Veneto City

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Settembre 2010

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 Operazioni come Veneto City partono da lontano. Gli speculatori immobiliari, ancor prima della progettazione del Passante, avevano già acquisito molti terreni agricoli a prezzi vantaggiosi in seguito convertiti dai Comuni ad altra destinazione d’uso. In questo modo ingenti somme sono state investite in un affare che non poteva non andare a buon fine perché garantito dagli amministratori degli Enti locali con i quali l’operazione è stata concordata. Chi, in tutti questi mesi e anni, dal governatore Giancarlo Galan ai sindaci di Dolo, Pianiga e Mirano, passando dal-

Renderingi della Stazione dentro Veneto City l'ex presidente della Provincia Davide Zoggia per finire alla giunta Zacariotto, ha pubblicamente e ripetutamente garantito che su Veneto City “non esiste alcun progetto

preciso”, e che “tutto verrà deciso esclusivamente in base al bene e alle esigenze della collettività”, ha, parallelamente, sollecitato la buona riuscita dell'operazione.

 Sulla carta, gli oltre 2 milioni di metri cubi di cemento e vetro potrebbero diventare qualsiasi cosa, le ipotesi avanzate includono, sede degli uffici regionali, un ospedale unico, il polo universitario, polo fieristico,

centro ricerche. Di fatto Veneto City è una enorme operazione immobiliare che cancellerà decine di ettari di campagna veneta con la costruzione di un'intera città direzionalecommerciale di cui,

però, nessuno ha ancora chiari i contenuti. L'importante, sembra, è iniziare a costruire. Un altro “non-luogo” che stravolgerà definitivamente l’identità dei nostri paesi inglobandoli in una grande e informe periferia.

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- 1,7 milioni mq di superficie edificabile - 2 milioni m3 di cubatura - 40-60% attività commerciali - 10% strutture ricettive - 15% centri commerciali - 20% servizzi pubblici - nuova stazione FS - nuovo casello autostradale a Albarea - almeno 75.000 veicoli in più al giorno


Il Terzo Veneto e le New City

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     Il piccolo commercio dei centri storici ha subito una veloce e inarrestabile crisi dovuta al proliferare di ipermercati, centri commerciali e outlet. Veneto City diventerà il più grande centro polifunzionale d’Europa e la preoccupazione per l’economia dei paesi circostanti è stata più volte sollevata dalle Associazioni di categoria dei commercianti. Il nostro paesaggio rurale verrà deturpato da torri alte 150 metri e da una città artificiale con 40.000 presenze al giorno stimate, che di notte si svuoterà completamente. Inoltre la diffusione di questi “non-luoghi” offende l’identità originaria delle nostre località e induce una fruizione distorta del tempo libero e della socialità, sostituendosi alle piazze.

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Uno dei principali problemi ambientali della provincia di Venezia, da tutti riconosciuto, è il consumo di suolo, che già allo stato attuale ha raggiunto livelli più che preoccupanti e ai quali è legata la fragilità dell’assetto idrogeologico.

L’area occupata da Veneto City

Veneto City è progettata su un’area ad elevato rischio idraulico, Superfluo ricordare, a questo proposito, le emergenze sempre più frequenti dovute a esondazioni e a vere proprie alluvioni.

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Il traffico previsto dagli stessi progettisti è di 3.500 veicoli ora con punte di 7.000, un flusso veicolare di 70.500 veicoli.al giorno. Il Piano trasportistico presentato dai progettisti prevede solo la viabilità interna all’area, ed un nuovo collegamento della variante sp 28 con la sp 25.

Ma Veneto City attrarrà traffico da tutto il Veneto e da alte regioni confinanti mandando definitivamente in tilt tutta la viabilità del Graticolato, del Miranese e della Riviera e aumentando spaventosamente l’inquinamento atmosferico. L’operazione Veneto City finirà poi per giustificare la realizzazione di nuovi assi stradali, cementificando ulteriore suolo agricolo, una tra tutte la Romea Commerciale che dovrebbe innestarsi proprio sul Passante a Roncoduro, vicino a VC.

 Su come riempire la scatola vuota “Veneto City” se ne sono dette tante: polo fieristico, centro direzionale per il terziario avanzato, centro ricerche, polo commerciale/ produttivo, addirittura una centrale nucleare…insomma di tutto e di più per giustificare quella che in

realtà non è altro che una gigantesca speculazione immobiliare. Da un po’ di tempo si parla anche dell’ipotesi di Ospedale unico per l’ASL 13, al posto di quelli di Mirano, Dolo, Noale (costo stimato 370 milioni di euro). Gli affaristi, si sa, non hanno limiti: di fronte

all’inconsistenza delle varie e roboanti ipotesi già proposte, ora si cerca di fare leva su un tema che sta molto a cuore ai cittadini, quello della salute spacciando l’Ospedale Unico come la soluzione per eliminare sprechi, appianare debiti e rendere più efficiente il servizio.

Ma un Ospedale Unico significherà invece il 30% in meno di posti letto, prezzi più alti per le prestazioni, maggiori difficoltà di accesso per gli abitanti dei paesi più lontani, più disservizi e minore qualità del servizio erogato. Due piccioni con una fava: l’attacco al territorio diventa anche attacco ai diritti, in primis quello alla salute.


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  Veneto City è un ottimo esempio per spiegare come si innesca la spirale perversa del consumo di suolo: Fase 1: si costruiscono nuove arterie autostradali (es. il Passante) che inglobano territori agricoli;

Tutta la nuova pianificazione tra Mestre e Padova—al centro VC

Fase 2: società immobiliari e latifondisti acquistano i terreni attraversati dalla nuova infrastruttura a prezzi molto bassi (es. Veneto City spa); Fase 3: i terreni da agricoli diventano edificabili con varianti urbanistiche o

Se si osservano in modo comparato le tappe dell’evoluzione del Passante di Mestre, insieme a quelle del PRG di Dolo e di Veneto City, si possono riscontrare delle coincidenze temporali che hanno dell’incredibile.

Fase 5: i nuovi insediamenti attraggono nuovo traffico e come soluzione vengono realizzate altre strade che attraversano altre zone agricole (es Romea Commerciale)…e via di nuovo.

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accordi di programma; in questo modo il loro valore si moltiplica improvvisamente di decine di volte; Fase 4: vengono costruiti nuovi centri commerciali, direzionali, produttivi (es. Veneto City);

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 Di fronte alla crisi economica e sociale in molti (partiti, economisti, esperti…) sono soliti cercare nemici e cause esterne. Ma se parliamo di consumo di suolo e di distruzione del territorio in Veneto, allora per trovare i responsabili bisogna cercare tra i veneti doc. Illuminanti a questo proposito le dichiarazioni rilasciate a vari giornali dagli artefici del progetto: “La fotografia che piace di più all’ingegner Endrizzi, è un cane da caccia, un pointer per la precisione, lanciato come un treno verso un bersaglio sconosciuto e fulminato dal teleobiettivo...in un concentrato di potenza che sta per esplodere. Endrizzi va a caccia. Di terreni, non solo di quaglie o di pernici rosse, come il suo amico Bepi Stefanel. Vanno a ti- Nordest. Da terra a- di pura speculazione, rare alla pernice rossa nella gricola, nell’arco di Steffanel ribatte che Mancha con il re Juan Carlos, pochi anni siamo di- l’errore è stato quello poi Bepi invita sua maestà in ventati area a fortissi- di aver comunicato Italia a tirare all’anatra nella ma vocazione indu- poco e dall’inizio il tenuta di Dragojesolo. Endrizzi striale, macellando loro progetto. Sulla ha fiuto per i terreni, come i però il territorio. Vene- stessa lunghezza d’oncani da caccia che alleva. to City può essere un da il socio Endrizzi, «Avevo per le mani l’area giu- risarcimento, un modo secondo il quale «Mi sta» dice. Ma guarda che com- nuovo di edificare, di umiliava fare capannobinazione. Cosa si può obietta- progettare sviluppo. ni. Stiamo lavorando re a uno così fortunato? L’a- Veneto City vuole es- con l’università di Venezia e quella di Padorea. In quest’area di sere il segno del ri- va, abbiamo studi di 550.000 metri quadrati, di cui scatto contro il declino socio-economia alle metà sono già suoi e l’altra economico incomben- spalle, vogliamo prometà in fase di accaparramente». A chi parla gettisti di grande to, tra l’autostrada A4, la linea ferroviaria Padova-Venezia, la stazione fs di Dolo-Mirano e  l’innesto del Passante, l’ingegner Luigi Endrizzi, ovvero  l’uomo che costruì Padova Est  (polo IKEA), ha immaginato una città nuova di zecca e l’ha  battezzata «Veneto City». Dal  nulla. Il sogno ha contagiato il suo amico di trasferte vena-  torie Giuseppe Stefanel im-  prenditore trevigiano che ha messo su un impero mondiale  dell’abbigliamento «Veneto  City è il simbolo della fase due dello sviluppo del

qualità, nomi di fama internazionale». Norman Foster e Renzo Piano, dice. Ma senza impegno, perché non c’è ancora l’accordo. «Verranno qui a vedere di che cosa è capace l’architettura ai massimi livelli. Ci misuriamo con Tokyo, con Hong Kong, non con Trebaseleghe». Un altro trevigiano che mette i soldi è Fabio Biasuzzi, anch’egli appassionato di animali, i cavalli stavolta, ma più noto perché si occupa di cave e cemento. In società c’è anche Olindo Andrighetti, imprenditore di Piove di Sacco, nome importante nel commercio internazionale dei legnami.”. Strana coincidenza, ha a che fare con i legnami anche Giancarlo Selci (pesarese), che con la multinazionale Bieffe è uno dei leader nella produzione di macchine industriali per mobili e serramenti, e tra i principali fornitori di IKEA. Insomma una squadra bene assortita, quasi tutta veneta per un Veneto all’avanguardia? Ma allora perché, se c’è davvero bisogno, questi progetti futuribili non vengono pensati ad esempio nelle aree dismesse di Porto Marghera, già servite da strade, ferrovie e banchine portuali, invece che su aree agricole? Non potrebbe essere questa l’occasione per innescare un processo di riqualificazione ambientale e di rilancio di una zona industriale ormai in declino? Forse la trasformazione dei terreni agricoli “rende” di più della riconversione di zone degradate?


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