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

CULTURA Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate alla redazione giornalistica di Abellinum, agli indirizzi mail:

Sottostrati noncuranti, il recupero del coro dell’Abbazia di Montevergine

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di Milena Talento

nche questa settimana Abellinum propone un focus di approfondimento relativo ad uno dei lavori di restauro e rivalutazione rappresentati nell’affascinante volume Sottostrati noncuranti presentato lo scorso 29 marzo presso l’ex carcere Borbonico di Avellino. Dopo aver seguito da vicino l’iter relativo al restauro della tavola dell’Annunciazione di Summonte, questa settimana proponiamo la storia della rinascita di un altro capolavoro appartenente alla nostra provincia. Si tratta del coro in legno di noce presente nell’Abbazia di Montevergine. Il coro venne realizzato per l’aula centrale della chiesa gotica durante il generalato di Paolo Ricciuto (1570-1573) da San Martino Sannita. La realizzazione di questo coro nella temperie culturale napoletana del secondo Cinquecento fu considerata nel suo genere un’opera innovativa che non tardò a diventare un modello di riferimento imprescindibile per tutti i cori e gli arredi lignei che, per almeno mezzo secolo, furono realizzati su buona parte del territorio meridionale. Il coro di Montevergine, composto in origine da 69 stalli, era collocato al centro della navata della chiesa antica. Nel 1629 si pensò di trasferire il coro nello spazio retrostante l’altare maggiore della medesima chiesa ricavato smussando e appianando la roccia viva contro la quale era addossata l’area presbiteriale per accrescere lo spazio a servizio dei fedeli. Questi lavori comportarono lo smantellamento del baldacchino e la scomposizione dell’altare mag-

giore. Smontato il coro, si dovette procedere ad abbassare il piano di calpestio del coro, più alto di quattro gradini rispetto al resto del piano della navata centrale. Questa operazione, legata allo sganciamento delle catene che avevano contribuito a tenere ben saldo il coro, provocò il 2 agosto del 1629 il collasso dei pilastri ed il crollo della copertura. Il coro venne rimontato adattandolo nello spazio ricavato nella roccia alle spalle dell’area presbiteriale negli anni 1633-1635 trasformando l’originario prospetto in un impianto ad U, conservando i 69 stalli iniziali anche se non fu rispettato l’ordine e l’accoppiamento dei pannelli di chiusura dei singoli stalli. Le traversie del coro, però, non erano terminate. Un nuovo intervento di ripristino si ebbe nel 1882. Si pensò allora di allineare il prospetto degli stalli in asse con la cantoria e, pertanto, furono eliminati due stalli per lato sia sul primo che sul secondo ordine e, di conseguenza, gli stalli da 69 divennero 61. Degli otto stalli eliminati, alcuni furono utilizzati per costruire il leggio, i pezzi rimanenti vennero in parte musealizzati e in parte allocati nei depositi dell’Abbazia. Attualmente, quindi, il coro è costituito da 61 stalli in due ordini di sedili, si eleva sul piano di calpestio per 360 cm ed ha una profondità di 220 cm. Il coro in legno di noce alterato nella sua facies originaria, per essere stato trasferito negli anni tra il 1633 ed il 1635 dall’aula centrale della chiesa gotica nello spazio ricavato nella roccia della montagna alla quale era addossata la chiesa, si presentava compromesso da un alto strato di vernici nere che ottundevano completamente il colore originale del legno e la resa plastica dell’ornato, alterando la visione d’insieme dell’intero manufatto, mortificato soprattutto da una ricomposizione arbitraria degli stalli e della fascia decorativa della trabeazione assemblata senza alcun rigore filologico. Il legno poi era aggredito da in-

setti xilofagi della famiglia dei lictidi, resi evidenti dai fori di sfarfallamento, che producono la disgregazione della fibra del legno. Il restauro è stato preceduto da una serie di saggi effettuati in più punti per verificare gli strati di sovrammissione delle vernici date nel tempo con l’intento di mantenere ed abbellire il manufatto. Sono stati evidenziati tre strati di vernici non originali date, la prima, negli anni tra il 1633 ed il 1635, anni in cui il coro venne collocato a tergo dell’altare. Il secondo strato di vernice fu applicato negli anni Ottanta dell’Ottocento quando, con l’inserimento nell’area del coro, si ritenne opportuno non solo di restringere il coro (che comportò l’eliminazione di ben otto stalli), ma anche di trattare tutta la trabeazione con porporina in modo da renderla omogenea con la decorazione in oro delle modanature della cantoria. Il restauro condotto nella primavera del 2010 è consistito nella pulitura delle superfici con mezzi meccanici previa applicazione di miscele basiche e solventi; nella disinfestazione di tutta la struttura lignea; nel consolidamento della materia lignea mediante imbibizione di resine acriliche in soluzione; nella sostituzione di piccole parti lignee irrecuperabili a livello strutturale con legno stagionato della stessa essenza; nella ricostruzione di alcuni piccoli elementi con balsite e nella stesura finale di una miscela a base di cere in essenza di trementina di pura gemma di pino. L’intero manufatto è stato liberato dallo strato di vernici, permettendo alla plasticità degli ornati di esprimere tutta la loro eleganza. Il restauro condotto secondo i canoni della carta del restauro del 1972 ha consentito una lettura chiara ed armoniosa del manufatto, conservando quella capacità intrinseca di offrire godimento e permettendo così di consegnare l’opera al futuro ed alle generazioni di monaci che verranno per perpetuare le laudi all’Eterno.

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E-mail: abellinum@abellinum.it oppure: abellinum@gmail.com

IN LIBRERIA

La “Peste” di Sodano, un libro contro i rifiuti della politica italiana

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l circolo PD di Mercogliano, giovedì 7 aprile alle ore 17:00 presso la Chiesa di San Pietro e Paolo – Capocastello, presenterà “La Peste: la mia battaglia contro i rifiuti della politica italiana”. Il libro-testimonianza sulla battaglia condotta per tentare di ridare dignità a un Paese violentato dal malaffare, soggiogato da un sistema corrosivo fatto di sprechi e scandali, di veleni e di appalti, di p2 e p3. Saranno presenti Bruno Gambardella – Segretario Circolo PD di Mercogliano, Gianni Festa – Fondatore Corriere Irpinia, Giuseppe Galasso – Sindaco di Avellino, Franco Vittoria – Direzione Nazionale PD e l’autore Tommaso Sodano – già Senatore della Repubblica.Sarà presente all’incontro anche il presidente dell’Ordine degli Architetti di Avellino Fulvio Fraternali il quale si augura che il confronto possa portare frutti importanti: «Quando si discute su temi delicati, è necessario cercare sempre di arrivare al nocciolo del problema, magari provando anche a trovare delle soluzioni. Il Puc è certamente una questione che deve essere affrontata con grande attenzione, soprattutto per capire dove si è sbagliato». E’ noto, infatti, che Fraternali consideri lo strumento urbanistico di Avellino piuttosto carente: «Sono costretto a dire che il Piano approvato non ha fatto altro che regolamentare la costruzione di nuovi edifici, senza prendere in considerazione aspetti fondamentali come lo sviluppo socioeconomico e, molto più grave, senza affrontare in maniera esaustiva i problemi dell’attuale rete cinematica ossia il traffico cittadino che, sempre più, va congestionandosi. Un esempio di questa carenza sta nell’impossibilità di organizzare un piano traffico per rendere velocemente raggiungibile la Città Ospedaliera da ogni angolo di Avellino. E stiamo parlando di una struttura che, pur da poco entrata in funzione, è presente sul territorio da molti anni. Spero davvero – ha concluso Fraternali – che questo incontro possa contribuire a far crescere le coscienze e che sia l’inizio di un cammino comune. I discorsi teorici devono essere accantonati perché, continuando solo a parlare senza trovare delle soluzione concrete, Avellino perderà progressivamente il proprio status di capoluogo di provincia scendendo a standard di rendimento architettonico e strutturale propri delle periferie».


ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

SPORT

I Lupi giocano a tennis Ma i tifosi contestano

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di Mauro Esposito

ei scoppole al Matera. Un sei a zero che, in tempi diversi, avrebbe fatto impazzire di gioia Avellino e i tifosi del Lupo. Invece, il perentorio punteggio tennistico totalizza-

contrario, scatenando ancora di più l’ira di chi non ha digerito la Caporetto di Catanzaro. Ed era prevedibile. Lo sparuto gruppo di tifosi giunti al Partenio-Lombardi per assistere alla gara ha contestato per 90 minuti squadra e società, ancora incredulo e indignato per una sconfitta patita contro una compagine infarcita di giovanissimi, praticamente fallita e ferma, prima della sfida coi Lupi, a un misero punto in classifica, penalizzazione compresa. Gli uomini del tecnico siciliano sono scesi in campo tra i fischi, privi degli epurati Marruocco e Rinaldi, per provare a riconquistare il cuore dei tifosi e con l’obiet-

La schiacciante vittoria contro il Matera, non ha eliminato le critiche e le polemiche dopo la sconfitta col Catanzaro to dalla truppa di mister Vullo in occasione del posticipo di lunedì scorso ha avuto l’effetto

tivo di agguantare i playoff di fine stagione. Lo hanno fatto in tenuta completamente nera,

come chiesto dagli stessi tifosi irpini, per nulla in vena di vedere i proprio gloriosi colori in campo. La partita, che pure ha regalato tre punti preziosissimi in chiave post season, però, è parta quasi essere sullo sfondo, a corollario di uno stato d’ira funesta che doveva essere sfogato. Per carità, si parla sempre di rabbia calcistica, che non è andata mai aldilà dell’invettiva o del tifo di protesta ma mai era capitato assistere a un incontro al Partenio durante il quale i tifosi non hanno esultato per un gol dell’Avellino. E dire che, di gol, gli irpini ne hanno segnati ben sei con una doppietta proprio di quel De Angelis che, dopo i neo fuori rosa, è stato maggiormente oggetto di critiche da parte di stampa e tifoseria. L’Avellino ha passeggiato letteralmente sul Matera, sfruttando tutte o quasi le occasioni create. Solo Scandurra, bomber mai confermato in Irpinia, ha fallito occasioni incredibili che avrebbero potuto arrotondare maggior-

mente il punteggio, facendolo migrare dallo stampo tennistico a quello di qualche sport americano. I Lupi agli ordini del tecnico di Favara hanno puntato a giocare di rimessa, attendendo sornioni lo sviluppo della manovra da parte del Matera, compagine che, davvero, ha fatto una brutta figura, riuscendo in tutto, segnando sei gol in fotocopia. Come detto, però, neanche questa serata di gloria ha fatto ricomporre lo strappo con una tifoseria delusa soprattutto perché sospettosa che il risultato di Catanzaro non sia solo frutto di poco impegno, di presunzione e di scarsa concentrazione. Intanto, la truppa biancoverde ha sostenuto una settimana di allenamenti tutto sommato tranquilla, concentrandosi soprattutto alla trasferta di domani contro il Vibo Valentia e c’è chi dice che la società abbia intenzione di far indossare ai propri tesserati il completino nero fino a fine stagione, forse per scaramanzia.

L’Aj si vendica e batte Avellino Successo netto del roster guidato da Dan Peterson al Paladelmauro, dopo la sconfitta rimediata in Coppa Italia. Vitucci: erano più forti e organizzati, abbiamo fatto l’impossibile con le nostre forze

«P

roveremo a raggiungere i playoff di post season ma, per farlo, avremo bisogno non solo di tanta fortuna ma anche di prestazioni eccellenti da parte dei nostri ragazzi». E’ realista coach Frank Vitucci il quale, a qualche giorno dalla sfida interna persa contro l’Olimpia Milano allenata da Dan Peterson, ha fatto un bilancio dell’annata dei Lupi della palla a spicchi senza nascondere tutte le difficoltà della squadra. «Contro l’AJ siamo partiti molto bene, imponendo il nostro gioco e lasciando pochi sbocchi all’avversario. Nel secondo tempo, però, la stanchezza l’ha

fatta da padrona e abbiamo perso il controllo delle operazioni». Già, la stanchezza, fattore sul quale il tecnico trevigiano ha discusso spesso: «Il nostro più grande problema è che non abbiamo una

panchina lunga e che, quindi, non possiamo fare affidamento sulle rotazioni. I nostri ragazzi si stanno dannando l’anima dall’inizio della stagione e ora stanno tirando il fiato». Discorso corretto e ineccepibile che il trainer rimarca: «L’assenza di Troutman e quella di Dean hanno assottigliato i rincalzi, costringendomi a far giocare sempre gli stessi. Nel basket c’è bisogno di freschezza atletica, cosa che noi non abbiamo arrivati a metà gara». Il temperamento di Vitucci, però, lo costringe subito a mettere da parte quelle che lui stesso definisce “scuse” facendo il punto della situazione in vista

della sfida di domani contro la Vanoli Cremona: «Il mio head coach, era solito dire una frase molto vera: nella pallacanestro vince chi segna. Noi contro Milano, a dispetto di tutto, abbiamo avuto più possessi ma non abbiamo concretizzato a dovere. Questi errori non devono essere ripetuti a cominciare dalla partita contro Cremona”. Il tecnico, infatti, non si fida degli avversari che “giocano bene, sanno tirare con percentuali altissime e puntano come noi ai playoff. Senza una grande organizzazione e una grande attenzione non possiamo pensare di arrivare lontano».

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Pallavolo, volata finale per la Sidigas Atripalda

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ettimana di duri allenamenti per la sfida che vedrà oggi la Sidigas impegnata sul parquet del Club Italia. In casa Atripalda (55 punti) grande soddisfazione dopo il successo ottenuto sul Brolo (48) e la consapevolezza di non dover allentare la presa. Il vantaggio sulla seconda – il Molfetta (51) vittorioso 3-1 in casa su Corigliano (46) – resta di quattro di quattro punti, sei le lunghezze su Potenza (49) che è terzo. Le partite ancora da disputare prima della fine sono quattro per cui, bando ai calcoli, è necessario realizzare il maggior numero vittorie – sia in casa che fuori – per tagliare al più presto i traguardi desiderati. Prima della sosta pasquale due impegni. Si comincia sabato col Club Italia. Tra due settimane in via San Giacomo arriva il Chieti. Il prossimo avversario, un team formato da giovani virgulti, staziona al terzultimo posto della graduatoria, un dettaglio che deve impensierire come insegna la trasferta di Casoria. Tutte le squadre vorranno tentare lo sgambetto alla capolista, specie chi cerca punti per assicurarsi la salvezza. D’altronde gli atleti della futura nazionale si stanno esprimendo al meglio in questo finale di torneo. Incappati sabato nello stop di Catania (3-1) avevano in precedenza infilato due preziosi successi a Reggio (3-2) e contro Sorrento (3-1) con cui hanno risalito la china. Per cui massima determinazione a cominciare dagli allenamenti, Marolda e i suoi ne sono consapevoli.


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ATRIPALDA

ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

La lunga crisi al Comune

Dopo una settimana di polemiche e accuse, tocca nuovamente al Sindaco ricucire lo strappo: sarà il mediatore per la riproposizione del gruppo federato. Ma è giallo sulla riunione di giovedì

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della Redazione

ormazione del gruppo del Pd, adesione del Sindaco al gruppo e rimpasto in Giunta. Sinteticamente e anche in maniera un pò “volgare” (le formulazioni politiche sono sempre più vaghe, incomprensibili ed eleganti nella forma), sono questi i termini della crisi che si è aperta al Comune di Atripalda. L’ennesima crisi che ha coinvolto l’Amministrazione Laurenzano, generatasi all’interno del principale partito di maggioranza, il Pd per l’appunto. Una crisi che vede contrapposti il Sindaco Aldo Laurenzano, geloso custode della sua autonomia e del suo ruolo super partes (pur avendo ribadito in molte occasioni di essere e rimanere un tesserato del Pd) e il segretario cittadino Federico Alvino con il gruppo consiliare del Pd, alla ricerca non solo di maggiore visibilità

nell’Amministrazione, ma anche di certezze in vista della campagna elettorale del prossimo anno. Si pone in questo senso, infatti, la richiesta di una “revisione” della Giunta e la stipula di una sorta di accordo di fine mandato. Un documento che dovrà esplicitare le criticità e i punti di forza del lavoro dell’Amministrazione comunale, per apporvi le necessarie modifiche. Il primo cittadinoAldo Laurenzano sembra, invece, fermamente deciso a difendere la propria autonomia di Sindaco, quale garante di tutta la coalizione e non solo di una parte di essa. E, allo stesso modo, il Sindaco non vuole rinunciare a una delle sue prerogative principali: la formazione di un Esecutivo che possa essere funzionale agli obiettivi che l’Amministrazione comunale si è posta, al momen-

ATRIPALDA - I consiglieri di Cives, Sel e dei Socialisti potrebbero essere il secondo gruppo della Federazione con il Pd

to del suo insediamento. Insomma, non si tratta soltanto di Gruppo del Pd, ma di una vera e propria “resa dei conti” interna al partito. Su questo sfondo, giocano anche le altre forze politiche cittadine. Sono giunti numerosi segnali di apertura nei confronti del Sindaco, soprattutto da parte del Pdl (in un’intervista rilasciata a il Sabato, il neo coordinatore cittadino Attilio Strumolo non ha escluso un accordo con Laurenzano e Cives), segnali che hanno reso il clima maggiormente nervoso. Nemmeno la riunione fiume di mercoledì sera a via Tagliamento, sede del Pd provinciale, è servita a trovare una soluzione alla crisi. Alla presenza del Segretario provinciale Caterina Lengua, i consiglieri del Pd, il capogruppo e il segretario hanno cercato di far valere le proprie ragioni nei confronti del Sindaco, ritrovatosi al centro di un fuoco incrociato. Comunque, la riunione ha mantenuto toni pacati, dimostrando la volontà di generale di voler ricomporre la crisi. Almeno in

apparenza. La riunione di giovedì mattina tra il Sindaco, il segretario del Pd e il capogruppo si è conclusa con un nuovo mandato al Primo cittadino di ripercorrere la strada che porta al Gruppo Federati e che avrebbe comune capogruppo Antonio Tomasetti che aderirebbe, contemporaneamente, al nascente gruppo del Pd. Proprio

questo pomeriggio ci sarà la riunione del Direttivo del partito, nella quale il Sindaco relazionerà rispetto agli esiti della sua opera di mediazione. Una soluzione che, comunque, si tinge di giallo, alla luce delle notizie riportare da altri organi di informazione, secondo cui il Pd non aspetterebbe altro che l’adesione del Sindaco al gruppo consiliare del Pd.

L’effetto domino delle dimissioni Ha iniziato Tomasetti, poi tutti gli altri consiglieri delegati: stessa decisione, significati diversi: il Pd per solidarietà al capogruppo, gli altri per garantire il Sindaco

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utti dimissionari, ma non modalità e, conseguente, significati politici diversi. Anzi opposti. Il primo a dimettersi è stato il Capogruppo di Centrosinistra per Atripalda, Antonio Tomasetti con una lettera molto dura nei confronti del Sindaco, protocollata all’Ufficio Polizia Municipale, lo scorso 2 aprile (il giorno dopo la riunione “fallita” in Comune). “Mi dimetto da Capogruppo, perché, nonostante gli sforzi compiuti per la costituzione del gruppo federato di Centrosinistra, ho dovuto registrare una forte azione ostativa, carica di immotivata resistenza e di altrettanta inspiegabile diffidenza, da parte del Sindaco a consentirmi di esercitare, nei fatti e con la necessaria autorevolezza, tale ruolo”. Queste dimissioni hanno innescato

un vero e proprio “effetto domino”. Nella mattinata del 4 aprile, infatti, il segretario cittadino del Pd Federico alvino ha protocollato le dimissioni da assessore di Enzo Aquino, Andrea Montuori, Nancy Palladino e Luigi Tuccia. “Nelle rispettive qualità, pur confermando la propria fiducia all’Amministrazione comunale, a seguito di quanto avvenuto nel corso della riunione del 1 aprile che ha provocato le dimissioni del dott. Antonio Tomasetti da Capogruppo di Centrosinistra per Atripalda, con la presente, si rassegnano le dimissioni da componenti della Giunta comunale e rimettono le deleghe loro affidate”, si legge nella nota protocollata. A seguire, il giorno successivo, le dimissioni dell’assessore Luigi Adamo, piuttosto critiche nei confronti del Pd:

“Chi scrive, pur non condivendo la scelta di aprire una crisi amministrativa operata dai rappresentanti del Pd in seno alla squadra di governo, mediante la consegna delle proprie dimissioni, ritiene, con senso di responsabilità, di dover fare altrettanto, al fine di favorire un chiarimento nel modo più rapido e trasparente possibile”, si legge nella sua nota. Nella mattinata dello stesso giorno, sono giunte anche quelle degli assessori Elio Di Pietro, Giacomo Foschi, Gioacchino Guerriero e Antonio Troisi, nonchè la remissione delle deleghe del consigliere Emilio Moschella. “I sottoscritti consiglieri del gruppo “Centrosinistra per Atripalda”, con la presente rassegnano le proprie dimissioni da Assessori e rimettono nelle sue mani le deleghe ricevute. I sotto-

scritti assumono tale decisione per consentirle di verificare, con la serenità e l’autonomia dovute, l’esistenza delle condizioni politico - amministrative indispensabili per il completamento del mandato ricevuto dagli elettori atripaldesi alle elezioni amministrative del 2007”, questa la nota. Tutti dimissionari ma significati diversi, appunto: i consiglieri del Pd si sono dimessi in segno di solidarietà nei confronti del capogruppo (già difeso, per la verità, dal sindaco pubblicamente in varie occasioni), mentre gli altri consiglieri in segno di responsabilità nei confronti del primo cittadino Laurenzano.


ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

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Giorni decisivi per la definizione dell’ennesima spaccatura in seno all’Amministrazione comunale, che potrebbe avere risvolti clamorosi

Gruppo Pd e Moschella: i motivi della divisione P

robabilmente soltanto “scuse” per un malessere che covava da tempo. L’entrata nella maggioranza di Emilio Moschella e la formazione del gruppo consiliare del Pd, potrebbero essere viste in questo senso. O, come seconda opzione, come il tentativo di indebolire la figura del Sindaco Aldo Laurenzano. O, ancora, come la necessità di rafforzare la visibilità del Pd atripaldese in

città. Insomma, molti punti di vista per spiegare l’eterno conflitto che separa l’ala moderata del partito (gli ex Margherita per intenderci) dall’ala più “estrema” (ovviamente gli ex diesse). L’ennesima frizione nella maggioranza Laurenzano si è aperta in occasione dell’incontro convocato da Sindaco e Capogruppo per decidere i termini della formazione del Gruppo Federato. In quell’occa-

Il Partito Democratico sconta una divisione interna che sta avendo ripercussioni importanti anche nella vita amministrativa

sione, il Sindaco invitò anche il consigliere Moschella, forte del mandato ricevuto dal Pd, di “farsi mediatore con il capogruppo e di invitare tutte le forze politiche che sostengono l’Amministrazione comunale”. Decisione che non piacque al capogruppo che, pur contattando Moschella, aveva deciso di escluderlo dalla riunione e di convocarlo nei successivi incontri. Una contrapposizione che si trasformò in aperto litigio e che, praticamente, annullò la riunione del primo aprile. In seguito le dimissioni a catena (vedi articolo in basso nella pagina precedente) e gli incontri di

mercoledì nella sede provinciale del Pd e di giovedì nel Comune di Atripalda. Le posizioni sono chiare: il Sindaco ritiene Moschella un alleato fedele e importante (fu grazie alla sua presenza che nel Luglio 2010, l’Amministrazione ebbe il numero legale necessario per l’approvazione del Rendiconto 2009), mentre per il Pd, il consigliere indipendente è un elemento di “disturbo” agli equilibri interni del consiglio e della stessa Giunta. Per il capogruppo, invece, Moschella non ha mai aderito al gruppo di maggioranza e, pertanto, non meritava di

essere presente alla riunione. Ma lo stesso Moschella aveva più volte ribadito la sua fedeltà al sindaco e il suo impegno a lavorare al progetto di un Centrosinistra per Atripalda. Idee e volere già espresso in una lettera inviata lo scorso mese di dicembre al Primo cittadino e allo stesso capogruppo. Sul piatto della bilancia anche il rimpasto in Giunta, laddove il gruppo del Pd chiede un “bilanciamento” in base al numero dei consiglieri presenti nella maggioranza. Ma il sindaco non sembra disposto a rinunciare ad una delle sue principali prerogative e autonomie.

Il Pd si assuma le responsabilità della crisi Il circolo cittadino di Sel in una nota: riteniamo sia un errore interrompere, solo in ossequio a logiche interne ad uno dei partiti contraenti l’alleanza, un percorso comune, portato avanti con responsabilità, serietà, ma anche molti sacrifici

I

l PD ha ceduto sotto il peso di quasi quattro anni di lacerazioni interne ed ha aperto la crisi amministrativa con il ritiro della propria delegazione dal governo della città. Fino a questo momento però, nonostante le turbolenze e l’assenza politica del PD, il gruppo di maggioranza “ Centrosinistra per Atripalda” è comunque riuscito a mantenere una sostanziale unità nell’ oggettiva difficoltà di amministrare senza risorse, anzi con l’incubo costante di doverne trovare per evitare alla collettività il peso di un dissesto finanziario ed essendo continuamente facile oggetto di attacchi strumentali e demagogici. La conservazione dell’unità è stata impresa ancora più meritevole in un momento politico travagliatissimo, al confronto con gli ininterrotti cambi di casacca e di posizioni dell’opposizione di centro destra che, nonostante il compito tutto

sommato facile di bersagliare un’Amministrazione costretta a governare senza risorse, è implosa separandosi e ricomponendosi ininterrottamente in tante forme differenti. Il PD si è assunto dunque la responsabilità di aprire la crisi, a meno di un anno dalle elezioni, in un momento delicato della vita della nostra cittadina, che viene così proiettata in un periodo di instabilità politica e amministrativa con ricadute sicuramente negative sulla collettività. Le cause sono chiaramente riconducibili non già a contrasti su tematiche amministrative, quanto alla frattura che si è aperta in seno al partito dopo un periodo di forti contrapposizioni interne. Noi riteniamo che sia un errore interrompere, solo in ossequio a logiche interne ad uno dei partiti contraenti l’alleanza, anche se maggioritario, un percorso comune con

altre forze politiche portato avanti fino ad oggi con responsabilità e serietà ma anche con sacrifici e fatica solo nell’interesse della collettività. Ed è esattamente il tipo di errori che sta allontanando i cittadini dalla politica: i partiti non sono più ritenuti in grado di occuparsi del futuro dei cittadini essendo troppo impegnati nel risolvere i lori continui problemi interni. Ci auguriamo solo che dietro l’apertura della crisi non ci sia anche la tentazione di riproporre vecchi scenari logori e oramai tramontati della politica nostrana, che prefigurino, nonostante le fallimentari prove date dall’opposizione politica ad Atripalda, di sostituire l’attuale quadro politico di centro sinistra con contributi provenienti da centro o addirittura da destra, semmai con la benedizione del club degli ottantenni (recentemente movimentato da un cambio di casacca che ha tanto esaltato il fan club

cittadino) che ancora determina le sorti della politica irpina. Noi che con la nostra lealtà siamo stati tra i principali artefici della tenuta di questa maggioranza lo abbiamo fatto con serietà perché abbiamo creduto nella bontà del progetto ed ora, serenamente, prendiamo atto della scelta del PD di ritirare la propria delegazione dal governo, anche se la riteniamo una scelta errata. Naturalmente se il partito principale della coalizione si prende la grave responsabilità di mettere in crisi il centrosinistra, noi, per serietà, non possiamo che fare un passo indietro ritirando il nostro rappresentante dalla giunta e rimanendo a disposizione per ogni tentativo si voglia esperire per evitare la definitiva archiviazione di un progetto, quello del “Centrosinistra per Atripalda” , che non merita di essere così frettolosamente liquidato.


MERCOGLIANO

ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

La viabilità è migliorata, ma aspettiamo altri fondi

«I

di Attilio Alvino

n questo anno di amministrazione abbiamo lavorato per migliorare la vivibilità di una città importante come Mercogliano ma è indubbio che le ristrettezze da un punto di vista economico abbiano

influito sul risultato». Così il consigliere della squadra Carullo Francesco Crisci che traccia un bilancio di questi primi dodici mesi di consiliatura. «Venendo da un’esperienza politica precedente (Crisci rico-

MERCOGLIANO - Il consigliere Crisci: l’ampliamento di via Nazionale Torrette è piaciuto sia ai cittadini che all’Air

priva la carica di consigliere anche durante il secondo mandato Saccardo, ndr) ho potuto continuare a svolgere il mio lavoro per quanto concerne il settore della mobilità e della sicurezza stradale ma, come ho detto, ho dovuto far fronte a una mancanza endemica di fondi e, soprattutto, a una serie di problemi derivanti da finanziamenti regionali che, da un giorno all’altro, sono stati bloccati». Il riferimento è, fra gli altri, al progetto per la realizzazione di due importanti rotonde che avrebbero contribuito proprio ad aumentare il livello di sicurezza delle arterie cittadine. «Per quanto concerne questi progetti – ha continuato Crisci – sto ancora attendendo e spero che, presto o tardi, avremo accesso ai fondi richiesti». Punto nodale, poi, per la programmazione di quest’anno resta l’approvazione del

Bilancio di previsione, sul quale la squadra Carullo sta lavorando alacremente: «Come me, anche gli altri membri della maggioranza stanno progettando avendo a disposizione molti meno soldi che in passato. I tagli orizzontali fatti dalla Regione ci hanno imposto un regime di austerità. E’ certo, comunque, che, per quanto riguarda le mie deleghe, i fondi a disposizione saranno spesi per completare importanti progetti di messa in sicurezza stradale e mi riferisco alla via Nazionale Torrette, già oggetto di una serie di interventi non molto tempo fa». E proprio sulla questione Torrette, il consigliere decide di togliersi il proverbiale sassolino dalla scarpa, rispondendo a chi, dai banchi dell’opposizione, lo ha accusa di aver gettato al vento denaro pubblico e di non aver minimamente risolto il

13 problema del traffico che risulta congestionato per buona parte della giornata. «Il primo intervento che abbiamo portato a termine – ha spiegato Crisci – aveva come obiettivo quello di mettere in sicurezza la carreggiata, allargandola lì dove non lo era abbastanza. Inoltre abbiamo potenziato l’illuminazione di tutti gli attraversamenti pedonali che sono ben visibili, ora, a tutte le ore del giorno. Infine, abbiamo eliminato le barriere architettoniche presenti permettendo l’accesso alle strisce pedonali anche ai diversamente abili e abbiamo realizzato una corsia preferenziale che permette agli autobus in transito di non concorrere all’aumento del traffico. A tal proposito i vertici dell’Air si sono congratulati con l’amministrazione e hanno ammesso che i tempi di percorrenza dei bus sono parecchio diminuiti. Attualmente stiamo attendendo nuovi fondi per iniziare dei lavori che renderanno il traffico veicolare ancora più scorrevole. I progetti sono stati approvati già, attendiamo i fondi. Questi sono fatti, ma è ovvio che chi fa finta di non vedere continuerà a gettar fango sul lavoro altrui».

Rischio Sismico, Mercogliano è rimasta ferma Il Coordinamento cittadino del Pdl: altri comuni irpini, come Monteforte, hanno già pubblicato i bandi per consentire ai cittadini di reperire i fondi necessari per la ristrutturazione delle loro abitazioni, mentre l’Amministrazione Carullo “sta riflettendo”

“N

el presenziare alla commemorazione del secondo anniversario del tragico terremoto che interessò la città dell’Aquila e molti Comuni dell’Abruzzo, il nostro Presidenza della Repubblica Giorgio Napolitano ha ribadito – semmai ce ne fosse stato ancora bisogno – l’importanza di investire le necessarie energie e risorse nella prevenzione del rischio sismico per evitare di dover fare – in futuro – ancora rievocazioni di defunti ed emergenze”, così Il Coordinamento Cittadino del Popolo della Libertà di Mercogliano, in una nota. “A tal proposito dobbiamo ancora tornare a segnalare che la Presidenza del Consiglio dei Ministri con la storica Ordinanza n. 3907 del 13/11/2010, per la prima volta in Italia, ha inteso finanziare in modo articolato e prolungato la prevenzione sismica attraverso l’attuazione di una serie di interventi tesi alla riduzione del rischio sismico. Il nostro gruppo consiliare del Popolo della Libertà di

Mercogliano unitamente agli altri gruppi di opposizione, durante lo scorso Consiglio Comunale ha posto all’ordine del giorno la necessità di pubblicizzare tale opportunità per consentire anche ai privati di concorrere per i finanziamenti previsti. L’Amministrazione Carullo ha votato irresponsabilmente contro tale deli-

berato, colta clamorosamente impreparata su tale argomentazione in evidente ed imbarazzante difficoltà a dover rincorrere i gruppi di opposizione che di fatto si sostituiscono sempre più frequentemente nell’azione amministrativa della nostra Città. Accade così che mentre l’Assessore competente e forse il Sinda-

co stanno “studiando ed approfondendo” il da farsi, i Comuni vicini (vedi Monteforte Irpino) si attivano, pubblicando l’avviso sul sito istituzionale del Comune ed affiggendo i manifesti sui muri del Paese invitando i cittadini a presentare le richieste di contributo. Non ci è dato di sapere cosa stiano ancora studiando i nostri Amministratori. Una sola cosa è certa, gli abitanti di Mercogliano stanno rischiando di perdere l’opportunità forse irripetibile, di poter consolidare o demolire e ricostruire le proprie abitazioni ricevendo un contributo da parte dello Stato. Grande appare anche in questa circostanza la superficialità e l’irresponsabilità di Questa Amministrazione nell’affrontare i problemi veri e le legittime istanze della cittadinanza. Anche in questa occasione invitiamo – nell’interesse della collettività – chi non è capace di gestire iniziative ed assumere responsabilità a farsi da parte e passare la mano”.



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MERCOGLIANO

ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

“Vertenza Mercogliano” per le scuole e la viabilità vute a diverse insoddisfazioni e il sindaco Carullo, a mio modesto parere, fa male a minimizzare e a non rilanciare con un dialogo con la città». Quali proposte o iniziative avete fatto all'Amministrazione comunale per tentare di risolvere i problemi della quotidianità mercoglianese?

I della Redazione

l consigliere comunale del Pd Pasquale Ferraro è stato molto duro nei confronti del Sindaco, affermando che il paese è privo di una guida e che l'Amministrazione comunale bada soltanto alla gestione spicciola del

mi alle estreme unzioni). A questo va aggiunta una propensione alla gestione del consenso attraverso l’utilizzo di vecchi metodi che, vista anche la situazione economica dell’intero Paese, oggi comunque non riescono a soddisfare le tante promes-

MERCOGLIANO - Il segretario del Pd Gambardella: non credo che chi ha votato Carullo, si aspettasse questa gestione potere, tra uscite estemporanee e trovate puerili: è d'accordo? «Credo che l’amministrazione Carullo prosegua nel solco della continuità con le giunte guidate da Saccardo, con l’aggiunta di quel populismo e quella ricerca di esposizione mediatica che, forse per motivi caratteriali, non apparteneva allo stile del precedente sindaco. In diverse occasioni abbiamo sostenuto che, se in Sicilia si aggirava un “Totò Vasa Vasa”, a Mercogliano agisce un “Massimiliano Premia Premia”, intendendo con questo ironizzare su di una politica di sola immagine basata sulla partecipazione a piccoli e grandi eventi (dai festival ai battesi-

se fatte. Dopo un anno di assenza di progetti e di politiche di governo del territorio i nodi però vengono al pettine. Gli elettori che hanno tributato un indiscutibile successo al sindaco Carullo credo auspicassero ben altro. Durante la campagna elettorale avevamo evidenziato i tanti problemi delle periferie, la gestione scriteriata del territorio, la mancanza di sicurezza, l’urgenza di difendere Mercogliano da condizionamenti criminali che sono in agguato. La nostra proposta non ha convinto gli elettori, ma i problemi restano e sono ignorati da chi le lezioni le ha vinte e ha il dovere di governare. Ho anche qualche dubbio sulla solidità della maggioranza: si stanno aprendo delle crepe do-

«Il giorno dopo la proclamazione dei risultati elettorali abbiamo detto che le elezioni erano alle spalle, che le urne si sarebbero riaperte solo dopo 5 anni e che quindi l’opposizione del consigliere Pasquale Ferraro sarebbe stata costruttiva. Durante quest’anno abbiamo avanzato una serie di proposte concrete che, in molte occasioni, sono state sostenute dagli altri gruppi di opposizione e votate anche dalla maggioranza. Tra le altre voglio segnalare la convenzione con l’Agenzia delle Entrate per la lotta contro l’evasione fiscale, allo scopo di acquisire fondi quanto mai utili in tempi di “vacche magre”; la proposta di adesione al protocollo contro il racket e l’usura; la questione della vivibilità delle case popolari e della sicurezza dei cittadini in contrada Serroni. Abbiamo proposto anche di recente all’amministrazione di aprire con gli enti superiori una sorta di “vertenza Mercogliano”, legata alla necessità di mettere in sicurezza le scuole e le strade della nostra città. Noi siamo forza di opposizione, ma siamo pronti a sostenere con tutto il nostro impegno le rivendicazioni dell’amministrazione. E’ inutile rincorrere solo finanziamenti “facili”: bisogna pretendere fondi per lavori strutturali agli edifici pubblici assolutamente fuori legge

e insicuri. Abbiamo letto della straordinaria idea dell’assessore Gesualdo di realizzare un parco giochi nell’area dell’ex macello, vicino al cimitero. Non conoscevamo la sensibilità foscoliana dell’assessore ai lavori pubblici: siamo pronti a scommettere che questa macabra proposta resterà una chimera. A proposito: Carullo e Gesualdo che ci dicono del campo sportivo? Quel terreno è stato comprato e pagato a caro prezzo da uno dei poteri forti cittadini indebitando fortemente il comune per anni e i lavori sono fermi da mesi. Potrei continuare a lungo…» Quanto è difficile fare politica a Mercogliano? I problemi che il Pd vive a livello provinciale si riverberano anche a Mercogliano? Cosa pensa del continuo braccio di ferro tra il Pd di Avellino e l'Amministrazione Galasso? E la crisi al comune di Atripalda, causata proprio dal Pd locale? «Oggi è difficile fare politica ovunque. La politica nazionale e locale non incoraggiano certo i cittadini a interessarsi della cosa pubblica e a perseguire gli interessi della collettività. Mercogliano condivide le atmosfere di tutti gli altri centri medio-piccoli. La politica si infiamma sotto elezioni per poi tornare a sonnecchiare per 4 anni. Noi del PD abbiamo la presunzione di essere l’unica forza politica realmente operante in città, anche se l’appuntamento con le urne è lontano. Le iniziative che stiamo organizzando puntano a creare discussione e riflessione. Abbiamo in cantiere molte iniziative: personaggi di rilievo nazionale della cultura, della politica, della società civile verranno

a Mercogliano per confrontarsi con i nostri concittadini. Siamo convinti che l’ascolto e il confronto siano il sale della democrazia. Come componente della direzione provinciale del PD vivo, con molto disagio, la faticosa dialettica interna al PD irpino. Qualche anno fa ho aderito a questo partito (pur conservando in tasca e nel cuore la tessera del Partito Radicale transnazionale) perché convinto del fatto che l’Italia (e soprattutto la Campania) avessero bisogno di una forza politica riformatrice, attenta ai temi dei diritti civili, della solidarietà e dell’innovazione. Ho una mia posizione (mi riconosco nell’area Marino e nella leadership regionale di Franco Vittoria), condivisa dal consigliere Ferraro e da molti iscritti mercoglianesi, ma con gli altri amici e compagni che aderiscono ad altre componenti abbiamo deciso di intraprendere una strada di unità reale nell’organizzazione del partito a Mercogliano: non ha senso cercare di costruire un dialogo con la comunità mentre si litiga o si discute troppo animatamente al proprio interno. Il nostro recente congresso è stato propositivo e segretario e direttivo sono stati eletti all’unanimità perché non vi era alcuna ragione di contrasto. Non entro nel merito di questioni che riguardano altri circoli e altri esponenti del mio partito: mi sembra inopportuno e inelegante. Mi permetto però di osservare che Avellino è molto cambiata, decisamente in meglio, negli ultimi anni. Ovviamente ci sono dei problemi da risolvere, ma credo che Pino Galasso e la sua amministrazione siano risorse preziose per un PD che altrove è all’opposizione, penalizzato non solo dai suoi indiscutibili errori, ma anche dal can can mediatico scatenato sulla questione rifiuti da chi ha contribuito al disastro e che oggi, ammesso che voglia uscirne, non sa che pesci prendere. Le risorse vanno valorizzate: cercare di svalutarle o demolirle non solo è stupido, è suicida…».


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RUBRICA MEDICA

ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

Tumori alla vescica, i controlli salva-vita certamente facile convincere soprattutto se stessi a rivolgersi a un urologo. Da qualche anno però, come ho detto, complice anche una maggiore informazione e una conoscenza di base delle patologie migliore, abbiamo notato una certa apertura. I pazienti si rivolgono a noi con più semplicità, desiderosi di risolvere i problemi più che in imbarazzo per il soffrirne». Quali sono le patologie che riscontra più frequentemente qui in Clinica?

D

della Redazione

ottor Umberto Santaniello, perché ha deciso di intraprendere la carriera di medico e, soprattutto, quali sono i motivi che l’hanno spinta a scegliere una specializzazione delicata come quella dell’urologo? «Diversamente da altri miei colleghi, quella di

studiare medicina, ma che comunque l’ambiente familiare ha inciso e non poco sulla mia scelta. Per quanto concerne la specializzazione in urologia, si è trattato quasi di un caso. Mi spiego meglio. Durante gli studi ho seguito un percorso, in qualità d’interno, proprio nel reparto di urologia. Questa pratica

Da quanto tempo lavora presso la Clinica Santa Rita? «Ho raggiunto quasi i tre anni di attività presso questa Casa di Cura. Contemporaneamente, comunque, svolgo la professione presso altre strutture mediche sia provinciali che regionali. Il mio

Il dottor Santaniello, urologo presso la CLINICA SANTA RITA: i tumori come i calcoli si possono sviluppare a ogni età e manifestarsi senza preavvisi fare il medico è stata una scelta più derivante da una tradizione familiare che da una passione personale. Con questo non voglio assolutamente dire che non avevo voglia di

quotidiana mi ha spinto a continuare la strada intrapresa quasi inconsapevolmente. Oggi come oggi, comunque, sono molto contento della scelta che feci al tempo».

lavoro mi spinge a muovermi molto». La professione di urologo la fa rapportare a pazienti che, spesso, accusano disturbi all’organo genitale. Nota una cerca diffidenza da parte della gente? Il cittadino medio prova vergogna a consultare uno specialista? «Sicuramente non è semplice per un uomo ammettere di avere un problema o un fastidio proprio lì. In passato, molto più che oggi, ho avuto a che fare con persone che giungevano da me con affezioni anche gravi a stadi già molto avanzati. Queste situazioni si verificavano perché non è

«La stragrande maggioranza dei pazienti giunge alla Santa Rita per problemi di tipo renale e di calcolosi. Stiamo parlando di oltre il 50 per cento del totale. Un’altra buona parte dei pazienti, purtroppo, giunge affetta da formazioni neoplastiche maligne alla vescica». Ci traccia un quadro degli interventi per queste due distinte patologie? Iniziamo dalla calcolosi. «Il discorso sarebbe molto ampio ma, in linea di massima, c’è un protocollo che deve essere seguito per queste diverse affezioni. Per quanto concerne la calcolosi urinaria, che si può verificare in ogni sede, dai reni agli ureteri o alla vescica, è stato finalmente superata la fase in cui si agiva a livello chirurgico. Attualmente infatti, e questa è una delle nostre principali attività qui alla Santa Rita, la calcolosi si tratta con la litotrissia. Questa particolare terapia, consiste nell’utilizzo endogeno di onde d’urto che mirano a far discendere il calcolo o i calcoli alla vescica in modo tale da permettere l’espulsione attraverso la minzione. Accanto a questa pratica che, di per sé, garantisce un buon cinquanta per cento di successo, c’è una fase endoscopica durante la quale, con il paziente in aneste-

sia, si bombarda il calcolo con il laser fino a distruggerlo completamente». Dedichiamoci ora ai tumori vescicali. Come si affrontano? «Tutto dipende dallo stadio stesso della formazione neoplastica che, solitamente si manifesta con ematuria, ossia con la presenza di sangue nelle urine. Per quanto concerne il tipo di approccio, varia da caso a caso che deve essere preso in esame selettivamente, calcolando le caratteristiche sia del tumore, sia la salute o l’età del paziente. Ciò che non mi stancherò mai di ripetere, comunque, è che senza prevenzione noi medici non possiamo fare molto». Ha parlato di prevenzione. Cosa si deve fare per prevenire queste affezioni? «E’ molto semplice: sottoporsi a periodiche visite di controllo. I tumori alla vescica come i calcoli renali si possono sviluppare a tutte le età e possono manifestare la loro presenza da un momento all’altro, senza preavviso. Ecco perché ritengo sia assolutamente primario controllare lo stato del proprio apparato urinario con frequenza. E quando dico “con frequenza” intendo anche una ecografia ogni tre mesi se già si è sofferto di queste patologie in passato. I calcoli, infatti, possono facilmente riformarsi e anche in brevissimo tempo». Quali sono le attività che svolge durante il suo tempo libero? Cosa le piace fare? «Sono fermamente convinto che un medico, anche quando non lavora, dovrebbe in qualche modo dedicarsi all’attività sanitaria. Poiché ritengo che quella del medico sia una passione e una missione più che una professione, ho fondato una Associazione Onlus che si chiama A.D.A. (Associazione Diversamente Abili) che, da qualche tempo, porta avanti un discorso di tipo sanitario e che mira a fornire mezzi gratuiti a tutti per la prevenzione. Ci sto lavorando da tempo e spero che questo progetto possa davvero andare in porto».


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ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

MONTEFORTE

Salta l’accordo, Botta si ritira dalle elezioni S

della Redazione

alta l’accordo tra il dottore Amodio Botta e il Pd, cambia nuovamente lo scenario in vista delle prossime amministrative. E’ accaduto tutto in una serata, quella di mercoledì, durante la quale c’è stata una brusca virata da parte dell’ex Sindaco e attualmente consigliere regionale Sergio Nappi. Se, infatti, il sodalizio prevedeva che il partito dell’ex numero uno di Monteforte appoggiasse la coalizione guidata da Amodio Botta, tutto è cambiato quando Nappi ha deciso di uscire da dietro le quinte e di scendere in campo in prima persona. Una mossa a sorpresa che ha spiazzato sia i mem-

to a un tratto, senza alleati. Una spaccatura che ha creato una vera e propria migrazione verso una nuova lista di centrodestra che, a questo punto, sarà certamente capeggiata dal consigliere regionale e che vedrà confluire in essa Giuseppe Borrelli, Antonello De Angelis, Maurizio Ercolino, Angelo Montuori e Mario Canonico, i primi a rispondere alla richiesta di Nappi di tornare protagonista nel suo paese. Nelle ore successive “all’esplosione” del sodalizio BottaSocietà Civile-Pd si sono rincorse le voci più disparate che hanno trovato tutte unità in un coro che voleva lo stesso medico pronto a in-

MONTEFORTE - Il consiglie regionali Nappi costituirà una nuova lista di Centrodestra con Canonico e Montuori bri della società civile chiamati dal medico montefortese sia il Pd di Tevere trovatosi, tut-

fischiarsene del diktat di Nappi e a scendere in campo al fianco di Franco Tevere. Voci

prontamente smentite dallo stesso Botta che è intervenuto sulle colonne di ”Abellinum” proprio per chiarire una volta per tutte la propria posizione: «Sinceramente – ha spiegato il professionista montefortese – non credevo che si potesse giungere a questa situazione. Ero sicuro che l’accordo fosse fatto e che non ci sarebbero stati intoppi. Evidentemente mi sbagliavo. Quello che, però, ci tengo a chiarire è che, alla luce di quanto accaduto l’altra sera, ho deciso di fare un passo indietro e di ritirarmi dalla competizione elettorale». Una scelta di coerenza, quella di Botta, in linea con la sua ferma volontà di non entrare in dinamiche di partito e di colori politici. «Sono un uomo appartenente alla società civile e questo voglio continuare a essere. Allo stato attuale si stanno formando due nuove liste, una di centrodestra capeggiata da Nappi e una di centrosinistra con il Pd. Due coalizione che non mi interessano e di cui non vo-

glio fare assolutamente parte. La mia vecchia lista, quella che esisteva prima del crack dell’altra sera, era formata da tre esponenti democratici, da due candidati dell’UdC, da un iscritto a Sinistra democratica, da un membro della Destra Sociale e da ben cinque candidati della società civile. Il mio disegno, cosa che ho spiegato a più riprese, era quello di introdurre nella realtà politica cittadina persone nuove che avessero a cuore le sorti del paese a prescindere dai colori politici e di affiancarle ad amministratori di lungo corso, navigati e capaci di lavorare bene fin da subito. Ora che questo progetto non esiste più faccio un deciso dietrofront e lascio ad altri il compito di battagliare. Questo scenario è troppo diverso da quello in cui ero sceso in campo e assicurare la mia presenza nella bagarre elettorale significherebbe mancare di rispetto a quelli che hanno creduto nel mio progetto, anche se, alcuni, mi hanno abbandonato».

Trasparenza e impegno per Monteforte L’assessore provinciale Del Mastro, candidato nella lista di De Stefano - sindaco: il Comune sarà aperto ai cittadini e diventerà un luogo di ascolto e di partecipazione alle scelte amministrative

«V

orremo che si iniziasse un nuovo periodo, si aprisse una Nuova Frontiera in cui la responsabilità (di chi amministrerà) si saldasse con la responsabilità (di chi sarà amministrato) per costruire un corpo sociale coeso in grado di sostenere le sfide del tempo futuro e di proporre un sogno possibile agli abitanti di Monteforte Irpino del “domani». Con questo intendimento si chiude il programma elettorale della lista civica "Patto popolare per Monteforte" che ha Antonio De Stefano come suo candidato. «Abbiamo elaborato un programma condiviso e partecipato insieme ai cittadini e a tutte le categorie professionali montefortesi - spiega l'assessore provinciale Giuseppe Del Mastro - non è un libro dei sogni ma un documento concreto, quantificabile, confrontabile e, soprattutto, con sca-

denze ben precise. L'obiettivo è quello di creare una città viva, una "Città dell'Uomo", in cui le esigenze dei residenti non siano secondarie rispetto all'economia e allo sviluppo del territorio». Il programma ha individuato alcuni settori ben precise che andranno curati e valorizzati: l'ambiente, il sociale e l'economia su tutti. «Siamo convinti della necessità di restituire una dimensione di vivibilità a tutto il contesto cittadino - continua Del Mastro - puntando sulla tutela degli spazi verdi, sul recupero del centro storico, sul potenziamento della viabilità e dei collegamenti». Giovani e anziani le categorie al centro del ragionamento di Patto popolare per Monteforte: da entrambi passa il rilancio della quotidianità montefortese. «Rappresentano il nostro patrimonio presente e passato, le sentinelle del territorio e le spe-

ranze di sviluppo futuro - continua l'assessore provinciale - su di loro vogliamo puntare con decisione, promuovendo il dialogo, il confronto e il coinvolgimento, attraverso un Governo del territorio che si fondi sulla comunicazione e sulla trasparenza degli atti amministrativi». E proprio questi ultimi concetti rappresentano i punti focali del ragionamento: «Se è fondamentale il progetto, è altrettanto necessario che sia comunicato e che ci sia la possibilità per il cittadino di conoscere e poter interloquire; in ossequio a ciò il concetto della trasparenza nei processi amministrativi e nei rapporti tra Istituzione e cittadino sarà fattore fondamentale. Per favorire ciò avvieremo un processo di apertura del Palazzo Comunale: il Cittadino dovrà sentirsi a casa propria all’interno del Municipio», conclude Del Mastro.

Pubblicità elettorale: il comunicato preventivo

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i sensi della Legge n. 28 del 22 febbraio 2000 contenente le “Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica”, della delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 81/11/CSP concernente le “Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle campagne per le elezioni provinciali e comunali fissate per i giorni 15 e 16 maggio 2011, nel periodo compreso tra la data di convocazione dei comizi elettorali e il termine di presentazione delle candidature” SI COMUNICA che per le campagne per le elezioni comunali fissate per i giorni 15 e 16 maggio 2011, Abellinum mette a disposizione gli spazi pubblicitari su questa testata on line, per la diffusione di messaggi politici elettorali nelle forme consentite dall’art. 7 della L. n. 28 del 22 febbraio 2000 e succ. modifiche e dalla delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 81/11/CSP. L’accesso agli spazi su Abellinum e su Abellinum.it è consentito a tutti i candidati ed i partiti politici che ne facciano richiesta, nel pieno rispetto del principio della parità di trattamento. Le condizioni temporali di prenotazione e le tariffe sono quelle previste nel documento analitico depositato presso la redazione e sede legale del settimanale Abellinum, Piazza Umberto I - 83042 Atripalda (Av) e presso la sede dell'Associazione Culturale "Cento Uomini d'acciaio", c.da Valleverde, 8 - 83042 Atripalda (Av). Mail: abellinum@abellinum.it. Tel. 339 8212235 - 333 9063594


ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

ATRIPALDA

La storia atripaldese approda nelle strade

di Milena Talento

L’

Assessorato alla cultura del Comune di Atripalda ha presentato il panflet dedicato alle nuove strade di Atripalda nate dopo il sisma dell’80. In seguito al terre-

moto, infatti, la città di Atripalda ha subito una notevole espansione territoriale che ha reso necessario trovare nuovi nomi per le nascenti strade cittadine. La scienza che si occupa di studiare i nomi dei luoghi si chiama toponomastica ed è proprio ad alcuni esperti del settore che è stato affidato il delicato compito di denominare le nuove strade della città del Sabato. La Commissione per la toponomastica, tuttavia, ha deciso di porsi in linea di continuità rispetto alla toponomastica già esistente. In sostanza, si è deciso di lasciare spazio al ricordo di tutti quegli uomini che, illustrando la comunità cittadina e quella nazionale, rispondevano e rispondono tutt’oggi agli ideali vivi della comunità. Tra le grandi figure di reli-

ATRIPALDA - Il panflet della toponomastica, proposto dall’Amministrazione, celebra storie e personaggi non solo irpini

giosi, si è scelto di intitolare una strada ai Santi Sabino e Romolo con l’intento di ricordare i valori del cristianesimo abellinate del VI secolo. Tra i religiosi del XX secolo, invece, la scelta è caduta su Giovanni XXIII, il papa buono, per le sue straordinarie doti comunicative e il coraggio di parlare di una nuova Chiesa aperta al mondo con la semplicità dei grandi. Inoltre, un’ulteriore strada, è dedicata a Madre Teresa di Calcutta, le cui doti organizzative eccezionali, associate all’infaticabile servizio a favore degli ultimi, l’hanno fatta amare da uomini e donne anche di diverse confessioni religiose. Tra gli studiosi, invece, una strada è intitolata a Monsignor Alfredo Galante, l’illustre archeologo napoletano che, per il rigore scientifico impresso alla sua ricerca, giunse a scoprire il sepolcreto cristiano. Un’altra è stata dedicata a Teodoro Mommsen, perché l’ampia silloge critica delle epigrafi romane di Abellinum (nel volume X del suo Corpus

Inscriptionum latinarum) ha fornito metodo scientifico all’interesse sull’antica Abellinum e sullo Specus Martyrum. Si sono voluti ricordare, inoltre, due grandi intellettuali irpini: Francesco Scandone per il suo contributo enorme alla storia di Atripalda e Guido Dorso, figura di rilievo nazionale grazie alla sua riflessione sulla storia e la società del Mezzogiorno. Tra i personaggi storici si sono proposti alla memoria della comunità: Marino e Corrado Capece, signori di Atripalda, che per oltre un secolo legarono il loro feudo alla politica di fedeltà alla dinastia sveva; Marino II Caracciolo, nativo di Atripalda e suo signore dal 1617 al 1630, che volle radicali trasformazioni nello Specus Martyrum; Alfonso Dinacci dei conti di Sangermano, che legò la sua vita breve, intensa e gloriosa alla causa dell’unificazione italiana. Il criterio che ha guidato la scelta dei nomi legati al mondo dell’arte è stato il profondo legami di alcuni personaggi con Atri-

Un penalista alla guida del Paese Enrico De Nicola, nato a Napoli, fu eletto Presidente della Repubblica il 1° gennaio del 1948. E’ stato anche Presidente del Senato e giudice della Corte Costituzionale. Morì a Torre del Greco

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nrico De Nicola nasce a Napoli il 9 novembre 1877. Si laurea in giurisprudenza, divenendo ben presto uno dei più accreditati avvocati penalisti italiani. Compie tutta la sua carriera professionale e politica nell'Italia liberale. Il suo primo impegno è nel settore giornalistico, nel 1895 è redattore per la rubrica quotidiana di vita giudiziaria del "Don Marzio". Nel 1909 viene eletto Deputato al Parlamento nelle liste liberali, ed è riconfermato in tutte le successive elezioni dal 1913, al 1924, in queste ultime non presta il giuramento richiesto per essere ammesso alle funzioni e, quindi, non partecipa alle attività parlamentari. Viene nominato Sottosegretario di Stato per le Colonie nel 1913-1914 nel IV governo Giolitti. Interventista durante la I Guerra Mondiale, finito il conflitto è sottosegretario di Stato per il Tesoro nel 1919 nel governo Orlando. Il 26 giugno 1920 è eletto Presidente della Camera dei Deputati e ancora riconfermato nella legislatura successiva fino al 25 gennaio 1924. De Nicola rimane alla Presidenza della Camera

fino alle elezioni del 1924, che videro il successo di Mussolini e l'avvio, dopo la crisi del delitto Matteotti, del regime fascista. Nominato Senatore del Regno nel 1929, preferisce non partecipare ai lavori del Senato e ritirarsi a vita privata. Alla caduta del fascismo viene nominato membro della Consulta Nazionale, e all'indomani del referendum istituzionale a favore della Repubblica, De Gasperi, Nenni e Togliatti si accordano sul nome di Enrico De Nicola e nella seduta del 28 giugno del 1946 l'Assemblea Costituente procede alla sua nomina a Capo provvisorio dello Stato. Il 1° luglio 1946 ha luogo l'insediamento e De Nicola guida dal Quirinale i primi difficili e convulsi anni della Repubblica italiana. Nel maggio 1947 prova ad evitare, senza successo, la frattura e la fine dell'unità nazionale antifascista tra democristiani e socialcomunisti. Il 25 giugno 1947 si dichiara costretto, per motivi di salute, a rassegnare le dimissioni, ma viene rieletto il giorno dopo, al primo scrutinio con 405 voti su

523. A norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, dal 1° gennaio 1948 De Nicola assume il titolo di Presidente della Repubblica. Nel 1948 firma con il presidente del Consiglio De Gasperi, il liberale Grassi e il comunista Terracini la nuova Costituzione dell'Italia repubblicana di cui viene confermato Presidente dall'Assemblea Costituente all'inizio dello stesso anno. Dopo le elezioni del 18 aprile 1948 e l'elezione alla Presidenza della Repubblica di Luigi Einaudi, De Nicola viene nominato senatore a vita quale ex Presidente della Repubblica. Il 28 aprile 1951 è Presidente del Senato della Repubblica, ma si dimette dalla carica il 24 giugno 1952. Nominato giudice della neonata Corte Costituzionale dal Presidente della Repubblica il 3 dicembre 1955, nel corso della prima riunione viene eletto alla Presidenza della Corte. Abbandona la carica l'anno successivo il 26 marzo 1957, in forte polemica verso il governo italiano. Il 1° ottobre 1959 muore nella sua casa di Torre del Greco.

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palda: è il caso di Andreano de Ruggiero, letterato del secolo XVII, autore di una tragicommedia pastorale sulle origini di Atripalda intitolata Armellina; di Raffaele Troncone, disegnatore, pittore e fotografo che seppe elevare l’artigianato ad arte. Un ulteriore strada è stata intitolata ad Antonio de Curtis, alias Totò, il più grande comico italiano del Novecento e un’altra ancora a Nicola Salvi, imprenditore del ferro nel XIX secolo che seppe affiancare all’impegno per la produzione e il commercio la sperimentazione di tecniche e impianti produttivi innovativi. Nel mondo politico la scelta è caduta su figure di grande rilievo. Due di importanza nazionale: il napoletano Enrico De Nicola, primo Presidente della Repubblica italiana e Aldo Moro, lo statista democristiano assassinato dalle brigate rosse. Altre due figure politiche, inoltre, hanno rappresentato uno straordinario significato per l’irpinia liberale: Francesco De Sanctis e Michele Capozzi. Si è voluto, infine, ricordare una figura strettamente legata alla città di Atripalda come quella di Pietrantonio Vegliante, sindaco dal 1869-1879, grande patriota nei moti risorgimentali, medico a servizio della cittadinanza in terribili epidemie. Tra le personalità atripaldesi di grande valore professionale si è voluto richiamare alla memoria l’architetto Ippolisto De Laurentiis, attivo per un cinquantennio presso il Comune di Atripalda, per il quale risolse i più svariati problemi tecnici del territorio. Un’altra strada è stata intitolata a Vincenzo Vitale, Medaglia d’Oro al Valor Militare per il suo sacrificio in Africa Orientale e una ai Caduti delle Forze dell’Ordine, in onore di quanti perdono la vita nell’esercizio delle proprie funzioni lavorative. Infine, si è voluta onorare la memoria di Peter Rodino, figlio di un carpentiere atripaldese emigrato negli USA alla fine del XIX secolo. Brillante avvocato, deputato democratico al Congresso, si impose all’attenzione internazionale per l’equilibrio con cui svolse importanti incarichi istituzionali. Con lui la città ricorda tutti i suoi figli emigrati per lavoro. Questa settimana Abellinum dedica un approfondimento alla figura e all’attività politica di Enrico De Nicola.


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ABELLINUM Sabato 9 Aprile 2011

ATRIPALDA

Il decentramento fiscale ha dieci anni di ritardo P di Attilio Alvino

asquale Volino, lei è stato prima amministratore di un ente Pubblico (è stato assessore alla Provincia di Avellino nell'Amministrazione Maselli) e poi Revisore dei conti al Comune di Atripalda: quali le differenze e quali i punti di

superiore, del quale si parlava allora ma anche adesso. Ci ponemmo il problema di intervenire gradualmente con uno sforzo finanziario enorme di alcuni milioni di euro per venire incontro alle esigenze e alle richieste dei dirigenti scolastici. Si abbandonò la cosa, eppure la Provincia avrebbe potuto coprire fino al 40% di quello che occorreva, con la possibilità di un indebitamento garantito dalla condizione finanziaria certificata da un ente esterno». Oggi sta seguendo i fatti della Provincia? «Non più, ho perso l'entusiasmo politico. Tuttavia, continuo a seguire la pubblica amministrazione nel

Volino: non è questo il momento per una simile riforma. Gli amministratori vivono situazioni di oggettiva difficoltà contatto? «Ho fatto l'amministratore tecnico al bilancio per cinque anni e ho calato molto della mia attività professionale in quel ruolo, ma non so se è un bene o un male. Sono convinto che nelle pubbliche amministrazioni non si possa prescindere da quel minimo di applicazioni professionali. Ho creduto molto in questo e credo di aver dato una buona mano: i risultati furono buoni, perché chiudemmo con un rating di due A positive. La Provincia di Avellino arrivò a fine mandato con una classificazione di eccellenza finanziaria che era la premessa per poter lanciare l'ente su prospettive di investimento e di sviluppo. Purtroppo, devo dire che la strada tracciata non fu molto seguita e non si sfruttò appieno quell'elemento di positività». Un esempio concreto? «La messa in sicurezza degli edifici scolastici di grado

mio ruolo di Revisore dei Conti al Comune di Atripalda: partecipo molto all'attività finanziaria e considero il Revisore come una sorta di consulente del Consiglio e non un personaggio che si sovrappone all'attività degli uffici. Partecipo anche alla formazione degli atti, perché revisionare un atto nella sua fase finale è molto più difficile e dispendioso, rispetto ad un atto partecipato e del quale ho coscienza». Come è cambiata la situazione economica - finanziaria ad Atripalda, da quando è stato nominato Revisore dei conti? «Ci sono sicuramente dei risultati oggettivi, ma voglio prima fermarmi sull'impostazione del lavoro. Quando fui contattato dal Sindaco Laurenzano, fui molto chiaro: se tu vuoi il Revisore che viene a firmare il documento e basta, non mi chiamare perché non vengo. Se vuoi, invece, una mano sul settore finanziario,

va bene ma ti chiedo di lasciarmi l'autonomia che professionalmente mi è dovuta. E, in questo ultimo caso, ho trovato una rispondenza piena». Qual è stato, dunque, il primo passo che ha fatto? «Seguendo la volontà del Sindaco, abbiamo reso pubblico il quantum delle esposizioni finanziarie e abbiamo avviato un piano di risanamento del debito dovuto alle situazioni pregresse. Ma, su questo punto, bisogna essere chiari: le pubbliche amministrazioni passate attuavano una gestione dell'ente che si basava sulla rimessa dal centro. Il bravo amministratore è stato sempre colui che riusciva a farsi inviare i soldi da Roma: più soldi riusciamo ad avere e più spendiamo. E' una logica che non ho mai condiviso. Oggi, purtroppo, ma anche per fortuna, si è invertita la rotta e basta vedere il nostro bilancio, costituito da una parte che viene dal centro che si assottiglia sempre di più e una parte che viene dal comune che deve aumentare le proprie entrate». Quindi? «I nostri amministratori sono costretti a chiedere sacrifici ai propri cittadini, secondo un principio molto moralizzante dal punto di vista della gestione pubblica che porterà in futuro a una gestione virtuosa degli enti. Stiamo parlando del decentramento amministrativo, ovviamente. Il problema è che si tratta du fenomeni costosi che vanno calati con la giusta gradualità e nei momenti opportuni nelle comunità locali. Probabilmente, oggi non è il momento migliore e noi siamo costretti a subirlo: lo avessimo dei anni fa un intervento del genere, sarebbe stato tutto diverso». Perché non è il momento migliore per il decentramento amministrativo? «Perché il momento finanziario è molto negativo, la

pressione fiscale è al limite. Immaginiamo l'imposta di scopo: dobbiamo piantare dei tulipani rossi al bordo di un marciapiede? Possiamo farlo, ma dobbiamo essere consapevoli dei costi: è il principio di responsabilità della pubblica amministrazione rispetto ai costi. Oggi è un momento terribile, come si fa a fare un ragionamento simile al cittadino? Nei momenti di calo economico, è difficile prendere queste decisioni». Fosse dipeso da Lei, lo avrebbe rinviato il momento del decentramento amministrativo? «In realtà, lo avrei anticipato di dieci anni. Quando fu approvato il trattato di Maastricht, di marca prodiana, fummo chiamati a sostenere grandi sacrifici per raggiungere uno scopo preciso: l'entrata in Europa. Oggi, non vedo un obiettivo: chiediamo sacrifici ai cittadini, senza offrire prospettive. Lo scrivevo negli atti di previsione: andiamo incontro al federalismo e tutti gli amministratori devono accettare il federalismo, altrimenti rinnegherebbero se stessi e il potere di decidere. Ogni decisione comporta una responsabilità». Un paio di esempi concreti di risultati raggiunti nel Comune di Atripalda… «Il punto di snodo di questa Amministrazione c'è stato quando avete avuto il coraggio di portare in Consiglio, il disavanzo di Amministrazione di due milioni e mezzo di euro. Anche io spinsi in questo senso: avevate un bubbone ed era indispensabile farlo emergere, visto che la critica era tutta incentrata su questo punto. In quella sede, si prese atto non solo del debito, ma anche del modo per uscirne, proponendo una strada di risanamento ben precisa. Sul tavolo, insomma, misi il motivo dei miei sacrifici. La norma imponeva un piano di risanamento in tre anni e, invece, l'Amministrazione decise di risanare in due anni e, probabil-

mente, ci riuscirete. Gli Uffici e gli Amministratori hanno deciso di accorciare i tempi e l'impostazione data al problema è stata assolutamente trasparente e corretta. Con due milioni e più di disavanzo, non potevo immaginare di fare una festa in paese. Le impostazioni economiche che hanno creato i maggiori problemi, negli ultimi anni, sono quelle di impostazione keynesiane: l'investimento pubblico nell'economia. Aumentare il debito pubblico per mettere in moto il meccanismo economico che, a loro volta, dovrebbe mettere in moto la produzione, non funziona più. Ogni Ente diventa un moltiplicatore di investimenti e di indebitamento portato all'infinito». Atripalda vive un momento di profonda crisi politica che, probabilmente, non è altro che la punta dell'iceberg dell'eterna contrapposizione tra Centro e Sinistra: il sindaco Laurenzano ha dichiarato di non aver trovato ascolto dai vertici provinciali del partito, cosa ne pensa? «Sono uscito dal Pd: non ho una buona stima del partito. Eppure ho creduto nel Pd sin dal primo momento, era ed è il partito nel quale credo. Facevo parte dei circoli prodiani e cercavo proseliti in provincia: eravamo uno sparuto gruppo che vedeva nel nuovo soggetto politico, la naturale conseguenza della Margherita. Dicevamo a De Mita: ma se Lei non crede nel Pd, perché lo vuole a tutti i costi? E poi è successo quello che è successo, con l'abbandono del partito. L'idea del Pd è fallita perché si immaginava la gestione della cosa pubblica per il tramite del partito». E' davvero così scollato il partito dalle realtà locali? «Non c'è, non esiste. Il pd deve essere un partito di proposte, mentre un partito che non propone, non può dire non va bene Berlusconi e tradire il meccanismo delle primarie. Sono uscito dal partito, estromesso da primarie "taroccate" e non potevo più seguire chi avvallava simili comportamenti». Se fosse Laurenzano cosa farebbe al suo posto? «Sta facendo bene, non avrei potuto fare di meglio».


INCHIESTA

Il Pd è troppo attendista Si deve guardare avanti ro al Pd: quello di essere, a volte, un po’ troppo attendista». Parallelamente, l'Udc continua a riscuotere "successo" tra gli amministratori: è solo l'effetto De Mita o crede davvero che il partito di Casini possa essere il rifugio dei moderati?

della Redazione

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l Pd provinciale vive un momento di profonda crisi soprattutto nel rapporto

«La crisi che vive il Pd in realtà è una crisi che attraversa tutto il mondo della politica. Stia-

«Se parliamo dell’Udc in provincia di Avellino, è evidente che l’effetto De Mita è stato ed è il più importante elemento di aggregazione. Io non ho condiviso, tre anni fa, i tempi ed i modi che hanno portato alla fuoriuscita dal Pd di tanti amici. Resto convinto che le ragioni

Il sindaco Galasso: «Condivido le preoccupazioni di Laurenzano. I partiti dovrebbero supportare gli amministratori, uscire dalle segreterie e rafforzare i legami» con le comunità e con molte amministrazioni comunali, cosa ne pensa? Lei, in quanto Sindaco di Avellino, si sente tutelato in questo senso? Cosa si sarebbe aspettato dai vertici provinciali?

mo vivendo, ormai da diversi mesi, una fase molto delicata. La definirei quasi una fase di passaggio, in cui però si avverte ancora con forza il timore dell’ignoto, di ciò che ci attende. Questo è l’unico errore che rimprove-

si fanno valere con il dialogo, con la forza dei ragionamenti e non con l’abbandono. Detto ciò, è inevitabile che chi proviene da una certa cultura finisca per ritrovarsi su posizioni quanto meno analoghe. D’altronde ho sempre

«Il Comune di Avellino non vive una crisi, è chiaro che periodicamente ci possano essere degli avvicendamenti, come succede nelle squadre per favorire forze fresche» pensato, e lo ribadisco ancor di più oggi, che l’alleanza tra Pdl e Udc in provincia di Avellino ed in Campania non potesse durare nel tempo: sono troppe le distanze». Crede che il Pd si sia spostato troppo a Sinistra? «Parlare per categorie non mi ha mai appas-

sionato più di tanto. Io ho creduto sin dall’inizio al progetto del Pd, un contenitore democratico in cui far confluire idee per rilanciare un Paese sempre più alla deriva. Se il Pd trova ancora resistenze e non riesce ad affermarsi in maniera netta come forza riformatrice del Paese, probabilmente è dovuto al fatto che all’interno del partito c’è ancora riottosità, da parte di qualcuno, a fare sintesi, a guardare avanti senza voltarsi indietro». Lei e il Sindaco Laurenzano rappresentate due degli ultimi "baluardi" del Pd nei Comuni, eppure il primo cittadino di Atripalda è stato molto critico nei confronti dei vertici provinciali, lamentando scarsa attenzione e interesse per i problemi locali: cosa ne pensa? Condivide le preoccupazioni di Laurenzano? «Ho spesso condiviso le preoccupazioni sollevate dal mio amico Laurenzano. Chi si trova ad amministrare una comunità deve fare i conti con realtà e tempi che spesso non possono seguire quelli dei partiti. I partiti, però, dovrebbero sostenere, supportare, magari anche pungolare, gli amministratori che ne sono espressione. Uscire dalle segreterie e calarsi nelle singole realtà territoriali, credo sia la condicio sine qua non per cementare il legame tra i partiti e gli amministratori oltre che per far crescere il consenso e la partecipazione». Avellino vive un momento di profonda fibrillazione politica: prima le dimissioni di La Verde e adesso le continue richieste di rimpasto in Giunta.

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La crisi è dietro l'angolo? «Non parlerei di crisi. Sono Sindaco da 7 anni ed è normale che, ciclicamente, ci possa essere un avvicendamento in squadra. Anche nel calcio, le sostituzioni si fanno nel secondo tempo per mandare in campo forze fresche, sia che si è in vantaggio sia che si sta perdendo. Io credo che non ci sarebbe nulla di strano se, nel secondo tempo del mio secondo mandato amministrativo, dessi alla città forze fresche, senza nulla togliere a chi, con successo, ha disputato il primo tempo. Sono, comunque, largamente soddisfatto dell’attuale esecutivo ed eventuali cambi sarebbero conseguenti solo a finalità programmatiche». Molti esponenti e gruppi politici locali vedono in Lei un ideale candidato alle prossime elezioni nazionali... «Se è così li ringrazio. Ma io penso a fare il sindaco di Avellino». Il Federalismo municipale taglierà ingenti risorse agli enti locali: cosa ne pensa? Cosa e quanto rischia il comune capoluogo? «L’ho detto e lo ripeto: il Federalismo municipale è una iattura per le amministrazioni locali, in special modo per quelle del Mezzogiorno. E’ una pia illusione, se non addirittura una presa in giro, pensare che con il Federalismo si responsabilizzino i territori e si risolvano i problemi. Al limite è l’esatto contrario di quanto si dice che il Governo voglia attuare con questa Riforma». Sarebbe disposto, in quanto Sindaco, ad accogliere profughi africani? Se si, dove? Se no, perché? «Nessuna preclusione, ma prima di dire si bisognerebbe valutare bene l’esistenza di spazi adeguati e consoni. Altrimenti si corre un doppio rischio: creare un ghetto ed alimentare una guerra tra poveri».


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