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ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA Dei Soci della Sezione di Faenza del Club Alpino Italiano E’ convocata per mercoledì 11 Dicembre 2013, alle ore 12, ed in seconda convocazione per giovedì 20 Marzo 2014,, alle ore 21,00 l’Assemblea Generale Ordinaria dei Soci della Sezione di Faenza, presso la Sede Sociale in via Campidori 28, Rione Rosso, Sala del Baiocchino, per discutere il seguente ORDINE DEL GIORNO 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Nomina del Presidente e del Segretario dell’Assemblea; Lettura verbale dell’Assemblea precedente (12 Dicembre 2013); Bilancio consultivo dell’anno 2013; Relazione del Presidente sull’attività prevista nel 2014; Elezione dei Delegati Sezionali; Varie ed eventuali.

Dalle ore 20,30 del 20 Marzo 2014 funzionerà la verifica dei poteri. Si ricorda che all’Assemblea avranno diritto di voto i Soci in regola con il tesseramento 2013, quelli che ancora non hanno rinnovato per il 2014 ed i nuovi Soci 2014. Il Presidente Ettore Fabbri ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

SERATE DI PROIEZIONI IN SEDE - ULTIMO GIOVEDI’ DEL MESE Continuano le serate di proiezioni dei nostri Soci, ricordi di viaggi e gite sulle montagne d’Italia e del mondo. L’appuntamento è in sede alle ore 21,30 (durata un’ora circa) nel corso del quale verranno presentate fotografie o filmati, con il seguente programma: Giovedì 27 Febbraio:

Escursione sul granito, dal Sentiero Roma in Val Masino all’Alta Via della Val di Fundres, in Alto Adige. A cura di Stefano Bentivogli e Stefania Ghetti.

Giovedì 27 Marzo:

Mauro Cappelli, istruttore di Alpinismo, presenta 10 anni di Alpinismo, domande e risposte sull’Alpinismo, immagini prestate dalla Montagna a Mauro Cappelli.

Giovedì 18 Aprile:

Alta Via delle Dolomiti N.1 e N.2: Dal lago di Braies a Belluno (10 giorni, 160 chilometri con 20000 metri di dislivello) e da Bressanone a Feltre (13 giorni, 180 chilometri e 22000 metri di dislivello) presentate da Elena Cricca.

Note organizzative: l’orario spostato alle ore 21,30 permette ai Soci, presenti in Sede, interessati ai servizi di segreteria oppure presenti per gli accordi delle gite domenicali, di avere il tempo per organizzarsi. Durante le proiezioni, dalle ore 21,30 alle ore 22,30 circa, il servizio di segreteria sarà sospeso. Confidiamo in tutti i Soci perché la proiezione possa svolgersi senza disturbo. I Soci interessati a proiettare le loro immagini possono prenotare in Sede una serata da inserire nel programma dei prossimi mesi.

In copertina: Corso di Sci Alpinismo Scuola Pietramora. Salendo al Monte Lanuda, Appennoni bolognese. 2 GENNAIO_APRILE_2014

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Editoriale Cari Soci, vi parlo ancora di tesseramento, ma non vi parlerò di procedure o moduli, temo che ne abbiate le tasche piene; voglio invece tentare di spiegarvi il perché di questa “rivoluzione”. Nel 2003 è uscita la legge n.196 che norma il trattamento dei dati personali dei cittadini per tutelarne la riservatezza (privacy). E’ una legge non compresa e poco amata dagli Italiani che nonostante sottoscrivano milioni di moduli per un corretto trattamento dei propri dati, li vedono liberamente circolare e “tutti sanno tutto di tutti”. Anche il CAI, che non era proprio a posto nel rispetto formale delle norme sulla privacy, si sta adeguando ed ha impiantato la “nuova piattaforma di tesseramento” con la quale, però, non ci si limita alla sola gestione della privacy, ma si è colta l’occasione per informatizzare l’intera gestione amministrativa del Sodalizio, abbandonando “il cartaceo”. Saranno quindi diversi: i tesseramenti, la gestione delle assicurazioni, dei titolati e qualificati, della vita di sezione, dell’organizzazione gite ed altro ancora. Le Sezioni, in questa fase, sono sottoposte ad un impegno straordinario e questo passaggio non è certo facile per un gran numero di volontari avvezzi a scarpinare per i monti, ma che non sono esperti di informatica e normative. Al momento questo cambiamento può sembrare un’inutile complicazione di cose semplici, ma certamente col tempo ed un po’ di esperienza si noteranno i benefici, così come è successo negli Enti ed Aziende che questo passo già lo hanno fatto. A tutti voi Soci chiedo di essere pazienti e comprensivi di fronte a probabili disguidi e forse anche qualche disagio. Ai Volontari della nostra Sezione, addetti a queste nuove procedure, chiedo di “mettercela tutta” e di essere a loro volta comprensivi nei confronti di coloro che stanno lavorando a livello centrale, siano essi Volontari o Professionisti; anche loro hanno una bella gatta da pelare! A tutti, comunque, va un mio enorme grazie, e l’augurio di lasciare presto la burocrazia e tornare a godere dei piaceri della montagna. Il Presidente Ettore Fabbri

SEDE E ORARI DELLA SEZIONE C.A.I. DI FAENZA La sezione del C.A.I. di Faenza è posta in Via Campidori, 28 (sede Rione Rosso). Tel. 0546 22966 - La Sede Sociale della Sezione è aperta a tutti il giovedì dalle ore 20,30 alle ore 23,00 ed il sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00. È possibile effettuare le iscrizioni e rinnovare l’adesione al club: AENZA: Presso la Sede Sociale negli orari sopra indicati; A FFAENZA: Presso la Ferramenta Chesi, Centro Commerciale Cappuccini, Via Canal Grande, Tel. 0546 21616 (ore negozio); A TREDOZIO: Presso Gabriele Ferrini, Via XX Settembre, 65 - Tel. 0546 943929; A RUSSI: Presso Ballardini Luigi, Via Molinaccio, 61 - Tel. 339 2625666; A RIOLO TERME: Presso Piero Pasini, Via Zauli, 9 - Tel. 0546 70871. Informazioni sull’attività della Sezione: AENZA: nella bacheca di Via Severoli (angolo palazzo comunale di fronte alla Pretura). A FFAENZA: A TREDOZIO: nella bacheca di Via XX Settembre. A RUSSI: nella bacheca di Piazza Dante, Sede Banca S. Geminiano e S. Prospero. A CASTEL BOLOGNESE: nella bacheca di Via Garavini (di fronte Credito Romagnolo), con informazioni presso il Sig. Sportelli Domenico, Via Giovanni XXIII, 333. A RIOLO TERME: nella bacheca di Via Aldo Moro (di fronte al Comune) 3 GENNAIO_APRILE_2014

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Climb e friends IIIA edizione…… Dopo San Vito Lo Capo Ecco, a Kalymnos non c’è niente di tutto questo... L’are Abruzzo, l’allegra comitiva, di cui Luca Raffini è brac- rampicata sportiva non è niente di tutto questo... A cio, mente e pinzate d’acciaio, decide per una destina- Kalymnos non si fa “nessuna buccia”, tutto è succo e polpa, non ci sono levatacce, non ci sono paure da zione “esotica”: Kalymnos! Kalymnos è un’isola greca del Dodecaneso ad un tiro vincere, non ci sono trasferimenti faticosi (e non me di schioppo dalle coste della Turchia. Per il costo del ne vogliano i falesiari incalliti, quelli che vorrebbero volo si deve investire più o meno gli stessi euro che far sicura dall’auto semplicemente abbassando il fineservono per il pedaggio autostradale per arrivare che strino, se non considero “trasferimento faticoso” 30so... a Cortina, Luca ha trovato la sistemazione in ap- 40 minuti di avvicinamento ad una parete!), a Kalymnos ci si deve solo preoccupare partamenti da 4 posti per 9 euro a di trovare la falesia esposta al sole notte (zanzare comprese) e sulse fa freddo o quella esposta all’isola ci si sposta a bordo di scodi Mauro Cappelli l’ombra se fa caldo, quella espooter che si noleggiano alla stessa sta ad est quando il vento soffia cifra giornaliera del pernottamento. Chi è stato a Kalymnos racconta di falesie spetta- da ovest, quella con tiri facili se si è un brocco o quelcolari, di roccia incredibile, di potenziale arrampicato- la con tiri duri se si è un fuoriclasse... Ma non è una preoccupazione, la falesia giusta si trorio enorme concentrato nei pochi km dell’isola... Nessun racconto sarà esagerato... Le rocce di Kalym- va, non solo una, non solo due, ognuno può trovare a nos sono la prova che il paradiso degli arrampicatori Kalymnos le falesie giuste per lui cambiandone una esiste! Io mi reputo (immodestamente) un alpinista, il per ogni giorno della settimana. E’ uno scrigno per mio andare in montagna è anche una forma di egoi- aprire il quale non serve nemmeno la chiave giusta…. smo egocentrico che trova appagamento nel raggiun- Tutte le chiavi aprono; la mia, la tua, la sua e nello gimento di una cima. Dopo avere a lungo sognato e scrigno ognuno trova il tesoro che cercava: il tiro sulle pianificato una salita, dopo aver sopportato il peso dello canne, quello sulle tacche, quello sulla placca a buzaino per ore, dopo aver centellinato l’acqua, dopo aver chi, quello su strapiombo. Ognuno accarezza la roccia pesato e soppesato l’attrezzatura non trascurando an- che desidera, quella che ti finisce la pelle dei polpache il minimo dettaglio per togliere peso e volume ecco strelli, quella che ti consuma la mescola della scarpetche l’alpinista, finalmente, arriva nel punto più alto della ta in una settimana, quella che non riesci a stringere, montagna che ha deciso di scalare. Magari è circon- che ti sfugge e che non sempre ti lascia passare... Ma dato da vette ben più alte ed imponenti di quella dove a Kalymnos non c’è posto solo per i “forzati della roclui in quel momento si trova ma lì, dove poggiano i cia”, per quelli che “mangiare quando ce n’è, dormire quando si può e scalare sempre!”, a Kalymnos ci si suoi piedi, di più alto non c’è niente. Ha salito tutto. Da dove si trova, sia che vada verso può riempire gli occhi oltre che di roccia, anche delnord come a sud, verso ovest come a est, può solo l’azzurro del mare, respirando il profumo del mediterscendere. Non ha fatto niente di straordinario, niente raneo, fra arbusti di timo, feta, yogurt greco e “cacche” di epico, niente di leggendario ma lì, in quei 5 minuti di capra. A Kalymnos ho fatto un tuffo indietro nel temche trascorrerà in vetta, troverà un momentaneo appa- po, quando a 15 anni giravo con lo scooter senza cagamento alla sua perenne smania e il modo di mettere sco nell’unica strada che attraversava il paese incrociando le rare macchine in circolazione. a tacere le sue ancestrali paure.

KALYMNOS

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Ma forse sto esagerando... E’ un mio difetto, ne sono consapevole. Basta che veda un sasso e la mia fantasia prende il primo volo per l’infinito. Forse è solo che in vacanza con gli amici si sta bene e tutto quello che la ricorda si riveste di un’aura dorata e magica. Forse è solo che ho l’immensa fortuna di saper godere delle cose che faccio. Forse è solo che le cose che faccio sono rese ancor più belle dalla condivisione con gli amici che guardando il sasso di prima saltano con me nello stesso volo per l’infinito. Forse noi abbiamo una fortuna: quella di avere una passione, questa passione in particolare, che riesce a connetterci in maniera diretta con una natura sempre più modificata, calpestata, addomesticata, piegata ma pur sempre capace di scardinarci il cuore.

Non sono nessuno per giudicare chi passa le domeniche nei Centri Commerciali o chi nella propria vita non riesce a pensare ad altro che al lavoro o ad accumulare denaro per circondarsi poi di cose quasi sempre superflue o “essenzialmente” inutili. Io cerco il mio divertimento, ognuno cerchi e trovi (glielo auguro), il suo. Chiudo citando Susan Ertz: “Sono milioni quelli che desiderano l’immortalità poi non sanno che fare la domenica pomeriggio se piove”. Ecco, forse Luca ha pensato e pianificato questa “gita” a Kalymnos proprio in una domenica pomeriggio di pioggia (visto che non poteva andare a scalare!). Un grazie a Luca e a tutti gli amici che hanno condiviso questa settimana rendendola davvero speciale... e da ripetere!

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L‘anno prossimo ricorrerà per l’Italia il centenario della da. Si cammina fra trincee, camminamenti, si inconGrande Guerra del 15-18, che in realtà per il resto trano forti (80), gallerie, monumenti e cimiteri di guerd’Europa cominciò nel 1914 e così pure per il Trenti- ra, musei, tutti visitabili. Le passeggiate nei boschi e no, con 60000 uomini arruolati nell’esercito austro- sui pascoli o le escursioni più impegnative su quelle ungarico ed inviati a combattere cime possono diventare un coinsul fronte russo già in quell’estavolgente viaggio alla scoperta di te. In tutta Europa sono in corso pagine di storia. preparativi per ricordare la prima La nostra Sezione preparerà per guerra mondiale, ed anche in Itaognuno dei prossimi anni una lia un comitato è all’opera per vaserie di proposte di escursioni e gliare iniziative e progetti; in Trentrekking di uno o più giorni nei di Giovanna Melandri tino il logo delle commemorazioni luoghi più significativi e meno recita: “Dalla guerra alla pace”, noti del fronte di guerra, segna“Von Krieg zum Frieden”, “From war to peace”. Per lando inoltre le iniziative più interessanti che altre senoi ricordare la guerra 1914-18 deve significare so- zioni CAI, enti o associazioni organizzeranno nel peprattutto ripercorrere le ragioni fondamentali dell’unità riodo 2014-18, affinché nelle nostre uscite si unisca europea, che pur imperfetta ed incompiuta ha svolto al godimento delle bellezze naturali che la montagna il compito per il quale era stata voluta: mai più guerra ci offre, la memoria di quelle distruzioni, sofferenze, in Europa. morti e la consapevolezza che la pace non ci è assiOggi lungo il fronte italo-austriaco che dalla Carnia curata per sempre ma dobbiamo impegnarci a costruirva a toccare gli altipiani del Veneto e del Trentino fino la e consolidarla ogni giorno. ai ghiacciai dell’Adamello e dell’Ortles sono visibili le “N popul zenza storia e zenza memoria è n popul zentracce ed i resti dei manufatti e delle opere belliche. za davegnir” (antico detto ladino). Da anni la Provincia di Trento è impegnata in un importante programma di recupero e valorizzazione di questo patrimonio; la linea del fronte in Trentino è diventata il Sentiero della Pace: otre 500 km tra il Passo dello Stelvio e la Marmolada da percorrere a piedi o in alcuni tratti sulla mountain bike, seguendo le ali aperte di una colomba che sui cartelli indica la stra-

Sui sentieri della Grande Guerra

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Quest’anno avevo programmato le vacanze in Uganda, paese centrafricano dai numerosi parchi nazionali che racchiude splendide montagne: Ruwenzori, Moroto, Jabal Mofuke, Virunga, dove vivono i gorilla di montagna, ed il monte Elgon, un vulcano spento di 4321 metri che sorge esattamente sul confine con il Kenya. Avevo già in mente di organizzare un trek alla cima, montagna splendida con fasce vegetazionali

furono internati all’Asinara in Sardegna e oltre 8.000 di essi perirono per un’epidemia di colera e tifo scoppiata nell’isola. Nel frattempo fu inviato in Albania un corpo d’armata, nonostante l’opposizione di Cadorna, per contrastare l’avanzata austriaca dal Montenegro. Gli austro-ungarici, appoggiati da bande albanesi, il 14 febbraio 1916 sbaragliarono gli italiani indeboliti dalla malaria, dal tifo e da forme gastro-enteri-

Albania 1914 - Albania 1940/41 - Albania 2011 Salita sul monte Tomorrit di Luigi Melloni

caratterizzate da lobelie e seneci giganti. Purtroppo una serie di problemi di famiglia mi ha costretto a rimettere nel cassetto questo programma, così mi sono accontentato di una vacanza più tranquilla (solo per dire) e sono volato in Albania per 10 giorni, spinto dalla curiosità ma soprattutto dall’interesse avendo pubblicato nel maggio del 2011, assieme ad altri due amici, un volume storico-fotografico: “Artiglieri Alpini 22 23 24 batterie gruppo Belluno 1938-1943. Testi- 1941 Bambini albanesi. monianze e foto degli artiglieri romagnoli” (ed. Carta Bianca, Faenza, pp. 282, foto 290, informazioni cartabiancapsc@tin.it), sono partito alla volta del paese delle aquile: l’Albania. Il patto di Londra del 26 aprile 1915 (patto segreto d’alleanza fra Gran Bretagna, Francia, Russia e Italia con il quale l’Italia aderiva all’Intesa e s’impegnava ad entrare in guerra contro gli imperi centrali), prevedeva fra i vari compensi territoriali a favore dell’Italia, la Dalmazia e una spartizione dell’Albania. “Art. 6 l’Italia riceverà l’intera sovranità di Valona, l’isola di Saseno e un territorio sufficientemente esteso per garantire la difesa di queste parti... ”. Già il 26 ottobre 1914 i bersaglieri del 10 reggimento venivano inviati in Albania per contrastare un eventuale attacco dell’Austria attraverso il Montenegro. Nel 1915 dai porti di Valona e Durazzo avveniva il salvataggio dell’esercito serbo in fuga e di migliaia di prigionieri austro-ungarici, utilizzando 45 navi italiane, 21 francesi e 11 inglesi. I prigionieri austro-ungarici

che che avevano colpito la truppa, e che furono costretti alla resa a Durazzo. Dopo l’episodio di Durazzo le forze italiane furono riordinate e si schierarono sulla riva sinistra della Vojussa. Nel 1916 le truppe italiane salirono a 100.000 uomini e si spinsero fino a Tepelene, poi Argirocastro, mentre la costa da Porto Palermo (utilizzando il vecchio forte costiero ottomano dove ancora all’interno si leggono scritte in italiano) a Capostile era presidiata dalla marina che attuava il blocco del basso Adriatico. Nel novembre del 1916 il generale Petitti di Roreto su richiesta del generale francese Serrail, sposta i reparti, oltre 40.000 uo1941 Bambino mini, nella zona di Monastir ver- albanese. so la Macedonia, con manovra molto difficile a causa della carenza di strade tutte fangose, nonostante disponesse di migliaia di muli. Gli italiani si allinearono lungo il fiume Cerna e fino al

1941 La passerella sulla Vojussa a Tepelene, sullo sfondo il M.Golico.

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2011 La stessa passerella sulla Vojussa a Tepelene.

1918 la brigata Cagliari dovette combattere una guerra logorante di trincea contro bulgari e ungheresi fino all’ottobre, quando questi si arresero. Il bilancio fu pesantissimo, oltre 8000 morti italiani e un terzo delle truppe rimpatriate per malaria e sostituite da altre. Non bastò l’avventura italiana in Albania nella prima guerra mondiale, che il 7 aprile 1939 un piccolo corpo di spedizione italiano di 12.000 uomini comandato dal generale Guzzoni, sbarcò in Albania ed iniziò le operazioni di presidio verso il confine jugoslavo e greco. La follia di Mussolini nella bramosia espansionistica gareggiando con l’alleato tedesco, lo spinse a dichiarare guerra alla Grecia il 28 ottobre 1940. Le truppe italiane dislocate in territorio albanese erano formate da 3 divisioni di fanteria (Ferrara, Venezia, Arezzo), 1 divisione alpina (Julia) e 1 divisione corazzata (Centauro), in totale 140.000 uomini. La Grecia aveva già previsto le intenzioni dell’Italia e si era già preparata richiamando ed armando 250.000 uomini. Le operazioni belliche iniziarono con pessime condizioni meteorologiche e si dimostrarono subito difficili per la natura del territorio, la rete stradale ancora inesistente non utilizzabile da mezzi motorizzati ed i porti non accessibili alle navi per i fondali bassi.

2011 Bunker anti sbarco.

La “facile passeggiata” come pensavano i generali di regime, si rivelò un disastro. Dopo un primo rapido avanzamento della Julia, punta di diamante dello schieramento, che raggiunse il M. Pindo, dopo i contrattacchi greci la divisione italiana, ormai decimata, dovette ripiegare per i rifornimenti che non giungevano e il maltempo. L’orgoglio nazionale e l’entusiasmo dei greci appoggiati dai civili contro un esercito d’occupazione, scatenò la controffensiva, con difficoltà e sacrifici arrestata dai reparti italiani che venivano celermente trasportati via mare o via aerea dalla penisola e gettati nella mischia. Iniziò il ripiegamento, il conflitto si portò in terra albanese, lungo le vallate della Vojussa, del fiume Osum, del Devol, trasformandosi in un massacro. La situazione diventava sempre più preoccupante. L’8 novembre i pochi alpini della Julia rimasti ripiegarono a Kónitsa e ripassarono il ponte di Perati, unico ponte non fatto saltare dai greci.

Il massicio del Tomorrit dalla città di Berat. A destra il fiume Osum.

Dall’Italia arrivarono i rinforzi: la Tridentina, la Pusteria, la Cuneense, la Lupi di Toscana, divisioni di fanteria, ecc. che con marce forzate entrarono in linea. Monte Fratarit, Qarishta. Mali Topajanit, Golico, Shindeli, Spadarit, Galina del Jaf, Tomorrit, nomi che hanno fatto la storia, montagne che si sono macchiate di sangue, cime contese dove greci ed italiani si sono massacrati per pochi metri di terreno in furibonde mischie a colpi di mortaio, di obice, di mitragliatrice e anche all’arma bianca. Ben 38000 morti, 50784 feriti, 12368 congelati, questo il prezzo pagato dall’Italia, 13408 morti e 42485 feriti per la Grecia. Sono passati esattamente 70 anni da quei tragici giorni. Gli eventi storici avevano condotto l’Albania all’isolamento estremo con il folle regime comunista totalitario di Enver Hohxa, militarizzando il territorio e

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circondandolo con 750000 bunker e opere difensive per contrastare un ipotetico attacco straniero, costruiti tra il 1950 e 1985. L’ingegnere che li progettò fu costretto al collaudo personale: lo cannoneggiarono con un carro armato mentre era dentro ad uno di essi! Ci sono anche gallerie e rifugi antiatomici sotterranei non censiti che creano non pochi problemi soprattutto a Tirana per le nuove costruzioni. Nel 1990 con “il vento dell’est” cade il regime totalitario, arriva la libertà, l’apertura del paese, la voglia di recuperare il tempo perso, nella ricerca forse troppo spasmodica, dell’occidentalizzazione e nell’europeizzazione. Avvengono purtroppo anche atti insensati come l’incendio ed il saccheggio della biblioteca nazionale e dei palazzi dei gerarchi di regime, la distruzione degli archivi di stato, l’incendio del catasto nazionale. Infiniti documenti sono andati perduti irrimediabilmente. Dopo un volo di un’ora e mezzo da Roma, atterriamo in Albania, il più giovane stato democratico d’Europa. A Tirana affittiamo un pulmino con autista, ma subito ho pensato di introdurre alcune varianti nel percorso classico, quali la valle del fiume Osum e il Parco Nazionale del Monte Tomorrit. La rete stradale in Albania è tutta un cantiere, stanno rifacendo tutte le grandi direttrici, costruendo autostrade, ma ovviamente molte vallate interne del paese risultano isolate, se non irraggiungibili con i tradizionali mezzi di trasporto via terra. Il paese ora è tranquillo anche se la mancanza di un substrato culturale dove ancora radicati rimangono i concetti di autodeterminazione legati ai costumi e alle tradizioni, in particolare nelle regioni remote del nord del paese, ogni tanto portano ad emergere dissidi etnici e rivendicazioni popolari. Il referente (Genti) si rende disponibile a mettermi a disposizione un fuoristrada per le mie esigenze “alpine” e per-

Forte Palermo. Fortificazione ottomana utilizzata dagli italiani nella I e II guerra mondiale.

Forte Palermo. All'interno la scritta Cambusa.

sonalmente mi avrebbe accompagnato sul Tomorrit, zona che neppure lui conosceva. Raggiungiamo Berat, tra le più belle città dell’Albania, definita città museo nel 1961. I vecchi quartieri con strette viuzze lastricate in sasso offrono un insieme di vecchie case tutte imbiancate e ben tenute, tetti ricoperti di tegole e muri in pietra che racchiudono cortili ombreggiati da pergolati di vite tra gli aromi delle piante mediterranee (rosmarino, mirto, cappero, oleandro, fico). La cittadella sommitale conserva l’antico castello ottomano, la cerchia muraria, con la chiesa di S. Michele, e le numerose chiese ortodosse sfuggite alla distruzione della fanatica campagna anti religiosa comunista riaperte al culto nel 1990, le moschee con svettanti minareti dai quali alla sera e di primo mattino risuonano le preghiere dei muezzin via altoparlante. Il ponte in pietra del 1780 attraversa l’Osum e conduce al quartiere cristiano di Gorica che ospita il monastero di S. Spiridione e la chiesetta di S. Tommaso. In fondo, sullo sfondo della città, la colossale mole del monte Tomorrit avvolto dalle nuvole chiude come una barriera impenetrabile la valle. (Continua nel prossimo numero)

Seconda di copertina del libro 9 GENNAIO_APRILE_2014

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Un percorso a piedi, alla portata di tutti da Subiaco a Mon- 2^ TTappa: appa: Guarcino – Collepardo te Cassino, sul Cammino che San Benedetto Patrono d’Eu- Dal centro di Guarcino (625 m.) si sale, con percorso a mezza costa sulle propaggini dei rilievi più importanti dei ropa, intraprese tra l’anno 525 e 529. Ho voluto ripercorrere, all’incirca, il tragitto che San Bene- Monti Ernici, sino a Vico nel Lazio (720 m.), transitando detto effettuò tra gli anni 525-529 per recarsi da Subiaco a per la chiesetta di Madonna del Campo e per i ruderi della Montecassino. Un cammino adattato ai nostri tempi, per Torre (855 m.). Da qui, sempre a mezza costa sotto i monti evitare i luoghi ormai troppo urbanizzati e per raggiungere La Monna e Rotonaria, si attraversa la selvaggia Valle del Rio e si raggiunge la solitaria Cer Cer-i monumenti che successivamentosa di TTrisulti risulti (825 m.), comte a San Benedetto la storia ci ha plesso di edifici fatti costruire da trasmesso. Papa Innocenzo III nel 1204. FaIl “Cammino delle Abbazie” dà la mosa è la “farmacia” risalente al possibilità all’escursionista di atsec. XVI, affrescata da Filippo Baltraversare luoghi di fascino indi Andrea Martinino bi e con una raccolta di suppelletcomparabile e di riportarlo ad aptili originari. Da vedere anche la prezzare certi valori, quali il silenzio, la solidarietà, l’amicizia, la contemplazione, l’essenza Chiesa di San Bartolomeo. Dalla Certosa, percorrendo un’antica mulattiera citata anspirituale. Percorreremo il tragitto su solo tre delle nove tappe in cui che da Gregorovius, si giunge alla chiesa della SS. Trinità e quindi al paesino di Collepardo (586 m.), dall’ aspetto l’itinerario originale è stato costruito. tipicamente medievale con case, vicoli e piazzette raggrup1^ TTappa: appa: Subiaco – Altipiani di Arcinazzo pati attorno al Palazzo comunale ed alla chiesa parrocchiaSi parte alle porte della cittadina di Subiaco Subiaco, nel territorio le, dedicata al SS. Salvatore, costruita intorno alla metà del del Parco Regionale dei Simbruini, dai ruderi della Villa di XV secolo. Nerone (453 m.) per salire fino al Monastero di Santa appa: Colle San Magno – Abbazia di MontecassiScolastica (l’unico rimasto dei 12 o 13 fondati originaria- 3^ TTappa: mente da San Benedetto nella zona, vi fu costruita nel 1461 no la prima tipografia italiana. Da vedere, in particolare, il Ter- Bella traversata a mezza costa sul versante meridionale del zo Chiostro e la Chiesa) e poi al Sacro Speco (o Mona- Monte Cairo che con i suoi 1669 m. domina panoramico stero di San Benedetto, 626 m.). Costruito fra l’ XI ed il su molti rilievi dell’Appennino centrale e la pianura della Magno* (560 m.) ci si inXII sec. sopra la grotta dove il Santo visse i primi anni di Valle del Liri. Da Colle San Magno vita monastica, il Sacro Speco (definito da Petrarca “soglia cammina in direzione di Villa Santa Lucia. In costante legdel Paradiso”) è un insieme suggestivo di edifici che com- gera salita si superano antichi casali rurali e la piccola paprende due chiese, numerose cappelle e grotte collegate noramica cima del Pizzo Corno (945 m.). In discesa si ragda scalinate, il tutto sopra nove alti archi e sotto una parete giunge il Pozzo di S. Lucia e quindi, superando Colle SanAbbazia di Montecast’Angelo e la Masseria Albaneta, l’Abbazia di roccia strapiombante. Si scende quindi per costeggiare un lungo tratto dell’alto sino (516 m.). corso del Fiume Aniene fino alla località di Comunacque Casa madre delle abbazie benedettine, è uno dei più famo(552 m.), confluenza tra i Fiumi Aniene e Simbrivio, nei si monasteri della cristianità. Fondata da San Benedetto cui pressi si possono ammirare le suggestive Cascate di sui resti dell’acropoli e di un tempio pagano, vi fu codificaTrevi. Una breve ripida salita per raggiungere gli 841 m. ta la “regola” dell’ ora et labora. Fu per molti secoli, grazie della ridente località turistica degli Altipiani di Arcinazzo. all’opera dei monaci “amanuensi”, centro di studi e di custodia dell’intera cultura occidentale. Completamente ricostruita dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, l’Abbazia è un imponente complesso di chiese e di edifici ricchi di testimonianze storiche ed artistiche.

Il cammino delle Abbazie

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L'Osteria Bruciata è una delle più note, ma anche una come di consueto e la consegnò al frate, il quale, a delle più misteriose locande dell'Appennino Setten- sua volta, la consegnò alle guardie. La carne fu identrionale. Essa era sita in un'area mai identificata uffi- tificata come umana e di conseguenza partì un drapcialmente nei pressi del passo a cui ha dato il nome. pello che fece irruzione all'osteria trovando le prove Il Passo dell'Osteria Bruciata è un valico appenninico dei delitti. L'oste e la famiglia furono impiccati e l'ostea 917 metri di quota, conosciuto (sembra) fin dal tem- ria, appunto, bruciata. I ruderi dell'osteria che ha dato po degli Etruschi, che unisce Firenzuola a Scarperia. il nome al Passo dell'Osteria Bruciata non sono mai Su questo crinale doveva passare l'indefinito confine stati localizzati. L'unica documentazione certa riguartra i territori dei Liguri, che abitado all'esistenza di un'osteria presrono il Mugello, e i territori dei Galli. so il valico è uno schizzo del 1585 Fino a tutto il 1200 questo valico eseguito per risolvere una controfu la principale via di collegamento versia. Il perito, infatti, raffigurò il tra le valli del Santemo e del Sieve, territorio e venne riportato il topoera dominio della Famiglia Ubaldinimo "spedaletto rovinato" e una ni (nemici di Firenze) e fu abbanstrada che vi passava davanti ubidonato nel tardo medioevo quando candolo nei pressi del valico. di Alessandro Rivalta i Fiorentini deviarono le strade verAlcuni anni fa si diffuse la notizia rivalta@libero.it so i vicini passi della Futa e del che dei taglialegna al lavoro nel Giogo. Il passo con ogni probabilità apparteneva ad bosco di Castro San Martino ritrovarono i resti di un una delle varianti della Via Francigena che conduce- muro e un pavimento, ma la notizia si esaurì senza va a Roma distaccandosi dalla Via Emilia più a sud, ulteriori dettagli a me noti. Oggi il Passo dell'Osteria nei pressi di Imola, rispetto al percorso tradizionale Bruciata è transitabile solo a piedi, ed è all'incrocio che abbandonava la Via Emilia tra Piacenza e Parma. tra il sentiero 00 nel tratto tra il Passo del Giogo e il Il valico era utilizzato da pellegrini, viandanti, com- Passo della Futa, il sentiero 733 che sale dalla Valle mercianti, eccetera, che andavano da un versante al- del Santerno e i sentieri 46 e 50 che salgono dal verl'altro dell'Appennino (da Firenze a Bologna o Raven- sante toscano. Al passo non vi è assolutamente nulla, na e viceversa), spesso si muovevano a piedi carichi se non un cippo di cemento che indica il valico. di merce e aprire un'osteria su questa strada doveva Ho scritto questo breve resoconto basandomi su alessere certamente un buon affare, infatti l'osteria c'era. cune storie che mi hanno raccontato e alcune ricerPresso il valico sorgeva un'osteria che, sfruttando l'in- che di modesta entità senza la pretesa di essere esauvidiabile posizione e il frequente passaggio di perso- stivo, esatto o completo, ma solo interessante. ne, accoglieva i viandanti in transito tra le due valli offrendo loro riparo, vitto e un ricovero per gli animaSi informano i soci che la sezione li. L'osteria acquistò una fama sinistra dovuta alla conC.A.I. di Faenza ha raggiunto un tinua sparizione di persone nelle proprie vicinanze. accordo coin lo studio legale Sicuramente occorse diverso tempo prima che tale fama si diffondesse, considerata anche la lentezza delle AVV. MARCO SOLAROLI sito n Faenza, via Firenze 1/3 comunicazioni al tempo. Un giorno la oramai malfatel. 054628847 mata osteria fu incendiata, infatti, l'oste e la famiglia solarolim@fastmail.it mail: uccidevano nel sonno alcuni clienti per servirli come pietanza agli ignari pellegrini del giorno successivo. in base al quale i tesserati in La leggenda narra che un frate, partito da Bologna regola con l’iscrizione annuale alla volta di Firenze, sostò nella locanda e capì che possono godere di un primo stava mangiando carne umana (non voglio sapere consulto gratuito e di tariffe ageperché un monaco dovrebbe conoscere il sapore delvolate nel caso di prosecuzione la carne umana), pertanto, chiese all'oste un poco di dell’incarico professionale. carne da portare ai confratelli. L'oste preparò la carne

Il Passo dell'Osteria Bruciata

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Devo ammettere che ero stato un po’ troppo ottimista, quando a maggio, nel secondo numero del nostro bollettino sezionale, annunciavo la probabile uscita della nuova carta escursionistica entro l’inizio dell’estate 2013. Però come spesso accade, quando poi dalle parole si passa ai fatti, ci si rende conto che il lavoro, per l’aggiornamento e le modifiche da apportare alla base cartografica dalla vecchia scala 1/50000 alla nuova 1/25000, non era da poco. Quindi armati di tanta pazienza e consapevoli che comunque ci saranno inevitabili errori, ci siamo messi

Finalmente pronta la nuova carta escursionistica di Maurizio Solaroli

all’opera. Il lavoro come detto è stato lungo, almeno una volta alla settimana da maggio a novembre ci siamo trovati in sede per mettere sulla carta il tracciato dei nuovi sentieri, modificare alcuni tratti interessati da variazioni, o in alcuni casi cancellare sentieri dismessi. L’aggiornamento ha riguardato anche la verifica delle strutture ricettive lungo i sentieri, quali rifugi, bivacchi o capanni di cacciatori, aperti e fruibili come punti di ricovero. Sono stati inseriti anche alcuni agriturismi utilizzabili come punti di appoggio, specie in prossimità dei sentieri a lunga percorrenza presenti in carta. Il vecchio sogno di una carta dei sentieri in scala 1/25000 della nostra zona sta per avverarsi, finalmente abbiamo una carta che rende onore agli oltre 350 chilometri di sentieri che i volontari sezionali, da oltre trenta anni, continuano a mantenere percorribili. La carta è stampata in collaborazione con la ditta Selca di Firenze, in scala 1/ 25000, su foglio grande circa cm 70x100, fronte e retro. La zona coperta spazia dalla bassa Valle del Santerno a quasi tutta la Valle del Montone e dalla Via Emilia allo spartiacque appenninico. Oltre a tutti i vecchi itinerari escursionistici sono stati inseriti anche tutti i percorsi nati in questi ultimi anni, i vari Cammini della Fede, il Sentiero Garibaldi, fino all’ultima Alta Via dei Parchi. Con una numerazione a parte sono stati individuati un buon numero di anelli o traversate percorribili in mountain bike. Abbiamo fatto già tante volte l’appello ai Soci per rendersi disponibili a partecipare nelle giornate di segnatura sentieri. Ora più che mai mi sento di incitarvi a dare una mano perché al momento dell’uscita della carta i sentieri possano essere all’altezza della carta stessa. Oltre alle uscite in programma, ricordo che, anche durante le uscite infrasettimanali, ci sono gruppi di Soci che si dedicano a questo lavoro di manutenzione e segnatura sentieri. Siamo quindi alla fine di questo lungo lavoro, non faccio nomi nello specifico per ringraziare chi ha reso possibile

questo nostro “ sogno”, consapevole che è stato un gioco di squadra. Una squadra di amici, di Soci, dove ognuno ha dato una mano per quello che poteva, a tavolino, sul campo a rilevare sentieri, o col pennello a rinfrescare i segni. Il ringraziamento si estende anche alle Sezioni del CAI vicine per l’aggiornamento dei sentieri da loro curati presenti in carta. Chiunque trovasse in carta errori o inesattezze potrà comunicarlo alla Sezione per contribuire a migliorare una prossima edizione. Comunque grazie a TUTTI. La nuova carta dei sentieri dovrebbe essere disponibile per la vendita entro la fine di Febbraio.

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Mi telefona mio nipote Giuseppe a metà settembre contropendenza di roccia, facendo pubblicità ai capi dell’anno scorso invitandomi ad andare, assieme al tecnici di abbigliamento della Salewa. Ci diede alcuni dott. G, a scalare nella zona delle Cinque Torri di Cor- consigli di come mettere i piedi per la partenza e poi tina. salì e sparì rapidamente dalla nostra vista, mentre noi Capisco che hanno già deciso per la giornata di gio- eravamo ancora impegnati a ripassare le corde. vedì 19 settembre, le previsioni sembrano essere buo- La salita presenta delle difficoltà al massimo di 3 e 4 ne dalle consultazioni su internet, a parte qualche grado. Il dott. G, con la sua esperienza, ogni tanto nuvola sparsa. consigliava mio nipote Giuseppe (1 di cordata) dove Partiamo alle 5,00 da Lugo con l’auto di Giuseppe, passare e dove attrezzare le soste. Dopo circa un’ora dopo ad avere caricato il necese un quarto eravamo in cima. Si sario (si spera), di mio c’era ben percorre un breve tratto in mezzo poco, perché sapevo che sarei alle rocce prima di raggiungere il salito da secondo, come al solipunto da dove si inizia a scendeto. re in doppia. Si devono unire 2 Le Cinque Torri, per chi non lo corde per essere sicuri di arrivadi Mario Cortesi sapesse, sono un gruppo di rocre in fondo. Dopo meno di 2 mece di diversa grandezza poste non tri di roccia in verticale si scende molto distanti dal lato sinistro della strada che sale da sospesi nel vuoto. Sono stato l’ultimo a scendere e Cortina al passo Falzarego. Sono famose per essere ricordo che mentre scendevo si verificava un avvitaconsiderate come palestra di roccia del gruppo sca- mento in senso anti orario che dava la sensazione di latori “Scoiattoli” di Cortina. Poi se ne parlò molto essere come in una giostra. Dopo avere recuperato le nel giugno del 2004, quando crollò la Torre Trephor, corde ci siamo spostati verso la parte sud della Torre un monolite roccioso di 35 m. ridotto a tre tronconi. adiacente alla Lusia con l’intenzione di salire da quelAlle 9,30 circa, dopo ad avere lasciato l’auto nei pres- la parte, ma nonostante ci fosse il sole, spirava un si del rifugio Cinque Torri (2137 m.) ed avere percor- vento gelido che ci ha indotto a rinunciare. Poiché so un breve tratto di sentiero, siamo pronti per affron- eravamo ancora nella mattinata, abbiamo deciso di tare la via normale della Torre Lusia. salire a piedi fino al rifugio Nuvolau. Abbiamo ammiRicordo di essere già salito (sempre da secondo) su rato lo stupendo panorama, bevuto una bibita e poi questa via, tanti anni fa assieme ad altri amici, il capo scesi all’auto per ritornare. Alle 19.30 eravamo a casa. cordata era Enrico. In quella occasione, mentre con- Giornata intensa ma soddisfacente come ai vecchi trollavamo le corde, avanti a noi c’era una persona tempi. Credo proprio che questa sia stata per me l’ulche dimostrò essere una guida alpina che accompa- tima scalata per tanti motivi, a cominciare da un tengnava una donna che dimostrò a sua volta di essere dine d’Achille che ogni tanto si infiamma e dall’età una cliente. Ascoltando i nostri discorsi in dialetto che avanza inesorabilmente. romagnolo, ci chiese con accento alto atesino: da dove venite? Parlate un dialetto poco comprensibile. Dopo alla nostra risposta, anche noi fummo incuriositi di sapere chi fosse e dopo ad averci detto il suo cognome in tedesco che non ricordo, disse che era di Merano e che avremmo senz’altro notato la sua foto sulle riviste di montagna, rappresentato ad arrampicare una

ULTIMA SCALATA

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FIORI SPONTANEI DELL’APPENNINO ROMAGNOLO (a cura di Ettore Contarini)

21 – LE ORCHIDEE (5o) Barbone [Himantoglossum hircinum Spreng. = Loroglossum hircinum (L.) L. C. Rich] fusto: 3-5 dm di altezza (eccezionalmente fino a 8!), eretto, cilindrico, dotato di 2 bulbi ovoidei color castano di circa 2 cm; foglie: da 7 a 12, strettamente lanceolate, lunghe 5-10 cm; fiori: numerosi, di solito da 20 a 40, portati da una densa spiga di forma vagamente piramidale; brattee lineari lunghe 1-2 cm, di color verde-grigiastro; tepali verdastri, con nervature porporine: gli esterni di forma ovaloide, di 6-7 mm, formanti un breve casco ottuso, e gli interni più brevi e lineari; labello diviso in 3 parti, biancastro, con macchie e sfumature varie color porpora; lacinie laterali lunghe 10-15 mm, mentre quella centrale, a forma caratteristica di nastro lunghissimo, può raggiungere i 5 cm, contorta a spirale, inconfondibile (Fig. 1); sperone brevissimo a sacco, di appena 2-3 mm; frutti: piccole capsule contenenti minutissimi semi scuri, come in tutte le orchidee; habitat: prati aridi, cespugliati radi e caldi, radure ben soleggiate, rive erbose, ecc.; in Italia mai oltre gli 800 m di altitudine; fioritura: in maggio-giugno; distribuzione: tutto il bacino del Mediterraneo fino alle coste atlantiche; etimologia: il primo termine del binomio scientifico, Himantoglossum, significa “a lingua a forma di nastro”; per ciò che riguarda, invece, il 15 GENNAIO_APRILE_2014

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nome popolare, barbone, esso deriva ovviamente dall’aspetto irto e barbato di questa caratteristica specie.

Ballerina [Aceras anthropophorum (L.) R. Br.]

Fig. 1 – Barbone (Himantoglossum hircinum); caratteristico aspetto dei fiori con il labello a forma di lungo nastro (Foto G. Rivalta).

Fig. 2 – Ballerina (Aceras anthropophorum); la lunga spiga fiorale con i labelli a forma di ballerina (Foto E. Contarini).

Fig. 3 – Orchidea cimicina (Orchis coriophora); aspetto della pianta intera (Foto E. Contarini).

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fusto: alto 2-4 dm, eretto, striato sotto l’infiorescenza, spesso nudo; dotato di 2 bulbi di forma elissoide, color castano, di diametro circa 2 cm; foglie: poste nella parte basale del fusto, lanceolate o a volte tendenti a spatolate, lunghe fino a 10 cm e larghe 1-1,5; le superiori piccole e con squame avvolgenti strettamente il fusto; fiori: posti in spiga lineare, densa, con 20-40 corolle fitte; tepali esterni verdastri, a margine violaceo, riuniti in un casco ottuso che contiene i tepali interni, strettamente lineari; labello lungo 12-16 mm, pendulo, giallo-ocreaceo, con il lobo centrale diviso in due strette lacinie e pure stretti e lineari appaiono i due lobi laterali (a mo’ di omino con gambe e braccia o di “ballerina”; vedi sotto etimologia) (Fig. 2); frutti: capsula ripiena di piccolissimi semi; habitat: prati aridi, macchie rade e calde, di solito su terreni calcarei; fioritura: da aprile a giugno, secondo l’altitudine (che in Italia non supera i 1500 m); distribuzione: elemento mediterraneo-atlantico; etimologia: del primo nome del binomio scientifico, Aceras, non è stata trovata la derivazione; il secondo nome, invece, appare facilmente interpreta16 GENNAIO_APRILE_2014

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bile come orchidea “portatrice di uomo” per il suo labello a forma di omino giallo e pendulo attaccato in alto per la testa (vedi fiore); dal greco anthropos, uomo, e phoros, che porta; ossia fiore portatore di una forma di uomo. Il nome popolare, ballerina, si riferisce sempre alla sagoma del labello floreale di cui sopra.

Orchidea cimicina [Orchis coriophora L.] fusto: fino a 3 dm di altezza, eretto, cilindrico, dotato di rade foglie fino alla parte superiore; foglie: le basali in numero di 4-7, più o meno erette, di forma stretta, lineare o debolmente lanceolata, lunghe fino a una decina di cm contro una larghezza massima di 1 cm; le cauline quasi del tutto guainanti il fusto, sempre più corte salendo (Fig. 3); fiori: posti in una fitta infiorescenza verticale di 20-40 elementi, cilindrica, lunga 6-10 cm; corolle generalmente piccole; casco acuminato, a forma di becco, di colore verdognolo o porporino; labello più lungo che largo, di circa 7 x 5 mm, con lobo mediano che supera i due laterali che risultano acuti, di colore bruno-purpureo a base più chiara maculata (Fig. 4); frutti: capsule contenenti moltissimi piccoli semi; habitat: prati, radure, radi cespuglieti, ecc., non oltre i mille metri di altitudine; fioritura: da aprile a giugno, raramente oltre; distribuzione: tutte le terre intorno al Mediterraneo; 17 GENNAIO_APRILE_2014

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Fig. 4 – Orchidea cimicina (Orchis coriophora); infiorescenza in primo piano (Foto E. Contarini).

Fig. 5 – Orchidea bruciacchiata (Orchis ustulata); piante fiorite in un praticello (Foto E. Contarini).

Fig. 6 – Orchidea bruciacchiata (Orchis ustulata); aspetto in primo piano dell’infiorescenza (Foto E. Contarini).

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etimologia: la parola Orchis, che dà il nome a tutta la famiglia delle orchidee, deriva da parola greca che significa “testicolo” poiché questo gruppo di piante è dotato di due bulbi ovaloidi che ricordano tali attributi tipicamente maschili; il secondo nome del binomio latino, coriophora, significa “portatrice di cimice” per l’aspetto del fiore (dal greco corios, cimice, e phoros, portare). Di qui ne deriva anche il nome popolare di orchidea cimicina.

Orchidea bruciacchiata [Orchis ustulata L.] fusto: fino a 3 dm di altezza, eretto, cilindrico, nudo su tutta la parte superiore (Fig. 5); foglie: le basali lanceolato-lineari, a volte un po’ spatolate, di lunghezza massima di 7-8 cm; le cauline, in numero di 2-4, limitate quasi alla sola guaina abbracciante il fusto, spesso un po’ rigonfie; fiori: in densa infiorescenza verticale, cilindrica o a volte un po’ a piramide, di colore purpureo-scuro all’apice (Fig. 6); brattee lunghe quanto l’ovario; tepali lanceolati, acuminati, eretti; labello allungato di circa 3 x 5 mm, biancastro con macchie porporine, con 3 lobi di cui i laterali molto più brevi del mediano e divergenti; sperone corto, circa 1/4 dell’ovario; frutti: capsule ripiene di piccolissimi semi, come in tutte le orchidee; habitat: prati, radure, radi cespuglieti, scarpate erbose, ecc., fino a 2000 m di altitudine; fioritura: da maggio a luglio, secondo la quota; distribuzione: elemento europeo-caucasico; etimologia: del primo nome del binomio scientifico già si è parlato alla scheda precedente (vedi); il secondo termine, ustulata, deriva dal latino e significa “bruciacchiata” per il colore brunastro dell’infiorescenza. LXXV - LE ORCHIDEE rivista 1_2014.p65

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PROGRAMMA GITE ANNO 2014 MARZO Da Ven.14 a Dom.16 In Val d’Aosta con le ciaspole Difficoltà: EE Accompagnatori: Beppe Dal Prato, Andrea Martinino APRILE Dom. 06 Difficoltà: EEA-PD

Percorso alpinistico, cengia Massimiliano Torti Accompagnatori: Sergio Cicognani

Sab 12 e Dom. 13 Difficoltà: E

Nel Parco dell’alto Garda, da Salò a Toscolano Maderno. Accompagnatori: Laura Bettoli, Mario Cortesi

Dom. 27 Difficoltà: E

Spello – Monte Subasio – Assisi Accompagnatori: Franco Conti, Gabriella Galeotti

MAGGIO Dom. 04 Difficoltà: EEA

Ferrata nel bresciano Accompagnatori: Ettore Fabbri, Beppe Dal Prato

Dom. 18 Difficoltà: E

Giornata nazionale dei parchi: la Lama ed il sentiero degli Scalandrini Accompagnatori: Andreuccio Reciputi, Ezio Monti

GIUGNO Da Sab. 31a Lun. 02 Difficoltà: E

Sulle orme di San Benedetto: da Subiaco a Montecassino Accompagnatori: Andrea Martinino

Dom. 15 Difficoltà: E

Sui sentieri della Grande Guerra: Piccole Dolomiti, il Sengio Alto Accompagnatori: Mauro Renzi, Laura Bettoli

Sab. 21 e Dom. 22 Difficoltà: E

Alto Adige: salita al rifugio Ponte Ghiaccio Accompagnatori: Stefano Bentivogli, Stefania Ghetti

LUGLIO Sab. 5 e Dom. 6 Difficoltà EEA

Ghiacciaio: dal rifugio Torino (Courmayeur) a Chamonix lungo la Mer de Glace. Accompagnatori: Nicoletta Filipponi, Maurizio Solaroli

Da Sab. 19 a Lun. 21 Ferrate nel gruppo del Civetta Difficoltà: EEA Accompagnatori: Remo Fabbri, Sandro Sportelli SETTEMBRE Sab 13 e Dom. 14 Difficoltà: E

Sentieri del Monte Camicia (gruppo del Gran Sasso) Accompagnatori: Andrea Martinino, Maurizio Solaroli

Dom. 21 Difficoltà: EEA

Canyoning a corda doppia in forra del Monte Nerone Accompagnatori: Sergio Cicognani

Sab. 27 e Dom. 28 Difficoltà: E

Pietralba – Geoparc Bletterbach Accompagnatori: Anna Beltrami, Riccardo Bisello

OTTOBRE Dom. 05 Difficoltà E

Sentiero dei Partigiani, ritrovo escursionistico a Ca’ di Malanca. Accompagnatori: sezionali

Sab. 11 e Dom. 12 Difficoltà: E

Dal passo dell’Abetone al passo delle Radici Accompagnatori: Stefano Mirandola, Sandro Sportelli

Sab. 25 e Dom. 26 Difficoltà: E

Larici in veste autunnale Accompagnatori: Maurizio Solaroli, Mauro Renzi

NOVEMBRE Dom. 23 Difficoltà E.

Pranzo Sociale preceduto da breve escursione. Accompagnatori: sezionali 19 GENNAIO_APRILE_2014

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NOTIZIE DALLA SEGRETERIA A cura di Claudio Patuelli

Tesseramenti 2014 Con il 2014 ci sono novità riguardo le modalità di trasmissione e gestione dati relativi al tesseramento. La Sede Centrale ha adottato un nuovo sistema informatico (nuova piattaforma tesseramento) e le Sezioni si devono adattare imparando ad utilizzare un nuovo e più complesso programma di gestione. Ci viene quindi richiesta una particolare cura nel raccogliere i dati completi dei Soci e, in conformità alle norme di legge sulla privacy, un modulo di consenso informato. Per questo solo ai Soci ordinari (per risparmiare) è già stato inviato un avviso con qualche informazione, un modulo dati anagrafici (per gli eventuali familiari e i giovani fatevi una fotocopia) e l’indirizzo del nostro sito web per poter scaricare e compilare anche gli altri moduli che servono, in modo che, con la collaborazione di tutti e con un po’ di pazienza, si riesca a gestire la fase del tesseramento senza far perdere troppo tempo a nessuno. Chiaramente per chi non ha troppa dimestichezza con i computer e i siti web la segreteria è a disposizione con tutti i moduli e l’aiuto che serve, anzi fino alla fine di Marzo terremo aperta la sede, oltre che il giovedì sera dalle 20.30 in poi, anche il sabato dalle 9 alle 12.30. Terminate le brutte notizie passiamo alle buone: le quote associative per l’anno 2014 rimangono invariate rispetto all’anno scorso, e cioè: ordinari E 41,00 familiari E 22,00 giovani E 16,00 L’Assemblea dei Soci ha inoltre rinnovato la facilitazione per i Soci che da giovani (minori di anni 18) passerebbero ad ordinari ed ha stabilito una quota di E 30,00 per i giovani dai 18 ai 21 anni (chiaramente se il giovane rimane nel nucleo familiare beneficia della quota più favorevole, e cioè quella di familiare di E 22,00). Inoltre per i nuclei familiari in cui è presente almeno un Socio ordinario ed un giovane, gli eventuali ulteriori Soci giovani presenti nel nucleo pagano solo 9,00 euro. La quota associativa è comprensiva di copertura assicurativa per spese di soccorso in caso di incidenti in montagna, R.C. e di polizza infortuni, che però copre esclusivamente i Soci in attività sociale (escursioni in programma da bollettino, manutenzione programmata di sentieri, ecc,). I massimali della polizza infortuni sono E 55.000 caso morte, E 80.000 per invalidità permanente, E 1.600 per spese mediche. I massimali possono essere raddoppiati per i casi morte e invalidità con il versamento aggiuntivo di E 3,40 all’atto del rinnovo. Per il rinnovo sarà indispensabile, per i motivi suddetti, recarsi in sede negli orari che ho scritto sopra. Rinnovo tessera per i Soci lontani Per i Soci che non hanno la possibilità di venire a Faenza è possibile rinnovare la tessera inviando per posta i già citati moduli anagrafici e consenso privacy e pagare il bollino tramite bonifico bancario indicando chiaramente nella causale il cognome e nome del Socio (o dei Soci) di cui si chiede il rinnovo. L’importo va aumentato di E 1,00 per le spese di spedizione del bollino. Le coordinate bancarie per il bonifico sono: Beneficiario: CAI FAENZA Banca di appoggio: Credito Cooperativo Ravennate e imolese – Sede di Faenza IBAN: IT 61 Q 08542 23700 000000086438 30 GENNAIO_APRILE_2014

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NOTIZIE DALLA SEGRETERIA A cura di Claudio Patuelli

I soci della sezione nel 2013 A conclusione del tesseramento 2013 sono risultati iscritti alla nostra sezione: n. 519 Soci ordinari n. 181 Soci familiari n. 76 Soci giovani per un totale di 776 Soci Sito Internet della sezione: www .caifaenza.it www.caifaenza.it Indirizzo mail: info@caifaenza.it Rivista CAI nazionale on-line: www.loscarpone.cai.it Di seguito i negozi convenzionati con la nostra sezione: * DECATHLON Centro Comm.le Le Maioliche Faenza (sconto, vedi sotto) ERBORISTERIA BELLENGHI Via Castellani Faenza – Sconto 10% IL GRANDE SLAM A.s.d. Palestra Via Volta Faenza – Sconti fino al 10% BETTOLI SPORT Corso Garibaldi Faenza – Sconto 15% CAPO NORD Corso Mazzini Forlì – Sconto 15% FERRAMENTA CHESI Centro Comm.le Cappuccini Faenza – Sconto 10% CICLI TASSINARI – Via Strocchi 17 Faenza – Sconto 10% CARTOLERIA LEGA – Corso Mazzini 33 Faenza – Sconto 10% OUTDOOR & TREKKING STORE - Via Trieste 48/a Ravenna - Sconto 15 % Convenzione Salewa. Comunichiamo a tutti i soci, quanto inviatoci dal punto vendita Outlet Salewa di Castel Guelfo. Tutti i soci dietro presentazione tessera CAI otterranno uno sconto del 10% sul materiale ad eccezione di quello già in offerta, o in saldo. La promozione vale comunque anche negli altri Outlet Salewa in Italia. * Convenzione sconto ai soci CAI presso negozio Decathlon di Faenza

GARANZIA DI RISERV ATEZZA RISERVA Si informano i soci e tutti coloro che, per partecipare alle attività della Sezione CAI di Faenza hanno fornito i propri dati personali, che, ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. 196/2003, tali dati saranno trattati dalla Sezione esclusivamente per scopi istituzionali dagli incaricati alle mansioni di segreteria per registrazione, modifica, integrazione ed elaborazione, gestione amministrativa dell’adesione all’Associazione, per la spedizione di corrispondenze, comunicazioni sulle iniziative e per servizio d’informazione. I dati non saranno in nessun caso comunicati né diffusi all’esterno della Sezione. Responsabile del trattamento è il Presidente pro tempore della Sezione, Signor Ettore Fabbri, con recapito presso la Sede della Sezione CAI, Via Campidori, 28 (CAP 48018). Ai sensi dell’art. 7 del d.lgs. 196/2003, tutti coloro che hanno fornito i propri dati personali potranno esercitare il diritto di consultarli, modificarli e cancellarli nonché richiedere elenco aggiornato e completo degli addetti alle mansioni di segreteria della Sezione rivolgendosi al Presidente all’indirizzo sopra indicato. Bollettino CAI Faenza: Direttore Responsabile Prof. Domenico Tampieri. Redaz. e amministraz.: Via Campidori, 28 - 48018 FAENZA (RA) - Tel. 0546 22966 - 0546 21616 (c/o Chesi). Riunioni, Biblioteca, iscrizioni ed escursioni: ogni giovedì dalle ore 20,30 alle ore 22,30. Sabato dalle 10,00 alle 12,00. Redazione: Maurizio Solaroli, Fabbri Ettore, Mauro Renzi, Irene Bandini, Laura Bettoli, Claudio Patuelli, Mario Cortesi, Dalla Vecchia Pierluigi, Bisello Riccardo. Impaginazione: Romano Leonardi e-mail: fotomec3f@libero.it - Ivan Calamelli e-mail: ivancalamelli@gmail.com Stampa: Tipografia Romagna - Faenza - Tel. 0546 31314 - Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 711 del 5/7/1982. 31 GENNAIO_APRILE_2014

rivista 1_2014.p65

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06/02/2014, 14.48


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