CATASTROFE

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www.infocat.it FOGLIO INFORMATIVO PROMOZIONALE

Liberiamo la Riviera L’EDITORIALE

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bbiamo intitolato questo nostro quarto numero di CAT in questo modo così evidente perché l’Italia sta andando letteralmente in pezzi. Sotto ogni punto di vista. Crisi economica stagnante, devastazione della moralità pubblica, credibilità internazionale zero, conflitti istituzionali permanenti. Disoccupazione, precarietà, assenza di futuro. Le pulsioni e i costumi di un capo di governo, vecchio e logoro ma ricco e potente, che persegue l’immoralità scambiandola per l’immortalità, sono insieme causa e sintomo

che è meglio risarcire i danni piuttosto che investire sulla prevenzione. Una catàstrofe! Sulla Riviera del Brenta e sul Miranese, dopo la non rimarginabile ferita del Passante, si stanno per abbattere la Nuova Romea di Bonsignore e la camionabile di Chisso per farci correre i containers dalla piattaforma logistica di Dogaletto su 4,5 di milioni di metri quadri di terreni perilagunari. Sempre con il benestare della Regione e del blocco di potere veneziano che si regge sulla Legge Speciale per Venezia, si dispiegheranno anche gli elettrodotti aerei di Terna per segnalare anche visivamente la fine della decantata

di una realtà aberrante che pesa su tutti i Riviera delle Ville e la sua riduzione definicittadini. tiva a corridoio gravato da pesanti servitù di Sul piano morale prima che su quello politipassaggio. co, dunque, una catàstrofe! Il progetto di completamento dell’Idrovia, Il territorio del nostro paese nel frattempo chiesto da più parti dopo l’alluvione del nosta andando anch’esso in pezzi, fisicamenvembre scorso, un’opera che sarebbe risolute. Alluvioni in pianura, frane in montagna, tiva per la sicurezza idraulica di tutto il bacierosione delle coste, monumenti millenari no Bacchiglione- Brenta, è stato tolto dalle lasciati crollare, paesaggi distrutti. Il rischio poste del bilancio regionale con un voto di idrogeologico causato da una natura che si maggioranza di Pdl e Lega, che pure averibella alla aggressione continua e dissennavano votato un mese prima un ordine del ta fatta di asfalto e di cegiorno per vararlo. mento è ormai permaLa speculazione di Veneto nente. E il Veneto City sta riprendendo l rischio lo sta provando quota grazie ad una drammaticanuova versione idrogeologico mente. green del proIl territorio getto, laddove il causato da una natura italiano che, green, il verde con i suoi accattivante, che si ribella alla ag paesaggi, sembra avere le sue citpiù a che fare gressione continua e dis tà cariche con il colore di storia, politico della sennata fatta di asfalto i suoi beni Sindaca di Dolo, architettonici che con il verde e di cemento è ormai e culturali, le improbabile che sue eccellenze appare nel disegno permanente agroalimentari, dell’architetto Cucidovrebbe essere nella sulle terrazze considerato insieme alla d e i grattacieli. scuola e alla ricerca, uno dei settori su cui inL’appello per una grande mobilitazione vestire di più, è invece non solo abbandonalanciato dai Comitati di CAT insieme a to al degrado, ma continua ad essere considecine e decine di associazioni, vuole derato la manna dalla quale predare rendite non solo raccogliere l’indignazione dei con le speculazioni edilizie e le grandi opere. cittadini contro questa devastazione, I danni di questa politica gravano sui cittama indicare un altro modello possibidini colpiti, sulla intera comunità, e saranno le per questo territorio e per l’intero ogni volta più pesanti. Addirittura si teorizza Paese.

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Occorre continuare a battersi per cercare di arrestare questa catàstrofe, incominciando dalla difesa del territorio in cui viviamo. Per farlo occorre anche

manifestarlo apertamente, scendendo numerosi in piazza con noi il prossimo 12 marzo

DOLO 12 MARZO 2011 ORE 15.00 - Park impianti sportivi

MANIFESTAZIONE

La terra è vita non cementifichiamo il futuro Romea Commerciale, Camionabile, Veneto City, Polo Logistico a Dogaletto, Città della Moda, Parco Commerciale Calcroci, Elettrodotto aereo Dolo-Camin…sono tutte opere inutili e devastanti per le quali esistono alternative immediate, sostenibili e economiche. Il “partito del cemento” assetato di soldi pubblici vuole cancellare la Riviera e il Miranese sotto una coltre di oltre 8 milioni di mq di asfalto e cemento, una superficie grande quanto gli abitati di Mira, Dolo, e Mirano messi insieme. Intanto il territorio va sotto acqua ogni due per tre, l’aria è diventata irrespirabile, i tumori aumentano in modo vertiginoso. Nemmeno il lavoro si salva, perché la delocalizzaione, la rendita e la speculazione sottraggono risorse agli investimenti produttivi Questo modello non “sviluppa” ma “distrugge”. Ambiente, salute, lavoro, qualità della vita stanno insieme. Ripensiamo il territorio a partire da queste priorità: 1 Stop al consumo di suolo e recupero dell’agricoltura di qualità; 2 Sicurezza idraulica; 3 Mobilità sostenibile, 4 Efficienza, risparmio energetico e fonti rinnovabili; 5 Valorizzare turismo e cultura vere vocazioni dei nostri paesi; 6 Investire sull’ambiente per creare occupazione migliorare la qualità della vita.

E’ ORA DI DIRE BASTA!!! POSSIAMO DISEGNARE UN ALTRO FUTURO LEGGI E FIRMA L’APPELLO SU www.infocat.it

PARTECIPA ALLA MANIFESTAZIONE

Manifestazione promossa da CAT insieme a:

ALTRO.VE. RETE PER UN ALTRO VENETO - ANPI ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA (SEZIONI RIVIERA DEL BRENTA E CADONEGHE) – AIAB ASSOCIAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI BIOLOGICI (RIVIERA DEL BRENTA) - ASSOCIAZIONE AMICI DEI GIARDINI STORICI DELLA RIVIERA DEL BRENTA - ASSOCIAZIONE AMISSI DEL PIOVEGO – ASSOCIAZIONE ECOLOGISTI DEMOCRATICI (PROVINCIA DI VENEZIA) - ASSOCIAZIONE AGORÀ – COOPERATIVA ARINO SOLIDALE - ASSOCIAZIONE IL PORTICO - ASSOCIAZIONE GIOVANI CAZZAGO - ASSOCIAZIONE PER LA SALVAGUARDIA IDRAULICA - ASSOCIAZIONE ISOLA BASSA - ASSOCIAZIONE KANKARI - ASSOCIAZIONE BIOINSIEME - ASSOCIAZIONE CULTURALE ARCOBALENO - ASSOCIAZIONE CULTURALE ECHIDNA - ASSOCIAZIONE CULTURALE DEDALO ASSOCIAZIONE CULTURALE VIVIMIRA - ASSOCIAZIONE ZONE ONLUS - CAT. COMITATI AMBIENTE TERRITORIO - CIA CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI (RIVIERA DEL BRENTA) - CIRCOLO ACLI DI CAZZAGO - CIRCOLO ACLI DI MIRANO - CIRCOLO A.R.C.I. PIROLA - CIRCOLO IL MANIFESTO MIRANO - CIRCOLO 1554 - COMITATO DIFENDIAMO L’AMBIENTE IN CUI VIVIAMO FIESSO– COMITATO PER LA DIFESA DEL GRATICOLATO ROMANO (MIRANO) - COMITATO PER LA TUTELA DEL GRATICOLATO ROMANO (PIANIGA) - COMITATO PER LA TUETAL DEL TERRITORIO (STRA-PALUELLO) - COMITATO VIGONOVESE “A. CANOVA” - CONFESERCENTI PROVINCIA DI VENEZIA - COOPERATIVA LA RAGNATELA - EL TAMISO COOPERATIVA AGRICOLA BIOLOGICA - EMERGENCY DOLO – FDS RIVIERA DEL BRENTA - FEDERCACCIA (RIVIERA DEL BRENTA) - FIAB FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA (RIVIERA DEL BRENTA) - GAS GRUPPO DI ACQUISTO SOLIDALE RIVIERA DEL BRENTA – GRILLI DI MARTELLAGO – GRILLI SPINEA 5 STELLE – GRILLI DEL MIRANESE 5 STELLE - GRUPPO GIARDINO STORICO UNIVERSITÀ DI PADOVA ORTO BOTANICO - ITALIA NOSTRA RIVIERA DEL BRENTA - ITALIA NOSTRA MIRANO - LABORATORIO MIRANO CONDIVISA LA SPECOLA OSSERVATORIO DELLA RIVIERA DEL BRENTA E DEL MIRANESE - LEGAMBIENTE MIRANESE - LEGAMBIENTE PADOVA - LEGAMBIENTE RIVIERA DEL BRENTA - LEGAMBIENTE SAONARAVIGONOVO - LISTA CIVICA IL PONTE DEL DOLO - LISTA CIVICA STRADA COMUNE - MOVIMENTO CITTADINO PROMOTORI SICUREZZA IDRAULICA - MOVIMENTO 5 STELLE RIVIERA DEL BRENTA – MOVIMENTO NAZIONALE STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO – COOPERATIVA ACLI S.GAETANO BANDERA FLORIDA COMMERCIO EQUO E SOLIDALE EQUO SOLIDALE BANDERA FLORIDA - PANIFICIO BIOLOGICO EL FORNO A LEGNA - PEDALIAMO PER LA VITA (VIGONOVO) - RETE NO AUTOSTRADA ROMEA RIVIERA DEL BRENTA - SLOW FOOD CONDOTTA DELLA RIVIERA DEL BRENTA - UN FIUME DI VILLE ASS.NE OPERATORI TURISTICI RIVIERA DEL BRENTA - VILLA BEMBO ASS.NE DI PROMOZIONE SOCIALE RIVIERA DEL BRENTA – WWF DOLO - WWF MIRANESE - WWF VENEZIA


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Alternative sostenibili

Idrovia subito, no camionabile! Sicurezza idraulica prima di tutto. a sicurezza idraulica è diventata ormai una priorità inderogabile; gli eventi recenti dimostrano che cambiamenti climatici e cementificazione sono la causa di alluvioni sempre più frequenti. L’idrovia Padova-mare consentirebbe la messa in sicurezza di ampie zone del padovano e di tutta la Riviera del Brenta. La rottura degli argini del Bacchiglione ha evidenziato l’altissima vulnerabilità idraulica del territorio nelle provincie di Vicenza e di Padova; ma in realtà avrebbe potuto andare molto peggio se la piena del Bacchiglione fosse coincisa con quella del Brenta. In questa situazione, essendo questi due fiumi connessi tra loro, anche gli argini del Brenta avrebbero facilmente ceduto provocando un’esondazione ancora più disastrosa: la Riviera non avrebbe avuto scampo. Ma secondo il Prof. D’Alpaos dell’Università di Padova, che ha elaborato modelli idraulici attendibili per lo studio di questi fenomeni, un evento alluvionale come quello del 1966 ha un’alta probabilità di verificarsi e solo il completamento del canale navigabile (con una portata massima di 400 mc/s) consentirebbe la laminazione delle piene del Brenta e quindi la messa in sicurezza di tutto il territorio. Diversamente, un canale scolmatore come quello previsto nel progetto della “Camionabile”, avendo una portata limitata a soli 250 mc/s, non sarebbe in grado di smaltire questa enorme quantità d’acqua, e diventerebbe un formidabile distributore di esondazioni in tutta la Riviera, a nord come a sud, attraverso fiumi e canali collegati come il Nuovissimo.

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Idrovia la vera alternativa alla Camionabile ’alternativa alla Camionabile c’è, ed è facilmente realizzabile: basta completare i 13 km dell’Idrovia Padova/mare, un canale navigabile riconosciuto dall’accordo europeo sulle vie navigabili. Chi nel 2010 parla ancora di strade per risolvere i problemi di traffico, o ha interessi partico-

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lari o è culturalmente arretrato. Il trasporto fluvio-marittimo è ormai una realtà in tanti paesi d’Europa, ma anche nel sistema basso padano. I nuovi battelli a basso pescaggio possono navigare sia sui canali sia sotto costa, togliendo così migliaia di TIR dalle strade, abbattendo considerevolmente costi e inquinamento. L’ipotesi di completamento dell’Idrovia Padova/mare acquista sempre più significato, soprattutto alla luce delle importanti novità che riguardano il trasporto fluvio-marittimo in Italia. Il sistema dei porti dell’alto Adriatico, la piattaforma OffShore a largo di Venezia come snodo principale dell’autostrada del mare, la rete di canali navigabili del Po – Fissero - Canal Bianco, unitamente all’Idrovia Padova/mare potrebbero rivoluzionare il sistema di trasporto delle merci dell’intero Paese. L’integrazione possibile con la rete ferroviaria a terra farebbe il resto, e a questo punto autostrade come Romea Commerciale e Camionabile diventerebbero del tutto inutili. Il completamento costerebbe 200 milioni di euro, la camionabile 130 milioni. Eppur si muove… ra i più importanti detrattori dell’Idrovia c’è senza dubbio l’assessore Renato Chisso che, con il benestare del Presidente Luca Zaia e degli alti vertici regionali della Lega Nord, spinge a tutta forza per la realizzazione della “camionabile”, ed eventualmente di un canale scolmatore non navigabile. La camionabile, insieme alla Romea Commerciale, diventerebbe infatti uno degli assi preferenziali per la completa cementificazione del territorio compreso tra Padova e Venezia così come previsto dal piano strategico partorito dalla Giunta Galan-Chisso, denominato “Bilanciere del Veneto”. I progetti connessi come il Polo Logistico da 4.600.000 di mq previsto a Dogaletto, proprio alla testa est della camionabile, il centro commerciale di Calcroci, l’espansione delle zone “produttive” lungo il tracciato previste dal Piano territoriale provinciale di Venezia, ne sono la

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prova inconfutabile. D’altra parte anche una buona parte del centrosinistra veneziano appoggia l’idea della camionabile in alternativa all’idrovia, compresa la Giunta del Comune di Mira con in testa il Sindaco Michele Carpinetti. Le motivazioni addotte contro il canale navigabile sono del tutto inconsistenti; molto consistenti sono invece i volumi di affari che la società GRA farebbe gestendo i pedaggi del raccordo anulare di Padova e della camionabile per 40 anni. Guarda caso nel consiglio di amministrazione siedono uomini legati a PDL, Lega e PD, mentre tra gli azionisti risultano sia le ditte legate al sistema di potere costruito da Galan insieme a Chisso, come la Mantovani spa, sia le “cooperative rosse”. Eppure qualcosa si muove…infatti Sergio Giordani, Presidente dell’Interporto di Padova, proprio durante l’inaugurazione del nuovo scalo ferroviario all’interno del terminal container avvenuta lo scorso ottobre, si è chiaratamente espresso a favore del completamento dell’Idrovia Padova/mare, cogliendo tutta la potenzialità di un’interconnessione tra ferro e acqua. Anche il Consiglio Comunale di Padova, per ragioni relative alla sicurezza idraulica, ha approvato a fine 2010 una proposta di disegno legge regionale per promuovere uno studio di fattibilità dell’Idrovia; sulla stessa lunghezza d’onda si sono pronunciati poi i

Idrovia Padova mare: eterna incompiuta

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Idrovia Padova mare, l’eterna incompiuta, è uno dei casi più clamorosi di spreco di denaro pubblico, tanto quanto la famigerata Salerno - Reggio Calabria. Di questa via fluviale si parla dal 1947. La prima autorizzazione di spesa avviene con la legge numero 92 nel 1963. Nell’agosto del 1964 il Genio Civile di Venezia presentò il progetto dell’idrovia; negli anni successivi vennero realizzati i primi due tronconi (da Dogaletto fino al canale Nuovissimo, e dalla zona industriale di Padova fino a Vigonovo), furono espropriati i terreni lungo l’intero tracciato e realizzati cavalcavia. I lavori si fermarono però quando si era ormai giunti al 60% dell’opera con una spesa che attualizzata all’oggi corrisponde a circa 75 milioni di euro. La bocciatura al completamento dell’idrovia avviene nel 1993 in seguito ai risultati negativi di uno studio di fattibilità commissionato dalla Regione Veneto. Altri studi successivi dimostrarono invece l’importanza dell’idrovia ad esempio per l’effetto di decongestionamento che avrebbe avuto nei confronti della SR 11 brentana e dell’asse A4. D’altra parte già nel 1985 una approfondita relazione svolta dalla società di Ingegneria C.P.C. di Padova, con la consulenza della Halcrow&Co di Londra, quantificava in circa 40mila autotreni/anno il traffico che l’idrovia avrebbe sottratto dalle strade.

Ma è vero che...

VERO

FALSO

1. La rottura di carico rende sconveniente il trasporto merci lungo l’Idrovia 2. L’Idrovia come scolmatore delle piene del Brenta provocherebbe l’interramento della Laguna 3. Una chiatta fluviale toglie dalla strada quasi 50 TIR 4. L’acqua del Brenta deviata in Laguna apporterà un carico eccessivo di inquinanti 5. Il canale navigabile rappresenta una soluzione migliore rispetto allo scolmatore Consigli Comunali di Vigonovo, Saonara, e Dolo. Il Consigliere Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra) è infine riuscito a fare approvare un ordine del giorno in Consiglio regionale che impegnava la Giunta a destinare dei fondi specifici del bilancio 2011 per realizzare davvero lo studio di fattibilità dell’Idrovia. In sede di approvazione della nuova Legge Finanziaria regionale la Giunta guidata da Luca Zaia ha completamente disatteso l’impegno assunto.

Nel 1995 il PALAV, Piano di Area della Laguna Veneziana 8Art. 42) definisce il tracciato di completamento del canale navigabile e prescrive il divieto di fare interventi che possano pregiudicare il suo completamento. L’ultimo atto è la Legge italiana n.16/2000 che recepisce l’accordo europeo sulle grandi vie navigabili (Ginevra 1996), e che identifica l’Idrovia Padova-Venezia (codice E 91-03) come via fluviale di interesse internazionale. Soluzioni: 1. Falso: sia in termini ambientali che in termini economici il trasporto dei container è di gran lunga più conveniente purchè l’Idrovia sia inserita in un sistema integrato con le autostrade del mare e la rete di canali navigabili del nord Italia 2. Falso: la Laguna di Venezia in questa fase sta subendo un processo di erosione consistente rischiando di diventare un braccio di mare; il limitato apporto di sedimenti che provocherebbe l’Idrovia sarebbe quindi utile per bilanciare questo fenomeno; 3. Vero: una chiatta fluvio-marittima di classe 5 può trasportare fino a 98 container, l’equivalente di 49 TIR 4. Falso: il problema degli inquinanti in Laguna è legato soprattutto all’uso di prodotti chimici in agricoltura; le acque dei fiumi sono molto meno inquinate di un tempo, e in ogni caso una parte dell’acqua del Brenta arriva comunque in Laguna attraverso il Naviglio; 5. Vero: solo un canale navigabile con portata di almeno 400 mc/s può ricevere una piena eccezionale del Brenta, mentre un canale scolmatore da 250 mc/s provocherebbe esondazioni in tutta la Riviera sud.


Rischio idraulico e consumo di suolo

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BOMBE D'ACQUA

e chiamano “bombe d’acqua”, sono precipitazioni intense quanto quelle di un anno intero e concentrate in un fazzoletto di terra. Spianano le culture e sfondano i tetti delle costruzioni. Frequenti nelle aree subtropicali, abbiamo cominciato a fare la loro conoscenza nell’ultima alluvione nel Veneto. A causa dell’innalzamento della temperatura nell’atmosfera, nelle zone calde del Pianeta, e in particolare sopra gli Oceani, è aumentata l’evaporazione; quando l’umidità finisce nell’atmosfera, prima o poi l’acqua torna giù, più facilmente là dove incontra correnti di aria più fredda come nel centro-nord Europa. Ecco semplicemente spiegato perché le precipitazioni totali su alcune aree del pianeta sono aumentate di molto con eventi meteorologici estremi sempre più frequenti: temporali che in un solo giorno rovesciano decine di centimetri di pioggia. Il 31 ottobre 2010 a Vicenza sono caduti in 48 ore 531mm acqua, quasi la metà di tutta la pioggia che mediamente si registra in un anno. Ma il peggio deve ancora venire; secondo il più accreditato climatologo del mondo, il ricercatore della Nasa James Hansen, se dovessimo continuare a bruciare tutti i combustibili fossili che conosciamo, nel giro di qualche secolo le calotte glaciali si fonderebbero completamente con un innalzamento finale del livello del mare di 75 metri. Mc Kibben spiega che siamo all’inizio del cambiamento più vasto e profondo mai registrato nella storia dell’umanità. La superficie ghiacciata dell’artico si è già ridotta di 2,8 milioni di chilometri quadrati, mai così tanto prima d’ora; i tropici si sono espansi di due gradi di latitudine a nord e a sud e le regioni subtropicali aride si allargate di molto con gravi conseguenze per i milioni di persone che vivono in queste regioni. E’ incredibile come nemmeno di fronte ad eventi così evidenti come la recente alluvione nel Veneto, non vi sia alcuna capacità, soprattutto tra le forze politiche, di connettere i sempre più frequenti disastri “locali” alla catastrofe globale. L’Italia, con 550 milioni di tonnellate e’ il terzo Paese europeo per emissioni di gas serra. Il protocollo di Kyoto prevedeva per il nostro Paese una diminuzione del 6,5% dei gas serra entro il 2010, ma ad oggi le emissioni lorde italiane sono aumentate del 7,1 %, soprattutto a causa dei consumi per i trasporti (+24%), per l’energia elettrica da fonti fossili (+14%) e per il riscaldamento domestico (+5%). I fatti dimostrano che tutti i governi succedutisi, di centrosinistra e di destra, sono rimasti succubi ai voleri degli intoccabili padroni dell’energia: dall’Eni di Scaroni alla Sorgenia di De Benedetti, dalla Saras di Moratti agli inceneritori della premiata ditta Marcegaglia. Il nostro modello industriale è il più energivoro che si possa immaginare. Ma se la situazione italiana è disastrosa, a livello internazionale le cose non vanno affatto meglio, come dimostra l’ennesimo fallimento dell’ultima Conferenza Internazionale sul Clima di Cancun. Ormai è chiaro che se una speranza c’è, questa viene dai movimenti, da quella parte della società civile che lentamente, ostinatamente e dal basso sta tracciando il sentiero per uscire dall’economia del petrolio: piani energetici comunali, filiere corte, zero sprechi e zero rifiuti, acqua in caraffa, più piste ciclabili e aree pedonali, certificazioni delle abitazioni… sono tante le proposte di riconversione ecologica dell’economia, degli stili di vita, e delle istituzioni pubbliche che si stanno facendo strada.

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Prevenire è meglio che curare?... Non per tutti

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ome sempre ci si domanda, a posteDel resto che la sicurezza idrogeologica del nel 2010 il Governo regionale ne ha stanziati riori, se qualcuno aveva previsto ciò territorio non sia mai stata una priorità nelle 3, mentre nel 2009 ne ha erogati 6. che poi è accaduto e se si potevano scelte politiche e di bilancio del Veneto lo si Come se non bastasse, il bilancio di preprevenire o quantomeno mitigare gli effetcapisce leggendo i dati forniti dall’Osservavisione 2011 della Giunta di Luca Zaia ti catastrofici dell'alluvione. In questo caso torio Regionale della spesa alle Commissioni prevede ulteriori tagli del 53,2% ripare proprio di si, visto che dalla lettura del Bilancio e Lavori Pubblici: dal 2003 al 2009 spetto al 2010 (- 111,8 milioni) con Piano di Assetto Idropunte del 100% geologico predisposto per le sistemazioAlluvione Veneto 31 ottobre 2010: i numeri(*) nel 2007 dall’Autorità ni fluvio-marittime di Bacino Brenta-Bac(- 20,3 milioni) e chiglione emergono dell’80,4% per gli Persone morte 2 chiaramente quali erainterventi per l’asAnimali morti 230.000 no gli interventi necessetto territoriale. Persone sfollate 6670 sari per contrastare il Fortemente ridiPersone coinvolte Più di 500.000 pericolo di esondaziomensionati anche ni. Tra questi in partii fondi per studi e Comuni colpiti 131 colare la creazione di ricerche (- 53,9%) Comuni gravemente danneggiati 86 bacini di espansione, la e quelli per il rischio Frane e smottamenti 51 realizzazione di opere idrogeologico che Esondazioni e allagamenti 29 di laminazione, l’adepassano dai 37,8 guamento delle seziomilioni del 2010 Rotture argini 15 ni idrauliche, la sisteai 26,2 del 2011 Superficie allagata 140.000.000 di mq (14.000 ettari) mazione degli argini, (meno 30,6%). InOspedali evacuati 1 la manutenzione dei fine, per quanto riStrade principali chiuse 56 (compresa autostrada A4) manufatti, il potenziaguarda gli intervenmento delle idrovore. ti infrastrutturali in Stima dei danni circa 2,5 miliardi di euro Il tutto per una spesa materia di bonifica Costo opere per evitare alluvione complessiva prevista i tagli ammontano Brenta-Bacchiglione circa 700.000 euro di 668.919 mila euro. a 39 milioni (circa (*) Fonte Regione del Veneto Ma di queste opere -90%). non è stato realizzaIn compenso la colto praticamente nulla, come si deduce da per questo settore, gli stanziamenti relettività dovrà farsi carico di 2,5 miliardi di un’intervista al Magistrato alle Acque Patrizio gionali sono passati da poco meno di euro di danni provocati dall’alluvione... Cuccioletta del 9 novembre 2010, nella quale 50 milioni a circa 12 milioni di euro. Per come dire: prevenire è meglio che curare; afferma che sono venuti a mancare persino gli ingegneri di dipartimento di Difesa del ma forse per qualcuno, così come successo i fondi per le manutenzioni delle canalette e suolo, la manutenzione dei grandi fiumi veper il terremoto in Abruzzo, anche i disastri degli argini. neti richiede una spesa di 14 milioni all’anno; sono un’ottima occasione per fare affari.

Consumo di suolo: perseverare è diabolico

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centro-sinistra non è meno colpevole visto testato a un +248.000 unità. Di fatto, anl meccanismo è semplice: quando il suoche, là dove ha governato Comuni e Prolo viene coperto dal cemento, l’acqua di che considerando invariati gli attuali tassi di crescita della popolazione le abitazioni fino vince, ha in moltissimi casi approvato Piani pioggia invece di infiltrarsi nel terreno Urbanistici che hanno letteralmente distrutto ad ora costruite o in costruzione sarebbero e andare ad alimentare le falde acquifere, sufficienti per soddisfare la domanda dei i territori. scorre in superficie fino D’altra parte, se la crisi economica sembra prossimi 15 anni. ad essere convoaver rallentato una crescita edilizia insoil ene Risultato: il Veneto è ormai la gliata molto velostenibile, sul piano politico si va di male in seconda regione d’Italia più cemente verso i peggio: sia il Piano Territoriale Regionale di cementificata con un 11.3% fiumi attraverto è ormai la Coordinamento (adottato dalla Giunta Galan di superficie impermeabiso la rete sconel 2008 ma non ancora approvato), sia il lizzata (al primo posto la lante. Questa seconda regione Lombardia con il 14,1%). PTCP della Provincia di Venezia, così come frazione di molti PAT comunali prevedono sempre meno Tra il 1995 e il 2006 sono precipitaziod talia più ce vincoli ambientali e al contempo continuano stati persi complessivane va ad aga favorire operazioni speculative come Venemente 10224 ettari di terregiungersi alla mentificata to City, Tessera City o Città della Moda. Come no libero. normale onda se non bastasse, all’inizio dell’anno, mentre Le responsabilità politiche di quedi piena dei corsi sta situazione sono precise e sono ancora si faceva la conta dei danni dell’ald’acqua determinanluvione, il Consiglio Regionale ha approvato largamente riconducibili ai governi regiodo spesso situazioni nali Pdl-Lega che tutto ciò hanno favorito, una leggina che consente di ampliare gli edidi criticità o peggio esondazioni. fici su terreni agricoli fino a 800 metri cubi. La cementificazione del territorio è quindi permesso, tollerato con leggi urbanistiche e Non c’è che dire: perseverare è diabolico! con ogni altra sorta di provvedimento. Ma il una delle cause sicure delle alluvioni, assieme ai cambiamenti climatici e alla scarsa manutenzione del territorio. Consumo di suolo: le cifre Ma per capire meglio il fenomeno del consumo di suolo e gli impatti sull’equilibrio idrogeologico è importante considerare alcuni eneto dati. Secondo l’Istat, tra 1978 e 1985 ogni anno ▪ 1995-2006 consumati 10224 ettari nel Veneto sono stati edificati quasi 11 mi▪ Superficie totale cementificata 11,3% lioni di metri cubi di capannoni. Dal 1986 al 1993 sono stati oltre 18 milioni all’anno per ▪ Superficie urbanizzata dal 1950 ad oggi + 324% poi salire negli anni successivi a oltre 20 milioni, con un salto dal 2000: 27 milioni nel 2001, 38 nel 2002 e così via. Per quanto talia riguarda le abitazioni, negli anni ‘80 e ‘90 sono state rilasciate concessioni edilizie pari ▪ 250.000 ettari di suolo consumato ogni anno a 9-10 milioni di metri cubi anno; nel 2002 ▪ Dal 1950 ad oggi perso il 40% di superficie libera oltre 14, nel 2003 quasi 16, nel 2004 oltre 17. Tra il 2001 e il 2006 sono state costruite ▪ Negli ultimi 15 anni cementificati 3 milioni di ettari case per 788.00 0 persone, ma l’aumento (la superficie di Lazio e Abruzzo insieme) di popolazione nello stesso periodo si è at-

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Veneto City e Città della Moda

Veneto City: il mostro si tinge di verde

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eneto City: Comuni, Provincia e Regione “giocano sporco”? Cresce la tensione anche sul fronte Veneto City: non sono infatti sfuggiti a CAT e al consigliere Gei l’arrivo in Provincia del Muster Plan e il susseguirsi frenetico di incontri a porte chiuse tra Comuni, Provincia di Venezia, Regione Veneto e proponenti. Il sospetto che si voglia mettere i cittadini di fronte al fatto compiuto e arrivare presto all’accordo di programma è più che fondato. Il progetto aveva già ripreso quota poco prima di Natale, quando è stata presentata agli amministratori di Dolo e Pianiga l’ultima versione del “Polo del Terziario avanzato”. L’ing. Endrizzi e l’arch. Cucinella questa volta si sono dati un gran da fare: nel master plan sono quasi sparite le relazioni tecniche, ma in compenso si fa grande uso di foto ad effetto e di ricostruzioni accattivanti e rassicuranti: molto verde, piste ciclabili, pannelli solari, edifici futuribili…Insomma a prima vista un progetto all’insegna del “verde” e della vivibilità. Ma in realtà, tra una figura e l’altra, si scopre che la superficie urbanizzata è sempre di 2 milioni di mq, di cui la metà coperti; inoltre le destinazioni d’uso sono così variegate da lasciare aperta per i proponenti ogni possibilità (vedi box). Insomma i comitati di CAT non si sono fatti abbagliare dagli effetti speciali e hanno subito smascherato quella che è e rimane una speculazione immobiliare in grande stile: Dello stesso avviso Giorgio Gei, consigliere della Lista Il Ponte, insospettito dalla carenza di dati sui flussi di traffico, sulle ricadute ambientali e socio-economiche di tutta l’ope-

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razione. I Comitati di CAT e la Lista il Ponte, preoccupati da questa improvvisa accelerazione e soprattutto dal silenzio quasi “omertoso” che circonda l’affare Veneto City, denunciano il comportamento inaccettabile delle istituzioni, soprattutto della Sindaca leghista Mad-

dalena Gottardo, che in campagna elettorale aveva più volte sbandierato il valore del coinvolgimento dei cittadini e l’importanza della tutela del territorio Veneto City non è inserito in Legge Obiettivo e non c’è nessuna norma che vieta di rivedere le destinazioni d’uso contenute nei Piani Norma 4 e 5 del PRG di Dolo. Le due amministrazioni rivierasche hanno una responsabilità enorme: se vogliono possono dire di NO e bloccare fin da subito questa cementificazione devastante; se invece daranno il loro assenso, allora diranno di si anche ad altre due opere strettamente connesse all’affare Veneto City, la Camionabile e la Romea Commerciale (a Roncoduro). Tentare di risolvere i problemi di bilancio

svendendo il territorio in cambio degli introiti dell’ICI e dagli oneri di urbanizzazione è come mettersi un cappio al collo; infatti i danni causati dalla cementificazione selvaggia, come le alluvioni e l’inquinamento atmosferico, non vengono mai pagati dai proponenti ma sempre dai cittadini e dalle amministrazioni pubbliche. Il Nord-est è la regione d’Europa con il più alto tasso di centri commerciali; se anche ci fosse bisogno di un nuovo Polo del Terziario, si faccia un investimento strategico su Porto Marghera bonificando e riqualificando le aree dismesse, invece di continuare con distruzione di un territorio già ampiamente ferito. Per la Riviera e il Miranese si punti invece sulla valorizzazione del patrimonio storico e ambientale cominciando dall’istituzione di un grande Parco del Graticolato e dal recupero delle tante ville abbandonate. Destinazione d’uso delle aree

metri quadrati

Centri direzionali Showrooms / Fiera Polo scientifico (sanità, università) Tempo libero Centro commerciali Hotels TOTALE

225.000 408.000 (A)* 117.500 100.000 100.000 (B)* 72.500 (C)* 1.023.000

*(A) SETTE VOLTE LA FIERA DI PADOVA *(B) DIECI VOLTE AUCHAN MESTRE *(C) PARI A 70 ALBERGHI-TIPO DELLA RIVIERA

Città della Moda ancora nel pantano

ittà della Moda ancora nel pantano. I primi guai per Città della Moda erano iniziati quando il Comitato di Fiesso, insieme a CAT, aveva denunciato l’illecito sversamento di rifiuti pericolosi nell’area di cantiere. L’ARPAV, dopo gli accertamenti del caso, aveva imposto lo stop ai lavori e la bonifica dell’area. Poi con il cambio di amministrazione politica del Comune di Dolo, anche il nuovo piano di assetto del territorio intercomunale (PATI), che dava il via libera all’intervento e che era fortemente voluto dalle giunte di Antonio Gaspari e Daniela Contin, ha subito un brusco rallentamento. A quel punto i proponenti di Città della Moda, incalzati dalla fretta, hanno tentato

il tutto per tutto “chiedendo” al Comune di Fiesso una nuova variante al Piano Regolatore; obiettivo: sbloccare al più presto i lavori

e ottenere maggiori cubature per il residenziale piuttosto che per il commerciale. Ma il clamore sollevato dai comitati, e le “stranezze” delle procedure legate a questa variante

urbanistica hanno corroso progressivamente come un tarlo la maggioranza politica di Fiesso, che dapprima ha cominciato a perdere pezzi, e poi è finita con il deflagrare completamente: all’inizio dell’anno è stato votato l’atto di sfiducia alla Sindaca Daniela Contin e il Comune è stato commissariato. Città della Moda rimane così ferma nel pantano perché fino all’insediamento di una nuova giunta ogni provvedimento urbanistico rimarrà bloccato. Una vera tegola per i proponenti che perderanno ancora soldi e tempo…ma un vantaggio per i Comitati che possono segnare altri punti a favore della salvaguardia dell’ambiente, delle preziose rive del Naviglio Brenta e della salute dei cittadini.

La Commissione da ragione ai comitati, la Giunta Zaia no

A

ccogliendo in pieno le osservazioni presentate nel 2008 da CAT e altri comitati, La Commissione Salvaguardia si è espressa di recente indicando prescrizioni pesantissime al Piano Territoriale Provinciale voluto dalla Giunta Zoggia e modificato dall’amministrazione Zaccariotto. Stop a Veneto City e al Quadrante di Tessera. «Numero chiuso» per le barche in laguna e limiti rigidi alle nuove darsene. Parere negativo a «ulteriori insediamenti» soprattutto nelle aree a rischio di allagamento. Dovrà anche essere «contenuto al massimo» l’ulteriore consumo di suolo. Priorità assoluta va data alle aree dismesse, «in particolare Porto Marghera attivando bonifiche e riusi compatibili». Uno stop arriva anche alla costruzione di nuove strade. Si potrebbe dimezzare il traffico dei pendolari e rendere più sicura la circolazione sulla Romea, scrive la Salvaguardia, completando ad esempio la linea ferroviaria regionale (Sfmr) per Chioggia e il tratto da Piove di Sacco a Chioggia. Infine un invito a «riconsiderare la scelta di nuove infrastrutture stradali lungo l’asse a sud del Naviglio Brenta». Dovrà essere infine recuperato il Palav, Piano di Area della Laguna Veneta, strumento urbanistico spesso ignorato, di cui qualcuno chiedeva l’abolizione perché «troppo restrittivo». Quanto alla Tav, la Salvaguardia boccia l’ipotesi del passaggio sotto i fiumi e il parco invitando a considerare le altre due ipotesi previste dal Piano regionale dei Trasporti: i Bivi o l’asse ferroviario Venezia Trieste. La validità di queste indicazioni non è però stata riconosciuta dalla Giunta Regionale di Zaia e Chisso che, con delibera n. 3359 del 30 dicembre 2010, ha approvato il PTCP della provincia di Venezia respingendo le prescrizioni della Commissione Salvaguardia e lasciando mano libera al partito del cemento.


Romea Commerciale e Parcopartecipato

Romea Commerciale: l'unione fa la forza Nasce un "fronte nazionale" dei comitati per fermare l'autostrada

L’

11 dicembre 2010 è nata finalmente la Rete Nazionale Stop Orte-Mestre, un fronte unico e compatto di tutte le associazioni, i comitati, le organizzazioni che nei vari territori si battono contro la realizzazione della cosiddetta “Romea Commerciale”. Grande la soddisfazione di CAT e Rete NO-AR che da anni lavorano incessantemente per il raggiungimento di questo risultato. Le adesioni raccolte fino ad ora vedono la partecipazione di importanti e qualificanti organizzazioni nazionali come WWF, Legambiente, Italia Nostra, Mountain Wilderness … ma sono tantissime le associazioni, i comitati, le articolazioni locali di movimenti e forze politiche, le personalità che hanno già sottoscritto l’appello. Si tratta di una prima importante risposta del mondo ambientalista dopo che lo scorso ottobre la commissione VIA nazionale ha dato semaforo verde al progetto preliminare con un parere a dir poco scandaloso. In un qualsiasi altro Paese europeo il giudizio sarebbe stato negativo, o quantomeno sarebbero state chieste delle integrazioni; non in Italia, dove evidentemente contano di più le pressioni delle cricche di vario stampo. La commissione, infatti, pure esprimendo

parere favorevole, ammette che lo Studio di Impatto Ambientale fa acqua da tutte le parti: dal rischio idrogeologico, all’inquinamento atmosferico, dalla mancata valutazione degli impatti su aree di pregio, all’inquinamento acustico, sono innumerevoli le carenze nella documentazione presentata dai proponenti;

inoltre totalmente assente è uno studio di fattibilità economico-finanziaria che giustifichi la costruzione dell’autostrada. Anche sotto il profilo progettuale rimangono irrisolte molte questioni che riguardano varianti di tracciato, organizzazione dei cantieri, gestione delle terre da scavo e molto altro. Come per le altre opere, anche in questo

caso le “promesse elettorali” della Lega in difesa del territorio si sono sciolte come neve al sole: infatti l’autostrada arriverà a Roncoduro passando per la Riviera, come “candidamente” ammesso dall’assessore Renato Chisso in una recente intervista. La Rete Stop Orte-Mestre si dichiara comunque nettamente contraria all’opera indipendentemente dal tracciato proposto e indica come alternative più sostenibili e meno costose: la messa in sicurezza immediata di E-45 e SS 309 Romea, la deviazione del traffico pesante sugli assi autostradali esistenti eventualmente potenziabili (es. A-13), e il riequilibrio modale a favore del trasporto marittimo e ferroviario. La “Rete” intanto non perde tempo e si è già messa al lavoro per preparare il ricorso al TAR e alla Corte di Giustizia Europea chiedendo il supporto di avvocati e esperti competenti. La battaglia per fermare una delle opere più devastanti e inutili della Legge Obiettivo è difficile ma non impossibile, e come si sa “l’unione fa la forza”.

PARCOPARTECIPATO: un processo partecipato per il Parco del Graticolato

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l convegno del 12 giugno 2010 a Mirano “Verso il Parco dell’agro centuriato romano” ha segnato un primo, significativo, risultato nella direzione di un percorso di tutela dell’area del Graticolato. L’adesione è stata ampia, gli interventi e la discussione molto qualificati. Gli intenti promotori di questo primo evento erano di promuovere una prassi di pianificazione territoriale di vera partecipazione dal basso, dove gli attori principali siano i cittadini, protagonisti diretti – anche attraverso le associazioni di rappresentanza – nella definizione dei futuri scenari di programmazione urbanistica, socio economica e ambientale del territorio. Il 13 ottobre scorso si è svolto il primo Forum aperto a tutti coloro che desiderano contribuire ad una fase più concreta di progettazione. Unici requisiti richiesti erano l’adesione alle linee guida fin qui indicate e una effettiva volontà di impegno attivo. Le professionalità e le competenze qualificate, seppure indispensabili, devono unirsi alle abilità maturate attraverso la pratica quotidiana dell’amore per la propria terra. Il linguaggio tecnico-scientifico dovrà fondersi con la cultura e la tradizione popolare, in una sperimentazione tanto audace quanto affascinante. Si è composto un gruppo di 86 persone: rappresentanti di associazioni, comitati, imprenditori del settore turistico e agricolo, ma anche semplici cittadini. L’incontro si è sviluppato seguendo le metodologie dei processi partecipati: sotto la guida di un facilitatore tutti i partecipanti, in un “giro di tavolo”, hanno espresso intenti, desideri, timori in merito al progetto,

indicando poi l’ambito nel quale intendono mettersi a disposizione fattivamente. Tutto è stato segnato su un grande cartellone bianco che via via si è riempito e colorato di idee, suggestioni, proposte. Da queste proposte si sono costituiti quattro gruppi di lavoro: “Gestione e comunicazione”, “Sviluppo rurale e economie locali, “Mobilità sostenibile e qualità del vivere”, “Ricerca storica e censimento risorse locali” I gruppi lavoreranno autonomamente, con l’ausilio di facilitatori, e si raccorderanno nell’ambito di un Gruppo di coordinamento, al quale possono partecipare tutti gli aderenti al progetto. L’adesione ai quattro gruppi è stata spontanea, in base alle competenze, interessi e attitudini personali. Il primo obiettivo è arrivare ad un Forum da organizzarsi nel giugno prossimo, dove i primi risultati verranno presentati a tutta la comunità del futuro Parco. Nel frattempo è intenzione dei proponenti allargare il più possibile l’adesione da parte di altri cittadini e portavoce della società civile, soprattutto provenienti dai comuni che a tutt’oggi non

sono ancora rappresentati. Un concorso di idee lanciato fra gli aderenti ha deciso il nome del processo: PARCOPARTECIPATO E’ importante sottolineare la struttura flessibile e aperta del gruppo. Ciò che è nato non è un nuovo soggetto operante sul territorio, ma un vero e proprio processo partecipativo. Comprendere e far comprendere la differenza è determinante per evidenziare il carattere innovativo dell’esperienza e per coinvolgere associazioni e altri gruppi senza costringerli all’interno di una identità troppo definita. In attesa di un sito internet dedicato, per aderire, partecipare, o chiedere informazioni scrivere a miranocondivisa@gmail.com, o telefonare al numero 347 2204003.

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Smog in pianura Padana: il 2011 inizia con il colore nero

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olveri sottili in aumento in tutta la pianura Padana. Le concentrazioni di Pm10 registrate nel primo fine settimana di febbraio misurano valori superiori ai 100 microgrammi a Milano, Mantova, Padova, Venezia (Mestre), Brescia, confermano quest’area come una delle più inquinate al mondo! Secondo il Dossier di Legambiente, nel 2010 nel Veneto tutti i capoluoghi di provincia (escluso Belluno) sono risultati fuorilegge. Al primo posto Padova con 94 sforamenti e a seguire Vicenza con 87, Treviso con 84, Venezia con 71, Verona con 70 e Rovigo con 67. Livelli d’inquinamento elevati, e sostanzialmente invariati rispetto agli anni precedenti, anche per gli ossidi di azoto e i microinquinanti come il benzo(a)pirene, potente cancerogeno presente anche in città industriali o in quelle intasate dal traffico. Intanto il 24 novembre 2010, la Commissione Europea, ha deferito in via definitiva l’Italia alla Corte di giustizia Europea. La multa sarà pesantissima, e i cittadini pagheranno due volte: con i loro polmoni e con il loro portafogli. Il traffico veicolare è uno dei maggiori responsabili di questa situazione. E il Veneto che fa? Programma la costruzione di nuove autostrade (almeno 8).

Altri campi, altri valori

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uando si sente parlare “politici” e imprenditori di “valorizzazione” del territorio, quasi mai si intende la riqualificazione ambientale; trasformare un suolo agricolo in una distesa di cemento, questo è il valore, quello che “rende schei”. Ma se a trovarsi in un campo tra Mira e Dolo sono i comitati insieme ad un grande artista come Marco Paolini allora il “valore” è tutt’altro e non si può misurare con il denaro. L’11 settembre è stata una giornata straordinaria che ha visto oltre 4000 persone assistere al nuovo spettacolo dell’artista bellunese “Bisogna”, sulla devastazione del territorio e sulla falsa cultura che questo sviluppo produce. Da parte di CAT, ancora un grazie grande a Marco Paolini e a tutte le persone che hanno partecipato.


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Polo Logistico Dogaletto

Polo Logistico Dogaletto Un referendum popolare per bloccare l'ennesima speculazione

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Comuni di Dolo e Pianiga pensano in “grande”, Mira non può essere da meno, e allora ecco in arrivo un polo logistico per containers grande 460 ettari (4.660.000mq). Dove? Proprio su un terreno agricolo in Comune di Mira affacciato alla Laguna tra Giare e Dogaletto, una zona tutelata dal PALAV (Piano di Area Laguna di Venezia) come area di interesse paesistico e ambientale. La storia Tutto inizia quando la Giunta di Giancarlo Galan, in scadenza di mandato, ha approvato un progetto strategico che individua proprio l’area in questione come ideale per lo sviluppo della “logistica”. Guarda caso, la collocazione di questa piattaforma si trova a due passi dal tracciato della cosiddetta “Romea commerciale” e al termine dell’altra autostrada in progetto, la famigerata “camionabile”. Il disegno della Regione sembrava aver perso quota quando, pochi mesi fa, il Presidente dell’Autorità Portuale di Venezia ha avanzato decisamente l’idea di fare “massa critica” tra i porti dell’alto Adriatico, con l’obiettivo di attrarre le grandi navi provenienti dal canale di Suez e dall’Oriente. Secondo lo studio commissionato da Paolo Costa, infatti, il transito delle merci attraverso l’Adriatico e poi via ferro verso l’Europa centrale e orientale, sarebbe molto competitivo perché consentirebbe di risparmiare tempo, soldi e impatti ambientali (emissioni) rispetto all’attuale rotta che dal Mediterraneo risale fino ai porti del nord Europa. Insomma il nord-est potrebbe diventare uno degli accessi privilegiati delle merci verso i mercati del vecchio continente, arrivando a movimentare fino a 10 milioni di container (TEU) entro il 2020. Il progetto è già in fase avanzata e prevede per Venezia la costruzione di una piattaforma in mare aperto (Off-Shore) per l’attracco delle grandi navi fuori dalla Laguna; da qui le merci dovrebbero proseguire su chiatte fluvio-marittime per essere spacchettate e poi spedite in treno a partire da aree già attrezzate o predisposte come Porto Marghera, Chioggia, Porto Levante. Un’operazione potenzialmente interessante sia per gli aspetti legati alla riconversione di ampie zone industriali dismesse, sia per l’impulso che potrebbe dare al trasporto ferroviario e via acqua piuttosto che su gomma, sia per la creazione di nuovi posti di lavoro. Ma gli eventi improvvisamente sembrano

possibilista di Sinistra Ecologia e Libertà che può contare in Giunta su ben due assessori (Stefano Lorenzin e Silvia Carlin). Questa volta però Il fronte del NO è molto ampio, variegato, e combattivo: la strada scelta è quella del Referendum popolare per

virare a favore della rendita immobiliare e della devastazione ambientale, da quando è rispuntata sul tavolo la proposta del Polo Logistico a Dogaletto, proposta dapprima ricevuta da Paolo Costa da parte della Alba srl proprietaria dei terreni, e poi trasmessa dallo stesso Costa al Sindaco di Mira Michele

facendo guadagnare alla società almeno 165 milioni di euro in un solo colpo. Una cifra, questa, che comunque è sottostimata, visto che il progetto della Alba srl prevede anche ampie aree destinate a uso commerciale, direzionale e residenziale. Ma la realizzazione

Carpinetti. Il progetto, infatti, non solo consumerebbe 460 ettari di suolo libero invece di privilegiare la riqualificazione delle aree abbandonate di Porto Marghera, ma utilizzerebbe come infrastrutture di connessione proprio la camionabile e la romea commerciale. Una assurdità se si pensa che completando i 13 km di Idrovia che mancano, si potrebbero far proseguire le chiatte verso l’interporto di Padova, integrando così nel sistema anche questo scalo (recentemente potenziato e dotato di terminal ferroviario).

del polo logistico interessa anche alla so- mettere definitivamente la parola fine a quecietà GRA spa, che avendo in concessione sto progetto assurdo e devastante. la camionabile per 40 anni, si assicurerebbe un grande flusso di camion e quindi anche di denaro derivato Società proponente Alba srl (Bologna) dai pedaggi. Forse Area per la logistica 1.440.000 mq è bene ricordare a questo proposito Area per magazzini 421.000 mq che nel consiglio Area per sistema intermodale 384.000 mq di amministrazione della stessa società Aree per autoporto 82.000 mq GRA siedono uoAree centri direzionali 61.000 mq mini legati al PdL (Vittorio Casarin), Aree commerciali e per uffici 114.000 mq alla Lega Nord (AtAree turistico-ricettive 63.000 mq tilio Schneck) e al PD (Lino Brentan); Aree residenziali 86.000 mq e che tra gli azioAree verdi 590.000 mq nisti ci sono sia le imprese della “cricArea a parco 778.000 mq ca” veneta come la Area ecologica 193.000 mq Mantovani spa di Piergiorgio Baita, Strade 453.000 mq sia le Cooperative Totale area intervento 4.665.000 mq “rosse”.

I veri interessi in gioco In realtà l’operazione Dogaletto ha tutta l’aria di essere una grande speculazione. A trarne i maggiori benefici sarebbero la società Alba srl del romagnolo Franco Gandolfi, proprietaria dei terreni agricoli sui quali dovrebbero essere stoccati i containers e anche della valle da pesca Miana Serraglia. Basti pensare che con il solo cambio di destinazione d’uso da zona agricola (E) a zona produttiva (D7), il valore del fondo schizzerebbe dagli attuali 7,5 euro/mq a 40-50 euro/mq,

Dati del progetto

Totale cubatura

Il dibattito a Mira L’idea della piattaforma per i container vicino ad una delle zone più belle della Laguna veneziana ha sollevato un vespaio di polemiche. Immediata la presa di posizione contraria di CAT, ma anche della Federazione della Sinistra, della Lega Nord mirese, e poi delle due importanti associazioni dei cacciatori e dei cavanisti, così come di Italia Nostra e Legambiente. Favorevole e convinto il PdL con in testa il consigliere Paolino D’Anna; mentre nel PD il fronte è meno compatto: decisamente a favore il Sindaco Michele Carpinetti sostenuto da buona parte del suo partito, ma non mancano i distinguo e i “mal di pancia” di alcuni esponenti e di vari militanti. Incredibile e assurda la posizione morbida e più che

5.440.000 mc


Altri modi

Spiazzi verdi, prove tecniche di comunità urbana del buon vivere

L’

inizio di questa storia è quasi casuale, più istintuale che razionale, dettato dalla voglia di un gruppo di cittadini di Venezia di avvicinarsi alla terra, riscoprendone cicli, frutti, sapori...Così il Gruppo SpiazziVerdi ha cominciato quasi “timidamente” dal febbraio 2009, a coltivare un orto di oltre 1000 mq, secondo la tecnica dell’agricoltura sinergica. L’orto è una parte del giardino della casa di riposo dell’IRE nell’isola della Giudecca. Ben presto il prato incolto è diventato una spirale rigogliosa di verdure e di idee, di convivialità e riflessioni, di attività pratiche e di visioni del futuro. Lavorare di vanga e di zappa stimola anche il cervello, oltre che rigenerare il fisico e lo spirito. Così SpiazziVerdi ha preso forma e continua a svilupparsi assieme al crescere degli ortaggi: un progetto-processo che unisce persone, stimola la trasformazione urbana dei luoghi con metodi partecipativi e inclusivi, promuove iniziative, laboratori e incontri per sperimentare la

cura dei beni comuni. Insomma una strada efficace e piacevole per creare condizioni di un benessere allo stesso tempo personale e collettivo.

zione di forme di auto-produzione e condivisione, al recupero di colture abbandonate e di varietà antiche o dimenticate, ai seminari di auto-apprendimento sulla comunicazione non violenta; dalla costituzione di una rete di “salvatori di semi”, alla realizzazione di mappe bioregionali per il recupero della biodiversità e delle tradizioni locali, fino all’attivazione di collaborazioni e sinergie con altre realtà, veneziane e no, per il recupero di spazi verdi tramite la coltivazione e la cura diretta da parte dei cittadini.... Si è iniziato dall’orto, dunque, per provare a ripensare un modello economico e di società, ragionare di decrescita, riprendersi la terra e il territorio, imparare a stare insieme progettando la città e i suoi spazi verdi, a partire dalla sua storia e da...i suoi semi!

Tantissime e intense le iniziative già realizzate: dai corsi di formazione sulla permacultura e sull’agricoltura sinergica, alla sperimenta-

Info e approfondimenti: spiazziverdi.blogspot.com; spiazziverdi@gmail.com

La protesta non basta... cambia stile!

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er difendere il territorio e la salute, per disegnare un altro futuro è importante indignarsi e protestare; ma altrettanto importante è diminuire il nostro impatto sull’ambiente cominciando a modificare le abitudini quotidiane. Si parte da piccole cose… ma poi ci si prende gusto. Chi ben comincia è già a metà dell’opera…cosa aspetti? Prova intanto con questi 10 buoni consigli: Bevi l’acqua del “Sindaco” al posto della minerale Il 35% delle merci trasportate in camion ha che fare con le acque minerali. L’acqua del “Sindaco” arriva direttamente a casa tua, non produce inquinamento né rifiuti, è controllata ed è buona! Quando puoi evita i centri commerciali Il Nord Est è la regione d’Europa con la più alta concentrazione di centri commerciali, molti altri sono in progetto. Almeno per i prodotti alimentari puoi trovare valide alternative: aziende agricole locali, Gruppi di Acquisto Solidale, Botteghe Solidali, distributori di prodotti freschi (es. latte), mercati rionali e dei contadini… Fai attenzione alla provenienza di quello che acquisti Comprare prodotti locali fa bene alla salute e all’ambiente: le merci che vengono da Paesi lontani viaggiano spesso in aereo o in camion, se sono derrate alimentari devono essere trattate per la conservazione, inoltre

sappiamo poco o nulla di come e dove vengono prodotte. Se puoi lascia a casa l’auto, muoviti con i mezzi pubblici o meglio con la bici La maggior parte dei nostri spostamenti in auto copre distanze cortissime; è dimostrato che per distanze fino a 8 km conviene il mezzo pubblico, e per distanze fino a 5 km conviene la bicicletta.In treno e autobus guadagni tempo e non ti stressi, con la bici fai movimento. Se tutti usassimo un po’ di più i mezzi alternativi all’auto avremmo meno traffico, meno stress, meno smog, e meno strade. Quando fai la spesa scegli prodotti freschi, sfusi e con poco imballaggio Gli imballaggi costituiscono il 40% in volume dei nostri rifiuti; lo smaltimento di 1kg di rifiuto domestico comporta l’emissione di circa 3kg di CO2.; ridurre la loro quantità è sempre meglio che fare la differenziata. Collabora per una raccolta differenziata di qualità Riciclare significa risparmiare materie prime e energia; ad esempio riciclare la plastica riduce il consumo di energia di circa l’85%, con l’alluminio si arriva fino al 95%. Con un sistema di raccolta differenziata spinto e una buona collaborazione dei cittadini si può arrivare a oltre l’80% di raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Regola correttamente la Temperatura in casa Il 27% delle emissioni di gas serra è dovuto al riscaldamento domestico. Ridurre di 1°C la temperatura in casa (es. da 20° a 19°C), regolare la temperatura dei locali per mezzo di termostati o di valvole termostatiche ti permette di risparmiare fino al 1520%, che corrisponde a parecchie decine di euro in meno in bolletta. Occhio all’isolamento La metà del calore che usiamo per scaldarci se ne va dai tetti, dai muri e dalle finestre

Le abitazioni di classe A+ possono arrivare a –90% dei consumi; ma anche con semplici interventi di isolamento si possono ottenere risultati sorprendenti, ad esempio attraverso l’applicazione di isolanti fai da te, la sostituzione delle guarnizioni. Infissi spessi e cappotti richiedono un maggiore investimento ma si ripagano in pochi anni grazie anche alle detrazioni IRPEF.

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Buone nuove Zero consumo di suolo è possibile! Cassinetta di Lugagnano (MI), con il suo Sindaco Domenico Finiguerra, è il primo comune italiano ad aver approvato una variante urbanistica a crescita zero. In questi anni migliaia di sindaci e assessori, costruttori e politici, affaristi ed impresari, hanno raccontato che non sarebbe possibile fermare lo sviluppo edilizio, che costruire case crea occupazione, ricchezza, muovendo la nostra stanca economia. Ora invece si scopre che è davvero possibile bloccare il consumo di suolo. Le linee guida che hanno orientato le scelte di politica urbanistica del Comune di Cassinetta di Lugagnano sono state le seguenti: nessun nuovo piano di insediamenti residenziali se non attraverso il recupero di volumi già esistenti o recupero di aree industriali; valorizzazione del centro storico e del patrimonio artistico ed architettonico, salvaguardia e promozione dell’agricoltura, dell’ambiente e del turismo di qualità; opposizione alle infrastrutture inutili e distruttive. Sembrerebbe un programma perfetto per la Riviera e il Miranese ma… Tutto sul consumo di suolo zero su www. stopalconsumoditerritorio.it

Risparmio CO2 da fotovoltaico Oltre un milione di tonnellate di CO2 risparmiate in un anno grazie alla crescita del solare fotovoltaico. Lo sviluppo delle rinnovabili è l’arma che fermerà i mutamenti climatici e il nucleare. La rivoluzione energetica appare oggi concretamente possibile. Uscire dalle fonti fossili per costruire una società “low carbon” è la sfida dei prossimi anni. Tanto che autorevoli soggetti (il rapporto McKinsey, l’Agenzia federale tedesca) sostengono che l’obiettivo di raggiungere il 100% di energia elettrica prodotta da rinnovabili in Europa al 2050 è praticabile. Il loro impiego è indispensabile nella lotta ai mutamenti climatici, ma affinché le rinnovabili abbiano successo è necessario avviare politiche serie e concrete per l’efficienza e il risparmio energetico.

Finalmente aboliti gli shoppers Non solo lampadine Il 67,3% dell’energia elettrica viene prodotto bruciando carbone o gas; tanta di questa energia viene dispersa attraverso le linee di trasmissione. Installare lampade a basso consumo, usare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico e a basse temperature, spegnere gli stand-by, acquistare elettrodomestici ad alta efficienza…con piccoli investimenti e adottando buone pratiche si può arrivare a risparmiare oltre il 50% dell’energia elettrica consumata, e a fine anno anche parecchie decine di euro. Oro blu Ogni italiano consuma mediamente 215 litri di acqua al giorno: 8-30 litri quando azioniamo lo sciacquone, 170 litri per una lavatrice, 100 litri per un bagno in vasca…troppa!! Installare i riduttori di flusso, fare la doccia al posto del bagno, chiudere l’acqua mentre ci si insapona, lavare frutta e verdura in ammollo, usare solo la vaschetta piccola del wc o mettere un solido dentro la vaschetta…buone abitudini e piccoli accorgimenti che possono evitare lo spreco di migliaia di litri ogni anno, risparmiando denaro e ambiente.

Dopo due anni di rinvii, finalmente gli shoppers, sono stati messi al bando. Dal primo gennaio 2011 anche in Italia come in altri Paesi europei è vietata la commercializzazione dei micidiali sacchetti di plastica per la spesa. Si tratta di un fatto importante visto che in Europa vengono usati 100 miliardi di sacchetti ogni anno, con un consumo di petrolio pari a 700.000 ton, e l’immissione in atmosfera di 1,4 milioni di ton di CO2 . Molti di questi shoppers vengono abbandonati nell’ambiente rimanendoci fino a 400 anni; una parte di essi si disgrega in particelle piccolissime ed entrano nelle catene alimentari, altri finiscono in mare causando la morte (per ingestione) di almeno 100.000 animali marini (soprattutto cetacei e tartarughe). Addirittura nel Nord del pacifico si trova “un’isola” di spazzatura grande 2 volte gli Stati Uniti e formata per l’80% di plastica. L’alternativa migliore non sono i sacchetti in “Bio-plastica” ma le borse riutilizzabili in tessuto. Per saperne di più vai su www. portalasporta.it.


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Referendum: acqua e nucleare

Referendum: finalmente SI vota L’acqua è un bene primario non una merce

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ltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo paese hanno firmato i tre quesiti referendari per la ripubblicizzazione dell’acqua promossa dal Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta dal Comitato promotore. Ora la Consulta ha detto di SI e la parola passa ai cittadini che potranno decidere le sorti di un bene essenziale A primavera si vota per il referendum: la vittoria dei SI potrà fermare la privatizzazione dei servizi idrici. La Consulta ha dichiarato non ammissibile il secondo quesito, ma è già chiaro che questa decisione nulla toglie alla battaglia per l’acqua pubblica, una battaglia che rimane intatta per la forte valenza politica dei referendum. Nel frattempo il Comitato Promotore ha chiesto un immediato provvedimento di moratoria sulle scadenze del Decreto Ronchi e sull’abrogazione degli AATO, un necessario atto di democrazia perché a decidere sull’acqua siano davvero gli italiani. Ora inizia la parte più difficile: portare a votare i cittadini e fare vincere il SI. L’acqua è un bene comune, ma è anche l’elemento che costituisce ben più della metà del nostro corpo; se lo privatizzano…allora privatizzano anche te!

VUOI FARTI PRIVATIZZARE?

ACQUA BENE COMUNE VOTA E FAI VOTARE PER IL SI

Nucleare: un bidone “pericoloso”

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l 12 gennaio la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile la proposta di referendum sul nucleare presentata dall’Italia dei Valori ad aprile del 2010. Il quesito referendario, che era stato oggetto di una raccolta di firme a maggio, riguarda la cancellazione di circa 70 norme contenute negli articoli 25 e 29 della legge n. 99 del 2009 e del Decreto legislativo n 31 del febbraio 2010, provvedimenti con i quali il Governo Berlusconi vuole reintrodurre il nucleare in Italia. La data del referendum verrà fissata in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi.

5. L’uranio non è una risorsa rinnovabile e si sta esaurendo L’Italia non ha uranio, dovrebbe importarlo da Russia, Niger, Namibia, Kazakistan, Australia, Canada. Già oggi se ne consuma più di quanto se ne estrae, e le scorte sono destinate ad esaurirsi entro i prossimi 70-80 anni, con inevitabile aumento del prezzo. 6. Altro che “bassi costi”: il nucleare è fuori mercato Le stime Usa per i nuovi impianti danno il nu-

bassa intensità di manodopera. 9. Il nucleare incentiva la produzione di armi atomiche Alcuni di questi sottoprodotti radioattivi costituiscono inoltre la materia prima per la costruzione delle bombe atomiche e dei proiettili all’uranio impoverito; il nucleare è contro la Pace perché contribuisce alla diffusione degli armamenti e alla instabilità internazionale.

10 buoni motivi per dire NO al nucleare 1. Il nucleare non è sicuro, il rischio di incidenti catastrofici è altissimo Tutti ricordano Chernobyl (Ucraina 1986), ma sono tantissimi gli incidenti avvenuti nelle centrali di tutto il mondo. Sabotaggi e attentati sono sempre possibili. L’inquinamento da radiazioni è letale e non può essere bonificato. 2. Non esiste un posto sicuro dove smaltire le scorie Il plutonio resta altamente radioattivo per 200.000 anni! L’uranio 238 per milioni di anni…ma nessuno al mondo ha ancora trovato un posto sicuro per smaltire le scorie per così tanto tempo. I problemi di sicurezza riguardano anche il trasporto dei rifiuti radioattivi. 3. Non esiste il nucleare “sicuro e pulito” di Quarta generazione I reattori di quarta generazione NON esistono! Berlusconi vuole far costruire centrali di terza generazione senza aver risolto il problema delle scorie né della sicurezza intrinseca ( spegnimento automatico se c’è un incidente grave). 4. Il nucleare non risolve il problema del riscaldamento globale Il nucleare copre poco più del 2 per cento dei consumi globali di energia nel mondo, meno dell’idroelettrico. Raddoppiare la potenza nucleare oggi installata ridurrebbe le emissioni di gas serra solo del 5%, e implicherebbe l’apertura di un nuovo reattore ogni due settimane da oggi al 2030. Il tutto senza contare le emissioni dovute all’estrazione del combustibile, alla costruzione della centrale, allo smantellamento.

cleare a 6,3 cent/ kWh contro 5,5 del gas e 5,6 del carbone. I costi di generazione elettrica da nuovi impianti nucleari si reggono solo con il finanziamento di grandi quantità di denaro pubblico. 7. Il nucleare comporta il consumo di enormi quantità di acqua Le centrali nucleari necessitano per funzionare di enormi e continue quantità di acqua, bene sempre più prezioso, che verrebbero sottratte a bisogni primari ben più importanti. 8. Il nucleare è una tecnologia in declino E’ una tecnologia che sta per essere abbandonata da molti Paesi; la proposta del governo italiano di ritornare al nucleare è un nonsenso economico e industriale, che serve solo a piccole ma potenti lobby. La costruzione delle centrali nucleari è inoltre un tipico investimento ad alta intensità di capitale e

10 Le alternative esistono: sono sostenibili, immediate e meno costose Efficienza e risparmio energetico, unitamente alla produzione decentrata e diffusa sul territorio di energia da fonti rinnovabili costituiscono la strada per uscire dal petrolio e dare risposte concrete al problema dell’approvvigionamento di energia.

IL NUCLEARE E’ UN BIDONE

DI’ NO AL NUCLEARE VOTA SI AL REFERENDUM

Per saperne di più vai su www.greenpeace.org www.legambiente.it


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