PIRePMI I NUOVI PIANI ALTERNATIVI PER SOSTENERE LE NON QUOTATE
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La qualità sconfigge l’incer tezza 25MAGGIO2020
Mensile - Italia 5,00 euro - Prima immissione 27/05/2020 Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D. L. 353/2003 (conv in L. 27/02/2004 n. 46) - Art. 1 comma 1 LO/MI
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EDITORIAL di Andrea Giacobino giacobino@bfcmedia.com
ome può ripartire l’economia italiana nel dopo pandemia? Un’interessante suggerimento viene dalla proposta di Assogestioni, accolta dal Decreto Rilancio emanato dal governo di Giuseppe Conte il 13 maggio scorso, che si basa sul successo dei Piani individuali di risparmio (Pir): introdotti dalla legge di bilancio 2017 hanno infatti contribuito all’incremento registrato nel numero di quotazioni nel segmento Aim Italia di Borsa Italiana, quello dedicato alle pmi ad alto potenziale di crescita. È necessario però fare ancora di più a sostegno dell’economia reale e dello sviluppo del mercato finanziario nazionale. La sfida collegata a questo obiettivo è quella di creare dei portafogli vincolati ai segmenti di mercato meno liquidi, ma proprio per questo ancora più vicini alle imprese più piccole. La causa è duplice ed è insita nel vincolo d’investimento di 30mila euro all’anno e nel limite di concentrazione al 10%, limitazioni giuste e necessarie per costruire portafogli pienamente liquidi. Di qui l’idea, codificata nel Decreto, del lancio dei Pir specializzati in pmi: i Pir alternativi sono uno strumento complementare ai Pir ordinari, votati perciò agli investimenti in strumenti non quotati, scambiati sui cosiddetti mercati privati. Sono stati mutuati i limiti previsti dalla normativa sugli Eltif, che contemplano una soglia di 150mila euro all’anno per un importo complessivo non superiore a 1,5 milioni di euro e il Decreto ha modificato la disciplina dei Pir introducendo specifici vincoli qualora l’investimento sia diretto, per almeno il 70% del valore complessivo del piano, a beneficio di imprese di piccole dimensioni. Inoltre sono stati modificati sia l’oggetto dell’investimento agevolato, includendovi fonti di finanziamento alternative a quelle del canale bancario, sia i limiti alla concentrazione agli investimenti. In particolare, per quanto concerne l’oggetto dell’investimento agevolato, i benefici fiscali previsti dalla normativa Pir sono così stati estesi anche a favore di piani di risparmio che, per almeno i due terzi dell’anno solare di durata del piano, investano almeno il 70% del valore complessivo in: strumenti finanziari emessi o stipulati con imprese residenti nel territorio dello stato o in stati membri dell’Unione europea o in stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo con stabile organizzazione nel territorio dello stato, diverse da quelle inserite negli indici Ftse Mib e Ftse Mid Cap della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati (percentuale che nei Pir ordinari ammonta attualmente al 3,5% del valore complessivo del piano) e in prestiti erogati alle predette imprese e in crediti delle medesime imprese. Insomma, i Pir alternativi sono “win-win”: convogliano il risparmio verso le pmi e soddisfano gli investitori più esigenti.
Nuovi piani, insieme a quelli ordinari, per supportare le imprese con un effetto sinergico
anno 3 - numero 25 - maggio 2020 mensile registrato presso il Tribunale di Milano n. 24 del 31/01/2018
Contents
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I NUOVI PIANI ALTERNATIVI PER SOSTENERE LE NON QUOTATE
25MAGGIO2020
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