Cronaca&Dossier33

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COPIA OMAGGIO

anno 4 – N. 33, Gennaio 2017

DAVID ROSSI e L’INSOSTENIBILE TESI DEL SUICIDIO La caduta anomala, le lesioni frontali sul corpo e quelle telefonate mentre Rossi era già agonizzante: la storia di un caso che sembra ancora troppo lontano dalla verità L’avvocato Piarani:«Le lesioni non coincidono con la caduta»

L’autopsia psicologica per Perché David Rossi avrebbe entrare nella mente della vittima dovuto suicidarsi?


Indice del mese 4. La finestra sul crimine

PERCHÉ MAI DAVID ROSSI AVREBBE DOVUTO SUICIDARSI?

10. Criminalistica

«DAVID ROSSI AVEVA LESIONI FRONTALI NON COMPATIBILI CON UNA CADUTA»

18. Dossier Inchiesta

AUTOPSIA PSICOLOGICA: UN’ARMA POCO CONOSCIUTA

24. Media Crime

LIBRO, FILM E PROGRAMMA RADIO CONSIGLIATI


ANNO 4 - N. 33 GENNAIO 2017

Rivista On-line Gratuita Direttore Responsbile Pasquale Ragone Direttore Editoriale Laura Gipponi Articoli a cura di Francesca De Rinaldis, Nicola Guarneri, Paolo Mugnai, Mauro Valentini Direzione - Redazione - Pubblicità Auraoffice Edizioni srl a socio unico Via Diaz, 37 - 26013 Crema (CR) Tel. 0373 80522 - Fax 0373 254399 edizioni@auraoffice.com Grafica e Impaginazione Federica Bonini Testi e foto non possono essere riprodotti senza autorizzazione scritta dall’Editore. Le opinioni espresse negli articoli appartengono ai singoli autori dei quali si intende rispettare la piena libertà di espressione. Registrato al ROC n°: 23491 Iscrizione al tribunale N: 1/2014 Reg. Stampa dal 15 gennaio 2014


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PERCHÉ MAI DAVID ROSSI AVREBBE DOVUTO SUICIDARSI? Le tappe della brillante carriera dell’uomo che conquistò MPS, soprannominato “Il Genio” per le sue qualità

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Si sa che in una città come Siena, dove è forestiero anche solo chi abita poche decine di metri fuori dalle mura e dalla Porta di San Maurizio, per ricoprire un ruolo importante occorre esser senese doc. E David era un predestinato, un prescelto dalla sorte, sia per posizione sociale che per quell’intelligenza eloquente e loquace che fin dal liceo aveva dimostrato. Nato il 2 giugno del 1961, si iscrive appena diplomato all’Università della sua città. Studi di tipo umanistico e del resto l’arte medievale e la storia lo faceva sentire ancor più vicino alle sue origini.

Poi la folgorazione del giornalismo politico e d’inchiesta. Inizia così la sua carriera e il suo lavoro che sarà sempre nella cinta di quelle mura medievali così ricche, scrivendo per Il Cittadino. E da quelle pagine del giornale locale che le sue qualità si palesano anche a chi non conosceva questo rampante “figlio della Lupa”. La sua pubblicazione delle liste dei suoi concittadini massoni, scuote proprio dalle fondamenta quel mondo che lui conosce bene, ma certamente non ne ferma l’ascesa.

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si sa, la comunicazione e la gestione delle informazioni sono fondamentali sia in politica che in altri campi, per esempio in quello bancario. Infatti, Giuseppe Mussari, Presidente della “Fondazione MPS” lo vuole con sé. E gli affida la responsabilità della comunicazione dell’Ente Fondazione Monte Paschi. Mussari Immagine ripresa dalla telecamera adiacente subito dopo la caduta è un uomo potentissimo in città, partito anche Nel 1996 tenta la scalata ad una posizione lui dalla politica di sinistra, dal basso si editoriale più elitaria di quella del giornale, diceva in quegli anni, Presidente della fonda così insieme al suo socio David Fondazione Monte Paschi a 39 anni, Taddei l’agenzia di comunicazione Free presidente della banca senese a 44, Lance. La comunicazione è la sua strada, presidente dell’Associazione bancaria ci sa fare, i confini della cronaca locale italiana a 48, è di fatto per dirla con le non gli bastano più. Ed infatti diventa parole di uno come Vittorio Feltri: «Il portavoce del Sindaco di Siena, quel Pier dominus di Siena: in città non si muove Luigi Piccini che praticamente governa foglia senza il suo parere». E ora al suo la città per oltre un decennio, prima con fianco ha David Rossi. il Partito Comunista, poi diventato PDS. È Il 2001 quando i destini di Mussari e David Rossi ormai è un uomo influente, di David Rossi si incrociano, anche se il

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contatto e l’affinità viene da più lontano, viene dal sistema politico cittadino, e il legame è sempre più stretto anche quando dall’Ente, Rossi passa alla MPS Banca come factotum per tutto quello che MPS decide di mostrare e per il modo in cui si mostra all’esterno. Un contratto a tempo indeterminato, una rarità in quel mondo, una garanzia per la Banca, David è un uomo della Banca a tutti gli effetti. E lui ne respira il bello, l’aspetto furiosamente magico e rampante di quel marchio, realizza gli spot più costosi del settore, 350 milioni di euro sono il budget

di spesa a sua disposizione. E lui li spende tutti. «Monte dei Paschi di Siena, una storia italiana, dal 1472» recita lo slogan con un sottofondo musicale del grande Paolo Conte. E non si può dire che siano soldi gettati al vento perché quel marchio non ha mai avuto come in quel 2007 la fiducia di tutta la clientela e dei grandi investitori, che infatti comprano azioni e titoli. Tutti corrono dietro a quel bene d’investimento straordinariamente solido. Poi, d’improvviso, i buchi di bilancio, la crisi, la magistratura, gli arresti. MPS crolla.

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“Il Genio”, questo il soprannome in azienda di David Rossi comincia ad andare in crisi non tanto d’idee quanto di credibilità. Ma non è colpa sua, anzi, Rossi lotta come un leone navigando con rotta sicura tra i marosi del più grande scandalo bancario che la Repubblica ricordi dai tempi del Banco Ambrosiano. Conferenze, strategie di marketing multimediale, il 2012 è per lui l’anno della guerra alle cifre e agli scandali giudiziari, il marchio e il prestigio della Banca sono la sua unica preoccupazione, almeno questo si percepisce da fuori. Perché da dentro, tra quei documenti, probabilmente Rossi

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legge tutto e tutto si presume sappia. Ma cosa ha visto e letto? Chi lo conosce lo vede diverso in quei primi mesi del 2013. Preoccupato, non solo per la morte del papà. C’è qualcosa che lo attanaglia, per la prima volta appare insicuro, smarrito. Il 6 marzo David Rossi precipita da una finestra dell’edificio di quella banca che è stata la sua fortuna. Muore sotto l’occhio di una telecamera che lo riprende agonizzante, in maniche di camicia, solo sul selciato di un vicolo anonimo, dopo un volo terribile e dopo che due persone immortalate da quelle immagini gli si avvicinano pochi secondi dopo la caduta, lo osservano e con malcelata indifferenza lo abbandonano a terra. Gli inquirenti parleranno di suicidio, di biglietti lasciati alla moglie, ma la dinamica di quella caduta non convince. Molti misteri si addensano e quella telecamera li evidenzia in modo esponenziale. Ma poi, si chiedono tutti, perché si sarebbe dovuto uccidere uno come David Rossi?


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Sono ancora molti i dubbi sulla morte del capo della comunicazione di MPS. Nonostante la recente consulenza elaborata dai tecnici nominati dalla Procura, i familiari ed il pool di legali e consulenti tecnici di parte sollevano imprecisioni ed inesattezze. La Procura sta indagando per l’ipotesi di istigazione al suicidio, la famiglia in base alle prove raccolte è convinta di un omicidio mascherato da suicidio. Esiste poi una terza ipotesi: quella di un tentativo di minaccia finito male. David Rossi potrebbe essere stato picchiato, minacciato, appeso fuori dalla finestra per spaventarlo e poi qualcosa potrebbe essere andato storto.

A nostro avviso è però un’ipotesi forzata, perché ci sono dei fatti del tutto singolari verificati dopo la caduta che ad oggi non hanno ancora trovato una spiegazione. Come è noto, qualcuno mentre David stava morendo sul selciato del vicolo di Monte Pio, si è trattenuto per molti minuti all’interno dell’ufficio del capo comunicazione, ha manipolato il suo telefono cellulare, rispondendo a chiamate e componendo il misterioso numero 4099009, uno fra i tanti altri fatti rimasti senza risposta, come già Cronaca&Dossier ha messo in evidenza in un approfondimento che è stato ripreso da quotidiani e tv che si sono interessati al caso.

Momento della caduta

Ricostruzione della caduta

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Abbiamo chiesto le ultime novità sulla vicenda all’avvocato Paolo Pirani, che insieme al collega Luca Goracci, da diversi mesi ha assunto l’incarico di rappresentare la famiglia Rossi.

I consulenti nominati dalla Procura, la professoressa Cristina Cattaneo e il Colonnello del RIS Davide Zavattaro hanno consegnato la loro consulenza tecnica. Verso quale direzione è orientata? Avvocato Pirani, a che punto sono le «La consulenza, le cui conclusioni (che parlano di suicidio, ndr), quale difensore indagini sulla morte di David Rossi? «Le indagini risultano ancora pendenti che ricerca la verità “oltre ogni ragionevole e a mio avviso ancora molto altro dubbio”, ritengo di non condividere, dovrà essere espletato; mi riferisco, in particolare, all’identificazione di tutte le persone presenti la sera del 6 marzo 2013 nella sede di Rocca Salimbeni, l’acquisizione del file audio del 118 nonché le registrazioni video di tutte le telecamere interne installate. Purtroppo all’epoca la Procura ritenne di non dover eseguire questo tipo di ricerca, così come non fu ritenuto necessario espletare indagini biologiche e/o genetiche forensi (DNA) che avrebbero potuto certamente dare risultati da confutare ogni e qualsivoglia dubbio». Il cellulare sulla scrivania dell’ufficio

I tabulati telefonici

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evidenzia molti lati oscuri della vicenda: a) David ha lesioni (le frontali) non compatibili con la caduta riconducibili presumibilmente ad una colluttazione; b) David quando era a terra in uno stato di semi-coscienza ed agonizzante gira il proprio volto verso l’entrata del vicolo dove risultano essere visibili delle attività (persone che entrano ed escono). Quello che più rammarica è che il video era già conosciuto (per essere stato subito acquisito) all’epoca della prima indagine; quindi era facilmente visibile la non compatibilità delle ferite frontali così come il fatto che David non fosse morto subito dopo l’urto a terra. Il fatto che ulteriori attività sono state eseguite dopo 3 anni è la prova che nel corso della prima indagine non furono espletate attività necessarie a chiarire i dubbi e quindi a ricercare la verità».

un’ora compatibile con il suo corpo a terra partirono delle chiamate e fu data risposta ad una di quelle in entrata. David amava il suo lavoro, la sua famiglia, programmava il suo futuro: perché si sarebbe dovuto suicidare? Non sono certamente le conclusioni di una relazione, ampiamente confutabile sul punto, a farmi maturare una diversa idea ed una diversa visione e valutazione delle prove».

Gran parte delle persone comuni ritiene che la morte di Rossi sia un omicidio che addirittura ricorda l’odore dei misteri di Stato. Qual è la sua opinione in merito? «Le idee contano se sono supportate da prove e quello che oggi è certo è che David aveva lesioni non compatibili con la caduta, che dal suo telefono cellulare in Finestra dalla quale sarebbe caduto David Rossi

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Lacerazioni al polso sinistro del cadavere

Forse la soluzione del caso David Rossi potrebbe essere più semplice di quello che si possa pensare. Forse non c’è bisogno di ipotizzare l’azione di un commando segreto che entra indisturbato dentro una banca, uccide e poi sparisce senza lasciare traccia, ci sembra veramente troppo. Forse non serve parlare di misteriosi e fantasiosi complotti, che tra l’altro non portano nessun beneficio alle indagini. In questa storia rimane però una sensazione di fondo, ed è pesante. Un odore percepito da molti, sì forse è giusto un odore che ricorda eventi già visti nella storia d’Italia. Eventi ben reali, tangibili, noti a tutti ma nello stesso tempo evanescenti, come evanescente è la loro verità.

Ecchimosi sul braccio destro del cadavere

Camicia che presenta delle lacerazioni e dei fori

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AUTOPSIA PSICOLOGICA, UN’ARMA POCO CONOSCIUTA Nei casi di morte equivoca si rivela uno strumento investigativo importante ma ancora poco usato

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È conquista recente della Psicologia Giuridica e delle tecniche investigative, l’attenzione incentrata sulla vittima, come elemento fondamentale per l’interpretazione del reato partendo dalla relazione interpersonale con il criminale. Una delle tecniche di indagine che si è sviluppata in questo ambito è l’Autopsia Psicologica, ovvero un’analisi post-mortem, utilizzata soprattutto in casi di morte equivoca, nella discriminazione dunque tra suicidio, omicidio o morte accidentale.

Si parla di Autopsia Psicologica quando l’identità della vittima è nota, ma è necessario stabilire le cause e le dinamiche del decesso. Shneidman e Farberow nel 1961 definirono l’Autopsia Psicologica «una ricostruzione retroattiva della vita di una persona capace di individuare aspetti che ne rivelino le intenzioni rispetto alla propria morte, fornire indizi sul tipo di decesso, sul livello (se vi è stato) di partecipazione alle dinamiche del decesso e spiegare i motivi per cui la morte è avvenuta in quel dato momento».

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Presupposto imprescindibile per l’analisi investigativa, e dunque, anche per l’Autopsia Psicologica, è il Principio di interscambio di Locard, per il quale «qualsiasi contatto lascia una traccia». Il processo dell’Autopsia Psicologica parte dal luogo del delitto, dove non sempre vi è la possibilità di riscontrare delle tracce obiettive da parte di chi investiga, ma dove sicuramente rimangono delle tracce psicologiche del rapporto autore-vittima, ricollegabili alla scena del crimine e alla personalità, alla storia recente, alle abitudini della vittima. L’Autopsia Psicologica non ha solo l’obiettivo di raccogliere i dati riguardanti

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la vittima al fine di costruire un profilo psicologico prima del decesso, ma anche quello di valutare in che misura queste specifiche condizioni possano aver svolto un ruolo nella genesi dei fatti che ne hanno determinato la morte; non ultimo, serve a gettare le basi per la definizione del profilo del criminale. Il compito dell’esperto, incaricato di svolgere Autopsia Psicologica, è quello di ricostruire lo stato mentale della vittima acquisendo informazioni sulla stessa, sia attraverso interviste che possono essere di tipo strutturato o di tipo semi-strutturato, a parenti, conoscenti e colleghi di lavoro, sia attraverso il parere di psichiatri esperti


in valutazioni biografiche post-mortem; sono intervistati comunque tutti coloro che possano essere utili a tale scopo, al fine di stabilire una valida ipotesi probabilistica in relazione a quanto è accaduto. L’Autopsia Psicologica è completata da un’ampia raccolta di elementi e testimonianze provenienti dalla storia medica e psicologica, dalle condizioni sociali e affettive e dai rapporti di lavoro della vittima. Da ultimo, i riscontri raccolti con le interviste e le testimonianze, vanno necessariamente incrociati e correlati ai dati obiettivi emersi dall’indagine, primi fra tutti i dati medico-legali. L’Autopsia Psicologica in Italia e in generale in Europa, nonostante sia una pratica conosciuta, non trova spazio nel campo applicativo e non le viene riconosciuto l’importante contributo che può offrire all’investigazione e agli interventi di prevenzione. Uno dei paesi dove il protocollo di Autopsia Psicologica si è sviluppato è Cuba, dove gli psicologici hanno la possibilità, insieme a tutti gli esperti, di partecipare

alla fase iniziale dell’investigazione. Il loro lavoro ha inizio dalla scena del crimine, e questo permette di suggerire la raccolta di informazioni e documenti. L’autopsia psicologica è il frutto di un lavoro condotto da gruppi pluridisciplinari e si rivela, pertanto, un procedimento tecnico irrinunciabile; nonostante ciò, l’attenzione posta all’applicazione di questo metodo investigativo è limitata. Tale limitata conoscenza e diffusione dell’Autopsia Psicologica della vittima, almeno in Italia, porta gli investigatori, gli avvocati e i pm a sottoutilizzarla.

Edmond Locard

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L’USO DELL’A.P. NEI CASI DUBBI TRA OMICIDIO O SUICIDIO

Approfondimento della psicologa forense Francesca De Rinaldis Quando si vuole analizzare una situazione di morte equivoca, inizialmente archiviata come suicidio, o tentativo di suicidio, è opportuno considerare in particolar modo 3 fattori, che in psicologia vengono classificati con una scala di incidenza da 0 a 6, dove 0 rappresenta nessuna predisposizione al suicidio, e 6 è un potenziale rischio elevato: 1-Accuratezza nella pianificazione del suicidio; in particolare il luogo prescelto (dove), la modalità (come) ed il periodo scelto (quando). 22 22

2-Metodo preferito ovvero la letalità del metodo. 3-Sforzo per prevenire i soccorsi, quando e come verrà ritrovato il corpo. L’Autopsia Psicologica, e l’analisi della morte equivoca (Equivocal Death Analysis EDA) dunque, consiste nella ricostruzione della scena del crimine in profondità, al fine di ricavarne informazioni sulla modalità della morte. Analizzando in particolare quei fattori come la causa della morte (o agente fisico), il meccanismo (o agente patologico)


e la modalità, ovvero stabilire se si tratta di omicidio, suicidio o incidente. Andando a ritroso nella vita della persona deceduta, sarà possibile verificare come ogni individuo, durante la sua vita, solitamente lasci un’impronta tangibile di sé, della sua personalità, delle sue reazioni, dei suoi eventuali tormenti e disagi psichico-esistenziali, su documenti, opere d’arte, nel luogo in cui abita, nei rapporti sociali ed interpersonali. Post-mortem sarà possibile identificare queste impronte soggettive lasciate da un suicida, o sospetto tale, e decodificarle, ricavandone così un profilo psicosociale che tenga conto tanto dei conflitti interiori, che della dinamica del fatto in sé. Nella storia recente della cronaca nera italiana, tale metodologia investigativa potrebbe trovare adeguata applicazione

all’analisi della morte di David Rossi, Responsabile della Comunicazione della Banca Monte dei Paschi di Siena, avvenuta la sera del 6 marzo 2013. La morte di David Rossi, nonostante una prima archiviazione per suicidio, lascia aperti oggi numerosi dubbi in relazione sia alla dinamica della precipitazione dalla finestra del suo ufficio, che sulle attitudini psicologico-comportamentali, al gesto suicida stesso. In tale caso si rivelerebbe pertanto fondamentale operare, attraverso un’indagine condotta con Autopsia Psicologica, una valutazione indiretta di natura socio-psicologica di David Rossi, un’indagine retrospettiva dello stato mentale, dei comportamenti e delle motivazioni che avrebbero portato alla sua morte al fine di una più completa e certa discriminazione tra atto suicida piuttosto che omicida.

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LIBRO E PROGRAMMA TV

CONSIGLIATI

a cura di Mauro Valentini

MONTE DEI PASCHI DI SIENA Un amore lungo mezzo millennio finito in tragedia

Un testimone diretto, scomodo e pieno di amore. Mauro Aurigi ha lavorato mezzo secolo dentro MPS, ne conosce tutti i protagonisti di questa grande follia, l’ascesa e il crac della banca più famosa del paese. Mauro Aurigi in questi ultimi 30 anni da dipendente importante dell’Istituto bancario, ha visto e sentito tutto, ha assistito ad un fenomeno che si è consumato e che egli stesso definisce di una avidità di carattere quasi antropologico, che ha di fatto segnato l’inizio della fine. Avidità di soldi e di potere che ha prodotto un disastro dettagliato passo per passo dall’autore, raccontando di uomini che non hanno saputo capire a quali rischi sarebbe stata esposta non solo MPS ma tutta la città e le sue istituzioni. Una ricostruzione storica dettagliata e avvincente, che entra in questa storia oscura partendo dalla morte di David Rossi il 6 marzo 2013, un valore storico evidente fin dalle prime pagine in questo Monte dei Paschi di Siena: Un amore lungo mezzo millennio finito in tragedia (Adagio Edizioni). Un libro che nasconde dentro la nostalgia e la rabbia per quello che senza mezzi termini Aurigi definisce il sacco di una città tra le più virtuose d’Italia e che è caduta così in basso tra arresti e scandali. L’autore rende facilmente comprensibili alcuni concetti economici, importanti questi per comprendere le dinamiche bancarie ma anche per seguire quello che si è trasformato da malaffare in cronaca nera. Un libro necessario per chi vuole avere un quadro più chiaro su quello che è accaduto e sta accadendo ad una delle più importanti e, fino ad ora, longeve banca italiana.

Diritto di Cronaca,

la nuova rubrica di politica ed attualità in onda ogni martedì e giovedì su Teleromauno (CH. 271). Tante le tematiche già affrontate, dal caso Cucchi al clan dei Marsigliesi, fino alle inchieste su sanità, sicurezza e criminalità. Tutte le puntate sono disponibili sulla pagina Facebook di “Diritto di Cronaca”, condotte dal giornalista Giovanni Lucifora.

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FILM E PROGRAMMA RADIOFONICO

CONSIGLIATI

a cura di Nicola Guarneri

SUSPIRIA

A fine mese torna nelle sale cinematografiche il capolavoro di Dario Argento Segnate questi giorni sul calendario: 30 gennaio, 31 gennaio, 1 febbraio. In queste tre date, in occasione del quarantennale dall’uscita originale, le sale italiane trasmetteranno la versione restaurata di Suspiria, il capolavoro di Dario Argento uscito ormai nel lontano 1977. In un cast quasi tutto italiano (Flavio Bucci, Alida Valli, Stefania Casini) spiccano anche attori da Hollywood: la protagonista Susy, una giovane americana che parte per l’Europa con il sogno di diventare una ballerina professionista, è interpretata da Jessica Harper mentre una splendida Joan Bennett interpreta madame Blanche. Primo capitolo della trilogia ed ispirato a un libro di Thomas de Quincey, Suspiria è il classico horror alla Dario Argento: la visione al cinema è altamente consigliata.

In radio La Storia Oscura

Storia, crimine e criminologia su Radio Cusano Campus dal lunedì al venerdì dalle 13:00 alle 15:00 con “La Storia Oscura”, un programma curato e condotto da Fabio Camillacci. Conoscere la storia per capire l’attualità.

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