Natura e biodiversità

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NATURA E BIODIVERSITÀ

LO STATO DI CONSERVAZIONE La tutela della biodiversità in Piemonte si esplica soprattutto attraverso la creazione di due sistemi differenti, ma necessariamente interconnessi: il Sistema delle Aree protette regionali e la Rete Natura 2000. Le Aree protette sono 69 e comprendono parchi, riserve, altre forme di salvaguardia regionali e i due parchi nazionali, Gran Paradiso e Val Grande. In totale coprono un territorio di più di 200 mila ettari, pari al 8,6 % della superficie regionale, interessando quasi trecento comuni di tutte le province piemontesi, collocati prevalentemente in area montana. In adempimento delle direttive comunitarie in materia di conservazione della biodiversità (“Habitat” 92/43/CEE e “Uccelli” 2009/147/CE - ex 79/409/CEE) in Piemonte sono stati individuati 123 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e 51 Zone di Protezione Speciale (ZPS), per un totale di superficie pari al 16% del territorio piemontese con 432 Comuni coinvolti. FIGURA 1

tutelato in Piemonte

% SU SUPERFICIE

TIPO DI AREA

N. SITI

ha

Aree Protette(*) - AAPP

69

218.171,98

8,59

SIC

123

279.055,91

10,99

ZPS

51

307.775,90

12,12

RN2000 (SIC + ZPS)

142

396.797,78

15,62

472.823,10

18,62

15.764,09

0,62

488.603,30

19,24

Superficie territorio

RN2000 + AAPP SIR RN2000+AAPP+SIR

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REGIONALE

(*) compresi i 2 parchi nazionali (con riferimento alla sola porzione piemontese del parco del Gran Paradiso) e considerando il Po una sola entità

FIGURA 2 Aree protette e Rete Natura 2000 in Piemonte aggiornamento Maggio 2010

La Rete Natura 2000 regionale tutela gran parte delle specie individuate dalla Direttiva Habitat: in Piemonte sono conosciute 112 specie inserite negli Allegati II e IV della Direttiva. Parallelamente, la conservazione dell’avifauna della Direttiva Uccelli si realizza attraverso l’individuazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Di particolare importanza sono le ZPS di pianura che si estendono nelle aree risicole del vercellese e del novarese, le quali costituiscono gli ultimi lembi di territorio che conservano la quasi totalità degli ardeidi nidificanti in regione: aironi, nitticore, garzette e il raro tarabuso (Botaurus stellaris). Il 43% di Rete Natura 2000 è compresa nelle Aree protette regionali che, per esperienza e competenza, rappresentano i centri di eccellenza per la conservazione delle specie minacciate a livello piemontese e nazionale. I dati di monitoraggio effettuati dal personale dei Parchi ci permettono di confermarne il buono stato di conservazione.

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lo stato di conversazione


LE DETERMINANTI E LE PRESSIONI Molteplici pressioni insistono sulla Rete Natura 2000 in relazione all’aumentare delle attività antropiche sul territorio, sia di tipo economico-infrastrutturale, sia legate alla fruizione turistico-sportiva. Le pressioni sugli ambienti naturali si esplicano sia direttamente che indirettamente: • nel primo caso, comportano alterazione di specie e habitat: disturbo nelle diverse fasi di vita delle specie (svernamento, migrazione, riproduzione) e sottrazione di habitat, temporanea o definitiva; • nel secondo caso, possono comportare la perdita di biodiversità interrompendo le connessioni ecologiche tra i nodi della rete, necessarie agli scambi genetici ed alla distribuzione delle differenti popolazioni.

FIGURA 3 Cantiere impianto per sport invernale

La normativa comunitaria, nazionale e regionale prevedono che siano sottoposti a procedimento valutativo gli interventi che possono arrecare danno all’ambiente in genere e, in particolare, alla conservazione di flora, fauna ed ecosistemi naturali. In specifico, per i siti della Rete Natura 2000 è prevista la valutazione d’incidenza che completa il quadro valutativo composto dalle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e di Valutazione Ambientale Strategica. Nel 2010 sono stati predisposti 51 pareri all’interno di procedure di VIA (nazionali, regionali e provinciali) e sono state condotte 144 procedure di Valutazione d’Incidenza non connesse ad altri procedimenti. Si nota, rispetto agli anni passati, un continuo aumento: nel 2008 erano in totale 179, 183 nel 2009 e 256 nel 2010. Anche il carico di lavoro inerente le procedure di VAS è aumentato notevolmente: in totale sono stati emessi 61 pareri relativamente a varianti dei Piani Regolatori Comunali ed ad altri Piani sovraordinati. Nella tabella seguente sono riassunti i procedimenti valutativi che hanno coinvolto i siti della Rete Natura 2000, suddivisi per livelli e tipo di procedura, ai sensi dell’allegato B della L. R. n. 19 del 29 giugno 2009. TIPO PROCEDURA

TOTALE REGIONALE

Screening

121

Valutazione di Incidenza appropriata

23

Valutazione d’Incidenza integrata in V.I.A.

51

Valutazione d’Incidenza integrata in VAS regionali o provinciali

61

Totale anno 2010

FIGURA 4 Procedimenti valutativi Rete Natura 2000

256

le determinanti e le pressioni

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NATURA E BIODIVERSITÀ

LE POLITICHE AMBIENTALI La Rete Natura 2000 Nel 2010, a seguito dell’entrata in vigore della L. R. n. 19 del 29 giugno 2009 “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità”, per gli aspetti relativi alla Rete Natura 2000 costituenti il Titolo III della legge, sono stati delegati alla gestione dei Siti di Importanza Comunitaria gli Enti di Gestione delle Aree protette coincidenti (Deliberazione della Giunta Regionale n. 36 – 13220 del 8 febbraio 2010). La delega si è successivamente perfezionata con la sottoscrizione di specifiche convenzioni per ogni singolo Ente Parco. In totale sono stati assegnati 38 SIC/ZPS a 18 Enti Parco. Per quanto riguarda il processo di attuazione della Rete Natura 2000 è stata predisposta una bozza di Misure di Conservazione per i siti della Rete, così come previsto dall’art. 40 della L. R. 19/09. Per la redazione del documento iniziale è stato incaricato l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA); si è successivamente provveduto ad un approfondito confronto tecnico-scientifico sulle diverse tematiche di conservazione, anche attraverso la collaborazione del personale delle Aree protette coinvolte. È iniziata l’attività di confronto con gli enti locali, anche ai fini della verifica dei confini dei siti della Rete Natura 2000 piemontese, come richiesto da alcune Amministrazioni.

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le politiche ambientali


RETE NATURA 2000 Direttiva 92/43/CEE , Habitat - Direttiva 2009/147/CE (ex 79/409/CEE), Uccelli Delega della gestione - prima fase

Ente Delegato alla gestione

Tipo Sito

CODICE Rete

DENOMINAZIONE SITO

Natura 2000 Ente di gestione delle Aree Protette della Collina

SIC

IT1110002

Collina di Superga

Ente di gestione del Parco naturale di Stupinigi

SIC

IT1110004

Stupinigi

Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali

SIC

IT1110005

Vauda

SIC coincidente

IT1110006

Orsiera Rocciavrè

SIC

IT1110030

Oasi xerotermiche della Val

SIC

IT1110039

Rocciamelone

SIC coincidente

IT1110007

Laghi di Avigliana

SIC

IT1110010

Gran Bosco di Salbertrand

SIC

IT1110008

Madonna della Neve

Torinese

del Canavese Ente di gestione del Parco naturale Orsiera Rocciavrè e delle Riserve naturali speciali dell'Orrido di

con ZPS

Chianocco e dell'Orrido di Foresto Ente di gestione del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana Ente di gestione del Parco Naturale del Gran Bosco

di Susa - Orrido di Chianocco

con ZPS

di Salbertrand Ente di gestione del Parco Regionale la Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo

sul Monte Lera SIC

IT1110014

Stura di Lanzo

SIC

IT1110079

La Mandria

SIC

IT1110016

Confluenza Po - Maira

SIC coincidente

IT1110017

Lanca di Santa Marta

con ZPS SIC coincidente

(confluenza Po - Banna) IT1110018

con ZPS

Malone

SIC coincidente con ZPS

Baraccone IT1110019

Ente di gestione del Sistema delle Aree Protette della Fascia Fluviale del Po - tratto Torinese

Confluenza Po - Orco -

(confluenza Po - Dora Baltea)

SIC coincidente

IT1110024

Lanca di San Michele

IT1110025

Po morto di Carignano

IT1110050

Mulino Vecchio

con ZPS SIC coincidente con ZPS SIC

(Fascia Fluviale del Po) SIC coincidente

IT1120013

con ZPS Ente di gestione del Parco Naturale del Monte

Isolotto del Ritano (Dora Baltea)

SIC

IT1120003

Monte Fenera

SIC coincidente

IT1120006

Val Mastallone

IT1120028

Alta Val Sesia

Fenera Ente di gestione del Parco Naturale Alta Valsesia

con ZPS SIC compreso in ZPS

le politiche ambientali

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NATURA E BIODIVERSITĂ€

Ente Delegato alla gestione

Tipo Sito

CODICE Rete

DENOMINAZIONE SITO

Natura 2000 SIC

IT1120004

Baraggia di Rovasenda

Ente di gestione Aree Protette Baragge - Bessa -

SIC

IT1130001

La Bessa

Brich di Zumaglia e Mont PrĂŠve

SIC

IT1130003

Baraggia di Candelo

SIC

IT1150007

Baraggia di Pian del Rosa

SIC coincidente

IT1150001

Valle del Ticino

IT1140001

Fondo Toce

SIC

IT1150002

Lagoni di Mercurago

SIC coincidente

IT1150004

Canneti di Dormelletto

IT1120005

Garzaia di Carisio

IT1120010

Lame del Sesia e Isolone di

Ente di gestione del Parco naturale della Valle del Ticino

con ZPS SIC coincidente

Ente di gestione dei parchi e delle riserve naturali del Lago Maggiore

con ZPS

con ZPS SIC coincidente Ente di gestione del Parco Naturale delle Lame del

con ZPS

Sesia e delle Riserve naturali speciali dell'Isolone di

SIC coincidente

Oldenico, della Garzaia di Villarboit, della Palude di

con ZPS

Casalbeltrame e della Garzaia di Carisio

SIC coincidente

Oldenico IT1150003

Palude di Casalbertrame

SIC

IT1110015

Confluenza Po - Pellice

SIC

IT1160009

Confluenza Po - Bronda

SIC

IT1160013

Confluenza Po - Varaita

SIC

IT1160037

Grotta di Rio Martino

SIC coincidente

IT1160056

Alpi Marittime

SIC

IT1170001

Rocchetta Tanaro

SIC coincidente

IT1180026

Capanne di Marcarolo

IT1120007

Palude di S. Genuario

IT1120008

Fontana Gigante (Tricerro)

IT1120023

Isola di S. Maria

IT1180002

Torrente Orba

IT1180005

Ghiaia Grande (Fiume Po)

IT1180027

Confluenza Po - Sesia -

con ZPS Ente di gestione del sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po - tratto Cuneese

Ente di gestione del Parco naturale delle Alpi Marittime Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve

con ZPS

Naturali Astigiani Ente di gestione del Parco Naturale Capanne di Marcarolo

con ZPS SIC compreso in ZPS SIC coincidente con ZPS

Ente di Gestione del Sistema delle Aree Protette della Fascia Fluviale del Po - tratto Vercellese/Alessandrino e del Torrente Orba

SIC compreso in ZPS SIC coincidente con ZPS SIC compreso in ZPS SIC compreso in ZPS

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le politiche ambientali

Tanaro


LA STRATEGIA NAZIONALE PER LA BIODIVERSITÀ Il 2010 è stato proclamato dall’ONU “Anno Internazionale della Biodiversità” per portare all’attenzione del mondo intero la questione dell’impoverimento ambientale del pianeta a seguito della distruzione di habitat, ecosistemi e specie e le inevitabili conseguenze sul benessere umano. Nell’ambito degli impegni assunti dall’Italia con la ratifica della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, Rio de Janeiro 1992) avvenuta con la L.R. n. 124 del 14 febbraio 1994, è stata elaborata la Strategia Nazionale per la Biodiversità, con l’obiettivo di integrare le esigenze della biodiversità con lo sviluppo e l’attuazione delle politiche settoriali nazionali e definire la vision per la sua conservazione nel prossimo decennio. Per il suo conseguimento la Strategia nazionale è stata articolata intorno a tre tematiche cardine: 1. biodiversità e servizi ecosistemici; 2. biodiversità e cambiamenti climatici; 3. biodiversità e politiche economiche. In relazione alle tre tematiche cardine, sono stati individuati tre obiettivi strategici, fra loro complementari. Gli obiettivi strategici mirano a garantire la permanenza dei servizi ecosistemici necessari alla vita, ad affrontare i cambiamenti ambientali ed economici in atto, ad ottimizzare i processi di sinergia fra le politiche di settore e la protezione ambientale. Obiettivo Strategico 1 Entro il 2020 garantire la conservazione della biodiversità, intesa come la varietà degli organismi viventi, la loro variabilità genetica e i complessi ecologici di cui fanno parte, e assicurare la salvaguardia e il ripristino dei servizi ecosistemici al fine di garantirne il ruolo chiave per la vita sulla Terra e per il benessere umano. Obiettivo strategico 2 Entro il 2020 ridurre sostanzialmente sul territorio nazionale l’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità, definendo le opportune misure di adattamento alle modificazioni indotte e di mitigazione dei loro effetti e aumentando le resilienza degli ecosistemi naturali e seminaturali. Obiettivo strategico 3 Entro il 2020 integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore, anche quale opportunità di nuova occupazione e sviluppo sociale, rafforzando la comprensione dei benefici dei servizi ecosistemici da essa derivanti e la consapevolezza dei costi della loro perdita.

la strategia nazionale per la biodiversità

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NATURA E BIODIVERSITÀ

In ragione della trasversalità del tema biodiversità, che risulta strettamente interconnesso con la maggior parte delle politiche di settore, il conseguimento degli obiettivi strategici viene affrontato nell’ambito delle seguenti aree di lavoro: 1. Specie, habitat, paesaggio; 2. Aree protette; 3. Risorse genetiche; 4. Agricoltura; 5. Foreste; 6. Acque interne; 7. Ambiente marino; 8. Infrastrutture e trasporti; 9. Aree urbane; 10. Salute; 11. Energia; 12. Turismo; 13. Ricerca e innovazione; 14. Educazione, informazione, comunicazione e partecipazione; 15. L’Italia e la biodiversità nel mondo.

L’analisi condotta in ciascuna area di lavoro mira a massimizzare il contributo che può derivare da ogni singola politica di settore per il conseguimento dei tre obiettivi strategici e più in generale della visione della Strategia attraverso un aumento della consapevolezza dell’importanza della biodiversità per i servizi ecosistemici, per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e per l’economia, incentivando l’applicazione degli strumenti (normativi, regolamentari, finanziari, volontari) esistenti e solo secondariamente di quelli sviluppati ex novo. Ciascuna area di lavoro è articolata attraverso: • l’individuazione delle principali minacce e/o criticità per la biodiversità emerse nell’ambito della stessa area di lavoro; • l’identificazione di obiettivi specifici per contrastare tali minacce; • la definizione delle priorità d’intervento sulla base degli strumenti d’intervento.

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la strategia nazionale per la biodiversità


Il tema della conservazione della natura è trasversale a diverse aree tematiche, ma si trova declinato in modo specifico nell’ambito delle aree di lavoro “Specie, habitat, paesaggio” e “Aree protette” . In particolare, in questo ambito, gli obiettivi specifici da conseguire entro il 2020 sono: 1. completare e sostenere la gestione della Rete Natura 2000 e garantire la sua valorizzazione e promozione attraverso programmi di sviluppo economico e sociale, anche attraverso un coerente utilizzo dei Fondi Strutturali e dei finanziamenti della Politic Agricola Comune dell’Unione Europea; 2. rafforzare l’efficacia e l’efficienza della procedura di valutazione di incidenza; 3. definire i protocolli di monitoraggio, finalizzati a valutare lo stato di conservazione, la consistenza e le caratteristiche degli habitat e delle specie di interesse comunitario; 4. rafforzare l’integrazione della Rete Natura 2000 e delle misure di conservazione dedicate agli habitat ed alle specie di interesse comunitario, all’interno degli strumenti di pianificazione esistenti ed al contempo, valorizzare e rafforzare la valenza e la cogenza dei Piani di Gestione e delle indicazioni di gestione in essi contenute. Nell’ambito del ruolo di capofila nel Coordinamento Ambiente e Energia della Conferenza Stato Regioni, la Regione Piemonte è stata intensamente impegnata nel portare all’approvazione della Conferenza la “Strategia nazionale per la Biodiversità”, predisposta dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. L’intesa è stata siglata il 7 ottobre 2010. Il testo della Strategia è scaricabile dal sito del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare alla pagina: http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/allegati/biodiversita/Strategia_Nazionale_per_la_Biodiversita.pdf

RIFERIMENTI Le informazioni e i dati relativi alla conservazione della natura in Piemonte sono consultabili e scaricabili dalle pagine del sito della Regione Piemonte all’indirizzo http://www.regione. piemonte.it/sit/argomenti/parchi/index.htm

riferimenti

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NATURA E BIODIVERSITÀ

APPROFONDIMENTO

LA FAUNA SELVATICA La rarefazione di alcune specie con rischio di estinzione Per quanto riguarda l’avifauna e i chirotteri piemontesi, l’Osservatorio regionale sulla fauna selvatica non dispone di dati che consentano di affermare che si sia in qualche modo arrestato il trend in diminuzione già descritto nelle Relazioni sullo Stato dell’Ambiente presentate nel 2009 e nel 2010. Si conferma quindi la diminuzione delle specie a rischio tipiche degli ambienti di pianura e collina, dal momento che la tendenza alla banalizzazione ambientale conseguente allo sfruttamento agricolo intensivo non ha subito rallentamenti. Considerando le specie appartenenti alla famiglia dei galliformi, permangono in fase di regressione numerica le popolazioni naturali di pernice rossa (Alectoris rufa), starna (Perdix perdix), quaglia (Coturnix coturnix) e fagiano (Phasianus colchicus). La persistente alterazione degli habitat continua inoltre ad influire negativamente sullo status delle popolazioni naturali di lepre (Lepus europaeus) nella maggior parte del territorio di pianura e collina del Piemonte. Permane lo stato di criticità in cui versano i galliformi alpini (fagiano di monte, pernice bianca e coturnice) a causa di molteplici fattori negativi sia di origine antropica che naturale. Considerando i mammiferi, l’ordine dei chirotteri, presente con quasi trenta specie, rappresenta uno dei gruppi zoologici più a rischio non solo in Piemonte, ma nell’intera Europa, essendo particolarmente sensibile alle alterazioni ambientali e alla difficoltà di reperire idonei siti di rifugio e di riproduzione. I restanti mammiferi presenti sembrano soffrire meno delle alterazioni ambientali e della pressione antropica, fatti salvi i grandi carnivori, come il lupo e la lince. In Piemonte tutte le popolazioni di ungulati ruminanti (cervo, capriolo, camoscio) sono stabili o in espansione, con alcuni problemi solo per lo stambecco, per il quale risulta, dall’analisi di dati parziali, un decremento delle consistenze rispetto gli anni passati. Per quanto riguarda il lupo, il monitoraggio invernale 2010-2011, condotto nell’ambito del Progetto Lupo Piemonte ed in collaborazione con gli Enti del Network Lupo, è terminato nell’aprile 2011. I dati preliminari al momento disponibili, non ancora coadiuvati dalle analisi genetiche, sono indicativi unicamente della presenza dei branchi stabili sul territorio. Tramite l’interpretazione dei dati di snowtracking ed altri dati di campo, quali il ritrovamento di escrementi e le carcasse di ungulati selvatici, è stato possibile ricostruire la presenza dei branchi per quest’ultimo inverno 2010-2011. Nell’inverno 2010-2011 sono stati monitorati 17 branchi di lupo sul territorio della regione Piemonte, documentati già nell’inverno precedente. In particolare sono stimati 5 branchi di lupo in provincia di Torino, 9 branchi di lupo in provincia di Cuneo e 3 branchi di lupo in provincia di Alessandria (i dati dell’inverno 2010-2011 avvallano l’ipotesi della presenza di 3 branchi stabili, formulata l’anno precedente).

approfondimento

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Informazioni sul territorio minimo utilizzato dai branchi, sul numero di lupi presenti a livello regionale e sulla presenza occasionale di nuovi lupi sull’intero territorio regionale saranno fornite successivamente grazie alle informazioni delle analisi genetiche condotte sui campioni fecali. Per semplificazione, nella Figura 2 la presenza dei branchi di lupo è stata rappresentata da territori circolari delle dimensioni di 100 kmq (dimensione media dei territori documentata negli anni precedenti), centrati nell’areale di maggiore utilizzo invernale.

FIGURA 2 Presenza branchi di lupo

Presenza, diffusione e incremento numerico di alcune specie alloctone: gestione e controllo dello scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) L’espansione delle popolazioni “storiche” di scoiattolo grigio sul territorio regionale, a cui si deve aggiungere la comparsa di nuovi nuclei in Lombardia, rappresenta una minaccia all’integrità degli ecosistemi ed in particolare alla sopravvivenza dell’autoctono scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), ampiamente denunciata e documentata da studi dell’Università di Torino e dell’ISPRA. Consapevole di tale minaccia, il Comitato Permanente della Convenzione di Berna ha invitato formalmente l’Italia a intraprendere concrete misure di controllo della specie al fine di limitarne l’espansione. Tale invito è stato recepito mediante la stipula nel 2009 di un protocollo d’intesa tra le Regioni Piemonte, Lombardia e Liguria e il Ministero dell’Ambiente, con il supporto di ISPRA, Università di Torino e Università dell’Insubria, avente come oggetto vari aspetti gestionali della specie. Nell’ambito di tale protocollo, la Regione Piemonte si è impegnata a pianificare e coordinare interventi di monitoraggio e controllo di esemplari di scoiattolo grigio oltre ad attuare misure di interdizione sul proprio territorio. A seguito della stipula del protocollo, è stato presentato il progetto LIFE+, di durata quadriennale, denominato “Eradications and control of grey squirrel: actions for preservation of biodiversity in forest ecosystems”, che è stato approvato dalla Commissione Europea nel mese di settembre 2010. Tale progetto consentirà di disporre dei fondi per indagare in maniera ottimale il fenomeno e predisporre adeguate misure di tutela della specie autoctona e di mitigazione e di controllo della specie alloctona. approfondimento

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FIGURA 3 Scoiattolo grigio


NATURA E BIODIVERSITÀ

Incidenza della fauna selvatica sulle produzioni agricole e sulla sicurezza stradale Per valutare l’impatto della fauna selvatica sulle produzioni agricole in Piemonte occorre tenere presente l’estrema variabilità del fenomeno, legata alle diverse specie coinvolte e ai differenti distretti geografici interessati. I danni causati dal cinghiale sono quelli più uniformemente distribuiti in regione, mentre la provincia di Alessandria è quella maggiormente interessata dai danni da capriolo, lagomorfi (lepre e minilepre) e fagiano. La nutria è causa di un alto impatto in provincia di Novara e Vercelli, mentre l’incidenza dei corvidi è alta nelle province di Asti, Cuneo e Vercelli. Per quanto concerne il coinvolgimento degli ungulati selvatici negli incidenti stradali, si rileva come il cinghiale e il capriolo continuino ad essere di gran lunga le due specie maggiormente coinvolte. E’ opportuno comunque rimarcare una differenza: mentre per il cinghiale si assiste ad un sostanziale assestamento della frequenza, per il capriolo si nota un andamento in crescita costante in questi ultimi anni, dovuto all’espansione delle popolazioni nelle aree maggiormente urbanizzate. In alcune Province, come ad esempio quella di Torino, questo cervide ha abbondantemente superato il cinghiale nel numero totale di impatti. FIGURA 4 Caprioli

approfondimento

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LE POLITICHE DI TUTELA E DI GESTIONE DELLA FAUNA SELVATICA La tutela dei chirotteri La Regione Piemonte, con l’intento di sensibilizzare il mondo agricolo sull’importanza della conservazione dei chirotteri, ha attivato un progetto triennale (2008/2010), finalizzato alla gestione delle colonie di chirotteri di grande interesse conservazionistico che utilizzano come siti di rifugio edifici rurali o siti sotterranei artificiali di pertinenza di aziende agricole. La gestione del progetto è affidata alla Stazione Teriologica Piemontese in sinergia con il Centro Regionale Chirotteri. Alle Aziende selezionate viene riconosciuto un attestato di merito ed erogato un contributo annuo di 500 Euro; ad esse è richiesta la collaborazione nelle azioni di monitoraggio della colonia e l’adozione di accorgimenti volti a minimizzare il disturbo, oltre ad acconsentire alla realizzazione di interventi per migliorare la recettività dei siti.

I galliformi alpini Nell’ambito dello specifico Progetto Alcotra su queste specie (vedi capitolo Progetti strategici e di cooperazione) sono state intraprese attività di studio e di monitoraggio intensive e specifiche su queste specie. I censimenti su macro-aree con il coinvolgimento contemporaneo di diversi soggetti (Aree protette, Comprensori alpini, Regione, Province) e la sperimentazione di nuove tecniche di monitoraggio consentiranno, così come lo studio dello stato di salute (tramite analisi genetiche e parassitologiche), di ottenere nel medio periodo maggiori informazioni sulle dinamiche di popolazione delle specie in questione. Parallelamente sono in corso specifici studi per verificare l’influenza del clima e delle diverse attività antropiche che si svolgono in montagna su questi uccelli, al fine di prevedere eventuali misure di tutela. I risultati e i documenti relativi all’anno 2010 sono consultabili alla pagina web www.regione.piemonte.it/agri/osserv_faun/progetti/alcotra.htm

Il lupo E’ proseguito nel 2010 il Progetto Lupo Piemonte (gestito dal Centro per la Conservazione e la Gestione dei grandi carnivori presso il Parco delle Alpi Marittime), le cui attività principali sono state il monitoraggio del lupo sul territorio regionale, il monitoraggio dei danni da predazione al bestiame domestico (e relativi risarcimenti), l’attività di prevenzione degli attacchi a supporto dei pastori; la comunicazione e la divulgazione. E’ stata inoltre riavviata presso il Parco naturale regionale OrsieraRocciavrè l’attività di allevamento, condizionamento e distribuzione dei cani da guardiania per la difesa delle greggi. Con Deliberazione della Giunta regionale n. 22approfondimento

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NATURA E BIODIVERSITÀ

1741 del 21 marzo 2011 sono stati approvati i criteri relativi alla “attività di supporto ai pastori per le predazioni al bestiame domestico in Regione Piemonte”, comprendenti il sistema di indennizzi per le predazioni subite, il premio di pascolo gestito (per incentivare la prevenzione) e il Piano regionale di prevenzione, al fine di ridurre i conflitti fra la presenza del predatore e l’attività agro-pastorale. Anche per il 2011 è prevista la continuazione del monitoraggio, ormai decennale, gestito dal Centro per la Conservazione e la Gestione dei grandi carnivori presso il Parco naturale regionale delle Alpi Marittime. La documentazione inerente tutta l’attività e i relativi rapporti (ivi compreso il Rapporto degli ultimi undici anni del Progetto Lupo Piemonte) sono scaricabili alla pagina web: www. regione.piemonte.it/agri/osserv_faun/dati/carnivori.htm.

I Centri di recupero della fauna selvatica (C.R.A.S.) Nel 2007 l’Osservatorio regionale sulla fauna selvatica, ravvisando la necessità di rendere omogenei i criteri per la creazione e la gestione dei centri di recupero della fauna selvatica (CRAS) in Piemonte, ha elaborato delle specifiche Linee guida, approvate con DGR n. 626448 del 17 luglio 2007. I criteri previsti dal documento in questione si riferiscono soprattutto alle strutture (voliere, gabbie, recinti, ambulatori, ecc.), al personale operante (veterinari, curatori, inanellatori, ecc.) e ai protocolli operativi. FIGURA 6 Area umida Racconigi

FIGURA 7 CRAS Lipu Asti

Per fare in modo che tali linee guida non restassero sulla carta, sono state trovate le risorse per permettere ad alcuni CRAS, già operanti sul territorio regionale, di adeguarsi a quanto previsto dalle indicazioni regionali, soprattutto per quanto attiene le voliere di recupero dei rapaci. I CRAS inizialmente individuati sono stati quelli di Villa Pallavicino (VB), Centro Cicogne Racconigi (CN), Parco Po Alessandrino (AL), Lipu Asti (AT), a cui si è aggiunto successivamente il Centro di Bernezzo (CN). Oltre alle risorse stanziate per l’adeguamento delle strutture, sono stati erogati contributi annui per la gestione ordinaria dei centri. Nel corso del 2010 sono stati ultimati lavori di adeguamento di tutti i centri e sono stati erogati i relativi fondi, compresi quelli per la gestione ordinaria.

approfondimento

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RIFERIMENTI Nelle pagine web del sito della Regione Piemonte, all’indirizzo www.regione.piemonte.it/ agri/osserv_faun, è possibile ottenere dettagliate informazioni inerenti la fauna selvatica e le attivitĂ predisposte per il monitoraggio, la tutela e la gestione della stessa, oltre che scaricare le numerose pubblicazioni predisposte in materia faunistica e venatoria.

approfondimento

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NATURA E BIODIVERSITÀ

APPROFONDIMENTO

LA FAUNA ITTICA Un quadro preciso dello stato delle popolazioni ittiche presenti nel reticolo idrografico naturale del Piemonte emerge dagli esiti dei campionamenti conclusi alla fine del 2009. Tale monitoraggio, che ha interessato 428 stazioni, è stato eseguito ai fini della predisposizione della nuova Carta Ittica regionale e i risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli ottenuti in anni precedenti. I ciprinidi costituiscono il gruppo più rappresentato per numero di specie e per abbondanza delle popolazioni. Gli esiti dei campionamenti hanno evidenziato come, allo stato attuale, siano ancora più diffuse le forme autoctone, anche se si lamenta, in generale, una diminuzione degli indici di abbondanza rispetto ai monitoraggi del passato. L’alborella, pur essendo ancora ben rappresentata, risulta in evidente contrazione rispetto al monitoraggio del 2004. I ciprinidi più abbondanti sono il cavedano ed il vairone. La frequenza del cavedano è simile a quella riscontrata con la Carta Ittica Regionale; per il vairone risulta una leggera riduzione dell’areale e con popolazioni meno abbondanti. Nel 2004 risultava ancora una buona “tenuta” per il barbo, seppure con riduzione più evidente nel medio e basso corso del Tanaro, nel Po alessandrino, nello Scrivia e nel Curone, per il degrado della qualità delle acque e per la competizione con il barbo d’oltralpe, specie esotica in forte espansione nel Piemonte orientale e con altre specie alloctone. Purtroppo, in questi ultimi 5 anni la situazione è peggiorata, soprattutto per quanto riguarda la consistenza demografica e la struttura delle popolazioni. L’incremento evidente del gobione registrato nel 2004, soprattutto negli ambienti dove è più marcata la riduzione del vairone, viene confermata. Per la lasca risulta un regresso rispetto a quanto monitorato 15 anni prima con i campionamenti effettuati per la Carta Ittica Regionale; essa invece dovrebbe comparire tra le più abbondanti insieme al cavedano ed al vairone. Probabilmente la lasca soffre, più ancora del vairone, di un diffuso degrado della qualità degli ecosistemi fluviali, aggravato dalle peculiarità ecologiche della specie, che necessita di effettuare ampi spostamenti lungo gli alvei fluviali. Sanguinerola, barbo canino e triotto sono pesci da sempre meno diffusi nel territorio piemontese rispetto alle specie sopra descritte. Tuttavia le loro distribuzioni erano, un tempo, più ampie e con popolazioni più abbondanti. La scardola è un ciprinide autoctono poco frequente; è una specie chiaramente limnofila, tipiche dei laghi e degli stagni, meno frequenti nelle acque correnti, anche se in grado di costituire popolazioni più o meno stabili negli ambienti con acque più lente e fondali con granulometria più fine. Nel monitoraggio del 2004 sembrava aver mantenuto abbastanza bene il proprio stato rispetto a quanto monitorato 15 anni prima con la Carta Ittica; nel 2009 è risultata un’evidente riduzione delle popolazioni. Alcune specie risultano a rischio (o estinte?). Nel 2009 nessuno storione è stato catturato nei 428 siti di campionamento e non risultano catture certe negli ultimi 20 anni. Pertanto gli storioni si possono ormai considerare estinti nel territorio piemontese. La tinca è un ciprinide autoctono tipico delle acque stagnanti, risultato relativamente frequente in occasione del monitoraggio del 1988/89. Nel 2004 è risultata una netta diminuzione e molto più grave è la situazione registrata nel 2009. Anche la savetta è considerata a “forte rischio”, ma il ciprinide in stato peggiore risulta il pigo, che non è stato campionato in nessuna approfondimento

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delle 428 stazioni monitorate nel 2009; tale specie, mai particolarmente abbondante anche in passato, è quindi considerata “prossima all’estinzione” . Oltre ai due ciprinidi succitati, è importante considerare, con grande preoccupazione, la sit uazione del temolo. Un tempo tale specie era tra le più abbondanti nei corsi pedemontani. Con il monitoraggio del 2009 è risultato presente soltanto nel 3% delle 428 stazioni campionate. Situazione analoga si riscontra per il luccio, che ha subito un vero e proprio crollo . Gravissima è la situazione dell’anguilla. Basti pensare che, nel 2009, su 428 stazioni, è stata campionata in appena tre siti sul Ticino. Rispetto all’areale potenziale ed al recente passato risulta un peggioramento che non ha riscontri con le specie succitate. La situazione peggiore in assoluto riguarda il cobite mascherato, specie che, anche in passato, era poco frequente in Piemonte, ma almeno ben rappresentato in alcuni ambienti. Nel 2009 non è stato rinvenuto alcun esemplare su 428 stazioni delle reti di monitoraggio regionale e provinciali. Nel territorio piemontese, oltre a quelle succitate, sono presenti altre specie autoctone e precisamente: • il ghiozzo padano è una delle specie più diffuse in Piemonte, praticamente in quasi tutte le acque meno veloci, su fondali a granulometria fine. Rispetto ai monitoraggi precedenti non risultano variazioni sostanziali dell’areale di distribuzione e delle consistenze demografiche delle popolazioni. Situazione analoga risulta quella del cobite che, grosso modo, popola gli stessi ambienti del ghiozzo; • lo scazzone risulta ancora abbastanza diffuso: è stato infatti campionato in quasi il 24 % delle 428 stazioni monitorate nel 2009, tuttavia si riscontra un regresso piuttosto evidente, già segnalato nel 2004; • il persico era già stato segnalato per il netto peggioramento tra il monitoraggio del 1988/89 e quello del 2004. Nel 2009 la situazione è ulteriormente peggiorata, con un valore della frequenza di campionamento inferiore al 5%. Bottatrice, cagnetta e spinarello risultano presenti con bassi valori delle frequenze di campionamento. Esse sono da sempre molto poco diffuse in Piemonte, con areale di distribuzione molto limitato. Le massicce immissioni di trote fario effettuate praticamente in tutte le acque di montagna e di fondovalle hanno avuto, quale risultato, una notevole estensione del suo areale di distribuzione, a danno della trota marmorata e delle altre specie endemiche del bacino padano. Ciò ha comportato un incremento notevole di ibridi o, più propriamente, di incroci tra trota fario e trota marmorata che costituisce una grave minaccia per la Salmo [trutta] marmoratus, salmonide endemico del settore zoo-geografico padano - veneto.

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FIGURA 1 Scazzone


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LE DETERMINANTI E LE PRESSIONI La tutela degli ecosistemi fluviali è uno dei temi più attuali ed importanti per ciò che riguarda la conservazione degli equilibri eco-sistematici dei vari ambienti che troviamo nella regione Piemonte. Numerose sono le alterazioni delle caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche dovute agli interventi diretti o indiretti dell’attività umana che sono pericolose per la vita degli organismi acquatici. Corsi d’acqua compromessi significa biodiversità perduta o compromessa gravemente (sia direttamente in acqua che nell’habitat intorno al corso d’acqua) e alterazione dell’integrità delle comunità ittiche naturali. L’artificializzazione a fini idraulici, l’assenza di una idonea portata minima nei corsi d’acqua, la bassa qualità ambientale e l’introduzione di specie esotiche possono essere considerati come i principali fattori di disturbo per la vita dell’ittiofauna autoctona. Molto spesso questi elementi disturbanti sono essere presenti contemporaneamente nello stesso corso d’acqua. La riduzione delle portate naturali determina, come prima conseguenza, una riduzione delle capacità naturali del corso d’acqua di auto-depurarsi, la cosiddetta “neutralizzazione degli inquinanti”, che comporta avere acque problematiche per la sopravvivenza dell’ittiofauna. Nella situazione in cui le portate sono ridotte a piccole frazioni di quelle naturali anche un piccolo inquinamento, come quello causato dallo scarico di un depuratore nel tratto sotteso dall’opera in esame, può provocare gravi danni. La realizzazione di opere trasversali, quali briglie e traverse per derivazioni, comporta la frammentazione dei corsi d’acqua in comparti stagni da un punto di vista fisico e biologico con il conseguente impedimento per le popolazioni ittiche della risalita fino alle aree di frega o, comunque, l’impossibilità per la fauna ittica di normali scambi con gli ambienti limitrofi e la creazione di nuclei riproduttivi isolati. Le conseguenze sono rappresentate dall’alterazione della comunità ittica in termini di composizione e di struttura di popolazione delle singole specie, dalla diminuzione della produttività biologica e, più grave ancora, dal rischio di perdita di specie autoctone. Il problema dell’espansione dell’ittiofauna alloctona è strettamente legato alle pratiche ittiogeniche condotte in passato soprattutto dai soggetti gestori che, a vario titolo, hanno in concessione porzioni più o meno grandi del reticolo idrografico naturale e/o zone umide artificiali. La presenza di specie esotiche in Piemonte è un problema che sta diventando sempre più grave: quasi metà della lista delle specie ittiche piemontesi è costituita da animali alloctoni. Sei ciprinidi (aspio, barbo europeo, carassi, carpa, pseudorasbora, rodeo amaro), un cobitide (misgurno), due centrarchidi (persico sole e persico trota), un siluride (siluro), un ictaluride (pesce gatto) costituiscono ormai popolazioni ben affermate in buona parte delle acque piemontesi.

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LE POLITICHE E LE AZIONI DI TUTELA Tutti i progetti relativi a manutenzioni idrauliche, lavori in alveo, estrazione di materiale litoide, di difesa idraulica o spondale, di opere di presa, di disalveo che interferiscano con l’alveo bagnato, con le sponde di laghi o con gli ambienti acquatici, prima di ottenere la relativa autorizzazione, devono acquisire il parere di compatibilità con la fauna acquatica ai sensi dell’art. 5 della DGR n. 72 – 13725 del 29 marzo 2010 “Disciplina, modalità e procedure per la realizzazione di lavori in alveo, programmi, opere ed interventi sugli ambienti acquatici, ai sensi dell’art. 12, L.R. n. 37/2006”. Tale parere ha permesso di fornire ai proponenti dei progetti indicazioni e prescrizioni in merito all’adozione di interventi o misure cautelari, di mitigazione e ripristino ambientale. La suddetta disciplina prevede ancora che, nei corsi d’acqua naturali, i progetti di realizzazione e di manutenzione straordinaria di opere di sistemazione idraulica, derivazione o sbarramento delle acque devono consentire la libera circolazione della fauna ittica da monte verso valle e viceversa, attraverso la realizzazione di strutture per la risalita dei pesci o l’adozione di soluzioni tecniche adeguate all’obiettivo della salvaguardia della fauna ittica e nel rispetto delle caratteristiche e della funzionalità tecnica delle opere e della sicurezza idraulica del sito. La Giunta regionale a tal riguardo deve predisporre le linee guida tecniche per la progettazione e il monitoraggio dei passaggi per la libera circolazione della fauna ittica. Nell’ambito di un progetto approvato dalla Regione Piemonte, a seguito di un bando in attuazione del D.Lgs. n. 143 del 4 giugno 1997 relativo alla Misura “Misure intese a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche”, ha avuto inizio l’attività di ricerca scientifica “Studio sulla continuità fluviale del basso torrente Chiusella e realizzazione di un manuale regionale contenente linee guida per la progettazione e verifica dei passaggi per pesci”, finalizzata sia a definire le linee guida regionali sull’iter metodologico di corretta progettazione e verifica dei passaggi per pesci, sia a studiare un tratto di corso d’acqua di particolare interesse ecologico per la trota marmorata, il basso torrente Chiusella, analizzando l’efficacia di un passaggio esistente e studiando le modalità di adeguamento di uno sbarramento sprovvisto di tale dispositivo. Un’ulteriore iniziativa di particolare rilievo finalizzata alla tutela delle specie autoctone è rappresentata dallo “Studio per il ripristino della continuità fluviale del torrente Pesio per la tutela delle popolazioni di trota marmorata”. Il progetto è costituito da un’attività di ricerca scientifica finalizzata a caratterizzare le popolazioni ittiche “recluse” tra ostacoli successivi (sbarramenti, soglie, briglie, ecc.) ed a definire, di conseguenza, un piano preliminare per il ripristino della continuità fluviale del corso d’acqua, attraverso lo studio di massima delle soluzioni adottabili per la realizzazione di passaggi per pesci presso gli ostacoli esistenti. Parallelamente si procederà ad individuare l’ostacolo presso il quale la realizzazione di un passaggio per pesci potrebbe determinare i maggiori benefici ecologici per le popolazioni di marmorata e ad attuare un monitoraggio mediante marcatura per studiare l’attuale livello di mobilità della trota marmorata all’interno del tratto, incrementando così in modo significativo l’attuale livello delle conoscenze. Oltre a tale specie l’attenzione sarà volta al barbo ed alla lasca, specie di interesse caratterizzate da buona mobilità ed incluse nella direttiva comunitaria “Habitat”.

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FIGURA 4 Scala di risalita


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Nel 2010 è proseguita l’attività di redazione della proposta di Piano regionale per la tutela e la conservazione degli ambienti e della fauna acquatica e l’esercizio della pesca (PIR) e del relativo Rapporto Ambientale, che al momento sono sottoposti alla fase di valutazione della procedura VAS. Il PIR è uno degli strumenti attuativi più importanti previsti dalla Legge regionale n. 37 del 29 dicembre 2006 (Norme per la gestione della fauna acquatica, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca) e rappresenta un elemento fondamentale per poter intervenire sul territorio in modo coordinato, appropriato e funzionale. È proseguita l’attività relativa al progetto di ricerca, coerente con le finalità e le iniziative promosse dalla L.R. 37/2006 di tutela della biodiversità, denominato “Indagine sull’origine della trota fario di ceppo mediterraneo in territorio piemontese”, predisposto dal Dipartimento di Produzioni Animali, Epidemiologia ed Ecologia della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino in collaborazione con il Centro Ricerche per la tutela della Biodiversità degli ambienti acquatici di Avigliana, in attuazione della DGR n. 39-12184 del 21 settembre 2009. La conclusione dell’iniziativa è prevista per il 2011. L’obbligo delle portate di garanzia nei corsi d’acqua costituisce la più importante azione di tutela per l’ittiofauna; in considerazione della drammatica situazione attuale. Il pieno rispetto del Regolamento regionale n. 8/R del 17 luglio 2007 recante “Disposizioni per la prima attuazione delle norme in materia di deflusso minimo vitale (legge regionale 29 dicembre 2000, n. 61)” costituirebbe un risultato di straordinaria importanza soprattutto per le captazioni ubicate nei siti più strategici. La situazione relativa all’espansione dell’ittiofauna alloctona è attualmente talmente grave da imporre necessariamente un’evoluzione del sistema dei ripopolamenti e delle immissioni con l’obiettivo, per quanto possibile, di contenere l’ulteriore diffusione della fauna alloctona e di tutelare quella autoctona; si tratta dell’obiettivo più importante tra quelli indicati dal PIR, in piena coerenza con la l.r. 37/06. Si segnala, inoltre, che nel 2010 è proseguita e si è conclusa l’attività relativa al progetto pilota attivato nella provincia di Alessandria per limitare e contenere la presenza del siluro (Silurus glanis) nelle acque interne regionali. I primi dati circa l’efficacia del prelievo selettivo sono apparsi confortanti: si è infatti osservato un significativo decremento di siluri con una diminuzione di oltre il 50% del pescato. Lo studio era anche finalizzato a definire alcuni aspetti della biologia della specie, quali ad esempio le abitudini alimentari, attraverso l’analisi dei contenuti stomacali, e le capacità riproduttive.

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RIFERIMENTI Nelle pagine web del sito della Regione Piemonte, all’indirizzo http://www.regione.piemonte.it/caccia_pesca/index.htm, è possibile ottenere informazioni inerenti la fauna ittica del Piemonte e la normativa regionale di riferimento.

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LE ZONE UMIDE DEL PIEMONTE La presenza, la conservazione e la costituzione di zone umide in Piemonte è un elemento fondamentale per la tutela e la conservazione di molte specie animali, considerata l’alta valenza biologica e la grande biodiversità che esse rappresentano, in quanto sono in grado di ospitare catene alimentari molto complesse e diversificate.

La DGR n. 64-11892 del 28 luglio 2009 “Censimento della rete di aree umide presentì in Piemonte” ha assegnato alla Direzione Agricoltura e alla Direzione Ambiente della Regione Piemonte, con il supporto di Arpa Piemonte, l’incarico di organizzare un inventario delle zone umide presenti sul territorio regionale, unitamente alla predisposizione di opportuna cartografia e alla costituzione della relativa banca dati. Si tratta di un progetto articolato che, attraverso la raccolta di dati prodotti nell’ambito di differenti progetti svolti a livello regionale e locale sulle zone umide piemontesi, ha la finalità di realizzare un primo quadro conoscitivo su questi ambienti. L’obiettivo principale è quello di accrescere il livello di conoscenza su queste componenti ambientali ed illustrare la loro distribuzione sul territorio regionale in un’ottica di formazione ed informazione ambientale destinata sia ai tecnici impegnati in attività di analisi, valutazione e pianificazione ambientale e territoriale, di tutela e salvaguardia ambientale, sia ai privati cittadini interessati a conoscere le peculiarità ambientali del proprio territorio. La prima fase di lavoro ha comportato una ricognizione generale delle informazioni disponibili ai fini del progetto, attraverso una capillare attività di ricerca presso gli enti in possesso di informazioni utili. Sono state reperite circa 60 diverse base-dati principalmente derivanti dagli archivi della Regione Piemonte (ad es. il livello vettoriale idrografico della Carta Tecnica Regionale, le formazioni forestali di suoli igrofili e mesoigrofili rilevate dai Piani Territoriali Forestali, l’Atlante Regionale dei Laghi Piemontesi, i dati relativi ai canali irrigui del Sistema Informativo Regionale Bonifica e Irrigazione, i dati relativi ai laghi di cava riportati nella Banca Dati Regionale Attività Estrattive ecc.) e dagli archivi degli enti di gestione delle aree naturali protette e dai Piani di Gestione dei siti della Rete Natura 2000. Completata la fase di ricognizione, raccolta e prima selezione delle fonti informative si è avviata una fase di analisi ed interpretazione delle informazioni originarie, finalizzata a valutare e definire quali elementi utilizzare e quali criteri di classificazione adottare nell’ottica del censimento delle zone umide regionali.

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La classificazione adottata è stata la seguente: Zone umide naturali e seminaturali • sorgenti; • risorgive e fontanili; • acque correnti; • zone perifluviali (lanche, golene, ecc..); • laghi; • stagni e paludi; • torbiere; • acquitrini e pozze; • boschi umidi.

FIGURA 3 Laghi di Avigliana

Zone umide artificiali • acque correnti artificiali (con alveo rivestito e non rivestito); • risaie; • invasi artificiali; • laghi di cava. Il progetto comporta la realizzazione dei seguenti prodotti: • banca dati geografica costituita complessivamente da circa 30.000 elementi cartografici corrispondenti ad un corrispettivo numero di tipologie di zone umide presenti sul territorio; • cartografia regionale di sintesi in scala 1:250.000; • servizio web gis al fine di poter rendere disponibili i dati e le informazioni di censimento al pubblico interessato; • pubblicazione di commento ed illustrazione della banca dati. Tali materiali saranno complessivamente realizzati entro l’autunno 2011.

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