Coltivatore Cuneese di Luglio Anno 2019

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Poste Italiane s.p.a. / Spedizione in Abb. Postale / D.L. 353/2003 (conv. in L. 46/2004) Art. 1, comma 1, DCB/CN - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a soddisfare il diritto di restituzione.

N. 07 Luglio 2019 - Anno 73

IN PRIMO PIANO

ATTUALITÀ

SPECIALE

FILIERA DELLA FRUTTA: OCCORRE RIFONDARLA SU BASI NUOVE

FRUTTA E LEGALITÀ: OPERAZIONE VERITÀ IN SCENA A TORINO

TURISMO RURALE IN FORTE CRESCITA: OPPORTUNITÀ E REGOLE

Con quei soggetti disposti ad abbandonare vecchie logiche, non più sostenibili

Grande successo per l’evento in cui abbiamo presentato le 10 priorità del settore

Agriturismo ed enoturismo: normativa, disciplina fiscale e strategie di comunicazione


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FONDO

IN PRIMO PIANO

• Frutta in crisi, la filiera va rifondata su basi nuove

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Direttore Amministrativo: Tino Arosio

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Direttore Responsabile: Tino Arosio

• Nuova Giunta regionale, pronti a lavorare insieme

Coordinamento di redazione: Francesca Vinai Grafica e impaginazione: Mara Chiardola Hanno collaborato: Cristina Allisiardi, Roberto Bianco, Luca Castellino, Raffaele Chialvo, Damiano Dutto, Sara Ferrero, Cesare Gallesio, Ermanno Giordanengo, Elena Gola, Hada Kamela, Vittorio Marabotto, Carlo Marchisio, Simone Marchisio, Lorenzo Martinengo, Laura Occelli, Elisa Rebuffo, Davide Roà, Virginia Tallone. Foto di copertina © Guido Galleano Progetto grafico: Edizioni il Coltivatore Srl - TEC arti grafiche Redazione: Piazza Foro Boario, 18 - Cuneo (CN) Tel. 0171 447211 - Fax: 0171 447300 Email: ilcoltivatore.cn@coldiretti.it Il Coltivatore Cuneese è interamente pubblicato e scaricabile dal sito: www.cuneo.coldiretti.it Stampa e Concessionaria esclusiva della pubblicità: TEC arti grafiche Via dei Fontanili, 12 - Fossano (CN) Tel. 0172 695770 - Fax 0172 695898 Email: adv@tec-artigrafiche.it “Il Coltivatore Cuneese” Registrazione del tribunale di Cuneo n. 100 del 7/12/1955 Reg. Cronol. n. 3296 - 1 copia € 3.00 Abbonamento annuo € 30,00 Abbonamento annuo soci Coldiretti Cuneo € 5.00 Abbonamento annuo soci Coldiretti altre province € 20.00 - Altri abbonamenti ridotti € 6.00

ATTUALITÀ

• 10 punti per rilanciare la nostra frutticoltura • Frutta, servono commissioni per la rilevazione dei prezzi • Nuovo accordo di filiera tra Coldiretti e Noberasco • Pere, produzione quasi azzerata nella Granda • Mele, nuove opportunità sul mercato indiano • Stop cibo anonimo, avanti tutta con le firme • Decreto Emergenze, le novità per il comparto agricolo • Latte piemontese nei rifugi: al via l’accordo • Inalpi e Coldiretti lanciano il latte UHT • Birra artigianale, nasce il Consorzio di tutela • Assicurazioni, nella Granda liquidato il 90% dei rimborsi • Agricoltura sociale, finalmente il Decreto • Assemblea Anaborapi tra risultati e impegni futuri • Orgoglio contadino tra i più giovani

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FISCALE

• Piante aromatiche, le aliquote IVA applicabili

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ECONOMICO

• Emergenza miele, una crisi che perdura • Albicocche: nuova giovinezza per la Tonda di Costigliole • Carote di San Rocco: una “microeconomia” di successo


• Suini, dinamiche di mercato fra incertezza e crescita • Filiera Harmony, il grano 100% italiano

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FORMAZIONE

• Manutentori del verde, nuovo percorso formativo • Cinghiali: grande successo per il corso Coldiretti

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• La Fausto Coppi, le nostre iniziative a Km zero

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• Serre, quando si possono installare liberamente • Visite ai campi sperimentali di grano • Cimice asiatica: strategie per la nuova annata • Luglio: curiosità, meteo e operazioni colturali

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62/63 CONSULENZA LEGALE

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• Quando un’azienda agricola è soggetta a fallimento

64/69 SERVIZI ALLA PERSONA

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• Contributi obbligatori dovuti per l’anno 2019 • Indennizzi INAIL, gli importi aumentano del 40% • Le tutele in caso di malattia professionale o infortunio • La rottamazione delle licenze commerciali

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70/71 COOPERAZIONE

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• Cuneo fiscale, il taglio parta dai giovani • Cooperative strategiche con 1,3 milioni di occupati

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IN PRIMO PIANO FONDO

GIÙ LA MASCHERA... METTIAMO LE CARTE IN TAVOLA! Roberto Moncalvo

Delegato Confederale Coldiretti Cuneo Il masso che abbiamo gettato nello stagno sta producendo i suoi effetti. Ci riferiamo alla crisi del settore frutticolo, alle responsabilità di (quasi) tutti in una filiera fortemente malata, che per ristabilirsi non ha certo bisogno di una semplice aspirina. Sono state settimane importanti. È bastato che denunciassimo la gravità della situazione, a mezzo stampa e con una serie di domande a Rivoira (si veda l’articolo a fianco), per assistere ad uno scrosciante applauso tra i nostri soci - anche quelli che sono nelle OP agricole o “fintamente” agricole - e a più o meno velati attacchi da parte di chi sta dall’altra parte della barricata. Da qualsiasi parte la si guardi, una cosa è certa: si sta pagando la frutta sotto i costi di produzione e dopo 200/300 giorni dalla raccolta. Vi facciamo una proposta: che ognuno, magazzino, OP, GDO, dichiari pubblicamente i prezzi di acquisto e di vendita della frutta e i relativi tempi di pagamento. Ve la sentite di essere così trasparenti? Aggiungiamoci pure quanti soldi arrivano dall’OCM alle OP e come vengono spesi. Intanto noi ci siamo mossi concretamente, perché non ci interessa la denuncia fine a se stessa. Abbiamo incontrato importanti catene della distribuzione per promuovere contratti di filiera buoni, abbiamo indicato alla politica come si potrebbe cambiare qualcosa (PRS, OCM), stiamo lavorando per trovare il modo di contenere i costi di produzione. E ci piacerebbe che tutti facessero la loro parte, perché o gli agricoltori ritornano ad essere pagati a prezzi giusti oppure è finita per tutti: per chi vende macchine agricole, mezzi della produzione, reti antigrandine, assicurazioni, pro-

dotti fitosanitari, per chi fa trasporti o contenitori per la frutta, oltre che per quelle migliaia di giovani lavoratori che ogni anno arrivano da noi per raccogliere la frutta. La singolar tenzone tra i soggetti a valle della filiera (quelli dopo la produzione agricola) fa sorridere, se non ci fosse in gioco il destino di molte famiglie. I “magazzini” dicono che la colpa è della GDO alla quale non interessa che le mele siano buone, l’importante è che non siano ammaccate. La GDO ribatte che purtroppo si vende frutta senza sapore. I primi rilanciano che in questa situazione non si arricchisce nessuno alle spalle degli agricoltori. E la seconda ribatte che non è la GDO ad affamare gli agricoltori. I primi dicono che la mission è fare la frutta buona, la seconda dice che si deve fare l’alleanza tra i buoni. Interessante, no? Noi agricoltori la frutta buona l’abbiamo sempre fatta. Lasciatecela fare, senza chiederci di raccoglierla quando ancora non è matura per poi dirci che non è buona. Pagatecela il giusto e in tempi ravvicinati. E vedrete che il mondo cambia. E per far questo ci mettiamo pure la faccia con i consumatori, perché di noi si fidano tanto. Sediamoci attorno ad un tavolo, certamente senza dimenticare la Polonia, la Spagna, la Cina, i mercati chiusi, le differenze nell’uso dei prodotti, i costi di produzione, l’assenza di infrastrutture, ecc. Non fateci però credere che se le cose stanno andando così male, la colpa è di Gesù Bambino! Vi rimandiamo alla lettura del nostro giornale, in particolare all’operazione verità sulla frutta che abbiamo lanciato con l’evento di Torino con Giancarlo Caselli e Alberto Cirio.


Maggio | 2019

IN PRIMO PIANO

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FRUTTA IN CRISI, LA FILIERA VA RIFONDATA SU BASI NUOVE Si può ripartire solo da una corretta valutazione dei problemi con i soggetti disposti ad abbandonare vecchie logiche, che vogliano investire seriamente sul prodotto locale Abbiamo letto con interesse le dichiarazioni del Dott. Marco Rivoira, executive manager del Gruppo Rivoira, apparse su Fruitbook Magazine circa la crisi delle mele italiane. Di seguito le nostre considerazioni e domande che abbiamo inviato al giornale. Qualità in calo, i (veri) responsabili. È incontestabile, come evidenzia il Dott. Rivoira, che la qualità delle mele italiane e dei kiwi negli ultimi anni sia calata a favore dell’aspetto estetico e della resa per ettaro. Ed è incontestabile che la qualità si faccia in campo, dove la frutta va portata a corretta maturazione con adeguate pezzature. Ma chi è il vero responsabile di questa degenerazione? Gli agricoltori o forse chi, a valle della produzione, impone regole inderogabili - pena il mancato ritiro della frutta - che minano la qualità, riguardanti le specie da coltivare, i prodotti da usare in campo, i tempi di intervento e raccolta o il colore da garantire? Prezzi, le storture della filiera. Tra le criticità del comparto frutticolo evidenziate dal Dott. Rivoira è assente la questione del prezzo alla produzione. Prendiamo il caso delle mele Red Delicious della passata raccolta, pagate solo in questi giorni 20 cent/Kg ai produttori agricoli, ma vendute lo scorso inverno sul mercato di Saluzzo a 1,79 euro/Kg. Se conoscessero queste storture, i consumatori come reagirebbero? Riconoscere al frutticoltore, come nel caso citato, l’11,2% di quanto paga il consumatore è eticamente corretto? Ed è corretto saldare il pagamento al produttore nove mesi dopo la consegna, riconoscendogli quel poco che avanza?

Promozione, dalle risorse ai fatti. È verissimo quanto il Dott. Rivoira sostiene sulla Polonia. Grazie ad ingenti risorse comunitarie, ha scalato in pochi anni i mercati diventando la prima minaccia per le mele italiane. Ma, per quanto necessario sia ridiscutere le modalità con cui l’UE distribuisce gli interventi di sostegno ai singoli Paesi, non è fondamentale chiedersi come sono state spese le altrettanto ingenti risorse che arrivano da noi? Per capire dove vanno, se sono state utilizzate per attivare percorsi virtuosi, ad esempio per la promozione della nostra frutta, e con quali risultati? Inoltre, perché da noi le OP continuano a proliferare anziché aggregarsi, come accade altrove? Quali sono stati i benefici di questa proliferazione per i produttori agricoli? Sono domande fondate su una fortissima preoccupazione per il futuro di un comparto strategico per il nostro Paese. Occorre un ripensamento dell’intera filiera con quei soggetti disposti ad abbandonare vecchie logiche, che vogliano investire seriamente sul prodotto locale e italiano, riconoscendo che la ripartizione del prezzo non può più essere quella attuale. Soggetti così, nel mondo della trasformazione e della commercializzazione, ne abbiamo trovati. Con loro abbiamo dato vita a “Filiera Italia”, la dimostrazione più evidente di come insieme - agricoltori, industriali, trasformatori e distribuzione, disposti ad una nuova sfida - si stia costruendo un nuovo capitolo del nostro agroalimentare, fatto di grandi valori. Speriamo, come peraltro sta accadendo, che anche nella frutticoltura altri possano dire a questo obbligato cambiamento “io ci sto”.


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ATTUALITÀ

Per il futuro dell’agricoltura e del cibo piemontese

NUOVA GIUNTA REGIONALE, PRONTI A LAVORARE INSIEME Il 17 giugno si è insediata ufficialmente la nuova Giunta regionale che, con 11 Assessori, affiancherà il Presidente Alberto Cirio al governo del Piemonte per i prossimi 5 anni. “Auguriamo buon lavoro alla nuova Giunta - commenta Bruno Rivarossa, Vice Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo - con l’auspicio che fin da subito possa concentrarsi sulle priorità di cui il Piemonte necessita. Siamo pronti a lavorare in sinergia con Presidente ed Assessori affinché l’agroalimentare possa generare sempre più nuove traiettorie di futuro”. Il Presidente Cirio si è già impegnato a perseguire le priorità di Coldiretti per il cibo piemontese, firmando il manifesto che gli abbiamo presentato. Da qui vogliamo partire, con proposte concrete che ci auguriamo di condividere al più presto con Marco Protopapa, neo Assessore all’agricoltura, cibo, caccia e pesca. “Vogliamo ringraziare il Presidente Cirio e le forze politiche di maggioranza per aver voluto ampliare le competenze dell’Assessorato all’agricoltura introducendo la tematica del cibo. Con questa decisione, ci sono le condizioni affinché il primo punto del nostro manifesto possa diventare realtà: un Assessorato che affianca al comparto agricolo le politiche riguardanti, appunto, il cibo a 360°, dal campo alla tavola.

Gli 11 nuovi Assessori con il Presidente Cirio

Una scelta importante - conclude Rivarossa - per garantire decisioni efficaci e scelte coerenti lungo tutta la filiera, dalla produzione agricola alla trasformazione alimentare, dall’agriturismo alla ristorazione collettiva, dalla gestione dell’acqua sui territori al controllo degli animali selvatici e predatori”.

Le nostre attese

Ci attendiamo che la nuova Amministrazione regionale sia concreta, che guardi la realtà, che si fidi di chi fa impresa e non metta i bastoni tra le ruote, che metta al primo posto ciò che serve al sistema produttivo, non i “lacci e lacciuoli” che frenano e fanno morire sul nascere le cose buone. Che capisca che i tempi dell’impresa non sono quelli della politica. Che si riappropri del

suo ruolo e non sia dipendente dalle paure o dalle indecisioni di qualche apparato burocratico.

Le priorità cuneesi

Partiamo dalla più urgente, la frutta: servono interventi che rivoluzionino una filiera malata con una regia regionale. Occorre poi organizzare la fase finale dell’attuale PSR concentrando le risorse sulle principali misure dirette all’impresa agricola e lavorare ad un PSR 2021-2027 semplificato. Tra le misure da ridiscutere, ci sono quelle sull’agroindustria: i soldi prelevati dai bilanci agricoli e dati alle industrie per i loro investimenti devono ritornare alle imprese agricole locali attraverso garanzie sugli approvvigionamenti e sul prezzo pagato, che non può attestarsi al di

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Luglio | 2019

sotto dei costi di produzione. Bisogna precludere finanziamenti a chi utilizza prodotti di origine estera, come avviene per le industrie che spumantizzano nelle Langhe con mosti di importazione. Occorre, infine, porre fine a bandi del PSR che, per il raggiungimento dei punteggi necessari ad entrare nelle graduatorie, obbligano gli agricoltori ad investimenti inutili. In tema di semplificazione vanno resi subito operativi i “super CAA”, i Centri di Assistenza Agricola, come quelli che abbiamo in Coldiretti, dotati di grandi professionalità, che diventano i punti di riferimento degli agricoltori per le pratiche con la Pubblica Amministrazione. A loro, senza dover attendere i tempi di risposta dell’Ente pubblico, si potranno rivolgere le imprese per vedersi certificare il permesso a costruire, il riconoscimento della qualifica di imprenditore, il diritto ad ottenere l’indennizzo dei danni da fauna selvatica, ecc. Montagna e giovani sono altre priorità. È urgente individuare le risorse che mancano per la prossima

campagna per l’indennità compensativa a favore degli agricoltori che, operando in montagna, si impegnano in un’opera di presidio e salvaguardia delle nostre terre alte. Occorre continuare a favorire l’insediamento dei giovani, da fuori e da dentro il settore agricolo. È essenziale incentivare l’utilizzo di prodotti agricoli piemontesi nelle filiere, nella ristorazione collettiva, nelle attività turistiche e di pubblico esercizio. Allo scopo occorre una

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norma quadro che privilegi nei bandi le offerte che garantiscono la fornitura di prodotti nostrani. Infine, restano prioritarie le perenni emergenze su cinghiali, caprioli e lupi, che si abbattono sulle colture, sugli allevamenti e sull’incolumità delle persone. E il problema dell’acqua che vediamo passare nelle nostre campagne senza poterla “trattenere”: è ora di realizzare un Piano organico sugli invasi.

MARCO PROTOPAPA Il neo Assessore ad agricoltura, cibo, caccia e pesca è Marco Protopapa. 54 anni, alessandrino, è libero professionista e Consigliere comunale di Acqui Terme. Ha esperienza di consulente tecnico per la Pubblica Amministrazione in materia di finanziamenti rurali e perizie per il mondo agricolo e vitivinicolo e per le piccole e medie imprese.


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ATTUALITÀ

Li abbiamo presentati a Torino all’evento dedicato a frutta e legalità

10 PUNTI PER RILANCIARE LA NOSTRA FRUTTICOLTURA Boom di presenze il 28 giugno scorso a Torino per l’evento “Frutta e legalità - Operazione verità” organizzato da Coldiretti Piemonte, che ha presentato ad una vasta platea, affollata di produttori agricoli della Granda e non solo, un piano di proposte coraggiose ed incisive per rilanciare la frutticoltura piemontese. Il comparto, che si concentra per il 60% nella nostra Provincia, Saluzzese in particolare, vanta un fatturato complessivo di oltre 500 milioni di euro, una superficie di 18.479 ettari e 7.950 aziende, ma paga gravi difficoltà. Tra criticità e richieste avanzate da Coldiretti, non è mancato l’impegno della nuova Giunta Regione a dare soluzione alle più impellenti necessità di un comparto strategico per l’economia della Provincia di Cuneo. Sono intervenuti il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il Presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie Gian Carlo Caselli, insieme al Presidente di Coldiretti Piemonte e Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo, moderati da Massimiliano Borgia, Direttore del Festival del Giornalismo alimentare. Il nostro Delegato Confederale ha presentato i 10 punti fondamentali ed urgenti da realizzare per la nostra frutticoltura, messa in ginoc-

chio da un sistema di storture che stanno diventando insostenibili per i produttori. Monitoreremo affinché le Istituzioni preposte diano risposte concrete e immediate a sostegno la nostra frutticoltura.

1. Osservatorio regionale su prezzi e dinamiche della filiera della frutta La Regione Piemonte ha aderito da tempo alla Fondazione “Osservatorio Agromafie”. È quindi strategico investire su un Osservatorio Regionale, avvalendosi della Fondazione per il coordinamento delle attività con il coinvolgimento di tutte le Forze dell’Ordine, che già collaborano attivamente con il Comitato Scientifico presieduto da Gian Carlo Caselli.

2. Stop ai fondi pubblici per le imprese che attuano pratiche commerciali sleali Tutte le risorse del PSR relative agli investimenti (materiali o immateriali) nella filiera frutticola devono essere focalizzate sulle imprese che si impegnano ad acquistare prodotto piemontese e a remunerarlo con prezzi superiori ai costi di produzione.

3. Nuova campagna di promozione a sostegno del consumo di frutta piemontese Occorre promuovere la qualità e la sicurezza alimentare della nostra frutta, attraverso campagne di comunicazione e iniziative che coinvolgano le scuole e la ristorazione pubblica.

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Luglio | 2019

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4. Divieto di cessione dei prodotti agricoli con prezzi inferiori ai costi di produzione La conversione in Legge del Decreto emergenze contiene già la definizione di pratica commerciale sleale oltre all’incarico ad ISMEA per la rilevazione dei costi di produzione (Fondazione Agrion, promossa dalla Regione, sta già lavorando su questo). Occorre rendere quanto prima operativa la norma, rafforzandola con l’attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, da parte del Ministro Centinaio. La definizione di una nuova Legge sui reati agroalimentari - annunciata dal Ministro Bonafede, con richiesta di collaborazione dell’Osservatorio Agromafie - è utile per sancire un principio di corresponsabilità di tutti gli attori della filiera, nella repressione di queste pratiche di sfruttamento ai danni delle imprese frutticole e dei loro lavoratori.

5. Stop alle aste capestro a doppio ribasso Vanno bloccate le aste capestro

Da sin.: Gian Carlo Caselli, Roberto Moncalvo, Massimiliano Borgia e Alberto Cirio

online a doppio ribasso che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione e alimentano nelle campagne la dolorosa piaga del caporalato. Serve quindi una approvazione definitiva della proposta di Legge, appena approvata alla Camera.

6. Etichettatura obbligatoria per l’ortofrutta trasformata Come previsto dalla conversione in Legge del Decreto Semplificazioni, occorre predisporre al più presto i

Decreti attuativi per succhi di frutta, confetture, conserve di frutta o verdura.

7. Eliminazione del segreto di Stato sulle importazioni Occorre rendere pubblici i dati sui flussi commerciali delle importazioni di frutta, per individuare più facilmente frodi sull’etichettatura di origine obbligatoria per il prodotto fresco. Serve, dunque, dare pratica attuazione allo storico pronunciamento


12 del Consiglio di Stato del 6 marzo scorso sui dati preclusi per ragioni pretestuose, oggi disponibili per motivate ragioni.

8. Allineamento di normative e condizioni di mercato nell’UE Dal costo del lavoro alle normative della sicurezza sui lavoratori, dai prodotti fitosanitari vietati in Italia e consentiti in altri Paesi dell’Unione europea, dobbiamo evitare la concorrenza sleale entro i confini dell’UE e garantire il massimo livello di sicurezza ai cittadini.

ATTUALITÀ 9. Stop all’import di prodotti extraeuropei che non rispettano le nostre regole È urgente aumentare i controlli sull’ortofrutta importata e bloccare tutti i prodotti trattati con prodotti fitosanitari vietati in Italia e/o ottenuti mediante il pesante e diffuso sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente. Serve un sistema doganale e fitosanitario che “filtri” l’ingresso delle merci, di qualsiasi tipo, per evitare nuove emergenze come cimice asiatica, cinipide del castagno, Drosophila suzukii, Xylella.

LE PRIME RISPOSTE DELLA REGIONE Il Governatore Cirio ha accolto i punti più urgenti del nostro Piano. Ha assicurato che la sua Amministrazione attiverà in tempi brevi un Osservatorio regionale sui prezzi e sulle dinamiche della filiera della frutta, che in collaborazione con il Comitato Scientifico dell’Osservatorio Agromafie presieduto da Gian Carlo Caselli, possa mettere in atto un progetto concreto al fine di controllare che tutti gli attori facciano il loro lavoro. In più - ha garantito Cirio - la Regione lavorerà ad un PSR che riconosca premialità alle aziende che si impegnano ad utilizzare prodotti veramente piemontesi e investirà sulla comunicazione perché la qualità dev’essere percepita da chi compra e, per apprezzarla, è fondamentale innanzitutto conoscere le produzioni del territorio.

10. Nuovi sbocchi di mercato a livello internazionale Occorre recuperare i danni dell’embargo russo, superare le barriere non tariffarie che bloccano l’export dei nostri prodotti anche in Paesi che invece importano da noi. Serve una concreta assistenza legale per le nostre imprese all’estero, coinvolgendo ambasciate italiane ed ICE.

PROGETTO ACCOGLIENZA NEL SALUZZESE A chiusura dell’evento, hanno illustrato il progetto Coldiretti di accoglienza dei braccianti stranieri il nostro Direttore Tino Arosio, il Segretario Coldiretti di Saluzzo Mario Dotto e ai Sindaci di Saluzzo e Lagnasco, Mauro Calderoni e Roberto Dalmazzo. È emersa una condivisione di ntenti che mira a garantire un’adeguata sistemazione abitativa ai lavoratori stagionali stranieri, al fianco e a sostegno delle aziende agricole che già provvedono in autonomia ad offrire ospitalità, pur in un momento di grande difficoltà economica.

Ne abbiamo chiesto l’istituzione in Camera di Commercio

FRUTTA, SERVONO COMMISSIONI PER LA RILEVAZIONE DEI PREZZI Coldiretti Cuneo ha chiesto alla Camera di Commercio di prendere in esame l’istituzione di apposite Commissioni per rilevare i prezzi accertati sulla piazza di Cuneo nel settore frutticolo. In particolare, la nostra richiesta riguarda l’istituzione di: • una Commissione per la rilevazione dei prezzi della frutta fresca; • una Commissione per la determinazione dei prezzi delle nocciole. Considerata l’importanza che il comparto frutticolo cuneese riveste a livello regionale e nazionale, riteniamo fondamentale arrivare all’attivazione di tali Commissioni, in sostituzione delle attuali rileva-

zioni prezzi settimanali. Crediamo, inoltre, che il contradditorio tra le parti possa essere la formula migliore per ottenere una rilevazione dei prezzi ancora più puntuale e rispondente al reale andamento dei mercati, a beneficio di tutti gli operatori di queste due

importanti filiere. Infine, in un’ottica di valorizzazione delle produzioni frutticole cuneesi, l’istituzione di tali Commissioni potrebbe essere propedeutica alla richiesta di riconoscimento, in futuro, di apposite CUN per questi stessi settori.


PROGETTO

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Progetto in

key-words:

Produzione Produttori Piccoli Frutti QUALITÁ nuovo coordinamento di assistenza tecnica e ricerca QUANTITÁ nuove Aziende da tutta l’Italia CONTINUITÁ 12 mesi di commercializzazione GAMMA completa (fragola, mirtillo, lampone, mora, ribes, ciliegia, Nergi) VARIETÁ nuove ed esclusive sotto licenza internazionale

Sustainability

Riferimento internazionale di produzione “green” del mirtillo lanciato dalla rivista

The Journal of Record

Riconoscimento italiano del MIPAAF “FULL” per il progetto

shelf life e sostenibilità scarto e spreco

“Sustainability”

Nuove ed esclusive varietà di berries per il mercato italiano ed estero

*MIRTILLO: *LAMPONE:

GRANDEUR (Plant Sciences Inc) BLUE RIBBON DIAMOND JUBILEE (BerryWorld) TOP SHELF CARGO e LAST CALL (Fall Creek Farm & Nursery, Inc)

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Attività di

Centri

assistenza tecnica ricerca e sviluppo

Piemonte

Saluzzo, Peveragno, Rifreddo, Piasco, Bricherasio

in collaborazione con il DISAFA-UniTo

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ATTUALITÀ

Offre concrete opportunità di crescita ai frutticoltori cuneesi

NUOVO ACCORDO DI FILIERA TRA COLDIRETTI E NOBERASCO Agricoltura e industria del Nord Ovest unite per valorizzare la frutta locale nel segno della qualità, dell’identità territoriale e della sana alimentazione. Coldiretti Piemonte e Noberasco azienda alimentare ligure, leader in Italia nel settore della frutta secca e disidratata - hanno stretto un accordo di filiera per la fornitura e la trasformazione della frutta

Quasi l’80% della produzione frutticola piemontese è prodotta nella sola Provincia di Cuneo. Pur strategica per l’agricoltura cuneese, la frutticoltura soffre a causa di una filiera malata: è, dunque, importante valorizzarla attraverso progetti come quello con Noberasco che premiano le produzioni d’eccellenza e portano reddito alle imprese agricole.

piemontese. Per ora l’accordo riguarda le mele, ma sono già in atto sperimentazioni su altri frutti quali i mirtilli. Lavoreremo con Noberasco per far crescere il progetto e includere altre varietà di frutta, in modo da offrire ai nostri produttori ulteriori possibilità di crescita, oltre a venire sempre più incontro alle esigenze del mercato.

Il nostro auspicio è che l’accordo di filiera tra Coldiretti e Noberasco serva da esempio per ulteriori sviluppi nel comparto frutticolo. Chiediamo agli industriali del nostro territorio più coraggio per investire concretamente con gli imprenditori agricoli cuneesi che producono vera, alta qualità e, conseguentemente, su tutto l’indotto che genera una rilevante economia.

ORTOFRUTTA, NOVITÀ PER LA COMMERCIALIZZAZIONE È in vigore il nuovo Regolamento UE sulle norme di commercializzazione nel settore ortofrutticolo, che chiarisce le modalità di composizione ed etichettatura di miscugli di prodotti ortofrutticoli diversi e allinea le norme di commercializzazione a quelle UNECE (Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite). Per la commercializzazione di imballaggi di peso uguale o inferiore ai 5 kg, contenenti miscugli di prodotti ortofrutticoli, è necessario riportare in etichetta l’origine dei diversi prodotti, con il nome di ogni singolo Paese o utilizzando la dicitura UE e/o non UE. Ecco le novità della norma mele: è stato ripristinato il gruppo di colorazione D; è stato introdotto il gruppo delle mele in miniatura con

relativi requisiti qualitativi (almeno 12° Brix); è stata riformulata la dicitura sulla tolleranza di 10 mm per i frutti calibrati a diametro prevista per la presentazione del prodotto; sono state previste apposite indicazioni sulla “natura del prodotto” in caso di mutanti e mele in miniatura; è stato aggiornato l’elenco varietale. Nella norma kiwi è stata integrata la sezione “natura del prodotto” con l’indicazione del colore della polpa o indicazione equivalente se diverso dal verde. Nella norma insalate è stata eliminata la categoria “lattuga a foglie spesse”. Nella norma pesche e nettarine è permesso l’utilizzo di entrambe le diciture pesche noci o nettarine. Nella norma pere è stata riformula-

ta la dicitura sulla tolleranza di 10 mm per i frutti calibrati a diametro prevista per la presentazione del prodotto ed è stato corretto lo schema di calibrazione a peso dei frutti di I° categoria. Nella norma peperoni sono state variate le classi nella sezione “disposizioni sulla calibrazione”. Ecco le novità della norma pomodoro: è stato chiarito il tipo commerciale ciliegia/cocktail; sono state riformulate le disposizioni sulla calibrazione ed inserimento del tipo costoluto irregolare; sono state definite disposizioni sulle indicazioni esterne nel caso di altre varietà di pomodori in miniatura; è stata riformulata la dicitura per il calibro nella sezione caratteristiche commerciali (disposizioni indicazioni esterne).


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Perdite fino al 70-80% a causa del clima impazzito

PERE, PRODUZIONE QUASI AZZERATA NELLA GRANDA Sono gravissime le perdite produttive che Coldiretti Cuneo stima quest’anno per le aziende produttrici di pere: -80% per le Abate, -70% per le Williams. Un gravissimo danno economico per un comparto che vede la Granda primeggiare in Piemonte, con più di 800 produttori e una superficie dedicata di 1.000 ettari per le pere convenzionali e di oltre 500 ettari per quelle biologiche. La causa principale è da ricercare nei cambiamenti climatici in atto, responsabili di sfasamenti stagionali che hanno mandato letteralmente in tilt i nostri peri. L’eccessivo caldo dell’autunno

2018 ha inciso negativamente su tutte le varietà di pero, che questa primavera hanno prodotto pochi fiori. La siccità anomala dell’inverno ha poi indebolito gli alberi, che a marzo presentavano fiori partico-

larmente piccoli. Infine, la pioggia nel periodo di sviluppo dei fiori e le temperature troppo basse registrate alcune mattine sia ad aprile che a maggio, hanno ulteriormente danneggiato fiori e giovani frutti. La produzione azzerata di pere è un duro colpo per i frutticoltori cuneesi, già alle prese con gravi criticità legate a tempi di pagamento eccessivamente lunghi e agli squilibri di filiera. Una vera e propria calamità che poniamo all’attenzione della nuova Giunta regionale: sarà indispensabile un intervento per mitigare le perdite economiche di centinaia di produttori.

Potrebbero trarre vantaggio dalla guerra dei dazi tra USA e India

MELE, NUOVE OPPORTUNITÀ SUL MERCATO INDIANO Ci sono concrete prospettive di crescita per le mele cuneesi, legate alla guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e India. Alla decisione del Presidente americano Trump di ritirarsi dal trattato commerciale preferenziale con l’India, il Paese asiatico ha risposto imponendo dazi su 28 prodotti statunitensi, tra cui le mele. Con queste misure, che danneggiano gli Stati Uniti, il principale esportatore di mele al mondo - in una classifica che vede il nostro Paese piazzarsi al terzo posto la domanda di mele italiane è destinata a crescere. Già nel primo trimestre 2019, le esportazioni di mele Made in Italy in India hanno superato per la prima volta i 30 milioni di chili con un aumento record di quindici volte rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le mele sono il prodotto d’importazione più consumato in India, il cui mercato è in costante crescita.

Tra le varietà più in linea con le richieste del Paese asiatico figurano le Gala, le Red Delicious e le Granny, che presentano le caratteristiche più adatte a sostenere un viaggio di quattro settimane mantenendo inalterati la croccantezza e il gusto che le caratterizzano. Proprio le Gala e le Red Delicious sono i gruppi varietali più importanti per gli impianti di meli delle aziende agricole cuneesi, che producono l’80% delle mele in Piemonte, tra le aree produttrici più importanti d’Italia e d’Europa.

L’EXPORT DELLE RED DELICIOUS L’India rappresenta un importante sbocco commerciale in particolare per le Red Delicious cuneesi, considerando che l’export di questa varietà di mele si è ridotto molto negli ultimi tempi in Medio Oriente, per mutate esigenze di mercato, e nel Nord Africa, per ragioni di instabilità politica.


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ATTUALITÀ

Prosegue la raccolta firme per una maggiore trasparenza in etichetta

STOP CIBO ANONIMO, AVANTI TUTTA CON LE FIRME Non si ferma la mobilitazione Eat Original - Scegli l’origine! per l’etichettatura dei prodotti alimentari, coordinata da Coldiretti e Campagna Amica e sostenuta da altre Organizzazioni in tutta Europa. Scegli l’origine! è un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), ossia una richiesta formale rivolta alla Commissione europea perché proponga un nuovo atto legislativo. Ai fini della sua ammissibilità, l’ICE dev’essere sostenuta da almeno 1 milione di firme, da raccogliere in almeno sette Paesi UE, entro e non oltre il 1° ottobre 2019. Perché firmare? Per chiedere all’Europa di rendere obbligatoria in etichetta l’indicazione d’origine degli ingredienti di tutti gli alimenti, perché non circolino più cibi anonimi oppure stranieri spacciati per italiani. Ecco i principali obiettivi della raccolta firme:

Proteggere la nostra salute

La contraffazione dei prodotti alimentari rappresenta un grave rischio per la salute di tutti, soprat-

tutto quando vengono utilizzati ingredienti stranieri di bassa qualità o addirittura tossici. Un’etichetta trasparente consentirebbe di prevenire e combattere gli scandali alimentari.

Prevenire le frodi alimentari

Il valore del falso Made in ltaly agroalimentare nel mondo ha superato i 100 miliardi di euro, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio. Indicare l’origine degli ingredienti in etichetta consentirebbe di prevenire le falsificazioni e le pratiche commerciali sleali che danneggiano le nostre aziende agricole.

Garantire i diritti dei consumatori

I consumatori hanno il diritto di ricevere informazioni accurate sul cibo che scelgono di acquistare. Devono poter conoscere il luogo di raccolta e trasformazione degli alimenti, l’origine degli ingredienti e i metodi di produzione e lavorazione.

PRANDINI CONTRO I FALSI DI STATO È stato sventato un vero e proprio blitz ai danni della produzione agroalimentare nazionale. Una proposta di modifica al Decreto Crescita, infatti, proponeva la facoltà di utilizzare l’emblema di Stato con la dicitura “Made in Italy” per beni alimentari ottenuti anche con prodotti stranieri. “L’impegno di Coldiretti per evitare la recisione del collegamento tra filiere e territorio - dichiara il nostro Presidente nazionale Ettore Prandini - ha fatto sì che quell’emendamento sia stato ritirato, bloccando l’utilizzo di contrassegni ingannevoli per i

consumatori”. “È un risultato importante, frutto del lavoro congiunto con gli Uffici competenti del Ministero delle Politiche agricole - sottolinea Prandini - per evitare di legittimare l’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani, usando come criterio il Codice doganale ai sensi del quale il luogo d’origine è quello dell’ultima trasformazione sostanziale, con la conseguenza che con cagliate importate dall’estero si possono produrre formaggi venduti per italiani o con carni macinate straniere si possono produrre salumi nazionali”.

GUIDA ALLA RACCOLTA FIRME CHI

Possono aderire tutti i cittadini italiani maggiorenni.

DOVE

Si può firmare in tutti gli Uffici Coldiretti.

QUANDO

C’è tempo fino a settembre.

COME

I dati personali richiesti al momento della firma (protetti e utilizzati esclusivamente ai fini di questa ICE) sono: nome completo e cognome, indirizzo di residenza, data e luogo di nascita, cittadinanza, numero della carta d’identità e Comune di rilascio. Occorre avere con sé la carta d’identità a garanzia di autenticità del sostegno. ATTENZIONE: la patente di guida non è un documento d’identità valido


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Dalle misure sul latte all’anticipo PAC fino al contrasto alle pratiche sleali

DECRETO EMERGENZE, LE NOVITÀ PER IL COMPARTO AGRICOLO Sono in vigore dal 29 maggio le disposizioni contenute nel “Decreto Emergenze” varato dal Governo a seguito della crisi del latte in Sardegna, della crisi degli agrumi e della Xylella degli olivi nel Sud Italia. Tra le modifiche apportate in Parlamento al testo originario del Decreto, l’inserimento di provvedimenti che riguardano l’intero panorama agricolo nazionale. Ecco i principali.

Contributi per latte ovino e caprino

Al fine di contribuire alla ristrutturazione del settore lattiero-caseario ovino e caprino, è riconosciuto, nel limite complessivo di spesa di 5 milioni di euro per il 2019, un contributo a regime de minimis destinato alla copertura, totale o parziale, dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per l’anno 2019 sui mutui bancari contratti dalle imprese entro il 31 dicembre 2018. Il contributo è concesso ad ogni singolo produttore in ammontare proporzionale al numero dei capi di bestiame posseduti alla data di stipula del contratto di mutuo.

Monitoraggio quantitativi di latte

È introdotto per il latte ovino e caprino il monitoraggio delle produzioni, come già avviene per il latte vaccino, attraverso la registrazione nella banca dati SIAN. I produttori di latte e le loro Associazioni e Organizzazioni potranno accedere alla consultazione della banca dati, in ordine ai quantitativi di latte registrato. I primi acquirenti dovranno indicare i quantitativi acquistati da altri soggetti non produttori, situati in Paesi UE o in Paesi terzi, e i quantitativi di prodotti lattiero-caseari semilavorati provenienti da Stati UE o da Stati terzi, con indicazione del Paese di provenienza.

Gli obblighi di registrazione dovranno essere adempiuti entro il ventesimo giorno del mese successivo a quello cui la registrazione si riferisce, pena una multa da 5.000 a 20.000 euro (ridotta del 50% se il ritardo non supera 30 giorni lavorativi). In caso di mancata o tardiva registrazione mensile di quantitativi di latte vaccino, ovino e caprino superiori a 500 ettolitri per 2 mesi consecutivi, si applica la sanzione accessoria del divieto di svolgere le attività di impresa nel territorio italiano per un periodo da 7 a 30 giorni. Il controllo per l’accertamento delle infrazioni spetta all’ICQRF (ex Repressione frodi), alle Regioni, agli Enti locali e alle altre autorità di controllo.

Riscossione debiti quote latte

A seguito dell’invio delle cartelle da parte di AGEA o delle Regioni, si passerà alla riscossione forzosa a partire dal 15 luglio, con incarico affidato con ogni probabilità all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Il passaggio di consegne avverrà a seguito di un Decreto attuativo del Ministero dell’Economia di concerto con il Ministero delle Po-

litiche agricole, per i ruoli emessi dall’AGEA o dalle Regioni fino al 31 marzo 2019. Per consentire tale passaggio sono sospesi fino al 15 luglio i termini di prescrizione, le procedure di riscossione coattiva e i termini di impugnazione e di opposizione all’esecuzione e agli atti esecutivi. Queste disposizioni si applicheranno anche per l’ultima campagna soggetta alle quote latte, la 2014/2015, in cui l’Italia aveva splafonato ed era stato concesso ai produttori che avevano sforato di poter versare il prelievo in 3 rate annuali (settembre 2015, settembre 2016 e settembre 2017).

Movimentazione di capi bovini

In base alle disposizioni vigenti a livello comunitario e tenuto conto dei programmi di controllo e della situazione epidemiologica derivante dalla circolazione dei diversi sierotipi del virus della “lingua blu” degli ovini, si definisce l’intero territorio nazionale area omogenea e non soggetta alle restrizioni alla movimentazione dei capi bovini. Tale deroga non si applica alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano che facciano richiesta di esclusione.


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Contrasto ad organismi nocivi

Per contrastare la diffusione di organismi nocivi per le piante, le attività disposte da provvedimenti di emergenza fitosanitaria - compresa la distruzione delle piante contaminate, anche monumentali - sono attuate in deroga ad ogni disposizione vigente, comprese quelle di natura vincolistica, nei limiti e secondo i criteri indicati in quei provvedimenti di emergenza. Può essere consentito, in presenza di misure di emergenza fitosanitaria che prevedono la rimozione delle piante in un dato areale, di non rimuovere le piante monumentali o di interesse storico se non è accertata la presenza dell’infezione, fermo restando il rispetto delle ulteriori misure di emergenza. Il proprietario, il conduttore o il detentore di terreni sui quali insistono piante infettate dagli organismi nocivi da quarantena, in caso di omessa esecuzione delle prescrizioni di estirpazione di pian-

ATTUALITÀ te infette, è soggetto ad una multa da 516 a 30.000 euro e gli ispettori o gli agenti fitosanitari, muniti di autorizzazione del Servizio fitosanitario, procedono all’estirpazione coattiva delle piante stesse. Chiunque impedisce l’estirpazione coattiva delle piante è soggetto al doppio della suddetta sanzione. La comunicazione dei provvedimenti di emergenza fitosanitaria può essere effettuata mediante forme di pubblicità idonee, secondo le modalità stabilite dal Servizio fitosanitario. In seguito, gli ispettori o gli agenti fitosanitari e il personale di supporto muniti di autorizzazione del Servizio fitosanitario, accedono comunque ai fondi in cui sono presenti piante infettate per attuare le misure fitosanitarie di emergenza. Allo scopo il Servizio fitosanitario può chiedere al Prefetto l’ausilio della forza pubblica.

Fondo di solidarietà nazionale

È incrementata di 20 milioni di euro per il 2019 la dotazione

del Fondo di solidarietà nazionale, un pacchetto di interventi indennizzatori a beneficio delle imprese che hanno subìto danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali agricole, agli impianti produttivi e alle infrastrutture agricole nelle zone colpite da calamità naturali, eventi eccezionali o avversità atmosferiche assimilabili a calamità naturali, danni da epizoozie, da organismi nocivi ai vegetali o danni causati da animali protetti.

Anticipi PAC in situazioni di crisi

Allo scopo di alleviare le gravi difficoltà finanziarie degli agricoltori determinate da avverse condizioni meteorologiche, gravi patologie fitosanitarie e crisi di alcuni settori, è autorizzata la corresponsione, entro il 31 luglio di ciascun anno fino al persistere della situazione di crisi, di un’anticipazione sulle somme oggetto di domanda nell’ambito dei regimi di sostegno previsti


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dalla PAC. L’anticipo è pari al 50% dell’importo richiesto per i pagamenti diretti. L’aiuto in de minimis connesso all’anticipazione si attesta ad un tasso di interesse dello 0,89%. Il periodo da considerare ai fini del calcolo dell’aiuto decorre dalla data di erogazione dell’anticipo fino al 30 giugno dell’anno successivo al lordo delle imposte dovute. La compensazione dell’anticipazione è operata mediante trattenuta del relativo importo in sede di erogazione degli aiuti corrisposti con la domanda unica. Resta ferma la possibilità di procedere, se necessario, al recupero della somma anticipata anche mediante trattenuta del relativo importo in sede di erogazione degli aiuti corrisposti nell’ambito di un qualsiasi regime o misura sia FEAGA che FEARS. Non è stato possibile richiedere l’anticipazione entro il 20 giugno ai soggetti che, come definito dalla circolare AGEA: abbiano una posizione debitoria nei confronti degli Organismi Pagatori o sospensione di pagamenti attivate dagli stessi; siano cedenti di trasferimenti titoli non perfezionati da AGEA; non abbiano la qualifica di agricoltore attivo; abbiano un importo ammissibile inferiore ai 750 euro. Sono stati esclusi dall’anticipazione, in quanto non finalizzati i relativi controlli amministrativi di ammissibilità entro la scadenza del 20 giugno, gli importi relativi al regime del pagamento per i giovani agricoltori e delle misure di sostegno accoppiato. Sono altresì escluse dalla base di calcolo le superfici dichiarate in domanda unica a pascolo. Entro il 31 luglio gli Organismi

Pagatori, ARPEA nel caso del Piemonte, dovranno elaborare gli elenchi di pagamento per poter procedere successivamente al versamento dell’anticipo. Il CAA Coldiretti ha verificato che le aziende potenziali beneficiarie dell’anticipo PAC sono circa 6.000 su un totale di quasi 10.000 domande uniche presentate.

Filiere, disciplina dei rapporti commerciali

Viene stabilito che i contratti per la cessione di prodotti agricoli diversi da quelli aventi ad oggetto latte, prodotti lattiero-caseari o zucchero - stipulati in forma scritta secondo quanto previsto dal Decreto-Legge 1/2012, devono avere una durata di almeno 12 mesi, ad eccezione dei “contratti di carattere stagionale”. Le modalità applicative del nuovo obbligo saranno definite da un

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Decreto ministeriale, che dovrà fornire indicazioni anche in merito alla corretta interpretazione della stagionalità dei contratti. Inoltre, per evitare squilibri nella filiera, è previsto che l’ISMEA elabori mensilmente i costi medi di produzione dei prodotti agricoli. Se il prezzo fissato dall’acquirente risulta significativamente inferiore ai costi medi ISMEA, si configura come pratica commerciale sleale la mancanza di almeno uno dei requisiti essenziali del contratto (stipula prima della consegna, per iscritto, contenere il prezzo da pagare alla consegna, la quantità e la qualità dei prodotti interessati, il calendario delle consegne, la durata del contratto con clausole di risoluzione, le precisazioni riguardanti le scadenze e le procedure di pagamento, le modalità per la raccolta o la consegna dei prodotti agricoli e le norme applicabili in caso di forza maggiore). La previsione di clausole contrattuali in violazione della determinazione del prezzo comporta l’applicazione, a carico dell’impresa acquirente, di una multa fino al 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio precedente all’accertamento. In caso di condotta reiterata, l’impresa è sanzionata con la sospensione dell’attività fino a 30 giorni. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato provvede, d’ufficio o su segnalazione di chiunque vi abbia interesse, all’accertamento delle violazioni sopra elencate. Entro 90 giorni deve concludere il procedimento, prevedendo l’intervento dell’Associazione di categoria a cui è iscritto l’imprenditore cessionario.

DE MINIMIS A 25.000 EURO, I TEMPI DIPENDONO DAL SIAN Il massimale degli aiuti de minimis è attualmente fissato a 20.000 euro per singola impresa agricola. Sarà, tuttavia, elevato a 25.000 euro non appena il Registro SIAN sarà in grado di garantire il rispetto del limite settoriale che impedisce di concedere più del 50% dell’im-

porto complessivo degli aiuti de minimis nell’arco di tre esercizi finanziari a beneficio di un unico settore di prodotto. Così il Ministero delle Politiche agricole ha risposto alla richiesta di chiarimenti di Coldiretti in merito alle tempistiche per l’incremen-

to della soglia a 25.000 euro. Il Ministero ha ricordato che il primo triennio utile per il monitoraggio del limite settoriale è previsto dagli inizi del 2020. Ha, inoltre, assicurato che sono in corso gli adeguamenti tecnici del Registro SIAN.


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ATTUALITÀ

Attenzione all’origine e alla qualità sulle nostre montagne

LATTE PIEMONTESE NEI RIFUGI: AL VIA L’ACCORDO Il 19 giugno a Torino è stato presentato l’accordo sancito tra Inalpi, Coldiretti Piemonte e l’Associazione Gestori Rifugi Alpini e posti tappa del Piemonte (AGRAP) per la distribuzione e il commercio dei prodotti lattiero-caseari dell’azienda di Moretta. Il primo prodotto ad arrivare negli 80 rifugi aderenti all’AGRAP sarà il latte in polvere da filiera corta piemontese certificata e garantita, che consentirà di risolvere problemi di trasporto e conservazione. In quota, il buon latte Made in Piemonte incontrerà l’acqua pura dei rifugi con cui sarà reidratata la polvere di latte, per un risultato che non potrà che essere straordinario. Questo progetto è solo un primo passo verso una collaborazione più ampia con AGRAP che possa

comprendere non solo referenze del lattiero-caseario, ma altri prodotti provenienti da realtà agricole Campagna Amica. In questo modo, si rafforzerà l’offerta dei rifugi, già ben radicati sul territorio e attenti a valorizzarne i

prodotti e a tessere relazioni con le aziende locali. Alcuni rifugi, ad esempio, sono collocati nei pressi di alpeggi, i quali, però, molte volte non hanno la forza di sostenere i bisogni di un rifugio. Senza contare il fatto che, come accade per tutti i locali pubblici, ogni rifugio ha l’obbligo di commerciare latte pastorizzato, prodotto non comune negli alpeggi. Quello tra Inalpi, Coldiretti Piemonte e AGRAP si prospetta, dunque, un accordo di grande impatto, fondato sull’attenzione alla provenienza e alla qualità delle materie prime agroalimentari. Un attestato che certifica l’accordo, a firma Inalpi-Coldiretti-Agrap, sarà affisso nei rifugi aderenti all’iniziativa.

V I A S . N . O. S . 2 / V I A D E L L’ A RT I G I A NATO 3 9 - 1 2 0 3 8 - S AV I G L I A N O ( C N ) T E L . / FA X 0 1 7 2 . 6 3 3 6 5 5 - 0 1 7 2 . 6 0 9 2 1 - E M A I L m t a @ m t a a g e n z i e . i t - w w w. m t a a g e n z i e . i t


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Dopo il latte in polvere, un nuovo prodotto da filiera piemontese

INALPI E COLDIRETTI LANCIANO IL LATTE UHT

La conferenza stampa, infatti, è stata anche occasione per annunciare la collaborazione tra Inalpi e Gelati Pepino 1884. L’azienda di Avigliana userà il latte Inalpi, sia fresco che in polvere, per creare il suo fior di latte, il “Pinguino al Fior di Latte”, che uscirà con dop-

pio marchio Pepino/Inalpi, e presto per produrre tutto il gelato. Non solo. Gelati Pepino 1884 usufruirà di altri prodotti della filiera del latte piemontese: inserirà anche la panna e il burro e ha in previsione la nascita di una linea di gelati bio, con latte biologico Inalpi.

VIABILITÀ, DIVIETI AI MEZZI PESANTI A MAGLIANO ALPI Dallo scorso 24 giugno è in vigore, fino a revoca, il divieto di transito ai veicoli di massa a pieno carico superiore a 20 tonnellate lungo la strada provinciale 422 Magliano Alpi-Cuneo, sul cavalcaferrovia Fossano-Ceva nel territorio comunale di Magliano Alpi. I principali percorsi alternativi per i mezzi pesanti sono la SP 3 (bivio statale 28-Sant’Albano Stura-Castelletto Stura-Cuneo) e la SP 564 (Mondovì-Beinette-Cuneo). Il suddetto cavalcaferrovia, progettato ad inizio Novecento, non è più adeguato al transito degli attuali mezzi pesanti, secondo i controlli statici effettuati da Rete Ferroviaria Italiana. Da qui la necessità di imporre un limite di carico, in attesa di interventi specifici.

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Offrire ai consumatori un latte UHT proveniente da una filiera piemontese controllata, garantita e trasparente. È questo l’obiettivo del progetto firmato Coldiretti Piemonte e Inalpi, per la realizzazione di un nuovo prodotto garantito anche dal marchio “Firmato dagli Agricoltori Italiani”. Una sfida resa possibile grazie alla collaborazione ormai decennale con Inalpi e Compral Latte, nata per la produzione di latte in polvere attraverso la torre di sprayatura e che, ora, ci consente di lanciare il latte a lunga conservazione da filiera piemontese. Un accordo, oltretutto, sancito sulla base del prezzo indicizzato che l’azienda di Moretta ha deciso di adottare premiando, a prescindere dall’andamento altalenante del mercato, il valore reale di quanto conferito dai nostri allevatori. Il nuovo progetto Coldiretti-Inalpi è, dunque, un ulteriore passo in avanti sulla strada della tracciabilità, dell’equa remunerazione alle nostre imprese e della valorizzazione del territorio. Ma è anche un modo nuovo per raccontare ai consumatori la filiera corta, certificata e garantita del latte Made in Piemonte. La conferenza stampa di presentazione si è svolta lo scorso 27 giugno nella storica sede di Gelati Pepino 1884 a Torino, in piazza Carignano.



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Alla guida un cuneese, Teo Musso del birrificio agricolo Baladin

BIRRA ARTIGIANALE, NASCE IL CONSORZIO DI TUTELA È nato il Consorzio Birra Italiana per la tutela e la promozione della birra artigianale italiana. Tra i fondatori c’è il cuneese Teo Musso, titolare del birrificio agricolo Baladin e oggi Presidente del Consorzio, che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo, e la lavorazione contro la proliferazione di finte birre artigianali e l’omologazione dei grandi marchi mondiali. L’obiettivo è raccontare e promuovere, in Italia e all’estero, la qualità delle materie prime e delle birre artigianali italiane, vero elemento di distinzione e di legame con il territorio, favorendo le coltivazioni nostrane di orzo e luppolo. Il Consorzio sostiene i birrifici nel reperimento di materia prima italiana, da filiera tracciata e garantita, con gli associati che si impegnano ad utilizzare nelle loro

L’IMPEGNO COLDIRETTI PER IL LUPPOLO Coldiretti sta lavorando per risolvere la problematica della mancanza di prodotti fitosanitari registrati sulla coltura del luppolo in Italia, ammessi invece in altri Paesi dell’UE. Abbiamo già portato questa criticità all’attenzione dei Ministeri delle Politiche agricole e della Salute, perché sia data soluzione ad una questione che vincola la crescita del settore nelle nostre campagne. produzioni almeno il 51% di materia prima italiana. La produzione di orzo e luppolo italiani per la filiera della birra

LA BIRRA AGRICOLA CUNEESE Anche in Provincia di Cuneo la filiera della birra agricola è in espansione. Ad oggi sono una decina le nostre aziende della filiera che producono birra, in combinazione o in alternativa ad orzo da birra e luppolo. Auspichiamo che nella Granda cresca il numero delle imprese concretamente disponibili a creare queste sinergie per poter ampliare l’offerta della birra 100% Made in Cuneo. Allo scopo, i tecnici dell’Agenzia 4A di Coldiretti Cuneo da anni sono impegnati nella realizzazione di campi sperimentali per l’orzo da birra, con prove varietali e di concimazione.

destratificatori e ventilatori per l’allevamento e l’industria

apre nuovi interessanti scenari e rappresenta un’opportunità per la nostra agricoltura, recepita sempre più dai giovani imprenditori. Si tratta di un’ulteriore conferma del fatto che gli accordi di filiera sono strumenti essenziali per difendere la produzione, garantire un utilizzo sostenibile del territorio, valorizzare la distintività e assicurare la giusta distribuzione del valore. La domanda crescente di birre agricole sta rivoluzionando il settore, in cui il consumatore pone attenzione all’origine delle materie prime e alla ricerca di sapori unici e particolari che solo una birra artigianale può garantire. RISPARMI ECONOMICI PER L’ALLEVATORE BENESSERE ANIMALE

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ATTUALITÀ

Pagate 4.493 domande della campagna 2018

ASSICURAZIONI, NELLA GRANDA LIQUIDATO IL 90% DEI RIMBORSI Tra fine maggio e inizio giugno AGEA ha dato il via libera ai pagamenti dei contributi al settimo e ottavo elenco di domande della campagna 2018 relative alle polizze a copertura dei rischi sulle produzioni vegetali (Sottomisura 17.1 del Programma di Sviluppo Rurale Nazionale 2014-2020). A livello nazionale sono 8.199 le domande integralmente ammesse al sostegno per un importo del contributo pubblico concesso di oltre 18,3 milioni di euro (70% della spesa ammessa, di cui 8,2 milioni di quota FEASR). Sono state parzialmente ammesse 5.906 domande per 11,4 milioni di euro (5,1 milioni di quota FEASR). A livello cuneese le domande ammesse sono state soltanto 33, in quanto la maggior parte dei procedimenti era già stata ammessa e

liquidata ad inizio maggio. Su un totale provinciale di 5.037 polizze, 400 sono state pagate con fondi OCM Vino (per circa 800.000 euro) e 4.093 con fondi FEASR (con un contributo pagato pari a 8.390.000 euro). Pertanto, a livello provinciale, è già stato liquidato il 90% delle domande

presentate. Restano da chiudere 544 posizioni suddivise tra domande sottoposte a controllo o con istruttoria ancora in corso e domande da liquidare sottoposte a verifiche documentali riguardanti la validità della certificazione antimafia per contributi superiore ai 25.000 €

CRESCE IL MERCATO ASSICURATIVO AGRICOLO IN ITALIA Dopo il calo registrato negli ultimi anni, il mercato assicurativo agricolo agevolato in Italia è cresciuto del 5% nel 2018, raggiungendo il valore di 7,8 miliardi di euro. È quanto emerge dal Rapporto ISMEA sulla gestione del rischio in agricoltura 2019. A dare impulso al mercato, sotto-

linea l’Istituto, sono stati principalmente i recenti interventi normativi che hanno determinato una semplificazione delle procedure burocratiche. A ciò si è associata la maggior attenzione al tema della prevenzione dei rischi, dopo le eccezionali perdite ai raccolti del 2017. Le

polizze sulle colture vegetali - che rappresentano il 70% del comparto agevolato - hanno, infatti, raggiunto il valore di 5,6 miliardi (+9%), il secondo più alto da inizio decennio. Complessivamente il mercato assicurativo coinvolge 77.000 aziende, di cui quasi 62.000 assicurate per le colture vegetali.

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Progetti di rete sul territorio per un nuovo modello di welfare

AGRICOLTURA SOCIALE, FINALMENTE IL DECRETO Dopo quattro anni di attesa dalla Legge 141/2015 sull’agricoltura sociale, il Ministero delle Politiche agricole ha pubblicato il Decreto che definisce i requisiti minimi e le modalità relative alle attività di agricoltura sociale. Il Decreto chiarisce che le aziende agricole in forma singola o associata e le cooperative sociali, il cui reddito da attività agricola sia superiore al 30% del totale, possono essere riconosciute come soggetti che erogano servizi di agricoltura sociale. Le imprese agricole diventano, così, nuove protagoniste di un modello di welfare dedicato ai soggetti più vulnerabili della società, promotrici di progetti di rete sul territorio, specialmente nelle aree rurali e marginali, in sinergia con soggetti privati operanti nel sociale

ed Enti pubblici. Si tratta di una svolta epocale con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di

valorizzazione della persona. C’è chi si occupa di persone con problemi di dipendenza, chi si dedica all’ortoterapia, all’ippoterapia e ad altre attività con disabili fisici e psichici, ci sono realtà che seguono il reinserimento sociale o che puntano allo sviluppo di un’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità. L’agricoltura sociale è, dunque, la punta più avanzata della multifunzionalità che Coldiretti ha fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini. Ad oggi nella Granda sono una cinquantina le aziende agricole impegnate in progetti di agricoltura sociale.

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ATTUALITÀ

La prima dopo l’adozione del nuovo Statuto dell’Associazione

ASSEMBLEA ANABORAPI TRA RISULTATI E IMPEGNI FUTURI Dopo il recente rinnovo del Consiglio direttivo, il 20 giugno scorso si è tenuta l’Assemblea annuale di Anaborapi, particolarmente importante perché la prima a svolgersi con il nuovo assetto associativo. Mentre fino all’anno scorso i soci dell’Associazione erano le ARA, con l’adozione del nuovo Statuto, ora sono soci direttamente gli allevatori, che partecipano all’Assemblea attraverso i loro delegati. L’incontro è stato l’occasione per fare il punto sull’allevamento della razza bovina Piemontese dal punto di vista sia economico sia selettivo: “Durante lo scorso anno ha detto il Presidente di Anaborapi Renato Giordano - i prezzi di mercato si sono dimostrati soddisfacenti per i vitelloni, per le femmine e anche per le vacche da riforma. Una preoccupazione viene, invece, dal modesto aumento del premio vacche nutrici”.

“Non è accettabile - prosegue Giordano - che la Piemontese, così come le altre razze autoctone, siano penalizzate e trattate quasi alle stregua di produzioni indifferenziate.” Dai dati presentati nelle relazioni tecniche emerge che il Libro genealogico della razza Piemonte è ulteriormente aumentato di quasi 5.000 capi, dei quali 1.500 fattrici. Ciò evidenzia, ancora una volta, la dinamicità di un settore importantissimo per la nostra Provincia. Nel 2018 l’Associazione si è impegnata a fondo per proseguire le attività nell’ambito del progetto I-BEEF, in particolare sono entrati a pieno regime tutte le attività connesse ai nuovi rilievi effettuati sugli animali del Centro Genetico: consumo individuale di fibra, attività motoria e rilievo della docilità. Sul territorio è iniziata la raccolta dei dati relativi alle tipologie

aziendali, al BCS e all’attitudine materna: si tratta di argomenti importanti ed attuali, che vedono la Piemontese all’avanguardia rispetto ad altre razze da carne nazionali ed europee. Il Presidente Giordano ha concluso con “un ringraziamento ai colleghi componenti il Direttivo che ci ha preceduto e, in particolare, il Presidente Pistone, perché ci hanno lasciato un’Associazione efficiente e solida. Sarà nostro impegno proseguire sulla strada tracciata”.

IL NUOVO DIRETTIVO Renato Giordano di Cuneo, da oltre vent’anni Consigliere Anaborapi, dallo scorso aprile è Presidente dell’Associazione. Insieme a Giordano, compongono il nuovo Consiglio direttivo di Anaborapi, tra conferme e “new entry”: • Giovanni Agù (Bardonecchia, TO) • Giuseppe Marengo (Bene Vagienna) • Renato Agù (Pontechianale) • Bruno Meritano (Villanova d’Asti, AT) • Bruno Bertola (Morozzo) • Guido Molinero (Piscina, TO) • Piera Luisa Bo (Solero, AL) • Andrea Rabino (Villafranca d’Asti, AT) • Maria Cristina Gasco (Mondovì) • Livio Rigazio (Cigliano, VC) • Stefano Ghiso (Dego, SV) • Gianni Simonotti (Paruzzaro, NO)

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Sui trattori per la fine della scuola all’Agrario di Mondovì

ORGOGLIO CONTADINO TRA I PIÙ GIOVANI In trattore per l’ultimo giorno di scuola. I ragazzi delle classi quinte dell’Istituto Agrario Giolitti-Bellisario di Mondovì hanno celebrato così la fine dell’anno scolastico e di un percorso di studi che li ha avvicinati al mondo agricolo. I diplomandi sono arrivati all’Istituto in corteo su trattori tirati a lucido, tra bandiere Coldiretti, sorrisi e sogni in tasca. I sogni che migliaia di giovani rincorrono nelle nostre campagne. In Provincia di Cuneo il 21,8% delle imprese giovanili opera in agricoltura, secondo i dati della Camera di Commercio aggiornati a fine 2018, in costante crescita dal 2015, quando i giovani agricoltori rappresentavano il 15,5% dell’imprenditoria giovanile cuneese. La Granda riflette la situazione nazionale, che vede l’Italia primeggiare in Europa

per numero di giovani in agricoltura con gli under 35 alla guida di 57.621 imprese nel 2018. I giovani sono portatori di idee, nuove progettualità e prospettive di crescita che possono giovare all’intera economia della Granda. Perciò è fondamentale sostenere il sogno imprenditoriale delle nuove

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generazioni. In vista del PSR regionale 20212027, occorrerà lavorare a nuovi bandi riguardanti gli investimenti e l’insediamento di futuri imprenditori agricoli e contrastare gli ostacoli burocratici che troppo spesso impediscono o rallentano la crescita delle aziende agricole.

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FISCALE

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I chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate alle richieste di Coldiretti

PIANTE AROMATICHE, LE ALIQUOTE IVA APPLICABILI A seguito di richiesta di consulenza giuridica proposta da Coldiretti, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la risoluzione 51/E del 21 maggio 2019 con cui fornisce importanti chiarimenti su cessioni tipicamente effettuate da imprese operanti nel settore florovivaistico, al fine di dirimere i dubbi venutisi a creare con la precedente risoluzione 56/E del 2017. In quel documento, l’Agenzia aveva affermato che alle cessioni di piante aromatiche in vaso diverse da basilico, rosmarino e salvia cedute singolarmente, si dovesse applicare l’aliquota ordinaria del 22%, così come alle confezioni miste di piante in vaso, indipendentemente dalla prevalenza di piante assoggettabili ad altre aliquote ridotte. Da qui il dubbio che i florovivaisti dovessero applicare l’aliquota ordinaria alle cessioni di piante in vaso, sia singole che in confezione, diverse da quelle contemplate nella voce doganale 12.11 e che fino ad allora erano state correttamente assoggettate all’aliquota del 10% ai sensi del punto 20 della parte III della Tabella A allegata al DPR 633/1972 (Decreto IVA). Con il nuovo documento di prassi viene confermata la corretta applicazione dell’aliquota ridotta al 10% in relazione alle cessioni di singole piante aromatiche destinate alla piantagione e all’ornamento effettuate da orticoltori, vivaisti e flori-

coltori, salva l’applicazione dell’aliquota del 5% prevista dal punto 1-bis della parte II-bis Tabella A per le piante allo stato vegetativo di basilico, rosmarino e salvia. Vengono, inoltre, forniti importanti chiarimenti in merito alle confezioni miste, dove la presenza in un’unica confezione di piante in vaso soggette ad aliquote differenti comporterà l’applicazione dell’aliquota più elevata all’intera confezione. Tuttavia l’aliquota più elevata non è necessariamente quella ordinaria, qualora nessuna delle piante della confezione sia soggetta a tale aliquota. Per cui alle confezioni che contengano piante da assoggettare al 10 ed altre al 5% si applicherà il 10%. Quanto sopra si rende applicabile anche alle cessioni di confezioni miste di erbe aromatiche fresche confezionate in vaschette o

bustine contenenti misti di aromi. In tali ipotesi si deve individuare il prodotto che conferisce all’insieme il “carattere essenziale”, avendo particolare rilevanza la quantità e il volume dei diversi componenti. In conseguenza si rende applicabile, ad esempio: • il 4% a prodotto costituito da erbe aromatiche fresche con predominanza di prezzemolo (voce doganale 07.09) ai sensi del punto 5 II parte Tabella A; • il 10% a prodotto ortofrutticolo costituito da erbe aromatiche fresche con predominanza di timo o alloro (voce doganale 09.10) ai sensi del punto 25 parte III Tabella A; • il 5% a prodotto ortofrutticolo costituito da erbe aromatiche miste fresche, con predominanza di basilico, salvia e rosmarino (voce doganale 12.11) ai sensi del punto 1-bis parte II-bis Tabella A. Laddove, invece, la confezione contenga aromi diversi senza che nessuno possa conferire alla stessa il citato carattere essenziale rispetto all’insieme, si dovrà applicare l’aliquota più elevata all’intera confezione. Gli Uffici Coldiretti di Zona potranno fornire gli ulteriori chiarimenti necessari

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SPECIALE A. Agriturismo, formula vincente di ospitalità B. Rete di agriturismi Terranostra e Campagna Amica C. Normativa del settore agrituristico D. Attività agrituristiche E. Disciplina fiscale dell’agriturismo F. Enoturismo, opportunità e regole G. Comunicazione, un racconto di distintività e autenticità H. Reputazione, la gestione delle recensioni online

Il boom del turismo enogastronomico, a contatto con la natura, fa crescere le presenze nei nostri agriturismi. Vi offriamo in queste pagine una panoramica del settore, dal quadro normativo alle disposizioni fiscali fino alle strategie di comunicazione, con un focus dedicato all’enoturismo.


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TURISMO RURALE

A Agriturismo, formula vincente di ospitalità Nell’estate 2019 crescono del 3% le presenze in agriturismo in Italia spinte dal turismo verde a contatto con la natura e da quello enogastronomico. Si tratta di un aumento sostenuto dalla qualificazione dell’offerta con gli agriturismi sul nostro territorio che offrono servizi innovativi, dal trekking al wellness, dai corsi di cucina ai percorsi culturali o naturalistici, dall’equitazione al tiro con l’arco. Gli agriturismi della nostra Provincia vanno verso un’offerta a 360 gradi che i visitatori apprezzano perché durante il loro soggiorno vogliono vivere vere e proprie esperienze ed entrare in contatto con i produttori, acquistare diretta-

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I NUMERI IN ITALIA Sono oltre 23.000 gli agriturismi presenti nella Penisola per un fenomeno che negli ultimi dieci anni ha visto un vero e proprio boom, con percentuali di crescita in doppia cifra, dal numero di aziende (+32%) a quello dei posti a tavola (+37%), dai posti letto (+40%) alle piazzole di sosta (+67%), fino al valore economico del settore, salito a 1,36 miliardi (+24%), secondo una recente analisi Coldiretti su dati Istat.

Rete di agriturismi Terranostra e Campagna Amica

Nata nel 1973 nell’ambito di Coldiretti, Terranostra lavora con impegno per promuovere l’attività agrituristica e le vacanze in ambiente rurale, coniugando i bisogni di genuinità e qualità espressi dai consumatori con la necessità degli imprenditori di valorizzare i prodotti e i servizi aziendali. Nel tempo Terranostra è cresciuta, diventando l’Associazione agrituristica più rappresentativa a livello italiano. Oltre che nei numeri, è cresciuta nell’offerta di qualità. Il percorso avviato con Campagna Amica ha contribuito a rafforzare uno dei valori che ispira l’attività delle aziende associate. Terranostra vuole essere oggi per le imprese agricole e agrituristiche un punto di riferimento sia in quali-

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mente i prodotti presso i punti vendita aziendali di Campagna Amica, oltre che degustarli in loco. Il nostro territorio sta diventando sempre più attraente per i turisti italiani e stranieri, tanto che nel 2018 ci sono state oltre 15 milioni di presenze (+1,35%) in Piemonte, arrivando a registrare più di 5.200.000 arrivi (+1,86%). Tra gli stranieri, dimostrano particolare interesse per la Granda i visitatori provenienti da Germania, Svizzera, Francia, Olanda, Stati Uniti, Regno Unito, Belgio e Danimarca. In questo scenario gli agriturismi giocano un ruolo fondamentale poiché sono promotori della cultura del territorio e del nostro paesaggio.

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Normativa del settore agrituristico

La Legge regionale 2/2015 ha cambiato le “regole del gioco” degli agriturismi, disciplinando i settori che coinvolgono l’attività agrituristica: quelli produttivi agricoli, quelli igienico-sanitari, quelli urbanistici ed edilizi, il turismo e il commercio, la promozione. Dopo vent’anni di operatività della

precedente norma regionale, la Legge 38/1995, il recente provvedimento ha messo a frutto l’esperienza sul campo degli agriturismi tenendo conto delle nuove esigenze degli imprenditori agricoli e del mercato. Gli agriturismi sono invitati ad offrire servizi d’eccellenza che

abbiano un legame molto forte con le tradizioni produttive ed enogastronomiche locali. Le nuove regole, inoltre, invitano gli imprenditori a fare rete con gli altri attori produttivi del territorio. La volontà del legislatore è chiara: creare una proposta turistica unica e facile da identificare per qualità e pecu-


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liarità che possa essere motore di sviluppo per le aziende già attive sul territorio e per chi negli anni vorrà cogliere le possibilità offerte dall’agricoltura multifunzionale. La regola base dell’agriturismo consiste nella prevalenza dell’attività agricola di coltivazione del fondo, di selvicoltura e di allevamento di animali. Tale prevalenza si realizza quando, a scelta dell’imprenditore agricolo, sussista una delle seguenti condizioni: • il valore della produzione standard dell’azienda agricola, deducibile dal fascicolo aziendale, compresi gli aiuti di mercato, è maggiore rispetto alle entrate dell’attività agrituristica; • il tempo di lavoro dedicato allo svolgimento dell’attività agricola nel corso dell’anno solare è superiore al tempo impiegato per l’attività agrituristica.

Chi può aprire un agriturismo Possono farlo gli imprenditori agricoli ai sensi dell’art. 2135 del Codice Civile. Addetti allo svolgimento dell’attività agrituristica,

oltre all’imprenditore agricolo, possono essere i suoi familiari ai sensi dell’art. 230 bis del Codice Civile, nonché i lavoratori dipendenti a tempo determinato, indeterminato e parziale.

Dove aprire un agriturismo

Si può aprire un agriturismo in fabbricati rurali o parti di essi dotati di certificato di agibilità ed esistenti sul fondo da almeno tre anni, in fabbricati rurali o parti di essi esistenti sul fondo edificati in origine per uso agricolo, la cui destinazione d’uso è stata modificata in altri usi negli ultimi cinque anni. O ancora, presso la sede seconda-

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ria o le unità locali produttive al di fuori del fondo aziendale oppure negli spazi all’aperto per l’insediamento temporaneo di mezzi o allestimenti mobili. L’utilizzo dei fabbricati per l’attività agrituristica non comporta il cambio di destinazione d’uso agricolo.

Cosa può offrire un agriturismo L’agriturismo può fornire uno o più dei seguenti servizi turistici in connessione con la propria attività agricola principale: ospitalità, somministrazione di pasti, attività ricreative, culturali, didattiche o sportive, ospitalità rurale familiare. Li analizziamo nel prossimo paragrafo.


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TURISMO RURALE Attività agrituristiche

Ospitalità

Un agriturismo ha capacità ricettiva massima di 35 posti letto, di cui 10 per bambini fino a 12 anni, in camere con colazione, mezza pensione o pensione completa. Nel caso di campeggi, l’agriturismo può prevedere fino a 10 spazi tenda per un massimo di 30 posti letto. Per la colazione l’azienda agricola, se non somministra prodotti propri, deve acquistare almeno l’80% di prodotti agricoli piemontesi. I servizi minimi compresi nel prezzo sono la pulizia dei locali, il cambio biancheria e la fornitura di energia elettrica, acqua e riscaldamento.

Somministrazione pasti

Il numero massimo di coperti è stabilito in relazione alle strutture aziendali e alla potenzialità produttiva dell’azienda. Almeno l’85% dei prodotti agroalimentari utilizzati in agriturismo dev’essere costituito da prodotti propri dell’azienda agricola (minimo 25%) e da prodotti acquistati da aziende agricole singole o associate, operanti sul territorio piemontese (minimo 60%). Il 15% al massimo dei prodotti utilizzati può essere acquistato da artigiani alimentari piemontesi e/o da aziende agricole di Regioni limitrofe. Non rientrano in queste percentuali i prodotti complementari non

ottenibili in Piemonte come sale, zucchero, spezie, ecc. È obbligatorio esporre l’indicazione dell’origine di tutti i prodotti utilizzati.

Altre attività

Le attività agrituristiche di tipo culturale, ricreativo, didattico e sportivo sono finalizzate alla valorizzazione del patrimonio rurale e possono svolgersi anche al di fuori dei beni fondiari. Rientrano in queste attività le osservazioni naturalistiche, l’escursionismo, il trekking, l’equitazione, la mountain bike, altre proposte sportive, corsi sull’ambiente, sulla vita rurale, sull’agricoltura, sull’allevamento, su flora o fauna, ecc.

Vi rientrano anche le fattorie didattiche, che si prefiggono di avvicinare l’agricoltore ad un pubblico di adulti e bambini interessato a scoprire e conoscere il vivere quotidiano che da sempre salvaguarda il territorio. Infine, la partecipazione ai lavori agricoli dell’azienda, i giochi per bambini, la piscina, l’utilizzo di sale riunioni organizzate per convegni o altro, le manifestazioni folcloristiche, ecc.

Ospitalità rurale familiare

Questo tipo di attività può essere esercitata solo dall’imprenditore agricolo professionale (IAP) e dai suoi familiari, esclusivamente nella parte abitativa del fabbricato rurale ed è incompatibile con qualsiasi altra forma ricettiva o di ospitalità agrituristica. Nell’ambito dell’ospitalità rurale familiare la ricettività e la somministrazione di pasti è limitata ad un massimo di 10 persone al giorno. I requisiti igienico-sanitari ed urbanistici sono gli stessi delle abitazioni rurali. Per la preparazione dei pasti è consentito l’utilizzo della cucina dell’abitazione e per l’ospitalità è consentito l’utilizzo delle camere dell’abitazione. Essendo una forma specifica di agriturismo l’apertura massima dell’attività è di 270 giorni all’anno. L’attività agricola è considerata sempre prevalente.


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Disciplina fiscale dell’agriturismo

La fiscalità dell’agriturismo è disciplinata all’art. 5 della Legge 413/1991, che prevede un apposito regime forfettario. Tale regime prevede ai fini IVA una detrazione forfettaria in misura del 50% dell’IVA sulle operazioni attive. Dal punto di vista delle imposte sul reddito, invece, si applica il coefficiente di redditività del 25% ai ricavi conseguiti. Il regime in parola può essere adottato sia dalle imprese individuali che da quelle costituite in forma societaria. Permane, tuttavia, ai fini del reddito una limitazione in capo alle società di capitali ed enti non commerciali che non possono determinare il reddito in misura forfettaria. Il regime forfettario non è obbligatorio, potendo sempre essere esercitata l’opzione per determinare il reddito e l’IVA nei modi ordinari, opzione vincolante per almeno un triennio e tacitamente

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rinnovabile. L’opzione esercitata per l’IVA comporta necessariamente anche la determinazione ordinaria del reddito e viceversa. Indipendentemente dal regime adottato, qualora questo non sia il medesimo dell’attività agricola, occorre tenere contabilità separata a norma dell’art. 36, effettuando i passaggi interni dei beni prodotti dall’attività agricola e destinati all’utilizzo nell’attività agrituristica. La corretta documentazione dei

passaggi interni è di assoluta importanza allo scopo di comprovare la prevalenza che deve sempre caratterizzare il rapporto tra attività agricola e attività agrituristica, in specie quando l’agriturismo effettua somministrazione di pasti. Da ultimo, l’attività agrituristica è soggetta all’IRAP con aliquota ordinaria del 3,9%. La regole di determinazione del valore della produzione sono quelle proprie dell’agricoltura, quindi in base alle registrazioni IVA.

TARIFFE RIFIUTI PER AGRITURISMO Lo scorso febbraio il Consiglio di Stato ha annullato la parificazione tra agriturismi e strutture ricettive alberghiere ai fini dell’imposizione tributaria sui rifiuti. A seguito di quella sentenza, l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL) ha recentemente divulgato una nota nella quale invita i Comuni a determinare le tariffe della TARI per gli agriturismi in base alle specificità proprie di questo genere di attività.

Enoturismo, opportunità e regole

Il Decreto sull’enoturismo, pubblicato lo scorso aprile, offre finalmente un quadro normativo ad una serie di attività dalle grandissime potenzialità, che le aziende vitivinicole sinora hanno svolto utilizzando gli strumenti a loro disposizione, chi nell’ambito dell’agriturismo, chi come fattoria didattica, chi a corollario della vendita diretta. Si tratta di un risultato molto

importante per le aziende vitivinicole e per il turismo in ambito rurale anche perché, grazie all’azione di Coldiretti, il testo varato è lineare, di semplice applicazione e senza troppi appesantimenti burocratici. Questa norma racchiude tutte le possibili attività enoturistiche svolte dagli imprenditori agricoli nell’ambito della valorizzazione delle proprie produzioni vitivi-

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nicole e le considera a tutti gli effetti attività connesse, ai sensi del terzo comma dell’art. 2135 del Codice Civile. Spetta ora alla Regione puntualizzare alcuni aspetti essenziali per poter entrare nel vivo delle attività. Attendiamo maggiori dettagli operativi sulle questioni ancora aperte, come quella delle competenze formative richieste.

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TURISMO RURALE

L’ENOGASTRONOMIA MUOVE IL TURISMO Negli ultimi anni l’enogastronomia ha assunto un ruolo chiave nel turismo, sia sul fronte del comportamento dei turisti sia su quello dell’offerta. Secondo il “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019”, il 98% dei viaggiatori italiani, a prescindere che si muovano per turismo balneare, di montagna o per business, nel corso di un viaggio ha partecipato ad almeno un’attività a tema enogastronomico. Secondo il suddetto Rapporto i turisti enogastronomici italiani sono generalmente sposati o conviventi e provengono da ogni parte d’Italia. Il turismo legato a cibo e vino coinvolge in modo trasversale tutte le generazioni, compresi i millennials, i quali prediligono destinazioni dove quest’offerta è ampia e diversificata e si integra armoniosamente sia con un contesto di particolare pregio paesaggistico sia con un’identità culturale forte e radicata nella popolazione residente. L’offerta enogastronomica in Italia è molto apprezzata anche dai viaggiatori stranieri: secondo il Rapporto sul turismo enogastronomico, il 62% dei tour operator stranieri intervistati offre pacchetti di questo tipo con destinazione il Belpaese. Tra le mete più proposte spicca, dopo la Toscana, il nostro Piemonte.

Attività enoturistiche

Rientrano nella definizione di enoturismo le attività formative ed informative rivolte alle produzioni vitivinicole del territorio. Ad esempio, le visite guidate ai vigneti aziendali e alle cantine, le visite nei luoghi di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, le iniziative di carattere didattico, culturale e ricreativo svolte nell’ambito delle cantine e dei vigneti, ivi compresa la vendemmia didattica. Rientrano, infine, le attività di degustazione e commercializzazione delle produzioni vitivinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti: nel rispetto dei requisiti

generali igienico-sanitari previsti dalla normativa, potranno essere proposte ai turisti degustazioni, oltre che dei vini aziendali, anche di alimenti freddi manipolati e trasformati in azienda, legati alle produzioni tipiche locali. Questa apertura non deve però sconfinare nella somministrazione, che in agricoltura possono effettuare solo gli agriturismi.

Requisiti richiesti I requisiti richiesti per intraprendere attività di enoturismo sono semplici: • apertura settimanale o anche stagionale di tre giorni almeno; • strumenti di prenotazione

delle visite, preferibilmente informatici; • cartello informativo all’ingresso dell’azienda che riporti orari, tipologia del servizio offerto e lingue parlate; • sito o pagina web aziendale; • indicazione dei parcheggi in azienda o nelle vicinanze; • materiale informativo sull’azienda e sui suoi prodotti stampato in almeno tre lingue, compreso l’italiano; • esposizione e distribuzione del materiale informativo sulla zona di produzione e sulle produzioni tipiche locali; • ambienti dedicati e adeguatamente attrezzati per l’accoglienza e per la tipologia di attività svolte; • attività di degustazione del vino effettuata con calici in vetro o altro materiale che non alteri le proprietà organolettiche del prodotto; • personale addetto dotato di competenza e formazione, anche sulla conoscenza delle caratteristiche del territorio. Per quanto riguarda i materiali informativi, sarà importante fare rete per sviluppare materiali promozionali condivisi; in tal senso, come Coldiretti disponiamo già di alcuni materiali pronti e come rete potremo realizzarne di nuovi. Quanto alla formazione del personale addetto, potranno arrivare novità nei prossimi mesi: non è chiaro se sarà necessaria una formazione specifica o se saranno semplicemente tracciate le competenze degli operatori. È possibile che la Regione richieda la frequenza ad un percorso formativo trasversale, con tematiche uguali per tutte le aziende enoturistiche piemontesi.

Regime fiscale

Per le attività enoturistiche si applicano le disposizioni fiscali “tipiche” delle attività agrituristiche, che prevedono un regime forfettario sia per la determinazione del reddito sia per il calcolo dell’IVA da versare. L’azienda che svolge attività enoturistica può optare, altresì, per la determinazione del reddito e dell’IVA nei modi ordinari.


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Comunicazione, un racconto di distintività e autenticità

La comunicazione di ogni agriturismo deve incrementare la clientela sia fidelizzando gli ospiti che hanno già avuto modo di conoscerlo, sia attraendone di nuovi. Per un comparto come quello agrituristico, che offre prodotti e servizi ad alto contenuto “esperienziale”, è fondamentale spiegare le differenze rispetto ad altre formule ricettive, come un albergo o un ristorante commerciale. La qualità e l’autenticità che contraddistinguono l’accoglienza agrituristica va raccontata e spiegata in maniera semplice. La strategia di comunicazione deve prevedere un mix di strumenti “vecchi” (giornali, guide cartacee di settore, fiere) e nuovi (web, social network). Occorre valutare la convenienza degli investimenti su determinati canali di comunicazione e commercializzazione, tenendo conto che l’offerta è, in questo campo, molto ampia e non ugualmente efficace in termini di visibilità.

Bisogna comunicare non solo i servizi o i prodotti, ma anche l’identità aziendale, la propria filosofia, le caratteristiche distintive e di qualità dell’accoglienza, in tutte le sue declinazioni dall’ospitalità ai menù della ristorazione. Pertanto si raccomanda di utilizzare nella comunicazione aziendale i valori della Carta dell’Accoglienza

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e i princìpi dell’ospitalità autentica di Campagna Amica. Valori richiamati dal marchio degli Agriturismi di Campagna Amica, che si suggerisce di esporre in modo ben visibile come segno di distintività e riconoscibilità, considerate la notorietà e la reputazione di garanzia di qualità che ha presso i consumatori e i potenziali ospiti.

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TURISMO RURALE

H Reputazione, la gestione delle recensioni online La buona reputazione va costruita e migliorata costantemente giorno dopo giorno. I giudizi che i visitatori pubblicano su siti web di recensione o intermediazione sono utili a monitorare la qualità percepita e a favorire la fidelizzazione degli ospiti, facendo emergere eventuali criticità e quindi azioni correttive da apportare nella conduzione aziendale. È molto importante rispondere a tutte le recensioni, soprattutto se negative, per rassicurare e convincere i lettori e potenziali ospiti, mettendo in conto i casi di comportamenti scorretti da parte di ospiti incontentabili. A fronte di una recensione nega-

tiva innanzitutto bisogna capire cosa sia realmente successo; è

bene farlo in maniera oggettiva, confrontandosi internamente con i collaboratori e/o familiari impegnati nell’accoglienza. A questo punto, si deve pubblicare il prima possibile la risposta, una chiara ed esaustiva spiegazione dell’accaduto all’ospite scontento, strutturata in modo da ispirare fiducia a chiunque la legga e non solo all’ospite “deluso”. Occorre rispondere con tono garbato dimostrandosi aperti alle critiche, scusarsi per il disagio, elencare concrete idee di miglioramento e invitare l’ospite a provarle di persona in occasione di un nuovo soggiorno.

L’IMPATTO DELLE RECENSIONI SULLE PRENOTAZIONI Il 93% dei viaggiatori a livello mondiale si lascia influenzare nelle decisioni di viaggio dalle recensioni online Il 53% prenota una struttura ricettiva solo se sono disponibili recensioni online 8 utenti su 10 si fidano più delle risposte dei titolari che dei commenti degli ospiti 7 su 10 sono meno propensi a scegliere una struttura che risponde alle recensioni in modo aggressivo 6 su 10 preferiscono prenotare presso una struttura che risponde alle recensioni online [Fonte: Tripbarometer]

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ECONOMICO

Al Tavolo apistico nazionale la necessità di sostenere gli apicoltori

EMERGENZA MIELE, UNA CRISI CHE PERDURA Anche quest’anno gli apicoltori fanno i conti con una produzione di miele preoccupante. Dobbiamo risalire al 2011 per individuare una produzione di miele d’acacia soddisfacente; poi una serie di annate negative hanno limitato fortemente la raccolta di quasi tutte le tipologie di miele della nostra provincia. Unica eccezione è stata l’annata 2018, che aveva fatto sperare in una possibile inversione di tendenza, ma quest’anno gli apicoltori si sono ritrovati addirittura costretti a sostenere gli alveari con apposite nutrizioni di supporto anziché raccogliere il miele. Le condizioni metereologiche avverse degli ultimi anni confermano il grave impatto del cambiamento climatico in atto che provoca eventi sempre più intensi e frequenti, estremamente dannosi per l’apicoltura. Le temperature invernali generalmente si mantengono al di sopra della media, il periodo primaverile sempre più spesso presenta fenomeni metereologici avversi accompagnati da un brusco calo delle temperature, l’estate è sempre più contraddistinta da temperature tropicali e periodi siccitosi. Questo alternarsi di eventi mette

a dura prova l’ape che, più di ogni altro animale allevato dall’uomo, lega la sua sopravvivenza alle condizioni climatiche e ambientali. A risentire delle conseguenze è l’intera agricoltura che vede nell’ape una componente indispensabile del sistema agroambiente grazie alla sua azione di impollinatore delle colture e delle specie spontanee. Alla luce delle preoccupanti segnalazioni dal mondo apistico italiano, indicative di una vera e propria emergenza, il Ministero delle Politiche agricole ha convocato lo scorso 6 giugno il Tavolo apistico nazionale. Vi hanno partecipato le Organizzazioni professionali, le

Associazioni apistiche nazionali, l’ICQRF e l’Osservatorio nazionale del miele. Dal Tavolo è emersa la necessità di prevedere risorse per supportare il reddito degli apicoltori e favorire un sostegno concreto in grado di tutelare coloro che hanno subìto danni. Si è discusso anche di assicurazioni, considerato che gli apicoltori non possono usufruire delle risorse all’interno del Fondo di Solidarietà nazionale, perché, pur essendo prevista dal Piano nazionale dei rischi 2019 la copertura per la perdita di produzione del miele da calamità naturale, ad oggi tale rischio non è tutelato dalle compagnie assicurative.

COPERTURA ASSICURATIVA, LE RICHIESTE ASPROMIELE Secondo Lidia Agnello, Presidente dell’Associazione Produttori Miele del Piemonte (Aspromiele), “l’impossibilità di poter usufruire di una copertura assicurativa, consolidata da tempo in altri settori, è una problematica evidenziata da tempo dal mondo apistico”. “Negli ultimi anni Aspromiele, a fronte di una carenza di disponibilità di dati puntuali sulle singole produzioni lamentata dalle compagnie assicurative, ha intensificato la raccolta di dati produttivi correlati con gli eventi meteorologici

da mettere a disposizione per la creazione di future polizze assicurative. Ad oggi purtroppo non

è giunta nessuna proposta dal mondo assicurativo”. “Anche l’Osservatorio nazionale del miele sta lavorando in tale direzione: potrebbe risultare realizzabile la creazione di un fondo mutualistico, ma per avere risultati concreti è necessario il coinvolgimento, oltre che delle compagnie di assicurazione, delle filiere agricole che detengono esperienza nelle pratiche relative alla copertura assicurativa, nonché il sostegno del Ministero delle Politiche agricole”.


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La riscoperta di una varietà storica delle colline saluzzesi

ALBICOCCHE: NUOVA GIOVINEZZA PER LA TONDA DI COSTIGLIOLE Tra i consumatori, sono sempre più numerosi gli estimatori della varietà storica di albicocche “Tonda di Costigliole”, varietà autoctona del Comune di Costigliole Saluzzo e delle colline saluzzesi. Sembrava destinata a scomparire con l’arrivo delle nuove varietà alla fine degli anni ’80, mentre oggi è coltivata su una superficie di poco superiore ai 100 ettari, rappresenta il 40% circa della produzione di albicocche del Saluzzese ed è tornata su tutti i mercati, oltre che in alcune catene della distribuzione organizzata. Si trovano cenni storici sulla coltivazione specializzata della varietà Tonda di Costigliole dall’immediato Dopoguerra fino alla metà degli anni ’80, quando era praticamente l’unica ad essere coltivata nel Saluzzese. L’arrivo di nuove varietà con frutto più grande sembrava aver destinato questa cultivar alla coltivazione di livello hobbistico, ma la volontà di numerosi produttori e operatori commerciali locali, come il compianto ragioniere Giovanni Gozzarino,

l’attuale Direttore Flavio Lovera e i soci della cooperativa Albifrutta, hanno continuato ad investire su questa specie tipica e sono stati ripagati dal crescente consenso dei consumatori. Nella tradizione cuneese, la Tonda di Costigliole viene consumata fresca, ma anche trasformata in

confettura, succo di frutta o conservata come frutta sciroppata. Essendo l’albicocco una coltura molto sensibile al freddo, la coltivazione è resa possibile in questa zona grazie al particolare microclima delle colline saluzzesi e della contigua pianura pedocollinare, alla protezione delle vicine Alpi e alla particolare esposizione al sole. La specie, come risulta anche dal nome botanico prunus armeniadi, proviene dall’Armenia e dalla regione asiatica del Caucaso. Più precisamente la Tonda di Costigliole, così chiamata per la sua forma particolarmente rotonda, è di origine irano-caucasica, come molte varietà storiche della pianura ligure, e con ogni probabilità deriva dalle varietà introdotte nei secoli dell’espansione araba in Europa. Si trovano cenni storici della coltivazione di albicocche nelle colline del Saluzzese sin dalla fine del 1400, quando le albicocche venivano chiamate “armelline” e venivano coltivate con susine e pruni nei cosiddetti “alteni” o

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ECONOMICO

alterni, oppure consociate con la coltivazione della vite (“Il cibo del ricco e il cibo del povero” - Nadia Patrone, 1981). Allora la coltivazione era costituita da pochi alberi e destinata quasi esclusivamente al consumo diretto della famiglia del coltivatore. I primi cenni di una coltivazione maggiormente specializzata è relativa alla “Statistica della Provincia di Saluzzo”, realizzata nel 1835 da Giovanni Eandi, che parla di piante molto presenti negli alterni

LE CARATTERISTICHE Il frutto, caratterizzato da piccola o media dimensione, è di colore giallo-arancio chiaro, con lenticelle molto evidenti che, per i frutti maggiormente esposti, presentano a maturazione degli aloni o sfaccettature di colore rosso. Pur non essendo di pezzatura elevata, come la maggior parte delle nuove varietà, la Tonda di Costigliole ha un’aromaticità intensa e molto caratteristica, che l’ha fatta apprezzare nella nostra Provincia e la sta facendo riscoprire a un numero sempre maggiore di consumatori.

Mappa di un campo sperimentale di albicocchi a Costigliole Saluzzo, anno 1959

di collina e di pianura. Il Casalis, nel suo Dizionario geografico del 1848, scrive che “gli agricoltori delle colline saluzzesi vi coltivano con diligenza i persici (peschi), gli albicocchi, i peri, i pomi, i pruni, i ciliegi. Si vedono queste piante in gran numero negli alteni della pianura e più specialmente nei vigneti delle colline”. L’apprezzamento da parte dei consumatori è uno stimolo importante per tutti i produttori cuneesi che hanno continuato

ad investire su questa varietà e rappresenta un ottimo esempio di come le qualità organolettiche di una determinata specie possano essere un’arma vincente, anche in un mercato sempre più globalizzato. La produzione dell’annata 2019 si presenta ovunque buona: i consumatori vecchi e nuovi potranno trovare l’albicocca Tonda di Costigliole nei migliori punti vendita della nostra Provincia e presso il punto vendita della cooperativa Albifrutta.

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Eccellenza che il Consorzio di tutela valorizza da vent’anni

CAROTE DI SAN ROCCO: UNA “MICROECONOMIA” DI SUCCESSO È stato fondato nel 1998 il Consorzio di tutela e valorizzazione della carota di San Rocco Castagnaretta. Questo prodotto d’eccellenza, iscritto nel registro dei prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) della Regione Piemonte, era già conosciuto, apprezzato e distinto dai consumatori ben prima della fondazione del Consorzio. Quest’ultimo è nato per difendere l’identità e la provenienza di un ortaggio coltivato nella frazione di San Rocco, a monte di Cuneo, esattamente tra i fiumi Gesso e Stura. Qui il terreno ha caratteristiche uniche e particolari: essendo alluvionale, è particolarmente ricco di sabbia e scheletro, oltre che di sostanza organica, caratteristiche che rendono ben distinguibile l’organolettica delle carote coltivate in questa zona. La carota di San Rocco Castagnaretta presenta un fittone di tipologia nantese, di ottima colorazione, croccante e dal gusto molto dolce e saporito, che la rende adatta ad ogni tipo di preparazione, sia cotta che cruda. L’epoca di raccolta in zona è molto lunga, coprendo l’arco di tempo che va da luglio ad aprile. Il disciplinare non concede lo stoccaggio del prodotto, quindi la vendita anche in inverno avviene sempre con prodotto freschissimo e appena raccolto; allo scopo la raccolta invernale viene organizzata previa pacciama-

tura con paglia di riso, tecnica tipica della zona, per proteggere il fittone dal freddo e dalla neve. Ad oggi il Consorzio conta oltre 15 produttori di questa piccola area. Si tratta perlopiù di aziende agricole ad indirizzo prevalentemente cerealicolo-zootecnico, con allevamento di bovini di razza piemontese, che coltivano carote con rotazioni molto lunghe, utilizzando il letame

aziendale per mantenere la fertilità organica del suolo. Negli anni le aziende si sono evolute molto nella tecnica di coltivazione. La collaborazione con l’agenzia 4A, che fornisce consulenza tecnica, è molto forte e ha consentito di sviluppare e consolidare nel corso degli anni tecniche integrate di coltivazione, utilizzando sistemi ecocompatibili per dare soluzione ai problemi legati alla coltivazione della carota riducendo la chimica. Ne è un esempio il sovescio, ormai diffuso nella zona: prima della semina della carota vengono sovesciati miscugli di Brasicacee e rafano per ridurre la presenza di insetti terricoli come il ferretto o l’insorgenza di malattie funginee. Ogni anno vengono impostate prove tra produttori, ditte sementiere e assistenza tecnica per cercare di offrire il massimo della qualità.

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ECONOMICO

Le tendenze sul mercato suinicolo internazionale rilevate da ISMEA

SUINI, DINAMICHE DI MERCATO FRA INCERTEZZA E CRESCITA Durante i primi mesi del 2019 prosegue l’incertezza sul mercato suinicolo europeo, fortemente condizionato dalle dinamiche della domanda cinese di carne suina. Dopo un biennio di forte crescita delle importazioni da parte della Cina, nel 2018 si è registrato un rallentamento, soprattutto a seguito di una maggiore organizzazione del comparto suinicolo cinese, ristrutturato in modo da riuscire a rispondere, almeno in parte, alle esigenze della domanda interna. Questo rallentamento della domanda estera ha comportato un adeguamento dell’offerta europea. Infatti, dopo il periodo di espansione osservato nel 2017, il numero di capi da riproduzione dell’UE è tornato a calare durante il 2018 (-3% rispetto all’anno precedente).

Questa riduzione dei riproduttori è stata particolarmente evidente in

Portogallo (-18%), in Olanda (-9%), in Romania (-9%) e in Germania (-4%), a causa dei prezzi molto bassi, del rischio della Peste Suina Africana e/o di restrizioni ambientali. Al contrario, la Spagna persegue l’espansione della produzione nazionale, trainata dalla crescita delle esportazioni extra-UE: il numero delle scrofe aumenta del 2% e la produzione cresce del 5%. Tuttavia, la produzione dell’UE dovrebbe rimanere stabile nel 2019 grazie all’aumento della produttività e alla domanda estera prevista in crescita nei prossimi mesi. In particolare, in base alla ripresa della domanda cinese, condizionata dalla diffusione della peste suina, la produzione suinicola dell’UE potrebbe essere spinta verso una dinamica positiva.

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Luglio | 2019

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Cresce il progetto piemontese di Coldiretti e Consorzio Agrario

FILIERA HARMONY, IL GRANO 100% ITALIANO “Harmony - il patto del grano buono” è il progetto Saiwa nato nel 2014 in collaborazione con il Consorzio Agrario delle Province del Nord-Ovest, Coldiretti Piemonte, Molino Nova, Molino Bongiovanni e CadirLab. Il progetto intende garantire la massima qualità dei biscotti prodotti nello stabilimento piemontese di Capriata d’Orba (AL), grazie alla stretta collaborazione tra gli agricoltori e tutti gli attori che fanno parte della filiera. Oggi “Harmony” è diventato un progetto di respiro europeo in continuo sviluppo che mantiene saldi i due principi fondamentali: coltivare il grano nel rispetto dell’ambiente e garantire al consumatore la qualità e la tracciabilità del prodotto finale. A cinque anni di età, il progetto ha raggiunto risultati considerevoli.

Dalle prime semine del 2014 ad oggi, la filiera Harmony ha visto un costante incremento delle aziende agricole aderenti, passate dalle 8 iniziali alle 67 attuali, e dei quantitativi di frumento prodotto, che dai 5.000 quintali del primo raccolto 2015 sono passati ai 64.000 quintali previsti per il raccolto 2019.

Due i molini coinvolti e tre le Province interessate dal progetto: Alessandria, Asti e Torino. Il patto di filiera Harmony, stretto direttamente con le aziende agricole, consiste nell’attuazione di un insieme di ben 49 pratiche agricole sostenibili che vanno dalla rotazione colturale per conservare la fertilità del terreno e al contempo garantire una migliore qualità del frumento, all’utilizzo dei soli prodotti ammessi nella lotta integrata fino al mantenimento, su parte dei terreni aziendali, di superfici a siepe o a coltura mellifera in grado di aumentare la biodiversità dell’ecosistema agrario. Le varietà di frumento previste nel contratto Harmony sono una decina e sono state identificate dagli attori che compongono la filiera in modo tale da esaltare le peculiarità dei differenti territori piemontesi, ma comunque in grado di soddisfare le esigenze del trasforma-

tore che necessita di frumento di qualità e con caratteristiche il più possibile omogenee. Il Consorzio Agrario delle Province del Nord-Ovest, grazie alla gestione diretta del frumento dopo il raccolto, con i centri di stoccaggio dislocati capillarmente sul territorio, è inoltre in grado di garantire la miglior conservazione del prodotto fino alla sua trasformazione esclusivamente tramite l’utilizzo del sistema di refrigerazione, un’attenta gestione delle temperature e l’omogeneizzazione della materia prima. Questa filiera si è rilevata capace di legare i valori tipici dell’agricoltura e della filiera corta, garantendo al consumatore di gustare un prodotto tracciato e rispettoso dell’ambiente, nonché di offrire un effettivo valore aggiunto alla produzione agricola generando un ritorno economico misurabile per chi vi ha aderito.

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FORMAZIONE

Per abilitare all’attività di allestimento e cura delle aree verdi

MANUTENTORI DEL VERDE, NUOVO PERCORSO FORMATIVO In recepimento dell’accordo StatoRegioni del 22 febbraio 2018, la Regione Piemonte ad aprile ha definito gli standard professionali e formativi per la figura del “manutentore del verde”, ovvero colui che allestisce, sistema e cura aree verdi, aiuole, parchi e giardini pubblici e privati. Le novità di quanto sancito dalla norma di riferimento riguardano sia le imprese già in attività sia chi intende avviare ex novo, anche come connessa, un’attività nel settore. In termini generali il percorso formativo che il titolare dell’impresa o il preposto (socio con partecipazione di puro lavoro, coadiuvante, dipendente, collaboratore familiare dell’impresa) sono tenuti a frequentare, si articola in due moduli - “Costruzione aree verdi, parchi e giardini” e “Cura e manutenzione aree verdi, parchi e giardini” - della durata complessiva di 180 ore, di cui almeno 60 dedicate ad attività pratiche. Sono previsti alcuni casi che comportano l’esenzione dall’obbligo di frequentare il percorso formativo e di sostenere il relativo esame. In dettaglio, sono esonerati dall’obbligo i soggetti in possesso di uno dei seguenti requisiti: • specifica qualifica professionale di livello regionale (Addetto alla sistemazione e manutenzione aree verdi, Giardiniere d’arte per giardini e parchi storici, Addetto al giardinaggio e orticoltura, Operatore specializzato in giardino e orticoltura); • laurea, anche triennale, nelle discipline agrarie e forestali, ambientali e naturalistiche; • master post universitario in temi legati alla gestione del verde e/o del paesaggio; • diploma di istruzione superiore di durata quinquennale in materia agraria e forestale; • iscrizione agli Ordini e Collegi professionali del settore agricolo e forestale.

Per le imprese che già svolgono tale tipologia di attività, oltre che nei casi indicati, è possibile dimostrare il possesso della qualifica di manutentore del verde, qualora alla data del 25 agosto 2016 le stesse risultassero già iscritte nel Registro delle imprese della CCIAA con il codice ATECO 81.30.00 (anche come codice secondario) e per le quali il titolare o il preposto possa dimostrare un’esperienza almeno biennale maturata alla data del 28 febbraio 2018. Il soddisfacimento dei citati requisiti dovrà essere comunicato al Registro Imprese entro il termine del 22 febbraio 2020. Successivamente a tale data l’iscrizione al Registro Imprese è da intendersi subordinata al possesso della necessaria idoneità/qualifica. Naturalmente, considerando quanto disposto dalla normativa nazionale (art. 12, Legge 154/2016), la qualifica di manutentore del verde è sempre riconosciuta agli iscritti al Registro Ufficiale dei Produttori. Si invitano pertanto le aziende che svolgono attività di manutenzione del verde, in particolare quelle che non rientrano nei casi di esenzione, a verificare la propria posizione rivolgendosi all’Ufficio Zona Coldiretti di riferimento, così da valutare l’eventuale necessità di conseguimento dell’attestato di idoneità, partecipando al corso di formazio-

ne previsto dalla normativa, la cui realizzazione verrà programmata da INIPA Nord-Ovest sulla base dei fabbisogni acquisiti a livello territoriale.

LE SPECIFICHE DEL CORSO DI FORMAZIONE REQUISITI Diploma di scuola secondaria di primo grado 18 anni di età, ovvero età inferiore purché in possesso di qualifica professionale triennale Per gli stranieri è richiesta la conoscenza della lingua italiana orale e scritta (livello A2) DURATA 180 ore di cui 60 di attività pratica Frequenza obbligatoria minima pari all’80% del percorso formativo UNITÀ FORMATIVE Costruzione aree verdi, parchi e giardini - durata 76 ore Cura e manutenzione aree verdi, parchi e giardini durata 96 ore


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Il primo nella Granda per ottenere l’abilitazione all’uso delle trappole

CINGHIALI: GRANDE SUCCESSO PER IL CORSO COLDIRETTI A fine giugno oltre 70 imprenditori agricoli hanno partecipato al corso di formazione promosso da Coldiretti, il primo in provincia di Cuneo, rivolto ai proprietari e conduttori di fondi interessati a partecipare ad attività di contenimento dei cinghiali. Un successo annunciato, vista l’incontrollata diffusione dei cinghiali sul nostro territorio, incompatibile con la normale attività agricola. Il corso, conclusosi con una prova finale, ha fornito le conoscenze teoriche, tecniche e biologiche necessarie ad attuare le operazioni previste dal nuovo Piano di controllo provinciale della fauna selvatica, che Coldiretti ha seguito da vicino perché recepisse le più recenti disposizioni regionali tra cui la possibilità per gli agricoltori di intervenire direttamente

Un momento del corso di formazione a Cuneo

nell’azione di contenimento dei cinghiali, previa adeguata attività formativa. Per questo INIPA Nord-Ovest, l’Ente di formazione di Coldiretti, ha organizzato il corso di abilitazione

all’uso di gabbie e recinti di cattura dei cinghiali, obbligatorio per chi non è in possesso dei requisiti di esonero e propedeutico ai corsi pratici della Provincia finalizzati all’abbattimento diretto.

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MOVIMENTI

Una giornata di convivialità e allegria con alcuni speciali ringraziamenti

GRANDE PARTECIPAZIONE ALLA 23ESIMA FESTA PENSIONATI Hanno maturato il diritto alla pensione, ma restano protagonisti attivi nelle aziende agricole e nella società. Sono i pensionati che abbiamo celebrato lo scorso 20 giugno al Real Park di Entracque. In più di 800, da ogni angolo della Granda, hanno preso parte alla 23esima Festa provinciale dell’Associazione Pensionati di Coldiretti Cuneo, dedicata a chi ha dato e dà ancora un contributo essenziale alla crescita delle aziende agricole. L’attivismo dei pensionati non è mancato ad Entracque, in una giornata di convivialità e allegria che è stata anche occasione per alcuni speciali ringraziamenti. Dino Ambrogio, alla sua prima Festa dell’Associazione Pensionati da Presidente provinciale, spiega che si è trattato di “semplici riconoscimenti al prezioso impegno che, nel corso degli anni, i nostri pensionati hanno messo al servizio delle aziende agricole e di Coldiretti”. Alla 23esima Festa provinciale Pensionati ha partecipato anche il Segretario nazionale di Federpensionati Coldiretti Danilo Elia, il quale ha rimarcato “la rivoluzione demografica e sociale in atto, che pone al centro la questione

IL RUOLO DEI PENSIONATI IN AZIENDA Secondo la recente indagine Ixè commissionata dal Patronato EPACA di Coldiretti, in più di 1 impresa agricola su 4 lavorano, in modo continuativo oppure occasionale, degli ultrasettantenni, che arricchiscono di insegnamenti le giovani generazioni chiamate a prendere in mano le redini dell’agricoltura. I pensionati portano con sé un bagaglio di esperienza e di valori insostituibile e irrinunciabile: secondo il 69% degli intervistati nell’indagine EPACA-Ixè, gli anziani sono ambasciatori di cultura contadina, secondo il 64% insegnano e danno consigli utili su come lavorare la terra e allevare gli animali. Gli stessi pensionati delle nostre campagne sentono di avere un ruolo rilevante: il 69%, tra gli over 65 intervistati, dichiara di sentirsi abbastanza o molto utile.

GIORNATA INTERREGIONALE PENSIONATI A LOANO Lo scorso 6 giugno la 22esima Giornata interregionale dei Pensionati Coldiretti ha riunito a Loano i pensionati piemontesi, liguri e valdostani. È stata una giornata di celebrazione, riflessione e aggregazione, cui hanno partecipato il Presidente e il Segretario nazionale di Federpensionati Coldiretti, Giorgio Grenzi e Danilo Elia, i Presidenti regionali di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Pier Luigi Cavallino, Angela Romaggi e Yves Perraillon,

oltre ai Presidenti, Direttori e Dirigenti delle varie Federazioni provinciali. Presente anche una delegazione di 80 cuneesi, guidata dal Presidente provinciale dell’Associazione Pensionati Dino Ambrogio. Dopo la Santa Messa officiata da Mons. Guglielmo Borghetti, la giornata è proseguita con il pranzo presso la struttura del “Loano 2Village” e il mercato Campagna Amica con prodotti del territorio ligure.


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dell’invecchiamento attivo e la giusta valorizzazione del protagonismo dei meno giovani. Con un’aspettativa di vita più lunga e una realtà, quella dei pensionati, sempre più rilevante in Italia, siamo al lavoro per ottenere a livello nazionale una Direttiva che assicuri condizioni di vita migliori ai pensionati”. La 23esima edizione della Festa si è confermata un grande momento di incontro, condivisione e confronto con i nostri soci, elemento fondante dell’azione di Coldiretti per l’agricoltura cuneese. I pensionati sono un modello per i nostri giovani, per l’impegno, il coraggio, l’orgoglio, ma anche per

la fedeltà alla nostra Organizzazione, perché negli oltre 70 anni di storia Coldiretti, se abbiamo potuto realizzare risultati importanti

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è stato grazie alla mobilitazione quotidiana di ogni socio. È la storia di Coldiretti, è il futuro della nostra agricoltura. Un futuro fondato sull’esempio dei pensionati, protagonisti di un’esistenza scandita dai ritmi della terra e da un impegno instancabile, come ha sottolineato Mons. Piero Delbosco, Vescovo di Cuneo e Fossano, che ha officiato la Santa Messa con cui si è aperta la giornata, proseguita con il pranzo, i giochi e le danze. Nel corso della giornata non è mancata la raccolta firme a sostegno della petizione Eat Original - Scegli l’origine! per estendere a tutti i prodotti agroalimentari l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli ingredienti.

UN “GRAZIE” PER L’IMPEGNO IN COLDIRETTI Grazie ai Dirigenti e ai soci presenti in modo capillare sul territorio, negli anni Coldiretti ha potuto creare le condizioni per miglioramenti economici importantissimi e costruire solide basi che hanno traghettato le tradizioni, i valori e coniugato il lavoro della famiglia con il crescere e l’affermarsi dell’impresa agricola. Con un simbolico riconoscimento, abbiamo detto grazie ai Dirigenti che, per più mandati, hanno contribuito ad estendere il filo degli ideali e dell’azione di Coldiretti per far crescere il mondo agricolo cuneese. Edoardo Abbona Monchiero Agnese Altare Murazzano Martino Barberis Valgrana Angela Chionetti Bastia Mondovì Dario Costa Prunetto Francesco Dotto Cuneo Giacomina Franco Sanfrè Filippo Gallino Canale

Carolina Gasco Bene Vagienna Filippo Giordano Bossolasco Maria Grimaldi Serralunga D’alba Anna Grosso Peveragno Giovanna Gullino Savigliano Pierina Lerda Manta Stefano Marchisio Cuneo Silvio Olivero Costigliole Saluzzo

Carlo Parola Cervasca Sebastiano Peiretti Cavallerleone Carlo Sismonda Piobesi D’alba Giovanni Spadia Gaiola Enrico Toscano Alassio Matteo Vaglienti Murello Mario Viglione Monforte D’alba


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MOVIMENTI

In programma nuovi incontri in collaborazione con la Fabbrica dei Suoni

A SUON DI MUSICA CON COLDIRETTI PENSIONATI Continuano le attività portate avanti dalla cooperativa sociale La Fabbrica dei Suoni di Venasca nell’ambito del progetto “Play!” sostenuto dal bando Musei Aperti della Fondazione CRC cui Coldiretti Pensionati aderisce in qualità di partner. Nei mesi di luglio ed agosto, presso le Terme di Lurisia a Roccaforte Mondovì, si terranno una serie di incontri con ingresso libero, a partire dalle ore 16,30. Si tratta degli incontri musicali d’estate “Memoria, tradizioni, (ri) scoperta” con il seguente calendario:

Mercoledì 10 luglio

CUCURBITA LAGENARIA Zucca dagli infiniti impieghi “culturali”, ci insegna che la natura è in grado di offrire all’uomo tutto ciò di cui ha bisogno. Andremo alla scoperta di questo prezioso frutto e dei suoi numerosi utilizzi, con particolare attenzione all’ambito musicale. Con Danilo Raimondo, artigiano del suono.

OFFICINE

Tel. 0131 710176 • Fax 0131 710137

Mercoledì 31 luglio CANTI DELLA RESISTENZA ITALIANA

Mercoledì 17 luglio LA MUSICA DELLE ALPI DEL SUD Dalle danze ai canti religiosi, una panoramica sulla musica popolare dei territori compresi fra Piemonte, Liguria e Provenza. Con Luca Pellegrino, cantante e musicista poli-strumentista.

Mercoledì 24 luglio CHANTAR ÒC, CANTAR OCCITANO Un viaggio musicale attraverso la “terra dei trovatori”, dalle valli occitane d’Italia alla val d’Aran catalana. Con Paola Bertello, cantante, e Luca Pellegrino, cantante e musicista poli-strumentista.

La Resistenza è uno dei capitoli più coerenti e commossi del canzoniere che accompagna da oltre un secolo la nostra storia. Con Alessia Musso, arpista, e Luca Pellegrino, cantante e musicista poli-strumentista.

Mercoledì 7 agosto TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI Quando la musica non è semplice intrattenimento ma tocca le corde più nascoste del nostro immaginario. Con esempi musicali e video. Con Antonio Ferrara, pianista.

Mercoledì 21 agosto L’ALFABETO DELLA MUSICA Un percorso attraverso le parole della musica, un piccolo abbecedario per illustrarne i significati, talvolta misteriosi. Con esempi musicali e video. Con Antonio Ferrara, pianista, e Mattia Sismonda, violinista.



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EVENTI

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Orto didattico e laboratori in sei Scuole dell’infanzia e primarie di Boves

TUTTI GIÙ PER TERRA, NUOVI ORIZZONTI DIDATTICI Il progetto “Tutti giù per terra”, realizzato grazie al contributo delle Fondazioni CRC e CRT, si pone come evoluzione della sperimentazione avviata nel 2016 presso la Scuola dell’infanzia di Rivoira, a Boves, con l’obiettivo di ampliare il numero di strutture coinvolte collocate sul medesimo territorio, supportando il concetto di “continuità educativa” nel passaggio dalla Scuola dell’infanzia alla Scuola primaria e strutturando attività in funzione delle differenti fasce di età. Il progetto vede coinvolte tutte le classi delle Scuole dell’infanzia “Don Perelli” (fraz. Fontanelle), “Divina Provvidenza” (fraz. Rivoira) e “Monsignor Calandri” (Boves), nonché le prime delle tre rispettive Scuole primarie. Ispirandosi al “Manifesto dei diritti naturali dei bambini e delle bambine”, sono state proposte nella primavera 2019 - e continueranno anche nell’autunno - alcune attività ed esperienze sensoriali in collaborazione con Educazione alla Campagna Amica di Coldiretti, la cooperativa Linfa Solidale e le associazioni Sillabaria, La Fabbrica dei Suoni Onlus e Fuma che ‘nduma. Oltre alla lettura espressiva, la

musica creativa con strumenti naturali, l’educazione al movimento con gli esercizi di scuola circense e la visita a una fattoria didattica, il programma di educazione ambientale e alimentare prevede per gli alunni della primaria alcuni laboratori di degustazione guidata di miele e frutta di stagione e, per i bimbi delle Scuole dell’infanzia, la predisposizione di orti con finalità pedagogica. Attraverso le attività nell’orto, infatti, i bambini, sotto la guida degli insegnanti e di un tecnico dell’Agenzia 4A di Coldiretti Cuneo, si cimentano con semina, raccolta e irrigazione, affinando manualità, concentrazione e pazienza, acquisendo senso di responsabilità e scopren-

do il ciclo della vita in natura e la stagionalità dei prodotti. In occasione della festa di fine anno, presso le Scuole dell’infanzia di Boves e Fontanelle, si sono realizzati due eventi aperti alle famiglie per far conoscere da vicino il metodo pedagogico alla base del progetto, visitare l’orto didattico realizzato dai bimbi e assistere ai laboratori musicali e dedicati alla lettura. A settembre la medesima iniziativa sarà organizzata presso la Scuola dell’infanzia di Rivoira per l’avvio del nuovo anno. Il progetto si concluderà a dicembre 2019 ma, visto il successo, l’augurio è che possa essere presto replicato anche in altre realtà territoriali.

LA FAUSTO COPPI, LE NOSTRE INIZIATIVE A KM ZERO Si è rinnovata anche nel 2019 la sinergia Coldiretti-La Fausto Coppi, un’unione di intenti per la valorizzazione del nostro territorio e delle nostre tipicità agroalimentari. Durante la Granfondo, domenica 30 giugno, Campagna Amica ha allestito un punto ristoro a base di frutta fresca, locale e di stagione, in cima alla salita di Madonna del Colletto, a 1.304 metri di quota. Per gli atleti un concentrato di energia e freschezza, per tutti un invito al consumo di frutta cuneese.

Nella stessa giornata si è svolta la tradizionale La Mangia e Pedala, una 50 km in bici che, partendo da Cuneo, ha attraversato strade secondarie immerse nella natura della Valle Grana, con due tappe Campagna Amica - presso l’azienda agricola Ceaglio Giuliana e la cooperativa agricola Produttori Alta Valle Grana - che hanno offerto ai ciclisti visite guidate, racconti e degustazioni a base di ortofrutta bio e Castelmagno (in foto il gruppo).


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La normativa in vigore per la realizzazione di strutture mobili o fisse

SERRE, QUANDO SI POSSONO INSTALLARE LIBERAMENTE? Molte imprese agricole, a seconda della tipologia aziendale, fanno ricorso e/o utilizzo durante parte o tutto l’anno di strutture volgarmente chiamate “serre” per il ricovero degli attrezzi, lo stoccaggio di foraggi, arche mobili per animali e per la coltivazione, ad esempio, degli ortaggi. Queste strutture, però, a seconda del loro utilizzo e della loro permanenza in campo seguono riferimenti normativi differenti, che comportano autorizzazioni diverse. L’art. 6, comma 1, lett. e) del D.P.R. 380/2001 prevede che le serre mobili stagionali, ovvero sprovviste di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento dell’attività agricola, possono essere installate senza alcun titolo abilitativo, fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali e comunque nel rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, nonché delle disposizioni contenute nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. Sulla questione si è espresso anche il TAR del Piemonte (sentenza n.

1351 del 12 dicembre 2017), definendo come “stagionale” solamente una struttura che viene ciclicamente installata e poi rimossa al termine della stagione. In altre parole, un manufatto che in una certa stagione dell’anno, ed ogni anno, viene costruito e poi regolarmente smontato. Il caso su cui si è pronunciato il Tribunale Amministrativo Regionale riguardava una serra mobile per il ricovero della fienagione, costituita da un tunnel delle dimensioni di 8,20 x 16,00 metri con altezza di 5,20 metri. Il TAR ha ritenuto che il manufatto fosse sprovvisto del requisito della “stagionalità”. Per espressa ammis-

sione degli stessi ricorrenti, esso non veniva rimosso durante l’anno, ma veniva solo progressivamente svuotato nel periodo compreso tra ottobre e aprile, senza alcuna modifica o ridimensionamento esteriore. Il TAR ha, pertanto, statuito che la struttura installata andava considerata, a tutti gli effetti, quale nuova costruzione soggetta al preventivo rilascio di titolo abilitativo, non potendo essere annoverata tra gli interventi di edilizia libera. L’art. 6, comma 1, del D.P.R. 380/2001 sopra citato ha introdotto, quindi, una distinzione tra “serre mobili stagionali” e “serre realizzate con strutture fisse”: • le serre mobili stagionali, rivolte alla protezione del terreno e delle coltivazioni in periodi stagionali, non necessitano di titolo abilitativo; • le serre realizzate con strutture fisse, che costituiscono opere di supporto per l’attività agricola e commerciale, rivolte a soddisfare esigenze continuative connesse alla coltivazione, comportano una modificazione permanente dello stato dei luoghi e richiedono, dunque, il preventivo via libera del Comune all’installazione.

VISITE AI CAMPI SPERIMENTALI DI GRANO Anche quest’anno l’Agenzia 4A e il Consorzio Agrario delle Province del Nord-Ovest hanno realizzato campi sperimentali, in cui mettere confronto varietà e tecniche colturali e organizzare visite per i produttori: un campo sperimentale di orzo a Fossano, uno di grano biologico a Sale San Giovanni, cinque di grano convenzionale a Carrù, Cuneo, Fossano, Monesiglio e Savigliano e due prove agronomiche presso i campi di Fossano e Savigliano in cui sono state sperimentate strategie di difesa e

nuovi prodotti. Oltre alle analisi qualitative e ai dati produttivi, nei campi sperimentali si rilevano la resistenza al freddo, la capacità di accestimento, la resistenza alle malattie, il portamento, la taglia, la resistenza all’allettamento, la data di spigatura, l’epoca di maturazione, la resistenza alla siccità, la costanza produttiva e la rusticità varietale. Ciò permette ai nostri tecnici di indirizzare gli agricoltori nella scelta varietale e nell’individuazione di una strategia agronomica mirata.


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CONSULENZA AGRONOMICA

Cosa fare in campo tra barriere fisiche, lotta chimica e lotta biologica

CIMICE ASIATICA: STRATEGIE PER LA NUOVA ANNATA Con l’aumento delle temperature e l’arrivo della bella stagione le cimici hanno colonizzato le campagne cuneesi. Anche per il 2019 continuano, quindi, le attività di monitoraggio sul territorio provinciale e di ricerca per individuare soluzioni concrete, adottabili dalle aziende agricole. Grazie al contributo della Fondazione CRC nel 2019, terzo anno di progetto, verranno convalidati in prove di campo i risultati ottenuti in laboratorio e in semi-campo dall’Università di Torino in relazione a simbionti e parassitoidi per impostare le strategie di lotta. Nei mesi scorsi i tecnici dell’Agenzia 4A di Coldiretti hanno installato le trappole piramidali americane attivate con il feromone specifico per Halyomorpha halys, testato negli anni precedenti, per monitorare gli spostamenti e la presenza di cimice asiatica sulle varie colture. L’obiettivo è arrivare a definire, grazie a catture, osservazioni di campo e frappage una “soglia di intervento” per aiutare le imprese a scegliere quando intervenire per proteggere le colture. Per essere efficaci, i trattamenti insetticidi devono essere effettuati soltanto in presenza delle cimici, pertanto non servono come prevenzione e al momento non esistono prodotti con comprovato potere di repellenza per allontana-

re il fitofago dalle colture. La cimice asiatica, infatti, può nutrirsi a scapito di ben oltre 300 specie di vegetali - coltivati, selvatici ed ornamentali - per cui risulta estremamente difficile riuscire a contenere uniformemente la sua presenza sul territorio. Inoltre, la lotta chimica non rappresenta la soluzione al problema: serve unicamente al contenimento o all’abbassamento della popolazione ma dev’essere applicata al momento giusto, utilizzando soltanto prodotti registrati e ponendo molta attenzione al tempo di carenza degli stessi. Per quanto riguarda l’esecuzione del trattamento, tecnicamente consigliamo di eseguire accurati monitoraggi negli impianti e, se necessario, di intervenire cominciando dalle file esterne (bordi) oppure procedendo a file alterne. Come barriera fisica risultano efficaci le reti anti-insetto, che devono essere correttamente installate e costantemente controllate per evitare ad esempio che, crescendo, l’erba vada ad alzare il lembo inferiore permettendo così l’ingresso degli individui all’interno di frutteto e/o serra. Importante, in caso di utilizzo delle reti, è la chiusura tempestiva delle stesse per evitare di chiudere le cimici all’interno dell’impianto, poiché si andrebbe ad aumentare il danno.

Da quest’anno sono autorizzate in deroga alcune reti trattate con prodotti chimici per effettuare “catture massali” negli impianti: in caso di utilizzo, ricordiamo di porre massima attenzione alla salute propria e degli altri manipolando queste reti con appositi DPI e ponendole in parti dell’azienda lontane da aree di passaggio, oppure mettendo appositi cartelli di pericolo. Per migliorarne l’azione, occorrerebbe aggiungere alla rete un apposito feromone di attrazione per le cimici. In tal senso, ma anche per chi vorrà utilizzare le trappole attualmente in vendita, è necessario porre la massima attenzione in quanto i feromoni rischiano di attirare nel proprio appezzamento le cimici, pertanto devono essere sempre collocati esternamente agli impianti. Infine ricordiamo che le reti trattate possono essere unicamente utilizzate per gli usi scritti in etichetta del prodotto e non per strategie o soluzioni “fai da te” molto pericolose e perseguibili penalmente. Sotto l’aspetto tecnico consigliamo vivamente a tutti gli imprenditori di non sottovalutare la presenza delle cimici, ma soprattutto di effettuare almeno settimanalmente accurati monitoraggi visivi e frappage nei propri campi e di confrontarsi sempre con il proprio tecnico aziendale per impostare


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correttamente la strategia di lotta. L’utilizzo errato dei prodotti aumenta i costi per l’azienda, inquina fortemente l’ambiente e non aiuta a contenere il danno sulle proprie colture, oltre ad incrementare il rischio di residui nei prodotti eduli.

In coltivazioni di nocciolo e pero sono attualmente in corso prove per verificare l’efficacia di prodotti ad azione antimicrobica in grado di eliminare i batteri intestinali, essenziali per lo sviluppo dei giovani neo sgusciati dalle uova. Se saranno confermati i buoni risultati già ottenuti nelle prove di laboratorio e di semi-campo, si potrà utilizzare l’innovativa strategia, dopo la messa a punto delle modalità d’impiego, per il contenimento della cimice asiatica in un’ottica di gestione integrata.

In merito alla lotta biologica, si sente parlare sempre più spesso della cosiddetta “vespa samurai” (Trissolcus japonicus), un insetto che negli areali d’origine pare in grado di contenere la cimice asiatica. Trattandosi di un insetto esotico e non indigeno, per la normativa oggi vigente non è possibile eseguire un suo rilascio in Italia. Tuttavia, come annunciato al convegno sulla cimice asiatica dello scorso autunno a Cherasco, nell’estate 2018 in Piemonte è stata riscontrata la presenza di vespa samurai in alcuni Comuni.

Pertanto, qualora riuscisse a insediarsi e parassitizzare anche solo in parte la cimice asiatica, non ci resta che attendere che la natura faccia il suo corso. Anche in quel caso, però, occorrerebbe comunque attendere anni prima di ottenere un buon equilibrio biologico ed un contenimento efficace delle cimici. Per finire, è utile ricordare che gli interventi chimici dovranno essere effettuati con una sempre maggiore attenzione per evitare di eliminare o ridurre la popolazione della vespa samurai presente in natura.

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CONSULENZA AGRONOMICA

A cura dei tecnici dell’Agenzia 4A di Coldiretti Cuneo

LUGLIO: CURIOSITÀ, METEO E OPERAZIONI COLTURALI Luglio sancisce l’inizio della stagione estiva e l’inizio delle raccolte, perciò in molte culture è descritto come il mese dell’abbondanza per eccellenza. Per ordine dell’Imperatore Marco Antonio, il nome deriva da Giulio Cesare, nato intorno alla metà del mese, secondo la tradizione; in precedenza, luglio era chiamato “quintile”. Luglio è mese di grandi ricorrenze: nel 1776 vennero fondati gli Stati Uniti d’America, nel 1789 la Rivoluzione francese culminò nella presa della Bastiglia, nel 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale, nel 1969 l’uomo sbarcò per la prima volta sulla Luna. Nei nostri areali, oltre all’inizio della raccolta delle drupaceae, luglio rappresenta il mese della trebbiatura dei frumenti, come ricorda il proverbio. A San Bonaventura [15 luglio] s’è finito di mietere in pianura. Anticamente, fin dalla prima addomesticazione del grano, la mietitura rappresentava una festa durante la quale la “divinità” del grano veniva allontanata dal campo in cui si era sviluppata durante la stagione fredda e per ringraziarla della produzione e del cibo per l’anno si offrivano sacrifici di animali domestici. Con l’avvento della Cristianità queste usanze pagane hanno lasciato il posto al culto della Vergine Maria. Per quanto riguarda il meteo, il mese di luglio non dovrebbe riservare grosse sorprese: temperature alte e precipitazioni scarse e sparse. Di seguito uno sguardo alle principali operazioni colturali del mese.

CEREALI

Sono ancora possibili semine di mais di secondo raccolto. Valutare l’utilizzo di geodisinfestanti a seconda della rotazione colturale e le strategie di diserbo di pre o post emergenza, a seconda di umidità

In ottemperanza a quanto disposto dal Decreto 22 gennaio 2014 (PAN), punto A.7.2 “Difesa integrata obbligatoria” del terreno e previsioni meteo. Monitorare con molta attenzione eventuali presenze di adulti di diabrotica, preferibilmente tramite il posizionamento di trappole cromotropiche. Per il trattamento della piralide aspettare il volo della seconda generazione e contattare il proprio tecnico. Possibili anche semine di sorgo e soia di secondo raccolto, valutando sempre le strategie ottimali di diserbo come descritto per il mais. Si ricorda di porre massima attenzione alla tutela degli insetti pronubi, considerando anche che i trattamenti chimici sono vietati in fioritura.

FRAGOLA E PICCOLI FRUTTI

Piena raccolta negli impianti di mirtillo tardivo e fine raccolta dei precoci; porre massima attenzione all’eventuale presenza di Drosophila in fase di raccolta. Consigliati tutti gli interventi di gestione agronomica in fase di raccolta come lo sfalcio dell’erba dell’interfila, l’arieggiamento della chioma, la raccolta ravvicinata e massima attenzione ad evitare la presenza di frutti a terra in raccolta. Posizionare eventualmente le trappole di cattura massale sempre fuori dall’impianto. Gli interventi chimici non sono la soluzione definitiva di questo problema se non accompagnati da una corretta gestione agronomica. La soluzione più efficace rimane il posizionamento della rete anti-insetto. Nei giovani impianti di mirtillo è importante la gestione dell’ acqua

per favorire il corretto sviluppo della pianta. Importante in questa stagione la copertura anti pioggia su lampone e rovo, abbinata ad interventi specifici per la botrite, mantenendo anche il controllo dell’eriofide e del tripide su rovo. Iniziano le preparazioni per i nuovi impianti di fragole unifere, soprattutto degli impianti in zona montana in cui è necessario anticipare i trapianti oppure utilizzare piante frigo conservate (con queste occorre favorire la radicazione delle piantine limitando le irrigazioni nella prima fase). Sugli impianti che vengono mantenuti al secondo anno, invece, effettuare il taglio della vegetazione indicativamente a metà luglio. Sulle varietà rifiorenti mantenere invece la copertura antioidica ed il controllo dei tripidi; particolare attenzione al monitoraggio di afidi, in costante aumento, e del ragnetto rosso, oltre a eventuale Drosophila. Monitorare attentamente anche eventuali presenze di cimice asiatica soprattutto su fragola e lampone.

FRUTTA

Alte temperature significano maggior richiesta idrica da parte delle colture frutticole; in tal senso l’utilizzo dei tensiometri aiuta l’imprenditore a gestire le adacquate nei vari impianti. Monitorare attentamente la presenza della cimice asiatica, effettuando monitoraggi e campionamenti in tutti gli appezzamenti, almeno due volte alla settimana. La maggior parte delle Drupaceae si sta avvicinando alla maturazione, pertanto risulta fondamentale prevenire lo sviluppo delle marcescenze dovute a monilia e altri funghi parassiti, programmando un’accurata strategia di difesa, ma soprattutto favorendo l’arieggiamento della chioma e


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ORTICOLE

controllando la vigoria delle piante con potature di sfoltimento. Sulla coltura del pero è importante controllare la psilla, oramai presente in tutte le zone, effettuando continui monitoraggi e procedendo con l’applicazione dei cosiddetti “lavaggi”; per un migliore e più duraturo controllo è consigliabile il lancio degli antocoridi (Anthocoris nemoralis). Su melo è consigliabile monitorare con attenzione lo sviluppo della carpocapsa (Cydia pomonella), effettuando accurati campionamenti sui frutti.

NOCCIOLO E CASTAGNO

Su castagno risulta molto importante, ove possibile sugli impianti coltivati in produzione, posizionare a fine fioritura il secondo trattamento anti-marciume dei frutti. Effettuare il monitoraggio delle cydie ed eventualmente effettuare trattamenti di controllo unicamente per le aziende che non hanno posizionato la confusione sessuale. Sugli impianti giovani in allevamento porre massima attenzione all’irrigazione, in modo da evitare stress alla pianta. Sono consigliati interventi con induttori di resistenza come fosfiti di potassio. Su nocciolo l’attenzione maggiore va destinata al monitoraggio delle cimici per evitare danni in

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raccolta e diminuire il “cimiciato”. Monitoraggi visivi e frappage diventano fondamentali. Oltre alla cimice, con questi metodi si possono anche monitorare l’agrilo ed il balanino. I trattamenti, concordati durante i coordinamenti settimanali, verranno indirizzati capillarmente nelle varie aree corilicole. Nelle zone irrigue sarà importante ricorrere ad irrigazioni per favorire la futura quantità e qualità dei frutti. Prepararsi alla futura raccolta effettuando operazioni di trinciatura e il controllo dei polloni.

Monitorare la presenza di cimici e se necessario chiudere le serre con reti antinsetto, utili non solo per il contenimento delle cimici. Ad esempio in questo periodo sui peperoni risultano utili per il controllo della piralide. In pieno campo sui pomodori mantenere le coperture a base di rame per il controllo della peronospora. Verificare le coltivazioni di fagioli: alla comparsa degli afidi, intervenire con aficidi selettivi. Anche su zucchino risulta importante mantenere coperture con zolfo per il mal bianco e controllare gli afidi. Su patata mantenere la copertura con prodotti rameici per peronospora e monitorare la presenza di dorifora. Per gli imminenti trapianti di cavoli, cavolfiori e broccoli, ove possibile effettuare delle false semine, in modo da integrare efficacemente gli importanti diserbi di post trapianto.

VITE

In questo mese terminano le operazioni di pulizia del filare come la scarzolatura e la sfemminellatura. Iniziare con le prime solforazioni con zolfo in polvere per la protezione dell’oidio su grappolo. Con lo stabilizzarsi del clima, il rischio peronospora diminuisce.

LA COLTURA DEL MESE: PESCO Il mese di luglio sancisce l’inizio della raccolta delle pesche. La storia del pesco raccoglie diverse leggende, specialmente dell’Oriente, dove ancora oggi il pesco è considerato alimento sacro che libera dalla corruzione terrena; gli antichi saggi e guerrieri mitologici cinesi diventavano immortali proprio nutrendosi di pesche. In Cina esiste anche una montagna chiamata Sondo, che significa “luogo delle pesche soprannaturali”. Il pesco è una pianta di origine cinese, anche se per secoli si credette erroneamente che provenisse dalla Persia (odierno Iran) per via del nome. Arrivò in Italia grazie ad

Alessandro Magno e successivamente, grazie alla sua adattabilità al clima, si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo. In America, invece, fu introdotto solo a seguito all’insediamento degli spagnoli in Centro America. Il pesco è una specie caratterizzata da un ampio assortimento varietale, raggruppabile prevalentemente in cinque gruppi: pesche a polpa gialla, pesche a polpa bianca, nettarine a polpa gialla, nettarine a polpa bianca, percoche. Negli ultimi anni, a seguito della crisi economica e dei prezzi di vendita, la coltivazione del pesco in Piemonte ha subìto una forte riduzione.


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NATURA CURIOSA

Dall’estratto di piretro di alcune piante allo zampirone

UN INSETTICIDA VEGETALE CONTRO LE ZANZARE Con l’arrivo dell’estate, oltre al caldo, un altro fastidioso fattore concorre a disturbare il sonno (e non solo) dell’uomo: le zanzare. Al contrario della zanzara maschio, che si nutre soltanto di sostanze vegetali, la zanzara femmina presenta un apparato boccale pungente succhiatore dotato di un apposito rostro seghettato che inserisce nei tessuti degli animali per succhiare il sangue, fonte di proteine ed altre sostanze nutritive necessarie allo sviluppo delle proprie uova. Uno dei rimedi più efficaci, oltre che del tutto naturale, per difenderci dal fastidioso insetto trova origine nel Regno vegetale. Già in epoche remote i Persiani e gli Armeni conoscevano l’efficacia insetticida della polvere ottenuta dalla macinazione dei

Tanacetum cinerariifolium

capolini di due specie di origine caucasica appartenenti alla famiglia botanica delle Composite: il Chrysanthemum roseum e il C. carneum.

Confezione di fidibus insettifughi a fine Ottocento

La polvere così ottenuta, nota nell’antichità come “polvere persiana”, è ricca dei principi attivi piretrine, cinerine e jasmoline con effetto tossico sugli insetti e selettivi per i mammiferi. In epoca più recente fu riscontrata una maggiore attività insetticida su Tanacetum cinerariifolium, una pianta simile alle comuni margherite e spontanea del litorale dalmato: nel 1854 il Professor Viviani dell’Università di Padova riuscì ad individuarne il principio attivo insetticida. Il Tanacetum cinerariifolium o piretro della Dalmazia iniziò così ad essere coltivato, oltre che nel suo areale di origine, nei vicini Erzegovina, Montenegro ed Albania per


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giungere fino al lontano Giappone. Così come la Francia e il Portogallo con le rispettive colonie, anche la Gran Bretagna avviò vaste coltivazioni in Kenya raggiungendo, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, la produzione di 1.000 tonnellate di estratto di piretro, che rese lo Stato africano il principale produttore mondiale di questo insetticida. Oltre ad avere attività insetticida diretta, interferendo con il corretto funzionamento del sistema nervoso degli insetti, l’estratto di piretro ha anche proprietà insetti-

Zampirone

fughe. Funge cioè da repellente nei confronti di varie specie di insetti, dalle zanzare alle specie che attaccano le derrate alimentari, fino agli insetti parassiti degli animali domestici. Nel 1862 il farmacista veneziano Giovanni Battista Zampironi (1836-1906) fondò un laboratorio farmaceutico a Mestre per la produzione di “fidibus insettifugo”, un cono di 2,5 grammi composto tra l’altro da polvere di piretro che, bruciando, scacciava le zanzare. Contemporaneamente in Giappone Eiichiro Ueyama (1862-1943) produceva dei bastoncini di incenso e piretro che bruciavano in poco tempo, con azione insettifuga. La moglie Yuki, ispirandosi alla forma di un serpente attorcigliato in giardino, suggerì al marito di passare alla forma di spirale: permetteva l’utilizzo di molto più materiale in poco spazio bruciando anche per 6-7 ore, contro i 40 minuti del bastoncino e i pochi minuti del cono di Zampironi. Quando la forma a spirale arrivò sul mercato italiano, fu adottata

L’imprenditore giapponese Eiichiro Ueyama

dall’ormai storico marchio Zampironi. Per i consumatori le abitudini non cambiarono: il marchio era identificato col prodotto insetticida indipendentemente dalla sua forma. Ancora oggi si utilizza il termine zampirone per indicare il prodotto insettifugo.

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CONSULENZA LEGALE

L’esonero dell’imprenditore agricolo dal fallimento non è incondizionato

QUANDO UN’AZIENDA AGRICOLA È SOGGETTA A FALLIMENTO La Corte di Cassazione ha recentemente stabilito che l’impresa agricola può essere dichiarata fallita se esercita in via prevalente attività commerciale. La legge fallimentare, che risale al 1942, prevede che sono soggetti a fallimento solo gli imprenditori che svolgono attività commerciale. Ne restano, quindi, esclusi gli imprenditori che esercitano esclusivamente attività agricole in base all’articolo 2135 del Codice civile. Tuttavia, la giurisprudenza è intervenuta più volte per definire l’esatta portata dell’esenzione. In primo luogo, da tempo è stato chiarito che lo svolgimento di un’attività agricola non pone al riparo dal fallimento l’impresa che svolge, parallelamente, un’attività di carattere commerciale. Infatti, l’i-

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scrizione di un’azienda nel registro delle imprese con la qualifica di impresa agricola non impedisce di accertare lo svolgimento effettivo e concreto di un’attività commerciale rientrante nell’ambito di applicazione della legge fallimentare. È stato, inoltre, precisato che l’esenzione dell’imprenditore agricolo dal fallimento viene meno ove non sussista, di fatto, il collegamento funzionale della sua attività con la terra, intesa come fattore produttivo, o quando le attività connesse di cui all’art. 2135, terzo comma, del Codice Civile (cioè quelle dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione di prodotti, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi, ovvero quelle di ricezione ed ospitalità

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come definite dalla legge) assumano rilievo decisamente prevalente, sproporzionato rispetto a quelle di coltivazione, allevamento e silvicoltura. In sostanza, l’esonero dall’assoggettamento alla procedura fallimentare dell’imprenditore agricolo non può ritenersi incondizionato, venendo meno quando sia insussistente, di fatto, il collegamento funzionale con la terra intesa come fattore produttivo, o quando le attività connesse di cui all’art. 2135, assumano rilievo decisamente prevalente, sproporzionato rispetto a quelle di coltivazione, allevamento e silvicoltura. Con sentenza del febbraio scorso, la Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una società agricola che aveva avuto per alcuni

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anni un volume di affari relativo alla lavorazione e alla commercializzazione dei prodotti superiore rispetto a quello dell’attività di coltivazione. Qualche tempo prima della presentazione dell’istanza di fallimento la società aveva ceduto il relativo ramo di azienda. Pertanto, l’azienda si difendeva sostenendo di essere esentata dalla procedura di fallimento, in quanto all’epoca della domanda di fallimento (18 giugno 2015) essa non svolgeva più attività commerciale, avendola cessata nel luglio 2013. La Corte di legittimità, tuttavia, non ha condiviso le eccezioni della società, affermando che la cessazione dello svolgimento di detta attività commerciale al momento del deposito del ricorso per dichiarazione di fallimento non esclude di per sé la fallibilità della società tornata a svolgere attività agricola. Alla luce di quanto sopra descritto e tenuto conto di quanto disposto dalla Legge fallimentare per cui “sono soggetti alle disposizioni

sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori che esercitano una attività commerciale, esclusi gli Enti pubblici”, i giudici hanno affermato che, una volta accertato l’esercizio in concreto di attività commerciale, in misura prevalente sull’attività agricola contemplata in via esclusiva dall’oggetto sociale di un’impresa agricola costituita in forma societaria, questa resta assoggettabile a fallimento, nonostante la soprav-

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venuta cessazione dell’esercizio di detta attività commerciale prevalente al momento del deposito di una domanda di fallimento a suo carico. Pertanto, l’impresa agricola che ha esercitato in via prevalente l’attività commerciale può essere dichiarata fallita, anche se tale attività è stata svolta solo per qualche annualità e risulta cessata al momento in cui viene chiesta la dichiarazione di fallimento.

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SERVIZI ALLA PERSONA

Riguardano coltivatori diretti, coloni, mezzadri e IAP

CONTRIBUTI OBBLIGATORI DOVUTI PER L’ANNO 2019 L’INPS ha reso noto l’importo dei contributi obbligatori dovuti per l’anno 2019 dai coltivatori diretti, coloni, mezzadri ed imprenditori agricoli professionali (IAP) che, come risaputo, si basano sulla classificazione delle aziende nelle quattro fasce di reddito convenzionale. Ogni azienda è inclusa annualmente nella fascia corrispondente al reddito agrario dei terreni condotti e/o al reddito determinato dall’allevamento degli animali. Il reddito medio convenzionale giornaliero, per l’anno 2019, è pari a 58,62 euro. Le aliquote di finanziamento da applicare al suddetto reddito convenzionale per il 2019 sono pari al 24% per tutte le tipologie di aziende.

Pensionati ultra65enni

Il contributo previdenziale dovuto dai lavoratori autonomi agricoli ultra65enni, già pensionati presso le gestioni dell’INPS (per i quali la pensione è liquidata in tutto o in parte con il sistema retributivo), può essere, a richiesta, applicato nella misura della metà. La riduzione contributiva non è applicabile ai lavoratori autonomi già pensionati delle gestioni Ex IPOST, Ex INPDAP ed Ex ENPALS che abbiano compiuto l’età di 65 anni.

Contribuzione INAIL

Il contributo dovuto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dai coltivatori diretti, mezzadri e coloni per l’anno 2019 resta fissato nella misura capitaria annua di: • 768,50 euro per le zone normali; • 532,18 euro per i territori montani e le zone svantaggiate.

Modalità di pagamento

Anche quest’anno l’INPS non invierà a domicilio i modelli F24 precompilati per il pagamento dei contributi previdenziali. Gli estremi per il pagamento mediante modelli F24 saranno disponibili nel Cassetto previdenziale

per gli autonomi agricoli. Al fine di agevolare i soci nelle operazioni di pagamento dei modelli F24, coloro che non hanno rilasciato mandato al “servizio telematico”, possono rivolgersi agli Uffici Coldiretti che provvederanno all’elaborazione degli stessi.

Termini di scadenza

I termini di scadenza per il pagamento, presso qualsiasi Istituto di credito o Ufficio postale, sono il 16 luglio 2019, il 16 settembre 2019, il 18 novembre 2019 e il 16 gennaio 2020.

Gli Uffici EPACA di Coldiretti sono a disposizione per ogni eventuale chiarimento e la necessaria assistenza.

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Equiparate anche le prestazioni per uomini e donne

INDENNIZZI INAIL, GLI IMPORTI AUMENTANO DEL 40% Aumentano in modo particolarmente significativo i nuovi importi per la liquidazione in capitale del danno biologico di cui all’art. 13 del D.Lgs. 38/2000. Infatti, con l’approvazione delle nuove tabelle da parte del Ministero del Lavoro, assumono efficacia le somme che saranno erogate ai lavoratori in caso di infortunio o malattia professionale. Le tabelle, che avranno validità per il triennio dal 2019 al 2021, contengono importanti innovazioni. La prima riguarda l’aumento medio di circa il 40% delle somme attualmente in vigore, la seconda interessa il superamento delle cosiddette differenze di genere, andando ad equiparare le prestazioni che spettano a uomini e donne in linea con la giurisprudenza

della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. I nuovi importi, inoltre, assorbono le due rivalutazioni straordinarie del danno biologico intervenute a decorrere dal 2008, nella misura dell’8,68%, e dal 2014, nella misura del 7,57%. ESEMPIO: l’indennizzo previsto per un soggetto di età sino a 20 anni con un danno biologico del 15% ammonterà a 39.813,45 euro. Con le tabelle attualmente in vigore (che distinguono fra soggetto maschile e femminile) vengono erogati 27.314,34 euro se uomo e 28.680,06 euro se donna.

Dalla lettura dei nuovi importi si nota quanto l’incremento economico sia considerevole. L’impatto è immediato sia sulla nuove domande di riconoscimento del danno biologico in conseguenza di un infortunio o malattia professionale, sia nell’ipotesi in cui in sede di revisione del danno liquidato in capitale dovesse emergere un primo adeguamento con conseguente erogazione del beneficio economico previsto dalle nuove tabelle.

Consigliamo a chi abbia subìto un infortunio sul lavoro o abbia ottenuto il riconoscimento della malattia professionale di rivolgersi al Patronato EPACA di Coldiretti per la valutazione del danno biologico. Il medico convenzionato con il Patronato EPACA valuterà l’opportunità di presentare le istanze di ricorso o di aggravamento ed ottenere l’eventuale riconoscimento dell’indennizzo. Il medico riceve presso l’Ufficio Provinciale EPACA a Cuneo tutti i mercoledì mattina, previo appuntamento telefonico al numero 0171 447265.

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SERVIZI ALLA PERSONA

Previste dall’INAIL sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi

LE TUTELE IN CASO DI MALATTIA PROFESSIONALE O INFORTUNIO Durante lo svolgimento dell’attività lavorativa si può essere esposti ad una molteplicità di rischi. Capita spesso di sentire gli interessati lamentarsi per problematiche fisiche che nel tempo sono peggiorate, soprattutto in relazione ed a causa del lavoro svolto in ambito professionale. Non tutti sanno che questa situazione particolare potrebbe rientrare, a buon diritto, nel riconoscimento della malattia professionale da parte dell’INAIL. Sono in molti, infatti, a pensare che questo tipo di indennizzo sia riservato solo ai lavoratori dipendenti, mentre anche i lavoratori autonomi (coltivatori diretti, artigiani, commercianti, ecc.), versando regolarmente la loro quota di contributi infortunistici, hanno titolo ad ottenere, in determinate situazioni, tali indennità.

Malattia professionale

La malattia professionale è una patologia che si realizza in funzione di una causa o concausa lenta nel tempo che sia riconducibile ad una o più attività svolte e ripetute

nell’arco di più anni. Alcune tipologie di attività lavorative, come lavorazioni agricole, lavorazioni edili, lavorazioni industriali, ecc., si esplicitano nella ripetizione di movimenti e nell’esposizione ad agenti che, con il trascorrere del tempo, possono provocare una patologia. Secondo la vigente normativa, qualora venga riconosciuta la malattia professionale (tunnel carpale, tendinite, ecc.) e dalla stessa derivi una percentuale di invalidità permanente, verrà erogato un indennizzo una tantum per i danni dal 6 al 15% ed una rendita mensile per i danni cui venga riconosciuta una percentuale superiore al 15%.

Malattie tabellate e non

Le malattie tabellate sono quelle elencate nelle tabelle - una per l’agricoltura e una per l’industria - allegate a provvedimenti legislativi in cui viene riportato, oltre al tipo di malattia e alla lavorazione, anche il periodo massimo di indennizzabilità da quando è cessata l’esposizione.

Nelle tabelle sono inserite 85 malattie per l’industria e 24 per l’agricoltura. Le malattie professionali non tabellate sono quelle non elencate nelle tabelle per le quali è il lavoratore a dover “dimostrare” l’origine professionale.

Denuncia di malattia

L’INAIL, con circolare n. 10 del 2016, ha confermato che per i lavoratori autonomi agricoli - titolari e coadiuvanti coltivatori diretti - e per i lavoratori subordinati a tempo determinato, la denuncia di malattia professionale dev’essere effettuata dal medico mediante l’invio del certificato medico che funge anche da denuncia. È importante che tali patologie siano denunciate all’INAIL tempestivamente al fine di poter ottenere, dimostrato in nesso con l’attività lavorativa, il giusto indennizzo. A titolo esemplificativo si elencano nella tabella seguente alcune patologie che potrebbero essere ricondotte a malattie professionali.

PATOLOGIE

LAVORAZIONI

TUNNEL CARPALE

La sindrome del tunnel carpale può essere riconosciuta a chi è impegnato in lavorazioni, svolte in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, mantenimento di posture incongrue e impegno di forza.

TENDINITE

Le tendiniti della spalla, del gomito, del polso, della mano possono colpire chi è occupato in lavorazioni, svolte in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, mantenimento di posture incongrue e impegno di forza.

ERNIA AL DISCO

Può contrarre ernia discale lombare chi è impegnato in lavorazioni di movimentazione manuale dei carichi, svolte in modo non occasionale, o in lavorazioni svolte con macchine.

ASMA BRONCHIALE

L’asma bronchiale può colpire chi è esposto a polveri di granaglie, pollini da coltivazioni di graminacee, spore fungine, acari, derivati dermici, deiezioni animali, ecc.

MALATTIE CAUSATE DA RADIAZIONE SOLARI

Cheratosi, epiteliomi cutanei delle sedi fotoesposte e altre malattie possono essere causate dall’esposizione professionale alle radiazioni solari.

DERMATITE ALLERGICA

Può derivare dalle sostanze usate nello svolgimento dell’attività lavorativa.


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Infortunio sul lavoro

L’assicurazione obbligatoria INAIL, oltre che le malattie professionali, copre ogni incidente avvenuto per “causa violenta in occasione di lavoro” da cui derivi la morte, l’inabilità permanente o l’inabilità assoluta temporanea per più di tre giorni. La causa violenta è un fattore che opera dall’esterno nell’ambiente di lavoro, con azione intensa e concentrata nel tempo. Può essere provocata da sostanze tossiche, sforzi muscolari, microrganismi, virus o parassiti e da condizioni climatiche e microclimatiche. In sintesi, una causa violenta è ogni aggressione che dall’esterno danneggia l’integrità psico-fisica del lavoratore. L’occasione di lavoro è rappresentata dalle situazioni, comprese quelle ambientali, nelle quali si svolge l’attività lavorativa e nelle quali è imminente il rischio per il lavoratore.

Il D. Lgs. 151/2015, attuativo del Jobs Act, pone a carico dell’INAIL l’obbligo di trasmissione all’Autorità di pubblica sicurezza delle informazioni concernenti le denunce di infortunio, esonerando il datore di lavoro da tale adempimento. Tale obbligo rimane a carico del datore di lavoro e del titolare del nucleo coltivatore diretto, relativamente agli infortuni mortali o con prognosi superiore a 30 giorni.

Per i coltivatori diretti e i datori di lavoro agricoli (anche per i lavoratori a tempo determinato) nulla è cambiato nei confronti dell’INAIL: è obbligatorio denunciare telematicamente gli infortuni all’Istituto entro 2 giorni dall’evento infortunistico.

La corretta denuncia di infortunio, presentata nei termini di legge,

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attiva l’iter di indennizzo dell’indennità temporanea ed, eventualmente, l’indennizzo dei postumi che derivino dallo stesso. Per l’inoltro della denuncia non è sufficiente il foglio del Pronto soccorso, ma bisogna necessariamente usufruire dell’assistenza presso gli uffici del Patronato EPACA di Coldiretti.

Il Patronato EPACA garantisce una qualificata consulenza medico-legale in materia di infortuni sul lavoro, malattie professionali, prestazioni di invalidità civile e invalidità INPS. l patrocinati possono usufruire della consulenza medica presso l’Ufficio provinciale EPACA. Per fissare un appuntamento rivolgersi agli Uffici di Zona o telefonare al numero 0171 447265.

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SERVIZI ALLA PERSONA

Come beneficiare dell’indennizzo per cessazione di attività commerciale

LA ROTTAMAZIONE DELLE LICENZE COMMERCIALI Con la Legge di Bilancio 2019 è tornata la possibilità di “rottamare” le licenze commerciali ai sensi del D.Lgs. 207/1996, divenuta ora una misura strutturale senza più scadenze temporali definite entro cui poter accedere al beneficio. A decorrere dal 2019, pertanto, i

commercianti che cessino l’attività in anticipo rispetto all’età per la pensione di vecchiaia (67 anni dal 1° gennaio) possono ottenere il riconoscimento di un indennizzo pari al trattamento minimo dell’INPS, ossia 513 euro mensili dal 2019.

Destinatari

Possono beneficiare dell’indennizzo per cessazione dell’attività commerciale, nei limiti delle risorse disponibili, esclusivamente gli iscritti alla Gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali gestita dall’Istituto, che esercitano, in qualità di titolari (anche in forma societaria) o coadiutori, le seguenti attività: • attività commerciale al minuto in sede fissa, anche abbinata ad attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande; • attività commerciale su aree pubbliche, anche in forma itinerante (articolo 27 del Decreto); • agenti e rappresentanti di


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commercio di cui alla Legge 204/1985, ma non i loro coadiutori.

Requisiti

L’indennizzo spetta ai soggetti che rientrano tra i beneficiari sopra descritti e che, alla data di presentazione della domanda, siano in possesso dei seguenti requisiti: • abbiano compiuto almeno 62 anni, se uomini, ed almeno 57 anni, se donne; • risultino iscritti, al momento della cessazione dell’attività, per almeno 5 anni (anche non continuativi), in qualità di titolari o di coadiutori, alla Gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali degli esercenti attività commerciali.

Condizioni

L’erogazione dell’indennizzo è altresì subordinata alle condizioni che il richiedente abbia cessato definitivamente l’attività commerciale a decorrere dal 1° gennaio

2019 (data di entrata in vigore della Legge di Bilancio 2019) e che il soggetto titolare dell’attività si sia cancellato dal Registro delle imprese presso la Camera di Commercio o dal Repertorio Economico Amministrativo (REA). Non possono fruire dell’indennizzo i soggetti che hanno ceduto, venduto o donato a terzi la licenza/ autorizzazione o, se in possesso di più di una licenza (ad esempio gli ambulanti che svolgono attività in più Comuni), ne abbiano ceduto, venduto o donate solo alcune.

Decorrenza

L’indennizzo spetta dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della relativa domanda. La decorrenza, in presenza dei requisiti di legge, non può essere, in ogni caso, antecedente al 1° febbraio 2019.

Durata

L’indennizzo spetta fino a tutto il mese in cui il beneficiario compie

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l’età pensionabile ordinaria prevista dalla legge in vigore nella Gestione dei commercianti. Quindi la maturazione del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia (anche senza avere la titolarità della pensione) fa terminare comunque il diritto all’erogazione dell’indennizzo.

Incompatibilità

L’indennizzo è incompatibile con lo svolgimento di qualsiasi attività di lavoro autonomo, subordinato o occasionale, pertanto il soggetto richiedente non deve svolgere attività lavorativa né al momento della domanda di indennizzo né successivamente alla decorrenza del trattamento.

Il Patronato EPACA di Coldiretti Cuneo è a disposizione per maggiori informazioni e per l’inoltro telematico delle domande di rottamazione delle licenze commerciali.


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COOPERAZIONE

La richiesta di UECoop per rilanciare economia e lavoro

CUNEO FISCALE, IL TAGLIO PARTA DAI GIOVANI Quasi una nuova impresa su tre - il 28,8% - nata in Italia nel primo trimestre del 2019 è guidata da giovani. È quanto emerge da un’analisi di UECoop, l’Unione europea delle cooperative, su dati Unioncamere. Dall’agricoltura alla ristorazione, dai servizi all’artigianato, sono 32.984 le aziende nate nei primi tre mesi del 2019 guidate da giovani sempre più al centro di una ricerca imprenditoriale. Una situazione che si scontra, però, con le difficoltà della burocrazia e del reperimento di finanziamenti e capitali per avviare l’attività, per i quali le famiglie spesso svolgono un ruolo di supplenza anche rispetto al sistema bancario. Il rilancio dell’economia e del lavoro passa dal taglio del cuneo fiscale a fronte di imposte e contributi che pesano per circa il 50% sulle retribuzioni. In base all’ultimo rapporto Istat sulle “Prospettive per l’economia italiana nel 2019” che prevede un aumento del tasso di disoccupazione al 10,8% e un’occupazione ferma sui livelli dell’anno scorso,

il taglio del cuneo fiscale può generare un doppio effetto positivo e progressivo: sia sul fronte del reddito dei lavoratori, sia su quello del costo per le imprese liberando risorse per l’economia, dai consumi agli investimenti, comprese le nuove assunzioni. Nella situazione attuale, infatti, per garantire al dipendente uno stipendio netto di 1.000 euro un’impresa deve preventivare un importo totale di circa 2.000 euro, con il 26,9% rappresentato dai

contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, il 25% dall’imposta sui redditi (IRPEF e addizionali), il 9,19% dai contributi previdenziali a carico del dipendente e il 32,3% dalle imposizioni fiscali indirette e differite. Considerati gli attuali vincoli di bilancio dello Stato è per ora impossibile arrivare ad un taglio del cuneo fiscale per tutti ma si può partire con i giovani, favorendo in maniera virtuosa l’occupazione e il ricambio generazionale.


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In ogni settore produttivo le cooperative creano posti di lavoro

COOPERATIVE STRATEGICHE CON 1,3 MILIONI DI OCCUPATI Il mondo delle cooperative in Italia ricopre un ruolo strategico fornendo lavoro a quasi 1,3 milioni di persone con una presenza in ogni settore produttivo, dalla logistica alla gestione dei rifiuti, dall’agricoltura all’abbigliamento, dall’informatica all’edilizia, dai trasporti alla vigilanza, dal turismo alle ricerche di mercato. È quanto afferma UECoop in relazione al richiamo del Presidente Sergio Mattarella sull’importanza dell’articolo 45 della Costituzione che sottolinea il ruolo del sistema cooperativo in Italia. I lavoratori delle cooperative sono concentrati soprattutto fra i 30 e i 49 anni (58,5%), il 13,1% ha un’età compresa tra 15 e 29 anni e più di un quarto ha oltre 50 anni. 1 addetto su 2 è donna, mentre il 66% ha un diploma di scuola secondaria e più del 15% è laure-

in difficoltà che coinvolgono oltre 355.000 addetti per seguire 7 milioni di persone.

ato. Gli operai sono il 64,8% del totale, gli impiegati rappresentano il 30,8% impiegato, mentre il resto sono quadri, apprendisti e dirigenti secondo l’Istat. Con una crescita del 28% degli occupati nell’ultimo anno le cooperative sociali e di servizi si confermano fra i principali creatori di posti di lavoro in Italia con l’assistenza ad anziani, disabili, donne e bambini

Secondo il Presidente di UECoop, l’ex magistrato di Mani Pulite Gherardo Colombo, “esiste nelle cooperative un patrimonio di professionalità che rappresenta una risorsa per il Paese. Il sistema cooperativo è una delle colonne portanti dell’occupazione a livello nazionale oltre che cuore di un sistema di servizi esteso da Nord a Sud della Penisola, sul quale è necessario continuare a operare con un sistema di regole e controlli che garantiscano legalità e diritti dei lavoratori”.


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SALUTE

Sull’esistenza di una correlazione, la parola all’esperto

LINFOMA E PROTESI AL SENO: ALLARME O ALLARMISMO? un linfoma capsulare di tipo T, con specifiche caratteristiche, che recede, nella maggioranza dei casi, con la rimozione completa della protesi e della capsula. In Italia sono ad oggi confermati 40 casi (177 in Europa e 414 casi nel mondo) di linfoma legato alla presenza di protesi mammaria, con il 90% di guarigioni a seguito della semplice rimozione chirurgica, senza chemioterapia, e solo 10 decessi.

Da alcuni mesi si sta diffondendo nell’opinione pubblica l’ennesimo motivo di allarme sulle protesi mammarie: la probabile associazione di queste con una rarissima forma di linfoma a grandi cellule. L’argomento, ripreso da alcune emittenti televisive, ha creato ansie e allarme in tante pazienti portatrici di protesi, per motivi sia estetici sia ricostruttivi. Ne parliamo con Alberto Rivarossa (in foto), responsabile della Chirurgia Plastica dell’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. Dott. Rivarossa, cosa sono le protesi mammarie? Sono dispositivi medici che appartengono alla classe di rischio più alta, per la quale è compito del Ministero della Salute svolgere un’attenta e costante attività di vigilanza. Per garantire la tracciabilità dei dispositivi protesici utilizzati, il Ministero ha predisposto una piattaforma online, in fase di sperimentazione, che prevede l’inserimento di molti dati relativi sia alla protesi

mammaria sia alla procedura seguita nel corso dell’intervento chirurgico. C’è una correlazione tra linfoma a grandi cellule e protesi mammaria? La presenza di protesi di nuova generazione, con superficie ruvida e “adesiva”, è chiamata in causa per maggiori complicanze tra cui ultimamente anche lo sviluppo di

Cosa fare, quindi, se si ha una protesi mammaria? Le Agenzie nazionali e i Ministeri della Salute sottolineano l’importanza per le pazienti di sottoporsi ai regolari controlli di follow-up indicati dal proprio medico curante e prescritti con cadenza variabile in base alla condizione clinica del singolo paziente. Non è assolutamente indicato o consigliato l’espianto protesico asintomatico. È importante tenere sotto controllo i sintomi d’allarme quali dolore, contrattura capsulare, febbre, flogosi e tumefazione periprotesica.

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Svolgono funzioni fondamentali per la nostra salute

SALI MINERALI, MAI RESTARE SENZA I sali minerali sono sostanze inorganiche che svolgono funzioni essenziali per la vita dell’uomo. Partecipano, infatti, ai processi cellulari come la formazione di denti e ossa, sono coinvolti nella regolazione dell’equilibrio idrosalino, nell’attivazione di numerosi cicli metabolici e costituiscono fattori determinanti per la crescita e lo sviluppo di tessuti e organi. A differenza di carboidrati, lipidi e proteine, i sali minerali non forniscono direttamente energia, ma la loro presenza permette di realizzare proprio quelle reazioni che liberano l’energia di cui abbiamo bisogno. Vengono assimilati attraverso l’acqua e gli alimenti, oppure sotto forma di condimento aggiunto al cibo, come il sale da cucina. Diversamente dalle vitamine, i

sali minerali non si alterano né si disperdono durante la cottura o il riscaldamento degli alimenti, anche se in parte possono sciogliersi nell’acqua utilizzata per la cottura. Rispetto ad altre sostanze vitali - lipidi, proteine e carboidrati in

particolare - il fabbisogno giornaliero di sali minerali è minimo ma, dal momento che vengono continuamente eliminati con il sudore, le urine e le feci, devono essere assunti con una corretta ed equilibrata alimentazione.


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CONSIGLI DI LETTURA

Racconti di vite vissute tra Alta Langa, Langa cebana e Valle Mongia

GIOIA DI VIVERE NEL SEGNO DEL TEMPO “C’è voluta una bella spinta per iniziare questo libro, uno scossone dal tarlo dei pensieri che illumina la mente, un’esplosione di affetto, una partecipazione straordinaria e da quel momento ho capito quanto fosse radicato in ogni persona l’amore per le proprie radici e per le cose semplici. È nato così, per caso e per passione”. Rita Barbero spiega così l’origine del suo nuovo libro, Gioia di vivere nel segno del tempo, che “vuole essere come quella piccola fiaccola che nel passato illuminava la quotidianità delle persone. Una bella avventura nei paesi che mi stanno qui intorno”. L’autrice, clavesanese di origine ma residente da tanti anni a Battifollo, ha viaggiato tra Farigliano, Dogliani, Paroldo, Torresina, Scagnello, Bagnasco, Lisio, Rocca Cigliè,

Il nuovo libro di Rita Barbero

Mombasiglio, Clavesana e Castellino Tanaro. Ha incontrato persone e raccolto il necessario per scrivere racconti di vita vissuta. Ne è nata una raccolta di preziose testimonianze delle nostre terre. Preziose, perché mettere per iscritto i ricordi consente di apprezzare un gesto o un momento di vita, generando sensazioni ed emozioni. Rita Barbero ha già scritto due libri: Quando la vita era difficile le castagne erano più saporite, edito da Araba Fenice, e Gente della mia Langa tra filari di vite e grappoli d’uva, stampato da Arti Grafiche Canova come l’ultimo uscito. Chi desidera acquistare il nuovo libro può rivolgersi direttamente all’autrice, telefonando al numero fisso 0174 783484 o al cellulare 339 1059772.

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SCADENZE

VERSAMENTO RITENUTE FISCALI IRPEF Scade il termine per i versamenti diretti, con modello F24, delle ritenute effettuate nel mese di giugno sui redditi di lavoro autonomo e di lavoro dipendente. IVA MESE DI GIUGNO Annotazione della liquidazione per il mese di giugno e versamento dell’eventuale imposta da parte dei contribuenti che esercitano attività agricola, d’impresa o di lavoro autonomo e che nell’anno 2018 hanno realizzato un volume d’affari superiore a 400.000 euro per attività di prestazione di servizi o di 700.000 euro per le altre attività. Devono inoltre effettuare la liquidazione tutti i soggetti con volume d’affari inferiore al limite suddetto che non hanno effettuato l’opzione ai sensi dell’art. 66 della Legge 427/93.

22 LUGLIO (essendo il 20 sabato) Scade il termine per il versamento dell’imposta di bollo assolta in modo virtuale, ove dovuta, su fatture elettroniche emesse nel 2° trimestre 2019.

25 LUGLIO ACQUISTI, CESSIONI INTRACOMUNITARI E PRESTAZIONI DI SERVIZI INTRACOMUNITARI Scade il termine per i contribuenti mensili per la trasmissione in via telematica all’Agenzia delle Dogane dell’elenco riepilogativo degli acquisti e delle cessioni intracomunitarie di beni e servizi

resi e ricevuti nel mese di giugno e nel 2° trimestre per i contribuenti trimestrali.

31 LUGLIO DENUNCIA DELLE RETRIBUZIONI DEGLI OPERAI AGRICOLI Entro tale data devono essere inviate in via telematica all’INPS ex SCAU le denunce delle retribuzioni (modello DMAG) corrisposte agli operai a tempo determinato ed indeterminato nel trimestre aprile - maggio - giugno 2019. IVA REGISTRAZIONE FATTURE Per le fatture di vendita il termine per effettuare la registrazione è stabilito in 15 giorni dal momento in cui sono state emesse. Le fatture d’acquisto devono essere annotate in apposito registro anteriormente alla liquidazione periodica, ovvero alla dichiarazione annuale, nella quale è esercitato il diritto alla detrazione della relativa imposta. La detrazione dei documenti di acquisto con data nel mese e ricevuti fino al giorno 15 del mese successivo può essere effettuata nel mese di riferimento del documento. IVA ESPORTATORI I contribuenti che si avvalgono della facoltà di acquistare o importare beni e servizi senza pagamento dell’imposta devono annotare nei registri di cui agli art. 23 o 25 ovvero 39, secondo comma D.P.R. 633/72, entro ciascun mese, l’ammontare di riferimento all’esportazione e quello degli acquisti effettuati senza pagamento dell’imposta. Il tutto risulta dalle fatture e bollette doganali registrate entro il mese precedente.

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Luglio| 2019

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COMUNICAZIONE OPERAZIONI TRANSFRONTALIERE (ESTEROMETRO) L’introduzione a regime della fattura elettronica riguarda le operazioni effettuate tra soggetti residenti nel territorio dello Stato. Le operazioni verso soggetti non residenti o non stabiliti devono quindi essere comunicate nella nuova comunicazione entro l’ultimo giorno del mese di riferimento. Possono essere escluse le operazioni di vendita a condizione che per le stesse sia stata emessa facoltativamente la fattura elettronica o che si tratti di operazioni per le quali è emessa bolletta doganale. Entro questa data devono essere comunicate le operazioni effettuate nel mese di giugno.

annuale della Camera di Commercio sono tenute al versamento, tramite modello F24, del diritto annuale 2019, maggiorato dello 0,40%.

VERSAMENTO IRPEF, ADDIZIONALE REGIONALE E COMUNALE IRPEF, IRAP, ECC. - SALDO 2018 CON MAGGIORAZIONE Scade il termine per il versamento del saldo IRPEF relativo al periodo di imposta 2018, nella misura maggiorata dello 0,40% a titolo di interesse corrispettivo. Entro lo stesso termine e in uguale misura dev’essere versato il saldo relativo alle addizionali regionali e comunali, all’IRAP, alla cedolare secca, IVIE, IVAFE e imposta sostitutiva. Si ricorda che sono escluse dall’IRAP le imprese agricole che esercitano attività agricola nei limiti dell’art. 32 del TUIR.

IVA 2° TRIMESTRE 2019 Entro tale data i contribuenti che esercitano attività agricola, d’impresa o di lavoro autonomo e che hanno realizzato nell’anno 2018 un volume d’affari inferiore a 400.000 euro per attività di prestazione di servizi o di 700.000 euro per le altre attività ed hanno optato ai sensi dell’art. 66 della Legge 427/93 per la liquidazione trimestrale, devono annotare sul registro delle vendite la liquidazione periodica dell’imposta relativa al trimestre aprile - maggio - giugno 2019 ed effettuare il versamento IVA tramite il modello F24 telematico.

ACCONTO IRPEF, IRAP, ECC. ANNO 2019 Entro tale data dev’essere versato, in misura maggiorata dello 0,40% a titolo di interesse corrispettivo, l’eventuale acconto IRPEF dovuto sull’anno 2019, nella misura del 40% dell’acconto totale dovuto (100%) se l’importo risultante al rigo RN34 è pari o supera i 257,52 euro. Entro la medesima data dev’essere versato l’eventuale acconto dovuto IRAP e della cedolare secca. DIRITTO ANNUALE CCIAA ANNO 2019 Entro questa data le imprese iscritte al Registro

16 AGOSTO (essendo il 15 festivo) IVA FATTURAZIONE DIFFERITA A norma dell’art. 21 del D.P.R. 633/72 dev’essere emessa, entro tale data, la fattura per le cessioni di beni effettuate nel mese di maggio, la cui consegna o spedizione risulta da idoneo documento. La fattura differita dev’essere registrata entro la stessa data e con riferimento al mese di consegna, cioè luglio.

20 AGOSTO

IVA MESE DI LUGLIO Annotazione della liquidazione per il mese di luglio e versamento dell’eventuale imposta da parte dei contribuenti che esercitano attività agricola, d’impresa o di lavoro autonomo e che nell’anno 2018 hanno realizzato un volume d’affari superiore a 400.000 euro per attività di prestazione di servizi o di 700.000 euro per le altre attività. Devono inoltre effettuare la liquidazione tutti i soggetti con volume d’affari inferiore al limite suddetto che non hanno effettuato l’opzione ai sensi dell’art. 66 della Legge 427/93.

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