Bollettino 2, 2013

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Programma de iVisionari 4 Martedì 18 Giugno 2013 ore 21:30 Sferisterio del Circolo Macrelli Piazza di Porta Montanara 13 Faenza in collaborazione con UOEI Faenza Serata Video Clip Serata “grammaticale” in cui parteciperanno 17 circoli fotografici della Emilia Romagna che mostreranno la loro attività e creatività Consulenza preparatoria dei circoli FIAF: Pino Valgimigli, Omero Rossi (Dirigenti FIAF Emilia-Romagna) Consulenza Musicale: Luciano Biolchini Organizzazione Circoli: Romano Cicognani “Non corriamo, ma andiamo di fretta, noi Visionari vogliamo andare lontano” Serata dedicata a Max

Martedì 25 Giugno 2013 ore 21:30 Chiostro del Palazzo Celestini (ex Casa del Popolo) via Castellani 25 Faenza in collaborazione con Riunione Cattolica E. Torricelli Il germoglio e la geometria della musica Concerto per pianoforte Pianoforte: Pietro Fresa Multivisioni: iVisionari (Carlo Conti, Maria Erbacci e Lorenzo Gaudenzi) Alberto Berti, Romano Cicognani Dervis Castellucci e Paolo Stenta Andrea Severi

Giovedì 4 Luglio 2013 ore 21:30 Piazza Nenni (ex Molinella) Faenza in collaborazione con CAI Faenza Massimiliano Dorigo Fotografo naturalista e viaggiatore presenta Dalla natura d'Abruzzo, al Ruwenzori I mitici monti della luna Sulle tracce del Duca degli Abruzzi

Giovedì 11 Luglio 2013 ore 21:30 Piazza Nenni (ex Molinella) Faenza in collaborazione con CAI Faenza Proiezione di filmati in concorso al Film Festival internazionale della montagna di Trento

Sabato 20 Luglio 2013 ore 21:30 Forlì Prima Ripetizione della Serata Videoclip in piazzetta della Misura, in centro a Forlì, in collaborazione con gli amici del FCCF, Foto Cine Club Forlì.

Tutte le serate sono supportate da: Cooperativa Sterna Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Cantina Leone Conti

In copertina: Ferrata in Dolomite. 2 MAGGIO_AGOSTO_2013

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Editoriale Cari Soci, Il 21 marzo scorso si è celebrata la “Giornata Internazionale delle Foreste”,, come stabilito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in modo da stimolare le Nazioni a prendere iniziative che coinvolgano in positivo foreste ed alberi. Purtroppo, però, in Italia si va diffondendo l’idea che per conservare e valorizzare il patrimonio boschivo si debba privatizzarne la gestione. Personalmente, ritengo che l’idea sia alquanto pericolosa per il futuro di parchi, foreste, boschi e dell’Ambiente in generale. Ammesso che il progetto sia nato in buona fede per conciliare la natura con uno sfruttamento sostenibile, sappiamo che sarebbero poi necessari rigidi controlli, ma sappiamo anche che troppo spesso per mancanza di mezzi o peggio per disonestà, questi controlli possono venir meno. Sulla materia abbiamo un buon esempio: “le Regole”, norme che fin dal 1200, nelle valli dolomitiche, disciplinano in modo rigidissimo e comunitario lo sfruttamento del bosco. Temo, però, che ancora una volta si voglia seguire “non il buon esempio, ma i cattivi pensieri”; sulla materia, la Regione Liguria ha già emanato una legge regionale che presenta punti alquanto discutibili. Italia Nostra, WWF ed altre associazioni liguri si sono mosse per contrastare tale legge al fine di evitare che vengano meno quei principi di tutela paesaggistica ed ambientale sanciti, tra l’altro, dalla legge nazionale sui parchi. Non conosco se il CAI nazionale abbia già preso posizione sulla materia, ma il mio personale pensiero vuole essere un allarme lanciato a voi Soci della nostra Sezione perché siate vigili e attenti alla salvaguardia del nostro Ambiente, sempre più minacciato dai mutamenti climatici e soprattutto dalla speculazione. IL Presidente Ettore Fabbri Il 31 Marzo è scaduto il termine per il rinnovo del bollino 2013 Ricordo ai Soci che non avessero ancora rinnovato il bollino per l’ anno in corso, che il 31 Marzo è scaduto il termine per il rinnovo. Dopo tale data si è persa la qualifica di Socio e con essa tutte le prerogative ed agevolazioni ad essa connesse, assicurazione compresa. Rinnovando il bollino, in breve tempo si riacquistano le prerogative di Socio.

SEDE E ORARI DELLA SEZIONE C.A.I. DI FAENZA La sezione del C.A.I. di Faenza è posta in Via Campidori, 28 (sede Rione Rosso). Tel. 0546 22966 - La Sede Sociale della Sezione è aperta a tutti il giovedì dalle ore 20,30 alle ore 23,00 ed il sabato dalle ore 10,00 alle ore 12,00. È possibile effettuare le iscrizioni e rinnovare l’adesione al club: AENZA: Presso la Sede Sociale negli orari sopra indicati; A FFAENZA: Presso la Ferramenta Chesi, Centro Commerciale Cappuccini, Via Canal Grande, Tel. 0546 21616 (ore negozio); A TREDOZIO: Presso Gabriele Ferrini, Via XX Settembre, 65 - Tel. 0546 943929; A RUSSI: Presso Ballardini Luigi, Via Molinaccio, 61 - Tel. 339 2625666; A RIOLO TERME: Presso Piero Pasini, Via Zauli, 9 - Tel. 0546 70871. Informazioni sull’attività della Sezione: A FFAENZA: AENZA: nella bacheca di Via Severoli (angolo palazzo comunale di fronte alla Pretura). A TREDOZIO: nella bacheca di Via XX Settembre. A RUSSI: nella bacheca di Piazza Dante, Sede Banca S. Geminiano e S. Prospero. A CASTEL BOLOGNESE: nella bacheca di Via Garavini (di fronte Credito Romagnolo), con informazioni presso il Sig. Sportelli Domenico, Via Giovanni XXIII, 333. A RIOLO TERME: nella bacheca di Via Aldo Moro (di fronte al Comune) 3 MAGGIO_AGOSTO_2013

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Scrivo questo articolo per una sorta di senso del do- sosa un’infinità di volte, spesso vestito come i due vere, malinteso e fuori luogo fin che si vuole ma è speleologi in primo piano, con un identico sacco tucosì. E chiedo scusa umilmente, davvero, per il fatto bolare in spalla, la stessa tuta irrigidita dal freddo e di scriverlo in prima persona, che so benissimo non con le stesse macchie di fango vecchio sopra, magari esser “professionale”, ma giusto con un casco, un per una cosa che tocca viimbrago e un’attrezzatura sceralmente i ricordi crepiù primitivi. Ma la luce do non si possa far altro. diafana dei milleseicento Quando ho visto sul numetri di quota, l’atteggiamero di dicembre 2012 di mento incantato dei due “Montagne 360” il serviche guardano questa zio sul Corchia mi è vemontagna strana e meranuto un brivido, per la foto vigliosa, violentata dalle di apertura ancor più che cave più che dalle tempeper le successive di grotste, crivellata nel suo inta: quella montagna tozza, terno da cunicoli e galleSandro Bassi pelata, neanche troppo rie che si estendono per alta e senza neppure un oltre 60 km, come una gibel profilo frastagliato e riconoscibile come invece gantesca città sotterranea, sono quelli di sempre. succede di regola in Apuane, mi ha riportato indietro Il servizio è bello e ci mancherebbe: le esplorazioni al di un sacco di anni. Ho percorso quella cresta sas- Corchia sono state un’epopea, hanno segnato una generazione che non tornerà più a scendere questi abissi, ma altri lo faranno, certo. Personalmente sono riuscito a non tornare più in questo luogo che ho amato follemente, di un amore assoluto e irrazionale, per non dover vedere il cadavere della Capanna bruciata nel maggio 1994 dai cavatori, forse gli stessi che ci avevano aiutato nel 1978 a montarla dopo averne trasportato gli oltre 600 pezzi prefabbricati, con quei giganteschi camion, su per i tornanti della strada bianLa Capanna in una foto dei primi anni ’80 di Ivano Fabbri; ca che sale da Passo Croce. A ripensarci furono lo speleologo in primo piano sta per calarsi in un buco, scene ridicole: loro alla guida dei loro mastodonti, che è l’ingresso del durissimo Abisso Fighierà, oggi noi con il camioncino di Farolfi e con macchine norcollegato all’Antro del Corchia. mali (allora era così, nessuno aveva il Suv, semplice-

BREVE LA VITA FELICE DELLA CAPANNA LUSA-LANZONI SUL CORCHIA

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mente si spingeva sul gas e non ci si preoccupava delle ruote che slittavano o dei sassi che sbattevano sotto) fino all’ultimo piazzale di cava dove ci caricammo i pezzi negli zaini o su basti improvvisati (per le centine, indivisibili, ci volevano otto persone che sembravano schiavi egizi) per portar su tutto a spalla. Loro, i cavatori, facevano il loro mestiere e probabilmente già compativano noi che facevamo uno sport, ma c’era una complicità antica e genuina. Spesso gli speleo passavano ai cavatori i rilievi delle grotte: loro evitavano di intercettarle, se potevano, noi ci illudevamo di averle salvate per sempre o comunque per il momento ci credevamo e andava bene così. Per collocare un bivacco da nove posti su questa montagna era bastata una riunione in paese: il monte era, da sempre, proprietà naturale degli “uomini di Levigliani” secondo una sorta di uso civico arcaico, più forte e profondo di qualsiasi concessione edilizia. Era bastato un accordo; d’altronde a loro non costava nulla e noi dovevamo ricordare un morto, Antonio Lusa, che mille volte aveva calcato queste rocce, esplorato questi meandri, sceso questi pozzi alla ricerca della mitica giunzione fra l’Abisso Fighierà e il sottostante Antro del Corchia. Con un’espressione retorica oggi dico che Antonio aveva sempre amato queste montagne e senza retorica posso dire che anche i cavatori avevano conosciuto e amato Antonio. Su “Montagne 360” il pur bravo Max Goldoni inevitabilmente sintetizza una questione in realtà assai complessa, che un giorno andrà raccontata nelle sue mille sfaccettature e contraddizioni perché noi uomini siamo fatti così, pensiamo ognuno in maniera diversa e ci contraddiciamo pure da soli cambiando anche idea. Ma qui importa precisare alcuni dati, per quanto apparentemente irrilevanti. Il bivacco venne realizzato con un gigantesco lavoro di volontariato, cui concorsero oltre cento speleologi di tutta Italia, perché Lusa era amico di tutti. Venne progettato da un geometra carpigiano (nato a Bomporto e residente a Modena, ma con lavori vari a Faenza), Carlo Azzali, e assemblato nel giugno e luglio 1978 presso la falegnameria di Rodolfo Farolfi, a Faenza. Poi smon-

La Capanna ormai bruciata, nella primavera del 1999, nella foto di Giovanni Bisi.

tato e, come per miracolo, trasportato e rimontato, nell’agosto e settembre, sul Corchia. Un posto scelto con estrema cura: sul nido di una vecchia postazione di guerra, riutilizzata come cantina, su una cresta con frequenti, improvvise bufere di vento patagonico. Ma proprio per questo preziosissimo, per accogliere chi usciva dalle esplorazioni del Fighierà, il cui ingresso distava e dista una ventina di metri. A seguire con la massima costanza le operazioni fu Pier Paolo Biondi, speleologo faentino e allora anche presidente del CAI Faenza; quest’ultimo diede il suo patrocinio e, con alcune braccia, anche il suo apporto fattivo (per la copertura finanziaria fece tutto Farolfi). Venne coinvolta anche la Ronda Speleologica Imolese, anch’essa affiliata CAI, che aveva avuto un lutto analogo al nostro con la scomparsa di Ennio Lanzoni, “il Paguro”.

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Le tre associazioni – GSF, CAI Faenza e CAI Imola – lasciarono sulla porta della capanna una targa in bronzo con i loro nomi e i nomi dei due defunti, targa che è ancora conservata. Passò del tempo, nacquero sacrosante istanze ambientaliste in difesa delle Apuane aggredite e sventrate per vendere marmo a riccastri esotici. Gli speleologi iniziarono a combattere una guerra contro i cavatori, sporca e assurda come tutte le guerre ma fu così. Il CAI fece in parte altrettanto, ma fu più lealista del re e si accorse che sul Corchia, oltre ai torsoli di mela creati con un’attività estrattiva sfrenata, oltre alle strade che laceravano i fianchi della montagna, c’era – e proprio in vetta – un abuso edilizio. Dopo una serie di riunioni (stavolta non ne bastò una come con i cavatori) dove Biondi cercò di convincere i vari delegati CAI che la capanna era indispensabile, almeno finché c’erano esplorazioni speleologiche, venne trovata una soluzione che consentiva al CAI di non avere macchie sulla coscienza e fu, per il CAI, la “sconfessione” della capanna, che poteva rimanere ma senza alcun riferimento al sodalizio. Il che venne fatto con la semplice apposizione di una nuova targa (anch’essa oggi conservata perché prelevata prima dell’incendio finale) con il nome del solo Gruppo Speleologico Faentino. Mi rendo conto di come possa non piacere, oggi, rinvangare tutto ciò, in particolare su questa testata, ma i fatti furono questi. La Capanna ha salvato molte vite, forse anche la mia, visto che più volte sono uscito dal Fighierà in condizioni disastrose, le peggiori per affrontare una cresta esposta, magari di notte, con il ghiaccio, la bufera, dopo venti ore di punta senza dormire eccetera. E’ fuor di dubbio che abbia salvato tanti: ci sono decine di testimonianze, orali e scritte. Ora, non sta certo a me dirlo, ma la Capanna appartiene ad un’epoca conclusa, morta e sepolta. Io darei tutte e due le braccia per farla rivivere, ho passato in quei dieci metri quadri i momenti più indimenticabili che comunque non torneranno. Non tornerà un interesse esplorativo per il Fighierà, l’abisso più bello e maledetto che abbia mai visto ma talmente duro da non solleticare alcuna ripetizione “turistica”. Quelle esplorative si sono concluse con la scoperta del ramo del Becco che porta alla galleria di -250, un tempo raggiungibile a caro prezzo dai pozzi del Fighierà, con neppure un’ora di comoda e quasi pianeggiante tra-

Nella foto di Michele Poponi, la capanna così com’era nel maggio 1993.

versata. E’ vero che il sistema carsico del Corchia nel suo complesso resta del massimo interesse: ha festeggiato lo scorso anno la scoperta del suo sedicesimo ingresso e si rivela sempre più una gigantesca megalopoli sotterranea ma con sbocchi esterni a quote assai più basse, e umane, rispetto ai 1640 m del Fighierà. Per l’escursionismo – lo dico perché a questo scopo qualcuno lo vuol ricostruire riutilizzando i plinti e le centine, ancora in loco e ancora solidissimi - il Bivacco Lusa-Lanzoni non serve: nessuno passa da qui per caso e a breve distanza c’è Mosceta, con un efficiente rifugio che per le escursioni, oggi perfettamente pianificabili anche con precisione per quanto riguarda la meteorologia, è più che sufficiente. In altre parole, se si vuol resuscitare la Capanna lo si faccia (beninteso con l’assenso del Parco delle Apuane, nato e cresciuto nel frattempo, e “sanandola” anche sul piano burocratico visto che risulta ancora formalmente abusiva), ma sono certo che essa non possa più avere la sua funzione speleologica originariaidentitaria e temo che anche quella escursionistica si riveli solo un pallido surrogato.

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Credo che sia molto difficile descrivere, in polibera associazione nazionale che ha lo scopo che righe, 150 anni di storia di un sodalizio di promuovere l’alpinismo in ogni sua maniche dalle sue origini ad oggi è andato in confestazione e la conoscenza e lo studio delle tinua crescita, non solo da un punto di vista montagne, specialmente quelle italiane. Per numerico degli iscritti, ma anche di mezzi di raggiungere tali fini, si adoperano coordinacomunicazione, e contemporaneamente occutamente le sezioni e la sede centrale. Dopo alla pandosi, nel corso degli anni, di quasi tutti gli prima sezione di Torino si costituirono rapiaspetti inerenti all’ambiente montano. Di tutto ciò ci damente altre sezioni, principalmente nelle grandi città occuperemo più avanti, per ora limitiamoci a fare al- del nord Italia, poi gradatamente su tutto il territorio cuni cenni storici sulle origini del C.A.I., che nacque nazionale, fino ad essere 804 tra sezioni e sottosezioufficialmente a Torino nel Castello del Valentino il 23 ni (dati al 31-12-2011). ottobre del 1863, all’una del pomeriggio; la seduta In un lasso di tempo cosi grande, dal 1863 fino ad durò circa tre ore, ed erano preoggi, anche per il C.A.I. era inesenti circa 200 persone delle quavitabile che si susseguissero avli, come riportano i verbali: “molti venimenti belli e brutti, specialvennero da lontano”. Come Premente nel passaggio tra le due sidente venne nominato un noguerre mondiali che hanno colbile, il barone Ferdinando Perropito anche, e duramente, il terrine di San Martino, un elegante torio alpino. Durante la Prima signore, relativamente giovane Guerra Mondiale, la conquista per quei tempi, che portava baffi delle vette nel territorio delle Alpi di Mario Cortesi arricciati alla Umberto, come si era essenziale (da entrambe le usava allora. Questi sono i fatti parti avverse) per il dominio del così detti ufficiali e burocratici, ma la vera fondazione territorio sottostante, e nella tragedia degli eventi, si risale al 12 agosto 1863, quando Quintino Sella sale verificarono episodi di coraggio e di alto alpinismo, assieme a tre amici al Monviso, ed in quella occasio- rapportato ai mezzi di allora. Dopo a quel tragico evenne espresse l’idea di radunare gli alpinisti italiani in to (1915-18), confluirono nel C.A.I. due importanti un Club, nel modo in cui era già avvenuto alcuni anni sezioni: la Società degli Alpinisti Tridentini (S.A.T.), e prima in Gran Bretagna ed in Austria, mentre in Sviz- la Società Alpina delle Giulie (S.A.G.). Poi, per facilizera si era creato solo alcuni mesi prima. tare la pratica dell’alpinismo, il C.A.I. creò la figura Quintino Sella era nato nel 1827, laureato in inge- della guida alpina, ossia uomini e donne con specifigneria si dedicò all’insegnamento, poi nel 1860 entrò ca formazione e capacità, i quali all’inizio del Novein politica. Divenuto deputato, eletto in un distretto cento crearono la loro prima associazione, dando vita della provincia di Biella, ricoprì la carica di segretario al Club Alpino Accademico Italiano (C.A.A.I.), per molti generale della Pubblica Istruzione ed in questa carica di loro si trasformò in professione e ad esso hanno fu un forte sostenitore della restaurazione delle finan- dato lustro ed appartengono molti grandi nomi delze dello Stato, applicando economie strettissime, fino l’alpinismo. a raggiungere nel 1876 il tanto sospirato pareggio di Anche se la storia dell’alpinismo inizia lontano nei bilancio. Essendo quindi un matematico insigne, svol- tempi (ad esempio, Tito Livio racconta che nel 181 se anche un’intensa attività scientifica, in speciale a.c., Filippo il Macedone salì sul monte Hemus a 2800 modo nel campo della cristallografia e della minera- m.) non sempre le montagne hanno attirato le persologia. ne. L’interesse per le ascensioni alpinistiche nel XIX Da appassionato alpinista, scalò anche sul Cervino, secolo aumentò, e si iniziarono a perfezionare gli strusul Monte Rosa e nel 1879 (non più tanto giovane), menti per le scalate, come corde, piccozze, racchette, anche sul Monte Bianco, morì a Biella nel 1884. ramponi, chiodi, ecc... In sostanza il Club Alpino Italiano, fondato a Torino Negli anni 30, 40 e 50, si ebbero le grandi conquiste per iniziativa di Quintino Sella, come da Statuto, è una delle nostre Alpi e Dolomiti, ma il merito non fu di

Il C.A.I. compie 150 anni

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soli italiani, tra gli stranieri la maggioranza erano inglesi, poi successivamente ne spiegherò le ragioni. Dei grandi alpinisti soci C.A.I., potrei fare alcuni nomi tra i più conosciuti, come Tita Piaz, Emilio Comici, Riccardo Cassin, ma l’elenco è molto lungo e si rischia di dimenticarne alcuni che hanno comunque effettuato grandi imprese. Negli anni 50, cosi come altri Club Alpini stranieri, si iniziarono a fare spedizioni verso le montagne più alte dei vari continenti della Terra, e cosi anche il C.A.I. nel 1954 conquistò la vetta della seconda montagna più alta del Mondo: il K2, con Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, appartenenti ad una spedizione capeggiata da Ardito Desio. Bisogna ricordare che dopo a questa spedizione si creò una diatriba durata 50 anni contro Walter Bonatti, il quale poi nel 1958, assieme a Carlo Mauri raggiunse la vetta del Gasherbrum IV, ma con un’altra spedizione C.A.I., capitanata da Riccardo Cassin. Solo nel 2004 una commissione C.A.I. voluta dall’ora presidente Annibale Salsa e composta dal prof. Luigi Zanzi, Fosco Maraini e Alberto Monticone, dopo 50 anni dalla spedizione del K2, accertò e confermò la verità espressa da Walter Bonatti. Altre spedizioni C.A.I. si sono susseguite, non solo verso il gruppo Himalaiano, ma anche alle Ande (Cerro Torre) nel 1959 con Cesare Maestri e Toni Egger, nel gruppo del Karakorum con Camillo Pelissier (spedizione Monzino), nello stesso anno nel Saraghrar Peak (Himalaya), per opera della sezione romana del C.A.I. Le pubblicazioni del C.A.I. iniziarono con il “Bollettino”, trasformatosi in “Rivista Mensile” nel 1882. Nel 1913 furono stampate 8.730 copie che diventarono 65.000 nel 1963 e poi 200.000, prima che si trasformasse ne “La Rivista del CAI”, sostituita dall’attuale “Montagne 360”. L’altra rivista “Lo Scarpone” nacque nel 1931 e si è trasformata, alla fine del 2010, da cartacea a telematica (on line). Tra le altre pubblicazioni, la più importante è la serie de “La Guida ai monti d’Italia”, iniziata nel 1908, consta di oltre 50 volumi ed è stata completata nel 2012 con la pubblicazione degli ultimi 2 volumi: “Civetta” e “Alpi Biellesi e Valsesiane”. Tutta la serie di queste pubblicazioni sono state fatte in collaborazione con il T.C.I. (Touring Club Italiano), che ha curato l’organizzazione della compilazione e dell’edizione. Altra attività peculiare del C.A.I. è il soccorso alpino,

si è strutturato negli anni cinquanta in Trentino, poi si è esteso in tutta Italia. Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ha assunto un vero ruolo di servizio e di protezione civile rivolto non solo agli alpinisti, ma a tutte le persone appassionate e che frequentano la montagna. Tra i tanti episodi di soccorso operati nella storia dei 150 anni C.A.I., è rimasto clamoroso il difficile salvataggio di Claudio Corti sull’Eiger nel 1957. La montagna fin dai tempi dell’antichità ha sempre esercitato sugli uomini un grande fascino. Venne cantata da poeti, raffigurata da pittori (Helbronner, Segantini), ma soprattutto nel corso dei secoli è sempre stato ritenuta, da vari popoli, come il luogo dove più volentieri si manifesta la divinità, tanto è vero che ci sono luoghi su questa Terra dove le popolazioni locali non permettono più, oppure non hanno mai permesso, di salire su montagne a loro sacre. La prima associazione alpinistica fu l’“Alpine Club” inglese, fondata nel 1859; in quegli anni in Inghilterra c’era un grande sviluppo industriale, portato dall’utilizzo dell’energia a vapore, e quindi stava affermandosi una filosofia positivista basata sulla conoscenza delle cose reali che avrebbero portato al progresso. Teorie queste in contrasto con la filosofia idealista, basata su principi difformi dai principi scientifici. Assommando alla filosofia positivista la grande capacità ed esperienza di viaggiare degli inglesi, si può capire la ragione per cui alpinisti come Tuckett, Ball, Whimper ed altri trovassero le nostre montagne come terreno di conquista delle conoscenze umane sulla natura. Forse, anche ispirato dal modo di pensare ed agire degli alpinisti inglesi, Quintino Sella ebbe idea di fondare un Club Alpino Italiano che contenesse un po’ di idee inglesi protestanti e liberali. Poi nel corso degli anni anche il C.A.I. ha subito l’influsso dei tempi che vanno dalla retorica militare della Grande Guerra, seguita dalla riforma scolastica di Giovanni Gentile, essenzialmente su basi umanistiche, considerando inizialmente solo un alpinismo romantico. Quasi contemporaneamente l’epoca del fascismo esaltò gli alpinisti del “sesto grado” come eroi, e nominò presidente del C.A.I. Augusto Turati che era anche segretario del P.N.F. Per fortuna, oggi c’è ben poco di quel periodo, basti ricordare il pensiero di Reinhold

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Messner in età non più da grande alpinista: “non la cima, la difficoltà, non il record mi interessano, ma quello che succede all’uomo quando si avvicina alla montagna”. Gli appassionati di alpinismo sanno che le belle ascensioni non sono solo un’esibizione di agilità e resistenza fisica, ma un paziente meticoloso lavoro di muscoli e cervello, ed è a costoro che la montagna riserva le più grandi soddisfazioni e tutta la sua spiritualità. Oggi il C.A.I. conta più di 320.000 iscritti, gestisce 774 tra rifugi e bivacchi, si occupa di alpinismo, sci alpinistico, snowboard alpinistico, sci di fondo escursionistico, speleologia, escursionismo (trekking), ed ultimamente anche mountain-bike (MTB), con relativi istruttori. Inoltre ha un comitato scientifico nazionale che si occupa di medicina di montagna, di tutela dell’ambiente montano, di neve, di valanghe, ecc... Purtroppo il modo di vivere di oggi ha portato una sorta di consumismo anche nel mondo montano. La poca conoscenza ed il poco rispetto per le terre alte da parte di alcuni giornalisti, li ha indotti, in occasione di tragici eventi, a scrivere cose inesatte usando quel brutto termine, ma di effetto: “montagna assassina”. In conclusione, credo che dobbiamo essere fieri di appartenere ad un’associazione che compie quest’an-

no 150 anni, con delle nobili finalità così come espresse nella prima parte dello Statuto nazionale. Tutto ciò riguarda noi tutti aderenti ed appassionati di montagna, non importa se andiamo per rocce, per ferrate, per grotte, per boschi o per prati, siamo comunque tutti amanti della natura, dell’aria aperta, dei grandi spazi e dell’amicizia.

Si informano i soci che la sezione C.A.I. di Faenza ha raggiunto un accordo coin lo studio legale

AVV. MARCO SOLAROLI sito n Faenza, via Firenze 1/3 tel. 054628847 mail: solarolim@fastmail.it in base al quale i tesserati in regola con l’iscrizione annuale possono godere di un primo consulto gratuito e di tariffe agevolate nel caso di prosecuzione dell’incarico professionale.

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Prima di comunicarvi la notizia, occorre che vi rinfre- aggiornate agli anni trenta e, dopo un lungo lavoro di schi la memoria: era il novembre del 1983 quando, aggiornamento della base cartografica, riuscimmo a nell’allora agibile Sala Dante, presso la biblioteca di produrre una carta addirittura a cinque colori. Faenza, veniva presentata la prima edizione di una Solo un anno dopo ricominciammo di nuovo, in colcarta escursionistica dei sentieri CAI delle vallate del- laborazione con il comune di Tredozio, e nel giro di l’Appennino faentino. Si trattava di una cartina in sca- pochi mesi riuscimmo a produrre una cartina in scala la 1/75000, con allegato li1/25000, con allegato libretbretto per la descrizione to per la descrizione dei sendegli itinerari che allora eratieri del territorio tredoziese. no presenti quasi esclusivaContemporaneamente un mente nella valle del Lamogruppo di volontari, guidati ne. I soci della nostra sezioda Gabriele Ferrini, segnane erano coinvolti da oltre rono oltre venticinque nuoun anno in un impegnativo vi sentieri. lavoro di ricerca, pulizia e Nel 1994 iniziò una collabodi Maurizio Solaroli segnatura dei vecchi sentierazione fra le sezioni del CAI ri ormai abbandonati da e l’ufficio cartografico della quando, attorno agli anni sessanta, l’Appennino si era regione Emilia Romagna. Il progetto prevedeva la cospopolato, facendo sì che i vecchi sentieri che per pertura del territorio regionale a ridosso dello sparcentinaia di anni avevano collegato le numerose case tiacque appenninico, dalla provincia di Piacenza fino sparse fino negli an- a quella di Rimini, con una serie di carte in scala 1/ goli più nascosti, 50000. La carta che riguardava la nostra zona copriva come pure le più anti- dall’alta valle del Seche mulattiere, vere e nio fino all’alta valle proprie autostrade del Montone, incrodell’epoca, pian piano ciandosi con le sezioscomparissero invase ni vicine, e venne ridalla vegetazione. stampata nel 1999. L’escursionismo co- Nel 2007, dietro nominciava a muovere i stra richiesta, venne primi passi, l’uscita progettata una nuova della carto/guida fu un edizione per coprire grande successo, es- l’intero territorio di sendo una novità assoluta, ed andò presto esaurita. nostra competenza, Unico punto negativo fu la scala di riduzione con cui dalla via Emilia fino al era stata stampata la carta, crinale spartiacque. poco consona per un uso Naturalmente, in tutti questi anni di colescursionistico. Spinta dalle laborazione con la regione, le sezioni del numerose richieste, la sezione CAI, oltre al normale lavoro di manutensi rimise al lavoro e nel 1986 zione e segnatura sentieri, hanno operapubblicò una carta in scala to con rilevatori G.P.S. per l’aggiornamen1/25000 che copriva i sentieri to dei dati della rete sentieristica regiodell’alta Valle del Lamone. La nale. Tutti questi dati sono stati inseriti e preparazione non fu cosa da messi in rete nel sito della regione: poco: partimmo dalle vecchie “Sentieri Web”. tavolette IGM (Istituto GeograFra il 1999 e il 2007, giusto per non anfico Militare) in bianco e nero noiarsi, in collaborazione con la sezione

Nuova carta escursionistica in preparazione.

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CAI di Imola portammo a termine un progetto editoriale al quale si pensava da almeno dieci anni: dopo la pubblicazione di tante carte, occorreva una guida escursionistica. Detto fatto, ecco la guida dei sentieri, territorio e ambiente intitolata: “Dalla Futa all’Acquacheta”. E siamo ai giorni nostri: la carta regionale del 2007 è esaurita, la regione per problemi di bilancio ha accantonato momentaneamente il discorso cartografia escursionistica, da pochi mesi il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è uscito con una carta dei sentieri in scala 1/25000, è molto bella anche graficamente. Così, una sera in consiglio, ho lanciato una proposta pazza: “Perché non facciamo finalmente anche noi una carta escursionistica che renda onore agli oltre 350 chilometri di sentieri che i volontari sezionali, da oltre trenta anni, continuano a mantenere percorribili?”. E’ un vecchio sogno nato quando con Luigi Rava, Beppe Zerbato, Orazio Albonetti e Paolo Tini passavamo diverse serate a preparare gli aggiornamenti per le varie edizioni della carta regionale. Subito l’idea è stata accolta con entusiasmo, anche se consapevoli del grande lavoro di aggiornamento e correzione che sarà necessario apportare per trasformare l’attuale carta in scala 1/50000 nella più funzionale scala 1/25000. Certo l’impegno finanziario per la sezione è rilevante e cercare contributi esterni con l’aria che tira non è facile, quindi come sempre ci siamo rimboccati le maniche. Confidiamo che il prodotto che uscirà venga accolto dal mercato degli escursionisti con favore. La carta verrà stampata in collaborazione con la ditta Selca di Firenze in scala 1/25000 su un foglio di

circa cm 70x100, fronte e retro. La zona coperta spazia dalla bassa valle del Santerno a quasi tutta la valle del Montone e dalla Via Emilia allo spartiacque appenninico. Oltre a tutti i vecchi itinerari escursionistici saranno inseriti anche tutti i percorsi nati in questi ultimi anni fino all’ultima Alta Via dei Parchi, verranno inoltre inseriti anche diversi itinerari per MTB specie in bassa valle. Se ci riusciamo, la presentazione dovrebbe avvenire prima dell’estate. Abbiamo fatto già tante volte l’appello ai soci per rendersi disponibili a partecipare nelle giornate di segnatura sentieri. Ora più che mai mi sento in dovere di incitarvi a dare una mano perché al momento dell’uscita della carta i sentieri possano essere all’altezza della carta stessa. Oltre alle uscite in programma, ricordo che anche durante le uscite infrasettimanali ci sono gruppi di soci che si dedicano a questo importante lavoro di pulizia e segnatura sentieri. Un grazie anticipato a tutti quei soci che si impegnano e si impegneranno per la buona riuscita del progetto della: Nuova Carta Escursionistica.

Nuova Carta Escursionistica

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Quest’anno, durante la riunione per la programmazione dere la nave da crociera “Concordia”, completamente annuale, si è stabilito di effettuare la gita sociale nei adagiata su un fianco e mezza sommersa nei pressi del primi mesi dell’anno, contrariamente agli anni passati, porto. Dopo essere saliti a piedi a Giglio Castello, con scegliendo i giorni di venerdì 12, sabato 13 e domenica un dislivello di 405 m., ci siamo diretti verso il faro di 14 aprile; di solito in questo periodo andavamo in Ligu- Punta del Fenaio, rimanendo quasi sempre in cresta, ria, ma purtroppo a causa delle ultime alluvioni, la zona con vista dall’alto della nave “Concordia”, e vi assicuro delle 5 Terre risulta essere ancora poco agibile. che il relitto fa una notevole impressione. Tornati a Dopo sopraluoghi e grande interessamento della Laura, Giglio Castello, siamo scesi per sentiero fino alla spiagabbiamo deciso per la Maremma Toscana, le tre giorna- gia di Campese per un altro bagno, quindi con l’autote sono state molto intense, con aspetti e bus di linea siamo ritornati a Giglio Porto luoghi di interessi diversi, ed orari molto per l’imbarco del ritorno. All’albergo ci “tirati”. Purtroppo la Laura non ha potuaspettava una generosa cena a base di to partecipare a causa di un infortunio con pesce, mentre la sera prima era a base di conseguente intervento ospedaliero, e carne, e molti hanno fatto onore anche ai grande dispiacere di tutti. ripassi. Partenza da Faenza in perfetto orario alle Nella giornata di domenica 14 aprile, traore 5,00, pullman quasi al completo con sferimento a Pitigliano, città costruita col di Mario Cortesi 51 partecipanti. tufo, posta su un grande e lungo sperone Arrivo ad Alberese alle ore 10,00, sede anch’esso di tufo, dove la brava e prepadel Centro Visite del Parco dell’Uccellina (Maremma To- rata guida Silvia ha illustrato la storia della città, facenscana), e dopo le formalità burocratiche (biglietti) e l’ar- doci visitare anche l’interessante ghetto ebraico denorivo della guida Rosita, alle ore 11,00 eravamo tutti sul minato “la piccola Gerusalemme”. pullman del Parco che ci ha condotto al punto di par- Al termine del paese si scende per iniziare il percorso tenza dell’escursione a piedi fino alla spiaggia di Cala della “Via Cava”, antica strada di epoca etrusca, che ci di Forno; quest’ultima destinazione non era in program- ha condotto fino a Sovana, città del tufo, considerato ma, ma si è dovuto ripiegare su di essa, non essendo come uno dei più bei borghi d’Italia e luogo di nascita di possibile raggiungere il complesso architettonico di S. Ildebrando di Soana, futuro Papa Gregorio VII. Dal Rabano per lavori di restauro in corso. Tornati al Cen- paese, ci siamo spostati al sito archeologico delle tomtro Visite del Parco, ci siamo recati alla spiaggia di Al- be etrusche, tra le quali campeggia quella gigantesca di berese, dando così la possibilità ai fotografi di ripren- Ildebranda. Al termine di questa ultima visita, abbiamo dere i paesaggi selvaggi della spiaggia, le caratteristi- proseguito per il viaggio di ritorno passando dalla Val che mucche maremmane e i cavalli allo stato brado, d’Orcia, famosa per i suoi paesaggi, tipici delle crete che una volta ammaestrati, verranno usati dai butteri. senesi. Tornati al Centro Visite del Parco, degustazione di pro- Tirando le somme, complice la buona stagione, credo dotti tipici locali, tra cui l’olio è stato sicuramente il più che tutto sommato abbiamo trascorso tre belle giornate gradito. di divertimento in compagnia. Prima di raggiungere l’albergo, abbiamo avuto il tempo di visitare Talamone, con bella veduta sul mare ed il promontorio dell’Argentario, e di importanza storica per via della “spedizione dei Mille” di Giuseppe Garibaldi. La giornata di sabato 13 è stata dedicata all’Isola del Giglio, imbarco alle 8,30 da Porto S. Stefano e, dopo un’ora di navigazione, arrivo a Giglio Porto, con grande emozione di tutti nel ve-

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FIORI SPONTANEI DELL’APPENNINO ROMAGNOLO (a cura di Ettore Contarini)

19 – LE ORCHIDEE (3o) Nido d’uccello [Neottia nidus-avis (L.) L. C. Rich] fusto: alto 20-30 cm (Fig. 1), di colore verde-brunastro come il resto della pianta, fiori compresi, che appare afilla (senza foglie) e a costumi saprofiti (ossia che si nutre di materiali vegetali morti, nel nostro caso sotterranei); rizoma basale formato da un complesso di fibre contorte e aggrovigliate; caule eretto, lucido, avvolto da squame acute abbraccianti; foglie: assenti; sono presenti soltanto le squame appena citate; fiori: 15-20, a volte di più, addensati in fitta inflorescenza terminale, di colore bruno come tutta la pianta; brattee lesiniformi; ovario incurvato, di 1 cm; tepali esterni conniventi, di lunghezza circa 5 mm; labello bilobo di 3-4 x 10-12 mill., a lobi divergenti, senza sperone (Fig. 2); frutti: capsule con semi minutissimi, come in tutta la famiglia orchidacee; habitat: boschi freschi di latifoglie, in particolare faggete che sull’Appennino settentrionale offrono l’ambiente ideale per la specie; fioritura: da maggio a luglio, secondo l’altitudine; sulle montagne romagnole appare prevalentemente a giugno; distribuzione: elemento a diffusione euro-asiatica; etimologia: Neottia deriva dal greco e significa “nido d’uccello” per le sue radici fibrose e intricate come un nido; poi Linneo, successivamente, pose come secondo nome del binomio scientifico anche nidusavis, che in pratica mostra lo stesso significato, cioè nido d’uccello nuovamente. Platantera comune, o p. a due foglie [Platanthera bifolia (L.) Rchb.] fusto: alto generalmente 20-40 cm, eretto, striato, dotato di bulbo intero; foglie: dimorfe, ossia di due forme; le due basali grandi, subopposte, oblanceolato-spatolate, di lunghez15 MAGGIO_AGOSTO_2013

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Fig. 1 – Nido d’uccello (Neottia nidus-avis); pianta intera in fioritura (Foto E. Contarini).

Fig. 2 – Nido d’uccello (Neottia nidus-avis); fiori in primo piano (Foto E. Contarini).

za solitamente 10-12 cm, arrotondate all’apice e dotate di 13-15 nervi paralleli; le cauline strettamente acuto-lanceolate, sempre più ridotte verso l’alto, di lunghezza 2-3 cm; fiori: distribuiti in numero di 15-25, di norma, lungo un asse allungato, spaziati l’uno dall’altro, con tepali esterni bianchi di lunghezza 7-9 mill.; tepali interni più stretti, eretti, dello stesso colore; labello intero, lineare, stretto, di 2 mill. x 12 circa, pendente, sempre biancastro o un po’ verdognolo alla base; sperone sottile, progressivamente appuntito, di lunghezza 25-30 mill. (Fig.3); frutti: piccole capsule contenenti moltissimi semi minutissimi, come in tutte le orchidee; habitat: entità molto distribuita dal piano fino a duemila metri di altitudine, sull’Appennino romagnolo appare specialmente in radure, praticelli, margini soleggiati di boschi e stradelle forestali, in particolare fra i 400 e i 700 metri di quota; fioritura: prevalentemente in fine maggio/giugno, a volte a luglio alle quote maggiori; distribuzione: presente in tutta la fascia euro-asiatica a clima temperato (elemento floristico paleotemperato); etimologia: il primo termine del binomio, Platanthera, appare di incerta derivazione, in particolare nella seconda parte; la prima parte, plata, deriva ovviamente da largo, ampio, piatto; la seconda parte del termine, anthera, potrebbe derivare con molte elaborazioni secolari dal greco anthos, fiore. Il nome bifolia, invece, non presenta segreti: pianta dotata di due foglie (vedi sopra le appendici fogliari basali). Platantera giallo-verdastra [Platanthera chlorantha (Custer) Rchb.] fusto: alto 20-30 cm, a volte anche 40, eretto,

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Fig. 3 – Platantera comune, o p.a due foglie (Platanthera bifolia); aspetto di esemplare in fioritura (Foto E. Contarini).

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Fig. 4 – Platantera giallo-verdastra (Platanthera chlorantha); aspetto di esemplare in fioritura (Foto E. Contarini).

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striato, dotato di bulbo intero; foglie: simili a quelle della specie precedente; fiori: molto simili a quelli di P. bifolia (vedi) ma nettamente più verdastri come colore generale (questo è il primo carattere che suggerisce di quale delle due platantera si tratta; vedi specie precedente); (Fig. 4 e 5); frutti: piccole capsule colme di minutissimi semi; habitat: sembra entità più igrofila della specie precedente: prati umidi, margine di boschi freschi, alvei di fiumi e torrenti; fioritura: da maggio a luglio, secondo l’altitudine; in Italia supera di poco, nella sua distribuzione verticale, i mille metri di quota; distribuzione: elemento floristico presente dall’Europa fino alla Siberia (euro-sibirico); nel territorio italiano, compresa la Romagna, appare specie non comune; etimologia: del primo termine del binomio latino, Platanthera, già si è parlato; il secondo, chlorantha, indica che il fiore (anthos, dal greco) è di colore giallognolo (chloro).

Fig. 5 – Platantera giallo-verdastra (Platanthera chlorantha); particolare dei fiori (Foto E. Contarini).

Manina rosea [Gymnadenia conopsea (L.) R. Br.] fusto: 20-50 cm di altezza, eretto, foglioso, robusto (Fig. 6), dotato di 2 bulbi profondamente palmati; foglie: in numero di 3-7 sul fusto, lineari, strette, di lunghezza fino a 25 cm; fiori: tepali esterni patenti, lunghi circa quanto quelli

Fig. 6 – Manina rosea (Gymnadenia conopsea); pianta intera in fioritura (Foto E. Contarini).

Fig. 8 – Celoglosso (Coeloglossum viride); pianta intera fiorita, molto mimetica nell’ambiente erboso (Foto E. Contarini).

Fig. 9 – Cologlosso (Coeloglossum viride); primo piano di esemplare in fioritura (Foto E. Contarini).

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Fig. 7 – Manina rosea (Gymnadenia conopsea); fioritura in primo piano (Foto E. Contarini).

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interni; labello dotato di 3 lobi quasi uguali; colore generale del fiore roseo-violetto (Fig. 7); frutti: piccole capsule piene di minutissimi semi scuri; habitat: prati, pascoli, margini erbosi e soleggiati di boschi e sentieri, ecc.; è presente dal piano fino a 2400 metri di altitudine, ma in Romagna appare frequente in particolare fra i 600 e gli 800 metri di quota; fioritura: maggio-giugno, a volte fino a luglio; distribuzione: elemento floristico della fascia euroasiatica temperata; etimologia: il primo termine del binomio scientifico Gymnadenia, deriva dal greco gymno, nudo, ossia che il fiore si presenta con una parte nuda non ben precisata; il secondo nome, conopsea, indica la forma conica (ma anche in questo caso l’etimologia non è chiara). Celoglosso [Coeloglossum viride (L.) Hartm.] fusto: altezza di solito 10-20 cm, raramente oltre, eretto, striato, foglioso fino alla parte alta (Fig. 8), dotato di tuberi palmati; foglie: le basali sotto forma di squame membranose lanceolate; le cauline inf. lanceolato-obovate, di lunghezza 5-6 cm; le cauline sup. sempre più piccole, strette e acute; fiori: posti in infiorescenza di solito composta di 1015 elementi; tepali esterni ovaloidi, di circa 5 mm, ottusi, conniventi; tepali interni di poco più piccoli e quasi nascosti dai primi; labello pendente, ligulato, brevemente trilobato all’apice, di lunghezza mediamente 1 cm; sperone breve, a forma di sacchetto, di appena un paio di mill.; colore del fiore variabile, ma nel complesso verde in varie parti, compresi i tepali e il labello (Fig. 9); frutti: piccole capsule piene di minutissimi semi; habitat: prati erbosi al margine dei boschi e nelle radure; in Italia dai 500 ai 2600 metri di altitudine; in Romagna la specie appare frequente in particolare tra gli 800 e i 1200 metri di quota; fioritura: giugno-luglio, raramente oltre; distribuzione: è presente in tutta la fascia circumboreale; etimologia: il primo termine del binomio scientifico, Coeloglossum, significa “lingua del cielo” (dal greco glossum, lingua, e dal latino coelo, cielo); il secondo nome, viride, indica ovviamente il colore verde del fiore. LXVII - LE ORCHIDEE rivista 2_2013.p65

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Attività nel “Parco Regionale Vena del Gesso Romagnola” Sabato 1 e Domenica 2 giugno. Alta Via dei Parchi: escursione di due giorni nel “Parco Regionale Vena del Gesso Romagnola” percorrendo un tratto dell’Alta Via dei Parchi con due percorsi alternativi, di cui uno leggermente più corto aperto a tutti, verso il centro visite Palazzo Baronale (itinerario 1) e uno leggermente più lungo adatto ad escursionisti, verso il centro visite Rifugio Ca’ Carnè (itinerario 2). Le escursioni sono organizzate dalle Sezioni del CAI di Faenza, Lugo e Imola. Programma: Sabato 1 giugno: Ore 9.30 arrivo di tutti i partecipanti a Riolo Terme con auto proprie e visita alla Rocca con Museo. Ore 11.00 trasferimento con auto proprie alla località Borgo Rivola. Ore 11.30 partenza delle escursioni. Domenica 2 giugno giugno. Colazione e partenza alle ore 8,00-8,30; i due gruppi si ritroveranno alle ore 13.30/14.00 per il pranzo a Borgo Rivola presso la Sagra del Cinghiale. Percorso n.1: Borgo Rivola – Sasso Letroso – Ca’ Budrio – Passo Prè – TTossignano. ossignano. Percorso di circa ore 4.00/4.30. Sosta all’Ostello dei Gessi, con pernottamento e cena – Disl. 350? 250? Domenica: Ritorno a Borgo Rivola per il sentiero 701 A.V.P. e Corolla delle Ginestre – ore 5.00/ 5.30. Diff. E - Disl. 200??. Percorso n.2: Borgo Rivola - Crivellari – Monte della VVolpe olpe – Monte Mauro – TTorrente orrente Sintria – VVespignano espignano – Ca’ Carnè Ore 5.00/5.30 Diff. EE (2 tratti leggermente esposti) – Pernottamento presso il Rifugio Ca’ Carnè e cena - Disl. 670?800? Domenica: ritorno a Borgo Rivola con i sentieri 505-511/B-513 – ore 5.00/ 5.30. Prenotazione obbligatoria entro il 27 maggio. Per info (costi pernottamento e ristoro) e prenotazioni: Centro visite Cà Carnè tel. 0546.80628 cell. 339.2407028 (Ivano) - Pro Loco di Tossignano cell. 338.8089625 (Claudio) e cell. 346.8057733 (Piero). Per info sul percorso: CAI di Imola, CAI di Lugo (cell. 335.8054620 Minguzzi) e CAI di Faenza (cell. 338.3367060 Fabbri) Escursioni del Club Alpino Italiano Domenica 19 maggio CAI di Lugo Lugo: Alle sorgenti del CAI in punta di pedali – MTB Progetto nazionale CAI 150-2013 Parco della Vena del Gesso Romagnola - Difficoltà E - lunghezza 25 km. - Dislivello 700 mt. Ritrovo Riolo Terme - Parcheggio via Firenze (prima delle Terme). Direttori di Escursione: AE Enrico Zanzi 334/6472474 <mailto:enrico.mz@inwind.it> - Beppe Formigatti 331/1058197. Domenica 2 giugno CAI di Imola: Passeggiata attorno a Fontanelice. Escursione di mezza giornata organizzata dall’Associazione culturale Mengoni. Aperta a tutti, con dislivello contenuto. Partenza ore 8.00. Info: Mauro 347/5368571. Domenica 10 novembre CAI di Faenza: “Sulla Vena del Gesso da Brisighella a Borgo Rivola” Escursione sul sentiero 511 con treno da Faenza e bus da Borgo Rivola. Info: Maurizio 339/8121149. 19 MAGGIO_AGOSTO_2013

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NOTIZIE DALLA SEGRETERIA A cura di Claudio Patuelli

Rinnovo delle iscrizioni per l’anno 2013. Ricordo a tutti i soci che con il 31 marzo sono scadute le coperture assicurative previste dal tesseramento 2012, come pure l’invio delle pubblicazioni della Sede Centrale e di tutte le altre agevolazioni previste. Il rinnovo è comunque possibile fino alla fine di Ottobre, però la copertura assicurativa parte dall’avvenuta conferma del rinnovo alla Sede Centrale. Le quote associative per l’anno 2013 sono le seguenti: ordinari E 41,00 familiari E 22,00 giovani E 16,00 I soci che da giovani (minori di anni 18) passerebbero ad ordinari, fino ai 21 anni pagano solo E 30,00 (invece che 41,00), mentre la quota è di 22 euro se rimangono nel nucleo e sono quindi familiari. Inoltre per i nuclei familiari in cui è presente almeno un socio ordinario ed un giovane, gli eventuali altri soci giovani presenti nel nucleo pagano solo 9,00 Euro. La quota associativa garantisce copertura assicurativa per spese di soccorso in caso di incidenti in montagna. E’ inoltre comprensiva di polizza infortuni, che copre esclusivamente i soci in attività sociale, con i seguenti massimali: caso morte E 55.000, caso invalidità permanente E 80.000, spese mediche E 1.600. Tali massimali possono venire raddoppiati per il caso morte e invalidità permanente con una richiesta da sottoscrivere all’atto del rinnovo ed il versamento aggiuntivo di E 3,40. Il rinnovo delle iscrizioni è possibile sia in sede, il giovedì sera e il sabato mattina, sia presso i fiduciari esterni indicati nel riquadro in altra pagina del Bollettino. Nel mese di giugno, per i soci ritardatari residenti a Faenza, utilizzeremo anche il servizio del collettore a domicilio: per questo servizio verranno richiesti 2 euro in più. Rinnovo tessera per i soci lontani Per i soci che non hanno la possibilità di venire a Faenza è possibile rinnovare la tessera tramite Vaglia Postale intestato a : CAI FAENZA - Via Campidori 28 – 48018 Faenza indicando chiaramente cognome e nome del socio (o dei soci) di cui si chiede il rinnovo. L’importo va aumentato dell’importo del francobollo per la spedizione del bollino. In alternativa si può fare un bonifico bancario a favore di CAI FAENZA sui seguenti c/c: - Credito Cooperativo Ravennate e imolese – Sede di Faenza IBAN IT 61 Q 08542 23700 000000086438 - Banca di Romagna - ag. 4 Faenza IBAN IT 37 L 06205 23708 000000053084 indicando chiaramente nella causale il nome e cognome del/dei socio/i di cui si chiede il rinnovo e aumentando la quota dell’importo del francobollo per l’invio del bollino. Cambi di indirizzo Invito tutti i soci a segnalare eventuali variazioni di indirizzo per non pregiudicare il ricevimento della Rivista del CAI Centrale “Montagne 360 ” e del nostro Bollettino sezionale. La segnalazione si può fare anche attraverso posta elettronica inviando una mail a: clubalpinofaenza@virgilio.it Sito Internet della Sezione di Faenza: www.caifaenza.it Rivista CAI nazionale on-line: www.loscarpone.cai.it 30 MAGGIO_AGOSTO_2013

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NOTIZIE DALLA SEGRETERIA A cura di Claudio Patuelli Nuovi soci al 20 maggio 2013 Monti Davide Ferri Filippo ORDINARI: Morsiani Pier Antonio Capiani Marco Reggi Caterina Neri Samuele Marani Massimo Panzavolta Samuele Fabbri Fabiano Frega Emanuela Amaretti Alberto Maretti Francesca Guarini Matteucci Giovanni Gianstefani Rino Galeotti Norma Fabbri Marinella Bendoni Giuliano Piffari Marco Lusardi Massimo Melandri Emanuela Neri Matteo Neri Paola Pettirossi Daniela FAMILIARI: Milandri Fulvio Di Pilato Pietro Giacometti Maria Grazia Pifferi Patrizia Bandini Simone Luppi Irene Strazza Michael Bucci Roberto Frega Antonella Minardi Marta Ferioli Matteo Sansavini Simona Casadei Filippo Bongiorno Silvia Pentoli Luca

GIOVANI: Castelfidardo Matilde Sintoni Tommaso Sintoni Alessandro T rasferimenti (soci provenienti da altre sezioni): Tampieri Elisabetta (dalla sez. di Imola) Sintoni Gabriele (dalla sez. di Forlì) Puccetti Maurizio (dalla sez. di Lugo) Bisello Ettore (dalla sez. di Padova) Zannoni Sonia (dalla sez. di Padova) Trasferimento ns. soci: Pistoresi Rolando (alla sez. di Bologna) Paris Fabio (alla sez. di Bologna)

Congratulazioni al Socio Guido Selicato per la raggiunta nomina ad “Istruttore di Alpinismo”. Andrà ad arricchire l’organico della “Scuola di Alpinismo e Scialpinismo Pietramora”. Fiori d’arancio in Sezione! Sono convolati a nozze i Soci Claudia Melandri e Sandro Sportelli. Ai novelli sposi vadano i più sinceri auguri di tutta la Sezione.

Di seguito i negozi convenzionati con la nostra sezione: * DECATHLON Centro Comm.le Le Maioliche Faenza (sconto, vedi sotto) ERBORISTERIA BELLENGHI Via Castellani Faenza – Sconto 10% IL GRANDE SLAM A.s.d. Palestra Via Volta Faenza – Sconti fino al 10% BETTOLI SPORT Corso Garibaldi Faenza – Sconto 15% CAPO NORD Corso Mazzini Forlì – Sconto 15% FERRAMENTA CHESI Centro Comm.le Cappuccini Faenza – Sconto 10% CICLI TASSINARI – Via Strocchi 17 Faenza – Sconto 10% CARTOLERIA LEGA – Corso Mazzini 33 Faenza – Sconto 10% OUTDOOR & TREKKING STORE - Via Trieste 48/a Ravenna - Sconto 15 % Convenzione Salewa. Comunichiamo a tutti i soci, quanto inviatoci dal punto vendita Outlet Salewa di Castel Guelfo. Tutti i soci dietro presentazione tessera CAI otterranno uno sconto del 10% sul materiale ad eccezione di quello già in offerta, o in saldo. La promozione vale comunque anche negli altri Outlet Salewa in Italia. * Convenzione sconto ai soci CAI presso negozio Decathlon di Faenza Riceviamo e proviamo a spiegarvelo in due parole, la nuova convenzione sconti. I soci interessati a una raccolta punti per accumulo di uno sconto, devono passare in sede e ritirare una Tessera Fedeltà Decathlon, che va esibita ad ogni acquisto. Sulla tessera verranno caricati dei punti pari a 10 ogni 8,00 euro di spesa. Ogni 400 punti si accumula uno sconto di 6,00 euro che si può decidere di scontare da un prossimo acquisto, ecc. La tessera è valida per acquisti nei negozi Decathlon su qualsiasi genere di materiale, e non più come era in passato solo per materiale da montagna. In sede abbiamo tutto il materiale informativo. Chi crede può attivare la tessera anche presso il punto vendita di Faenza. Grazie ai vostri acquisti anche la sezione riceverà una percentuale di punti, con i quali a fine anno potrà acquisire materiale tecnico da utilizzare durante le uscite sezionali.

Bollettino CAI Faenza: Direttore Responsabile Prof. Domenico Tampieri. Redaz. e amministraz.: Via Campidori, 28 - 48018 FAENZA (RA) - Tel. 0546 22966 - 0546 21616 (c/o Chesi). Riunioni, Biblioteca, iscrizioni ed escursioni: ogni giovedì dalle ore 20,30 alle ore 22,30. Sabato dalle 10,00 alle 12,00. Redazione: Maurizio Solaroli, Fabbri Ettore, Mauro Renzi, Irene Bandini, Laura Bettoli, Claudio Patuelli, Mario Cortesi, Dalla Vecchia Pierluigi, Bisello Riccardo. Impaginazione: Romano Leonardi e-mail: fotomec3f@libero.it - Ivan Calamelli e-mail: ivancalamelli@gmail.com Stampa: Tipografia Romagna - Faenza - Tel. 0546 31314 - Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 711 del 5/7/1982. 31 MAGGIO_AGOSTO_2013

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