Amici del Musical - webzine 02|2012

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musical

Elisabeth torna a Trieste Dino Scuderi e il musical Best of musical 2012 Giampiero Ingrassia Ghost, The Wizard of Oz, Les Miserables, Stanno suonando la nostra canzone, La Cage Aux Folles, Alice

w e b z i n e

02|2012


Amici del Musical www.amicidelmusical.it sito ideato da Franco Travaglio webzine coordinamento Francesco Moretti hanno collaborato Giulia Bianco, Laura Confalonieri, Sara Del Sal, Diana Duri, Valeria Rosso, Enza Adriana Russo, Franco Travaglio n. 02|2012 24 marzo 2012 Gran parte delle immagini sono state reperite sul web. Per ogni informazione e/o chiarimento scrivete a: adm_newsletter@yahoo.it


In questo numero

Mentre Stage Entertainment Italia sembra fare marcia indietro nel mercato italiano, rinunciando per la prossima stagione alla gestione del Brancaccio di Roma e annunciando un titolo come Saturday Night Fever per Milano nonostante il gran battage fatto non più di un mese fa su una rosa di cinque papabili titoli da far scegliere al pubblico - il mondo del musical italiano continua la sua strada tra produzioni grandi e piccole, riprese e novità di cui cerchiamo di rendervi conto, almeno in parte, in questo nuovo numero della nostra webzine. E mentre a Milano continua il travolgente successo di Priscilla e Sister Act, entrambi confermati fino ad aprile, Trieste si prepara all’evento più atteso della stagione con l’arrivo in Italia dell’allestimento completo di Elisabeth, il musical in lingua tedesca di più successo al mondo, che quest’anno compie già vent’anni. Dopo aver ospitato l’unica tappa italiana del Nutcracker! di Matthew Bourne e in attesa dell’altra esclusiva dall’Inghilterra (Joseph & the Amazing Technicolor Dreamcoat), il Politeama Rossetti si conferma così una porta d’ingresso in Italia delle grandi produzioni internazionali, che speriamo sempre più sbarchino nel nostro paese - nonostante i preoccupanti segni di crisi. Crisi anche vocazionale, se Dino Scuderi, noto compositore di musical e non solo, lancia un appello ai giovani creativi italiani per smuovere un po’ le acque e portare aria nuova nel panorama teatrale italiano. Tante recensioni dai nostri collaboratori sempre più numerosi, che non finirò mai di ringraziare per l’entusiasmo col quale contribuiscono alla nostra webzine, completano questo numero davvero ricchissimo. Buon musical a tutti! Francesco Moretti


La mia Elisabeth, così dolce, così forte Intervista con Annemieke Van Dam Ancora un ballo a Trieste In anteprima il musical Elisabeth, a fine aprile in esclusiva italiana a Trieste Se West Side Story l’avessi scritto io... Incontro con il compositore Dino Scuderi

Dallo schermo allo stage Da Londra due dei musical più in voga in questi tempi: The Wizard of Oz e Ghost Nutcracker! Manca solo la parola per il balletto rivisto da Matthew Bourne

Frances Ruffelle A Londra il concerto per il 50° compleanno della perfomer


Sommario

Les Miserables, il sogno continua Ancora trionfi per il musical di Boublil e Schonberg con Ramin Karimloo C’era una volta il musical teutonico Una analisi senza peli sulla lingua della progressiva caduta di stile del Best of Musical della Stage tedesca

La nostra canzone, colta ma popolare Dalla Sicilia il tour di Stanno suonando la nostra canzone Un ragazzo di cinquant’anni Incontro con Giampiero Ingrassia

Alice nel paese delle meraviglie Pregi e difetti del family-show tratto da Lewis Carroll

Alla Cage aux Folles c’è qualcosa che non va Non convince del tutto il musical di Piparo

Dal mondo del musical Notizie, stage, audizioni...


Nel servizio, alcune immagini di Elisabeth e dei suoi protagonisti


La mia Elisabeth, così dolce, così forte Parla Annemieke Van Dam, che farà rivivere a Trieste il mito mai dimenticato dell’imperatrice d’Austria di Sara del Sal Sarà Annemieke Van Dam a fare rivivere a Trieste, al Rossetti, il mito della Principessa Sissi. Dal 26 aprile al 6 maggio infatti il musical Elisabeth farà tappa nel capoluogo giuliano in esclusiva nazionale. Un evento che porta con sé un significato che va oltre il musical stesso, perchè la vera Sissi a Trieste c'è stata realmente quando la città faceva parte dell'impero Austro-Ungarico, e questo “ritorno” fuori dal tempo diventa quindi ancora più da brivido. Annemieke, che ha già all'attivo più di 500 repliche nel ruolo del titolo, dal 2008 a oggi, è cresciuta con la sua Elisabeth. “Avevo 23 anni quando l'ho interpretato per la prima volta da cover e oggi, che ho 29 anni noto che riesco a darle molte più sfumature.” C'è tanto amore in Elisabeth. “All'inizio c'è il grande amore per suo padre, ma poi l'amore nella sua vita prende tante forme diverse,

dall'amore per se stessa all'amore per la morte che le si propone come libertà e forse come la possibilità di entrare in un mondo migliore. Dopo tutto quello che le accade è come se cercasse qualcosa che la portasse in una realtà diversa da quella in cui era costretta a continuare a vivere.” La Sissi che viene raccontata in questo musical è una donna completa. “Tutti hanno in mente la Sissi televisiva, e pensano alla sua storia personale come a una fiaba moderna. Un po' come è accaduto a Lady Diana, tutti vorremmo sapere qualcosa di più di lei e di quello che le piaceva. Nel nostro caso raccontiamo la vera storia di Sissi, senza sconti, descrivendola anche come una donna a tratti egoista, e questo spesso lascia il pubblico sorpreso. Certo, abbiamo i costumi e delle parrucche bellissime, ma parliamo della donna, e di una donna che ha


saputo fare delle scelte molto importanti, che spesso erano in contraddizione con il suo ruolo e con la mentalità della sua epoca.” Com'è stato vederti per la prima volta con l'abito-icona bianco? “Devo ammettere che nonostante l'effetto evocativo che riesce sempre a ottenere sul pubblico, che è affezionato a quell'immagine dell'Imperatrice, io mi sento goffa, mi

sento come una torta con tanto di candeline. E anche se può sembrare strano, penso che lei stessa si sentisse imprigionata in quell'abito. Ma i capelli con le stelline mi piacciono tantissimo, adoro le pettinature che si faceva fare, se avessi anche io i riccioli naturali come i suoi, penso che prenderei spunto da lei anche nella mia quotidianità.” Cosa accomuna Annemieke e Elisa-


beth? “Ormai non riesco più a capire quali comportamenti appartengano a me o a lei. Stiamo crescendo insieme. Tutte e due amiamo la natura, ma per il resto mi ritrovo spesso ad essere molto dura con me stessa, a seguire una disciplina quasi ferrea, come faceva lei.”

Cosa ti aspetti dal pubblico italiano? “Non so cosa aspettarmi. Non ho mai cantato in Italia prima, ma di certo mi aspetto che ci sia il sole, e che queste giornate che passeremo siano un po' come una vacanza durante la quale faremo il nostro spettacolo. Il nostro tour chiuderà



proprio a Trieste, ma io ho una ulteriore sfida che mi aspetta: dovrò cantare Ich Gehor Nur Mir in Italiano e sono un po' preoccupata.” Con lei, nel ruolo di Der Tod, Mark Seibert. “Un ruolo mistico, che in realtà mi richiede principalmente un impegno nel canto, ma che ha una grande presa sul pubblico. Le canzoni mi danno grande soddisfazione perchè mi permettono di utilizzare i diversi colori della mia voce.” Interpretare la Morte, significa avere quasi sempre l'appoggio del pubblico. “La Morte in Elisabeth di solito è un giovane carino, e non ha nulla di

brutto o sconveniente, si esprime principalmente attraverso il linguaggio del corpo, ed ha un appeal tutto particolare. Non c'è da stupirsi che il pubblico parteggi per un personaggio così, considerato anche le splendide canzoni che canta.” Con loro un cast di livello, che non mancherà di sorprendere il pubblico italiano, raccontando una storia avvincente ed appassionante, con grandi canzoni dallo squisito profumo rock. Biglietti ancora disponibili. > info e biglietti



Ancora un ballo a Trieste Dopo le acclamate versioni in concerto del 2004 e 2005, Elisabeth torna a Trieste nella produzione per il ventennale di Giulia Bianco Elisabeth compie vent’anni! Il più famoso musical in lingua tedesca, frutto della collaborazione tra Michael Kunze e Sylvester Levay, torna sulle scene teatrali d’Europa, dopo aver incantato persino il pubblico del Sol Levante con le produzioni coreane e giapponesi. In attesa di fare il suo “debutto” al Raimund Theater di Vienna ai primi di settembre (le prime due versioni erano state allestite presso il leggendario Theater an der Wien), il musical è già in tour in Germania con un cast notevole, guidato dal veterano Harry Kupfer, tornato a dirigere Elisabeth dopo averne curato la prima austriaca nel 1992. L’olandese Annemieke van Dam ricopre nuovamente il ruolo dell’imperatrice d’Austria, dopo essere subentrata a Pia Douwes nel 2008 a Berlino, e lo fa rivestendo il personaggio di una nuova freschezza: perfetta nell’interpretare con

naturalezza una spensierata Elisabeth al limite dell’innocenza, una caratteristica che si riscontra anche a livello vocale, in particolare nel brano portante Ich gehör nur mir. Nel secondo atto, complice l’ottimo lavoro della truccatrice, la van Dam dà vita a un’Elisabeth ormai matura che rivendica con fermezza la sua indipendenza e il suo desiderio di essere libera. Da menzionare la sua Maladie, che si tinge a tratti di toni rock, e soprattutto l’estrema bravura nel sapere rispecchiare a livello recitativo tutta la tragicità che il ruolo di Elisabeth porta con sé. Il ruolo del suo amante, Tod, è affidato al carismatico Mark Seibert, il quale si distacca notevolmente dalla rappresentazione androgina di Uwe Kröger e fa emergere il lato più oscuro e al contempo erotico del personaggio. La sua è una voce potente, che spazia dalla vena rock di Der letzte Tanz a quella più sensuale


nei duetti con Elisabeth; il suo Tod ricorda in alcuni momenti quello dell’ungherese Kamarás (unico attore ad aver ricoperto il ruolo per ben tre volte, nella versione ungherese, in quella viennese dal 2003 al 2005 e infine in quella giapponese del 2012), a differenza del quale viene meno quel tocco aggressivo per dare più spazio a un tenebroso e pacato charme. Fresco di diploma è invece il giova-


nissimo Kurosch Abbasi, chiamato a vestire i panni di Luigi Lucheni, l’assassino di Elisabeth, nonché indiscusso narratore del musical. Di origine turca, Abbasi si muove sulla scena con professionalità, regalando al pubblico momenti di aspra comicità e di crudele sarcasmo e marcando in ogni suo gesto tutta l’italianità del personaggio. Bravissimo nel tenere testa all’ensemble durante i pezzi corali quali Milch! o


Hass! e altrettanto notevole nel saper quasi reinventare a proprio modo Kitsch, pezzo d’apertura del secondo atto. Mathias Edenborn, che aveva già condiviso il palco con Seibert in Romeo und Julia nel 2005 a Vienna, è un Franz Joseph pacato, che permane in quella sfera di debolezza caratteriale, alla quale il personaggio è sempre stato relegato, pur riuscendo a strappare una lacrima di compassione nel melanconico duetto Boote in der Nacht. Il tormentato Rudolf assume nuovamente le sembianze dell’austriaco Oliver Arno, un ruolo che incontra decisamente in maggior misura le

sue doti canore e recitative, rispetto al suo Tod, interpretato in più occasioni a fianco di Annemieke negli anni addietro. A completare il cast vi sono la belga Betty Vermeulen (arciduchessa Sophie), Elissa Huber (duchessa Ludovika e signora Wolf) e Dennis Kozeluh (duca Max), che ritorna sui palchi tedeschi, dopo essere stato a lungo impegnato sulla scena teatrale viennese. Da segnalare anche la bravissima Ann Christin Elverum, interprete del ruolo della contessa Esterházy-Liechtenstein e da un timbro vocale molto particolare, che ricorda a momenti quello di una giovane Maya Hakvoort.


Tutte interpretazioni di alto livell, accompagnate da una minuziosa attenzione in quanto a scenografia, che considerando le limitate capacità tecniche dei palchi, riesce comunque a mettere in auge quel senso di cupa decadenza che avvolge i personaggi dall’inizio alla fine. L’atmosfera sarà forse meno tenebrosa e minimalista rispetto allo spettacolo viennese degli anni passati e il momento topico di Am Deck der sinkenden Welt viene chiaramente meno per motivi prettamente tecnici, però tutto ciò viene compensato dall’abile utilizzo di luci e ombre a mo’ di inquadrature cinematografiche e soprattutto dalla

sfarzosità dei costumi. Questa nuova produzione saprà sicuramente regalare a tutti gli amanti del musical le stesse emozioni delle precedenti versioni e per chi non potesse andare in Germania a godersi di persona lo spettacolo ecco due valide alternative a disposizione: dal 26 aprile al 6 maggio Elisabeth ritorna in Italia, dopo le fortunate edizione del 2004 e del 2005, con unica tappa a Trieste al teatro Rossetti. E se anche la città giuliana fosse una meta fin troppo lontana, c’è la possibilità di lasciarsi trasportare dalle melodie con il cd live recording dell’attuale cast. > Elisabeth al Rossetti



Se West Side Story l’avessi scritto io... A colloquio con Dino Scuderi: da Salvatore Giuliano, ora in tour, all’appello ai nuovi creativi del musical italiano di Franco Travaglio Dino Scuderi, attivo nel mondo del musical da tempi 'non sospetti' e compositore, insegnante, autore col teatro nel sangue. La sua appassionante opera Salvatore Giuliano è ora in tour, protagonisti Giampiero Ingrassia e Barbara Cola. Per il musical italiano sei stato un vero e proprio pioniere, credendo per primo in un grande successo come Jesus Christ Supersta; da dove scaturisce la tua passione e com’è nata questa fantastica avventura? Da piccolo vidi il film in un cinema di messina, era il 74, ne rimasi talmente colpito che all'uscita dissi fra me e me "un giorno lo farò!". Molti anni dopo, nel '94, assemblai una ventina di ragazzi appartenenti alla sfera musicale messinese di quegli anni. Non feci distinzione fra generi e generazioni. Dalle band rock ai musicisti di conservatorio chiamai un gruppo di persone fra i 19 e i 40 anni e formai la compagnia. Comin-

ciammo a provare autotassandoci, sotto la mia direzione musicale con degli arrangiamenti che scrissi per l'occasione perché, non avendo i diritti, non disponevamo delle partiture originali. Avevo bisogno di un riadattamento musicale per la formazione che ero riuscito a creare lì per lì: una band con basso batteria due chitarre due tastieristi (di cui uno ero io) e poi 2 trombe, 2 tromboni e 2 corni, stop. Quindi ho scritto gli arrangiamenti e ho insegnato lo spettacolo ai cantanti e strumentisti poiché la maggior parte di loro non lo conosceva. Dopo circa due mesi, quando la parte musicale era quasi pronta, invitai Massimo Piparo, che a quei tempi non si occupava di musical ma faceva l'attore, a dare un tocco di teatralità allo spettacolo. Così fu messo in scena il Jesus. Facemmo 5 repliche in un piccolo teatro di Messina che oggi non esiste più, ci aspettavamo persone solo il primo


giorno e poi dei forni assoluti per le repliche successive anche perché, a differenza di oggi, in italia JCS era caduto nel dimenticatoio da parecchi anni. Invece fu un successo tale al debutto che gli altri giorni avemmo tutte le sere esaurito con gente che venne a rivederlo tre quattro volte. Fu un botto per una città piccola come Messina. Da quel giorno facemmo altre repliche, poi l'estiva al teatro antico di Taormina, al teatro antico di Tindari sempre con il tutto esaurito fino ad arrivare a settembre allo Smeraldo di Milano dove fu accolto meravigliosamente ed infine il Sistina di Roma che ci decretò il definitivo successo

Alcune foto da Salvatore Giuliano il musical

che ebbe in seguito. Ma subito dopo accaddero dei fatti interni spiacevoli per me tali da indurmi, puoi immaginare con quale amarezza, ad andare via. Nel corso di tutti questi anni e fino ad oggi, per JCS, altri si sono deliziati nell'incarnare meriti che non gli spettano. Ho tutt'oggi un ingenua difficoltà a comprendere persone di questo tipo... A me ne sono capitate poche nella mia vita... poche ma buone. La tua carriera ha spaziato dalla musica leggera al musical, dalla musica di scena all'opera balletto, dalla direzione musicale all'insegnamento, qual è stato il principio ispiratore che ha


unito la tua carriera? Faccio sempre le cose che mi piacciono. E fino a quando sento che le persone con le quali lavoro apprezzano quel che faccio mi sento abbastanza in pace con me stesso. A quali spettacoli ti senti più legato? In realtà non sono cresciuto con il musical... il mio rapporto con la musica e la passione per il teatro mi hanno spinto a seguire con attenzione qualsiasi tipo di proposta di teatro musicale. Mi sono formato più che altro con il teatro canzone di Giorgio Gaber, dal quale ho ereditato una certa attenzione verso tutte le sfaccettature dell'animo

umano. Ho lavorato anche con Dario Fo curando le musiche di un suo spettacolo, ma quel che mi ha trasmesso il signor G, che ho avuto il piacere di conoscere una sera ad una cena insieme, è impareggiabile. Quindi uno spettacolo a cui sono molto legato è Libertà obbligatoria di Gaber/Luporini che ascoltavo su un 33 giri, registrato dal vivo al teatro Duse di Bologna nel 1976. Per me quello spettacolo rappresenta il punto più alto della collaborazione fra Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Cosa ti diverte nella composizione? Quando canto i miei brani in finto inglese. Se ci fosse una telecamera


Barbara Cola e Giampiero Ingrassia


che mi riprende e mandassi i filmati a Paperissima scalerei le classifiche dei video amatoriali. Qual è il progetto che ti è rimasto nel cassetto e vorresti mettere in scena? Anni fa volevo fare il film di Frank Capra Angeli con la pistola di cui avevo anche scritto qualcosa, ma poi ho visto che altri ci avevano pensato e addirittura qualcuno stava per metterlo in scena. Quest'ultimo fu un progetto non portato a termine con il quale sfiorai una collaborazione. Quindi ho lasciato perdere, però sarebbe carino metterlo su. Quale grande musical ti piacerebbe aver scritto? Beh, probabilmente West side story nella versione diretta da Bernstein. Quando vedo il famoso video della registrazione del disco e sento come lui fa suonare quest'opera... i suoi duetti, le arie, gli strumentali... beh quanta invidia per non averla fatta io. Ma quanto stupore nel sentirla realizzata in quel modo... Consigli a un giovane compositore che si vuole affacciare alla ribalta del teatro - musicale e di prosa - italiano? Direi che quando si ha un'idea in cui si crede profondamente, l'energia che nasce dalla convinzione ti porta a raggiungere risultati insperati.

Qual è il più grande problema e la più grande opportunità del teatro italiano attuale? L'opporturnità oggi è di avere un'ampia scelta nella ricerca di performers professionisti. è più frequente trovare giovani che sanno esprimersi nelle tre fondamentali discipline di questo genere cioè canto recitazione e ballo. Penso che le scuole di musical abbiano dato un apporto importante in questo senso. Ma noto che, tra le ultime generazioni, i ruoli che vengono svolti "dietro le quinte" e cioe autori, registi, organizzatori eccetera, restano ancora scoperti. Questo secondo me è un grosso problema. E come se la maggior parte di essi si preoccupino di stare sul palco. Mi chiedo se si arriverà a costruire qualcosa in futuro se avremo solo nuovi performers. Se non esiste una consistente e solida "parte sommersa" la punta dell'iceberg si capovolge in fretta. Se vincessi all'enalotto il budget per un musical, cosa metteresti in scena, quali artisti e creativi italiani scrittureresti? Se vincessi all'enalotto un budget per un musical ne farei ovviamente uno mio e chiamerei le persone con cui ho lavorato per il Salvatore Giuliano e Odysseus dance Opera. Parlaci di Salvatore Giuliano, da


Giampiero Ingrassia e Luca Notari


quando l'hai concepito fino all'ultima produzione in scena in questa stagione: come avviene la complessa composizione di un musical? Nel 1997 cominciai a scriverlo. Avevo voglia di un personaggio epico che appartenesse alla nostra storia la cui vicenda potesse interessare il pubblico italiano. Un'anno dopo coinvolsi i co-autori ai testi Franco Ingrillì, Pierpaolo Palladino e Stefano Curina. La storia di questo ragazzo di Montelepre, un paesino vicino Palermo, sembra davvero un romanzo partorito dalla fantasia di uno scrittore, eppure sono avvenimenti realmente accaduti nell'immediato dopoguerra. Ciò che fa da sfondo a questa vicenda è il momento storico in cui viene stabilito il drammatico intreccio fra mafia e pezzi della politica italiana, dando luogo alla prima di una lunga serie di stragi che purtroppo hanno caratterizzato la storia della nostra repubblica. Mi riferisco alla strage di "Portella della Ginestra" in cui Giuliano fu coinvolto, anche se ancora oggi per quell'eccidio non è stata fatta piena luce circa le sue responsabilità. Credo dunque che il pubblico di tutta l'italia possa sentirsi coinvolto perché pur essendo uno spettacolo la cui storia si svolge in Sicilia, è la cartina di tornasole di un panorama socio-politico italiano in parte corrotto che si è trascinato sino ai giorni nostri. La vicenda mi

ha permesso di sviluppare nelle melodie come nelle armonie e nelle orchestrazioni idee musicali dal sapore assolutamente nostrano, permettendomi di concretizzare le premesse che miravano a creare un musical profondamente italiano in tutte le sue forme. Oggi va in scena con una compagnia di professionisti davvero straordinaria guidata da Barbara Cola e Giampiero Ingrassia, che trasmette dal palco un'energia tale da catturare il pubblico sin dalle prime note.Vorrei anche ringraziare due persone che in tutti questi anni hanno sempre lavorato nell'ombra per la realizzazione di questo spettacolo: Luca Notari e Rosario Coppolino, senza cui questo spettacolo sarebbe solo un copione dentro un cassetto. Per quanto riguarda la composizione di un musical non credo che ci sia un metodo preciso, ognuno ha il suo, ma di certo il musical è un gioco di equilibri interni delle varie forme che lo compongono. Quali sono i tuoi prossimi progetti? Ho parecchie idee, ma da un po' mi sono concentrato su due progetti di cui ovviamente preferisco non dire altro al momento, posso soltanto dire che si tratta di due operazioni completamente diverse fra loro e di cui una ha come protagonista un personaggio femminile italiano.



Dallo schermo allo stage Tra forte impatto visivo e poca teatralità, da Londra Il Mago di Oz e Ghost di Diana Duri Entrambi ci hanno colto di sorpresa. Il primo per l’eccessiva fedeltà all’omonimo film del 1939 e il secondo per l’imprevedibile impatto visivo, l’allestimento ultra moderno e le canzoni forse non così teatrali. Da tempo per le vie del West End si vocifera che Webber abbia ormai voglia di fare altro, ma lo si vede bene dal fatto che non troviamo nel Mago di Oz nemmeno un pizzico di inventiva, di rielaborazione, di tocco brillante e sapiente. Momenti di noia, scene lente e personaggi a volte annoiati non lasciano decollare neanche un momento quella adrenalina e quella fantasia che vogliamo che decolli quando andiamo a teatro. Un film del1939, con i ritmi del 1939 riadattato per lo stage seguendo le stesse logiche del 1939 rischia di sembrare veramente un “copia incolla” in un’era in cui tutto scorre ai ritmi di smartphone e MTV. Non vogliamo di certo soste-

nere video games martellanti, ma tra il1939 e gli smarphone poteva esserci spazio per un Mago di Oz più accattivante e divertente. I bambini di oggi che usano gli smartphone dei genitori e giocano col pc davvero credono ancora a Dorothy che gira in tondo sulla strada gialla? Per rendere moderna la lotta tra le due streghe si poteva solo far suonare le due bacchette magiche come le spade laser di Star Wars? Glinda, nel suo abito splendente e argentato, è talmente rigida e impostata che pare finta. In Wicked è “perfetta: rosa, bionda, ma non è stupida, è vera: lei è così”. Anche nelle favole i personaggi devono essere credibili, e per esserlo devono essere REALI,VERI. è ciò che caratterizza il musical: la realtà della storia raccontata. L’unico personaggio che è davvero credibile- e infatti strappa applausi e risate - è la strega cattiva dell’Ovest


(Elphaba, wickedianamente) che è l’unica che è stata rivisitata un po’ rispetto al film. La sua interpretazione buca il palcoscenico ed è valsa alla bravissima e statuaria Hannah Waddingham il What’s On stage Award 2011. La strega è reale, la performance è credibile e brillante, condita di un sano divertimento; con una nota di ironia e mood dark la troviamo anche vestita in un abito aderente di piume nere, che per la forma ricorda più un abito da sera che una tunica nera da strega. Nel suo castello, nella scena in cui invia le sue scimmie contro Dorothy e amici, è addirittura più a suo agio in un sexy

bustier nero con gambe scoperte e solo strascico. In effetti i cattivi continuano a mantenere il loro fascino e l’allure trascinante! E se questo si è potuto far per la strega… Costumi e scenografie indiscutibilmente meravigliosi, d’altra parte lo sanno fare bene da anni. Michael Crawford è sempre un indiscusso maestro del palcoscenico anche nella sua interpretazione della difficile canzone scritta per lui da Webber. Danielle Hope è una Dorothy gradevole, precisa. Lo spaventapasseri è credibile e divertente. I migliori sono i membri dell’ensamble: contadini del Kansas, splendidi Mastichini e verdi abitanti della Città di


Smeraldo. Però abbiamo anche un leone con i capelli lisci che somiglia più a Christina Aguilera che al re della foresta. Ma è questo che desiderano i bambini? Che si aspetta il pubblico? Gli adulti cosa cercano in un musical? Quelle due ore di magica e perfetta “volontaria sospensione dell’incredulità”. Andiamo a teatro perché vogliamo credere. Credere che Elphaba si innalzi in aria anche se il mantello copre la flying machine. Che Grizabella vada nel paradiso dei Jellicle anche se sale in graticcia. Che Mary Poppins voli via appesa ad un ombrello e Bert faccia tip tap a testa in giù sui tetti di Lon-

dra anche se si vedono bene i cavi di acciaio. Ci disperiamo quando muore Fantine, o quando Eponine spira fra le braccia di Marius anche se dopo due ore le vediamo uscire dalla stage door! Andiamo a teatro per CREDERE. BELIEVE. è con questa parola che a giugno 2011 è stato lanciato Ghost the Musical. Fedelissimo adattamento teatrale del noto film del 1990 con Woopy Goldberg, Patrick Swayze e Demi Moore, la storia è quella del film, ma le musiche sono state composte appositamente per il teatro con una forte connotazione modern pop. Un drama musical moderno, di sicuro impatto visivo.


Una delle storie più romantiche che ha attraversato i media dal film al palcoscenico. è una storia intensa e drammatica, d’amore e di vendetta. Ghost è stato adattato da Bruce Joel Rubin che nel 1991 vinse un Oscar® per la migliore sceneggiatura originale. Ghost ha musiche e liriche di Dave Stewart (Eurythmics) e Glen Ballard (autore di Man In The Mirror di Michael Jackson). Gli effetti scenici sono di Paul Kieve, illusionista per Harry Potter e The Prisoner of Azkaban - coreografie di Ashley Wallen, che ha lavorato con Kylie Minogue and the Black Eyed Peas. Ghost è in scena al Piccadilly Theatre a Londra da giugno 2011 e debut-

terà a New York in marzo 2012. La scena si forma grazie all’uso delle più avanzate tecnologie multimedia, light design, video, effetti speciali. “Multivideo”, lo definisce il produttore Colin Ingram. Sam è Richard Fleshman, Molly è Cassie Levy, Oda Mae Brown è Sharon D Clarke e i loro personaggi sono emozionalmente veri. Purtroppo le liriche non sono molto teatrali e non restano molto nella memoria dello spettatore, fatta eccezione per l’inevitabile Unchained Melody, la dolce e decisa Here right now cantata da Molly e il tema musicale dell’ouverture e del finale. In effetti non si esce con il tema musicale in testa, ma si esce di


certo con gli occhi lucidi. Per come era disegnato già nel film, e per l’interpretazione da Oscar di Woopy Goldberg, il personaggio che più conquista è quello della medium Oda Mae Brown. Le sue due song sono ritmate, brillanti, con quel sound soul e coreografate con un divertimento scanzonato che è comunque contagioso per la platea. Ghost colpisce per l’impatto scenografico innovativo, il ritmo della New York che pulsa e che lavora proiettato come un film su pannelli che costituiscono una scatola scenica in cui si formano i diversi ambienti: l’appartamento, la banca, la strada, la casa di Oda Mae o il

ghetto. Il cast di ballerini alti e perfetti si alterna in diversi ruoli sempre con un ritmo incalzante e movimenti perfettamente bilanciati sui tapis roulant e con una performance austera, precisa, cittadina che a volte forse sembra troppo moderna, ma in fondo rende perfettamente l’impatto di quello che è New York: luccicante, frenetica, vorticosa. In questa città Molly e Sam ci fanno vivere profondamente la loro storia e il loro sentimento. “È meraviglioso, Molly, l’amore che hai dentro. Portalo con te!” I singhiozzi si sentono in tutto il teatro. Rumori di zip di borsette e pacchetti di fazzoletti. Credete. BELIEVE.



Nutcracker! ...manca solo la parola Al Rossetti di Trieste l’unica tappa italiana per la rilettura di Matthew Bourne dello Schiaccianoci di Tchaikovsky di Francesco Moretti Lo confesso, sono andato a vedere il Nutcracker! di Matthew Bourne solo perché sapevo che non avrei assistito ad un balletto classico: perché sono uno di quei spettatori che di fronte ai balletti classici tende ad addormentarsi, e perciò giustamente li evito. Ma non mi aspettavo nemmeno che mi sarei divertito e stupito così tanto: il lavoro che questo geniale coreografo inglese ha fatto sul classico di Tchaikovsky mi ha lasciato a bocca aperta, e con me la mia piccola Beatrice - quattro anni - che già sogna una carriera nella danza come tante bambine della sua età accorse a teatro a godersi lo spettacolo. E dunque, con la sua irriverenza, originalità e ironia, Bourne sposta la scena dello Schiaccianoci dal solito salotto borghese adobbato per la vigilia di Natale ad un tetro orfanotrofio dal sapore dickensiano, dove Clara è una delle malcapitate ospiti

sotto la spietata bacchetta del Dottor Dross, di sua moglie e dei loro viziatissimi figli. Anche lo Schiaccianoci non è un soldatino, ma una sorta di manichino da ventriloquo che, passata l’inquietudine iniziale, si trasforma in un aitante giovane che svelerà a Clara e ai bambini dell’orfanotrofio un mondo fatto di mille colori, di libertà, di amore e... di caramelle! Un corpo di ballo di altissimo livello, che già nell’overture si presenta sfilando a sipario chiuso e con pochi gesti e mimica fa intuire tutte le personalità degli orfani, porta gli spettatori in una dimensione zuccherosa e colorata, spensierata, dove il famoso Valzer dei Fiori viene ballato su una grandissima torta nuziale da applauso a scena aperta. Un balletto a cui davvero manca solo la parola e il canto per aspirare a diventare un musical di sicuro successo!



Frances Ruffelle 50 e non sentirli A Londra il concerto Beneath the Dress della prima Eponine di Diana Duri I 50 sono i nuovi 20…parafrasando un noto telefilm. Un’artista a metà tra il burlesque e il pop, con sapori swing e un tocco sexy nemmeno sottinteso. Così Frances Ruffelle si gode il suo concerto dominando palcoscenico e platea con le sue mosse sinuose da Gatta. Inizia in abito lungo e dopo 3 minuti ne ha già cambiati 3. Vestita a strati come una cipolla. Ma che cipolla sexy!. Bustier alla Moulin Rouge, minigonne e micro abiti di chiffon. Si dimena come gli Europe negli anni ’80, salta su e giù dalle scale, si cambia in scena, si infila le autoreggenti... Frances non è una voce piena e calda alla Whintney Houston – scomparsa oggi. Non è la sua voce che la rende famosa, è come si usa, è lei. Come tipo, come donna da palcoscenico. Se la gioca tutta. Non ha paura del suo corpo anzi è il suo strumento di show più adorato. E il pubblico gusta decisamente. Lo sa. Quando si sdraia sugli uomini in prima fila. Lo sa in ogni passo.

Come scenografia la sua splendida band e un vecchio baule con specchio e lucine da cui tira fuori scarpe con tacchi vertiginosi, cappelli, abiti, calze…Gioca a fare la bambina con un palloncino. Non è un concerto: è uno show burlesque, sensuale e ammiccante. Un numero coreografato insieme alle 4 splendide performer di Pippin. Una canzone divertssment in cui ospita a sorpresa la figlia Eliza Doolittle! Quando dal baule estrae il cappello di Eponine impoleverato il pubblico trasale, la aspettano ancora, dopo 27 anni la aspettano ancora, la prima Eponine. Ma il mini abito nero di pizzo e paillette non si addice al cappello che ha indossato ora E quindi? QUINDI Sull’intro di On my Own lei gioca e cambia il testo…con schock dei puristi Valjean la avrebbe attirata al cancello poiché innamorato di lei…. Per concludere con “And That’s the way it goes / When a girl / Puts on men’s clothes”. Ma Schoenberg è a Hollywood ora, e non la sente!



Les Miserables, il sogno continua Ramin Karimloo tra gli apprezzatissimi nuovi protagonisti del musical leggendario di Valeria Rosso e Giulia Bianco A più di 26 anni dal suo debutto londinese, l’epico musical di Schönberg-Boublil, tratto dal celebre romanzo di Victor Hugo, continua a far sognare e incantare milioni di persone in tutto il mondo e il cartello House Full che campeggiava davanti all’ingresso del Queen’s Theatre anche lo scorso venerdì 24 febbraio ne è la prova. Che cosa attira migliaia e migliaia di spettatori di tutte le età e di tutte le nazionalità verso questo musical dalla struttura fortemente operistica, dai toni decisamente tragici e dal soggetto marcatamente francese? Al di là dell’universalità umana dei temi trattati, dell’impressionante grandezza e/o miseria dei personaggi, della grandiosità ed insieme orecchiabilità delle musiche, della sorprendente efficacia e semplicità di una scenografia interamente basata su di un palco girevole, sono certamente anche le

oculate scelte di casting del produttore Cameron Mackintosh a contribuire in modo attivo al successo dello spettacolo. Scelte che hanno privilegiato stavolta un cast di giovani e giovanissimi, la nuova generazione di star del West End, guidate dal 33enne iracheno-canadese Ramin Karimloo, nei panni di un energico Jean Valjean (quello dell’ex-forzato è il terzo ruolo ricoperto da Karimloo in Les Misérables, musical nel quale ha già rivestito, negli anni, i panni dello studente Feully e quelli del rivoluzionario Enjolras). Il suo Valjean è intenso, curato nei minimi particolari, e passa con estrema leggerezza dai toni più caldi e affettuosi a quelli prettamente più aggressivi e tragici. Da menzionare in primis la sua Confrontation con Javert e la struggente Bring him home. Ancora una volta la sorprendente versatilità di Karimloo gioca a suo favore nel regalare


allo spettacolo una nuova e personalissima interpretazione di Valjean, che riprende in toto l’originale drammaticità del personaggio di Hugo. Nei panni dell’antagonista di Valjean, l’implacabile ispettore Javert, troviamo il 31enne Hadley Fraser, che, nonostante la giovane età, sfoggia bassi da brivido (la sua Stars si colloca indubbiamente fra le migliori di sempre e merita una standing ovation a se stante), e dà al personaggio un’interpretazione “bipolare”: ora rigido e freddo come il ghiaccio, ora aggressivo, feroce e, a modo suo, appassionato. Perfetta e potente la sinergia fra Karimloo e

Fraser, nemici sul palco ma migliori amici nella vita, una sintonia che non si riscontra in altre, anche “storiche”, coppie Valjean-Javert. Nonostante ricoprano ruoli “secondari”, subito dopo i due protagonisti, si impongono gli interpreti di Eponine ed Enjolras, rispettivamente Alexia Khadime, dalla potentissima vocalità black (felicissime le sue variazioni in On my own) e Liam Tamne, un’esplosione di energia allo stato puro e vocalmente vicino all’Enjolras di Karimloo, che abbiamo potuto ammirare nel dvd del 25esimo anniversario. Seguono, per grandezza sulla scena, gli strepitosi Cameron Blakely e Katy Se-


combe, rispettivamente Monsieur e Madame Thénardier, con tutta la loro irresistibile (e amara) comicità. è invece una Fantine dolce e delicatamente tragica quella interpretata da Caroline Sheen, che ricorda in parte le sonorità e l’interpretazione di Ruthie Henshall. Sulla stessa linea si colloca l’interprete della figlia Cosette, Lisa-Anne Wood, appena diplomata e al suo debutto nel West End. Accanto a lei, la solarità e l’innocenza di un altrettanto giovane Marius, Craig Mather, anch’egli al suo debutto londinese. Infine, non si possono non menzionare i piccoli grandi interpreti di Cosette bambina e Gavroche

(Christina Fray e Tommy Rodger), che sfoggiano una disinvoltura ed una professionalità distanti mille miglie dagli standard cui siamo abituati in Italia. Il cast attuale di Les Misérables a Londra si può ancora vedere fino al 31marzo: da aprile subentrerà nel ruolo di Jean Valjean David Shannon, seguito, a partire da giugno, dall’argentino Geronimo Rauch, già protagonista della versione spagnola del musical a Madrid e comparso nell’ensemble in occasione del concerto per il venticinquesimo anniversario. Cosa aspettate? Dream the dream!


Pia Douwes in Rebecca


C’era un volta il musical teutonico Dopo un (recentissimo) passato di successi e vero talento, il “Best of Musical Gala” sembra mostrare la corda... di Laura Confalonieri Monaco - In principio era il musical, genere in Germania pressochè ignoto, ma nato sotto una buona Stella (AG). Poi venne la Stage Holding, propagazione teatrale di quel tubo patogeno che ha impestato il mondo con reality e casting shows, trasformando Theaterland in Disneyland (per definizione la più grossa trappola per umani mai costruita da un topo). E arene e teatri si svuotarono. Quella che segue è la cronaca di una morte (quella del musical di qualità) annunciata. Colonia, 2004: la Stage Holding riempie per la prima volta un’arena da 20.000 posti (la più grande del mondo, seconda solo alla londinese O2 Arena) con un concerto di brani dai musical più gettonati in terra teutonica: Gypsy, Smokey Joe's Café, 42nd Street, Cabaret, Cats, Elisabeth, Aida, Les Misérables, Il Fantasma dell’Opera, Il Re Leone, Starlight Ex-

press, Hello, Dolly!, Mamma Mia!, Copacabana,Tanz der Vampire, Rocky Horror Show, non dimenticando di dare un assaggio dei nuovissimi 3 Musketiere e Wind Of Change (di quest’ultimo aspettiamo ancora pazienti la realizzazione, ma questa è un’altra storia) e di fare un po’ di pubblicità tramite un numero di ballo ad uno dei primi "reality" della storia della TV tedesca, Stage Fever (una specie di Saranno Famosi, con Uwe Kröger nella parte di Maria de Filippi, dove gli alunni e le alunne del terzo semestre della "Joop van den Ende Academy" mostrano quanto è dura la vita degli aspiranti artisti; fra loro le "saranno famose" Sabrina Weckerlin, Janine Tippl, Nadine Schreier e Zodwa Selele). Anche i solisti erano il meglio che il teatro musicale teutonico avesse da offrire: da Uwe Kröger a Drew Sarich, da Maricel a Carolin Fortenbacher, passando per Isabel Dörfler,


Felix Martin, Jasna Ivir, Lothair Eaton, Bernie Blanks, Beular Makhetha, Thandiwe Preciouse Maphumulo, Joshua Denning e Ana Milva Gomes. A presentare il tutto la stella delle soap opera Sebastian Deyle. Memorabile il suo duetto Komm und wag’s mit mir (Take a chance on me) con Jasna Ivir (che, però, scivola su Ich gehör nur mir, oltretutto vestita da meringa). Fra gli altri "clou" della serata: Felix Martin si guadagna un’ovazione a scena aperta con Sweet Transvestite; Carolin Fortenbacher sfoggia le sue cinque ottave cantando tutte le infiorettature di The Phantom of the

Opera senza l’aiuto del black box; Maricel, Carolin Fortenbacher e Isabel Dörfler incantano con il terzetto Wer kann schon ohne Liebe sein? dall’allora nuovissimo 3 Musketiere; Drew Sarich batte gli Scorpions 10:0 con la sua versione di Rock you like a hurricane. Persino la WDR (la Rai Tre tedesca) registra lo spettacolo, mandandolo poi in prima serata. Nel 2006 la Stage Holding diventa Stage Entertainment, e porta lo show in otto città, con meno solisti (Patrick Stanke, Jessica Kessler, Maike Boerdam, Uwe Kröger, Carolin Fortenbacher, Thomas Borchert, Joshua Denning,Velile Mchunu e


Ana Milva Gomes), e meno musicals (Gypsy, Smokey Joe's Café, Chicago, New York, New York, Grease, La Bella e la Bestia, Miss Saigon, Dirty Dancing, Elisabeth, Aida, Il Fantasma dell’Opera, Il Re Leone, Mamma Mia!, Tanz der Vampire, Cats e 3 Musketiere). A presentare il tutto Uwe Kröger même, che declama i testi di Ruth Deny con la stessa spontaneità del piccolo di casa che legge la poesia durante il pranzo di Natale. Clou della serata: Ana Milva Gomes è la prima Miss Saigon creola nella storia del musical; Jessica Kessler, ex pattinatrice sul ghiaccio, si lancia su Joshua Denning per eseguire il volo

d'angelo che ha reso famosa Jennifer Grey in Dirty Dancing, e le scarne braccia di lui tremano per la fatica a reggerla – in cinemascope, grazie agli schermi giganti. Nel 2007 le città diventano nove, i solisti rimangono otto (Patrick Stanke, Sabrina Weckerlin, Maike Boerdam-Strobel, Pia Douwes, Thomas Borchert, Gino Emnes, Rob Fowler e Ana Milva Gomes), e i musicals ridiventano diciotto (Evita, Wicked, Jesus Christ Superstar, Bombay Dreams, Mary Poppins,Tarzan, Mozart!, Dirty Dancing, Elisabeth, Aida, Il Fantasma dell’Opera, Il Re Leone, Mamma Mia!,Tanz der Vampire,We Will Rock You, Spamalot, 3 Musketiere


e la novità dell’anno Ich War Noch Niemals In New York). Eliminati i presentatori di qualsiasi tipo, i nomi dei cantanti ed i titoli dei brani eseguiti vengono proiettati su schermi giganti. Si risparmia anche sulle parrucche: Patrick Stanke ha evidentemente strappato alle tarme quella che porta in Jesus Christ Superstar. Clou della serata: Pia Douwes e Thomas Borchert esilaranti in Das Lied in dem's geschieht (The song that goes like this) da Spamalot; Pia Douwes e Sabrina Weckerlin possenti in Frei und schwerelos (Defying gravity). Nel 2008 la Stage porta in tivvù un casting show farlocco dal titolo Ich

Tarzan, Du Jane!, dimostrando alla nazione che, per far strada nella ditta, il talento ormai è superfluo. E il Best of Musical 2010 è figlio di questa dimostrazione: otto solisti (Patrick Stanke, Mark Seibert, Elisabeth Hübert, Pia Douwes, DMJ, Willemijn Verkaik, Anton Zetterholm e Ana Milva Gomes), di cui solo tre di vero talento, calano su dodici sventurate città, portando quindici musicals (Pippin, Chicago,Wicked,West Side Story, Buddy, Sunset Boulevard, Hairspray,Tarzan, Der Schuh des Manitu, Dirty Dancing, Sister Act, Il Re Leone, Brooklyn,We Will Rock You e Ich War Noch Niemals In New York). Clou della serata: un’intensa Pia


Douwes in Once upon a time; Patrick Stanke è Edna Turnblad; Anton Zetterholm (da Växjö, Svezia) e Mark Seibert (da Francoforte sul Meno, Assia) cantano in bavarese nella parodia western Der Schuh des Manitu. Oggi, nel 2012, affermare che la qualità di Best of Musical s’è irrevocabilmente dimostrata inversamente proporzionale all’aumento del prezzo dei biglietti sarebbe già un complimento: fra gli otto solisti ci sono vincitori e vinti di casting show nazionali e d’importazione. è così che Mathieu Boldron, trombato a Entrée d'artistes, può fare la parte del leone (Simba, per gli

amici) e del poliziotto in Sister Act. E non importa se ogni tanto il suo microfono non funziona: le stecche si sentono tutte – forti e chiare. Quando parla, invece, sembra l’ispettore Clouseau (o esiste davvero un musical intitolato Shikagò)? A tenergli compagnia c’è Patricia Meeden, ex ballerina classica berlincuban-danese: scartata da Xavier Naidoo durante il talent show The voice of Germany, ora ha la licenza di assordare da supposta "dreamgirl" e di annoiare da finta suora dodici città, passando per l’ondeggiante erba alta (toccante: Grasslands Chant) del sempreverde Re Leone. A proposito di verde: fra le foglie di


Tarzan è rispuntato il ventinovenne Alexander Klaws, frequentatore nonchè vincitore di gare canore televisive dalla tenera età di dieci anni. Elisabeth Hübert, già vincitrice di Ich Tarzan, Du Jane!, è la sua Jane. Pia Douwes,Yngve Gasoy-Romdal DMJ e Sabrina Weckerlin fan quel che possono per illudere il pubblico che Best of Musical abbia ancora qualcosa a che fare col musical, ma la disneyficazione quest’anno ha raggiunto l’apogeo: tre quarti del secondo atto sono dedicati ai film d’animazione. Tarzan e Rapunzel L'intreccio della torre introducono un curioso medley durante il quale i

cantanti, tutti in fila davanti al pubblico e in borghese (Yngve GasoyRomdal osa addirittura i jeans), cantano una frase da un film Disney, nell’intento di costruire un dialogo più o meno sensato fra personaggi diversissimi e di epoche diverse: così capita che Gaston, che sogna di impalmare Belle, venga redarguito da Pocahontas sulle note de I colori del vento, che Ercole duetti con Quasimodo (Io posso farcela / Via di qua) e che Ursula, da strega azzurra del mare, diventi – letteralmente un uomo nero. D’intorno svolazza Aladino (Il mondo è mio). Intrigante la frase Farò di te un uomo, rivolta da Alexander Klaws a


Elisabeth Hübert. Un indizio che il prossimo casting show della Stage si chiamerà Ich Tarzan, Du John! ? A seguire, altri brani che con i musical veri e propri c’entrano poco: in Burlesque Pia Douwes è Tess, che, in cuoio e frustino, canta Welcome to Burlesque, Sabrina Weckerlin è un’Alice dai capelli tinti alla Scaramouche, che plana nel paese delle sadomeraviglie nel cerchio magico di G(a)linda (le bollicine, però, sono rimaste a Oz) e intona Show me how to burlesque. Intermezzo al Moulin Rouge, per Lady Marmalade (cantata da tutte le soliste e dal coro) e Roxanne, in cui esplode la potenza vocale di DMJ.

Ma datosi che, oltre che alla Disney, la Stage deve fare anche un po’ di pubblicità ai suoi spettacoli passati, presenti e futuri, c’è anche Mamma Mia!, dove Pia Douwes porta così bene trapano, sandali e tuta blu che fa venir voglia di sottoscrivere una petizione per riportare in Germania questo musical, con lei nel ruolo di Donna. C’è Tanz der Vampire, dove il ballo di mezzanotte è diventato, grazie alle coreografie (immutate dal 2004) di Jani Walsh-Weber, un raduno di astinenti da topiramato. C’è Rebecca, dove la Mrs Danvers di Pia Douwes intona Sie ergibt sich nicht e, soprattutto, Rebecca un’ot-


tava sopra (che poi non sa tenere), e dove Sabrina Weckerlin e Yngve Gasoy-Romdal sembrano aver trovato in "Ich" e Maxim i loro ruoli ideali, cesellando con maestria Ich hab geträumt von Manderley, Kein Lächeln war je so kalt e Jenseits der Nacht. C’è Dirty Dancing, dove DMJ, Sabrina Weckerlin e coro si esibiscono in Do you love me,Time of my life e Yes. Ci sono, naturalmente, anche e soprattutto i ballerini, ma la telecamera che avrebbe il compito di inquadrarli per far godere lo show anche al pubblico delle ultime file, dipendente dagli schermi giganti

ai lati del palco, preferisce puntare l’obiettivo sull’ombelico di Sabrina Weckerlin (e quando ella e il suo ombelico sono fuori scena, il corpo di ballo viene sistematicamente ignorato a favore di proiezioni e sfondi colorati). Nel finale vetrina delle future produzioni irrompe Rocky, che aprirà ad Amburgo a novembre. DMJ canta Eye of the tiger e tutti i solisti chiudono con One of us una serata cominciata con un numero scritto dal supervisore musicale Sebastian de Domenico, 100.000 Watt. Quanta energia sprecata!



Simona Samarelli e Giampiero Ingrassia Le foto del servizio sono di Enza Adriana Russo


La nostra canzone, colta ma popolare In tournee il classico Stanno suonando la nostra canzone, con Giampiero Ingrassia e Simona Samarelli di Enza Adriana Russo Stanno suonando la nostra canzone è ritornato sulle scene giunto alla sua terza edizione italiana. E stavolta i protagonisti sono Giampiero Ingrassia e Simona Samarelli. Le prime due edizioni portavano entrambe la firma di Gigi Proietti che lascia il testimone alla regia a Gianluca Guidi (protagonista della seconda edizione con Maria Laura Baccarini). La prima edizione italiana invece risale al 1981 ed aveva come protagonisti lo stesso Proietti e Loretta Goggi che ne realizzarono con grande successo anche una versione televisiva. La tournée di questa edizione 2011-2012 ha preso avvio a novembre al Teatro Manzoni di Milano e ha toccato i più grandi e i più piccoli teatri dal Nord al Sud Italia, ed a distanza di più di trent’anni non ha perso l’affetto del pubblico. Io assisto allo spettacolo in una delle tre tappe siciliane, quella del

Teatro Selinus di Castelvetrano, bellissimo e piccolo teatro - bomboniera (inaugurato nel 1908 nel luogo dove prima sorgeva un piccolo albergo che ospitò Goethe), che ha saputo accogliere con calore la compagnia di Stanno suonando la nostra canzone. La commedia fu scritta, sul finire degli anni Settanta, dal noto commediografo Neil Simon con le musiche del Premio Oscar (per le colonne sonore de La Stangata e di Come eravamo) Marvin Hamlish, e precedette il successo di un’altra commedia musicale di cui lo stesso Hamlish compose la colonna sonora, A chorus line. La commedia a Broadway ebbe così successo da rimanere in scena per ben 1.082 repliche. La trama ha per protagonista una turbolenta storia d’amore ispirata proprio da quella che in quel momento stavano vivendo lo stesso


compositore e l’autrice dei testi delle canzoni della stessa commedia, Carol Bayer Sager: una storia d’amore intensa e frizzante che Giampiero Ingrassia (in scena è Gernon Versh) e Simona Samarelli (Sonia Walsk) sanno vivere sul palcoscenico con grande empatia riuscendo a coinvolgere emozionalmente il pubblico. Gernon Versh (che Ingrassia presenta al pubblico nella prima scena seduto a comporre ed a cantare al piano) è un compositore di successo, uomo tranquillo e metodico, che ha vissuto della sua Arte, senza lasciarsi mai coinvolgere dalle storie delle donne che sono passate nella sua vita. è un uomo sereno apparentemente, ma molto solo, e Sonia Walsk piomba come un fulmine nella sua vita. Lei è una trentenne

vivace, frizzante, disordinata, che ama vestire in modo estroso con folli abiti a tema e con una vita in cui non riesce a programmare nulla se non le sue canzoni in cui si butta


anima e corpo. è appena uscita da una storia durata cinque anni con Leone (anche lui protagonista sulla scena senza però comparire mai), un uomo - bambino con cui ha vis-

suto un rapporto di reciproca dipendenza e che nonostante la loro storia sia finita non vuole staccarsi da lei. Il primo incontro tra Gernon e Sonia avviene a casa di lui dove i


due hanno appuntamento per iniziare a lavorare insieme. Entrambe si conoscono solo di fama e nutrono reciproca e grande ammirazione, ma i loro caratteri così apparentemente diversi li portano a scontrarsi fin da subito. In realtà ciascuno è affascinato dalla diversità dell’altro e l’ammirazione che nutrono l’uno nei confronti dell’Arte dell’altra inevitabilmente li porta ad innamorarsi e litigare. Questa vivacità della loro storia sulla scena diventa ritmo a suon di musica e di battute a volte ironiche e pungenti, a volte piene di infinita dolcezza e di riflessioni sull’amore che fanno in modo che lo spettatore si immede-

simi sentendosi parte della storia. Oltre a Ingrassia e Samarelli, sulla scena sono presenti anche “le ragazze di lei” ed “i ragazzi di lui” (interpretati dai bravissimi Andrea Carli Ciarlantini, Giuseppe Marino, Davide Dal Seno, Federica Capra, Alessandra Calamassi, Giorgia Stizzani, le tre anime di entrambi, quella folle, quella romantica e quella seria con cui i due dialogano tra musica, danza e colori. Le scenografie in cui campeggiano un enorme disco, il ritratto di Mozart (da cui il grande e buffo ego di Gernon si sente ispirato) e le gigantografie dei due protagonisti, sono belle e funzionali e permettono ve-


loci cambi di scena a vista. Le musiche di Hamlish sono bellissime e riescono a coinvolgere. Tra le canzoni, da menzionare sono sicuramente Se mi conoscesse, Stanotte noi e Credo ancora nell’amore che nella traduzione dei testi in italiano non hanno perso la loro bellezza originaria. Stanno suonando la nostra canzone è quindi una commedia gradevole, che riesce ad essere colta e popolare allo stesso tempo e che fa rivivere il gusto delle commedie musicali e degli show anni Ottanta, anche se estremamente moderna per l’attualizzazione dei testi. Ma tutto ciò c’è una pecca. Nella nuova

riduzione teatrale molte parti sono state tagliate per rendere il racconto più snello e fruibile da un pubblico più variegato possibile, e a nostro parere questo è stato un errore di regia, perché in alcune parti sembra che la storia d’amore tra i due protagonisti scorra troppo velocemente, non facendone assaporare appieno allo spettatore tutte le fasi (innamoramento, passione, incomprensioni, distacco). è comunque uno spettacolo da vedere: fa riflettere dando serenità e divertimento allo spettatore. Stanno suonando la nostra canzone terminerà la sua tournée in aprile al Teatro Sistina di Roma.



Un ragazzo di cinquant’anni Incontro con Giampiero Ingrassia, sulle scene con Stanno suonando la nostra canzone e Salvatore Giuliano - il musical di Enza Adriana Russo Giampiero Ingrassia è uno dei più prolifici e longevi attori della scena dello spettacolo italiano. Da quasi trent’anni calca le tavole del palcoscenico alternandole a cinema, fiction, conduzione tv. E molti sono stati i musical nella sua carriera teatrale, da Grease di Saverio Marconi al fianco di Lorella Cuccarini a Full Monty di Gigi Proietti a Salvatore Giuliano di Dino Scuderi, che ha ripreso nella scorsa stagione a dieci anni dal debutto di Taormina. L’ho incontrato durante una delle tappe siciliane di Stanno suonando la nostra canzone, quella del Teatro Selinus di Castelvetrano, proprio nella città dove avvenne nel lontano ’54 il debutto assoluto sul palcoscenico della coppia Franchi-Ingrassia col famoso sketch Core ‘ngrato. Per lui arrivare in questa città, anche se non vi aveva mai messo piede, è stato un “ritorno affettivo”trascinato dal ricordo del padre, dalla carriera del

quale lui ha preso con orgoglio il testimone. Oggi, arrivato splendidamente all’età di cinquant’anni (con ironia e un po’ di spirito vanesio ci tiene a sottolineare che ha ancora tutti i suoi capelli e con pochi fili bianchi) assomiglia sempre di più a Ciccio, anche se a differenza di lui, attore comico che faceva ridere, non sorridendo mai, sul viso di Giampiero è costante un sornione e gentile sorriso forse ereditato dalla madre, artista anche lei. Di lui mi colpisce la sua costante energia ed il suo entusiasmo come se fosse al suo primo debutto e come se non fossero trascorsi trent’anni. Assisto anche alle prove pre-spettacolo e noto il carisma e l’empatia con cui, con umiltà, riesce a coinvolgere i giovani attori del cast. Giampiero, è un vantaggio o un limite, nell’intraprendere la carriera di attore, essere un figlio d’Arte? Per me è stato di certo un vantag-


gio. Io ho vissuto questa cosa sempre in modo molto positivo. Perché innanzitutto è stupido prendere l’obiettivo di assomigliare al proprio padre, soprattutto se questo è un grande. Mai quindi mettersi in competizione con i genitori, anche perché il percorso artistico sarà comunque diverso. Io ho vissuto la cosa sempre in una maniera diciamo così,“emotiva”: per me fare l’attore è stato continuare un percorso già iniziato da mio padre. Quale eredità umana ed artistica ti ha lasciato tuo padre? A me piace che il nome Ingrassia continui a stare in cartellone, come se gli Ingrassia fossero una Ditta.

Per me è stata una grande emozione per esempio venire qui a Castelvetrano a recitare per la prima volta, proprio qui dove il duo Franchi - Ingrassia aveva debuttato nel ’54. La prima cosa che ho fatto arrivando, è stata quella di andare a fotografare da fuori quel teatro. Dal punto di vista artistico mio padre mi ha tramandato la grande passione per il teatro e la costanza e l’impegno nel fare il mestiere dell’attore. Ricordi il primo giorno in cui hai messo piede da attore su un palcoscenico? Sì, era l’aprile del 1983. Fu il mio primo spettacolo preceduto da un mese di prove. Era un palco picco-

Simona Samarelli e Giampiero Ingrassia Le foto che seguono sono di Enza Adriana Russo


lissimo in un teatro di 40 posti, si chiamava Il salottino. Adesso non c’è più, o meglio esiste ancora ma con un altro nome, Elettra. è stato bello trovarsi sul palcoscenico. Essendo figlio d’Arte per me è stato come un richiamo naturale. Come lo è stato firmare il mio primo autografo (sorride). In quale occasione? Fu quando feci Grand Hotel nel 1985 quando sostituiì mio papà. Quando mi chiesero: sei Giampiero Ingrassia, me lo fai un autografo? fu strano ma allo stesso tempo ovvio, come se lo avessi sempre fatto, perché ero abituato a vedere mio padre che li faceva.

E nello specifico, entrare nel mondo del musical che da tanti anni ti vede tra i suoi maggiori protagonisti? Io mi sono formato alla scuola di Proietti che era un’ottima scuola in cui si studiavano tutte le discipline: canto, danza, recitazione; ma a prescindere da questo il musical mi è sempre piaciuto. Conoscevo JCS, Tommy,The Rocky horror show. Quindi oltre al mio lavoro c’era anche la passione per la musica, e quando mi chiamò Saverio Marconi per fare La piccola bottega degli orrori, primo musical portato sul palcoscenico in assoluto in Italia, fu una gioia per me fare il provino. Ero con Edy Angelillo e Cesare Bocci e



fu un successone, in un periodo in cui ancora la cultura del musical non era approdata e c’era un po’ di confusione su che genere di teatro fosse). Veniamo a Stanno suonando la nostra canzone che vedremo stasera e che porti in scena da novembre. Come la sta accogliendo il pubblico? Molto bene come sempre avviene per le commedie di Neil Simon. E poi è una commedia con le musiche del Premio Oscar Marvin Hamlish. Si è scelto di rifare una commedia che era già stata portata in teatro in due edizioni diverse curate entrambe dalla regia di Gigi Proietti. Una aveva come protagonisti lo stesso Gigi insieme a Loretta Goggi, l’altra aveva come protagonisti Gianluca Guidi (che ora cura la regia di questa edizione con me) e Maria Laura Baccarini. Io l’ho visto in entrambe le versioni, ma è una commedia che già amavo da prima, cioè prima che arrivasse in Italia. In cosa questa edizione è diversa dalle precedenti? Gianluca ha dato la sua impronta rivoluzionando la scenografia ed accorciando e riadattando il testo, anche se in linea di massima la commedia è rimasta fedele a se stessa. Ci parli del tuo personaggio? Il mio personaggio è Gernon Versh, compositore, vincitore di Premi Oscar. Lui è una persona tranquilla,

metodica, positiva, ma è anche un misogino, con piccole manie e nevrosi ed è fondamentalmente molto solo. Ha avuto molte fidanzate, ma queste storie sono tutte finite in alto mare. Ora nella sua vita arriva Sonia Walsk che gli distrugge tutto quanto, ma forse è proprio lei la donna che aspetta da una vita, che gliela possa finalmente sconvolgere. è una storia d’amore in cui tutti si possono immedesimare, in cui si ride molto, come in tutte le commedie di Neil Simon, ma si riflette anche. La gente del pubblico è molto coinvolta ed a noi fa molto piacere. Tua partner è Simona Samarelli che è una delle più affermate attrici di musical oggi. Simona è un’attrice straordinaria. Ci conosciamo già da un po’ di tempo ma non avevamo mai lavorato insieme. Io la definisco una “macchina da guerra”: è un’attrice bravissima, con cui già avevo stabilito un’empatia fuori dal palco, ma stabilirla sul palco è cosa assai difficile e noi ci siamo riusciti. Lei nella vita è una ragazza molto tranquilla, ma sul palcoscenico si trasforma completamente divenendo una sorta di ghepardo pronto ad attaccare. Ed a cantare sulle musiche di Hamlish che emozione si prova? Le musiche sono bellissime. Io a Broadway comprai anni fa il disco,


quello della versione inglese, con le canzoni di Tom Conti e mi innamorai subito delle musiche perché sono molto melodiche, molto semplici (a me piace andare a vedere un musical in cui dopo posso ricordarmi le canzoni, e raramente purtroppo succede questo). Qua la gente fischietta le canzoni perché sono molto orecchiabili e la melodia quindi fa da protagonista principale. Quale eredità umana ed artistica ti ha lasciato tuo padre? A me piace che il nome Ingrassia continui a stare in cartellone, come se gli Ingrassia fossero una Ditta. Per me è stata una grande emozione per esempio venire qui a Castelvetrano a recitare per la prima volta, proprio qui dove il duo Franchi - Ingrassia aveva debuttato nel ’54. La prima cosa che ho fatto arrivando, è stata quella di andare a fotografare da fuori quel teatro. Dal punto di vista artistico mio padre mi ha tramandato grande passione per il teatro e la costanza e l’impegno nel fare il mestiere dell’attore. Dopo Castelvetrano, Stanno suonando la nostra canzone proseguirà la sua tournée che si concluderà ad aprile al Teatro Sistina di Roma con una lunga permanenza. Ma prima di allora riprenderai a Torino e poi successivamente nei mesi a venire in Sicilia, le date di Salvatore Giuliano il Musical, in cui interpreti il protagonista. Ed anche in questo modo ti trovi ad essere le-

gato alla città di Castelvetrano (n.d.r. Giuliano fu ucciso nel cortile De Maria in via Mannone nel 1950). Sì, Salvatore Giuliano è un musical a cui tengo molto, che abbiamo deciso di riprendere a dieci anni dal debutto di Taormina. è un musical grandioso, a metà tra l’opera lirica ed il musical britannico. Nella prima edizione del 2001 portava la regia di Armando Pugliese ed aveva protagonista con me Tosca e attori siciliani bravissimi come Andrea Tidona, oltre un’orchestra dal vivo di 25 elementi. è un lavoro molto impegnativo che non è stato possibile riprendere sin da subito, perché non commerciale. Parla di Giuliano, di uno dei grandi misteri italiani, di un personaggio luci ed ombre, ma è stato molto difficile avere finanziamenti nonostante l’alta qualità di sceneggiatura e musica. La stessa Regione Sicilia non ci ha aiutato in questo. è uno spettacolo evocativo in cui l’emozione la fa da padrona e che riesce a coinvolgere attori e pubblico. Purtroppo per i costi elevati non siamo riusciti a riproporre l’orchestra di 25 elementi. Cantiamo dal vivo ma su musiche registrate ma arrangiate ed eseguite da un’orchestra sinfonica. Già l’anno scorso è andato in scena in alcune tappe siciliane e quest’anno lo porteremo a Catania, Ragusa e Messina, oltre che a Rieti e Torino. Tu oggi sei anche Direttore e Docente


in una scuola a Roma che forma giovani artisti, la Fonderia delle Arti. Perché oggi è così importante per un attore lo studio, cosa che non era invece all’epoca in cui iniziò tuo padre questo mestiere? Perché oggi sono cambiate molte cose. Gli attori sono tutti molto preparati e lo studio quindi è necessario per stare al passo con gli altri. Prendi l’esempio del musical: quando ho iniziato io nessuno sapeva cantare, nessuno sapeva ballare; invece oggi è normale che un attore di musical sappia ballare e cantare prima di saper recitare. Cosa ne pensi di queste produzioni internazionali come la Stage e il Mas che hanno dato un nuovo volto al musical in Italia? Non pensi che possano a lungo danneggiare le piccole produzioni italiane che già stentano in questo periodo? No, io vedo la cosa al contrario in

modo molto positivo. La Stage ha portato tanto lavoro sia per i performers che per i tecnici ed ha pure ristrutturato due teatri come il Nazionale a Milano ed il Brancaccio a Roma e per giunta ha portato degli spettacoli molto belli come la Bella e la Bestia, Sister Act e Mamma mia!. Il Mas invece ha portato in Italia Priscilla, la regina del deserto, che è uno spettacolo pazzesco con tre attori protagonisti (n. d. r. Ranù, Angiolillo, Leonardi) strepitosi. Quindi anche da spettatore tu ami andare a teatro… Io sono molto amico dei miei colleghi, quindi mi piace seguirli e vederli a teatro. Lo faccio anche per loro oltre che per lo spettacolo che portano in scena. E li stimo veramente tutti: tra questi sicuramente ci stanno Luca Zingaretti e Cesare Bocci, amici di sempre.


Cesare Bocci e Massimo Ghini


Alla Cage Aux Folles c’è qualcosa che non va Non convince appieno l’ultima fatica di Massimo Piparo, nonostante le ottime premesse di Sara Del Sal Quando è stato annunciato il titolo dell'ultima produzione della Peeparrow Entertainment, in molti hanno sicuramente pensato: “Se viene fatto bene, quello spettacolo sarà una bomba”. Troppe le certezze su un titolo planetario come La Cage aux Folles per non sperare in un risultato appagante. Nato come spettacolo teatrale nel 1973, nel 1979 viene portato sul grande schermo con il titolo Il Vizietto per trasformarsi ulteriormente nel 1983, diventando musical in America con le musiche e i testi di Jerry Herman e il libretto di Harvey Fierstein. Questo spettacolo, ripreso a Broadway nel 2010 si è meritato il Tony come Best Revival e anche l'edizione del West End non è passata inosservata. Insomma, è uno di quei titoli nei quali sembrerebbe impossibile sbagliare. Una storia toccante e divertente, quella tra Albin e George, che dopo oltre vent'anni viene

messa in discussione dal figlio di George, Laurent, che decide di sposare proprio la figlia del politico più accanito contro i gay e i locali come “La Cage aux Follex”, che George gestisce e di cui Albin è la star di punta come Zazà. Uno spettacolo frizzante, nel quale non tutto è sempre come potrebbe sembrare, e dove le bellissime “Cagelles” potrebbero essere ragazze con qualcosa in più, ma uno spettacolo nel quale le musiche sono senza tempo e hanno un raffinato profumo di Provenza che sa far girare la testa. Certi di tutti gli assi che questo show ha di suo nella manica, una volta a teatro, al Rossetti, dove ha fatto tappa dal 29 gennaio al 5 febbraio scorso, ecco i timori concretizzarsi. Già dal titolo, che diventa Il Vizietto-La Cage aux Folles, ovvio, perchè in Italia il film è più famoso del musical e allora ecco che George si trasforma in Renato, per


non creare confusione con i protagonisti della pellicola. Purtroppo basta molto poco per capire che le sorprese non sono finite. Gli arrangiamenti musicali discutibili e le traduzioni a tratti traballanti non riescono comunque a togliere fino in fondo il piacere all'ascolto e le Cagelles italiane sono straordinariamente belle. Insomma, Cesare Bocci si conferma un grande performer, intonato e preciso come Renato strappa applausi al pubblico e un grande Cristian Ruiz supera se stesso come Laurent. Discutibile invece la prova di Massimo Ghini, che entra ed esce dal personaggio quasi

per sottolineare che sta solo recitando en travesti. Ci credesse un po' di piÚ, il risultato sarebbe migliore e si potrebbero evitare alcune scene aggiunte all'originale nelle quali conversa col pubblico e che si rivelano prevedibilmente inutili nell'economia dello spettacolo che è perfetto nelle due ore per le quali è stato scritto e diventa noioso nella mezz'ora aggiunta in Italia. Le Cagelles invece sono perfette, come Nicola Zamperetti, che interpreta Mercedes, l'unico travestito della Cage che lo fa per mantenere moglie e figli. Fortunatamente questo spettacolo non necessita di sceno-


grafie monumentali, ma va detto che si poteva anche sperare di non vedere i segni di usura così chiaramente dalla platea e i costumi, per quanto ben fatti hanno molto da invidiare a quelli dei “cugini milanesi di Priscilla”. Volumi troppo alti e mancanza dell'orchestra, che Piparo invece in passato aveva sempre utilizzato nei suoi musical, completano il quadro di un musical che manca di molto, ma soprattutto di una chiara impronta registica. Il risultato? Funziona. è scritto così bene e ha delle musiche così belle che nonostante tutto arriva al cuore degli spettatori!



Alice nel paese delle meraviglie A metà strada tra musical e family show, lo spettacolo entusiasma i bambini, meno gli appassionati di musical di Sara Del Sal Una grande occasione persa. L'idea iniziale era ottima: trasformare un capolavoro letterario come Alice nel paese delle meraviglie in un musical, peraltro poco dopo l'uscita dell'omonimo lavoro di Tim Burton. Ma come spesso accade, il risultato finale si discosta parecchio dagli intenti. Meglio sarebbe stato allora evitare il peggio tutelandosi dietro a una semplice dicitura: family show. Indicando lo show come prodotto per la famiglia e i più piccoli, ecco che tutto viene perdonato, perchè se i bambini si divertono, il pomeriggio o la serata vola per tutta la famiglia.Volendolo però chiamare “Il musical” ecco che entra in discussione ben altro, compresi tutti i dettagli di uno spettacolo che a quel punto si propone anche per gli spettatori che si sono affezionati al genere e che però si aspettano un certo livello qualitativo. Nella sua due giorni triestina al Rossetti, il 14

e il 15 gennaio scorso, lo show ha di fatto dimostrato di avere un forte appeal per le famiglie e i più piccoli che hanno gremito il teatro. Ma cos'hanno trovato? Uno spettacolo non pensato esclusivamente per loro, che a battute scontate alternava citazioni di altri musical forse un po' troppo di nicchia, e che aveva una messinscena povera, con costumi dozzinali tra i quali nemmeno il Bruco, fonte d'ispirazione per costumisti di tutto il mondo è riuscito a stupire.Volendo parlare della parte musicale, Giovanni Maria Lori, dopo anni di esperienza nel genere è riuscito a mettere a segno un record assoluto, scrivendo tutte canzoni che non rimangono impresse e annientando una certezza degli amanti del musical: uscire da teatro canticchiando un'aria anche se al primo ascolto. Trascurabili anche i testi di Eduardo Tartaglia, per non parlare


delle coreografie ripetitive ed ingarbugliate di Christian Ginepro che firma anche la regia, che purtroppo non è migliore di quella che aveva proposto con Robin Hood. Insomma, di solito di fronte a queste premesse sono i performer a salvare la situazione con le loro doti ma, spiace dirlo, non è nemmeno questo il caso. è Baz, il comico Marco Bazzoni, nome di punta dello spettacolo, quello che si dimostra come più completo anche se proprio a lui si sarebbe perdonata anche qualche piccola imperfezione. Intonato, simpatico e “snodato” al punto giusto sa dare al Cappellaio Matto la verve necessaria. Tania Tuccinardi, nel ruolo del titolo, è imprecisa nel canto e non spicca certo per le sue qualità attoriali. Potrebbe essere interessante il ruolo della Regina di Cuori, affidato a una Laura Faccani troppo impegnata a darne un'immagine caricaturale e troppo ispirata a Mina. Sempre sopra le righe risulta esagerata e si perde anche il pia-


cere di ascoltare la sua grande voce. In difficoltà, a sorpresa, anche Gabriele Foschi, che nonostante abbia in altri lavori dimostrato la sua caratura artistica, si ritrova alle prese con una canzone da discoteca che affossa la sua performance. C'è da augurarsi che il cast fosse stanco nella seconda replica allo Stabile Regionale, perchè altrimenti non si spiegherebbero le espressioni imbronciate di alcuni ballerini che stridevano con quelle di altri, tutti presi a sorridere. In sostanza un vero disastro, che però ha entusiasmato i piccoli, che hanno passato un pomeriggio da fiaba, nonostante tutte le sue imperfezioni. Ma se si pensa che a maggio potranno vedere Joseph And The Amazing Technicolor Dreamcoat.. si può riflettere su quanto diverso fosse il risultato di due giovanissimi Tim Rice e Andrew Lloyd Webber che non pensavano di fare un capolavoro ma semplicemente uno spettacolo per una recita scolastica.


dal

mondo del musical a cura di Francesco Moretti invia le tue segnalazioni - notizie, stage, workshop, audizioni... a adm_newsletter@yahoo.it


notizie, stage, audizioni... Joseph and the Amazing Technicholor Dreamcoat è il primo capitolo della brillante collaborazione tra due maestri del musical come Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, che negli anni seguenti ci avrebbero regalato capolavori come Jesus Christ Superstar ed Evita. Joseph fu rappresentato per la prima volta a Londra in una scuola: il preside aveva richiesto ai giovanissimi Webber e Rice di comporre un musical originale per la recita di fine anno. Il risultato fu una prima versione dell’opera della durata di quindici minuti circa. Negli anni seguenti il musical fu completato fino a giungere alla versione definitiva, che debuttò a Londra nel giugno 1991, e divenne subito un campione d’incassi. Nel 1999 è stata anche realizzata un’edizione per l’home video interpretata, tra gli altri, da Richard Attenborough, Joan Collins, Maria Friedman e Donny Osmond. Dopo essere stato applaudito anche al Rossetti nell’edizione italiana interpretata da Antonello Angiolillo, Joseph arriva ora nell’edizione originale inglese diretta da Bill Kenwright (che ha già portato a Trieste la sua applauditissima Evita). Lo spettacolo, desunto dall’edizione del West End del 2007, sottolinea con grande brio la varietà stilistica della partitura di Webber. Per il numero “country”, One More Angel in Heaven, i fratelli di Giuseppe diventano degli scatenatissimi cowboy, mentre per la francesizzante Those Canaan Days si trasformano in seducenti chansonnier. Non mancano poi le ambientazioni caraibiche per il numero reggae Benjamin Calypso, mentre il faraone egiziano si veste dei panni di Elvis per la sua Song of the King. Una festa di fine anno per il pubblico del Rossetti, che vedrà in scena anche un nutrito cast di bambini triestini, già scelti in un apposito casting, come già successo lo scorso anno con Evita. > info Teatro Rossetti


dal mondo del musical Broadway on the sea è uno stage di danza, canto e recitazione che si svolgerà dal 30 giugno al 3 luglio 2012 a bordo di una lussuosa nave da crociera da Civitavecchia a Barcellona. Lezioni con docenti di grande esperienza nel mondo della danza e del musical: Andre De La Roche, Manuel Frattini, Arianna, Roberto Giuffrida, Andrea Spina e Matteo Mazzoli. > vai al sito

L’associazione Passo di Danza organizza uno stage di musical con Manuel Frattini l’1 e 2 aprile 2012 a Macerata. Le lezioni saranno della durata di 2,5 ore al giorno e sono rivolte a tutti coloro che hanno la passione per la danza, il canto e la recitazione. Iscrizioni entro il 22 marzo. > info 349.6630569


notizie, stage, audizioni... L’Associazione Culturale Moosee presenta la messa in scena del musical Rent, con una regia completamente nuova, che si discosta volutamente dalla versione di Broadway. Il New York Times ha definito Rent “Un coinvolgente e significativo musical che corre su di un‘elettrica corrente di emozioni“ e USA Today ha scritto: “La maggior parte dei mega-musical di Broadway sembrano falsi In confronto. Come tutte le opere rivoluzionarie, Rent fa sembrare antiquato tutto il resto dello stesso genere“. Rent è un’opera rock, un musical effettivamente diverso da tutti gli altri, dopo il quale nel mondo di Broadway qualcosa è cambiato definitivamente. Un musical sulla vita vera, sulle difficoltà che a volte la rendono più che insopportabile da vivere, che parla di problemi reali immergendo il pubblico in un’atmosfera che è insieme di coinvolgimento, sofferenza e fascinazione, senza mai dimenticare il lato ironico e divertente della vita, quei lustrini magici che ti possono cadere addosso anche nel mezzo della tragedia. Il tutto però senza mai indulgere alla facile miscela romantico-sgambettante che è ormai il marchio di fabbrica di tanti, troppi musical. Il musical andrà in scena al Teatro Comunale di Carpi il 1°aprile alle 20.30. > info e prenotazioni 389.5068117 – 389.2473478 > www.rentmusical.it


dal mondo del musical Per il nuovo spettacolo The Elephant Man (opera musicale di Tato Russo e Demo Morselli, regia di Tato Russo), si cercano 25 artisti che abbiano capacitĂ interpretative nella recitazione, nel canto e nella danza. Le audizioni si terranno nella seconda decade di maggio a Roma. I candidati dovranno inviare una mail con allegato curriculum artistico e foto a: thelephantgroup@gmail.com

I Segreti della Voce! Come funziona. Limiti e possibilitĂ . EVT: un allenamento per tutti coloro che utilizzano la voce in modo artistico o professionale: insegnanti, attori, direttori di coro, cabarettisti, animatori, doppiatori, logopedisti, speakers, cantanti di ogni genere musicale. Le novitĂ sugli effetti vocali: registro di fischio, voce distorta, growl, scream, rattle. Insegnante: Alejandro Saorin Martinez. A Firenze il 20/21/22 Aprile e 19/20 Maggio 2012. > info www.centrostudiestill.it


notizie, stage, audizioni... Esce, in concomitanza con la ripresa del tour, il CD del musical di Dino Scuderi Salvatore Giuliano. Si tratta di un highlights live dello spettacolo durante la replica al Castello Maniace di Siracusa il 19 Agosto 2011. Diciasette le tracce contenute con l’interpretazione dei protagonisti Giampiero Ingrassia e Barbara Cola e del cast di grandi professionisti del musical italiano. La storia di Salvatore Giuliano, al di là del personaggio che tuttora fa discutere, si svolge in un periodo storico–politico importantissimo della Sicilia. Un momento di transizione che si consuma nel primo dopoguerra e che, da una dimensione locale, finisce per acquistare nell'arco di sette anni (1943-1950) un'eco e una rilevanza nazionali. Giuliano è crocevia di un passaggio storico, incarnazione di idee contrastanti (fascismo e liberazione, separatismo e unità nazionale, autonomia siciliana e riaffermazione dello Stato). Non un'apologia, quindi, ma la storia raccontata attraverso un uomo che, un pò bandito un pò burattino, un pò vittima un pò carnefice, riassume tutte le contraddizioni e le speranze della Sicilia. Il tour del musical, dopo l’anteprima aperta il 16/03/2012 alTeatro Flavio Vespasiano di Rieti, tocca dal 20 al 25/03/2012 il Teatro Alfieri di Torino, il 26/03/2012 il Teatro Comunale di Cesenatico, il 30/03/2012 il Teatro Cilea di Reggio Calabria, il 31/03/2012 il Teatro Metropolitan di Catania, il 01/04/2012 il Teatro Duemila di Ragusa per concludersi dal 06 al 10/06/2012 al Teatro Vittorio Emanuele di Messina. > info www.salvatoregiulianoilmusical.it


dal mondo del musical Sovvertendo tutte le previsioni, Stage Entertainment Italia ha di fatto annunciato la prossima produzione per il mercato italiano, che sarĂ Saturday Night Fever (attualmente la Stage lo sta producendo in Olanda). Le audizioni per tutti i ruoli si terranno il 2 aprile al Teatro Brancaccio di Roma e il 9 aprile al Teatro Nazionale di Milano. > Scarica il bando

Silvia di Stefano, Lena Biolcati e Cristina Fraternale organizzano a Milano dal 5 all’8 aprile uno stage incentrato sul musical Chicago, in una full immersion tra canto, danza e recitazione con la preparazione e allestimento di alcuni numeri tratti dallo show. Lo stage si tiene presso Arcobaleno Danza, in via Solari 6. > Per informazioni, contattare Silvia di Stefano e Lena Bilcati direttamente dalle loro pagine su facebook.


notizie, stage, audizioni... Ancora incerta la sorte della versione inglese di Rebecca, il popolare show di Kunze & Levay che doveva debuttare a Broadway a fine marzo. L’incompleta capitalizzazione del costoso show ha fatto slittare la prima all’autunno di quest’anno, dopo un primo annuncio di rinvio indefinito alla prossima stagione. Rebecca aprirà al Broadhurst Theatrecon Sierra Boggess ("I"), Tam Mutu (Maxim deWinter) e Karen Mason (Mrs. Danvers) tra i protagonisti.

La Compagnia delle Stelle organizza a Roma un nuovo stage di musical intensivo: A Tutto Musical! Dal 14 al 19 Giugno 2012 con un team d'insegnanti d'eccezione (Chiara Noschese, Christian Ginepro, Lello Arena, Barbara Eramo e Marco Sellati), 44 ore di studio teorico e pratico e una esibizione finale nella Sala Teatro Vignoli, una struttura teatrale nuovissima. > info e iscrizioni


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