inCATzati

Page 1

www.infocat.it FOGLIO INFORMATIVO PROMOZIONALE

CAT

L’EDITORIALE LA CITTA’ SPUGNA, ARTIFICIALE E PARASSITA Nella storia erano i re e gli imperatori a fondare nuove città. In Italia è stato Berlusconi a fondare Milano 2 e Milano 3, e ancora lui, dopo il terremoto dell’Aquila, a promuovere la creazione di new town e a lasciare andare in rovina la città storica. Oggi, nel Veneto, in virtù di uno scellerato articolo della legge urbanistica regionale, a ergersi a cofondatori della nuova città, con l’ing. Endrizzi, sono il sindaco Calzavara PdL di Pianiga, comune con meno di 10.000 abitanti, e la sindaca Gottardo della Lega di Dolo, comune che ha appena superato i 15.000. I due sindaci, con il voto delle rispettive maggioranze consiliari, malgrado la contrarietà delle opposizioni e malgrado la mobilitazione popolare che da anni cerca di contrastare questo progetto, hanno avuto la delega per firmare l’Accordo di Programma che apre la strada alla più grande speculazione di rendita fondiaria che si sia mai vista in Veneto. [...continua a pag. 5]

L’ESECUTORE TESTAMENTARIO Si dice, ma pare sia leggenda, che la mattina che avrebbe visto l’incoronazione del principe Luca a Governatore del Veneto, 4 poderosi sacramenti siano risuonati nella vallata del prosecco, rotolando giù dalla presidenziale collina a scompigliare i pampani delle prodigioso vitigno, sino a raggiungere le sparse ed annichilite borgate di Refrontolo. Si dice, e pare certo, che nella stessa mattina il neo Governatore della più leghista delle regioni italiane, sia stato improvvisamente sottratto dalle bollicine qua e là svolazzanti nel presidenziale dormiveglia, dall’insistente scampanellio che annunciava un inaspettato telegramma. “Telegramma” proferiva l’emozionato precario delle poste italiane.

“Telegramma?” ripeteva fra se il giovane presidente, certo di aver lasciato come indirizzo utile quello dell’appartamentino di Codognè (buono per mostrare ai media lo stile frugale del nuovo Governatore a confronto di quello ostentato e sfarzoso del suo predecessore) e non già della presidenziale villa con vigna di Torre delle Fate, acquistata per due euro ad una asta immobiliare, restaurata e camuffata da bed and breakfast con piscina. “Col Berlusca me Pare ga dit de far no chel che te vò e de firmà tut che Galan el ga lassà da far e che te ricord el Chiso e la Sartori. Salut. Firmà: el Trota” Comprensibili, se veri, i quattro sacramenti. Trattato alla stregua di mero esecu-

tore testamentario dell’era Galan! Lui, il maestro della comunicazione, così raffinato, così sobrio ed attento nei costumi e nelle passioni, così bravo a rimanere in equilibrio fra il dire e il fare, Lui costretto a interpretare la parte del semplice servo di scena di una commedia (tragedia per i veneti) interpretata dal trio Galan, Chisso, Sartori a vantaggio di un ristretto pubblico di fruitori: Mantovani, Benetton, Stefanel, Astaldi etc… Tutti noti benefattori della società, da tempo impegnati nel lucroso sfruttamento delle residue risorse ambientali della terra dei veneti e dei beni della collettività (Autostrade, Stazioni Ferroviarie, Aeroporti, etc…). Ma il buon Zaia è uomo navigato. Vuoi mettere chi si è occupato di

discoteche con chi ha fatto il boy scout nell’Agesci..? Lui, l’esecutore testamentario delle vaccate come Veneto City ereditate da Galan, potendo sa farle fare, di volta in volta, a qualche scartina di turno. Scartine che nell’affamata Lega, memore che da un momento all’altro si può passare dal 30 al 10% in Regione, se non addirittura sparire al di sotto della soglia del 4% a livello nazionale, come nel 2001 (3,94%), salvati solo dall’abbraccio con il padrone di Arcore, non mancano di certo. Spiace, nel caso di Veneto City, e nel mentre finalmente si parla di quote rosa, siano anche donne.


2

Il Punto

CAT NON SI ARRENDE E RILANCIA:

SUBITO LA CONSULTAZIONE POPOLARE C

on la firma della bozza di accordo di programma avvenuta il 30 giugno scorso, l’operazione Veneto City subisce una fortissima accelerazione. La fretta però non ha nulla a che vedere con la pubblica utilità, l’indifferibilità o l’urgenza tipica delle opere che seguono l’iter dell’accordo di programma; il giro di vite è stato imposto probabilmente per dimostrare alle banche creditrici che l’operazione sta andando in porto vista la precaria situazione economica di alcuni soci della Veneto City spa e del gruppo Basso, proprietario di una parte dei terreni interessati.

interesse abbiano mai avuto la possibilità di dire la loro in consessi pubblici. Di più, l’accordo di programma viene sottoscritto senza che sia stata effettuata la valutazione Ambientale Strategica, una procedura obbligatoria in questi casi, ma non per la commissione regionale Vas, presieduta

L’aspetto più grave, dal punto di vista della democrazia, è proprio questo: il modo servile con il quale gli enti pubblici, in particolare i Comuni, si sono piegati alle esigenze dei poteri forti, invece di preoccuparsi di garantire gli interessi della collettività e la legalità. Questa compressione dei tempi sta di fatto portando all’approvazione di una variante urbanistica di proporzioni gigantesche [circa 1 milione di metri 12 Marzo: un fiume di gente contro il cemento quadrati l’area complessivamente coinvolta nella prima fase] senza che ci dal solito supercommissario Silvano Versia stata la ben che minima possibilità per le nizzi. Il tutto sulla base di un rapporto amcomunità locali di essere adeguatamente inbientale presentato dai proponenti che non formate, senza che cittadini e i portatori di

Veneto City: che cosa sta accadendo di Julian Adda U

na decina d’anni dopo la costituzione della società Veneto City spa, il grande sogno di Luigi Endrizzi [ingegnere padovano già artefice dell’operazione IKEA- Padova Est], si sta concretizzando. La firma della bozza di accordo di programma tra Regione, Provincia, amministrazioni di Dolo e Pianiga e la società Veneto City spa [di cui Endrizzi è presidente, mentre Rinaldo Panzarini, già direttore della Cassa di Risparmio del Veneto, ne è l'amministratore delegato], chiude i tre giorni di fine giugno che hanno arroventato l’aria già afosa della Riviera. Lunedì 27 un’assemblea pubblica a Dolo in cui i CAT, di fronte a oltre 400 persone hanno smascherato la vera natura di Veneto City; martedì 28 i consigli comunali di Dolo e Pianiga, per dare il mandato ai Sindaci per sottoscrivere la bozza di accordo di programma; mercoledì 29 per la sua firma presso la sede di Veneto Strade. Diviso in due fasi, la prima, che copre i prossimi dieci anni, prevede la realizzazione di500mila mq di superficie suddivisi secondo varie funzioni (vedi box) su di un’area territoriale di 715.000 metri quadri. Valore stimato dell’operazione, circa 2 miliardi di euro; alle amministrazioni interessate andranno i contributi di costruzione stima sui 50 milioni - e i futuri proventi dell’ICI, ripartiti all’80 per cento per il comune di Dolo e il 20 per cento per quello di Pianiga. L'area in questione è agricola ma comunque destinata, come ricorda Endrizzi, dalla pianificazione esistente a divenire industriale, e per questo la proposta di Veneto City viene motivata come una valida alternativa ai capannoni. Dopo le osservazioni e le controdeduzioni, l’iter prosegue con la ratifica da parte degli enti sottoscrittori, e si conclude con un decreto del Presidente della Regione; da questo momento l’accordo diventa variante

urbanistica a tutti gli effetti e scatta la fase attuativa con la redazione dei PUA [Piani Urbanistici Attuativi]. Se questa prima fase riguarda un’area agricola, la seconda fase concerne l’attuale area industriale del comune di Pianiga, che secondo il progetto dovrebbe trasformarsi in 400mila mq ad uso terziario. Sottolineato che la Regione, pur connotando Veneto City di rilevanza strategica nello sviluppo regionale, ha bocciato l’idea del polo fieristico nell’area, contenuto nella proposta iniziale, la versione verde di Mario Cucinella e Andreas Kipar, presentata lo scorso inverno, non cambia poi molto la sostanza delle cose. Si prosegue nella logica del consumo del territorio; e la cornice nella quale viene presentata la Veneto Green City [un vero e proprio modello attraverso il quale si vorrebbe cementificare l’intera striscia che si estende da Padova a Venezia compresa tra l’autostrada A4 e la ferrovia per una lunghezza di 28,5 km e 800 m di larghezza] non contribuisce a rasserenare gli animi. Perché nonostante le parole, nessuno si fida più: il parere negativo della Commissione di Salvaguardia a Veneto City è stato cancellato dal presidente della Regione, e la commissione regionale VAS ha escluso che il progetto di Veneto City debba essere sottoposto alla valutazione. E già ci si chiede se arriverà prima il groviglio stradale della connessione con la nuova Romea commerciale, proprio in corrispondenza dello snodo tra A4 e Passante di Mestre, sulla punta orientale di Veneto City, o gli alberi previsti da Cucinella e Kipar che dovrebbero occupare gli spazi di campagna, in attesa dele colate di cemento; peraltro con un paradossale effetto di museificazione del paesaggio, ridisegnando e sovrapponendo campagna a campagna (filari di alberi, corsi d’acqua) all’interno di una città finta.

ci fosser o gli estremi, anche in sede penale. Ma l’iniziativa più importante che vede impegnati sia CAT, sia le associazioni di categoria, le associazioni ambientaliste e la lista Il Ponte, è la massiccia campagna di raccolta firme per chiedere ai due comuni di non ratificare l’accordo, per chiedere che venga effettuata la VAS, e soprattutto per ottenere una consultazione popolare che restituisca la parola ai cittadini, visto che il territorio è un bene comune a tutti gli effetti.

tiene minimamente in considerazione o sottovaluta aspetti come l’inquinamento atmosferico e elettromagnetico, gli impatti dovuti alla gestione dei rifiuti, il rischio idraulico… Ed è proprio per questo motivo che i Comitati di CAT parlano di questa firma come di un atto irresponsabile perché si tratta di un vero e proprio attentato alla salute e alla sicurezza di migliaia di cittadini che abitano nei paesi della Riviera del Brenta e del Graticolato. Per CAT, comunque, la partita è ancora tutta aperta: dopo la firma della bozza di accordo di programma, i comitati si sono immediatamente attivati per presentare centinaia di osservazioni, sensibilizzare in modo capillare le popolazioni; i comitati hanno inoltre già dato mandato ai propri legali di preparare fin da subito i ricorsi al TAR, alla Corte di Giustizia Europea, e qualora

Firma la petizione su www. infocat.it, oppure sottoscrivi direttamente l’appello presso i gazebo di CAT e presso i numerosi negozi di Dolo e Pianiga che aderiscono alla campagna.

Diamo i numeri Superficie totale interessata

1.600.000mq

Superficie area di intervento

1.290.000mq ( prima fase 718.000mq) Nuovo casello A4 di Albarea, nuova stazione FS, viabilità di accesso Romea Commerciale, Camionabile, Tangenziali BS-PD, bretella TAV per Vigonza

Infrastrutture complementari Infrastrutture correlate Traffico giornaliero attratto

Almeno 70.000 veicoli/giorno in più

Valore dell’operazione

Circa 2 miliardi di euro

Destinazioni d'uso (* dati masterplan VC)

FASE 1 AL 2020

FASE 2 AL TOTALE SUPER2030 FICIE (mq)

TERMINI DI PARAGONE

COMMERCIALE (negozi, centri commerciali)

56.000

44.000

100.000

10 volte Auchan Mestre

TEMPO LIBERO (palestre, cinema, teatro, musei…)

56.000

44.000

100.000

come 15 UCI Cinema Marghera

RICETTIVO (hotel, residence)

41.000

31.500

72.500

70 alberghi tipo della Riviera

DIREZIONALE (istituzioni finanziarie e pubbliche)

126.000

99.000

225.000

-

POLO FIERISTICO

-

120.000

120.000

6 volte lo spazio espositivo della fiera di Padova

SERVIZI ALLE IMPRESE (showrooms, centro congressi, museo industriale, aree eventi)

155.000

133.000

225.000

-

POLO SCIENTIFICO (Università degli studi di scienze gastronomiche, università in hospitability management, università del restauro, università odontoiatria e chirurgia estetica, università della moda e del design, Campus universitario, Scuola per amministratori pubblici, Incubatore di talenti, Sanità Pubblica e Privata)

66.000

51500

117.500

3 volte la superficie occupata dal parco scientifico tecnologico VEGA (Mestre)

TOTALE SUPERFICIE NETTA DI PAVIMENTO

505.000

403.000

1.023.000

come 140 campi da calcio di serie A

AREE (PSEUDO)VERDI

225.000

-

225.000

20 volte più piccola del terreno occupato dal Parco San Giuliano (Mestre)

PARCHEGGI INTERRATI

600.000

-

600.000

circa 30.000 posti auto

PARCHEGGIO NUOVA STAZIONE FS

20.000

-

20.000

Un po’ più grande del parcheggio del Panorama


Non solo i comitati

Confcommercio: Veneto City? Un imbroglio «Un grande imbroglio». Fernando Zilio, presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, è drastico. «Veneto City è un grande imbroglio soprattutto nei confronti della cittadinanza e per più di un motivo. Non c’è solo il rischio allagamento messo nero su bianco dalla Salvaguardia e assolutamente disatteso, ma c’è, soprattutto, la mistificazione dei 7 mila posti di lavoro». «Io non so come abbiano fatti a calcolarli – continua Zilio – ma so per certo che un studio di Confcommercio relativo ad un’area del Nord Ovest ha evidenziato come, per il comparto del commercio, un posto di lavoro nuovo creato nelle maga cittadelle dello shopping (outlet, grandi strutture di vendita, ecc.) ne distrugge quattro nel commercio tradizionale. Veneto City non sarà tutto commercio (come dicono i suoi promotori), perché se così fosse significherebbe che tra Padova e Venezia per 7 mila posti creati se ne perderebbero 28 mila: niente male per essere un progetto spacciato per fattore di sviluppo!» «Il preannunciato avvio di Veneto City – continua Zilio – è la certificazione che i politici dimostrano un’insensibilità totale verso i piccoli imprenditori. E nel Veneto questo mi sembra ancora più grave visto che il nostro sviluppo, negli ultimi 40 anni, ha avuto i “piccoli” quali protagonisti indiscussi, quasi unici».

3

Veneto City: la fine dei centri urbani di Maurizio Francesi(*)

I

l trionfo delle città artificiali che ridisegnano a loro misura il territorio e le relazioni sociali. “Iperluoghi” dello shopping, dell’intrattenimento e del terziario che invadono la campagna. Città “artificiali” che relegano le città “vere” al ruolo di periferie. Questo significherebbe, in sintesi, realizzare ”Veneto City”, la cui trasformazione - solo a parole - in “Green City” non deve trarre in inganno. Stiamo sempre parlando di un area di oltre 1,6 milioni di metri quadrati, con zone parcheggio per 30.000 posti auto e spazi commerciali pari a 10 volte l’Auchan di Mestre. Figlia della logica che spinge a sfruttare le infrastrutture stradali realizzate e finanziate (a fatica) proprio per mitigare gli effetti generati dall’attuale “blob” indistinto di poli di attrazione commerciale dispersi sul territorio, “Veneto City” è un affare privato che genera insostenibili costi per tutti. L’impermeabilizzazione di chilometri quadrati di superficie, l’incremento vertiginoso degli spostamenti e dell’inquinamento sono infatti solo una parte, la più visibile, delle esternalità negative che graverebbe-

ro sull’intera collettività. Basterebbe solo questo per considerare un’operazione di tale portata un atto di irresponsabilità politica di dimensioni gigantesche. Ma non basta, perché a queste si aggiunge l’effetto non secondario della totale scomparsa dai nostri centri del commercio di vicinato. La rete dei piccoli negozi già in grave difficoltà non potrebbe resistere all’impatto di un altro colosso commerciale di 100.000 mq (cui si aggiungono 400.000mq di alberghi, centri fieristici, showroom ecc..). Sarebbe la fine di un vero e proprio patrimonio la cui conservazione non va considerata come un atto nostalgico o di rifiuto delle logiche della modernità e del mercato. Il commercio urbano di piccolo taglio garantisce, infatti, diversità, imprenditorialità, socialità e sicurezza. Garantisce la sopravvivenza di quello spazio essenziale che Roy Oldenburg ha definito “il terzo luogo”: lo spazio della urbanità, l’area neutra in cui le persone si possono incontrare, riunire e interagire. Lo spazio della città denso di funzioni e relazioni coese.

Veneto City è un'altra cosa: un’isola priva di relazioni con il territorio, fatta di enormi fabbricati circondati da un mare di auto; un prodotto da vendere; una sciagura da evitare. Per questo spero che chi ha il dovere di governare il territorio, abbia ben chiaro che è necessario contrastare l’espansione di questa come di tutte le altre “city” , e difendere e e mantenere i caratteri della vita urbana e del suo commercio. (*) Presidente Confesercenti Venezia

Uno "Scudo" contro VC: il furgone farà il giro di piazze e mercati

"Il Ponte" solo contro tutti

Altro che verde, Veneto City cementifica il territorio... e si vede.

Anche la CIA si schiera contro Veneto City

Di Luca Lazzaro (*)

A

lla fine l’accordo di programma è stato firmato: VC (Veneto City) si deve fare a tutti i costi. Tanta protervia e tanta fretta da parte della cordata promotrice del progetto fanno sorgere più di un interrogativo: numeri non ce ne sono e, se ci sono, sono confutabili o del tutto inadeguati a dare risposte realistiche in materia di benefici economici, tutela della salute, salvaguardia del territorio e della sicurezza idraulica. Il suolo è una risorsa finita e non rinnovabile, per questo un progetto di tali dimensioni appare sproporzionato nel già congestionato territorio Veneto del 2011: il consumo di suolo (che fa lievitare i prezzi dei terreni e marginalizza le aziende agricole perché non possono espandersi) va fermato al più presto. Prima di calare dall’alto un progetto occorre considerare che il territorio è il prodotto di natura e cultura: colonizzare un territorio ignorando questo principio significa comprometterne la tenuta (sicurezza idraulica in primis) ed ignorare la centralità della componente agricola come

apportatrice di benefici in termini produttivi, paesaggistici, ambientali, sociali. Per il modello VC l’agricoltura è un vuoto da riempire. I promotori del progetto parlano di territorio compromesso, ma in realtà il vero territorio compromesso è ad appena 15 Km in direzione est, e sono le aree dismesse

della zona Industriale di Marghera: quelle sì davvero irrecuperabili ad uso agricolo, e più che mai bisognose di bonifica e riqualificazione. I criteri che devono guidare i decisori in materia di trasformazione urbanistica devono

essere: 1.il risparmio di suolo, meglio ancora il riutilizzo di aree dismesse; 2.la progettazione partecipata del territorio: la pianificazione deve tenere conto delle esigenze di chi sul territorio ci vive; 3.la contrarietà alla proliferazione di infrastrutture “parallele”: se le aree industriali o commerciali sono già sovrabbondanti, è inutile prevederne altre; 4.la piena sostenibilità economico-ambientale delle scelte urbanistiche: non si possono creare problemi più grandi di quelli che si dice di voler risolvere; 5.la necessità di lasciare alle generazioni future un territorio in grado di sostenerne le legittime aspirazioni di vita. VC non è solo un tassello del soffocante mosaico del “Terzo Veneto”; VC è un metodo: quello del denaro prima di tutto, quello dell’interesse immediato di pochi davanti al benessere futuro di molti, quello che allarga le maglie della legge e, se necessario, la fa modificare. Per questo la vicenda di VC sarà cruciale per il futuro di tutto il Veneto. (Confederazione Italiana Agricoltori Venezia)

In consiglio comunale a Dolo, dopo la decisione del Gruppo "Per Dolo Cuore della Riviera" di abbandonare l’aula, l’unico consigliere ad opporsi strenuamente all’approvazione dello schema di accordo di programma è stato Giorgio GEI della Lista il Ponte (sostenuta anche da CAT). Gei ha ribattuto punto su punto tutte le argomentazioni utilizzate dalla maggioranza, entrando così nel merito delle questioni da mettere in difficoltà più e più volte Sindaco e assessori. Al termine Gei ha dichiarato: “Una maggioranza blindata ha preso in meno di un mese una decisione epocale per Dolo e per la Riviera, senza aver risolto uno solo dei problemi provocati da Veneto City, e accontentandosi di una spruzzata di verde dell’architetto di grido. Ridotto al minimo il confronto istituzionale, soppresso del tutto quello con la cittadinanza, arrivando addirittura a definire una “piazzata” la serata con 400 persone allo Squero organizzata da CAT e associazioni di categoria. Come dice il Sindaco, governare vuol dire decidere, ma alle volte si può anche decidere di non chinare la testa di fronte ai poteri forti”. A Pianiga due soli voti contrari dai consiglieri del PD, che però dichiarano che il loro disaccordo è solo sul metodo e non sulla sostanza del progetto VC (sic). La Lega invece, seppure all’opposizione, vota a favore insieme alla maggioranza tutta PdL del Sindaco Massimo Calzavara. Intanto dure prese di posizione contro questa devastante operazione sono arrivate anche da parte di Pietrangelo Pettenò (Consigliere regionale Federazione della Sinistra), Elisabetta Zamparutti (Deputata Radicale), UDC Mirano, IDV Provincia di Venezia, Italia Nostra e Legambiente. Infine interviene in modo critico anche il Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni: “Non stiamo alla finestra su questo progetto, ma ogni decisione presa su questo va contro lo sviluppo e collide con i progetti legati a Porto Marghera e al quadrante Tessera. La preoccupazione reale è che si porti via terreno agricolo per costruire una cattedrale nel deserto”


4

Voi siete qui


Voi siete qui

5

L’EDITORIALE [...continua da pag. 1] Ancorché non vi sia ancora un-imprenditoreuno intenzionato a investire nella costruzione di qualcosa, ma solo una cordata di società fra i proprietari dei terreni che insegue centinaia di milioni di euro di rendita fondiaria, il piano prefigura un intervento che avrà l’effetto di una spugna parassitaria che assorbirà, in questa niu siti di cui il Veneto delle cento città non sente proprio il bisogno, energie e risorse alle città di Padova, Venezia e Treviso che stentano ad affrontare i loro problemi di riconversione (Porto Marghera) o di rigenerazione urbana ( periferie di Padova, Mestre e Treviso). La speculazione parassitaria passa così dalla fase dei megacentri commerciali posti ai margini delle aree urbane, alla collocazione di cittadelle capaci di tutto nei nodi principali della rete infrastrutturale. Stupisce dunque il silenzio del sindaco di Mira che vedrà spegnersi nel suo territorio prossimo a quest’area le attività commerciali, di servizio e ricettive che tengono in vita le varie frazioni. Stupisce il pilatesco “essersi tirato fuori” del sindaco di Mirano - peraltro recentemente costretto alle dimissioni - nel cui territorio si avranno gli stessi danni al commercio locale oltre a pesanti ricadute sul traffico. Stupiscono ancor più i silenzi del Sindaco di Padova Zanonato e di quello di Treviso Gobbo. Questi sindaci tacciono perché non si sono accorti o perché non hanno nulla da eccepire su questa decisione ? Non hanno nulla da dire sulla grave responsabilità che si sono assunti i primi cittadini di Dolo e Pianiga con il beneplacito della Provincia di Venezia e sul fatto che il Presidente della Regione Zaia si appresta a firmare il decreto che sancirebbe la nascita di questa città artificiale senza abitanti ma colma di scatoloni luccicanti e imbellettati per attrarre e mungere 24 ore su 24 consumatori da tutto il Veneto e oltre?

IN TOTALE CONSUMATI 9.OOO.OOOmq DI SUOLO AGRICOLO Viabilità Esistente Autostrada/Romea Caselli autostradali Strade di recente realizzazione Viabilità ordinaria

Viabilità di progetto Romea commerciale / camionabile / Tangenziali Nuovo casello di Albarea Nuovi raccordi o svincoli

Insediamenti produttivi, commerciali, artigianali

Romea Commerciale: nuova autostrada a 4 corsie da Orte a Dolo, 400km, costo 10 Miliardi euro GRAP+Camionabile: nuovo raccordo anulare intorno a Padova + autostrada al posto dell’Idrovia, costo 730 milioni di euro Tangenziali Brescia-Padova: nuovo sistema di tangenziali a pedaggio parallelo alla A4, costo 2,5 miliardi di euro Casello di Albarea: nuovo accesso A4 a Pianiga, costo 32 milioni di euro Veneto City: polo del terziario sovra-regionale, superficie interessata 1.600.000mq, valore operazione circa 2 miliardi di euro Polo Logistico Dogaletto: 4.600.000mq per logistica, container, commerciale e altro in faccia alla Laguna

Insediamenti esistenti

Città della Moda: 140.000mq per commerciale/ricettivo in riva al Naviglio Brenta

Insediamenti in progetto

Parco Commerciale Calcroci: 140.000mq di nuova area commerciale in Comune di Camponogara Elettrodotto Dolo-Camin: nuova linea elettrica area da 380.000volt


6

L'inchiesta

IN CHE MANI SIAMO

IL GRUPPO DEI “RESPONSABILI”

Veneti che distruggono il Veneto

T

utti possono constatare il caos di traffico generato dall’IKEA a Padova Est. Luigi Endrizzi assieme a Marchi (patron di Save Aeroporti e grande amico di Galan) fu l'ideatore di quella operazione. Alla fine degli anni ‘90, quando non era ancora stata decisa la costruzione del Passante, Endrizzi costituisce la società Veneto City e, per una fortuita coincidenza, inizia ad acquistare terreni per circa 400.000 mq in comune di Dolo, proprio nei pressi del futuro del Passante. Veneto City ha un capitale sociale di oltre 9 milioni di euro; attualmente Endrizzi detiene il 26% delle azioni tramite due s.r.l. con capitale sociale di 10 mila euro ciascuna, Vecifin e Lefim Unipersonale. In buona sostanza a Endrizzi fanno capo 2 milioni e 400 mila euro di azioni attraverso due società minuscole. Curioso che una parte di queste azioni siano state date in pegno il 27 maggio scorso a Giancarlo Selci, industriale di Pesaro attivo nel settore macchine per lavorazione del legno. Sempre a Selci sono state date in pegno parte delle azioni della s.r.l. Makore (10 mila euro di capitale) di Andrighetti (importatore di legnami di Piove di Sacco), che detiene il 10% di Veneto City. Altro socio di Endrizzi in questa impresa è Giuseppe Stefanel con il 26% delle azioni intestate a Finpiave (una parte sempre in pegno a Selci). Con il 6% recentemente è entrata in Veneto City anche la Pittarello Holding (quella delle scarpe), le cui quote di maggioranza sono

state acquistate dal gruppo Benetton (Società Autostrade). Ma la novità più importante è che nel consiglio di amministrazione di Veneto City è entrato con il 22% anche “mister appalto”,

alias Piergiorgio Baita della Ing. Mantovani S.p.A., il gruppo che ha il “monopolio” degli appalti in Veneto ed è di proprietà della famiglia Chiarotto a capo della quale c'è Romeo, un tempo molto vicino al potente ex presidente democristiano della Regione Franco Cremonese.

Con l’esplodere di Tangentopoli Chiarotto, allora molto amico di Cremonese, viene indagato e subisce l’onta di un arresto nell’ambito dell’indagine sugli appalti di Autovie Venete, poi conclusasi per lui con un patteggiamento. Anche Baita (braccio destro di Cremonese) e attuale amministratore del gruppo, finisce travolto dalla Tangentopoli veneta: Felice Casson e Ivano Nelson Salvarani lo fanno arrestare nell’ambito dell’inchiesta che svela la spartizione degli appalti tra i socialisti di Gianni De Michelis e i democristiani di Bernini e Cremonese. Parla con i giudici per ore svelando i meccanismi di distribuzione degli appalti. Ne esce con un’assoluzione. PROPRIETARI DEI TERRENI Ma Veneto City spa non è l’unica cordata in campo. Proprietario di un’altra parte di terreni è anche il Gruppo Basso/Lefim di Treviso, che negli ultimi due anni ha sfiorato il fallimento e ha rinegoziato il debito con le banche per due volte; a fine 2010 ha perso il ricorso al Consiglio di Stato per l'apertura del outlet di Roncade: circa 100 milioni di euro immobilizzati. Ad appesantire la situazione della società anche recenti investimenti in Libia. Particolare curioso: advisor di una delle operazioni di rinegoziazione del debito è stata Finint, finanziaria di proprietà di Marchi, amico di Endrizzi e Galan.

Per il bene di tutti D

ella nuova città del consumo, Veneto City, concepita dal centrosinistra provinciale e partorita dal centrodestra marcato Lega, ciò che più lascia interdetti è la gelosa custodia del silenzio che ne ha caratterizzato l’approvazione, quasi fosse cosa estranea alla vita ed agli interessi della comunità. Paradossale il fatto che parte delle procedure utilizzate siano previste dalla Legge n. 241/90, che è la legge sulla trasparenza amministrativa. Non l’unico paradosso a dire il vero, visto che il Prg di Dolo con i piani norma 4 e 5 introduce la possibilità di costruire capannoni nell’area in questione nel 29.6.1999, mentre Veneto City Spa nasce già il 20.1.1998. Sarà forse per quello che solo a Dolo i Capannoni ad uso industriale possono essere suddivisi in 3 piani in 10 metri di altezza massima, di tre piani. Interessante domanda da rivolgere all’ex amministrazione dolese che alla fine del 2004, allo scadere del mandato, inoltrava alla Provincia la proposta di variante puntuale del PRG del Comune di Dolo per il settore produttivo in località “Arino”. Proposta subito accolta dall’allora presidente Davide Zoggia che nel febbraio 2005 siglava “l’Accordo per la pianificazione coordinata relativa alla proposta di variante puntuale del PRG del Comune di Dolo relativamente alla previsione di ampliamento di una area produttiva tra la Regione, la Provincia, il Comune di Dolo, il Comune di Mirano il Comune di Pianiga”. Visto che nel 2005, grazie l’ex Sindco Bertolin, il Consiglio Comunale di Dolo non ha poi

adottato la variante al PRG relativa al progetto Veneto City nei tempi utili previsti dalla normativa, le parti in causa hanno considerato la possibilità di avvalersi dello strumento dell’”Accordo i Programma”, previsto dall’art. 32 della L.R. 35/200. L’accordo di programma permette infatti di velocizzare i tempi di approvazione evitando il “passaggio” attraverso i nuovi strumenti della pianificazione territoriale (il PTCP per il livello provinciale il PAT per quello Comunale), che richiedono tempi più lunghi e procedure più complesse. Ed è a questo punto che entra in scena la Regione, perché l’art. 32 della L.R. 35/2001 prevede che sia proprio il Presidente della Giunta regionale l’istituzione che può promuovere, ma soprattutto portare a conclusione l’iter amministrativo. Infatti come recita la norma, “L'accordo consiste nel consenso unanime dei soggetti interessati, autorizzati a norma dei rispettivi ordinamenti in ordine alla natura e ai contenuti dell'accordo stesso. Esso è reso esecutivo con decreto del Presidente della Giunta regionale ed è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto. L'accordo sostituisce ad ogni effetto le intese, i pareri, le autorizzazioni, le approvazioni, i nulla osta previsti da leggi regionali. Esso comporta, per quanto occorra, la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera, nonché l'urgenza e l'indifferibilità dei relativi lavori, e la variazione integrativa agli strumenti urbanistici senza necessità di ulteriori adempimenti”.

E’ chiaro il senso? Grazie ad alchimie amministrative, il puro interesse di privati è divenuto interesse pubblico. E’ questo ciò che i Sindaci di Dolo e Pianiga hanno firmato dopo aver convocato d’urgenza i Consigli Comunali ed aver avuto lo scontato voto favorevole di maggioranze bulgare che non rappresentano la maggioranza dei cittadini. Hanno trasformato la causa di Endrizzi, di Stefanel, di Benetton, nella causa di tutti. Insomma, ringraziando PdL, PD e, da ultimo, la Lega, Veneto City la fanno per noi, per il bene di tutti.

I

l 28 giugno 2011 i Consigli Comunali di Dolo e Pianiga si sono riuniti in tutta fretta per dare il mandato ai Sindaci per la sottoscrizione dell’accordo di programma insieme alla Provincia di Venezia e alla Regione Veneto. Di seguito i nomi di chi ha votato per Veneto City: Comune di Dolo (Lega+PdL) Favorevoli: Sindaco: Mariamaddalena Gottardo (Lega Nord) Assessori: Giuliano Zilio, Cecilia Canova , Mario Vescovi, Alessandro Ovizach, Giuseppe Pasqualetto Consiglieri: Silvia Carraio, Roberto Stradiotto, Alice Doni, Silvano Boato, Giovanni Fattoretto, Cristian Mischio, Paolo Menegazzo, Sabrina Bachet Contrari: Giorgio Gei (Lista Il Ponte del Dolo) Assenti: Gianluigi Naletto, Alberto Polo, Adriano Spolaore, Gianni Lazzari, Vincenzo Crisafi, Andrea Zingano (Lista Per Dolo Cuore della Riviera) Comune di Pianiga (PdL) Favorevoli Sindaco: Massimo Calzavara (PdL) Assessori: Gian Luca Volpe, Federico Calzavara, Simone Guerra, Guido Pavia, Alessandro Petrin Consiglieri: Marco Artusi, Gianni Calzavara Pinton, Diego Facchin, Fabio Giacomello, Piergiorgio Ometto, Marco Pietra (PdL); Riato Filippo, Roberto Bettin, Antonio Di Luzio (Lega Nord) Contrari: Riccardo Naletto, Nello Gottardo (PD)

La DOLIWOOD films è lieta di presentare il suo ultimo lavoro vai su www.doliwood.com


L'inchiesta

La storia di Veneto Sity in cinque scene

7

scritta da Canevo Brentan alla maniera di Gaetano Zompini e di Pietro Longhi

1. Ala bela Madalena

3. Riva tuti i consilieri

una strolega a Venessia ghe rivela la so sorte: “Fonderai la nuova sity! del leon andrai alla corte.! ”

par sentire l ’architeto el ghe mostra i so’ diplomi montà sora su un palcheto. Par che i scolta, tuti tase. Lori varda i buratini e po’ i dise che ghe piase.

No ‘a se acorze , povareta, che la strolega ze Endrizi. Ze presenti do rufiani che i me par Chisso e Vernizi.

2. Culcinela l ’architeto ga portà la so’ cassela par mostrar la cità niova tuta speci, tuta bela. E la siora Madalena ghe fa vedare el modelo al putelo de Pianiga e la ‘o monta sul scagnelo.

5. “Qua vedemo el Sior Endrizi che riunisse la congrega. I fa i conti de l ’afare e i spartisse fra de lori propio come che ghe pare.

4. Sotoscrito ze l ’acordo

Sior Endrizi torna in scena. “ Eco qua, queste ze ‘e ciave. De la sity si paroni.

E i se dise con solievo: “Profitemo del presente ! Basta rogne, basta intopi, sortegemo el presidente.” (tuti tien de ocio i sciopi)…

Ve dò anca quatro bezzi da spartir fra i dò comuni. Desso ‘ndè verso la gloria, a si ormai passà ala storia ! ”

“ Par trovare quei che compra zercaremo da par tuto. Ne va ben russi e cinesi, calabresi o siciliani: i deventarà dolesi, e i sarà tuti padani.”

Endrizzi Dixit E

’ il 2007 quando Endrizzi presenta la prima versione di Veneto City ai comuni di Dolo e Pianiga e alla provincia di Venezia. Dopo aver raccontato che da 'assatanato' cacciatore da 30 anni uccide ogni anno 100/120 beccacce, alla ristretta cerchia di consiglieri snocciola la sua filosofia: l’area di progetto è per Endrizzi nientemeno che “l’ombellico d’europa” e vi si realizzerà “una capitale del terziario del Veneto”, “una City di dimensioni internazionali”, “il bilanciamento a nord est di quello che è Milano a Nord Ovest”. Ma cosa ci sarà dentro tutti questi metri cubi. Beh, c’e un po’ di tutto: Fiere, musei, outlet, negozi, alberghi, ospedali, uffici, università…. Tutto fa brodo per chi è proprietario del 20% dell’intera area e, casualmente di quella parte che sarà immediatamente impegnata dalle costruzioni. Già, ma chi dovrebbe costruire tutto ciò, chi

Soldi che potrebbero essere utilizzati per i servizi pubblici, per investimenti occupazionali, per la ricerca invece che premiare la mera rendita fondiaria.

essere riqualificate e quindi chi avrà le aree lì prenderà soldi a sufficienza per andarsi a realizzare la sua azienda da un’altra parte e mettersi anche dei soldi in tasca. Quando il valore degli immobili esistenti per effetto di Veneto City che nasce sarà tale da consigliare ai proprietari di vendere quello che hanno, perché con i soldi che prendono possono farsi un’altra azienda nuova e anche avanzarsi qualche cosa che io valuto attorno ai 1000 euro al metro quadrato…per fare un esempio pratico: se uno ha un lotto di 10.000 metri normalmente ci costruisce 5000 no? E quindi se tu gli dai 10 milioni di euro questo qua ne spende 5 per farsi una fabbrica nuova e 5 se li mette in tasca. Adesso così facendo il conto della serva”

Ma chi e quanto ci guadagna da Veneto City? Lo sappiamo dallo stesso Endrizzi che nella stessa presentazione afferma: ”anche le parti (già) edificate con il tempo dovranno

E con il conto della serva si capisce che ciò che la società Veneto City Spa guadagna con la pura e semplice approvazione della variante urbanistica sono almeno 500 milioni

dovrebbe investire i 4-500 milioni di euro all’anno per 20 anni? Semplice, nel Consorzio che dovrà essere costituito, come dice Endrizzi, ci entreranno “le banche, le autostrade ( i gestori), veneto sviluppo, e soprattutto enti pubblici. Insomma, Veneto City, se sarà, la pagheranno alla fine i cittadini con le loro tasse, i loro risparmi, i pedaggi delle autostrade che finiscono nelle casse di noti benefattori come Benetton o Mantovani, non a caso recentemente entrati nella società Veneto City spa.

tondi, come risulta dalla moltiplicazione dei 500.000 mq in suo possesso per 1000 euro. Un capitale fondiario sufficiente a salvare qualsiasi azienda in crisi. Per quanto riguarda la viabilità, Endrizzi afferma che lui ci metterà 100/150 milioni di euro.Ma dal quadro economico allegato al recente accordo di programma si scopre che per la prima fase sono previsti solo 65 milioni di euro, di cui 24 per la stazione SFMR (a servizio di VC) e il rimanente è relativo ad opere viarie interne o adiacenti a VC. Intanto i 30 milioni di euro per il casello autostradale di Albarea funzionale a VC sono tutti a carico del pubblico, cioè dei contribuenti. (informazioni tratte dalla registrazione integrale della presentazione di Veneto city alla Giunta di Pianiga nel novembre 2007)


8

Non luoghi comuni

Ma e’ vero che Veneto City…. I

sostenitori e i proponenti di Veneto City utilizzano in modo artificioso alcune argomentazioni per giustificare la bontà dell’operazione. Ma vediamo in 10 punti se è proprio vero che Veneto City…

1. Porta lavoro

Endrizzi e soci promettono 7000 nuovi posti nel 2020 e altri 6000 nel 2030. Peccato che le persone hanno il brutto vizio di mangiare tutti i giorni e che la disoccupazione è un problema che richiede risposte oggi. In ogni caso, anche ammettendo che queste stime siano attendibili ( e non lo sono), uno studio commissionato dalla Confesercenti dimostra come per 1 posto di lavoro nella grande distribuzione se ne perdono 3 nel commercio al dettaglio. Di fatto un Polo delle dimensioni e delle caratteristiche di VC prosciugherebbe i centri storici dei paesi rivieraschi (e oltre) facendo chiudere tutti o quasi i piccoli - medi esercenti, e riducendo sul lastrico centinaia di famiglie. Inoltre la previsione di 70.000mq di superficie ricettiva e i gravi danni all’ambiente e al paesaggio arrecati da Veneto City e da tutte le strade e autostrade connesse, mineranno la vera vocazione di questo territorio: quella turistica e culturale. Il settore turistico locale salterebbe letteralmente per aria. Insomma, a conti fatti, il saldo dei posti di lavoro sarebbe sicuramente negativo. Nemmeno l’indotto temporaneamente generato in fase costruttiva è argomento che regge: si sa che proprio in queste situazioni, il settore edile è uno di quelli con il più alto tasso di manodopera dequalificata, sottopagata (e in nero), e con bassissimi livelli di diritti e di sicurezza.

e dalle Ville Venete della Riviera. Quanto alle promesse dell’architetto Mario Cucinella di privilegiare il “verde”, si tratta anche in questo caso di un’operazione di puro “maquillage”, visto che la maggior parte delle piantumazioni di alberi previste inizialmente saranno sostituite dal cemento, e molte delle “aiuole” sono in realtà tetti verdi o riporti di terra per nascondere i 600.000mq di parcheggi sotterranei.

4. Diminuisce il consumo di suolo

Si dice che rispetto a quanto previsto dalla pianificazione vigente (capannoni industriali) il progetto VC diminuisce il consumo di suolo perché si sviluppa di più in altezza. In realtà la superficie cementificata per costruire i soli edifici è praticamente la stessa; con la differenza che VC ha bisogno di molte più strade, parcheggi e altre infrastrutture di servizio (es. nuova stazione, casello di Albarea). Quindi a conti fatti la superficie impermeabilizzata (oggi quasi totalmente agricola) sarà di almeno il doppio rispetto a quella che sarebbe consumata se si realizzassero i capannoni (almeno 700.000mq contro

quelle aree a opere di compensazione ambientale

6. Migliora la mobilità

Nuova stazione, piste ciclabili, mobilità sostenibile… queste le promesse dei proponenti. In realtà il traffico generato da VC, per loro stessa ammissione, sarà di almeno 70.000 veicoli in più al giorno (attualmente in Riviera presso Casello 9 ne transitano circa 24.000/giorno). E infatti l’area prevista a parcheggio è dimensionata per 30.000 nuovi posti auto!!! Inoltre, Veneto City, come un tumore ha bisogno di arterie per alimentarsi e attirerà su di sé la Romea Commerciale, la Camionabile, le Tangenziali BS-PD, il tutto corredato da una miriade di opere “minori” - innesti, svincoli,, nuovi caselli, ecc… . Di questo ovviamente non si è tenuto conto nelle relazioni tecniche. Infine i progettisti hanno curato molto bene la viabilità interna e di accesso a VC, ma hanno tralasciato di occuparsi dei problemi e delle soluzioni per tutta la viabilità circostante, già oggi in grave sofferenza. Conclusione: con VC sono assicurati più

9. Porta nuove opere pubbliche

2. Fa bene all’ambiente

Le conclusione del Rapporto Ambientale dei proponenti e della Commissione Regionale Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è che: “Veneto City non ha ricadute negative sull’ambiente”, ma anzi solo effetti positivi. Per questo motivo l’analisi VAS è stata ritenuta non necessaria. Ma nel rapporto ambientale sono assenti o estremamente carenti studi e analisi riguardanti impatti non proprio secondari provocati da VC, come ad esempio: inquinamento atmosferico e elettromagnetico, qualità delle acque e sicurezza idraulica, cantierizzazione, valutazione di incidenza ambientale, gestione dei rifiuti, discariche di rifiuti tossici presenti nell’area, cumulo degli impatti con altre opere … il tutto inserito in una situazione ambientale già ora estremamente critica. Ad avvisare la Regione di questi “buchi” e a chiedere almeno degli approfondimenti se non la VAS stessa, sono stati enti come ARPAV, USSL 13, Provincia di Venezia, Consorzio di Bonifica, Direzione Regionale Ambiente… Come mai la Commissione VAS ha ritenuto superfluo fare delle verifiche più accurate e ha dato semaforo verde all’operazione? Forse perché una valutazione più dettagliata avrebbe portato ad una conclusione diversa, cioè che gli impatti causati da VC sarebbero talmente gravi da non consentirne la realizzazione?

3. Riqualifica il Paesaggio

Sarà anche tutto relativo, ma sostenere che aggiungendo cemento al cemento si migliora il Paesaggio ha tutta l’aria di essere una barzelletta. Secondo i progettisti, il nuovo Polo del Terziario Avanzato metterebbe ordine al caos urbanistico accentrando funzioni che ora sono sparse in tutto il territorio; ma in realtà i centri commerciali, gli hotel, i centri direzionali e tutto quello che è previsto in VC andrebbe ad aggiungersi e non a sostituire la miriade di zone artigianali/commerciali che assediano la campagna veneta. Inoltre se è vero che i capannoni attualmente previsti sono brutti e inutili, altrettanto fuori luogo sono palazzi e torri alte fino a 90m a due passi dal Graticolato Romano, zona archeologica di interesse nazionale,

Insomma poco più che elemosine quelle elargite da Endrizzi e soci. Ma i Comuni dicono di fare affidamento soprattutto sugli introiti derivati dall’ICI (permanenti) e dagli oneri di urbanizzazione (una tantum). Effettivamente, almeno inizialmente, la svendita del territorio permetterà agli enti locali di “fare cassa”, ma ben presto la “pacchia” sarà destinata a trasformarsi in un vero e proprio cappio per i bilanci comunali. Infatti la manutenzione delle opere cedute ai Comuni a scomputo degli oneri di urbanizzazione (esterne al perimetro di intervento), avrà costi ingentissimi e graverà vita natural durante sulle voci di spesa dell’ente. Se a questo aggiungiamo poi i costi mai conteggiati da nessuno delle esternalità negative causate da VC, come ad esempio gli effetti sulla salute provocati dall’inquinamento, l’intasamento da traffico, gli allagamenti, ecc… , allora si fa presto a capire che nel giro di qualche anno il “buco” di bilancio causato da VC potrebbe essere talmente grande da indurre i Comuni a manovre pesantissime o all’indebitamento. E alla fine a pagare saranno sempre e solo i cittadini, mentre i proponenti si saranno assicurati profitti milionari portando a termine un affare immobiliare senza precedenti.

367000mq). Si tenga poi conto che comunque l’area complessivamente interessata dall’intervento (prima fase) è di almeno 1.000.000 di mq. E se invece di capannoni, “scatoloni”, o grattacieli si facesse un confronto con un intervento di compensazione ambientale (es. un bosco di pianura), quanto sarebbe il territorio risparmiato?!

5. E’ la migliore operazione possibile La Sindaca di Dolo si ostina ripetere che se non si fa Veneto City, allora si dovranno fare i capannoni già previsti dal PRG. A parte il fatto che sarebbe proprio da vedere chi ha ancora il coraggio di investire in capannoni, in una situazione in cui ce ne sono tantissimi di dismessi e in piena crisi economica. Ma in ogni caso, quello che la Sindaca colpevolmente non dice (o non sa?), è che, a 13 anni dall’approvazione del PRG, tenuto conto che nel frattempo è cambiato il mondo, e che non sono mai stati presentati dei veri e propri progetti edilizi da parte dei proprietari dei terreni, i Comuni possono cambiare come vogliono la destinazione d’uso di quelle aree senza che i privati possano ribattere nulla e senza conseguenze sul piano legale. A riprova che è possibile fermare sia Veneto City sia i capannoni ci sono sia esperienze dirette di altri Comuni (es. Grottamare), sia sentenze del Consiglio di Stato e del TAR. In altre parole, se il Comune di Dolo lo vuole, si può fermare il cemento e decidere di destinare

traffico, più smog e più tumori.

7. Migliora la sicurezza idraulica

Secondo Comuni e proponenti, nonostante la pesante cementificazione, i bacini di laminazione e le opere di mitigazione consentirebbero di mettere in sicurezza un’area classificata ad alto rischio idraulico. Il Consorzio di Bonifica, ente competente in materia, non è però così sicuro; e infatti in una nota inviata alla Commissione Regionale VAS, il Consorzio si astiene dall’esprimere un parere fino a quando non saranno forniti dati e informazioni più dettagliati in particolare per quanto riguarda: “l’analisi di dettaglio dello stato attuale del sito, la verifica della disponibilità e della effettiva trasformabilità delle aree utilizzabili per le opere di mitigazione, l’individuazione e il dimensionamento degli interventi ottimali per raggiungere l’obiettivo della riqualificazione idraulica, le garanzie (anche in termini finanziari) per una loro effettiva esecuzione”. Visto con chi abbiamo a che fare, che sia da fidarsi?!

8. Rende ricchi i Comuni

In una operazione da almeno 2 miliardi di euro, i contributi extra concordati per gli enti pubblici si aggirano intono allo 0,09%, precisamente: per il Comune di Dolo 1.800.000 euro, per Pianiga 1.200.000 euro, per la Regione 1.500.000 di euro.

Le principali nuove opere pubbliche di cui si parla sono: un’altra stazione SFMR, il casello di Albarea, la viabilità di collegamento verso Vigonza (viabilità TAV), alcune bretelle e interventi di adeguamento per facilitare l’accesso a Veneto City. La prima domanda è: ma senza Veneto City ci sarebbe bisogno di queste infrastrutture? La risposta è no, perchè ad esempio il nuovo casello autostradale è funzionale solo a VC, mentre basterebbe riaprire quello di Roncoduro per alleggerire immediatamente il traffico della Riviera; di stazioni SFMR ce ne sono già abbastanza, mancano però un numero sufficiente di treni. La seconda domanda è: chi paga? Stando a quanto scritto nell’accordo di programma a carico dei proponenti c’è la nuova stazione (circa 23.000.000 di euro), mentre la viabilità complementare è a carico di chi (?) realizzerà gli edifici di VC. Il casello di Albarea non compare invece nell’accordo, e quindi i 30.000.000 di euro stimati sono da considerarsi a carico dei contribuenti, così come i soldi già spesi per la stazione di Vigonza (appena costruita) che verrà inevitabilmente chiusa e sostituita da quella nuova. In conclusione anche per quanto riguarda le nuove infrastrutture la “bilancia” finisce per gravare sulla collettività a vantaggio dei privati sia in termini economici, sia in termini di maggiori impatti su ambiente e salute.

10 E’ di Pubblica utilità

Secondo quanto si legge nell’accordo firmato, la pubblica utilità consisterebbe soprattutto nella “possibilità di creare un luogo particolarmente idoneo, delle strutture e delle opere in cui le aziende venete possono rappresentarsi nel panorama internazionale”. Ammesso e non concesso che questa si possa definire “pubblica utilità”, la maggior parte delle superfici previste in VC sono dedicate a funzioni tipo commerciale, tempo libero, ricettivo e altre analoghe che nulla hanno a che vedere con la rappresentazione delle aziende venete nel panorama internazionale. La realtà è che VC è un progetto che non ha nessuno dei requisisti fondamentali per essere approvato con accordo di programma, vale a dire: pubblica utilità, indifferibilità e urgenza. Veneto City è un ammasso di scatoloni vuoti, una grande operazione di rendita immobiliare spacciata come “benefica”.

PARTECIPANDO ALLE INIZIATIVE VERSANDO UN CONTRIBUTO SUL C/C INTESTATO A CAT: IBAN IT 18K 08407 3618 0 0440 000 889 60 FACENDO UN’INSERZIONE PUBBLICITARIA SUI NOSTRI FOGLI INFORMATIVI


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.