Amici del Musical #08

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amici del

musical

15 anni di Amici del Musical PrIMO 20 anni di BSMT Aggiungi un posto a tavola Sweeney Todd La Papessa Next to notmal Romanza Simone Manfredini

w e b z i n e

08|2013


Amici del Musical da quindici anni di Franco Travaglio

Perché una web-page dedicata al musical in Italia? Questa domanda campeggiava esattamente 15 anni fa su un sito internet appena nato, dall’indirizzo improbabile (www.alma.it/freepages/01709 !!) e intitolato Amici del Musical. Già, perché un sito sul musical? è bello ritrovarsi un decennio e mezzo dopo, e scoprire che di risposte ne abbiamo ricevute molte. www.italiamusical.com, dapprima composto da una semplice, spartana paginetta (che i nostalgici possono ora ritrovare qui ) è cresciuto fino a diventare un archivio-monstre di quasi 500 pagine, con tutte le schede dei musical professionali in scena in Italia, centinaia di link, accurate recensioni, interviste con le più grandi star del musical internazionale, tutti i bandi di audizione, imperdibili consigli per amatori, professionisti e appassionati. Al sito si sono negli anni affiancati un forum e una newsletter attivissimi, sfociati poi nell’attuale pagina Facebook che ha superato i 2500 iscritti, un vero e proprio punto di riferimento di informa1zione, incontro e dibattito per il teatro musicale italiano. La fanzine cartacea, inizialmente spedita a uno sparuto gruppetto di appassionati, è oggi una webzine tutta da sfogliare e scaricare (con una media di duemila lettori), eccellenza italiana dell’approfondimento musical. Insomma, il viaggio è stato lungo, appassionante, pieno di avventure, discussioni all’ultimo sangue (memorabili quelle dedicate all’immarcescibile querelle ‘traduzioni sì o no’), soddisfazioni, amicizie, grandi eventi (il prestigioso Premio ltalian Musical Theatre Award da noi curato dal 1999 al 2004, vanta un gran numero di imitazioni, più o meno riuscite) e opportunità. Il tutto diventa ancora più sorprendente se pensiamo che Amici del Musical è stato mantenuto in vita in questi 15 anni solo dalla passione e dal


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tempo libero di un gruppo di esperti appassionati, senza alcun fine di lucro, e liberi da qualsivoglia interesse diverso da quello di informare a 360 gradi sul musical di qualità italiano ed estero, senza dimenticare nessuna capitale europea (anzi, siamo particolarmente interessati all’area austrogermanica, solitamente ignorata) e facendoci guidare solo dai nostri gusti, che incontrano il favore di tanti tra voi. Ma non è nostra intenzione sederci sugli allori, quindi abbiamo colto l’occasione dell’anniversario per lanciare una nuova iniziativa, che ci riempie di entusiasmo e aspettative, proprio come se fosse il primo giorno. Nasce in questi giorni PrIMO, il Premio Italiano del Musical Originale, una 2 vetrina per valorizzare l’elemento forse più carente nel teatro musicale italiano di oggi: la nascita di nuovi spettacoli di qualità. Il musical italiano si deve sviluppare anche nel segno della creatività e della sperimentazione: siamo consci che i grandi revival non bastano per risollevare un mercato asfittico, e che è necessario dare visibilità a chi nella scrittura e nella composizione crede davvero investendo tempo e risorse, a fronte di molti progetti abborracciati ed autori improvvisati, che in questi anni hanno fatto più male che bene al teatro musicale. Non potrei concludere senza ringraziare di cuore chi - come si dice in questi casi - “ha reso possibile tutto ciò”. Comincio dall’infaticabile Francesco Moretti, che ha inventato praticamente da solo e dal nulla la webzine, e proseguo elencando tutti i preziosi e appassionati collaboratori 3Amici del Musical che hanno collaborato in questi 15 anni: l’aggiornatissimo Roberto Mazzone, la versatile Enza Adriana Russo, la precisa


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sito web, newsletter, facebook, webzine, PrIMO Roberta Mascazzini, l’esperta Laura Confalonieri, l’instancabile Cristina Benati (webmaster dello storico Forum) e poi Alessandro Caria, Enrico Comar, Sara Del Sal, Diana Duri (animatrice anche di una bellissima reunion di Amici del Musical qualche anno fa a Reggio Emilia), Valeria Rosso, Mimma De Felicis, Matteo Firmi, Giulia Bianco, Giulia Cressa, Marco Bellucci (cofondatore del Premio IMTA), Gabriele Bonsignori, Monica Salvi, e - sempre come si dice in questi casi - “mi scuso se ho dimenticato qualcuno”. Ma il ringraziamento più grande non può che andare a tutti voi lettori, visitatori, spettatori, dal primo degli addetti ai lavori (citiamo uno su tutti, Saverio Marconi, che ha scritto la bellissima overture alla nostra webzine dedicata ai 30 anni Rancia) all’ultimo degli appassionati. Si dice che un giornale, o un sito, abbia i lettori che si merita. Ecco, noi non sappiamo se dav5 vero il nostro sforzo di informare e contagiare l’Italia con la cultura del musical sia stato davvero paragonabile all’affetto, alla passione, all’interesse, alla competente attenzione che ci dimostrate nel seguire tutte le nostre proposte e progetti. Lavoreremo sempre per esserne all’altezza, sicuri di poter contare sui vostri consigli per far sempre meglio. Buon Compleanno Amici del Musical!!!


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Premio Italiano del Musical Originale di Amici del Musical

Amici del musical, importante network italiano di informazione del teatro musicale, con il sito web www.italiamusical.com e la webzine, in occasione del 15° anniversario dalla sua fondazione, lancia PrIMO, il Premio Italiano del Musical Originale. Il concorso, primo e unico nel suo genere nel nostro Paese, intende valorizzare e incoraggiare la creazione di nuovi musical in italiano, realizzando una vetrina aperta a tutti gli appassionati e agli addetti ai lavori e finalizzata a far conoscere e apprezzare opere originali, favorendo l’ascesa alla ribalta di nuovi autori, compositori, librettisti e liricisti, e il rinnovamento dei repertori, all’insegna della crescita di un Teatro Musicale tutto italiano. Particolare rilevanza avrà la Menzione Speciale per il Teatro Musicale, riconoscimento ideato da Saverio Marconi, che valuterà la presenza di opere di teatro musicale degne di riconoscimento d’eccellenza. IL CONCORSO Menzione speciale Le opere verranno esaminate da tre Giurie. La prima avrà come presidente d’eccezione Saverio Marconi, che ha personalmente deciso di assegnare una Menzione Speciale nel caso tra i musical proposti si trovasse un’opera di teatro musicale degna di particolare interesse, con la possibi9 lità di valutare la messa in scena in forma di saggio/workshop all’interno di una importante realtà formativa. L‘eccezionalità del riconoscimento non comporta alcun automatismo: nel caso nessuna delle opere proposte fosse ritenuta meritevole, la Menzione non verrà attribuita. A comporre questa giuria, personalmente scelta da Saverio Marconi, ci saranno alcuni grandi personaggi del mondo professionale e didattico


del musical italiano: 10 Federico Bellone, regista e direttore artistico di SDM - La Scuola del Musical di Milano; Shawna Farrell, fondatrice e direttrice della Bernstein School of Musical Theater and the Performing Arts di Bologna, e Marco Iacomelli, regista e direttore artistico della Scuola del Teatro Musicale di Novara. Il team creativo vincitore riceverà una Borsa di Studio per partecipare a una Master Class presso la Scuola del Teatro Musicale di Novara. Giuria di Qualità La Giuria di Qualità sarà composta da un gruppo di grandi professionisti internazionali: Federico Bellone; Marco D. Bellucci, regista, autore e direttore della Musical Theatre Academy di Roma; Gabriele Bonsignori, regista, saggista e studioso di Storia del Musical; il direttore musicale Marco Bosco; Shawna Farrell; Angelo Galeano, cantante lirico e docente di canto presso l’Accademia dello Spettacolo di Torino; Marco Iacomelli; Simone Manfredini, direttore musicale della produzione londinese di The Lion King, compositore, arrangiatore e orchestratore; il regista Gianni Marras; la performer e direttrice dell’Accademia Toscana del Musical Theatre Fabiola Ricci; l’attrice, cantante e performer Loredana Sartori; Dino Scuderi, compositore, direttore musicale e docente di canto. Questa giuria, composta anche dai redattori di Amici del Musical e presieduta dal fondatore Franco Travaglio, sceglierà sette opere i cui autori avranno la possibilità di pubblicare su www.italiamusical.com e www.premioprimo.it una scheda drammaturgica e un assaggio della colonna sonora. La giuria di qualità assegnerà anche il Premio della Critica.


PrIMO il regolamento

Voto online La terza Giuria sarà formata dai visitatori del sito che con il loro voto online decreteranno l’opera vincitrice. Ai team creativi vincitori del sondaggio telematico e del Premio della Critica verrà assegnata una Borsa di studio offerta dall’Accademia Toscana del Musical Theatre, nonché l’ammissione di diritto all’evento dedicato alla promozione dei nuovi musical che l’Accademia organizzerà a Torrita di Siena in conclusione della stagione 2013-14. Gli appuntamenti • La scadenza ultima per inviare il materiale è il 15 Gennaio 2014. • Le opere saranno on-line dal 10 Febbraio al 30 Marzo 2014. • La proclamazione dei vincitori avverrà il 15 Aprile 2014 Amici del Musical Fondato nel 1998 da Franco Travaglio con un gruppo di esperti e appassionati, è un network di informazione dedicato alla cultura del musical e del teatro musicale moderno. Ha accompagnato la crescita del genere in Italia con la pubblicazione della rivista omonima, dapprima cartacea, diventata webzine nel 2011 con notizie, recensioni, approfondimenti e reportage 9 dalle grandi capitali del musical. Il sito, nato con le medesime finalità, è ormai diventato un punto di riferimento on-line per gli appassionati, così come la pagina Facebook che ha già superato i 2500 iscritti. Dal 1999 al 2004 Amici del musical lancia il prestigioso Premio IMTA ltalian Musical Theatre Award, dedicato agli artisti del musical italiano, che vantava una giuria composta da grandi nomi della critica teatrale.


Regolamento 10 1. Sono ammessi al concorso tutti i musical originali in italiano, con soggetti o spunti tematico/narrativi originali o tratti da opere pre-esistenti e colonna sonora completamente originale. Le liriche devono essere completamente originali e scritte in lingua italiana. 2. Non sono ammessi: • I musical originali in Italiano che hanno già avuto o che avranno tra breve un’importante produzione a livello professionale nei grandi circuiti teatrali in Italia o all’estero; • Le traduzioni e/o adattamenti di musical di produzione straniera; • I musical che utilizzano musiche o liriche non originali o famose canzoni popolari, anche variando testi e/o arrangiamento; • Le opere che possono causare offesa grave a persone o cose o che utilizzano pesante turpiloquio; • I musical non scritti in lingua italiana • I musical di cui entro la scadenza non sarà pervenuta la documentazione completa di cui al punto 3 con le modalità descritte. 3. La partecipazione è a titolo completamente gratuito: gli autori dovranno inviare all’indirizzo premio.primo@gmail.com una email contenente una scheda dell'opera in formato Word o Pages con: • Titolo dell'opera e data di composizione; • Nome e cognome degli autori delle musiche, della parte letteraria e del libretto e di eventuali altri componenti del team creativo; • Titolo e autore/i dell'opera da cui è tratto il soggetto (nel caso di soggetti non originali)


PrIMO il regolamento

• Breve sinossi (riassunto della trama comprensiva dei numeri musicali) • Copione completo • I file musicali mp3 di tutti i brani cantati che compongono la colonna sonora. Questi file non dovranno essere inviati come allegati alla email ma inseriti in un link esterno per il download in un sito di upload (come ad esempio www.sendspace.com) oppure in un cd da inviare per posta ordinaria a un indirizzo che verrà comunicato via mail. In caso non si abbia la possibilità di effettuare una registrazione demo di buona qualità di tutta l’opera consigliamo di inviare comunque tutti i brani, curando particolarmente esecuzione e arrangiamento di due/tre tracce rappresentative. In quel caso invitiamo gli autori di segnalarci quali brani sono da tenere in particolare considerazione. Il materiale dovrà pervenire all’indirizzo segnalato entro il 15 Gennaio 2014. 4. Le opere pervenute in redazione verranno sottoposte a una scrematura preliminare a cura della giuria di qualità, composta da un gruppo di grandi professionisti internazionali e dai redattori di Amici del Musical, che sceglierà sette opere. Di queste sette opere verranno scelti tre brani ciascuna, che saranno ascoltabili sul sito internet Amici del Musical 9 www.italiamusical.com e www.premioprimo.it (in una pagina completa delle informazioni di cui al punto 3, a eccezione del copione completo) per la durata di una settimana ciascuna, e che i visitatori potranno giudicare con un voto complessivo da 6 a 10 tramite un sondaggio online. Ogni utente potrà effettuare solo una votazione per ogni musical proposto. Chi riceverà la media di voti più alta verrà decretato vincitore asso-


luto. In caso di parità verrà scelta l’opera che avrà ricevuto più voti. La giuria di qualità assegnerà il Premio della Critica. A ciascun team creativo vincitore verrà assegnata una borsa di studio offerta dall’Accademia Toscana del Musical Theatre per partecipare a uno stage a scelta all’interno dell’offerta formativa dell’Accademia, e saranno ammessi di diritto all’evento dedicato alla promozione dei nuovi musical che l’Accademia organizzerà in data da destinarsi a conclusione della stagione 2013-14. La giuria presieduta da Saverio Marconi, assegnerà la Menzione Speciale (e la relativa borsa di studio) nel caso tra i musical proposti si trovasse un’opera di teatro musicale degna di particolare interesse, con la possibilità di valutare la messa in scena come saggio all’interno di una importante realtà formativa. Il riconoscimento non comporta alcun automatismo: nel caso nessuna delle opere proposte fosse ritenuta meritevole, la Menzione non verrà attribuita. 5. La proclamazione dei vincitori avverrà il 15 aprile 2014 sul sito Amici del Musical e su www.premioprimo.it . N.B. Si ricorda che non verrà offerto nessun servizio di tutela del diritto d'autore e, vista la pubblicazione del materiale sul web,Amici del musical declina ogni responsabilità riguardo a eventuali plagi o furti del materiale ricevuto. Si consiglia quindi di consegnare solo materiale depositato e protetto dalla S.I.A.E. Per qualsiasi informazione scrivere a premio.primo@gmail.com Pagina web ufficiale www.premioprimo.it Pagina Facebook www.facebook.com/ilpremioprimo


Amici del Musical www.amicidelmusical.it sito ideato da Franco Travaglio webzine issuu.com/amicidelmusical ideazione e coordinamento editoriale Francesco Moretti in redazione Alessandro Caria, Enrico Comar, Laura Confalonieri, Sara Del Sal, Diana Duri, Roberta Mascazzini, Roberto Mazzone, Valeria Rosso, Enza Adriana Russo, Franco Travaglio si ringrazia Shawna Farrell e la BSMT n. 08|2013 21 ottobre 2013

Abbiamo fatto il possibile per reperire foto autorizzate e ufficiali. Per ogni informazione e/o chiarimento scrivete a: francesco.moretti@gmail.com


Facts & Figures

Ouverture Amici del Musical da quindici anni PrIMO - Premio Italiano del Musical Originale

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Le recensioni Aggiungi un posto a tavola AUPAT, un successo nel mondo Summer Musical Festival Musicals in Concert

16 22 30 34

Intermezzo BSMT, da 20 anni nel futuro

40

Sweeney Todd La papessa Next to normal Grease Brian May + Kerry Ellis Thomas Borchert Romanza Hollywood Nights

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Le interviste Simone Manfredini Cristian Ruiz

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La stagione 2013-14

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foto: Vincenzo Fedecostante


C’è sempre un posto a tavola Riprende dal Festival della Versiliana la lunga tournee dell’intramontabile classico di Garinei & Giovannini di Franco Travaglio “Evviva, evviva, evviva, evviva, evviva”. Eccolo il “mantra” di Pietro Garinei, creatore con Sandro Giovannini non solo di una serie infinita di successi teatrali ma di un mondo, di un patrimonio collettivo di sogni, di favole, di “castellinaria”. Un immaginario talmente originale che sembra volare su una nuvola sospesa tra

Vienna e Broadway, ma senza appartenere davvero né al mondo dello showbusiness americano né alle frizzanti bollicine dell’operetta. La vitalità, la voglia di vivere e di celebrare la vita è al centro di quel mondo poetico, di valori mai troppo telefonati ma immediatamente leggibili da tutti. Un mondo veicolato dall’appa-


rente leggerezza di un teatro musicale che nasceva dalla cura del dettaglio e dall’amore per la scrittura teatrale, che sarebbe bello ritrovare ogni tanto in qualche spettacolo originale nostrano. Per il teatro musicale italiano, di questi tempi, “evviva” più che un’esclamazione di gioia è diventato speranza di sopravvivere. Ma “Evviva” non era solo il mantra di G&G, è anche, ovvio, il cuore della canzone che dà il titolo ad Aggiungi un posto a tavola, il capolavoro scritto con Iaia Fiastri e composto dal compianto ArmandoTrovajoli, che con Rugantino ha rappresentato per la “Premiata Ditta” il biglietto da visita internazionale. Ma se Rugantino è una maschera tipicamente romanesca adottata periodicamente dal pubblico di Broadway, l’ispirazione di Aggiungi nasce oltremanica, in un romanzo inglese intitolato After Me The Deluge, trasformato in una storia italianissima da esportare a sua volta a Londra (8 mesi all’Adelphi Theatre nel 1978), e in altre capitali mondiali. Tutta questa eredità rappresenta un’opportunità incredibile, ma anche una grande responsabilità per chi si trova oggi ad affrontarne un revival. Come riallestire un’opera entrata nell’immaginario e legata come nessun’al-

tra al suo interprete originale? Inutile ricordare che quando Jonny Dorelli ha lasciato la tonaca è stato sostituito in maniera convincente solo dal figlio Gianluca Guidi, aiutato oltre che dalle sue eccellenti capacità di attore a 360 gradi, anche da indubbi fattori genetici (secondo una felice battuta di Fiorello l’attore è stato il primo caso di “procreazione al Sistina”...). Fabrizio Angelini e la Compagnia dell’Alba, responsabili dell’ultima riuscita edizione, hanno


raccolto la sfida proprio affrontando il classico con cura filologica e grande rispetto per l’originale. Abbiamo visto lo spettacolo nella sua prima versione (di sempre) all’aperto, sul prestigioso palco del Festival della Versiliana (che nonostante la crisi ha ospitato anche quest’anno un cartellone teatrale denso di grandi eventi) e abbiamo goduto di una serata piena di ritmo, spigliatezza e solarità che regala a piene mani allegria e risate. Il merito del ritmo, oltre che ad

Angelini (una delle poche sicurezze del musical italiano) va in gran parte anche all’intelligente ed efficacissimo impianto scenico di Lele Moreschi, storico collaboratore della Rancia, che riproduce tutti gli ambienti del colossal originale adattandosi a una dimensione più “da viaggio”, ma senza rinunciare a nessun colpo di scena. Il cast, non dovendo annoverare nomi televisivi, si concentra sulla freschezza e sulla qualità di interpreti completi che finalmente regalano anche la marcia in più dei bei cori dal vivo curati da Monja Marrone. Gabriele De Guglielmo, anche direttore musicale, affronta Don Silvestro con piglio e simpatia tenendo ben presenti movenze e intonazioni dorelliane, senza però farne la macchietta, e risulta convincente e intenso nel ruolo del pretino salvatore del mondo suo malgrado, costruttore di una novella arca di Noè, che alla fine si rifiuterà di sacrificare i suoi fedeli sull’altare dell’obbedienza divina, in nome del valore tutto umano della solidarietà. La vivace, romantica e mai leziosa Clementina di Carolina Ciampoli completa l’improbabile coppia di innamorati parroco/ragazzina (che Dio stesso proclama legittima ma il finale confina


La Compagnia dell’Alba Nasce da una costola dell’Accademia dello Spettacolo di Ortona. Quest’ultima ha ereditato il grande lavoro e l’ottimo risultato della Piccola Accademia che nasce all’alba del nuovo millennio e viene fondata formalmente nel 2003, grazie all’incontro di un attore regista, Mauro Vanni, e di due musicisti compositori, Mauro Coletti e Gabriele de Guglielmo, che, viste le esperienze fatte insieme nei tre anni precedenti, di comune accordo hanno puntato sull’insegnamento didattico interdisciplinare: recitazione, musica, canto e danza. Dal 2009 l’Accademia ospita attori, cantanti e professionisti dello spettacolo, che collaborano con lo staff degli insegnanti. Nomi importanti del panorama del musical italiano, come Fabrizio Angelini, Lena Biolcati, Marco Rea, Silvia Di Stefano e Angelo di Figlia (Compagnia della Rancia) hanno scelto l’Accademia dello Spettacolo come sede di nuove produzioni (Bugiardi si diventa e Gran Varietà), dando così l’opportunità ad alcuni tra i più meritevoli allievi di cominciare a lavorare a tutti gli effetti nel mondo dello spettacolo.

Nello stesso anno, con la co-produzione del musical Nunsense - le amiche di Maria per la regia di Fabrizio Angelini, arriva la preziosa collaborazione con il TSA, Teatro Stabile d’Abruzzo in tournée fino a tutto il 2012 in tutto il territorio nazionale. Nasce così la Compagnia dell’alba che mette in scena nel mese di luglio 2012 lo spettacolo Tutti insieme Appassionatamente con regia e coreografie di Fabrizio Angelini e scene di Gabriele Moreschi. Dopo un anno e mezzo di trattative e provini svolti alla presenza del maestro Armando Trovajoli, la Compagnia dell’Alba riesce ad ottenere dagli autori e loro eredi i diritti professionali (dopo le cinque precedenti edizioni di esclusiva del Teatro Sistina) per Aggiungi un posto a tavola con regia e coreografie riprodotte da Fabrizio Angelini.


nel territorio del sogno, i tempi non erano ancora maturi, oggi chissà...), facendoci rivalutare una canzone anomala e intrigante come Peccato che sia peccato, che supera la struttura strofa/inciso avvalendosi di svariate linee melodiche intrecciate. Malgrado la giovane età il sindaco Tommaso Bernabeo è convincente nel suo omaggio dichiarato a Paolo Panelli, di cui riproduce buffonescamente l’inconfondibile voce nasale, il cinico dileggio, la risata sardonica e le indimenticabili citazioni d’opera (parappappero-papperopappà). Così - ma sarebbe meglio dire “cuscì” - come inconfondibile è la parlata dello “scemo del villaggio” Toto riprodotta dal bravo Gaetano Cespa, affiancato dalla esuberante Consolazione di Jacqueline Ferry, che si distingue per un’interpretazione più raffinata rispetto alle antesignane (Bice Valori creò il ruolo, ma come non citare un’irresistibile Chiara Noschese in una delle sue più riuscite caratterizzazioni?) restituendo grande dignità alla prostituta in odor di redenzione coniugale, che canta peraltro la canzone più maliziosa della pièce ispirata alle movenze rutilanti dell’avanspettacolo, con i tipici doppi sensi. Completa il cast la brava Brunella

Platania che riesce a dare il giusto spolvero anche a un ruolo non di primissimo piano come Ortensia, consorte del sindaco, e un giovane ensemble versatile e pieno di energia. Una compagnia così, e la costanza con cui Angelini ha sempre coccolato l’idea di portare in scena questo suo primo amore teatrale sono ottimi viatici per veicolare la morale che sottende quest’opera solo apparentemente spensierata. Una morale affatto clericale e canonica con un Dio/voce off (live anch’esso grazie all’interpretazione di Sebastiano Nardone) che si scaglia contro il celibato dei preti e i luoghi comuni del clero, e che sul finale si dovrà arrendere all’uomo Silvestro e al suo ammutinamento, a dimostrare che la bontà è nel cuore dell’essere umano e nell’amore che lo lega ai suoi simili. Un senso di comunità e di amicizia che traspariva anche nelle parole di Ugo Maria Morosi, Toto nel cast originale del 1974 e invitato sul palco della Versiliana da Angelini a parlare della sua esperienza. Quasi fosse lui per una sera quell’ “amico in più” aggiunto al tavolo di questa bella festa in musica, che continua a divertire e a far sognare il pubblico di tutto il mondo.



AUPAT un successo nel mondo Ripercorriamo la storia, dal debutto ai giorni nostri, di Aggiungi un Posto a Tavola: G&G cercano di spiegarne il successo di Alessandro Caria Domenica 8 dicembre del 1974. Teatro Sistina di Roma. Dopo ben 76 giorni di prove il sipario si alza per la World Premiere (è davvero il caso di dirlo!) di Aggiungi un Posto a Tavola, spettacolo molto atteso con cui G&G festeggiano il loro trentennale sodalizio. Mentre le luci di sala si abbassano e il maestro Trovajoli prende posto in buca per dirigere l’orchestra come di consuetudine per le Prime, dietro le quinte gli interpreti (Johnny Dorelli, Bice Valori, Paolo Panelli, Daniela Goggi, Ugo Maria Morosi, Christy), il personale

di scena, gli autori, gli impresari speravano in un’accoglienza calda e sincera, ma in verità non pensavano lontanamente che quella sera di dicembre avrebbe segnato l’inizio di una storia costellata di successi. L’impatto che AUPAT ha su pubblico e critica è senza precedenti. Sulle pagine dei giornali, tutti i critici accolgono la nuova commedia musicale di G&G con recensioni che esaltano ogni aspetto della rappresentazione teatrale con elogi ed apprezzamenti straordinari; da subito il pubblico si mette paziente in coda al


Arianna parteciperĂ alla tournĂŠe come special guest nel ruolo di Clementina


botteghino per trovare i biglietti dello spettacolo. Già a metà gennaio, poco più di un mese dopo il debutto, il Corriere della Sera, torna a parlare dello spettacolo mettendo in risalto l’eccezionale successo e adesione di pubblico; deve accorrere la polizia per disciplinare la fila di spettatori al botteghino: è già scoppiato il “fenomeno” AUPAT! La prima annata (1974-’75) si svolge interamente a Roma, con il Sistina sempre esaurito fino al 2 giugno ’75, per un totale di 6 mesi con 188 repliche, un miliardo e 300 milioni di incasso per oltre 280 mila spettatori: AUPAT stabilisce il record di tenuta assoluto per uno spettacolo italiano nello stesso Teatro. Nella stagione a seguire (1975-’76) la compagnia di AUPAT compie una lunga tournée attraverso le maggiori città italiane per un periodo di oltre otto mesi, con spettacoli quasi giornalieri. Il 19 novembre 1976 lo spettacolo debutta a Vienna al Theater an der Wien, con il titolo Evviva Amico, con repliche andate avanti per circa 9 mesi. Nei mesi seguenti AUPAT arriva in Spagna, debutto a Madrid con il titolo El Diluvio que Viene (la prima si tiene l’11 marzo 1977 al Teatro Monumental): lo spettacolo è accolto in modo a dir poco trionfale e le repliche andranno avanti per oltre 3 anni. Con il titolo di Himmel Arche und Wolkenbruch debutta a Lubecca il 9 giugno ’77 e tiene il cartellone per

circa 6 mesi di repliche. Sempre nel 1977, con il titolo El Diluvio que Viene lo spettacolo ha attraversato quindi l’Atlantico per approdare a Città del Messico, dove rimane in cartellone fino al 1981 raggiungendo oltre 1.800 repliche. AUPAT torna così in Italia a grande richiesta. Al Teatro Sistina di Roma, la seconda edizione (stesso cast del ’74 con l’unica eccezione di Jenny Tamburi al posto di Daniela Goggi) prende il via ancora una volta in clima natalizio il 6 dicembre 1977: inizialmente erano in programma repliche per due mesi, ma si andò avanti con successo fino a cinque mesi, sempre a teatro esaurito fino al 23 aprile ‘78. Lo spettacolo a questa data ha avuto in Italia 642 repliche ed è stato visto da circa un milione di spettatori! AUPAT diventa un fenomeno internazionale e viene analizzato sulle pagine della rivista inglese The Observer, anche in vista dell'importante debutto di questa musical comedy italiana a Londra. Lo spettacolo di G&G è ormai replicato e tradotto, mantenendo l’allestimento originale, in più città del mondo contemporaneamente, una sorta di format, quasi anticipando quella concezione alla base dell’operazione che il celebre impresario Cameron Mackintosh compirà a partire dagli Anni Ottanta producendo ed esportando in tutto il mondo i lavori di Webber insieme a quelli di Boublil e Schönberg.


Il 9 novembre 1978, con il titolo Beyond the Rainbow, arriva il debutto nel prestigioso West End londinese all’Adelphi Theatre; questa edizione (liriche tradotte da Leslie Bricusse) rimane in scena - pur con un’accoglienza da parte della stampa non trionfale - per ben 238 repliche, circa 8 mesi. Lo spettacolo prosegue a mietere successi con l’edizione argentina, sempre come El Diluvio que Viene, che debutta il 19 aprile 1979 a Buenos Aires e che proseguirà per oltre 3 anni. Nel maggio 1981 prende il via anche l’edizione brasiliana, in lingua portoghese, con il titolo Aí Vem o Dilúvio. L’edizione in lingua spagnola è stata messa in scena con grande successo anche in Perù, Cile e Venezuela. Nella prima metà degli anni '80 El Diluvio que Viene va in tournée nelle maggiori città spagnole e debutta in Portogallo. Nella seconda metà degli Anni Ottanta arrivano anche le edizioni nell’Est Europa con la produzione ungherese che debutta a Budapest nel dicembre 1987 con il titolo Mennybol a Telefon e poi in Cecoslovacchia, per giungere a quella russa, con arrangiamenti dalle sfumature rock, andata in scena a Mosca come Konetz Svieta, il 10 aprile 1989.Viste le continue richieste al botteghino da parte del pubblico, Pietro Garinei decide di riprendere AUPAT che torna al Teatro Sistina di Roma il 9 marzo 1990, ancora con Johnny Dorelli

(accompagnato questa volta da Tania Piattella, Alida Chelli, Adriano Pappalardo, Carlo Croccolo e Christy). Il 17 dicembre 2002 (Teatro Nazionale di Milano) il pubblico italiano assiste alla quarta ripresa, questa volta ad indossare la tonaca di Don Silvestro è Giulio Scarpati, ottimo attore di prosa e popolare volto TV; oltre a Chiara Noschese - una strepitosa Consolazione, - ecco Enzo Garinei, Christy, Martina Stella e Max Giusti. Lo spettacolo compie una lunga tournée e va in scena per quasi 250 repliche in due anni. L’intramontabile successo di AUPAT si conferma in Italia con la sua quinta ripresa (debutto al Sistina di Roma il 2 dicembre 2009). Don Silvestro è Gianluca Guidi, figlio di Johnny Dorelli, che aveva creato il ruolo 35 anni prima; nel cast troviamo ancora Enzo Garinei con le novità Marisa Laurito, Marco Simeoli, Titta Graziano e Valentina Cenni. Lo spettacolo sbanca per l’ennesima volta il botteghino confrontandosi con blockbuster come Cats, We Will Rock You e Beauty and the Beast: 300.000 spettatori, in circa 250 repliche. In Italia AUPAT ha superato le 1.200 repliche in cinque edizioni. In Spagna, Messico, Brasile ed Argentina si sono susseguiti negli anni varie riprese dello spettacolo e l’arrivo della colomba è stata applaudita nel mondo da oltre 12 milioni di spettatori. Qual è il motivo per il quale




AUPAT, uscito dalla “bottega” di due artigiani del Teatro Musicale - come amavano definirsi G&G - è divenuto qualcosa che supera l’essere un mero successo mondiale? Il mercato globale non può essere una spiegazione sufficiente, il successo di determinati spettacoli hanno precise ragioni. Cats: le osservazioni di T.S. Elliot riguardo il comportamento dei gatti che sono comprensibili in qualsiasi lingua. L’idea di fondo della storia di Victor Hugo (Les Miserables) è l’eterna lotta fra Bene e Male. Madame Butterfly (Miss Saigon) è la storia dell’estremo sacrificio di una madre, un problema mondiale. The Phantom of The Opera è “la Bella e la Bestia” una leggenda universale. L’anima di AUPAT è la sua umanità.

Qualcosa che non ha nulla a che vedere con il celibato dei preti. Riguarda la natura dell’uomo, sa toccare le corde dell’animo umano. Oggi come negli Anni Settanta resta sempre attuale. Proprio Garinei e Giovannini, sollecitati riguardo lo straordinario esito di questa commedia musicale, diedero una risposta allo stesso tempo semplice e molto schietta: “..parla di un diluvio mentre siamo dentro un ciclone; mostra un barlume di luce mentre siamo nel buio di un tunnel, e finisce su una nota di speranza e di solidarietà. Sono cose che contano, in tempi di egoismo e ostilità feroci. Una cosa è certa: la gente esce dallo spettacolo contenta, sollevata. Sembra che ciascuno si porti via un poco di gioia, di fiducia”.


foto: BSMT


Tris di musical nell’estate bolognese Con A Summer Musical Festival, la BSMT di Bologna mette in scena tre show, tra il trasgressivo, la fiaba surreale, l’ronia del fumetto di Enrico Comar In un momento in cui il musical italiano, sempre più spesso, sceglie la strada dei (pretesi) blockbuster, impegnando grandi capitali e grandi nomi (non di rado del tutto estranei al genere) in produzioni non sempre soddisfacenti, ecco spuntare, all’interno del cartellone di Bè Bolognaestate 2013 “A Summer Musical Festival”, piccola ma estremamente interessante rassegna ideata dalla Bernstein School of Musical Theatre, in collaborazione con Atti Sonori e il Teatro Comunale di Bologna. Per un mese, il Cortile del Piccolo Teatro del Baraccano (con un Gran Finale al Comunale di Bologna) dà spazio al musical, nella sua forma più autentica e sincera. Una grande (e sin troppo rara) opportunità per tutti gli amanti del teatro musicale, e forse una piccola sfida ad un certo tipo di teatro ormai diffuso nel nostro paese, da

parte di un gruppo di artisti che, alla spettacolarità di facciata, predilige invece la cura dell’esecuzione, la solida resa drammatica e musicale. Quattro spettacoli d’oltreoceano (alcuni dei quali pressoché sconosciuti al pubblico italiano) che abbracciano vari stili e generi del musical americano degli ultimi trent’anni, proposti in allestimenti semplici ed efficaci (a volte con il rischio di sconfinare nell’accademismo), affidati ad un gruppo di giovani performer di notevole talento e con musica eseguita rigorosamente dal vivo (sembrerebbe, e dovrebbe essere, una cosa ovvia, ma in Italia è sempre meglio specificare) dalla Piccola Orchestra del Baraccano diretta da Maria Galantino con la supervisione di Shawna Farrell (anche responsabile della direzione vocale). Si parte venerdì 14 giugno con You’re a good man Charlie Brown di



Clarck Gesner e John Gordon. Scene di vita quotidiana dei celebri personaggi delle vignette di Charles Shultz, in un allestimento curato dalla stessa Shawna Farrell. La settimana successiva è la volta di Into the Woods, grande classico di Stephen Sondheim, allestito per la prima volta Italia alcuni anni fa proprio dagli allievi della BSMT e qui riproposto con la regia di Mauro Simone. Venerdì 28 è la volta di un altro capolavoro di Sondheim. Lo splendido A Little Night Music, in una pregevole produzione dalla neonata compagnia IperFORMErs in collaborazione con ATTI SONORI, con la regia di Sara D’Angelo, testi italiani di Andrea Ascari (prosa) e Michael Anzalone (canzoni), Vin-

cenzo Li Causi alla direzione vocale e il presidente dell’associazione Atti Sonori Giambattista Giocoli a capo dell’orchestra Si giunge così a The Wild Party di Michael John LaChiusa, intenso e disturbante spettacolo (vietato ai minori di 14 anni) diretto da Shawna Farrell. La conclusione del festival avviene con Musical in concert, tre serate a partire dal 15 luglio sul palcoscenico del Teatro Comunale di Bologna che vedono riuniti insieme alcuni tra i più talentuosi ex allievi (diversi dei quali attualmente impegnati in alcune tra le più importanti produzioni nazionali) della scuola bolognese, accompagnati per l’occasione dall’ orchestra del Comunale diretta da Stefano Squarzina.


foto: Rocco Casaluci


Musicals in concert Il meglio della BSMT Una grande festa al Comunale di Bologna per festeggiare con i suoi più bei musical i venti anni della BSMT di Enrico Comar Il Summer Musical Festival Bolognese si è concluso in grande stile con tre serate al Comunale di Bologna. Lo spettacolo, ideato in parte per celebrare (con qualche mese di anticipo) i vent’anni della Bernstein School of Musical Theatre di Bologna, offre una carellata di spezzoni tratti da alcuni degli spettacoli prodotti dalla scuola diretta da Shawna Farrell nel corso di questi anni, ed offre l’occasione per una vera serata all-stars, che riunisce alcuni tra i più noti e affermati artisti usciti dalla BSMT, uniti ad alcuni giovani emergenti e agli attuali allievi della stessa scuola. Anziché adottare la classica struttura concertistica ad arie chiuse slegate tra loro, la regia di Gianni Marras presenta veri e propri spezzoni di teatro, con tanto di scenografie e costumi, contestualizzando i brani scenicamente e coinvolgendo così fino in fondo lo spettatore.

Vivace e maestosa sin dalle prime note, l’introduzione orchestrale da Candide (dirige Stefano Squarzina) dà il via alla serata. Segue, con un netto cambio di registro, l’inquietante The ballad of Sweeney Todd, eseguita in italiano dall’esemble degli studenti della BSMT, in costume scenico. Efficace e ben recitato il dialogo tra i bravissimi Andrea Croci (Todd) e Federica Ugolini (Mrs Lovett), in grado di dare forma ai due personaggi in appena qualche battuta, prima di catturare il pubblico con una My Friends da brividi. Alessio Schiavo introduce lo spettacolo, dividendo il palco con un Massimo Lopez energico e frizzante sin dalle prime battute, ma in grado di resistere alla tentazione di rubare la scena, trovando invece un feeling e un equilibrio perfetto con il collega (recentemente già al suo fianco nello spettacolo Varie-età,


al Sistina di Roma). Dopo il discorso pro-musical d’ordinanza ed una breve autocelebrazione non priva di ironia della BSMT e della sua “filosofia” (“Sondheim alla Bernstein è come Maometto per i talebani“), si passa proprio ad uno dei classici del “profeta”, con una magistrale esecuzione di Send in the clowns da parte di Simona Di Stefano (ben servita dall’elegante disegno luci di Daniele Naldi e dalle proiezioni scenografiche di Antonella Conte). Luci e scene che l’abile mano del regista sa utilizzare al meglio anche nel successivo quadro, dedicato a

Jesus Christ Superstar. Costumi d’epoca, nessuna concessione alla modernità, ma un respiro epico e quasi mistico per una I only want to say dalla sonorità classica e maestosa, epurata dagli eccessi rock e pop, che l’appassionata interpretazione di Marco Romano, voce ricca, virile, e dalle inflessioni quasi baritonali, ma in grado di sfoderare sovrasti pieni e squillanti, rende indimenticabile. Stesso registro per la successiva I don’t know how to love him, con cui Susanna Pellegrini delinea una Maddalena matura e fiera di grande efficacia; mentre, con un repentino salto verso la modernità, Filippo Strocchi intona la


successiva Superstar accompagnato da coro e orchestra in un’esplosione sonora da far tremare (letteralmente) le pareti del teatro. Al cessare degli applausi, appare, a sdrammatizzare l’azione, un Massimo Lopez nelle improbabili doppie vesti di Papa Benedetto e Francesco, che strappa più di una risata alla platea. Tra i più emozionanti momenti della serata, la sequenza tratta da Kiss of the spider woman (spettacolo portato in scena dalla BSMT nel 2010 proprio al Comunale). Alla title song interpretata da Martina Pezzoli, segue un ampio spezzone teatrale che vede i bravissimi Marco

Trespioli e Michael Anzalone, rispettivamente nei panni di Molina e Valentin, dare prova di doti sceniche e recitative di prim’ordine, accompagnate da qualità vocali davvero rare, evidenti tanto nel toccante assolo di Molina She’s a woman quanto nella possente e intensa The Day after That di Valentin. Massimo Lopez passa da presentatore ad attore vestendo i panni di Guido Contini, accompagnato delle donne di Nine (mentre sul fondo scorrono le immagini del film di Fellini), capeggiate dalla focosa Elena Nieri, che esegue (in italiano) la celebre Be italian. Infine, “sinatrizzato” a dovere, è ancora Lopez ad esibirsi


nella sempreverde New York, New York, prima di dare il via al Gran Finale. L’ultima parte del concerto, anticipata da un divertente battibecco tra Schiavo e un muliforme Lopez, è interamente dedicata a Les Miserables, allestito sullo stesso palcoscenico la scorsa stagione e di cui vengono riproposti alcuni momenti. L’orchestra del Comunale, che nelle lussuose sonorità di Schonberg da il meglio di se, e l’ensemble della BSMT emozionano con At the End of the Day, cui seguono I dreamed a dream da parte di una intensa,


anche se vocalmente un po’ spigolosa, Martina Pezzoli, Stars, interpretata (in modo efficace ma a tratti fin troppo granitico) da Alessandro Arcodia, e Master of the House con la coppia Schiavo-Ugolini. I momenti migliori sono però offerti da On My Own di Veronica Appeddu e Empty Chairs at Empty Tables di Trespioli. Dopo Bring Him Home di Marco Romano, la serata si chiude con l’immancabile, prevedibile e come sempre indescrivibile One Day More!


BSMT, da 20 anni nel futuro di Shawna Farrell

Non mi sembra possibile che siano passati 20 anni dall'inizio della BSMT. In un certo senso mi sembra ieri, ma allo stesso tempo sembra un’eternità! Abbiamo visto tanti giovani speranzosi arrivare, crescere ed andare nel mondo dello spettacolo. Non posso che parlare al plurale, poiché ovviamente mio marito ed alcuni insegnanti che sono con noi da quasi 20 anni l’hanno vissuto con me. Tanti sono diventati artisti, e non solo qui in Italia, altri hanno creato scuole, corsi o compagnie teatrali a loro volta. Diversi hanno scelto di fare tutt’altra cosa nella vita, ma di sicuro rimane impressa dentro di loro una formazione così rigorosa ed importante che non è facilmente cancellabile, come qualsiasi allievo delle altre scuole del settore potrebbe attestare! Comunque, nonostante le scelte personali fatte degli ex-allievi nella loro vita, rimane un grande senso di orgoglio e anche un po’ di ‘incredulità’ da parte mia di aver avuto la possibilità di partecipare, anche se solo per un po’, alla loro vita. Non posso spiegarvi l’emozione enorme che è stata per me vedere quel mare di ragazzi che avanzava verso il proscenio nel finale de Les Mis e vedere il palco colmo di allievi e diplomati BSMT. Quasi soffocavo dall’emozione in quei momenti, o vedere il grande coro e la “passerella” di giovani artisti al concerto della scorsa estate e pensare dentro di me: “Oh my God - davvero ho avuto a che fare con tutto questo talento?!!” Grandi, ma grandi emozioni che appagano tutto lo stress, problemi, angosce e tanto altro... che accompagna la “battaglia giornaliera” di dirigere una scuola (chiaramente ci sono anche soddisfazioni giornaliere altrimenti chi te lo fa fare, no?!). Vi spiego un po’ come siamo nati per chi non lo sapesse....


Intermezzo



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Il tutto incominciò con l'incontro tra me e Emanuele Montagna, il direttore della Scuola Teatro Colli qui a Bologna, quando facemmo un concerto insieme 21 anni fa. Lui recitava ed io ero solista, con l’orchestra con le musiche inedite di Fabrizio Festa e niente di meno che con le coreografie di Mauro Bigonzetti, sembra quasi roba da musical, vero? Comunque, ad Emanuele piacque il mio approccio alle canzoni e mi invitò a fare uno stage con i suoi allievi del 2° anno. Incontrai 16 giovani attori davvero spettacolari (tra cui Graziana Borciani, una degli Oblivion nonché la prima iscritta alla BSMT!) - credo che quei 16 talenti tutt’ora lavorino nel settore, una cosa eccezionale. Dunque... cosa si fa con attori e canto? Scene da musical, ovviamente. Lo stage ebbe un tale successo che decidemmo di aprire una “scuola di musical” basandoci sulla formazione del corso per attori. Che fatica mettere insieme quella prima classe! Erano solo in 10, ma abbiamo fatto tante cose con loro, incluso un saggio finale (di 3 ore!!) basato tutto sui lavori di Leonard Bernstein. La prima parte un estratto dei suoi vari musical: On the Town, Wonderful Town, Peter Pan e Candide; la seconda parte invece una riduzione di West Side Story. Da non credere! Finito quell’anno, io e Pino (mio marito) eravamo tranquilli che la nostra collaborazione sarebbe andata avanti, ma Emanuele aveva altre idee. Dovevamo andare avanti con le nostre forze e trovare la strada da soli (non gli posso dar torto visto che, come tanti mi hanno detto, ero come una macchia d’olio - sgocciolavo e poi continuavo ad allargarmi! Alla fine eravamo sempre lì a lavorare nel suo spazio teatrale ed Emanuele per sé e i suoi allievi non aveva più spazio). “Oh my God!!“ Eravamo in panico totale - lui era l’esperto che gestiva la


...abbiamo pensato di tenere il nome “Bernstein”: sembrava che ci stesse portando fortuna... parte burocratica ed io la parte artistica, per cui mi sentivo totalmente impreparata all’idea di gestire la scuola da sola. Ma Emanuele fu molto astuto all’epoca e ci disse: “Vi sto facendo un grande favore anche se non potete capirlo ancora” ...e aveva ragione. Anche con tutta la fatica che ci è costata, con tutta la difficoltà che comportava il non avere un proprio spazio e sentirci “zingari” (addirittura, ricorderà bene chi era allievo allora, dalla disperazione si facevano prove di spettacoli per strada) alla fine ne valse la pena. Abbiamo creato e cresciuto la nostra identità come era giusto che fosse per noi grazie alla spinta che ci diede Emanuele, saremo sempre grati a lui per questo. Dopo il discreto successo di quel primo folle saggio e trovandoci alla ricerca di una “propria identità”, abbiamo pensato di tenere il nome “Bernstein”: sembrava che ci stesse portando fortuna e che avrebbe continuato a farlo, del resto siamo ancora qui (I'm still here - come ha scritto il mio eroe Sondheim) a quanto pare forse è stata la scelta giusta! Chi ci conosce sa che continuo a fare delle scelte “folli” (come il festival dell’anno scorso che vedeva i nostri allievi in scena con 2 mega-spettacoli e un concerto montati nel giro di pochissimo tempo) ma ormai sono circondata da un’équipe di docenti solidi e pronti a tutto per cui riusciamo a portare a termine sempre... “quasi” tutto! Infatti, dopo aver detto di non volere più fare una fatica come quella dell’anno scorso, siamo qui a intraprendere un percorso ancora più in grande, famous last words!! (le ultime parole famose). Abbiamo pensato di inserire una serie di chamber musicals, come da nostra tradizione, e uno o due titoli di musical con grandi cori e tanti personaggi – come piace a noi.


Intermezzo



Intermezzo

Entro poco saranno annunciati tutti i titoli del cartellone con una conferenza stampa ufficiale. Non posso ancora svelare i titoli qui ma prometto che l’attesa non sarà lunga! Il tutto sarà molto faticoso, ma credo di nuovo che ne varrà davvero la pena e che farà crescere molto tutti noi. Quando mi fermo per guardarmi intorno, cosa che faccio raramente, faccio fatica a credere a tutto quello che vedo e a quanto siamo cresciuti. Pino dice che non sono mai soddisfatta e tutto sommato ha anche ragione, ma come si può essere insoddisfatti vedendo quello che vedo davanti ai miei occhi? Per me, è un sogno fare quello che faccio nella vita non è un lavoro - è un piacere. Mi ritengo fortunatissima: ho potuto scegliere e trovare la mia strada, e avere la libertà di creare una cosa concreta, lavorando con brava gente, imparando qualcosa di nuovo ogni giorno. Sono sempre circondata da una bella gioventù piena di talento e speranza, che cosa ci potrebbe essere di meglio nella vita? Sì, 20 anni sono passati e abbiamo fatto una quantità di musicals giganteschi e lavorato con tanti professionisti su tanti progetti, per arrivare, come già avete potuto leggere, a far scrivere un musical nostro guidati da esperti londinesi. Sembra incredibile! Ed è grazie a tante persone che lavorano sodo tutti giorni, sia da parte della Direzione che da parte dei docenti, che passo dopo passo si va avanti. Abbiamo anche un grande sostegno da persone che credono in noi e ci danno supporto non solo morale ma anche portando maggiore visibilità alla scuola nella nostra città e non solo. Negli ultimi anni il Comune di Bologna è sempre più presente nel sostenere il nostro grande progetto, cosa che apprezziamo molto. Sì... direi che possiamo essere proprio contenti dei primi 20 anni. Adesso?! Puntiamo al futuro!



Sweeney Todd in salsa viennese Nella capitale austriaca un truculento allestimento del capolavoro di Sondheim, presente alla prima di Sara Del Sal Era il 1979 quando Stephen Sondheim scrisse Sweeney Todd, ma questa storia triste, cupa, brillante, entusiasmante ed indimenticabile, sembra non avere tempo. Al suo debutto in lingua tedesca, a Vienna, alla Volksoper, questo musical si è rivelato ancora una volta un successo. e l’autore stesso ne è stato testimone, volando a Vienna per vedere come un teatro d’opera avesse allestito il suo lavoro. Morten Frank Larsen ha dato al ruolo del titolo tutto.Voce si, ma anche tanta fisicità. Con il suo carisma ha saputo convincere il pubblico riuscendo a dare a Sweeney tutte le sfumature che lo rendono tale. Da standing ovation. forse anche meglio di Michael Ball che si è preso tutti i premi in Inghilterra ma che non era di certo altrettanto interessante. Detto questo, l’allestimento viennese, che - va ricordato - resta in scena solo per qualche

replica, ma si alterna ad altre produzioni della Volksoper, conta su delle scenografie ovviamente con il rosso e il nero come colori dominanti. C’è tanta roba sul palco, a tratti forse anche troppa, ma sicuramente in questo modo si distinguono le diverse location in cui la storia si sviluppa. I costumi sono altrettanto ricchi, anche se qualche parrucca è un po’ troppo finta. Per quanto riguarda la regia, Matthias Davids ha fatto un lavoro interessante tenuto conto delle risorse che ha avuto a disposizione. Sì, perchè se ha avuto un Sweeney perfetto da ogni punto di vista, si è trovato con Dagmar Hellberg che interpretava Mrs.Lovett con grande forza, forse anche troppa in certi momenti, risultando un po’ troppo sopra le righe e con un Tom Schimon che dimostra più di quarant’anni nel ruolo di Tobias. Poco credibile? Beh, assolutamente sì.



Per il resto brava Anita Götz che è stata una Johanna carina e dolce e piacevolmente a suo agio con le sue note. Alexander Pinderak, Anthony, invece è troppo lirico. Il fatto che un ente lirico metta in scena un titolo così non li esime dal trovare nel folto vivaio austriaco di musical qualcuno che canti un po’ più pop. Avrebbero almeno potuto provarci. Robert Meyer è la sorpresa dello spettacolo. Un giudice Turpin perfetto, sia per canto che per recitazione, strappa applausi meritatissimi, e chissà se sorride di questo quando ritorna, il giorno dopo ogni replica, ad occupare il suo posto di direttore artistico della Volksoper. Per il resto lo spettacolo è sanguinolento, ma forse anche meno rispetto a quello che possono fare i registi di area tedesca, schifiltoso, sfrontato, esplicito nelle scene con riferimenti sessuali come da tradizione d’oltralpe e pieno. Sì, perché fatto da un teatro come la Volksoper, può contare su un enorme coro, che è un valore

aggiunto non da poco con la partitura di Sondheim. Per questioni di traduzione la Lovett si diletta a dare ai suoi clienti una specie di patè di carne e non proprio le pies inglesi, e la sera della prima a tutto il pubblico in uscita del teatro è stato regalato un vasetto di patè, accompagnato da una marmellata rosso sangue con la dicitura “per Sweeney Todd”. Se questo musical emoziona e diverte in un modo assolutamente non convenzionale, portandoci a ridere di fronte a degli omicidi o a teorizzare sulla bontà della carne di prete rispetto a quella di un avvocato o di un marinaio, l’emozione vera, quella sera è stata vedere il suo autore in sala. Sorridente ed assolutamente informale, capace di infilarsi una giacca senape sopra a una polo blu, quell’uomo ha saputo tracciare una via a parte nella storia del musical. Grazie a Sondheim, quindi e anche alla Volksoper che ha avuto il coraggio di portare a Vienna un titolo assolutamente sconosciuto in città.


foto: Stadt Fulda


Quanto è complicato diventare Papessa Dalla Germania la vita della Papessa Giovanna, discussa figura storica della Chiesa diventata un musical “cult” di Laura Confalonieri La spotlight Musicalproduktion GmbH fondata nel 2003 a Fulda da Michael Weiß (produttore, deceduto nel 2006), Dennis Martin (compositore) e Peter Scholz (produttore musicale e insegnante di canto), è specializzata in musical a tema storico-religioso: il primo grande successo fu Bonifatius, rappresentato a Fulda il 3 giugno 2004, a 1250 anni dalla morte di S. Bonifacio, apostolo di Germania, che di Fulda fondò il convento. Nel 2005 questa opera prima vinse il premio Musical dell’anno. Il 7 luglio 2007 seguì, in occasione dell’anno di celebrazioni in onore di S. Elisabetta d’Ungheria, Elisabeth – Die Legende einer Heiligen, rappresentato a Eisenach, in Turingia, dove Elisabetta visse e operò. Anche questo lavoro fu insignito del premio Musical dell’anno. Il musical di quest’anno, Kolpings Traum, racconta la vita e le opere

del beato Adolph Kolping, benefattore degli operai e degli artigiani. E se nel 2012 il celebrato è stato l’imperatore Federico il Grande di Prussia (Friedrich – Mythos und Tragödie, un mito coronato dalla tragedia di un fiasco clamoroso proprio nel trecentesimo anniversario della sua nascita), la composizione a tema religioso del 2011 è stata dedicata alla leggenda della Papessa Giovanna, cantata da Boccaccio, da Brecht e, in buon ultimo, da una signora americana, Donna Woolfolk Cross, che la croce ce l’ha perfino nel nome, e che insegna scrittura creativa nel celeberrimo (vi si è diplomata, fra gli altri, Grace Jones) Onondaga Community College di Syracuse, nello stato di New York. Il musical, attualmente in giro per la Germania, è invece egregiamente cantato da Tina Haas (che, a differenza delle altre Papesse, non disconosce le vocali durante gli acuti


e non fa diventare “e” le “i” nel finale dell’assolo più importante del suo personaggio. è bello sentire Das biiiiiiiiin iiiiiiiiiiiiiiich invece di Das beeeeeen eeeeeeeeeeeeeeech una volta ogni tanto), da Anke Fiedler (jazz & rock & casting show) o da Sabrina Weckerlin (la Protopapessa, ex S. Elisabetta d’Ungheria e quest’anno, nei ritagli di tempo, moglie trascurata del migliore amico del beato Kolping, che sembra aver barattato la sirena d’ambulanza che i suoi fan si ostinano a chiamare voce con un richiamo per alci). Chi è andato in pellegrinaggio a Fulda, invece, a volte è stato premiato con l’apparizione di Sophie Berner

(ex Sally Bowles alla Minnelli). Siamo nei secoli bui - e David Kachlir usa una gamma di luci che raramente va oltre le fasi tramonto notte. Andrea Kucerova deve avere comprato le calzature per lo spettacolo ad una svendita di scarpe nere. Stranamente, solo i poveri possono permettersele; i ricchi girano in sandali. Per la scenografia Christoph Weyers utilizza una struttura girevole, che si trasforma facilmente in palazzo, chiesa, scuola, mercato e quant’altro. Dennis Martin ha scritto musica e testi avvalendosi sia della traduzione del libro ad opera di Wol-


fgang Neuhaus, sia della collaborazione di Christoph Jilo, Peter Scholz e Björn Herrmann. Ad ogni modo, chiunque di coloro abbia avuto l’idea d’infilare un termine come shooting star in un musical ambientato nel nono secolo merita la scomunica. Bravi Andreas Balaskas e Max Becker, che hanno inscatolato il suono dell’orchestra per portarlo in tour senza costi aggiuntivi. Anche Julia Poulet ha ideato coreografie semplici per il cast. Il regista Stanislav Moša si affida ai cliché (il padre scalmanato perchè violento, la madre indifesa ma protettiva, il precettore distinto

perchè saggio, i cattivi dallo sguardo truce ecc.) e lascia fare ai suoi attori quello che vogliono. Alcuni strafanno. Chi ha seguito la carriera degli autori conosce bene la loro musica, già sentita in Bonifatius o in Elisabeth - Die Legende einer Heiligen: tante ballate e un po’ di pop, il tutto basato sul principio strofa-ritornello (col ritornello che allunga inutilmente più di un brano). Le voci sono ottime: dal basso nobile di Claus Dam (Aeskulapius) all’impeto di Bruno Grassini (il padre della futura Papessa), dalla dolcezza struggente di Anna Müllerleile (Gudrun) alla perfidia luci-


ferina di Andrea M. Pagani, dalla furia di Lutz Standop (Anastasius) all’eroicità di Mathias Edenborn (Gerold). Dietmar Ziegler riesce a impersonare sia il gaudente vescovo Fulgentius che il pio abate Rabanus senza perdere credibilità. Jenny Schlenkser, penalizzata dal ruolo di Richild (l’unica donna cattiva nel musical, che, oltretutto, non canta mai), può sfoderare tutta la sua sensualità nei panni (succinti) di Marioza.

Il Papa Sergio di Martin Rönnebeck ricorda molto Robbie Coltrane in Il mio papà è il Papa. Matilda Martin, che è all’altezza della sua omonima d’Oltreoceano, alla quale è stato di recente dedicato un musical, merita una menzione speciale nel ruolo di Johanna bambina, così come le ballerine Linda Stark e Yasuko Kayamori (Hugin e Munin). Alla fine tanti applausi per tutti e un cuore di panpepato (souvenir dell’Oktoberfest) per ciascuno.


La trama Un coro di frati canta Per mulierem culpa successit nel buio, alla luce delle fiaccole che portano loro stessi. Aeskulapius, il narratore, racconta che in quei tempi alle donne era vietato, oltre a tutto il resto, anche imparare a leggere e a scrivere. Proprio in quel momento, a Ingelheim sul Reno, il sacerdote del villaggio si dispera, perchè la levatrice gli dice che gli è nata una bambina. Col passare degli anni la piccola Johanna ha imparato di nascosto a leggere e scrivere in greco e in latino, alla faccia del padre irascibile e violento e del fratello Johann, destinato a studiare alla scuola del

duomo di Dorstadt. Anzi, quando i due non ci sono, sua madre Gudrun, che è pagana e di origine sassone, le racconta di Wotan e dei suoi corvi Hugin e Munin, che la proteggeranno sempre in caso di difficoltà. Inutile dire che il padre una volta le coglie sul fatto e picchia la moglie a sangue. Intanto, a Roma, l’aristocratico Arsenius uccide un messo papale che, pur avendo accettato una mazzetta, si rifiuta di introdurlo in Laterano, e istiga suo figlio Anastasius a raggiungere l’imperatore Lotario ad Aquisgrana, per convincerlo a marciare su Roma contro quel Papa


nominato senza il suo consenso. Il vero piano di Arsenius è mettere suo figlio sul trono papale con l’aiuto dell’imperatore. Aeskulapius arriva a Ingelheim a prendere Johann, ma, quando si accorge che è Johanna la mente migliore della famiglia, propone al padre di portare anche lei alla scuola del duomo. Il padre-padrone, a questo punto, non solo rifiuta di mandare tutt’e due i figli alla scuola del duomo, ma, quando Aeskulapius se ne va, picchia Johanna quasi a morte e la insulta chiamandola


"figlia del demonio". Appena si riprende, Johanna convince il fratello a fuggire con lei per raggiungere Aeskulapius, che si è accampato nei dintorni. La madre li sente allontanarsi e regala a Johanna il suo ciondolo portafortuna. Aeskulapius porta i bambini a Dorstadt, dal vescovo Fulgentius, che sta dando una di quelle cene che le cronache giudiziarie recenti hanno ribattezzato “eleganti", e che si mostra alquanto scettico sull’opportunità di accogliere una bambina nella scuola del duomo, appoggiato in questo dal suo illustre ospite romano Anastasius, convinto dell’inferiorità intellettuale femminile.


Il margravio Gerold, obliquo all’atmosfera della cena e di vedute ovviamente più progressiste del resto dei presenti, lo sfida a interrogare la bambina personalmente. Johanna risponde a tono e in latino, spiegando le Scritture, e si guadagna un posto alla scuola e nella casa del margravio, per la rabbia di sua moglie Richild. A scuola Johanna viene continuamente maltrattata dai compagni (suo fratello in testa), ma studia tanto e cresce bene. Quando il suo tutore Aeskulapius, però, le annuncia di essere stato chiamato a Roma, si sente perduta. Il margravio Gerold, per consolarla, la porta alla fiera di St. Denis, dove lei smaschera i mercanti di false reliquie e incontra una chiaroveg-

gente che le predice grande potere, ma anche grande dolore. Alla fiera Gerold ha comprato a Johanna una pergamena con i disegni di un antico meccanismo idraulico e, per farle una sorpresa, lo costruisce in una casa in un bosco. Potenza della tecnica: Johanna e Gerold scoprono così di essersi innamorati. Anche Richild li scopre, senza però farsi scoprire. Quando Gerold viene chiamato ad Aquisgrana per assumere il comando dell’esercito imperiale, Richild organizza in fretta e furia per Johanna il matrimonio con il figlio del maniscalco del villaggio. Così, mentre Gerold ad Aquisgrana si scontra con Anastasius, che vorrebbe trascinare Lotario in un’inu-


tile guerra contro Roma, Johanna deve tener testa a Richild che la trascina all’altare, a suo fratello che la odia perchè, dopo le nozze, gli toccherà andar frate nel convento di Fulda, e, durante la cerimonia, ai Normanni invasori, che fanno irruzione vestiti da bufali. Ma mentre Gerold riesce a convincere l’imperatore a non mandare truppe a Roma (e, per buona misura, definisce Anastasius "parassita del potere"), Johanna sopravvive al matrimonio solo grazie ai suoi amici corvi Hugin e Munin, che la nascondo sotto le loro ali mentre i Normanni fanno strage in chiesa. Quando i Normanni se ne vanno, Johanna, in lacrime, si taglia i capelli, si benda il seno, indossa il saio del

fratello e decide di andare in convento al posto suo. Intervallo. Nel secondo atto Johanna, ora conosciuta come Fratello Johannes, è diventata un medico di chiara fama ed è molto apprezzata dall’abate Rabanus, che ha aiutato ad ampliare la biblioteca del convento. Tutto andrebbe per il meglio, se il padre-padrone non fosse arrivato al convento in visita a suo figlio. Gli annuncia brusco la morte della moglie (che gli è costata il posto, poichè è morta incinta) e gli chiede di mettere una parola buona presso l’abate perchè lo accolga nell’ordine. Quando si accorge che suo figlio è sua figlia, gli viene un infarto (naturalmente dopo averla chiamata


di nuovo "figlia del demonio"). Johanna si convince che, anche in questo caso, siano stati i corvi a metterci uno zampino per proteggere lei e il suo segreto, ma l’abate, che ha sentito tutto, la convince che, per proteggere efficacemente il suo segreto, è meglio che si accodi a un pellegrinaggio in partenza per Roma. A Roma, intanto, è tornato anche Anastasius, che ora viene introdotto da suo padre nel bordello di Marioza, frequentato da tutti i potenti della città, cardinali compresi. Una mazzetta alla donna che si definisce "imperatrice di Roma" e Anastasius diventa cardinale. Fuori, persino le statue (sì, ci sono anche due cantanti vestiti e truccati

da statue) lamentano il livello inaudito di corruzione che sta distruggendo la città. In questa città corrotta, Johanna, ora conosciuta col nome di Johannes Anglicus, è il medico più richiesto, ma si sente sola, perchè non può rivelare la sua vera identità a nessuno. Papa Sergio, d’altra parte, è molto malato, e il suo cerimoniere Aeskulapius, quando manda a chiamare il famoso medico venuto dal convento di Fulda, riconosce immediatamente la sua ex allieva. Purtroppo per lei, anche il cardinale Anastasius, che governa in vece del Papa malato, sospetta di averla già vista prima, e cerca di impedirle di esercitare in Laterano.


Le cure di Johanna, però, fanno effetto subito, e il Papa la nomina suo medico personale. Johanna spinge il Papa a fare di più per la città; il popolo è felice di avere in lei un’ambasciatrice. Anastasius, che ha perso il posto ed è tornato ad Aquisgrana, convince Lotario a marciare su Roma. Quando l’imperatore arriva, però, il Papa lo sfida: solo chi è stato eletto da Dio può aprire le porte della basilica di San Pietro. Lotario, ovviamente, non riesce ad aprirle; al Papa, invece, basta battere le mani per spalancarle. 0L’imperatore e il suo seguito credono di essere di fronte ad un miracolo, e non resta loro che inginocchiarsi e riconoscere l’autorità papale. Gerold, dal canto suo, ha riconosciuto subito la costruzione idraulica della casa nel bosco, ed è felice di ritrovare Johanna sana e salva. Anastasius e suo padre, intanto, hanno deciso di avvelenare il Papa: durante il banchetto con l’imperatore, il coppiere sarà uno dei loro uomini di fiducia, e il medico Johannes Anglicus sarà mandato in missione al bordello di Marioza. Il piano riesce: il Papa muore e Johannes Anglicus, accusato da Marioza di violenza, viene arrestato. In carcere, Johanna aspetta l’esecuzione, ma Aeskulapius arriva con la notizia che il popolo l’ha eletta Papa.

Gerold cerca di convincerla a non accettare e a fuggire con lui, ma lei vuole restare. Il popolo festeggia il nuovo "Papa Populi". Appena intronizzata, Johanna comincia le riforme: fa restaurare l’acquedotto, apre una scuola femminile e impedisce ad Anastasius e suo padre di abbattere un orfanotrofio per costruire un albergo per pellegrini doviziosi. Anastasius è furibondo, e fa impallidire perfino il suo spregiudicato padre quando annuncia che ucciderà il nuovo Papa durante la processione di Pasqua. Johanna, che nel frattempo è rimasta incinta, riflette sul suo futuro e decide di lasciare Roma con Gerold subito dopo la processione. Il giorno di Pasqua gli eventi precipitano: Gerold viene ucciso nel tentativo di sventare l’attentato a Johanna; Johanna, assistendo all’omicidio, ha un aborto spontaneo e ne muore. Il popolo assiste incredulo alla rivelazione: il "Papa Populi" era una donna. E mentre la Chiesa riuscirà a farne perdere le tracce nei libri di storia (sarà il cardinale Anastasius, che vita natural durante non riuscirà mai a diventare Papa, a scrivere le cronache vaticane), i romani ricorderanno sempre con gratitudine la loro Papessa e ne tramanderanno la storia.



La strada verso la normalità Un coraggioso allestimento locale di Next to Normal, in una piccola città tedesca, con un convincente cast all-star di Laura Confalonieri Il 17 settembre 1902, giorno d’inaugurazione del teatro cittadino di Fürth, l’allora sovrintendente Hans Reck promise di “escavare molte pietre preziose dell’arte”. Oggi, sotto la direzione di Werner Müller, il teatro dà circa 250 rappresentazioni ogni anno per oltre 100.000 spettatori, con una media stabile da anni del 90% di biglietti venduti. La sfida di quest’anno: tradurre in tedesco e portare per la prima volta in Germania il musical Next to Normal di Brian Yorkey (libretto) e Tom Kitt (musica), pur se per un numero limitato di rappresentazioni, e con un cast tanto noto da far registrare ogni sera il tutto esaurito, mantenendo così prezzi popolari. Sfida vinta: un teatro di provincia, 732 posti, è riuscito a ingaggiare Pia Douwes, Thomas Borchert e Sabrina Weckerlin per uno spettacolo con sole 13 rappresentazioni in programma, e per il bi-

glietto più costoso si spendono 61 € (durante le anteprime 49,58 €). E, visto che il cast è da pietra miliare del musical, per non farsi mancare niente il teatro ha annunciato di voler distribuire una registrazione dello spettacolo. La storia di una madre di famiglia benestante della provincia americana affetta da disturbo maniacodepressivo e degli effetti della sua malattia su marito e figlia, con corollario di temi attualissimi e discussi quali il trauma provocato da un lutto, il suicidio, la dipendenza da psicofarmaci e l’etica nella psichiatria sembra avere tutte le carte in regola per un fallimento, ma già al suo debutto Off-Broadway nel 2008 incassa l’Outer Critics Circle Award (e l’attrice principale, Alice Ripley, viene nominata per il Drama Desk Awards). Il passaggio a Broadway nel 2009 porta undici nominations ai Tony


Awards (fra le altre quello a Best Musical) e tre trofei: Best Original Score (Brian Yorkey e Tom Kitt), Best Orchestration (Michael Starobin e Tom Kitt), e Best Performance by a Leading Actress in a Musical (Alice Ripley). Nel 2010 arriverà anche il premio Pulitzer per il teatro, cosa rara per un musical. L’allestimento di Stephan Prattes è minimalista: i sei orchestrali nascosti da una parete in vetroresina opaca (Christoph Wohlleben li dirige in modo che si sentano come se fossero fra il pubblico), ad occupare il palcoscenico una struttura in ferro a due piani e sei caselle. Sebastian Carol lavora molto con

i singoli riflettori e poco con le luci tutte insieme. Le proiezioni video di Daniel Bahnke sono d’effetto e tendono al warholiano, ma vedere a un tratto il sorriso ebete di Dirk Johnston riprodursi sullo sfondo a vista d’occhio, in formato gigante e in tanti colori è quasi inquietante come avere la sfortuna di doverlo sentire stonare per tutta la serata. Complimenti a Daniela Weigel, che è riuscita a trovare delle bellissime pillole giganti nei colori primari per My Psychopharmacologist and I (bella anche l’idea del compositore di inserire nel pezzo alcune note di My Favorite Things).


Lo spettacolo vive di questi momenti, comici e tragici a un tempo, alternando numeri pop a ballate coinvolgenti, tradotte personalmente dal regista Titus Hoffmann. Magari avrebbe potuto tradurre Superboy and the Invisible Girl diversamente da Superboy e sua sorella trasparente (letteralmente: di vetro), e avrebbe anche potuto evitare di intercalare quegli americanissimi “Yeah! Yeah! Yeah!” nei testi tedeschi, quando risultavano troppo corti, però, nel complesso, ha fatto un buon lavoro. Pia Douwes è Diane Goodman, la bipolare; Thomas Borchert, in barba e capelli grigi, è suo marito Dan; Sa-

brina Weckerlin è la loro figlia Natalie, ribelle e sarcastica; Dirk Johnston è suo fratello Gabe, trapassato ma presente; Dominik Hees è Henry, il ragazzo di Natalie; Ramin Dustdar sfoga il suo talento comico interpretando i due medici di Diana, prima il Dr. Fine (impeccabile l’accento viennese!), poi il Dr. Madden (che, durante la prima seduta, Diane vede come una rockstar). Pia Douwes passa dal comico al tragico del suo ruolo con una velocità e un’impassibilità sorprendenti: il pubblico muore dalle risate vedendola preparare i sandwiches per la sua famiglia sul pavimento della cucina, e, nel giro di pochi secondi,



si commuove sentendola nostalgica in I Miss the Mountains. Thomas Borchert ha, musicalmente parlando, il ruolo più ingrato nello spettacolo: i suoi brani sono ostici all’orecchio, anche se ben cantati. Recita il marito che combatte una battaglia impari con la malattia della moglie in modo tanto convincente che vien voglia di salire su palco a proporsi come badante, per dargli una mano. Dirk Johnston è un prodotto di scarto di un casting show inglese – e si sente. Fisico da spot della Coca Cola® e sorriso idiota perennemente stampato su un volto inespressivo, vocalmente già completamente inadeguato al ruolo di Sky in Mamma Mia!, in questo

spettacolo è proprio un’apparizione angosciante (e non solo per la famiglia Goodman). Sabrina Weckerlin ha trovato in Natalie un ruolo dove finalmente può “uscire al naturale” (cit. Alberto Sordi), senza strilli e senza bramiti, ma con tanta ironia e tanto sarcasmo. Dominik Hees, il suo Henry, è l’unico che può tenerle testa: le insegna a farsi le canne ma poi l’aiuta a disintossicarsi dalle pillole che ruba alla madre confinata in clinica, la trascina fuori dalle discoteche, ma la porta al ballo della scuola. Il finale della storia è sorprendente e si presta ad almeno tre interpretazioni. Il pubblico francone, poco incline a filosofare e generoso, regale una standing ovation a tutti.


Brillantina da tutto esaurito Anche a Lubiana l’intramontabile Grease si dimostra un grande successo di Sara Del Sal Grease è uno di quei titoli che non hanno bisogno di presentazioni. Ovunque vada in scena è un successo e non ha fatto eccezione nemmeno la Slovenia. In scena per sole 4 repliche, lo spettacolo allestito per il Lubiana Festival ha vinto e convinto con quattro serate da tutto esaurito, standing ovation e pubblico che cantava felice nel medley finale. Cercando le ragioni di un successo così dirompente per un allestimento che non aveva né le scene né le coreografie originali è facile individuare il vero punto di forza dello spettacolo: il cast. Reclutati tra i performer che solitamente lavorano in West End, questi ragazzi hanno dato a Grease una marcia in più. Su tutti Sean Mulligan, che era Danny. No, non lo interpretava, lui lo era. Ogni suo muscolo e ogni sua espressione era quella giusta, ma lui, d’altra parte, quel ruolo lo ha interpretato a Lon-

dra e si vede benissimo. Meno interessante Sandy, la giovane Maggie Lynne, che nonostante la voce solida mancava di carisma. Ancora una volta la migliore sul palco si conferma Rizzo, in questo caso Philippa Stefani, che qualcuno potrebbe avere visto come cover di Molly in Ghost nel West End (o in Sister Act o in Wicked considerando che per tutti e tre i cast lei è tra quelli che hanno registrato i cd). Intensa, forte e precisa in tutto ha meritato gli applausi che le sono stati tributati. Non male Kenickie, Dan Burton, anche lui con un curriculum da paura che comprende più di 100 repliche da Frankie Valli in Jersey Boys o il divertentissimo Betty Blue Eyes. Tra loro, appena arrivato dall’Australia e al suo primo ingaggio in Europa Shaun Renne, Teen Angel, o un eccezionale Eugene interpretato da Lee Greenaway. Insomma, con un livello così alto stridevano quei


pochi come Gavin McCluskey che non hanno saputo dare nessun colore a Doody o Emily Hawgood che alla sua Cha Cha ha dato tante cattive maniere ma nulla di davvero irresistibile per meritarsi il premio. Insomma, se la regia e le coreografie non erano di certo entusiasmanti, il cast nella maggior parte dei casi ha fatto da la sua parte, risolvendo alla grande, con l’aiuto della band rigorosamente dal vivo, uno spettacolo che funzionerebbe lo stesso, ma che con le persone giuste riesce a riappropriarsi della sua magia e diventa irresistibile. Grease is the word, sÏ, e già cresce la voglia di vederlo di nuovo in scena, magari in Italia.


foto: Simone Di Luca


Brian May + Kerry Ellis Magia d’estate Fiore all’occhiello di Grado Festival, il concerto in riva al mare dell’affiatato duo di Enrico Comar Magica chiusura del Grado Festival Ospiti d’autore nella suggestiva cornice della Diga Nazario Sauro con il concerto di Brian May e Kerry Ellis (terza tappa italiana del Born Free Tour 2013). Un’occasione rara (almeno nel nostri paese) per tutti gli amanti del mondo musical e del rock, quella di vedere una delle leggende della musica dell’ultimo mezzo secolo e una tra le più apprezzate star del West End sul palco insieme. Un sodalizio iniziato proprio nei teatri del West End, con We Will Rock You, e proseguito negli anni successivi con il fortunato disco Anthems e una serie di concerti in Gran Bretagna e in tutto il mondo (da ricordare, nel nostro paese, la partecipazione dei due al Festival di San Remo accanto a Irene Fornaciari). Uno spettacolo che, sin dall’ambientazione, si preannuncia ben diverso rispetto ai tipici concerti di

May e dalle stesse precedenti collaborazioni tra i due artisti. Dimenticati il titanismo e l’energia aggressiva di Anthems, il nuovo tour opta per uno stile più lieve e intimista, quasi in “punta di pennello”, che nel concerto gradese si risolve in un’atmosfera serena e colloquiale, complice la suggestione del luogo e le dimensioni contenute della platea (impagabile l’emozione di vedere da vicino le dita di Brian muoversi lungo le corde della sua Red special o i capelli di Kerry scomporsi ad ogni soffio di vento) di grande efficacia e suggestione. Un repertorio mirato e mai scontato che, lungi dal cadere nell’autocelebrazione, traccia un percorso articolato, e a volte un po’ pretestuoso, tra classici più o meno noti della musica internazionale, spaziando dai Beatles a Elvis Presley, fino alla più moderna I Have Nothing (cantata originariamente da Wi-



thney Houston), che apre lo spettacolo, o alla bellissima versione di Dust in the wind dei Kansas. Particolare rilievo è dato a Nothing really has changed, brano scritto da Virginia McKenna, direttrice della Born Free Foundation, organizzazione internazionale per salvaguardia degli animali, il cui operato è attivamente sostenuto dai due musicisti. Non molte le concessioni ai numerosi fan dei Queen presenti al concerto (“Ma i Beatles sono meglio!” risponde scherzando May alle insistenti richieste di uno spettatore, che viene poi accontentato con Life is real, pezzo originariamente scritto da Freddie Mercury in me-

moria di John Lennon, e qui invece dedicato proprio al front-man dei Queen), e limitate le incursioni nel mondo del musical, con un po’ di Marvin Hamlish (splendida l’interpretazione di The Way We Where da parte della Ellis) e qualche aneddoto sulla nascita dello spettacolo We Will Rock you, seguito finalmente da alcuni grandi classici dei Queen: Una splendida Love of my life, una Tie your mother down, iniziata da Kerry in acustico, con inflessioni quasi country, virando in rock nel finale con l’inserirsi della Red Special di May , We will rock you e Somebody to love cantate con il contributo del pubblico (con i complimenti di


Brian) e soprattutto una No one but you da brividi. L’intervento a sorpresa (e che una parte del pubblico sembra non apprezzare particolarmente) poco prima del finale, di Irene Fornaciari, che partecipa ai duetti I who have

nothing e CosÏ celeste, non aggiunge molto allo spettacolo ma non ne turba l’equilibrio (dimostrando una piacevole complicità e un buon feeling tra i tre artisti). Tra le battute ironiche di Brian e le inquietanti risate di Kerry, lo spetta-


colo si avvia verso la fine, che porta i vivaci e piacevolmente inconsistenti bis The kissing me song e Crazy little thing called love, a conclusione di una serata fatta di emozioni sottili, vagamente nostalgiche, lievi ma al tempo stesso indelebili.



Con Thomas Borchert non ci si annoia mai Ne abbiamo discusso in redazione, ne abbiamo già parlato mille volte: ma come si fa a stufarsi di una voce così? di Roberta Mascazzini Oberhausen (DEU), 07.09.2013 Nell’intimo ed accogliente Teatro Ebertbad riapre la stagione dei concerti organizzati da Sound of Music, il negozio di articoli di musical con sede nella vicina Essen, città natale del cantante che nella serata salirà sul palco. Si tratta del settimo anno di concerti, iniziati nel 2006 proprio con Thomas Borchert ad Oberhausen, con un’iniziativa veramente coraggiosa da parte dell’organizzatore. A dire il vero il teatro non è pieno fino all’uovo, una decina di posti in piccionaia sarebbero stati ancora disponibili; molti preferiscono non prenotare eventi al chiuso quando in teoria dovrebbe far caldo. Il calendario dice che è ancora estate, ma il cielo è grigio, la città è grigia e piove a dirotto.Verrebbe voglia di barricarsi in casa e mettersi sul divano, con una coperta a leggere un buon libro. Eppure 400 fortunati spettatori hanno sfidato il

tempo avverso e si sono riuniti per ascoltare Thomas Borchert, che non recita in un ruolo teatrale, non canta songs tratte da musicals, ma sue composizioni, molte delle quali hanno per tema l’amore o l’amicizia. Siccome il teatro ha un bel bar ed i tavolini in platea come la sala in cui è ambientato Cabaret, anche l’attesa, più lunga del dovuto, non pesa. Infatti, come se già non bastassero il freddo, il buio, la pioggia ed il vento, la serata inizia in ritardo, perché il signor Borchert, oltre a tutte le sfortune meteorologiche precedenti, ha dovuto affrontare anche un catastrofico viaggio in treno da Berlino ad Oberhausen, circa 550 chilometri. Forse altri avrebbero annullato il concerto. Lui invece ha fatto delle 10 ore di viaggio l’ironica e divertente apertura dello spettacolo, con il racconto volutamente un po’ esagerato dei fatti, anche per prendersi un po’ gioco di Deutsche


Bahn, la società ferroviaria tedesca, ultimamente al centro di qualche polemica. Il pubblico scopre attraverso le sue battute che le tre orette di ritardo sono dovute al ritrovamento di una valigia sui binari, sì, proprio sulla tratta che doveva percorrere Thomas per andare ad esibirsi per il suo pubblico. Il treno viene fatto rientrare a Berlino, la linea bloccata e sul posto viene spedita una squadra speciale da Lipsia (nemmeno fosse stato un telefilm!) per far brillare l’oggetto incriminato. Dopo l’intervento degli specialisti, il treno è quindi potuto ripartire con il nostro novello Fantozzi a bordo.

Per farci sorridere ulteriormente, vista la paziente attesa, ci ha raccontato - come fosse una barzelletta -, dei suoi tentativi di mettersi in contatto telefonico con Andreas Luketa, l’organizzatore di Sound of Music, ma, dato che tutto il mondo è paese, anche ai divi può scaricarsi un cellulare, anche sui treni tedeschi può mancare una presa e può non esserci campo. Il cantante ci avverte: visto com’è andata, se avete lamentele, non rivolgetevi a me o al signor Luketa, ma a Deutsche Bahn. Applauso fragoroso e tante risate. Difficile però avere qualcosa da ridire se il suddetto sa trasformare un disguido in un lungo ed esila-


rante momento di spettacolo dimostrando quanto valga una lunghissima esperienza sui palcoscenici, dove bisogna saper affrontare con disinvoltura ogni evenienza, improvvisare. Se da una parte questi attimi hanno riportato la star al livello umano (chi non avrà pensato che anche a “loro” capitano queste cose!), dall’altra, tutto il concerto l’ha fatto percepire al pubblico come persona instancabile, sovrumana. Un ossimoro. Eppure chiunque avrebbe dato, durante il concerto, segni di cedimento per lo stress e stanchezza del viaggio. Evidentemente non chi ama a fondo il proprio lavoro.

Dopo aver intrattenuto gli astanti come un comico di Zelig, si siede finalmente al pianoforte e dà il via alla vera serata sulle note di One step out of my heart: si tratta di una canzone a cui il cantante è molto affezionato, così come lo è a tutte quelle comprese nel suo primo, tanto sudato album Ruthless Lovesongs che, ci confessa, nessuno voleva produrre. Può sembrar strano che Borchert abbia incontrato tante difficoltà nel realizzare il suo sogno di un cd da solista, ma quale artista non ha mai vissuto questo problema sulla sua pelle? Certo, oggigiorno ci sono i talent show, amati ed odiati (chi


scrive non li ama particolarmente) ad offrire una vetrina, una possibilità ai numerosi e sconosciuti cantanti. A quell’epoca - nemmeno fosse un secolo fa - non erano ancora stati inventati e gli artisti non avevano altra scelta che bussare alle porte dei produttori e delle case discografiche facendosi sbattere tante porte in faccia. Lo produrreste voi un album interamente fatto di canzoni scritte in inglese da un attore di musical, per quanto famoso possa essere nel vostro paese? Appunto. Ecco perché il signor Borchert decise di produrselo da solo coi guadagni racimolati in alcuni anni di carriera teatrale. Certo, un lusso per pochi. Ed il cd, dal titolo The best of goodbyes uscì

sotto il falso nome Tom Reed, il che la dice lunga sull’amore del nostro per le composizioni anglofone. Durante tutto il concerto percorre la sua carriera da solista dal primo cd appena citato, passando altri album quali Ruthless lovesongs, Mehr als jedes Wort (Più di ogni parola), Borchert Deluxe, invita, come suo solito, il pubblico a cantare alcuni ritornelli insieme a lui, a tenere il tempo e, soprattutto si esibisce in virtuosismi vocali in stile jazz, che alle orecchie italiane non possono non far venire in mente Lucio Dalla e si destreggia in acrobazie con le dita sul bel pianoforte a coda. Le canzoni sono molto dolci, intime e si crea un’atmosfera talmente romantica che alcune coppie presenti in sala si lasciano andare a teneri scambi di effusioni. Rispetto ai concerti della serie Borchert besinnlich (Borchert riflessivo) dedicati al Natale, quelli della serie Borchert beflügelt (Borchert con le ali) sono più calmi, al pubblico è richiesto meno frequentemente di interagire e si ride leggermente meno, perché il cantante sembra avere una particolare predisposizione per raccontare storie ed aneddoti, non si sa quanto veri e quanto inventati, con umorismo. Nelle serata del 7 settembre escono così i due lati della sua personalità: quella intima del compositore di canzoni d’amore e d’amicizia e quella comica del mattatore, del-


l’intrattenitore. E così, se la canzone d’amore Durch den Regen (Nella pioggia) su due innamorati che camminano per la città tenendosi per mano incuranti della pioggia è l’occasione per parlare del brutto tempo avuto nell’estate tedesca, lo è anche per parlare di desiderio di fuggire verso luoghi caldi, non fosse che, arrivato il momento di partire, esplode la bella stagione in città e si riscopre quanto sia bello passare semplicemente il tempo libero con la famiglia in giardino. Quindi perché non scriverci sopra una canzone e magari mentire spudoratamente al pubblico dicendo di averla composta da poco e di presentarla in anteprima? Così, grezza, non ancora giunta all’arrangiamento finale. Gli spettatori ci credono e sorridono per i divertenti testi di Urlaub in den Balkonien (Vacanze sul balcone). Il repentino passaggio di tono, dall’intimo al comico in un breve lasso di tempo è rappresentativo del ritmo di tutta la serata. Tra le altre canzoni in programma citiamo Careless dreams, Lass’es geschehen (Lascia che sia), Butterflies, in cui ad un certo punto sembra riprodurre col pianoforte il veloce battito di ali delle farfalle, Mehr als jedes Wort (Più di ogni parola), The ultimate kiss, Make a wish come true. Ma né Thomas Borchert né il suo pubblico possono reggere a lungo così tante canzoni serie, perciò la serata deve esser ravvivata da Per-

verse Sau (Porca perversa) e da una canzone in inglese del gruppo americano The Brave, dalla quale Thomas, ha confessato di aver palesemente copiato la musica per scrivere la sua Wildschweinduett (Duetto tra cinghiali) ormai tanto cara al suo pubblico. Era solo un quattordicenne che muoveva i suoi primi passi nel mondo della musica: glielo possiamo perdonare. Il concerto si conclude con un’altra canzone d’amore, vero tema della serata e gli spettatori escono col cuore allietato e si buttano di nuovo nel buio e nella pioggia di Oberhausen, ma le coppiette si possono tener per mano cantando il refrain di Durch den Regen (Nella pioggia) ascoltata poco prima.



La grande festa di “Da Capo” Ad Essen, in Germania, la rivista di teatro musicale “Da Capo” festeggia il decimo compleanno con un grande concerto di Roberta Mascazzini In questo 2013 gli anniversari sembrano davvero non finire mai: Starlight Express, Compagnia della Rancia, The Rocky Horror Show, Pia Douwes & Uwe Kröger e… la rivista di settore tedesca Da Capo, in vendita anche al di fuori della Germania (persino in Australia!) Amici del Musical non ha mancato, nell’anno del suo quindicesimo compleanno, di partecipare al gala di festeggiamento. La rivista Da Capo è un giornale uscito per la prima volta il 1° settembre 2003, ma nato già come idea, come sogno, nel 1998 grazie all’intuizione di Joerg Beese e di altri giornalisti del ramo che si erano ritrovati ben cinque anni prima in un teatro di Amburgo. Tutti appassionati di musical che hanno saputo lanciare una rivista partendo inizialmente da una redazione composta da tredici persone che svolgevano questa attività gra-

tis, come “secondo lavoro”, come hobby. Questo voleva dire dedicare il proprio tempo libero, dopo il lavoro vero, ufficiale, alla scrittura, all’impaginazione, ai progetti, alle idee, a rispettare anche delle deadlines, proprio come in un normale impiego pagato. Proprio quello che la redazione di Amici del Musical, nel suo piccolo, cerca di fare da ormai quindici anni. Certo, Da Capo poteva avvalersi fin da subito di giornalisti professionisti con conoscenze e competenze per muoversi nell’ambiente dell’editoria ed organizzare una rivista cartacea distribuita nelle edicole ad un prezzo iniziale di 3 euro, ora arrivato a 3,30. Amici del Musical ha abbandonato da un po’ il formato cartaceo ed ha preferito quello elettronico per poter offrire ai suoi lettori una rivista completamente gratuita, non dovendo sostenere spese di stampa, distribuzione o consegna.


Guardiamo perciò con interesse, ammirazione, simpatia e, perché no, anche con un po’ di sana invidia, i “colleghi” di Da Capo che per festeggiare hanno organizzato nientemeno che una serata di gala in un teatro di musical. Alla serata non partecipano cantanti qualunque, ma artisti famosi ed apprezzati del calibro di Roberta Valentini, Maricel, Monika-Julia Freeman, Femke Soetenga, Anna Thorén, Julia Liβel, Shari Lynn Stewen, Sophie Blümel, Felix Martin, Ethan Freeman, Chris Murray, Patrick Stanke, Adrain Becker, Thomas Hohler, Alex Melcher, Dennis Henschel, Sascha Theis e poi il nutrito ensemble di performers.

Il tutto per un concerto che è durato tre ore, esclusa la pausa, e che è volato via velocissimo spaziando tra songs melodici, rock, pop e persino pezzi comici. Trovandoci in Germania, s’è iniziato con il prologo da Elisabeth, il più conosciuto musical mitteleuropeo, con Felix Martin che cantava il ruolo di der Tod (la Morte) e Alex Merchel il ruolo di Luigi Lucheni. Bravissimi i due solisti, ma alcune stonature fastidiose da parte di qualche elemento femminile del coro proprio nel refrain, sono proseguite anche durante la seconda esibizione, Der letzte Tanz (L’ultimo ballo), tratto dallo stesso musical.

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Le orecchie del pubblico sono state messe a dura prova durante vari momenti della serata, non solo per le ragioni sopra citate, ma anche per un evidente problema ai microfoni ed all’impianto sonoro. Forse è lo scotto da pagare per l’organizzazione di serate-evento in cui tutte le attrezzature vengono preparate in poche ore e si ha poco tempo anche per provare. Nonostante qualche intoppo, però, la serata è stata piacevole: non ha proposto le highlights dai soliti musicals, ma ha privilegiato quelli che sono attualmente in scena o stanno per debuttare ed altri meno noti al grande pubblico.

Molto spazio è stato dato, per esempio, al musical Die Tagebücher von Adam und Eva (I diari di Adamo ed Eva), un’opera in cui solo due attori recitano e cantano, che tratta dei due progenitori del genere umano in termini molto comici e molto moderni, mettendo in bocca ad Adamo ed Eva delle frasi che sembrano appartenere a quell’insieme di stereotipi della vita di coppia che conosciamo tutti e che, forse, tanto stereotipi poi non sono… I due applauditissimi mattatori di quest’opera sono stati Vera Bolten ed Alex Merchel, protagonisti anche del musical a Berlino e walk-ins in We will rock you nella

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scorsa stagione. Ancora una volta hanno dimostrato che insieme fanno scintille. Sarà forse perché sono una coppia anche nella vita privata e riescono perciò a trasmettere il loro affiatamento anche sul palcoscenico. Vera non fa invece scintille quando, ovviamente da sola, interpreta Nur für mich (On my own) da Les Miserables: dovrebbero proibirle di rovinare quella canzone con una voce sguaiata e un’intonazione che sembra più arrabbiata che triste e depressa. Sì, anche se è stata Eponine nella produzione di Bonn anni fa. Durante la sua esibizione sembrava che Scaramouche (WWRY) stesse .05

cantando la canzone del musical sbagliato, atteggiamenti compresi. Oltre alla coppia Bolten&Merchel, molto spazio è stato dato anche a Patrick Stanke, le cui fans erano veramente scatenate, riempiendolo di applausi e standing ovations più di ogni altro artista del gala, a volte anche senza una vera ragione. La sua presenza è stata anche l’occasione per parlare di un musical olandese che ritornerà sulle scene tedesche tra qualche settimana, Die drei Musketiere, già andato in scena tra il 2005 e il 2008. Il musical era all’epoca prodotto da Stage Entertainment ed aveva nel cast, oltre a Stanke – che tornerà nel doppio


ruolo di D’Artagnan e di regista – anche Pia Douwes ed Uwe Kröger. La ballata romantica a tre voci femminili Wer kann schon ohne Liebe sein (Chi può stare senza amore) è stato uno dei momenti più suggestivi ed applauditi della serata. Applauditissimo è stato, come è facile intuire, anche le esibizioni di Chris Murray con Impossible Dream (da The man of La Mancha) e Bring ihn heim (da Les Miserables), seppure si sia trattato di esibizioni un po’ fredde e distaccate, come se l’artista fosse più concentrato a controllare ed addomesticare la voce che ad interpretare nel senso più letterale del termine. .06

Altra star della serata è stata Ethan Freeman, che si è esibito in Die Musik der Nacht (da The Phantom of the Opera). Tra le canzoni della serata anche pezzi da Kolpingstraum (Il sogno di Kolping), Die drei von der Tankstelle (I tre della stazione di benzina), Mozart!. Stupisce invece l’assenza di arie dagli attuali musical della Stage, quali Tarzan, Ich war noch niemals in New York, Der König der Löwen (Il Re Leone) e di Tanz der Vampire tanto amato dal pubblico. La voce più bella della serata è stata forse quella di Roberta Valentini, apprezzata nel 2012 anche in una serata di beneficienza al Teatro Nuovo


di Milano. Si è esibita in Money, money, money, Arms of an angel e Nur ein Blick (In his eyes da Jekyll & Hyde). I momenti più divertenti sono stati quelli del faraone rock di Joseph and the amazing technicolour dreamcoat e di quel marcantonio di Felix Martin fasciato nell’argentato miniabito di Zaza de La cage aux folles con tanto di stola di piume di struzzo color rosa fucsia. Ha cantato prima con l’ensemble Wir sind was wir sind (Siamo quelli che siamo) e poi da solo Ich bin was ich bin (Sono quello che sono) lanciandosi poi in un applauditissimo discorso sulla parità delle coppie omosessuali ed etero.07

sessuali e in un’invettiva, seppure tra una battuta e l’altra, contro la Russia del presidente Putin, dove l’omosessualità è un reato punibile col carcere. L’opera è andata in scena in estate a Colonia e sarà in programma a Salisburgo fino a marzo 2014 con Uwe Kröger nel ruolo di Zaza. Felix Martin ha inoltre moderato la serata insieme a Monika Julia Freeman. Moderazione, ad essere sinceri, piuttosto scialba e sottotono, in contrasto son l’usuale stile del cantante. Le esigenze della scaletta costringevano evidentemente ad essere asciutti. Durante la serata ci sono state


anche una breve intervista al fondatore e redattore capo della rivista, Jörg Beese, e ad un membro dell’ensemble che ha da poco passato la prima selezione di un concorso per giovani interpreti di musical indetto dal giornale e che avrà una seconda fase il prossimo anno. Ma anche la webzine di Amici del Musical non è da meno e sta preparando un concorso che vi appassionerà. Aspettando di celebrare, in futuro, un anniversario a teatro come i “colleghi” tedeschi. Stay tuned!

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Foto 01. Chris Murray 02. Ethan Freeman 03. Maricel 04. Patrick Stanke 05. Roberta Valentini 06. Ale & Vera 07. Felix Martin 08. Colosseum Theater



Quando il musical si presta al cinema Hollywood Nights, una riuscitissima serata sospesa tra palcoscenico e celluloide di Roberta Mascazzini 5 ottobre 2013, Teatro Ebertbad, Oberhausen (DEU) – In Germania ed in Austria, così come in Gran Bretagna è una vera e propria moda quella dei concerti con le musicals stars e, non sapendo più cosa inventare, quelli di Sound of Music hanno pensato di organizzare una mini tournée che, anzichè proporre le solite highlights dai musicals più famosi, mette in scaletta alcune famose canzoni tratte dai film americani. Ecco perché il titolo della serie di concerti è Hollywood Nights. Protagonisti del tour sono l’amatissima e bravissima Maya Hakvoort, il divertente e scatenato Andreas Bieber, la tuttofare Annika Firley ed i due bellocci Markus Seibert ed Alexander Klaws. Quest’ultimo non è potuto esser presente nella tappa all’Ebertbad per un impegno più importante ed è stato sostituito da Volkan Baydar. Parte del pubblico, più che altro ra-

gazzine, sembravano esserne dispiaciute, ma con tutta probabilità, il concerto ne ha guadagnato in qualità. Alexander Klaws ha molte ammiratrici, ma non è certo il miglior cantante di musical sul mercato e, prima di diventarlo, è stato vincitore del primo talent show dal titolo Deutschland sucht den Superstar (La Germania cerca la Superstar) nell’ormai lontano 2003 ed ha poi ottenuto un ottimo successo discografico come cantante pop. Inoltre ha girato telenovele e partecipa a programmi televisivi. Un curriculum ricco, insomma. Il vero successo nel musical lo deve però al ruolo da protagonista in Tarzan ad Amburgo, dove recentemente Gian Marco Schiaretti ne ha ereditato i panni succinti. Altre suoi ruoli furono quelli di Alfred in Tanz der Vampire e Ranger in Der Schuh des Manitus (La scarpa di Manitu). Per contro,Volkan Baydar ha un


curriculum più scarno e, soprattutto, non ha nulla a che spartire col mondo da cui provengono gli altri interpreti del concerto. Ha studiato pianoforte, canta musica pop senza particolare successo, ha inciso solo un paio di dischi e non ha mai partecipato a nessuno spettacolo a teatro. Insomma, lo spettatore si chiede giustamente: che c’azzecca? Ed invece, con la serata, c’azzecca eccome: la voce è semplicemente quella giusta per le canzoni in scaletta e, soprattutto ben si amalgama con quelle degli altri due colleghi maschili sul palco, melodiche e potenti. Dopo aver aperto tutti insieme la

serata con You light up my life dall’omonimo film, il compito di rompere il ghiaccio scambiando due parole col pubblico è lasciato al piccolo e vivace Andreas Bieber che con spigliatezza introduce Maya Hakvoort, che fa venire letteralmente i brividi alla schiena con la sua interpretazione di The way we were, di Barbra Streisand: Maya sa reggere il confronto col mito. Vero che la serata è dedicata ai soundtracks cinematografici, ma gli appassionati di musical hanno trovato ugualmente pane per i loro denti, visto che, molti film sono poi diventati musicals di successo e viceversa.


Così, se da una parte sono in programma canzoni prettamente cinematografiche come Mrs. Robinson (Baydar/Seibert), Into the groove (Annika Firley), Live to tell e Bright eyes (Andreas Bieber), Up were we belong (Hakvoort/Seibert), molte altre sono anche melodie di musicals più o meno recenti e famosi: Hopelessly devoted to you e What a feeling (Firley), How deep is your love (Seibert), Eye of the tiger (Baydar) e My heart will go on (tutti). Difficile dire quali siano stati gli show-stoppers. Lo sono stati tutti, in un modo o nell’altro, per l’energia messa da ogni interprete. Apprezzatissimo sicuramente il mo-

mento disneyano con la commovente Das Farbenspiel des Windes (Il gioco di colori del vento/da Pocahontas/Hakvoort), A whole new world (da Aladdin/Seibert-Baydar), la famosissima e dolcissima Beauty and the beast (Bieber-Hakvoort), l’allegrissima Under the sea (da La Sirenetta) con uno scatenatissimo Andreas Bieber che si è lanciato in una rumba inarrestabile suscitando infinita simpatia. Pubblico entusiasta anche per Neverending story (Bieber) che ha risvegliato in molti i ricordi di un’epoca, soprattutto considerando che gran parte degli spettatori dovevano essere bambini o adolescenti nel-


l’anno in cui La storia infinita uscì nelle sale. L’atmosfera si fa calda invece, molto calda, quando Maya Hakvoort, fasciatissima in una tutina pantalone

rosse fuoco molto sexy, si fa trascinare nella danza da Mark Seibert sulle di Time of my life, alla quale lei non manca di aggiungere un tocco di quell’ironia che la contraddistin-


gue giocando a fare la un po’ la ritrosa ed un po’ la cacciatrice. E la temperatura sale ancora di più, quando, poco dopo il passo a due del film Dirty Dancing, Markus Sei-

bert compare sul proscenio per interpretare Footloose, canzone a dirla tutta non eccellente, con una mise che esalta il suo physique du rôle: jeans neri attillati e canotta nera al-



trettanto attillata. Urla di delirio tra le donzelle. Concludono la serata una fantastica interpretazione di Skyfall da parte di Maya Hakvoort, decisamente molto meglio dell’originale di Adele ed una versione corale di My heart will go on. Lo show non affonda con il Titanic, anzi, il cast concede ancora qualche nota e fa rimpiangere che tutto sia finito così presto. Dell’olandese Maya Hakvoort si conoscevano già le notevoli doti vocali ed interpretative, nonché la simpatia. Le rivelazioni sono perciò gli altri cantanti. Innanzitutto Volkan Baydar.Voce pulita, potente, melodiosa e ben educata, si destreggia tra tonalità basse ed alte senza sbagliare una nota. Annika Firley, voce simile a quella della sua collega femminile e capacità di passare dal ruolo di solista a quello, altrettanto difficile, ma differentemente impostato di corista / accompagnatrice vocale che ha svolto per molte canzoni. La voce della corista deve infatti esaltare, ma non coprire quella del solista, integrandosi completamente con essa. Markus Seibert, non molto convin-

cente in alcuni ruoli interpretati a teatro, almeno dal punto di vista vocale, ha guadagnato senz’altro punti con la partecipazione a questa tournée, avendo finalmente trovato delle canzoni più adatte alla pasta vocale o che forse, semplicemente, canta più volentieri. Dicasi più o meno lo stesso di Andreas Bieber: ha una voce particolare con un timbro quasi da ragazzino e la propensione a cantare meglio le canzoni con un andamento vivace, mentre nelle note più basse non si trova molto a proprio agio. In Hollywood Nights non solo riesce a trovare dei mezzi adatti a mettere in risalto le sue doti canore, ma trascina il pubblico con un’energia incontenibile, pari solo a quella della signora Hakvoort. Un vero peccato che le date del tour siano poche, ma se avete in programma una gita nella città asburgica, tra una Sacher ed una Wienerschnitzel, potreste anche fare un salto al Theater Akzent il 20 gennaio 2014 e passare una serata spensierata, adatta a tutti gli amanti non solo del musical, ma della musica in generale.


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La passione che ci fa volare Simone Manfredini: direttore associato del Re Leone a Londra, annuncia un nuovo progetto accanto a Simon Lee. di Franco Travaglio Dal 30 maggio scorso sul podio dell'orchestra del Lion King londinese c'è un direttore italiano. Simone Manfredini ha curato la direzione musicale di grandissime produzioni italiane, ma l’emozione di dirigere nella patria del musical anglosassone è un’esperienza particolare, che vale la pena di essere raccontata. Com'è nata questa fantastica avventura professionale che ti ha portato a dirigere nel West End? Prima di tutto grazie a te e ad Amici del Musical per avermi seguito con grande interesse fin dall’inizio di questa mia nuova avventura. In realtà tutto è accaduto in maniera molto semplice: lo scorso inverno mi sono recato a Londra per una settimana e grazie ad alcuni colleghi con cui ho lavorato negli ultimi anni sono entrato a contatto diretto con la community del musical londinese. Da lì il passo è stato molto breve (a Londra i direttori d’orchestra, che loro chia-

mano proper conductors, sono molto richiesti). Ricevo a sorpresa una telefonata da Simon Lee che stava cercando un Associato per Lion King. Ci incontriamo, facciamo quattro chiacchiere e due mesi dopo sono al Lyceum Theatre a dirigere lo spettacolo. Che emozioni si provano? La prima grande emozione è stata ricevere la telefonata di Simon Lee. Non capita tutti i giorni che un personaggio del genere ti chiami e ti dica “Ho qui il tuo curriculum, stavo cercando proprio te… possiamo incontrarci?”. Da quel momento in poi è stato un crescendo di emozioni, dalla telefonata dell’Executive Producer della Disney che mi dice che sarebbero stati felici di avermi nella loro squadra, alla sera del mio debutto, passando per ogni singola recita. Tutte le sere, dal podio, mi volto e dietro di me vedo più di 2000 persone entusiaste; allora ripenso a quello che sto facendo, dove sono…


e per un istante il cuore smette letteralmente di battere! Come hai trovato l'ambiente del Lyceum, come sei stato accolto? L'accoglienza è stata ottima, mi hanno tutti sostenuto fin dal primo giorno, tecnici, artisti, musicisti, piani alti… da quel punto di vista è stato molto facile. Data la natura dello spettacolo, in Lion King lavorano molti stranieri e per questa ragione la produzione è ben preparata nell’accogliere e fare sentire a casa propria i collaboratori. Inoltre è un ambiente molto giovane, e questo di certo aiuta. Ho avuto fin da subito un grande feeling con le figure con cui lavoro a diretto contatto, Regista residente, Coreografa residente, Stage Manager e Sound department e questo è un aspetto fondamentale per la gestione del lavoro, soprattutto in un long running show. Come si lavora a fianco di una leggenda come Simon Lee, storico collaboratore di Andrew Lloyd Webber? Simon Lee è un grandissimo artista, già parte della storia del musical londinese e non solo, e sto cercando di assorbire tutta la sua lunga esperienza. è un artista estremamente carismatico e preparato, dotato di una enorme sensibilità anche umana. Siamo entrati subito in sintonia e l’ho rapidamente conquistato artisticamente, tanto da volermi al suo fianco anche in un nuovo progetto che partirà a breve. La mia avventura

a Londra la devo soprattutto a lui, è lui che mi ha voluto al suo fianco, che mi ha dato fiducia e che mi ha sostenuto fin dall’inizio ed è una persona estremamente simpatica e alla mano. è un vero piacere lavorare con lui. Quali differenze rispetto le grandi produzioni a cui hai lavorato in Italia? La metodologia di lavoro, la struttura e le dinamiche interne così come l’efficienza, la costante ricerca della qualità e l’attenzione ai dettagli sono le medesime delle produzioni a cui ho lavorato negli ultimi anni a Milano, Parigi e Amsterdam. L’unica differenza sono le dimensioni di Lion King, sicuramente maggiori rispetto a qualsiasi spettacolo a cui abbia mai


lavorato: a cominciare dai 2100 posti di capienza del teatro, passando dai 17 musicisti che compongono l’orchestra fino ad arrivare ai 48 artisti del cast (36 in scena e 12 swing); senza dimenticare poi gli 8 bambini che si alternano nel corso della settimana e l’elevata quantità di tecnici. Internamente al teatro esiste un laboratorio di manutenzione per le maschere e i pupazzi… un reparto per me nuovo e assolutamente interessante. C’è un aspetto del West End che ti ha particolarmente sorpreso? Già dallo scorso inverno mi avevano tr5colpito l’apertura mentale degli inglesi e la facilità con cui danno opportunità lavorative alle persone.

L’obiettivo principale per loro è sempre la ricerca della massima qualità e, indipendentemente dall’essere inglese o italiano o di qualsiasi altra nazionalità, esiste una forte meritocrazia. Non a caso Londra in questo momento, dal mio punto di vista, è il centro culturale europeo e non solo. Tra i musical di recente debutto che hai avuto modo di vedere a Londra in questo periodo, quale secondo te ha le carte in regola per diventare un grande successo? Per una ragione o per un’altra, credo che nessuno tra quelli che hanno recentemente debuttato diventerà un grande successo. Penso a Once, Top Hat, Charlie and the Chocolate Factory... tutte eccellenti produzioni e tutti scritti molto bene, ma a mio parere non hanno eccessiva presa sul pubblico e non stanno creando quell’entusiasmo da “grande successo”. Invece a breve ci saranno moltissimi nuovi debutti: The Commitments e The Light Princess sono due titoli secondo me da tenere sott’occhio. Secondo te riusciremo a vedere ancora grandi produzioni anche in Italia? Mi auguro di sì anche se, data la criticità della situazione attuale, credo si dovrebbe iniziare a pensare più in piccolo e concentrarsi più su spettacoli originali e di alta qualità, coinvolgendo prima di tutto drammaturghi, autori e compositori affermati. Avendo tu ora un punto di osservazione privilegiato quel è secondo te il segreto


del successo mondiale di The Lion King? è uno spettacolo per tutte le età e per una tipologia di pubblico vastissima, sia per il messaggio che trasmette (il ciclo nascita - vita - morte - rinascita) sia per il modo naturale e a tratti “filosofico” (concedimi il termine) con cui lo fa. Tutto questo dentro ad una cornice che ancora oggi, dopo 16 anni, appare visionaria e geniale: il trucco e i costumi riescono a rendere credibili attori che diventano leoni, iene, facoceri, giraffe, leopardi, perfino elefanti, mentre la scena, le luci, i suoni, la musica e le orchestrazioni riescono a trasportare lo spettatore direttamente nella savana africana. Allargando la risposta

alla tua domanda, credo che uno spettacolo possa avere un successo del genere solo se tutte le componenti creative sono di altissima qualità e direzionate verso un’unità di pensiero molto chiara: raccontare la medesima storia. Se pensiamo a Les Miz o a Phantom abbiamo la controprova. Quali difficoltà presenta a livello di direzione musicale? La prima difficoltà è fisica e di concentrazione: come dicevo prima, avere 36 artisti sul palco e 17 musicisti in buca richiede un enorme sforzo in termini di coordinazione e comunicazione. Il palco e la buca sono molto grandi, ho gente ovunque, sopra, sotto, ai lati! E traspor-


tarli, coordinarli, coinvolgerli e ispirarli richiede tantissima energia. A livello strettamente musicale la parte più complicata dello spettacolo sono i sottofondi: come in ogni spettacolo Disney (ma oramai non solo) la musica dei sottofondi è sempre coordinata o con i dialoghi o con i movimenti scenici. E nella penultima scena dello spettacolo, quella della lotta tra Simba e le leonesse da una parte e Scar e le iene dall’altra, la cosa si complica moltissimo: ogni sera in quel momento specifico non mi posso permettere un solo istante di distrazione! Oltre all’orchestra, di cosa si occupa il direttore musicale associato?

Si usa il termine “associato” per dire che c’è più di un direttore musicale. In questo caso siamo in due ma abbiamo gli stessi identici compiti, che sono gli stessi che si hanno in qualsiasi spettacolo: coordinare il reparto orchestra, seguire il cast con il riscaldamento vocale quotidiano, sessioni di note, prove musicali e coordinare l’attività con gli altri reparti (Stage management e Sound prima di tutti). E ovviamente dirigere lo spettacolo. Il sito savelivemusiconbroadway.com ha recentemente sottolineato come a Broadway la musica live è a rischio, con i produttori che diminuiscono all’osso gli organici e sostituiscono sempre più ele-


menti con basi e sequenze. Pensi che anche a Londra ci sia questo rischio? Al momento non mi pare: le produzioni di recente o prossimo debutto hanno tutte orchestre di medie dimensioni. Penso a The Book of Mormon come a Top Hat, a Charlie come a From Here to Eternity. Si parla di orchestre mediamente intorno ai 15 elementi. Discorso diverso vale in-

vece per le riduzioni, ovvero i passaggi degli spettacoli dal teatro di origine ad uno più piccolo. In questo caso si parla di riorchestrazioni con la finalità di ridurre l’organico, ma non di sostituirlo con basi o sequenze. è il caso di Les Miz che è stato riorchestrato con conseguente riduzione dell’organico orchestrale ma dove tutto è ancora dal vivo. Inoltre il sindacato musicisti inglese è molto forte e credo che non sia legalmente possibile ridurre gli organici (licenziando quindi dei musicisti) a favore di sequenze. Non è nem-


meno possibile allestire spettacoli con le basi: la musica dal vivo deve sempre esserci e questa è senza dubbio una grande conquista e un vanto del teatro e della cultura inglesi. Quali consigli daresti a un giovane che volesse seguire le tue orme? è un mestiere stupendo, che dà tanto ma che richiede anche moltissimi sacrifici soprattutto nella sfera affettiva e famigliare in quanto si è spesso e a volte per lunghi periodi lontani da casa. Se si è pronti a questo, consiglio prima di tutto una buona formazione classica di base a 360 gradi che comprende lo studio

del pianoforte, della composizione, della direzione d’orchestra e dell’orchestrazione. E questa si può tranquillamente intraprendere in Italia dato che la qualità dei Conservatori italiani è ancora oggi tra le più alte al mondo. Quello che nessuno ti insegna invece è la specificità stilistica del mondo del musical, i vari stili vocali, il repertorio, l’evoluzione e la varietà musicale in termini compositivi e di genere. E l’unico modo è ascoltare le registrazioni, studiare gli spartiti, guardare video e film e prendersi periodicamente un aereo per Londra o New York e vedere tutto ciò che si può. Oggi è anche molto più semplice grazie ad internet dove si trova qualsiasi cosa, ma ricordo ancora molto bene i viaggi di ritorno da New York con la valigia piena di spartiti e cd! Un ultimo consiglio, fondamentale, è quello di non intraprendere questo percorso se non si è spinti da una profonda passione perché la strada è lunga, dura, difficile e perché il direttore musicale è un mestiere molto specifico, diverso dal pianista o dal compositore o dall’insegnate di canto. Bisogna volerlo veramente e non trovarcisi a farlo o riciclarsi perché conviene in quel momento specifico. La passione, il vero e profondo amore, è la sola cosa che ci manda avanti e che ci può fare volare, nell’arte così come nella vita.



Sono contento di fare il cattivo! A tu per tu con Cristian Ruiz, da poco a teatro con Ghost - il Musical di Roberto Mazzone Ghost - Il Musical ha debuttato nella sua versione italiana al Barclays Teatro Nazionale di Milano il 10 ottobre - dopo i debutti internazionali a Londra e New York - prodotto da Daniele Luppino per Mas-Poltronissima. La lunga tenitura milanese si concluderà il 31 dicembre, mentre a partire dal 2014 lo spettacolo sarà in tour nelle città di Torino e Roma. Dopo 1500 candidature raccolte, la ricerca del cast si è conclusa con la scelta di Salvatore Palombi per interpretare il personaggio di Sam, Ilaria Deangelis per il ruolo di Molly, Loretta Grace per quello di Oda Mae Brown e Cristian Ruiz per il personaggio di Carl. Le musiche di Dave Stewart (Eurythmics) e Glen Ballard saranno suonate da un’orchestra dal vivo diretta dal maestro Fabio Serri. E proprio Cristian Ruiz ci ha parlato del suo personaggio…

Cristian Ruiz, è una sorpresa ritrovarti in questa nuova produzione nel ruolo di Carl Bruner… Una sorpresa inaspettata, sono molto contento! Il ruolo del “cattivo” è molto importante per me. è anche una bellissima sfida attoriale perché si tratta di uno spettacolo in cui c’è molto testo, sono tante le scene recitate davvero, non si può essere superficiali. Per me è davvero una sfida, perché io nella vita sono una persona assolutamente affabile, mentre Carl non lo è proprio! Qual è il rapporto tra recitazione e canto in questo spettacolo? Quello di Carl è fondamentalmente un ruolo recitato. Ultimamente mi sto cimentando molto in testi di questo tipo e mi piacciono molto. Le musiche, per quello che riguarda il mio personaggio, sono elettroniche, come in generale per gran



parte dello spettacolo. Ghost non attira solo il pubblico tipico di un musical, ma gente appassionata di musica sicuramente apprezzerà il lavoro stilistico che è stato fatto.

di essere considerato uno dei punti forti di Milano, ma anche a livello nazionale, per il musical. Tutte le grandi produzioni passano da qui e soprattutto tutte le novità.

Le canzoni che riguardano il tuo personaggio sono caratterizzate da una forte presenza dell’ensemble… Sì. I ragazzi coinvolti in queste scene rappresentano quasi delle “anime nere”, l’altra faccia di Carl, che da amico diventa carnefice.

è importante anche ricordare che Ghost sarà in tournée… Saremo a Torino, al Teatro Alfieri, dall’8 al 12 gennaio 2014 e al Brancaccio di Roma dal 23. La produzione ha dovuto scegliere teatri molto grandi, perché l’impianto scenico è enorme. Siamo contenti di far conoscere questo lavoro al maggior numero di persone in Italia, e le vendite dicono che il pubblico dimostra di apprezzare il risultato.

Questo è per te un ritorno a Milano, nel teatro di piazza Piemonte… Dopo l’esperienza con Stage Italia torno in questo teatro che merita


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le novità Ghost Dopo il successo e l’esperienza raccolti con la prestigiosa produzione di Priscilla la Regina del Deserto, il Musical, diventato lo spettacolo evento dell’anno e ritenuto uno dei musical più belli mai prodotti in Italia, MAS Music, Arts & Show, in collaborazione con Poltronissima, intraprende per la stagione teatrale 2013/2014 un nuovo entusiasmante progetto produttivo acquisendo i diritti per Italia, Spagna e Portogallo di Ghost Il musical. Ghost nella versione italiana ha debuttato a Milano al Barclays Teatro Nazionale il 10 ottobre 2013. La tournée dello spettacolo toccherà poi, a partire da gennaio 2014, le città di Torino e Roma. Ghost Il Musical è tratto dall’omonimo film della Paramount Pictures, un indimenticabile successo del 1990 che in Inghilterra è ancora oggi tra le pellicole con il più alto incasso in assoluto. Nella memoria di tutti rimangono la travolgente simpatia di Whoopi Goldberg, e la storia d’amore tra Patrick Swayze e Demi Moore nella celebre scena con il vaso d’argilla sulle meravigliose note di Unchained Melody cantata da The Righteous Brothers. In Italia Ghost il Musical arriva grazie alla produzione Mas – Poltronissima di Milano. Dopo oltre tre mesi di lavoro e 1500 candidature raccolte, la ricerca del cast si è conclusa con la scelta di Salvatore Palombi per interpretare il personaggio di Sam, Ilaria Deangelis per il ruolo di Molly, Loretta Grace per quello di Oda Mae Brown e Cristian Ruiz per il personaggio di Carl. Saranno loro a guidare il cast composto da: Barbara Alesse, Riccardo Ballerini, Antonio Caggianelli, Samuele Cavallo, Mekdes Cortili,Vera Dragone, Francesca Gemma, Antonio Grandi, Diana Lecchi, Luca Magnoni, Dania Mansi, Sara Marinaccio, Dapheny Oosterwolde, Davide Paciolla, Diego Savastano, Nicola Trazzi e Sebastiano Vinci. Le musiche di Dave Stewart e Glen Ballard saranno suonate da un’orchestra dal vivo diretta dal maestro Fabio Serri. info www.ghostilmusical.com



le novità Mamma, perchè non mi hai detto tutto?... Arriva finalmente in Italia Spring Awakening, uno dei più famosi, acclamati e controversi musical degli ultimi anni, scritto da Steven Sater con musiche di Duncan Sheik e tratto dal celebre Risveglio di primavera di Frank Wedekind. L’opera del drammaturgo tedesco, pubblicata nel 1891 e per molti anni considerata irrappresentabile, pornografica, anarchica e blasfema, è stata lo spunto per l’originale musical di Sater e Sheik, messo in scena off-Broadway nel 2006 e premiato con ben otto Tony Awards. Oggi, su licenza MTI Music Theatre International, l’opera arriva in Italia grazie alla determinazione di una compagnia indipendente, la TodoModo Music-All di Livorno, con un tour nei principali teatri italiani. Ambientata in una grigia e rigida scuola del Ventennio fascista (e non in Germania come nell'originale), Spring Awakening mette in scena un conflitto tra studenti, scuola e famiglie, tra gioventù e autorità: masturbazione, omosessualità, aborto, stupro, suicidio, ma anche amore, amicizia, libertà, la scoperta del sesso nelle segrete confidenze di adolescenti confinati in un istituto dove la ribellione diventa uno straordinario e commovente inno alla vita. Spring Awakening cerca giovani cantanti da inserire nello spettacolo nel ruolo di swing, per le recite del musical previste a Torino (dal 28 al 30 novembre) e Roma (dal 3 all’8 dicembre). Per iscriversi all’audizione si può: - inviare una mail a casting@springawakening.it con curriculum vitae o un link audio/video. La produzione del musical risponderà con i dettagli sull'iniziativa, i brani da portare per l’audizione e materiale relativo. Contatti telefonici: Emanuela Costa: 389/6614657. - entrare sulla pagina https://www.facebook.com/SpringAwakeningItaliaintour, cliccare su “mi piace” e mandare un MESSAGGIO PRIVATO con scritto "I TOTALLY CONTEST". Il messaggio deve inoltre contenere nome, cognome, contatto telefonico e indirizzo mail dell’aspirante artista.



le novità Fantasmi a Roma Dopo i grandi consensi tributati dal pubblico romano che ha affollato le sue anteprime e la candidatura quale Miglior Spettacolo Off dei Musical Awards 2013, il 21 ottobre alle 21.00, Fantasmi a Roma - Una favola musicale, approda al Teatro Olimpico nella sua versione concertistica, primo appuntamento di un’altra serie che sarà annunciata presto. Ispirato all’omonimo film del 1961, diretto da Antonio Pietrangeli, e sceneggiato tra gli altri da Ettore Scola, questa nuova commedia musicale vede in scena un brillante cast formato da 30 artisti, che comprende alcuni tra i più completi performer del panorama teatrale musicale italiano e una orchestra dal vivo, guidati da un narratore d’eccezione, Giampiero Ingrassia, e diretti dalla regia di Fabrizio Angelini. Prodotto da Niccolò Petitto e Massimo Sigillò Massara, che ne firma anche le musiche, Fantasmi a Roma - Una favola musicale nasce dall’idea di Simona Patitucci di dar vita ad una commedia musicale, italiana al cento per cento, per ambientazioni, musiche e testi e adatta a tutti. Tutta l’atmosfera della Roma degli anni Sessanta è racchiusa nella semplice, tenerissima storia di un anziano nobile, la cui unica proprietà è costituita dal cadente palazzo di famiglia, al quale è legato da una simbiosi profonda, e nel quale si aggirano, curiosi e nostalgici, quattro fantasmi di suoi antenati. Il suo erede, il giovane e dissipato Federico, non ha remore a vendere la casa a un costruttore, che intende demolirla, per innalzare al suo posto il più grande supermercato d’Europa. Ed ecco che i fantasmi cercano in tutti i modi di impedire la distruzione del palazzo, insegnando all’ultimo dei loro discendenti ad apprezzare il valore della storia, della famiglia, e della tradizione...



le novità Cercasi Cenerentola Quasi 500 le giovani che hanno affollato l’audizione, a testimonianza di quanto il personaggio di Cenerentola sia ancora vivissimo tra le ragazze di oggi; ad attenderle, oltre a Saverio Marconi e Stefano D’Orazio, il poliedrico ed esilarante Paolo Ruffini - che tornerà in teatro dopo i successi in tv e l’esperienza di un nuovo film - nel ruolo del Principe e Manuel Frattini - indiscusso punto di riferimento del musical italiano – nel ruolo di Rodrigo, il fidato consigliere del Principe. Cercasi Cenerentola è scritta da Saverio Marconi e Stefano D’Orazio, che hanno voluto ambientare la loro rivisitazione negli anni Cinquanta, andando a ripescare le sensazioni e le emozioni della loro infanzia (Marconi e D’Orazio sono coetanei!) rimaste vivide tra i ricordi di quegli anni che hanno profondamente cambiato il mondo. La storia, in cui ritroveremo tutti i personaggi e i momenti clou della favola tradizionale - la carrozza, i rintocchi di mezzanotte, la Matrigna e Sorellastre e la scarpetta di cristallo che calza a pennello solo a una misteriosa e bellissima ragazza - è ricca di inediti e divertentissimi imprevisti grazie alla tipica ironia della penna di D’Orazio e al trascinante ritmo della regia di Saverio Marconi e Marco Iacomelli, con le scene di Gabriele Moreschi e sulle note delle musiche originali di Stefano Cenci che, tra rock e fantasy, accompagneranno le frizzanti coreografie di Gillian Bruce in uno spettacolo pieno di colore, allegria, magia e sentimento. La produzione dello spettacolo è affidata all’esperienza di Compagnia della Rancia in collaborazione con Medina srl, SDO e TAMTAM. Cercasi Cenerentola, dopo alcune anteprime in Toscana, debutterà al Teatro Brancaccio di Roma l’11febbraio e resterà in scena nella Capitale fino al 23 febbraio, seguiranno Milano, Torino, Trieste, Assisi, Genova, Bari, Bologna e altre città.



le novità America Docu-musical sull’emigrazione italiana di inizio Novecento, frutto della collaborazione tra il compositore Guido Cataldo ed il performer Simone Sibillano, al suo esordio nel ruolo di regista. In scena, tra gli altri, Valeria Monetti, Chiara Materassi, oltre allo stesso Sibillano. La trama dell’opera, ispirata a vicende e testimonianze di quanti vissero il flusso migratorio del secolo passato, è incentrata sul viaggio di un gruppo di emigranti italiani che, provenendo da diverse città dell’Italia Meridionale, nel 1910 si imbarcarono alla volta di un’America tanto lontana quanto ideale, in cerca di lavoro e di futuro. Seguendo il ritmo scandito del viaggio, lo spettacolo si scompone in tre parti perfettamente integrate tra loro accompagnando così il pubblico in un percorso emotivo crescente ed emozionante. L’inizio dell’opera è ambientato nei paesi del Sud Italia, mostrando frammenti di vita quotidiana del tempo, ponendo in luce le difficoltà sociali e il tormentato rapporto di amore-odio tra una terra madre ormai sterile e ingenerosa e i sui figli, futuri emigranti. In una simile realtà fatta di povertà, frustrazione e pregiudizio, continuano tuttavia a sopravvivere sogni di speranza, segni di una indomita volontà a non soccombere e cercare nuovi inizi. Le storie dei diversi personaggi, ciascuno con un proprio passato e un personale bisogno di futuro, si intrecciano come la trama di un unico tessuto: spinto dalle proprie ragioni giunge ognuno al porto, per abbandonare la sua terra, la sua casa. al Teatro della Luna di Assago, 24-25 ottobre 2013 info www.americailmusical.com



le novità Evita Art Show, su licenza della Really Useful Group - London, presenta il primo tour nazionale in lingua italiana di Evita, il capolavoro di Webber e Rice, che debutterà il 6 dicembre 2013 al Teatro Ariston di Sanremo. La produzione italiana sarà diretta da Marco Savatteri con l’assistenza di Susy Tagliapietra, direzione musicale di Alessandro Pelle, coreografie di Matteo Cirigliano. Riportiamo dalle note di regia: “Ho conosciuto questo musical per caso a 14 anni, attraverso il film sopratitolato che uscì nel ’96. Evita mi ha subito fulminato. Decisi di realizzare uno spettacolo nella mia Agrigento. A 16 anni debuttavo come regista di una compagnia amatoriale da me formata, con 50 attori e un’orchestrina dal vivo. Io firmavo la regia, la direzione artistica e suonavo il piano in scena. Un’esperienza unica che mi ha segnato profondamente e ha condizionato ogni scelta futura compresa la mia tesi! Pieno di entusiasmo per il successo ottenuto (era pur sempre uno spettacolo ovviamente amatoriale, ma pieno di energia e passione), decisi di continuare ad approfondire lo studio sull’argomento e mi dedicai da quel giorno al mondo del musical. Poi nacque la traduzione. Per necessità: un’esigenza. La mia ricerca su Evita mi aveva fornito la possibilità di conoscere a fondo lo spettacolo e il contesto. La gente intorno a me, in Italia, abituata a fruire opere in lingua italiana, non poteva recepire con immediatezza,ecco perché mi venne ad un tratto l’idea di tradurre Evita, e come sempre, preso dal solito entusiasmo e da maggiore incoscienza, stavo per immergermi in un nuovo abisso. Da un lato volevo possedere talmente il testo e le musiche, da sentire il desiderio di trasferire nella mia lingua tutto il bagaglio di quell’opera. Dall’altro avevo una necessità dettata dalla rappresentazione; non potevo sperare che il pubblico partecipasse con totale dedizione ad uno spettacolo drammatico e complesso, non potendone comprendere a pieno i dialoghi e le liriche in genere. Quella traduzione doveva farsi...” info evitailmusical.it



le novità Solo tu Una storia irriverente e garbata, ricca di colpi di scena, ambientata nell’Italia che cerca pienezza e sincerità. Personaggi con i quali molti uomini e donne possono riconoscersi. Canzoni e musiche dei Matia Bazar che hanno regalato grandi emozioni a diverse generazioni. Tutto questo fa del pop musical SOLO TU! che debutterà a Genova venerdì 1° novembre, al Politeama Genovese, l’evento più interessante della stagione. Gli autori, Carlo Marrale, fondatore dei Matia Bazar (ha firmato canzoni come "Ti Sento", "Stasera che sera","C´è tutto un mondo intorno", “Vacanze Romane”), e Marco Marini, musicista, regista e produttore genovese, hanno voluto valorizzare il patrimonio culturale rappresentato dalla canzone italiana d’autore contaminandolo con un genere teatrale giovane, moderno e coinvolgente. Protagonista è Cinzia, madre premurosa e moglie di Walter, troppo bello e in forma per non farla sentire inadeguata. Cinzia è interpretata da una splendida Lisa Angelillo (cantante e attrice con una ricca esperienza teatrale e televisiva, al fianco dei volti più autorevoli del teatro e dello spettacolo in Italia). La scoperta di un tradimento rivoluzionerà la vita di Cinzia e quella di tutti i personaggi coinvolti, in una girandola di situazioni e nuovi equilibri sentimentali, fino all’incontro con Bruce, l’imprenditore/poeta interpretato da Andrea Bottesini (attore e tenore lirico, uno dei comici più eclettici del laboratorio Zelig). Dopo un casting che ha coinvolto oltre 500 candidati, gli altri interpreti sono Alessandro Arcordia (Giulietta e Romeo, Shrek), Marco Trespioli (Les Misérables, Shrek), Valeria Camici (Biancaneve il musical), Gianluca Roncari (Biancaneve il musical) e Giordana Faggiano (Giulietta e Romeo) oltre all’ensemble composto da Naomi Piga, Stefano Tubolino, Flavio Parodi, Omar Bresciani e Alice Andreoli. La regia è di Elena Dragonetti, lo show designing di Emiliano Morgia, la scenografia di Laura Benzi, coreografa è Antonietta Scuderi, gli arrangiamenti musicali sono curati da Carlo Marrale e Emiliano Cioncoloni. info www.solotumusical.it



le novità Pinocchio Opera Rock In arrivo una nuova, sorprendente e irriverente versione di Pinocchio, un’opera rock mai vista prima con protagonista uno straordinario Giorgio Pasotti che torna in teatro reduce dai tanti successi televisivi e cinematografici. Una favola moderna in due atti completamente riadattata dall’estro dell’autore e regista Giovanni De Feudis liberamente ispirata al testo originale di Collodi, realizzata in uno stile audace e dall’animo rock che delinea in maniera esatta il profilo e le caratteristiche dei nostri tempi. Uomini che si muovono come burattini legati all’assurdità di un mondo apparentemente fantastico e di quelli affezionati al paese dei balocchi, fagocitati da una società spietata e fragile, consapevole e orba, che vive una realtà concitata nell’illusione e nelle apparenze. 20 gli artisti in scena, 103 costumi ideati e realizzati dalla mente stravagante e creativa di Antonella Balsamo, le musiche di: The Doors, The Beatles, Queen, Deep Purple, Pink Floyd, Radiohead e dei più grandi gruppi rock sulla scena internazionale, arrangiate magistralmente dal maestro Alessandro Mancuso ed eseguiti dal vivo da una energica band di 6 elementi, con le coreografie ipermoderne affidate ad Alessandro Foglietta che si collocano nella cornice scenografica innovativa e accattivante di Andrea Bianchi. Uno spettacolo travolgente, dalle atmosfere surreali e seducenti che si scagliano davanti agli occhi dello spettatore immergendolo in un’irrefrenabile sinergia tra emozioni e movimenti scenici costruiti attraverso le parole e le straordinarie acrobazie di Giorgio Pasotti. info www.pinocchiooperarock.com



le novità Excalibur Dal 25 al 27 Ottobre il Teatro Grande Valdocco di Torino - città natale del progetto - ospiterà la prima nazionale del nuovo musical promosso da Accademia dello Spettacolo Excalibur, la Spada nella Roccia. L’opera, scritta e diretta da Mario Restagno con musiche di Giovanni Maria Lori, è prodotta da Teatro dei Sogni, la società cooperativa torinese che gestisce il progetto Scuola Formazione Attore - centro di eccellenza nell’educazione alle arti sceniche. In un momento di crisi come quello attuale, Accademia dello Spettacolo ha voluto dare un segnale di controtendenza proprio ai giovani che dopo anni di studio si affacciano alla professione attoriale: siamo felici di annunciare che su 15 elementi del cast ben 13 sono giovani musical performer under30, selezionati tra gli oltre 500 partecipanti alle tre sessioni di casting, per aver dimostrato di possedere una preparazione di alto livello nelle tre discipline artistiche. gipeto (Titanic – Mamma Mia! – Pinocchio, il Grande Musical) sarà Merlino o meglio Myrrid (nome celtico), il potente mago che guiderà Artù, Jacopo Siccardi, alla scoperta del grande compito a cui è chiamato: diventare Re della Britannia. Morgana, il lato oscuro della storia, sarà interpretata da Valentina Gadaleta (Vincitrice del programma Serata d’Onore su Rai Uno). La giovane Marianna Bonansone sarà Ginevra mentre Artin Picari vestirà i panni di Sir Hector. A completare il cast vediamo Lucina Scarpolini, Valentina Cesano, Elena Bonino, David Negletto, Rossella Piro, Arianna Ciardo, Nicoletta Pane, Lorenzo Grilli, Davide Love-ra, Taddeo Pellegrini. Le coreografie sono firmate dalla giovane Lucia Carnevale, il maestro Angelo Galeano cura la pre-parazione vocale; a Marco Biesta è stata affidata l’ideazione e la creazione dei costumi mentre Giuseppe Garau ha progettato le scenografie. Dopo la prima torinese lo spettacolo partirà per una tournée di oltre 30 date che toccherà le principali città italiane. info www.excaliburmusical.it



le novità The memory returns... è sicuramente l’evento internazionale più atteso del 2014, almeno per gli appassionati… La produzione originale di Cats con orchestra dal vivo (di Cameron Mackintosh and The Really Useful Group presentata in tour dalla David Ian Productions) ha iniziato un nuovo tour europeo che ha debuttato all’Edinburgh Playhouse il 9 febbraio 2013. Lo show ha fatto tappa ad Aberdeen, Wolverhampton, Manchester, Bradford, Hull, Sunderland, Southampton, Milton Keynes, Woking, Ostenda e Dublino. Prossimamente il tour andrà in scena anche a Instambul e ad Atene per poi arrivare a marzo 2014 anche in Italia, a Trieste (Politeama Rossetti dal 19 al 23 marzo) e poi a Milano (Teatro Arcimboldi dal 26 al 30 marzo). Basato sul libro Old Possum’s Book of Practical Cats di T.S. Eliot, Cats di Andrew Lloyd Webber è diretto da Trevor Nunn, con le coreografie di Gillian Lynne e scenografie e costumi di John Napier. La regia e la coreografia del tour 2013-2014 è di Chrissie Cartwright. Lo spettacolo ha debuttato al New London Theatre l'11 maggio 1981, rimanendo in scena per quasi 9 mila repliche. Ha chiuso l’11 maggio 2002 dopo aver festeggiato 21 anni da record e vincendo un Olivier Award come miglior musical (1981). A Broadway è stato il vincitore di ben sette Tony Awards ed è andato in scena per ben 18 anni. è stato secondo solo a The Phantom of the Opera come più lunga tenitura di musical di Broadway. Cats continua a essere un fenomeno di fama mondiale: è stato visto da oltre 50 milioni di persone, in più di 300 città, in 26 paesi di tutto il mondo ed è stato tradotto in almeno 10 lingue (le liriche italiane per la versione prodotta dalla Compagnia della Rancia nel 2009, sono firmate dal “nostro” Franco Travaglio). L’ultimo tour del 2008, che fece tappa anche in Italia, fu un grande successo che raccolse sold out ovunque. Ora Cats torna a grande richiesta in tutto il suo splendore fatto di musiche indimenticabili e scenografie spettacolari. Un evento ancora più straordinario se si tiene conto che i musical del West End e Broadway approdati in Italia negli anni sono stati veramente pochi.


mea

culpa

i nostri errori

Nel servizio su “Les Misérables” andato in scena open air a Magdeburg (D), pubblicato sul n° 07 | Europa avevamo scritto: Erano quindici anni che il musical Les Misérables non veniva rappresentato in Germania: l'ultima produzione fu quella di Duisburg nel ‘98. La frase corretta è invece: Il musical “Les Misérables” ando’ in scena a Berlino nel 2003. L’assenza dai palcoscenici tedeschi era, quindi, di soli 10 anni.



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