2013 - Bollettino 3 (1)

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ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA Dei Soci della Sezione di Faenza del Club Alpino Italiano E’ convocata per mercoledì 12 dicembre 2012, alle ore 12, ed in seconda convocazione per giovedì 13 dicembre 2012, alle ore 21,00, l’Assemblea Generale Ordinaria dei Soci della Sezione di Faenza, presso la Sede Sociale in Via Campidori 28 (Rione Rosso) per discutere il seguente ORDINE DEL GIORNO Nomina del Presidente e del Segretario dell’Assemblea Lettura del verbale dell’Assemblea precedente (marzo 2012) Relazione del Presidente della Sezione sull’attività svolta nell’anno 2012 Approvazione quote associative per l’anno 2013 Comunicazioni del Presidente della Sezione Varie ed eventuali

1. 2. 3. 4. 5. 6.

Dalle ore 20,30 del 13 dicembre 2012 funzionerà la verifica dei poteri. Si ricorda che all’Assemblea avranno diritto di voto i Soci in regola con il tesseramento 2012. Il Presidente Ettore Fabbri ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

SERATE DI PROIEZIONI IN SEDE - ULTIMO GIOVEDI’ DEL MESE Tornano in sede le serate di proiezioni dei nostri soci, a documentare viaggi o gite in montagna in Italia o in giro per il mondo. L’appuntamento è per l’ultimo giovedì di ogni mese, in sede, alle ore 21,30 (durata un’ora circa) nel corso del quale verranno presentate immagini o filmati con il seguente programma: Giovedì 29 Novembre

Alaska e parchi Americani. Di Sergio Cicognani

Giovedì 20 Dicembre

Le immagini scattate dai Soci durante le uscite C.A.I. dell’anno 2012 A cura di Laura Bettoli

Giovedì 24 Gennaio

Argomento da definire

Giovedì 21 Febbraio

Argomento da definire

Giovedì 28 Marzo

L’attività della Scuola di Alpinismo Pietramora, progressione in conserva della cordata. A cura di Sergio Cicognani

Note Organizzative: L’orario d’inizio spostato alle 21,30 permette ai Soci presenti in sede, interessati ai servizi di segreteria oppure presenti per gli accordi delle gite domenicali, di avere il tempo per organizzarsi. Durante la proiezione, dalle ore 21,30 alle ore 22,30 circa, il servizio di segreteria sarà sospeso. Confidiamo in tutti i Soci perché la proiezione possa svolgersi senza disturbo. I Soci interessati a proiettare le loro immagini/filmati possono prenotare in sede una serata da inserire nel programma di aprile/giugno prossimi.

Errata corrige: nel n.101 del nostro Bollettino CAI Faenza la foto di copertina mostra il rif. Locatelli con lo sfondo del Monte Paterno, non le Tre cime di Lavaredo come scritto nella didascalia e come rilevato da molti Soci attenti lettori. In copertina: Prima neve sul Civetta. Foto di Maurizio Solaroli. 2 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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Editoriale Cari soci, quando, prima dell’estate, ci siamo lasciati, avevamo davanti a noi due importanti impegni: l’Alta Via dei Parchi e la Settimana Nazionale di Escursionismo. Per l’attivazione dell’AVP, i soliti volontari, sotto il sole cocente che non ha mai dato tregua, maneggiando picconi, pale, mazze, trapani e altro ancora hanno piantato pali, montato frecce e tabelle, tagliato rami e rovi. Ce l’abbiamo quasi fatta, solo in alcuni tratti manca la segnatura e con un ulteriore sforzo finiremo il lavoro in tempi brevi. Per quanto riguarda la Settimana Nazionale di Escursionismo, mi dispiace dover dire che non ha avuto il successo sperato, la partecipazione non è stata esaltante, tuttavia, avendo sentito le opinioni degli escursionisti e degli organizzatori, con soddisfazione la nostra Sezione può vantarsi di aver svolto al meglio l’impegno di accompagnare ed intrattenere gli ospiti. Abbiamo avuto ospiti da varie regioni, dal Sud, dal Centro e dal Nord Italia, e grazie a loro ed al senso di amicizia che hanno trasmesso, chi di noi ha partecipato alla SNE ha potuto recepire ed apprezzare lo spirito della manifestazione ed in Consiglio stiamo ipotizzando una partecipazione sezionale alla SNE dell’anno prossimo. A Tossignano, per concludere la SNE e per inaugurare l’Alta Via dei Parchi, si è svolta, con grande partecipazione, una manifestazione con la presenza di Reinhold Messner e del Presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani. In questa occasione Paolo Borciani, Presidente del Gruppo Regionale, ha consegnato ad Errani l’impegno da parte del CAI a finanziare con i fondi raccolti dalle Sezioni un progetto di ricostruzione a favore dei terremotati dell’Emilia. Durante la manifestazione sono stati premiati i Soci che nelle Sezioni si sono particolarmente distinti per il loro impegno, volontario e gratuito. Anche alcuni Soci della nostra Sezione hanno avuto questo riconoscimento, e colgo l’occasione per ricordare a coloro che non erano presenti alla consegna che potranno riceverlo in occasione del Pranzo Sociale di novembre. Per concludere ringrazio tutti coloro che si sono impegnati per le attività sopra citate e ricordo a tutti i Soci di prepararsi per partecipare alle prossime gite programmate in questo Bollettino. Il Presidente Ettore Fabbri

SEDE E ORARI DELLA SEZIONE C.A.I. DI FAENZA La sezione del C.A.I. di Faenza è posta in Via Campidori, 28 (sede Rione Rosso). Tel. 0546 22966 - La Sede Sociale della Sezione è aperta a tutti il giovedì dalle ore 20,30 alle ore 23,00 ed il sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00. È possibile effettuare le iscrizioni e rinnovare l’adesione al club: AENZA: Presso la Sede Sociale negli orari sopra indicati; A FFAENZA: Presso la Ferramenta Chesi, Centro Commerciale Cappuccini, Via Canal Grande, Tel. 0546 21616 (ore negozio); A TREDOZIO: Presso Gabriele Ferrini, Via XX Settembre, 65 - Tel. 0546 943929; A RUSSI: Presso Ballardini Luigi, Via Molinaccio, 61 - Tel. 339 2625666; A RIOLO TERME: Presso Piero Pasini, Via Zauli, 9 - Tel. 0546 70871. Informazioni sull’attività della Sezione: A FFAENZA: AENZA: nella bacheca di Via Severoli (angolo palazzo comunale di fronte alla Pretura). A TREDOZIO: nella bacheca di Via XX Settembre. A RUSSI: nella bacheca di Piazza Dante, Sede Banca S. Geminiano e S. Prospero. A CASTEL BOLOGNESE: nella bacheca di Via Garavini (di fronte Credito Romagnolo), con informazioni presso il Sig. Sportelli Domenico, Via Giovanni XXIII, 333. A RIOLO TERME: nella bacheca di Via Aldo Moro (di fronte al Comune) 3 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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Sono passati soltanto due mesi e mezzo da quel mat- fare la parte del vecchio saggio e brontolone e lui tino del 12 luglio…da quella telefonata… non so se mi quella del giovane scavezzacollo, forse è per questo riuscirà, ma vorrei tanto non cadere nella retorica e che non siamo mai stati veri compagni di cordata. che queste poche righe servissero a ricordarlo... sor- Abbiamo però fatto viaggi, e corsi di alpinismo; lui fu ridente, così come era sempre lui. il mio segretario al corso AR1 del 2005, io fui il seQuando lo conobbi non mi fu particolarmente simpa- gretario al suo corso del 2009, e salite: alle torri del tico, mi sembrava troppo spaccone, troppo incline a Vajolet, alle Cime di Lavaredo, a Punta Grohmann, al facili entusiasmi e ci volle del tempo prima che po- Campanile di Val Montanaia, in Val Canali... incomtessi apprezzare la spontaprensioni ne abbiamo avuneità di tanta esuberanza. te, eccome! Ma sempre fiEra maggio del 1994, Ivan nite con delle bevute. Bandini dirigeva l’ennesiDopo tutti questi anni e le mo corso di roccia del CAI innumerevoli giornate pasdi Gigi Mazzotti Faenza, Gianluca era un alsate insieme, riaffiorano lievo di tale corso e non alla mente gli aneddoti che mancò di farsi notare: non ricordo chi, ma vedendolo erano diventati dei classici, quando si parlava di lui arrampicare con tutta la sua irruenza, qualcuno disse “ehi guarda quello, ha un fisico e due braccia, che mi sembra uno di quelli che fanno la pubblicità alla Pastamatic!” (Per chi non lo ricordasse, si tratta di una macchina da cucina per impastare, che si pubblicizzava vantando la forza di dieci “omoni”, con delle braccia da culturisti). Quel nome, “Pastamatik” (con il kappa finale, perché a lui così piaceva) gli rimase appiccicato, tanto che ormai più nessuno lo chiamava Luca, ma semplicemente “Pasta”, e, ricordo, questa abbreviazione indusse spesso anche a dei simpatici malintesi. Come ho detto, per la mia poca disponibilità, passò del tempo prima che diventassimo amici, ma Pasta era persona tanto ingombrante e tanto disponibile sempre, che sarebbe stato impossibile frequentare gli stessi ambienti e non averlo sempre vicino. Io più anziano di lui di 15 anni, mi sono trovato spesso a

Dedicato ad un amico

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per descriverne il carattere. Lui era sempre il primo ad offrirsi per aiutare gli allievi in difficoltà ed era sempre il più disponibile a fare da animatore delle serate nei rifugi… con le sue barzellette! Chi le può dimenticare? Terribili! Era diventato Istruttore di Alpinismo con tanta di quella caparbietà, nonostante che lo studio delle materie teoriche gli procurasse un vero e proprio fastidio, che al raggiungimento del titolo gli organizzammo una festa, che credo sia stato un caso unico per una tale occasione, ma per Pasta questo si faceva. Ricordo le volte che dopo esserci dati appuntamento per eseguire operazioni, come smontare il muro di arrampicata, tu arrivavi all’appuntamento e lui ti accoglieva con il suo sorrisetto: “Avevo tempo, ho già fatto da solo”. Quel sorriso… In tutti questi anni, non ricordo di aver mai visto Pastamatik veramente arrabbiato. Quel sorriso… caro Pasta, l’hai impresso nei nostri cuori.

YELLOW STONE Domenica 14 ottobre 2012 si è svolto il Campionato Regionale Boulder 3a prova Emilia Romagna Gara valida C.N.P. Gianluca Ferfetti

PASTAMATIK MEMORIAL 5 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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Estate 2011, l’estate ideale…mah…a giudicare dal meteo Le altre, più di 150 vie, chi le conosce? Chi le ripete? del mese di luglio non si direbbe certo! Poca gente credo, per lo più locals, questo perché Luglio, giornate lunghissime, calde, tempo stabile... sulle Dolomiti ci sono moltissime vie più blasonate, pareti in gran parte asciutte…nel luglio 2011 qualcosa più accessibili, più “facili”, forse anche più belle... è andato storto, infatti, a parte la prima settimana sal- Alcune vie attendono ancora, dopo una trentina di anni, vabile il resto del mese non ha mai rispettato le aspet- la prima ripetizione…saranno gli infiniti e complicati tative presentando quasi sempre un’instabilità tale da avvicinamenti a scoraggiare i più. non consentire salite “importanti”...e quindi si stava, Altre ancora vedono solo la ripetizione, magari in soalmeno io, a casa! litaria, del solito Ivo FerVabbeh, è pure vero rari o del compianto che i mesi precedenti Lorenzo Massarotto. avevano regalato alcuRecentemente si sono di Luigi Dal Re ne vie di assoluto varegistrate due prime rilore, come ad esempio petizioni solitarie di la Casarotto-Radin alla Quarta Pala di San Lucano, o Marco Anghileri e alcune aperture di nuove vie. anche la famosa via dei Fachiri, a cui si può aggiun- Io però su certe pareti non cerco solo la bellezza delgere una fruttuosa primavera e un paio di altre salite l’arrampicata. interessanti in giugno. Su una parete del genere vai sapendo di trovare molPerò mancava ancora qualcosa. to probabilmente delle rogne, con la consapevolezza Una menzione particolare la merita sicuramente la di sbatterci il muso e di poter essere respinto, con la Quarta Pala di San Lucano, un mondo a sé dal punto convinzione di non passare una “divertente giornata” di vista alpinistico, una montagna e una parete così di arrampicata, ma una giornata che verrà gustata solo vicina, ma anche così lontana da tutto, quasi fuori dalla in un secondo tempo. civiltà! Questo è matto - voi direte - un po’ è vero, in effetti. Già, arrivi a Col di Prà e la vedi, alta, maestosa, mi- Dicevo che si arriva a Col di Prà e si vede la parete: steriosa, si fronteggia con un altro gigante, il Gigante adesso si deve trovare il sentiero per raggiungerla, e per eccellenza, l’Agner, e al confronto di questo sem- le informazioni che abbiamo ci mostrano due possibra quasi piccola. bilità. Piccole, infatti, sono sembrate per anni queste pareti Le dobbiamo verificare nel pomeriggio per poter esagli occhi degli alpinisti fino all’arrivo, all’inizio degli sere rapidi l’indomani, col buio. anni 70, di Alessandro Gogna prima e di Renato Ca- Passiamo così quasi quattro ore a cercare tracce in sarotto poi, che hanno aperto la storia alpinistica del- mezzo al bosco ripido (Stefano, a casa, si ritroverà le Pale di San Lucano, portata poi avanti da Miotto, attaccate pure due zecche): dobbiamo raggiungere una Massarotto, Ferrari, Di Biasio e, pochi a dire il vero, sorta di bancata boscosa situata tra due fasce roccioaltri. se, da sotto sembra tutto evidente, ma quando ci si La quarta Pala, o cima Van del Pez, conserva forse ritrova nel mezzo non si capisce più niente. ancor più delle sorelle vicine l’alone di mistero che le Alla fine i nostri sforzi vengono premiati e ci accamavvolgeva fino a quei primi anni di esplorazione, in- piamo all’inizio della traccia che seguiremo il giorno fatti, il conosciuto Diedro Casarotto allo Spiz de La- dopo. gunaz ormai si può considerare una “classica” di alta Il fragore del torrente sottostante è assordante, ma in difficoltà e il suo accesso si può dire non abbia ormai breve la stanchezza prevale e il sonno prende il posto più segreti (almeno spero, visto che è un sogno per il di tutte le tensioni e i pensieri che si intrecciano nelle futuro). nostre menti. La più facile Flora sulla Seconda Pala risulta ormai Saremo all’altezza delle difficoltà? abbastanza ripetuta, con le relative proporzioni dovu- Non sempre mi pongo questa domanda, questa volta te a questi luoghi... però la via l’ha proposta Stefano, un amico di Treviso, E poi basta! validissimo alpinista, già conoscitore profondo di

L’estate ideale

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queste montagne che, con la sua convinzione, è riuscito a rompere i miei indugi, anche se adesso qualche dubbio riaffiora. Ore 3.45: suona la sveglia, il cielo è stellato, si parte. Un’ora di flebili tracce nel bosco ci portano “dentro”il Van de Pez, il canalone che dà il nome alla montagna. L’ambiente è spaventoso e suggestivo al tempo stesso, qualche centinaio di metri sotto di noi scorre pacifica la stradina di fondovalle dalla quale guardavamo la parete il giorno prima. Sopra di noi la grande parete e, vicinissimo, il primo ostacolo della giornata: una parete di rocce friabili, bagnate, erbose, denominata tiro “Thriller”, alta una quarantina di metri, che conduce ad una cengia alberata che andrà percorsa verso destra per raggiungere il costone boscoso e l’attacco della via. Apro una parentesi: i primi salitori non passarono da qui, ma attaccarono molto più bassi percorrendo una parete infida, per alcune centinaia di metri, con difficoltà anche di quinto grado. Successivamente venne scoperto questo tracciato che è stato seguito da tutti i (pochi) ripetitori della via.

La lontanissima Valle di San Lucano.

Sulla Quarta Pala di San Lucano,dietro le spalle l’Agner 7 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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Parte Stefano, questi 40 metri richiederanno più di un’ora e l’infissione di alcuni chiodi per essere saliti e raggiungere un terreno più sicuro. E poi un’altra ora e mezzo per raggiungere l’attacco. Ci siamo, cerchiamo di leggere le rughe della montagna e di trovare il percorso che, nonostante tutto, si rivelerà abbastanza facile da trovare, pur mancando quasi del tutto chiodi o segni di passaggio. La via è, infatti, molto logica. ...manca ancora molto alla vetta... Però, come dicevo, non ci sono chiodi e ci dobbiamo arrangiare con i nostri, rete famosissima: la via dell’Ideale sulla Marmolada! inoltre la conformazione delle fessure rende difficile “Cavolo Stefano - dico - sei sicuro?” anche l’utilizzo di protezioni veloci, per cui la salita Come al solito lui mi convince dicendo che i suoi amici richiede molto tempo. l’hanno fatta col bivacco intermedio, anche alcuni miei Saliamo superando difficoltà crescenti mentre la val- amici anni fa ripensandoci, e sono usciti senza troppi le è sempre più lontana…riconosciamo la nostra auto, problemi. lontanissima. Il nostro problema sarà invece il tempo in quanto in Raggiungiamo un chiodo piantato da Casarotto: lo giugno la parete non è in condizioni, in luglio il mefotografo. teo farà schifo, in agosto non riusciamo ad organizVerso l’alto la roccia peggiora e gli ultimi 3 tiri ci spre- zarci e ormai siamo convinti di dover rimandare almono per bene le energie rimaste…Stefano sale magi- l’anno successivo... stralmente un diedro giallo liscio e friabile, l’ostacolo Ma ecco che ai primi di settembre si apre uno spirafinale, anche se per uscire dalla parete c’è ancora un glio. Inizialmente non puntiamo a quella salita, il metiro di IV grado che ci costringe a stringere i denti, e teo non è così convincente, ma col passare del tempo non solo, per agguantare le toppe erbose che spor- si delineano 3 o 4 giorni belli per cui mi prendo al gono dalla cima…proprio così, su questa via si passa volo un venerdì di ferie e il giovedì sera parto per Tredal IV grado al prato in un metro. viso. Abbiamo arrampicato per 12 ore, più le 4 di avvicina- Dormiremo a Malga Ciapela per partire la mattina da mento, piantato (e tolto) tra tutti e due una trentina di lì, attaccare la via e puntare alla grotta a metà parete, chiodi…mai mi era successo in tanti anni. alla fine delle maggiori difficoltà. Lì bivaccheremo e il Abbiamo raggiunto il nostro sogno! sabato saliremo in vetta. Siamo felicissimi, siamo stati bravi, non era facile. La via dell’Ideale, aperta nel ’64 da Armando Aste e Stefano dice che con una salita così potrebbe anche Franco Solina, è stata considerata per anni la via più terminare la stagione subito, lui è a posto! difficile delle Dolomiti, per via soprattutto della diffiMa l’appetito vien mangiando e già durante la disce- cile arrampicata in placca che presenta, quando ansa mi viene fuori con un’altra proposta che non avevo cora si scalava con gli scarponi e l’aderenza era molmai considerato, perché non mi sentivo all’altezza, to temuta…poi sono arrivate le scarpette e sono state questa volta una via conosciuta, ripetuta, su una pa- aperte molte vie più difficili, molto più difficili: il Pe8 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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sce, Tempi Moderni, tante vie di Giordani... Ma l’Ideale rimane sempre l’Ideale, almeno per un alpinista medio come me. E poi sono sempre 1300 m di parete, 37 tiri di corda. E così l’indomani mattina mi ritrovo a percorrere il sentiero che appena 15 giorni prima avevo salito per andare a fare la diretta Messner, anche quella una bella giornata passata in parete con l’aggiunta di un freddo bivacco in cima, dentro la stazione della funivia, praticamente una cella frigorifera... Camminiamo spediti, al rifugio facciamo rifornimento di acqua, salutiamo Dante, il gestore, comunichiamo le nostre intenzioni e poi via verso l’attacco della “parete d’argento”. Sono le 8, non è presto, ma oggi il tempo non sarà un

La placca dei chiodi a pressione

problema, ci sono più di 12 ore di luce per arrivare alla nicchia dove dormiremo, saranno sufficienti. Ci aspetta subito un diedro strapiombante dall’aspetto bonario ma tutt’altro che facile, segue una difficile placca di aderenza per giungere a rocce più facili. Alcuni tratti più facili conducono alle placche superiori, che con astuti traversi permettono di raggiungere la famigerata placca con i chiodi a pressione... sarebbe settimo grado noi preferiamo utilizzare quei chiodi per passare in artificiale, non è il caso di volare su quei piccoli tasselli. E dopo 12 ore di placche, diedri, terrazze dove ripren-

dere fiato, passaggi difficili in una parete enorme che nonostante tutto permette di salire senza difficoltà estreme, (almeno oggi con scarpette, friend e tricam...) siamo dentro la nicchia, un buco in parete profondo 3 metri, largo 2 e alto poco più di uno. Fortunatamente siamo solo noi. Dormiremo lì dentro, abbiamo i sacchi a pelo, per me è la prima volta, sono emozionato a trovarmi a bivaccare in un luogo così inaccessibile e, a parte un po’ di imbarazzo nell’espletare i bisogni notturni, dormo abbastanza bene. La mattina ci svegliamo, io un po’ infreddolito per la verità, con uno scenario meraviglioso di fronte a noi…e ancora un bel po’ di parete da salire. Abbiamo scelto di uscire attraverso i camini della via del Pesce, come fanno quasi tutti negli ultimi anni, dovrebbe essere un po’ più facile e con meno rischio di trovare ghiaccio. Si arriva, infatti, a 3300 m di altitudine, non dimentichiamolo. Insomma, ci vorranno altre 8 ore di arrampicata con passaggi decisamente più difficili del previsto, ma alle 15 siamo sotto la stazione della funivia dove un inserviente si affaccia per darci indicazioni mentre dalla terrazza panoramica alcuni turisti osservano incuriositi. Recupero Stefano dalla ringhiera della stazione, lo accolgo gridandogli: “CAVOLI, ABBIAMO FATTO L’IDEALE!” Eh sì…ancora non ci crediamo…durante la discesa, (in funivia, ce lo siamo meritato), ripercorriamo questi due ultimi giorni passati in parete e la soddisfazione si fa sempre più spazio subentrando alla stanchezza... abbiamo proprio fatto l’IDEALE! ...ed ecco il perché dell’estate ideale, un’estate arrivata tardi ma che poi non voleva più finire lasciando spazio ancora ai primi di ottobre a delle belle salite…ma questa è un’altra storia...

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Alcune foto delle nostre gite di Maurizio Solaroli, con foto di autori vari

Come di consueto, inseriamo in queste pagine un brevissimo resoconto delle principali uscite fino a qui effettuate, ed alcune foto scattate dai partecipanti. Certo, l’inverno 2012 è stato molto strano, ci siamo trovati quasi senza neve fino ai primi di febbraio, con diversi problemi logistici nell’organizzare il corso ciaspole sezionale. Poi “troppa grazia”, non si riusciva quasi a raggiungere l’Appennino per la troppa neve. E così siamo arrivati al 24 e 25 marzo con un fine settimana di ciaspole in Dolomiti. Siamo rimasti solo in 10 causa posticipo dell’uscita di una settimana per il maltempo; neve comunque molto scarsa, ma siamo riusciti a salire la cima Iuribrutto il sabato e la Forca Rossa dalla Val Fredda la domenica.

Cambiamo decisamente ambiente il 21 e 22 aprile con una due giorni sulle montagne che circondano il lago di Como. Grazie all’accompagnamento di un amico locale, saliamo ai piedi dei Corni di Canzo il sabato, mentre la domenica percorriamo una lunga traversata da Canzo fino a Bellagio, con lo sguardo che domina le cime delle Grigne e delle Alpi Lombarde innevate.

Come ormai tradizione, da diversi anni all’inizio della primavera andiamo a percorrere facili ferrate nelle Prealpi Trentine. Il 15 aprile ferrata Favogna e il 6 maggio ferrata di Rio Secco.

Il 20 maggio, svegliati dalla scossa di terremoto che ha devastato l’Emilia, siamo più di quaranta a partire per la salita al Monte Catria, con partenza dall’eremo di Fonte Avellana.

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Il 16 e 17 giugno siamo di nuovo su un lago, il sabato saliamo alla cima di Monte Isola nel centro del lago D’Iseo, mentre la domenica compiamo un lungo giro ad anello partendo da Cevo, in Media Val Camonica.

L’uscita classica su ghiacciaio effettuata il 1 luglio ha visto tutti i trenta partecipanti raggiungere la cima del Cevedale partendo dal rifugio Casati.

Ancora con vista sul lago di Como, siamo al 28 e 29 luglio sulle ferrate nel gruppo delle Grigne. Nonostante le alte temperature, sia il gruppo ferrate che quello escursionistico riescono a portare a termine il programma.

Domenica 16 settembre siamo in venti, divisi esattamente in due gruppi, sulle ferrate e sui lunghi sentieri attorno al gruppo del Carega, nelle Piccole Dolomiti.

Siamo sempre nelle Prealpi Vicentine sabato 22 settembre, dove saliamo lungo la ferrata Falcipieri fino al rifugio Papa, mentre domenica 23 dopo la visita alle postazioni della prima guerra mondiale sul Monte Pasubio, percorriamo in discesa la strada delle 52 gallerie.

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Si sono svolte nei giorni scorsi alcune iniziative nel zani e Monica Palazzini del servizio parchi della Renostro territorio inerenti la presentazione del progetto gione, che hanno descritto le caratteristiche dell’Alta della Regione Emilia Romagna – Assessorato all’Am- via dei Parchi, ma anche le motivazioni che hanno biente e Parchi, denominato Alta Via dei Parchi. Dopo spinto la Regione a fare questa scelta. 500 km di senessere stato presentato in diverse località durante la tieri attrezzati che attraversano tutta la Regione sul Settimana Nazionale dell’Escursionismo, che quest’an- crinale appenninico, attraverso due Parchi Nazionali no si è svolta in Emilia Romagna e che ci ha visti im- (Foreste Casentinesi ed Appennino Tosco Emiliano), pegnati, anche come attività sezionale, in veste di ac- cinque Parchi Regionali, ed un Parco Interregionale compagnatori agli (Sassi di Simone e Simoncello). escursionisti che avevano scelto il nostro Il percorso si snoda a partire da Berceto, in territorio per attraverprovincia di Parma, ed sare l’Alta Via, nella giornata di giovedì 20 arriva ai confini con le Marche entrando nel settembre nella suggestiva location della rocParco dei Sassi di Simone e Simoncello; atca di Riolo Terme si è di Francesco Rivola traversa tutto il crinale tenuta la presentazione appenninico, abbasdel progetto, con la partecipazione di diverse personalità che hanno ope- sandosi solo da Castel del Rio per arrivare a Tossirato per la realizzazione del progetto, da funzionari gnano, dove si entra all’interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola fino a Cà Carnè, per risalire poi nuovamente verso l’Appennino e riprendere quota attraversando le Foreste Casentinesi fino a terminare in cima al monte Carpegna presso l’Eremo della Madonna del Faggio. Un grande trekking, che vuole diventare come le Alte Vie Alpine o come i grandi trekking europei, con la particolarità di essere quasi sempre all’interno di aree protette, con peculiarità diverse a seconda dell’area in cui ci si trova, dai laghi glaciali dell’Appennino Emiliano alla Vena del Gesso Romagnola ed alle grandi foreste di faggi del Casentinese, dagli ambienti delle vaste praterie di alta quota alle rupi e rocce di origine vulcanica di alcune aree, tutto questo facendolo con l’unica maniera in cui si può godere al meglio la natura che ci circonda: camminare. della Regione a tecnici ad amministratori. Presenta- L’ideale di questo grande trekking, attraversabile in zione rivolta a tutta la cittadinanza, ma sopratutto agli 27 tappe, è quella di creare, in un momento di svilupoperatori economici del territorio, per valutarne le po di un turismo fatto di escursionismo, le condizioni potenzialità. Infine sabato 22 settembre a Tossignano che consentano anche al nostro Appennino di intersi è chiusa la Settimana Nazionale dell’Escursionismo cettare gli amanti della natura e delle camminate, ofcon testimonial di eccezione come Reinhold Messner frendo un trekking che sia all’altezza di altre Alte Vie e il presidente della Regione Vasco Errani. esistenti, e ponendosi a livello europeo come valida Cominciamo dalla presentazione dell’Alta Via dei Par- alternativa. chi, tenuta giovedì 20 alla rocca di Riolo Terme: il pro- Sono poi stati illustrati i lavori di cartellonistica e gli getto é stato presentato dalle dottoresse Antonella Liz- interventi fatti all’interno del Parco della Vena del Ges-

Alta Via dei Parchi, un progetto, le sue ricadute

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so Romagnola, mentre Massimiliano Costa ha illustrato le grandi potenzialità di richiamo del Parco e gli aspetti naturalistici unici che, se promossi adeguatamente, possono portare un buon contributo di presenze all’interno della struttura. Sono poi stati affrontati i temi del turismo ambientale da parte degli amministratori che, dopo aver analizzato il trend turistico dei prossimi anni, che vede in crescita innanzitutto il turismo ambientale, hanno chiesto a tutti i soggetti, dal Parco ai promotori turistici, agli operatori, di lavorare in stretta sinergia con gli enti locali per confezionare proposte concrete per questa nuova fascia di turismo lento. In tutto questo è stato più volte evidenziato il ruolo importante e positivo del CAI nel mantenimento della sentieristica e segnaletica. Sabato 22 a Tossignano, invece, con Messner si è chiusa la Settimana Nazionale dell’Escursionismo e si è presentata ufficialmente l’Alta Via dei Parchi, alla presenza del Presidente delle Regione Vasco Errani. Vista la presenza ufficiale, il Presidente del gruppo regionale delle Sezioni CAI dell’Emilia Romagna, Paolo Borciani, ha consegnato al Presidente Errani un

contributo di oltre trentottomila euro, raccolto tramite una sottoscrizione fra le sezioni CAI, da destinare ad un progetto di ricostruzione nei territori interessati dal terremoto del maggio scorso. La giornata ha visto la confluenza di circa 500 escursionisti su Tossignano, erano organizzate due escursioni: una che partiva da Tossignano, arrivava al passo della Prè e tornava a Tossignano, e l’altra che partiva da Borgo Rivola attraversando tutta la Vena fino al passo della Prè, luogo di incontro con gli altri escursionisti, dove Messner è arrivato immergendosi nell’ambiente del Parco incontrando gli escursionisti, e insieme si è risaliti a Tossignano, dove l’organizzazione aveva predisposto un pranzo a base di polenta e piadina con la salsiccia, il cui ricavato è stato devoluto alle popolazioni emiliane colpite dal sisma dei mesi scorsi. Dopo la parte ufficiale dell’iniziativa, Messner sul palco ha rilasciato un’intervista sull’etica della montagna, intervista che ricalca quella presente sul mensile CAI, Montagne 360 . Insomma, due belle iniziative che fanno ben sperare per il futuro.

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Escursioni per i Soci Giovani Continua anche per i prossimi mesi l’offerta di escursioni per i nostri soci giovani e le loro famiglie, in collaborazione col Gioca Faenza Tanti Sport. Le uscite concordate sono le seguenti: Domenica 21 ottobre: Da San Benedetto in Alpe alla cascata dell’Acquacheta. Domenica 11 novembre: Escursione alla chiesa di Lozzole. A Lozzole sosta pranzo con possibilità di un piatto caldo di pasta. Nel pomeriggio, per chi vuole, possibilità di assistere alla messa celebrata da don Samori’. A seguire rientro alle auto Domenica di gennaio 2013: In data da definire ed in base all’innevamento, uscita escursionistica con ciaspole. L’itinerario verrà deciso nei giorni precedenti l’uscita, in base alla quantità di neve presente in Appennino. Domenica 3 marzo 2013: Uscita escursionistica con ciaspole. L’itinerario verrà deciso nei giorni precedenti l’uscita, in base all’innevamento presente in Appennino. Domenica 7 aprile 2013: In occasione della festa del risveglio di Borgo Rivola, nel Pomeriggio breve escursione in zona Vena del Gesso. Domenica 14 aprile 2013: Da Poggio alla Lastra al rifugio La Rondinaia, dove saremo accolti dal Gruppo Alpini che hanno in gestione il rifugio. Il punto di ritrovo e partenza per tutte queste escursioni è il parcheggio di fronte ai campi sportivi della Graziola, Piazzale Tambini. Per i trasferimenti alle località di partenza delle escursioni, verranno utilizzati mezzi propri. Per informazioni su queste uscite contattare la responsabile Anna Savorani cell.3389342225. 14 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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FIORI SPONTANEI DELL’APPENNINO ROMAGNOLO (a cura di Ettore Contarini)

17 – LE ORCHIDEE (1o) GENERALITA’ SULLE ORCHIDEE Non sono pochi a pensare, specialmente tra coloro che non girano mai per le montagne con gli scarponi ai piedi, che le orchidee siano “roba da fioristi” e basta! Effettivamente, tra le centinaia di specie esotiche, viventi in particolare nella fascia tropicale ed equatoriale del pianeta, una parte viene oggigiorno coltivata in serra anche in Europa e successivamente venduta come piante ornamentali da abbellire un angolo della casa. E lo scopo viene senz’altro raggiunto. Si tratta, infatti, di specie di orchidea dalle fioriture molto vistose, con grosse corolle dalle forme ardite e dai colori dolcemente delicati. Tutti costoro ignorano, però, che anche i nostri prati e i nostri pendii erbosi, specialmente se caldi e soleggiati, sono ricchi di tante e bellissime specie (52 solo per la nostra Romagna!), sebbene non dotate delle dimensioni e della vistosità di quelle esotiche. Ma, si sa, nelle zone tropico-equatoriali la Natura sembra che abbia voluto esagerare, strafare, stupire in tutte le sue manifestazioni biologiche. Gli alberi arrivano a 50 o più metri di altezza; certe foglie a 3 metri di lunghezza; svariati frutti sono grossi come una damigiana; alcuni fiori oltre 1 metro di diametro; le farfalle 20 centimetri di apertura alare; non mancano tra i coleotteri esemplari lunghi 30 centimetri. Tutto sembra moltiplicato per il famoso numero fisso della geometria euclidea 3,14, altrimenti detto anche P greco! E a volte anche di più. Ma da quelle parti le cose vanno così. O meglio, andavano così. Poiché oggi, ormai, l’uomo ha distrutto tutto anche là... Pure per le orchidee di quei Paesi, dunque, le cose non possono andare diversamente per dimensioni e spettacolarità. Però anche le specie nostrane, se abbiamo la voglia e quel po’ di modestia necessaria per chinare la schiena e osservarle da vicino, non hanno nulla da invidiare per eleganza di forme e per i colori alle aristocratiche cugine dei Paesi lontani. Se con un piccolo sforzo mentale riusciamo ad immaginarle di dimensioni maggiori, ci renderemo conto che anche le orchidee di casa nostra non sono da meno come bellezza. Ma l’elefante, nella cultura popolare, fa sempre più effetto della formica, benchè in biologia abbiano lo stesso valore all’interno di un ecosistema. Le orchidee in senso generale, al di là degli aspetti estetici, mostrano però anche delle eccezionali peculiarità biologiche, ecologiche, morfologiche, nonché riproduttive, ben distinte da tutti gli altri gruppi e famiglie di vegetali. Tutte le specie italiane, ed europee in generale, risultano comunque radicate al suolo, a differenza di molte di quelle esotiche che si comportano da “epifite” (dal greco epi, sopra, e fito, pianta), ossia che vivono sugli alberi utilizzando per vivere le sostanze organiche che si accumulano, ad esempio, nelle biforcazioni del tronco, ecc. Nelle specie nostrane, che vivono a terra, le radici sono generalmente tuberi (ossia, botanicamente, come le comuni patate di uso alimentare), interi o divisi, benchè in rari casi si possono osservare anche rizomi allungati o forme radicali fascicolate. Un caso a parte è il genere Orchis (s.l.), che dà il nome all’intera famiglia, poiché la parte sotterranea presenta costantemente in tutte le specie del gruppo due tuberi ovaloidi, ravvicinati ma distinti, a mo’ di apparato genitale maschile dei 15 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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Fig. 1 – Elleborine di palude (Epipactis palustris). Portamento della pianta intera nel suo ambiente naturale (Foto Pier Luigi Stagioni).

Fig. 2 – Elleborine di palude (Epipactis palustris). Aspetto caratteristico della fioritura (Foto Pier Luigi Stagioni).

mammiferi. Il nome orchis, infatti, deriva dal greco “testicolo”. Il fusto, nelle specie italiane, appare sempre eretto e porta i fiori in spighe più o meno dense o in grappoli compatti. Le corolle sono particolari, suddivise in 6 parti e a simmetria bilaterale secondo un asse verticale, con 3 tepali superiori e tre inferiori. Tra questi ultimi, caratteristico appare sempre quello centrale inferiore, molto più grande e dilatato degli altri, detto “labello”. Oltre ad essere spesso un elemento fiorale importante per la determinazione delle varie specie affini, in quanto dotato di complessi disegni e colori particolari, mostra a volte delle forme e dei cromatismi estremamente caratteristici per attirare, traendoli in inganno, certi insetti impollinatori. Tutte le elegantissime orchidee del genere Ophrys anche nostrane, ad esempio, presentano un labello che, secondo la specie, è predisposto per attirare un certo tipo di imenottero, dalle api ai bombi. I maschi degli insetti di quel tipo che arrivano in volo vengono così irresistibilmente attratti da queste stuzzicanti forme femminili e tentano dei convinti quanto inutili approcci sessuali di copulazione. I risultati per questi insetti risultano ovviamente deludenti, ma intanto con le ferventi scosse al fiore essi vengono fittamente impolverati di tanti piccoli granelli di polline che poi, in successive tentazioni sessuali su altre corolle, fertilizzano altri esemplari di orchidee. E la Natura ha così raggiunto il suo scopo. Ma gli insetti, quando si tratta di orchidee di specie affini, spesso vanno a impollinare anche entità diverse. Da qui, la presenza in natura di molte piante ibridate, dai fiori “strani” che non rientrano nelle forme e nei colori canonici delle specie note per un territorio: per i loro caratteri intermedi e alterati, spesso questi esemplari, che sembrano delle nuove specie giunte da chissà dove, dànno del filo da torcere per la determinazione anche ai botanici più provetti. Secondo i casi e secondo le specie genitrici da cui derivano, tali ibridi possono risultare fertili, e quindi reincrociarsi a loro volta con le entità parenti, oppure apparire sotto forma di individui sterili la cui genia termina lì. Nell’ambito delle molte e straordinarie caratteristiche che la famiglia orchidacee presenta, vi è anche il complesso e paricolare sistema di germinazione. I piccolissimi semi non sono dotati di sostanza nutritiva di riserva, come in generale avviene per moltissime altre famiglie di piante allo scopo di sopperire alle difficoltà nutrizionali dei primissimi tempi dello sviluppo embrionale. Perché avvenga la germinazione diviene quindi necessario l’avvento di un fenomeno ambientale esterno, del tutto peculiare, ossia che nel terreno dove i semi sono caduti nell’anno precedente vi sia il micelio dei particolari funghi con i quali si sviluppa un meccanismo molto complesso e non ancora ben chiarito di simbiosi, cioè di reciproco vantaggio bio-ecologico per le due specie vegetali. A tanto di straordinari fenomeni hanno portato, riconosciamolo apertamente, milioni di anni di evoluzione darwiniana sul pianeta Terra!

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Fig. 4 – Elleborine comune (Epipactis helleborine). Aspetto completo di pianta in fioritura (Foto Pier Luigi Stagioni).

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Fig. 3 – Elleborine di palude (Epipactis palustris). Particolare: fiore in primo piano (Foto Pier Luigi Stagioni).

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ORCHIDEE DI ROMAGNA Per la subregione romagnola sono note 52 specie di orchidee spontanee, di cui alcune esclusive, almeno per il territorio in esame, delle zone umide sottocostiere della pianura e dei boschi litoranei adriatici. Presenti sull’Appennino tosco-romagnolo sono comunque da annoverare quasi una cinquantina di entità, alcune frequenti o addirittura comuni e altre rare o rarissime. A parte queste due ultime categorie di elementi floristici difficili da incontrare, in particolare per l’escursionista meno esperto in materia, una trentina di orchidee si possono considerare alla “portata visiva” di tutti coloro che mostrano l’occhio un po’ attento quando attraversano a tarda primavera specialmente prati e pascoli ad erba bassa, spesso sassosi, e luoghi erbosi caldo-aridi in generale compresi i pendii stradali asciutti e soleggiati. Ad esclusione di poche specie più legate all’ombra dei boschi o agli ambienti umidi, il resto predilige largamente i siti a pieno sole. Tra la fine di aprile e la metà di Fig. 6 – Elleborine comune (Epipactis helleborine). giugno fanno la loro comparsa fioFiore in primo piano (Foto Pier Luigi Stagioni). rita la quasi totalità delle nostre orchidee appenniniche, dalle prime colline ai crinali alti del piano montano.

Fig. 5 – Elleborine comune (Epipactis helleborine). Caratteristica della fioritura (Foto Pier Luigi Stagioni).

NOTA – La parte introduttiva appena terminata (generalità sulle orchidee, più orchidee di Romagna) risulta più ampia del solito, rispetto a quelle dei Bollettini precedenti, poiché ha la funzione di presentazione generale della famiglia orchidàcee che sarà il tema botanico sviluppato anche nei prossimi 5-6 numeri di questa rivista del CAI. Elleborine di palude [Epipactis palustris (Miller) Crantz] fusto: altezza 20-50 cm, non di rado anche un po’ oltre, eretto (Fig. 1), cilindrico, alla base dotato di fitte squame color rosa; rizoma orizzontale; foglie: in numero di 6-10 sul fusto, lanceolato-ellittiche; le medio-basse di lunghezza generalmente 6-7 cm (raramente anche 10 e oltre) e di larghezza 2-4 cm, di norma con 7-9 nervature principali, parallele; le superiori progressivamente più ristrette e brevi; tutte risultano molto acute all’apice e con la base largamente abbracciante il fusto (amplessicauli); fiori: posti lungo un’infiorescenza lineare, rada, formata di norma da una decina di elementi tendenzialmente penduli (Fig. 2), non di rado girati tutti da una stessa parte (unilaterali); brattee di mm 20-30 per 3-4 di larghezza; tepali esterni lanceolati, acuti, e gli interni più larghi, ottusi, tutti di 8-10 mm di sviluppo; labello di 8-10 mm suddiviso in due parti, una basale e una apicale, con strozzatura di divisione fra le due molto profonda; il settore basale (ipochilo) mostra striature rossastre screziate di giallo sul fondo; la parte terminale, invece (epichilo), è biancastra (Fig. 3); frutti: piccole capsule fornite di alcune coste rilevate, con semi minutissimi; habitat: zone umide in generale, raramente oltre i 1300 metri di altitudine; fioritura: fine maggio-giugno; a luglio soltanto alle quote maggiori; distribuzione: circumboreale (euroasiatica-nord americana); etimologia: Epipàctis è il nome che davano nell’antica Grecia a una pianta simile all’ellèboro. Poi Swartz si è servito di codesto 17 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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Fig. 7 – Elleborine di Greuter (Epipactis greuteri). Aspetto di pianta intera in fioritura (Foto E. Contarini).

Fig. 8 – Elleborine di Greuter (Epipactis greuteri). Primo piano dei fiori (Foto E. Contarini).

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termine per indicare un nuovo genere di orchidee prossimo a Seràpias, detto volgarmente helleborine, per la somiglianza delle foglie a quelle dell’ellèboro bianco. Il secondo nome del binomio scientifico, palustris, è chiaramente riferito al tipo di ambiente umido dove cresce questa orchidea. Elleborine comune [Epipactis helleborine (L.) Crantz] (NOTA: si tratta di una entità polimorfa, ossia che si presenta sotto varie forme, per cui autori vari interpretano tali differenze in modo diverso facendone un gruppo di sottospecie o addirittura di specie distinte. In questa sede noi presentano questa entità in senso lato). fusto: alto fino a 1 metro, ma di solito dai 30 ai 60 cm (con rizoma breve, non dotato di stoloni), eretto, cilindrico, molto foglioso, fittamente ricoperto di peluria fine (Fig. 4); foglie: da 6 a 15 lungo il fusto; le inferiori ovato ellittiche e abbraccianti il fusto (amplessicauli), lunghe 5-6 cm e larghe 3-4; le medie più lunghe e strette, fino a 9-10 cm x 1,5-2, a bordo ondulato; simili, ma sempre più piccole, le superiori; fiori: posti su un’infiorescenza lineare, rada, in larga parte girati da una sola parte (quasi unilaterali), numerosi (Fig. 5); brattee inferiori strette e acute, pendule, di lunghezza 5-6 cm; le altre di soli 2-3 cm; tepali interni ed esterni simili, acuti, patenti, di lunghezza 7-8 mm; labello di circa 4 mm con le due parti, basale e distale (ipochilo ed epichilo), rigidamente connesse; corolle verdastre, sul labello bianche e al centro spesso violette (Fig. 6); frutti: piccole capsule costolute, ripiene di molti semi minutissimi; habitat: la specie è presente nei boschi di latifoglie e sale in altitudine fin oltre i mille metri; fioritura: giugno-luglio, raramente oltre; distribuzione: presente in tutta la fascia temperata dell’Eurasia; in Italia è nota di tutte le regioni (almeno come E. helleborine in s.l.); è frequente anche sull’Appennino romagnolo; etimologia: del termine Epipàctis già si è parlato (vedi); il secondo termine del binomio scientifico, helleborìne, riprende quanto già detto nella scheda precedente sulle affinità d’aspetto con le foglie dell’ellèboro bianco (vedi). Elleborine di Greuter (Epipactis greuteri Baumann & Kunkele) fusto: alto 20-50 cm, eretto (Fig. 7), leggermente pubescente, di colore verde-chiaro, dotato di alcune brattee inguainanti alla base; foglie: in numero di 5-8 sul fusto, con nervature fitte; le inferiori, delle quali 2-3 di forma ovato-lanceolata, si staccano dal caule a non meno di 10 cm da terra; le medie e le superiori linearilanceolate, di 6-8 cm di lunghezza, sempre più piccole salendo; fiori: portati da una spiga unilaterale, penduli, molto aperti, di 1,5-2 cm di diametro; sepali verdicci, ad apice acuto, un po’ accartocciati; labello ben distinto nelle due parti tipiche: il settore basale (ipochilo) verde al suo interno e quello distale (epichilo) di colore bianco, cuoriforme, con al centro due callosità giallognole (Fig. 8); frutti: piccole capsule dotate di coste rilevate; semi tanti e munitissimi; habitat: boschi freschi di faggio o abete bianco e faggio, dai 900 ai 1100 metri di altitudine; fioritura: tardiva, da luglio a settembre (anche secondo l’andamento stagionale dell’annata); distribuzione: elemento floristico endemico, alla luce delle attuali conoscenze, dell’Appennino tosco-romagnolo, poiché si differenzia per vari caratteri dalla descrizione di Epipactis greuteri tipica; locus classicus di rinvenimento: Campigna (Forlì) alt. m. 1050, in abieti-faggeto; etimologia: già s’è detto del nome Epipàctis; il secondo nome, greutèri, è dovuto al genitivo latino del cognome di uno studioso tedesco, Greuter, che si è occupato molto della famiglia botanica della orchidàcee e che due colleghi gli hanno dedicato questa specie.

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Quando presso la sede CAI Faenza all’inizio dell’anno ci gendo anche i suoi famigliari. Il giorno concordato il 16 siamo ritrovati per stilare il programma sezionale 2012, fra giugno al pomeriggio siamo arrivati con il pullman a Cevo, le proposte ha avuto il consenso anche quella di Stefano, circa in una quaranta, li abbiamo trovato Sergio vicino a organizzare una escursione di due giorni in Val Camonica casa sua, con lui ci siamo dati appuntamento per la sera a data stabilita 16 17 giugno, zona non molto frequentata e cena, dove è stata gradita anche la presenza di suo fratello perciò non molto conosciuta nella nostra sezione. Stabili- Roberto e di suo figlio Giovanni, quest’ultimo profondo to che il primo giorno era dedicato ad una camminata a conoscitore ed esperto delle squadre di calcio italiane. Montisola nel lago Iseo, rimaneva da decidere la destina- Colgo l’occasione per ringraziare il titolare dell’albergo rizione della seconda giornata, l’idea era un’escursione che storante Sargas il Sig. Casalini Marco,, che si è impegnato ci potasse a vedere quelle per soddisfatto le nostre pareti del gruppo delrichieste di alloggio, serl’Adamello a noi non abivendoci poi la sera una tuali, abbiamo quindi decena con prelibate pietanciso che la meta era la val ze. Lasciatici con la panSaviore, ma a parte le carcia piena e molte idee, abte, non conoscevamo ne i di Pier Luigi Dalla Vecchia biamo deciso di ritrovarpercorsi ne le difficoltà dei ci il giorno dopo alle ore vari sentieri del luogo. Per sopperire a tutto ciò, abbiamo 08.00 a Saviore dell’Adamello, per percorrere il sentiero deciso di informarci da una figura che per affinità lavorati- che passando dalla malga Casentia arrivava a Pian della ve è ritenuta da me attendibile, l’agente della Regina a 2600 m. con un Polizia Locale che svolge il suo servizio nei dislivello in salita di m. due comuni di Cevo e Saviore dell’Adamel1400. La mattina altra aplo, Matti Sergio. Rintracciato un numero teprezzata sorpresa, assielefonico, ho chiamato Sergio e subito al teme a noi oltre a Sergio, lefono ha sentito una voce amichevole, che Giovanni e Roberto, ansenza titubanze o chiedere spiegazioni si è che la figlia di quest’ultireso disponibile a supportarci nella nostra mo Miriam e i due pezzi forti delle famiglie i cani Mila e Argo. Ci siamo inerpicati subito per un sentiero la cui salita non molla un attimo, non senza fatica ma con la proIl gruppo di punta degli accompagnatori fonda soddisfazione che da sx. Argo Giovanni e Mila solo la montagna ti sa dare, siamo arrivati a Pian della Regina in una splendida giornata di sole, quella terrazza naturale ci ha permesso di posare il nostro sguardo sulle splendido panorama dei gruppi alpini che la circondavano, siamo poi ridiscesi passando dalla malga Corte per rientrare a Cevo camminata di circa 8 ore. Come sezione CAI di Faenza, vogliamo ringraziare i nostri accompagnatori, Roberto, Sergio, Miriam e Foto di gruppo a Pian della Regina Giovanni, durante le ore passate assieme camminando in uscita. Sergio, con competenza e solerzia prima ci ha tro- montagna, come spesso succede, è nato anche un rapporvato la sistemazione per la mezza pensione del sabato sera to di amicizia e stima reciproca, che ci ha portato ad auspipresso l’albergo ristorante Sargas a Cevo, poi ci ha dato le care di rivederci per affrontare assieme altri percorsi della prime indicazioni per l’escursione in val Saviore, e se in valle Saviore. Per come ci avete accolti è stato un privilequella giornata era libero ci avrebbe volentieri accompa- gio conoscervi, avete arricchito con la vostra presenza le gnato. Durante le settimane seguenti è nata ardirei dire vostre belle montagne che ci avete mostrato. Un plauso va un’amicizia telefonica, che ha reso ancora più stimolante di diritto anche a Mila e Argo, che con il loro continuo l’attesa della data stabilita, Sergio intanto per aiutarci nella moto perpetuo, hanno fatto sicuramente almeno il triplo nostra uscita, stava impegnando nuove risorse coinvol- del nostro percorso. A presto amici.

Cai Faenza in Val Saviore

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IL NEGOZIO DEGLI SPOR TIVI SPORTIVI Via Colombo, 6 - 48018 FAENZA (RA) - Tel. (+39) 0546.46944 - Fax (+39)0546.46948

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NOTIZIE DALLA SEGRETERIA A cura di Claudio Patuelli

Rinnovo delle iscrizioni per l’anno 2012 Ricordo a tutti i Soci che non hanno provveduto a rinnovare l’iscrizione che il termine ultimo di rinnovo è il 31 ottobre. Dopo tale data non saranno più accettate dalla Sede Centrale né domande di associazione né di rinnovo relative al 2012. Le quote associative sono le seguenti: ordinari E 41,00 familiari E 22,00 giovani E 16,00 I Soci che da Giovani (minori di anni 18) passerebbero ad Ordinari, fino ai 21 anni pagano solo E 30,00 (invece che 41,00). Naturalmente se rimangono nel nucleo familiare diventano Soci Familiari e pagano E 22,00. Inoltre, per i nuclei familiari in cui è presente almeno un Socio Ordinario ed uno Giovane, gli eventuali altri Soci Giovani presenti nel nucleo pagano solo 9,00. La quota associativa garantisce copertura assicurativa per spese di soccorso in caso di incidenti in montagna. E’ inoltre comprensiva di polizza infortuni, che copre esclusivamente i Soci in attività sociale (gite, manifestazioni, incontri, escursioni, manutenzione sentieri, ecc, come da programma sul bollettino), con i seguenti massimali: caso morte E 55.000, caso invalidità permanente E 80.000, spese mediche E 1.600. Tali massimali possono venire raddoppiati per il caso morte e invalidità permanente con una richiesta da sottoscrivere ed il versamento aggiuntivo di E 4,00 all’atto del rinnovo. Il rinnovo delle iscrizioni è possibile sia in sede, il giovedì sera e sabato mattina, sia presso i fiduciari esterni che trovate nel riquadro nella seconda pagina del Bollettino. Rinnovo delle iscrizioni per i Soci lontani Per i Soci che non hanno la possibilità di venire a Faenza è possibile rinnovare l’iscrizione tramite vaglia postale intestato a: CAI Faenza – Via Campidori, 28 – 48018 FAENZA indicando nome e cognome del (dei) Socio/i di cui si chiede il rinnovo. L’importo deve essere aumentato dell’importo del francobollo per la lettera con cui la sezione spedisce il bollino. In alternativa si può fare un bonifico bancario a favore del CAI Faenza presso la Banca di Romagna – Ag. 4 Faenza IBAN IT 37 L 06205 23708 000000053084 oppure il Credito Cooperativo Ravennate e Imolese – Sede di Faenza IBAN IT 61 Q 08542 23700 000000086438 indicando chiaramente la causale, il nome e cognome del (dei) Socio/i di cui si chiede il rinnovo, e aumentando la quota dell’importo del francobollo per l’invio del bollino. Cambi di indirizzo Invito tutti i Soci a segnalare per tempo le variazioni di indirizzo, per non pregiudicare il ricevimento della rivista del CAI Centrale “Montagne 360 ” e del Bollettino sezionale. La segnalazione si può fare anche attraverso posta elettronica inviando una mail all’indirizzo: clubalpinofaenza@virgilio.it Sito Internet della Sezione di Faenza: www.caifaenza.it La storica rivista del CAI nazionale “Lo Scarpone” è ora on-line: www.loscarpone.cai.it 30 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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NOTIZIE DALLA SEGRETERIA A cura di Claudio Patuelli

NUOVI SOCI ISCRITTI DAL 10 MAGGIO AL 25 SETTEMBRE 2012 ORDINARI: Resta Matteo Baruzzi Carlo Alberto Albonetti Alessandro Rossi Alberto Piacentini Luca Renzi Roberto Russo Guglielmo Dalla Croce Simone Lanzoni Marzia Neri Italo Castellari Erika Manaresi Manuele Benericetti Christian Cavina Vincenzo Ravaioli Alberto

Pezzi Elisa Ghetti Lorica Venturini Corrado Timoncini Maicol Carroli Damiano Minguzzi Federica Venturelli Elisa

FAMILIARI: Celotti Giuliana Neri Daniela Tampieri Maria Cristina Pelliconi Eliana Brunetti Gaia Maria

GIOVANI Fabbri Raul Monti Andrea Amadei Pietro Ghetti Gianluca Monti Giacomo Malpezzi Anna Novelli Leonardo Cimatti Camilla Altini Luca Ghiselli Stella Berdondini Alan Vassura Massimiliano Bonini Mirella Papaleo Caterina Carroli Maria Maddalena

Di seguito i negozi convenzionati con la nostra sezione: * DECATHLON Centro Comm.le Le Maioliche Faenza (sconto, vedi sotto) ERBORISTERIA BELLENGHI Via Castellani Faenza – Sconto 10% IL GRANDE SLAM A.s.d. Palestra Via Volta Faenza – Sconti fino al 10% BETTOLI SPORT Corso Garibaldi Faenza – Sconto 15% CAPO NORD Corso Mazzini Forlì – Sconto 15% FERRAMENTA CHESI Centro Comm.le Cappuccini Faenza – Sconto 10% CICLI TASSINARI – Via Strocchi 17 Faenza – Sconto 10% CARTOLERIA LEGA – Corso Mazzini 33 Faenza – Sconto 10% Convenzione Salewa. Comunichiamo a tutti i soci, quanto inviatoci dal punto vendita Outlet Salewa di Castel Guelfo. Tutti i soci dietro presentazione tessera CAI otterranno uno sconto del 10% sul materiale ad eccezione di quello già in offerta, o in saldo. La promozione vale comunque anche negli altri Outlet Salewa in Italia. * Convenzione sconto ai soci CAI presso negozio Decathlon di Faenza Riceviamo e proviamo a spiegarvelo in due parole, la nuova convenzione sconti. I soci interessati a una raccolta punti per accumulo di uno sconto, devono passare in sede e ritirare una Tessera Fedeltà Decathlon, che va esibita ad ogni acquisto. Sulla tessera verranno caricati dei punti pari a 10 ogni 8,00 euro di spesa. Ogni 400 punti si accumula uno sconto di 6,00 euro che si può decidere di scontare da un prossimo acquisto, ecc. La tessera è valida per acquisti nei negozi Decathlon su qualsiasi genere di materiale, e non più come era in passato solo per materiale da montagna. In sede abbiamo tutto il materiale informativo. Chi crede può attivare la tessera anche presso il punto vendita di Faenza. Grazie ai vostri acquisti anche la sezione riceverà una percentuale di punti, con i quali a fine anno potrà acquisire materiale tecnico da utilizzare durante le uscite sezionali.

Bollettino CAI Faenza: Direttore Responsabile Prof. Domenico Tampieri. Redaz. e amministraz.: Via Campidori, 28 - 48018 FAENZA (RA) - Tel. 0546 22966 - 0546 21616 (c/o Chesi). Riunioni, Biblioteca, iscrizioni ed escursioni: ogni giovedì dalle ore 20,30 alle ore 22,30. Sabato dalle 10,00 alle 12,00. Redazione: Maurizio Solaroli, Fabbri Ettore, Mauro Renzi, Irene Bandini, Laura Bettoli, Claudio Patuelli, Mario Cortesi, Dalla Vecchia Pierluigi, Bisello Riccardo. Impaginazione: Romano Leonardi e-mail: fotomec3f@libero.it - Ivan Calamelli e-mail: ivancalamelli@gmail.com Stampa: Tipografia Romagna - Faenza - Tel. 0546 31314 - Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 711 del 5/7/1982. 31 SETTEMBRE_DICEMBRE_2012

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