Riscaldamento urbano n 58 marzo 2015

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Tecnedit srl - via delle Foppette, 6 - 20144 Milano - Il Riscaldamento Urbano - Trimestrale - anno XXX - N. 58 - marzo 2015


PROGRESSO CONTINUO GSM NEL SISTEMA BRANDES

Modem GSM

Alla BRANDES tutto è com’è sempre stato, solo alcuni prodotti sono completamente nuovi: le unità periferiche e i segnalatori periferici GSM – come sempre di qualità tradizionale. Il problema che esisteva fino ad oggi era dovuto ai danni provocati dall’umidità in tracciati o reti isolate non inclusi nel sistema di monitoraggio e che non potevano essere controllati in modo automatico e centralizzato, perché non erano presenti i cavi per la loro integrazione nel monitoraggio centralizzato della rete di tubi. Di conseguenza, il controllo era effettuato solo sporadicamente e manualmente oppure non era eseguito affatto, così i danni venivano rilevati troppo tardi. L’innovazione: con i dispositivi GSM wireless della BRANDES, anche i tracciati che in passato erano stati trascurati ora possono essere integrati nel sistema di monitoraggio centralizzato (non importa se sistemi BRANDES al nichelcromo, al rame oppure gerarchici) con tutte le caratteristiche prestazionali che da noi vi aspettate. Tutto è com’è sempre stato. BRANDES: da 47 anni, altissima qualità costante nel tempo ... più di una semplice partnership

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Editoriale

Unione dell’Energia La Commissione Europea ha comunicato una strategia quadro per un’Unione dell’Energia forte abbinata ad una politica di cambiamento climatico lungimirante. Il Presidente del Parlamento europeo, aprendo il Consiglio il 19 marzo u.s., ha accolto con favore tale piano, definendolo un “progetto storico alla pari solo con la Comunità del carbone e dell’acciaio”. L’obiettivo di una politica energetica forte accompagnata a una politica climatica ambiziosa è quello di dare ai consumatori europei – sia famiglie che imprese – un’energia sicura, sostenibile, competitiva e a prezzi accessibili. Il raggiungimento di questo obiettivo richiede una trasformazione fondamentale del Sistema energetico europeo. L’Europa dovrà parlare unita sulla scena interazionale in tema di energia. Un’Europa in cui gli Stati membri comprendano la loro interdipendenza nella gestione intelligente dell’energia, un’energia basata su una vera solidarietà e fiducia. La visione europea è di un sistema energetico integrato a livello continentale, dove l’energia fluisce liberamente attraverso le frontiere, sulla base della concorrenza e il miglior uso possibile delle risorse attraverso un’economia sostenibile a basse emissioni di carbonio e “amica del clima” destinata a durare. Per raggiungere tale obiettivo è necessario passare da un’economia guidata dalle fonti fossili, a un’economia integrata con le fonti fossili, da un’economia dove l’energia è basata su un approccio centralizzato lato-offerta a un’economia che interagisce con la domanda in modo “smart” attraverso l’uso di tecnologie e modelli di business innovativi. Per far ciò è importante e necessario responsabilizzare i consumatori fornendo loro gli strumenti per perseguire gli obiettivi di efficienza energetica corretti e veramente efficienti. La comunicazione cita testualmente che nell’ambito del miglioramento dell’efficienza energetica è necessario ripensare radicalmente l’efficienza energetica e considerarla come una fonte di energia a sé stante, poichè rappresenta il valore dell’energia risparmiata. L’UE ha già messo in atto un insieme di misure importanti per diventare più efficienti nell’ambito del consumo energetico e continuerà a stabilire, tramite regolamenti comunicazioni e quant’altro, sinergie tra le politiche di efficienza energetica, politiche di efficienza delle risorse ed economia circolare, inclusa ovviamente la valorizzazione del potenziale degli impianti “waste to energy”. Un concetto, che naturalmente a noi piace, riguarda l’attenzione che la Commissione pone al tema del riscaldamento e del raffreddamento quale principale fonte di domanda di energia in Europa, rimarcando come “enormi miglioramenti di efficienza restano da raggiungere tramite la realizzazione di reti di teleriscaldamento e raffreddamento. A tale obiettivo si dedicherà la strategia della Commissione.” Alle nazioni, in particolare alle regioni e ai comuni (in special modo tramite per esempio il Patto dei Sindaci) resta in mano il “cerino acceso”! per avviare politiche che diano primaria considerazione all’efficienza energetica. Anche il cosiddetto “piano Juncker”, destinato a stimolare investimenti strategici, potrà offrire un’opportunità di incanalare importanti investimenti verso la realizzazione delle nostre infrastrutture. Il Consiglio dovrà approvare definitivamente il piano entro il prossimo giugno, in modo che dalla metà del 2015 possano partire i nuovi investimenti. In Italia si potrebbe iniziare dalla revisione del Conto Termico che, poiché è stato ampiamente sotto utilizzato al plafond di 900 milioni di euro, è in fase di revisione. In tale contesto l’inserimento, a parità di utilizzo di altre tecnologie concorrenti, della sostituzione del proprio impianto di climatizzazione con una sottostazione d’utenza allacciata ad une rete di teleriscaldamento sarebbe cosa buona e giusta. Ilaria Bottio

Organismi AIRU PRESIDENTE Fausto FERRARESI Gruppo Hera SpA VICE PRESIDENTI Paolo GALLIANO – EGEA SpA Alba Andrea PONTA – IREN Energia SpA Lorenzo SPADONI – A2A SpA CONSIGLIO Alfredo AMMAN – AMGA SpA – Legnano Giorgio ANELLI – LOGSTOR Italia Srl – Milano Fiorenzo BASSI – AEM Gestioni Srl – Cremona Renzo CAPRA – Socio individuale – Brescia Francesco CARCIOFFO – ACEA Pinerolese Industriale SpA – Pinerolo Davide CATTANEO – ALFA LAVAL SpA – Monza Pier Giorgio FRAND GENISOT - SIEMENS SpA Alberto GHIDORZI – socio individuale Mario MOTTA – POLITECNICO di Milano Dip. Di energia – Milano Enrico RAFFAGNATO – TEA Sei Serl – Mantova Francesco VALLONE – COGENPOWER SpA Borgaro Torinese GIUNTA Fausto FERRARESI – Gruppo HERA SpA Giorgio ANELLI – LOGSTOR Italia Srl – Milano Paolo GALLIANO – EGEA SpA – Alba Andrea PONTA – IREN Energia SpA Mario MOTTA – POLITECNICO di Milano Dip. Di energia – Milano Lorenzo SPADONI – A2A SpA REVISORI DEI CONTI Luigi ANDREOLI – Socio individuale – Milano Mauro COZZINI – Socio individuale – Milano Matteo LICITRA – Socio individuale – Milano PROBIVIRI Lorenzo CASSITTO – Politecnico di Milano Angelo MOLTENI – KLINGER SpA – Mazzo di Rho Luca VAILATI – ASTEM Gestioni SrL – Lodi SEGRETARIO GENERALE Ilaria BOTTIO SEGRETERIA Nunzia FONTANA PAST PRESIDENTS Cesare TREBESCHI Evandro SACCHI Luciano SILVERI Paolo degli ESPINOSA Giovanni DEL TIN Francesco GULLI’ COMITATI DI STUDIO Sottostazioni d’utenza e misura del calore. Linee guida e qualità Presidente: Sonia BERTOCCI – AES Torino SpA Valorizzazione dell’energia termica Presidente: Alfredo AMMAN – AMGA SpA – Legnano Risorse Territoriali Presidente: Sara MORETTI – Gruppo IREN SpA Distribuzione del vettore termico Presidente: Alessandro MODONESI – A2A SpA Smart City Presidente: Marco CALDERONI Politecnico di Milano Dipartimento di energia


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Sommario

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Marzo 2015

Direttore Responsabile Alfredo Ghiroldi

Coordinamento editoriale

Ilaria Bottio (coordinamento) Nunzia Fontana (segreteria)

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Reti di teleriscaldamento realizzate a regola d’arte Fabrizio Lodi e Claudio Barbisotti

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L’energia fra noi in modo sostenibile Walter Grassi

Comitato di redazione Alfredo Amman Giorgio Anelli Sonia Bertocci Marco Calderoni Alessandro Modonesi Sara Moretti

Sede Legale

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Il teleriscaldamento in italia Katiuscia Eroe

Statistiche energetiche e monitoraggio del mercato nel settore residenziale Donatella Bobbio, Mario Cirillo, Marco Franceschini, Tommaso Franci

La voce dei comitati di studio AIRU 29

Comitato Smart Cities Alice Denarie

La voce della geotermia 31

Il saluto del nuovo presidente Giancarlo Passaleva

Piazza Luigi di Savoia, 22 20124 Milano

Direzione e Amministrazione Piazza Luigi di Savoia, 22 20124 Milano Tel. 02 45412118 Fax 02 45412120 Segreteria.generale@airu.it Segreteria.tecnica@airu.it www.airu.it

Redazione

Tecnedit Srl Via delle Foppette, 6 – 20144 Milano Tel. 02 36517115 Fax 02 36517116 redazione@tecneditedizioni.it www.tecneditedizioni.it

Pubblicità

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Progetto grafico, impaginazione e fotolito

Grafteam - Brescia

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Audizione alla camera dei deputati

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Un modello di economia virtuosa… (Già da tempo applicato in geotermia!)

Giancarlo Passaleva

Stampa

Grafteam - Brescia Autorizzazione del tribunale di Milano n. 521 del 23/6/89 Copyright: “il riscaldamento urbano”

Ilaria Bottio

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Brevi notizie dall’Italia e dall’estero Raffaele Cataldi

La direzione non è responsabile dei testi redazionali, delle opinioni esprese dagli autori, né dei messaggi pubblicitari pubblicati in conformità alle richieste dell’inserzionista e declina, pertanto, ogni responsabilità per eventuali omissioni ed errori contenuti in questa edizione. Tutela della privacy: la rivista viene inviata in abbonamento. E’ fatto salvo il diritto dell’interessato di chiedere gratuitamente la cancellazione o la rettifica dei dati ai sensi della legge 675/96.


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Reti di teleriscaldamento realizzate a regola d’arte Negli ultimi anni, l’evoluzione tecnologica, le esperienze progettuali e manutentive rispetto alle prime reti posate in tubo preisolato con uno di servizio in acciaio, ha apportato significative modifiche ai materiali e alle tecniche di manutenzione e riparazione delle reti. Fabrizio Lodi – GruppoIren - Claudio Barbisotti – AEM Gestioni-Cremona

Allo stato attuale sono disponibili esperienze e dati statistici relativi alle reti di teleriscaldamento preisolate con tubazioni di servizio in acciaio che permettono di identificare le anomalie riconducibili a prassi di costruzione non ottimali e che devono essere superate con accorgimenti e scelte tecniche migliorative. Gli aspetti trattati e l’attenzione di questo articolo si riferiranno ad attività e componenti tipici delle reti preisolate, in quanto altri materiali di più recente impiego, come le tubazioni plastiche preisolate e quelle con tubazione doppia preisolata, hanno avuto, per ora, una diffusione limitata.

Pozzetti ispezionabili

Figura 1 Esempio di pozzetti per valvole

Per la realizzazione di pozzetti ispezionabili e per l’alloggiamento delle valvole e dei dispositivi di sfiati e dreno, occorre evitare che al loro interno vi sia accumulo di materiale e sporcizia, con il conseguente seppellimento degli organi di manovra. Nel caso di valvole senza riduttore è opportuno proteggere le aste di manovra con tubi in PVC, di altezza idonea per evitare l’infiltrazione di materiale che possa ostacolarne l’azionamento. È inoltre consigliato evitare che i pozzetti, per effetto dei carichi stradali, gravino sulle tubazioni danneggiando il rivestimento in polietilene. In sostanza, occorre predisporre sotto l’organo di manovra un idoneo basamento in calcestruzzo, ove costruire il pozzetto (fig.1) in modo da creare una zona libera in cui si possano depositare eventuali materiali. Sporcizia permettendo, così, il collo della valvola rimane sempre libero e allo stesso tempo facilita l’eventuale pulizia del pozzetto stesso. È suggerita, con periodicità annuale, la verifica dello stato interno dei pozzetti.


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Il chiusino d’ispezione per la carreggiata stradale è costruito in ghisa e secondo le norme UNI EN 124/1995 classe D 400 e corredato di idonea guarnizione. Le dimensioni saranno in funzione di ciò che la cameretta deve contenere, tenendo conto degli spazi vitali necessari ai manutentori. Il materiale al suo interno subisce movimenti dati dalla dilatazione del tubo di servizio, i quali, se impediti da spazi insufficienti, possono dar luogo a danneggiamenti e rotture.

Sfiati

Gli sfiati sono un punto debole della tubazione: buona parte degli interventi di manutenzione sono dovuti alla loro rottura per corrosione dovuta dalla sporcizia, dall’acqua e dal sale che si infiltrano nei pozzetti. Per ridurre al minimo questi disservizi è consigliabile l’impiego di valvole in acciaio inox coibentate. La valvola ha corpo e sfera in acciaio inox ed è dotata di indice di posizione e azionamento laterale: da un lato ha un tappo in ottone, dall’altro è prolungata con tubo in acciaio inox e uno al carbonio, saldati tra loro direttamente dal fornitore per facilitare la saldatura alla tubazione di servizio. La lunghezza totale del manufatto è di 400-500 mm in base al diametro (disponibile da Dn 25 a Dn 50) (fig.2). All’interno del pozzetto per lo sfiato il water stop del preisolamento deve rimanere fuori terra e, allo stesso tempo, deve essere all’interno del pozzetto stesso. Nel caso di utilizzo, occorre svitare il tappo parzialmente fino alla comparsa del foro di sfiato posto lateralmente, fare uscire l’aria fino all’arrivo dell’acqua per poi procedere alla chiusura della valvola e, in seguito, del tappo di sfiato.

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Valvole di sezionamento

In fase progettuale va considerata l’opportunità d’installare valvole di intercetto in prossimità di ogni diramazione e di valvole di utenza in corrispondenza di ogni allaccio consentirne il sezionamento in caso di necessità. È consigliabile che le valvole rispondano ai seguenti requisiti: • che siano preisolate e realizzate in accordo con UNI EN 488/2014. • Che siano idonee a sopportare gli sforzi trasmessi dalla tubazione con un minimo di sforzo assiale a trazione di 163 N/mm² e sforzo assiale a compressione di 144 N/ mm² (265 N/mm² - vedi tab. B1 Allegato B EN488:2014). • Siano in acciaio del tipo a sfera e per la saldatura di testa. • Siano completamente saldate. • Che abbiano lo stelo lungo in acciaio inox (Long Stem Ball Valves) e che siano dotate di due tronchetti di tubo (pups) saldati alle estremità del corpo valvola. La lunghezza dei pups deve essere tale da non deteriorare i materiali non metallici delle tenute idrauliche. Le giunzioni dei tronchetti alle valvole dovranno Figura 2 Esempio di sfiato

Dreni

Considerato che ogni derivazione dalla tubazione principale può creare ostacolo alle dilatazioni e che i dreni rimangono a profondità considerevoli, quindi sono soggetti a principi di corrosione, è consigliabile in fase progettuale individuare un posizionamento in zone non soggette a dilatazioni e sollecitazioni particolarmente importanti. In alternativa, sempre valutando le condizioni di tensione del tratto di tubazione, è possibile eseguire punti di drenaggio provvisori mediante l’utilizzo di macchine foratubi (fig.3), che permettono di forare la tubazione in assoluta sicurezza mantenendo la rete in esercizio con una normale temperatura e pressione. Una volta eseguito il foro, si procede alla chiusura della valvola di presa in carico e allo smontaggio della macchina. A questo punto si potranno collegare alla valvola le tubazioni o le manichette, per convogliare le acque di scarico lontane dallo scavo ed aprire in sicurezza il dreno. Terminate le operazioni sulla tubazione oggetto dell’intervento, sarà possibile, eleminare il dreno stesso.

Figura 3 Macchina foratubi installata


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Riduttore

Figura 4 Esempio di manicotto reticolato

essere eseguite mediante saldatura in atmosfera protetta “TIG”. La prima e la seconda passata ad arco con elettrodo basico e/o mediante doppia passata con saldatura in atmosfera protetta “TIG” dovranno essere realizzate da saldatori patentati. • Il corpo valvola completo delle prolunghe dovrà essere trattato in modo da avere la superficie esterna rugosa per facilitare l’agrappaggio e l’adesione del poliuretano per l’isolamento. • Dovranno avere i cavi di allarme isolati e interni alla schiuma di poliuretano (salvo diversa richiesta). • Direzione del flusso in entrambi i sensi. • Non dovranno avere necessità di manutenzione ordinaria ma, è consigliato, che vengano manovrate almeno una volta all’anno. Le valvole dovranno essere provviste di dispositivi d’arresto, sostituibili senza togliere l’isolamento: dovranno chiudere se ruotate in senso orario e aprire se ruotate in senso antiorario. Sul quadro di manovra dovrà essere riportato un riferimento (taglio e spina) indicante la posizione dell’asse foro della sfera, che dovrà risultare allineata all’asse delle valvole in posizione di aperto e ruotato di 90° in posizione di chiuso. Analogamente sul corpo del riduttore dovranno essere riportare le diciture “aperto” e “chiuso”, per non incorrere in errore durante la fase di manovra. Si suggerisce di installare valvole a sfera flottante fino al Dn 500. Per diametri superiori è consigliata una sfera imperniata e per grandi diametri si possono considerare anche valvole a farfalla di tipologia a triplo eccentrico e tenuta metallica per garantire la funzionalità e l’efficienza nel tempo. Potranno essere dotate a monte e a valle di sfiati valvolati Dn 50 min per il sistema di bilanciamento delle pressioni e utilizzabili anche per l’esercizio di rete. Gli sfiati dovranno essere in acciaio inox nella parte non preisolata. Tali sfiati dovranno essere saldati e valvolati, manovrabili con chiave, e avere un attacco filettato “femmina” con tappo di chiusura.

Per una migliore manovrabilità delle valvole è consigliabile l’impiego del riduttore a partire dal diametro Dn 150 compreso dotato di rinvio a squadro 90° del comando in modo che sia azionabile direttamente dal piano stradale. Le scatole del riduttore e del rinvio devono essere a perfetta tenuta stagna con grado di protezione non inferiore a IP 68 e realizzate con materiali inalterabili nel tempo anche se occasionalmente immersi in acqua. Il riduttore dovrà essere completo di finecorsa e di indicatori di posizione. La flangia, su cui va fissato il riduttore (bulloni compresi), dovrà essere in acciaio inox o in materiale non attaccabile dagli agenti esterni (il riduttore potrebbe rimanere immerso in acqua di falda). Le estremità di accoppiamento, inoltre, devono essere protette con tappi in plastica forati anticondensa. Tutte le parti non comprese nel preisolamento dovranno essere in acciaio inox. Nel caso di valvole di sezionamento nelle dorsali importanti, c’è la possibilità di utilizzare riduttori azionati elettricamente o idraulicamente per consentire una veloce chiusura in casi di necessità o emergenza. In quest’ultimo modo può anche divenire possibile la completa gestione da remoto (control room) delle operazioni di chiusura/ apertura delle valvole, nonché la verifica dello stato delle valvole stesse (aperta/ chiusa).

Muffole

Una delle lavorazioni più delicate e difficili nella posa di reti con tubazioni preisolate è l’esecuzione delle muffole (giunti), in corrispondenza delle quali sono sorti guasti e anomalie. In questo caso sia i materiali impiegati che il personale specializzato hanno un ruolo importantissimo. È dunque necessario che a fare il lavoro siano muffolatori con certificato reperito tramite il fornitore di muffole. Il patentino richiesto ha validità biennale e deve essere riemesso ogni qualvolta vengano approvvigionati materiali di fornitori diversi. Per i muffolatori che realizzano saldature di PE in sito (es: esecuzione in opera di coibentazione prese in carico, sfiati, etc.) è necessario il certificato di abilitazione come “saldatore materie plastiche” secondo uni EN 13067:2013. Su ogni muffola dovrà essere eseguita la prova di tenuta e, a fine giornata, dovrà essere redatta la scheda giornaliera dei giunti eseguiti, in cui l’operatore deve riportare le informazioni importanti della lavorazione. Per le muffole elettrosaldate,


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c’è la possibilità di memorizzare i parametri di ciascuna saldatura e poterli verificare anche a posteriori. Nel caso di muffole realizzate con cassero, la prova di tenuta in pressione non è eseguibile. Tali muffole, tuttavia, consentono la verifica delle condizioni di schiumatura una volta rimosso il cassero. In questi casi la norma EN 13941 prescrive che la muffola sia dotata di un doppio sistema di tenuta, caratteristica non richiesta per le altre tipologie di muffole, in cui la prova a pressione è possibile. Per quanto riguarda la fornitura dei materiali, il giunto deve soddisfare i seguenti requisiti: • ripristinare la continuità di tutti i materiali ed il funzionamento del sistema di rilevamento perdite • trasmettere gli sforzi generati nell’isolamento e nel rivestimento dalle dilatazioni termiche • garantire impermeabilità ad eventuali infiltrazioni. La schiumatura viene eseguita utilizzando miscele predosate dei due componenti (poliolo ed isocianato) che formano la schiuma poliuretanica. La quantità dei due liquidi deve essere già stata calcolata dal fornitore delle tubazioni in funzione delle dimensioni del giunto, e fornita in idonee confezioni che consentano la schiumatura nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria ed ambientale. Nel caso di utilizzo di schiumatrici meccaniche si consiglia di usare macchine che permettano il settaggio e il corretto dosaggio dei componenti. In corrispondenza dei fori di schiumatura e ventilazione dovranno essere previsti tappi di chiusura. Il kit di poliuretano, a corredo della muffola, dovrà contenere ciclopentano in maniera da realizzare schiuma PUR omogenea come quella dei tubi e accessori. Si consiglia, oltre il diametro Dn 300, l’utilizzo di muffole di tipo termorestringente in polietilene reticolato (fig.4), oppure elettrosaldate. Per i diametri inferiori l’uso dei manicotti termorestringenti reticolati è preferibile, in quanto qualitativamente superiori rispetto alle muffole a doppia tenuta. Nel caso di interventi di riparazione delle muffole senza che sia necessaria la sostituzione del tubo di acciaio, si utilizzano manicotti a doppia tenuta che permettono si essere tagliati longitudinalmente per essere infilati sulla tubazione. Dopo quest’ultima operazione sarà possibile eseguire la saldatura del PE e procedere poi alla termorestrizione. Una volta effettuata la schiumatura e aver sigillato con i tappi di chiusura, è preferibile avvolgere con una fascia termorestringente il manicotto per tutta la sua lunghezza, al fine di garantire una perfetta tenuta nel tempo anche in presenza di acqua di falda.

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Pulizia reti di nuova posa

Prima dell’esecuzione delle saldature è necessario il controllo visivo all’interno delle tubazioni e dei pezzi speciali per verificare l’eventuale presenza di materiale di scavo e altri residui. Nel caso sia riscontrato del materiale all’interno delle tubazioni sarà opportuno procedere al relativo lavaggio. Se si dovessero costituire dorsali significative si suggerisce di eseguire una videoispezione dei tubi in modo che vengano visionate le saldature e verificata l’assenza di anomalie. Si consiglia di togliere i tappi di chiusura in testa alle tubazioni solo a fondo scavo avvenuta. Al termine della giornata l’impresa dovrà provvedere a riposizionare i tappi in testa alle tubazioni non ancora saldate.

Materassini di dilatazione

In corrispondenza di curve, diramazioni e in generale in tutti i punti in cui possano avvenire movimenti del tubo dovuti a dilatazioni termiche, si dovranno utilizzare materassini di compensazione, in grado di consentire la dilatazione delle tubazioni senza esercitare un’elevata reazione di contrasto, a diretto contatto della guaina esterna del tubo. I materassini saranno realizzati in poliuretano o schiuma di polietilene con spessore di almeno 40 mm. La loro elasticità dovrà essere mantenuta nel tempo, anche in presenza di deformazioni pari a 2/3 dello spessore iniziale. Proprio per questo è preferibile evitare i materassini costituiti da conglomerati di materiali spugnosi soprattutto se usati per assorbire tratti soggetti a forti dilatazioni. L’applicazione dovrà seguire le istruzioni del progetto. Inoltre i materassini dovranno essere posati sulla metà della circonferenza del tubo, la quale è soggetta alla prima dilatazione, e ben affrancati alla tubazione in modo da evitarne lo spostamento durante le operazioni di reinterro.

Immagazzinamento

Rispettare le indicazioni in merito al corretto immagazzinamento degli elementi per la realizzazione delle reti, come riportate nei manuali d’uso forniti dal produttore. In particolare la superficie di appoggio dei tubi deve essere pianeggiante e sul fondo

Figura 5 Esempio di applicazione dei materassini


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plastico, in grado di distribuire il carico trasmesso dalla tubazione su un arco di almeno 120° e di larghezza sufficiente a non danneggiare i diversi strati della tubazione preisolata. I supporti dovranno essere idonei a sopportare, senza possibilità di sfilaggio, le azioni permanenti e accidentali trasmesse dalla tubazione. I pozzetti a monte e a valle devono essere provvisti di uno scarico in fogna per l’eliminazione di acque derivanti da perdite o infiltrazioni. Infine, devono rispettare le prescrizioni degli enti proprietari delle infrastrutture che si attraversano (es. ferrovie). Figura 6 Esempio di aeratore

Figura 7

va posato un letto di sabbia. I tubi devono essere accatastati a piramide, ed è inoltre accettabile che vengano usati travi in legno tra un strato e l’altro. È comunque da dedicare massima attenzione ai sistemi di muffolatura composti da mastici (contenenti sostanze volatili) e da componenti chimici (poliolo e isocianato), la cui durata/scadenza, funzionalità, applicazione è direttamente dipendente dalla temperature e dalle modalità con cui viene stoccata. In questo caso è necessario che siano depositati in luoghi al riparo dei raggi solari e delle intemperie seguendo le istruzioni dei produttori relative alla corretta temperatura di esecuzione.

Attraversamenti

Nel caso di attraversamenti con tubi fodera di qualsiasi infrastruttura è opportuno prevedere idonei accorgimenti (es: pozzetti a monte e a valle dell’attraversamento) al fine di garantire l’aerazione dell’intercapedine che si viene a creare tra la condotta preisolata e il tubo camicia. Gli accorgimenti appena descritti sono volti allo scopo di evitare il surriscaldamento ed il conseguente possibile deterioramento delle muffole (fig.6). Occorrerà provvedere al supporto della tubazione preisolata ad opportuni intervalli, mai superiori a 1,5 m, con anelli in materiale

Sistema rilevazione perdite

Le tubazioni preisolate possono essere interessate da anomalie dovute all’imperfetta esecuzione delle saldature o del ripristino dell’isolamento oppure, ancora, da accidentali rotture del rivestimento esterno provocate da scavi nella zona. In tutti questi casi si può avere una penetrazione di acqua nell’isolamento che comporterà la corrosione del tubo di servizio in acciaio. Per garantire una buona conservazione delle tubazioni, la durata dell’intera rete e migliorare l’affidabilità del servizio è necessario predisporre un efficace sistema di sorveglianza. Quest’ultimo deve tener conto delle esigenze di funzionamento affidabile e di una grande facilità di installazione. Tale sistema è un valido strumento per collaudare la posa di reti, monitorarle in tempo reale e per avere sotto controllo tutte le variazioni durante il periodo di garanzia. Grazie a tale sistema il gestore della rete viene portato a conoscenza di un’anomalia prima che questa causi disservizio ai clienti e conseguentemente: • sceglierà il momento più idoneo alla riparazione • i guasti saranno segnalati prima della fine del periodo di garanzia • si avrà un aggiornamento costante sullo stato delle tubazioni • ci sarà la possibilità di una manutenzione predditiva • si ridurranno i costi di riparazione • si localizzerà facilmente muffole non stagne, errori di posa ecc. • incrementerà la vita utile della rete. Si ricorda che, in campo, prima della posa di nuovi componenti preisolati (tubi, curve, pezzi speciali, tee…) devono essere sempre controllati i valori relativi alla parte di rete già posata. A loro volta, prima dell’installazione, i nuovi componenti devono essere controllati elettricamente per riscontrare l’eventuale presenza di difetti dei fili conduttori all’interno della coibentazione per poterli sostituire.


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COLONNINA STRADALE DI SEZIONAMENTO

manicotto termorestringente ø 30x9 mm cavo al silicone antilacerazione 3x1.5 tipo GS247

tubo polietilene ø 20mm

d amp antisfiatamento bullone con morsetto messa a terra filo stagnato

filo nudo

collegamento dei fili con boccola di giunzione ed isolamento con tubetto termore stringente

per una ricerca più veloce in caso di guasto, è consigliabile sezionare il tratto controllato da ogni centralina in due o più parti, con prese di sezionamento, o dove è possibile, con prese terminali

COLONNINA STRADALE DI SEZIONAMENTO

manicotto termorestringente ø 30x9 mm cavo al silicone antilacerazione 3x1.5 tipo GS247

tubo polietilene ø 20mm

filo nudo

collegamento dei fili con boccola di giunzione e isolamento con tubetto termorestringente

clamp antisfiatamento bullone con morsetto messa a terra filo stagnato

per una ricerca più veloce in caso di guasto è consigliabile sezionare il tratto controllato da ogni centralina in due o più parti, con prese di sezionamento, o dove è possibile, con prese Figura 8 Esempio di fuori uscita dei cavi


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Costituzione del sistema

In fase di progettazione della rete o di allacciamento occorre eseguire anche il progetto del sistema di sorveglianza che seguirà lo sviluppo planimetrico della rete stessa. Il risultato dovrà essere un elaborato che comprenderà tanti circuiti elettrici facenti capo alle singole centraline. Per comodità e funzionalità, la separazione tra i vari circuiti elettrici avverrà all’interno delle colonnine stradali. Il sistema d’allarme si basa su due fili in Cu o NiCr, annegati nella schiuma poliuretanica (fig.7). I fili sono mantenuti nella corretta posizione da opportuni distanziatori, anche in corrispondenza dei giunti, per evitare che la schiumatura ne modifichi la geometria con conseguenti possibili guasti. Gli elementi principali che costituiscono il sistema sono: • centraline di monitoraggio di due tipi: centralina di monitoraggio senza localizzazione e con localizzazione. • Colonnine stradali di sezionamento: installate all’aperto con all’interno i cavi provenienti dalla tubazione interrata inseriti in apposita morsettiera, saranno disposte a distanza variabile tra l’una e l’altra all’incirca di 250 m e non richiedono alimentazione elettrica. La figura 8 rappresenta un metodo per l’uscita dei cavi dalle tubazioni. • Scatola terminale: è una scatola di derivazione con all’interno una morsettiera dove entreranno i cavi del sistema d’allarme provenienti dal water stop in corrispondenza dell’ingresso delle tubazioni all’interno del locale sottocentrale.

Principio di funzionamento

Solitamente si esegue un controllo sull’isolamento tra fili e tubo. La tubazione preisolata funziona come un cavo coassiale di cui il tubo di acciaio, il filo di rame e l’isolamento costituiscono rispettivamente la massa, il segnale e il dielettrico. Le localizzazioni dei guasti avviene tramite la misura della resistenza del circuito. La propagazione degli impulsi emessi dalla centralina viene disturbata in corrispondenza del cambio di resistenza, in questa area viene riflesso un impulso. In base al tempo trascorso tra l’impulso trasmesso e quello riflesso lo strumento calcola la distanza. Una tubazione priva di umidità ha una resistenza tendente all’infinito. Un secondo tipo di controllo è la misura di resistenza tra filo e filo per assicurarsi che il circuito elettrico sia chiuso e non perda il controllo a valle di un eventuale guasto per interruzione. Per i sistemi NiCr la localizzazione avviene attraverso il principio del ripartitore di tensione scarico. In questo caso l’umidità trasmette

un valore divisore di tensione dipendente dal punto di formazione dell’umidità, al tubo di servizio, il quale, dal punto di vista elettrico, assume la funzione di terzo filo di misurazione. Il collegamento del tubo è paragonabile al cursore di un potenziometro. La posizione del cursore rappresenta il punto in cui si è verificato il guasto.

Attività di controllo in fase di fornitura

Prima di iniziare la fase di posa della rete è necessario disporre di: • certificati dei materiali tipo 3.1 EN10204:2005 • progetto delle tubazioni e relative dilatazioni secondo UNI EN 13941:2011. • tubazioni, raccordi valvole secondo EN 253:2013, 448:2009, 488:2014,489:2009 prodotti da stabilimento in possesso di certificazione Euroheat & Power • attestato di partecipazione al corso muffolatura rilasciato dal fornitore delle muffole stesse • patentino per la saldatura PE secondo UNI EN 13067:2013 • patentino per la saldatura acciaio secondo UNI EN 287-1:2010

Attività

di controllo dei componenti in fase

di posa

È opportuna l’effettuazione del controllo visivo dello stato delle tubazioni, dei pezzi speciali e dei fili di allarme prima della loro posa. L’impresa esecutrice deve inoltre produrre i rapporti di verifica che riportano gli esiti delle prove eseguite in fase di posa della rete di seguito elencante: • controllo delle saldature e loro identificazione • controllo prove di pressatura muffole e loro identificazione • controllo fili conduttori dei componenti in fase di posa.

Documentazione finale

Le schede di cui al punto precedente andranno ad integrare la documentazione finale relativa ai lavori eseguiti: • disegni meccanici delle tubazioni con indicate le singole saldature • schema elettrico del sistema rilevazione guasti • tabella riportante le lunghezze dei fili conduttori del sistema rilevazione guasti • certificati dei materiali tipo 3.1 EN 10204:2005 • verifica meccanica definitiva (stress analysis) in caso di modifiche rispetto alle previsioni progettuali • schede esecuzione delle saldature • schede esecuzione dei giunti • collaudo sistema di sorveglianza • collaudo idraulico della rete.


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Sistemi di rilevazione perdite L’elemento principale è la centralina di sorveglianza che si distingue in due macro famiglie: centralina di monitoraggio senza localizzazione quella con localizzazione.

Principio

di funzionamento

Solitamente eseguono un primo controllo sull’isolamento tra fili e tubo e un secondo tipo di controllo per la continuità del circuito elettrico. Le soglie d’intervento sono impostabili a seconda delle esigenze. Questi valori si possono definire anche in fase di redazione dei capitolati per poi essere validati in fase di collaudo. Ogni centralina (fig.9) locale immette in continuità lungo il filo impulsi codificati, a bassa tensione (3Volt), che vengono riflessi da qualsiasi variazione di impedenza verificatasi sul circuito per effetto di un danno qualsiasi (corto circuito, rottura, diminuzione di resistenza per effetto di umidità). Il segnale riflesso ritorna alla centralina che calcola la distanza del guasto in base al tempo di riflessione (principio del riflettometro). Un vantaggio importante è la possibilità di individuare con precisione guasti multipli. II sistema a riflessione permette, nel caso di guasti multipli sulla stessa linea, di individuare con precisione quello più vicino al punto di misura. Dopo la riparazione del primo guasto, individua il secondo e, in sequenza, i successivi con analoga procedura. È dotata di più canali, ciascuno dei quali può monitorare lunghezze variabili a seconda del produttore della centralina stessa. La precisione della localizzazione è dell’ordine del metro di tubazione e sempre inferiore a 3 m: ciò permette di eseguire con precisione e sicurezza la ricerca dei punti di guasto, riducendo al minimo tempi e costi d’intervento. La centralina è costituita da un vero e proprio computer che, non solo indica

Figura 9 Caratteristiche tecniche della centralina di localizzazione

la posizione del guasto, ma fornisce anche la visualizzazione grafica del valore dell’isolamento, in ogni punto della tubazione, all’inizio dell’installazione e durante tutta la vita della rete: è così possibile per il suo gestore verificare la validità dell’isolamento in ogni istante e in ogni punto, ed il suo progressivo deterioramento all’insorgere di un guasto, avendo la possibilità di intervenire nel momento che riterrà più opportuno.

Modularità

del sistema

Si consiglia di eseguire circuiti elettrici non troppo lunghi indipendentemente dalle capacità delle centraline, per facilitare le attività gestionali e di ricerca guasti. Ogni apparecchiatura funziona in modo autonomo, cioè non è necessario effettuare alcun collegamento con altre unità tramite cavi esterni alle tubazioni, da installare nello scavo, come nel caso di altri sistemi. Questa caratteristica consente di suddividere tutta la rete di tubazioni in “isole” indipendenti, ciascuna controllata da una centralina con localizzatore. Per abbassare i costi di fornitura si possono installare centraline senza localizzatore e dotarsi di localizzatori portatili.

Centralizzazione

del segnale d’allarme

Ogni centralina con localizzatore è munita di un relè azionato dall’insorgere di un allarme: un suo contatto pulito è disponibile per inviare direttamente e indipendentemente la segnalazione di allarme in sala controllo. La trasmissione del segnale può avvenire in vari modi: • per gli impianti in cui è installata una rete di telecontrollo delle sottostazioni di scambio termico, collegando il contatto del relè con il quadro di controllo della centralina di telegestione. • Utilizzando un sistema indipendente per il sistema di sorveglianza, per trasmissione a distanza e software dedicato che consenta tutte le elaborazioni del caso. • Il sistema di trasmissione può essere con modem e linea telefonica fissa o gsm, che si attiva in caso di anomalia, oppure sistema moderno via Web per avere un controllo continuo


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Riscaldamento Urbano

Muffole in polietilene reticolato Il polietilene reticolato (XLPE-cross linked polyethylene) è tridimensionale con una struttura a rete generata dai ponti intermolecolari. La reticolazione è costituita da legami che uniscono catene di polimeri diverse, che conferisce al materiale proprietà elastomeriche permanenti (chiamate anche memoria termica). Pur mantenendo inalterate le caratteristiche del polietilene non reticolato, infatti, quello reticolato presenta notevoli miglioramenti in termini di deformazione termica, invecchiamento termico e rotture dovute alla sollecitazione ambientale. Il polietilene reticolato si presenta come un materiale parzialmente termostatico grazie all’innalzamento della temperatura di rammollimento, la quale permette una maggiore resistenza alle alte temperature (120°C - 150 °C). Durante il processo di termoretrazione il manicotto non reticolato e quello reticolato si comportano in modi differenti. Nel primo, riscaldato al di sotto della temperatura di fusione, le strutture cristalline del materiale si retraggono fino a conformarsi al substrato e restano in tensione senza memorie tra i legami. Nell’XLPE, riscaldato al di sopra della temperatura di rammollimento (120°C), i legami reticolati permettono di sviluppare forze necessarie a termoretrarre il materiale creando tensione circonferenziale e riformando la struttura cristallina originaria. La struttura reticolata, inoltre, conferisce al materiale una maggiore resistenza all’impatto, all’abrasione, alla crackizzazione e alla dissoluzione.

I risultati ottenuti dal Dynamic Mechanical Analyzer (DMA), che simula la procedura d’installazione del giunto sottoponendolo a un ciclo di riscaldamento/termorestrizione e di raffreddamento e misurando la forza tensile esercitata dal materiale come funzione della temperatura durante l’intero ciclo, evidenziano che il polietilene reticolato: • sviluppa e mantiene un’alta forza circonferenziale durante il raffreddamento • mantiene stabilità dimensionale durante tutto il ciclo di restringimento e raffreddamento • presenta una forza di restringimento che si mantiene al di sopra del punto di rammollimento del polietilene. Diversamente, il polietilene non reticolato non sviluppa alcuna forza circonferenziale e presenta una forza di restringimento pari a zero, allorché raggiunto il punto di rammollimento del polietilene genera una distorsione dimensionale (deformazione del materiale e conseguente riduzione dello spessore). In conclusione, mentre non si assiste a significative differenze di comportamento tra XLPE e NXLPE se sottoposti a termorestrizione con fiamma bassa o media, quando termoretratto velocemente o a fiamma alta, il polietilene non reticolato, si deforma notevolmente, generando punti di riduzione dello spessore e rotture.


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L’energia fra noi in modo sostenibile E’ uscito l’ebook sull’energia del Professor Walter Grassi, ordinario di Fisica Tecnica presso l’Università di Pisa. Il testo ha un solo obiettivo: spiegare e divulgare il concetto di energia a tutti, esperti e non, con un occhio di riguardo particolare nei confronti dei giovani. L’ebook è scaricabile al link: http://goo.gl/wWAWRF

Walter Grassi Avete mai provato a parlare di energia con i “non addetti ai lavori”? Alcuni vi guardano pensando di subire chissà quali tecnicismi complicati e cercano di “sganciarsi”. Altri “contrattaccano” chiedendovi della fusione, del nucleare o del fotovoltaico. Se poi vi butta male, incappate in qualche tuttologo auto referenziato e finite per essere voi ad aver voglia di sganciarvi. E di questi ultimi, col mestiere che faccio, ne ho incontrata un’enormità. L’intento con cui ho scritto questo articolo è spiegato in questa breve premessa: “Vi sono molti testi pieni di dati, tabelle e grafici, con descrizioni tecniche, geopolitiche o altro. Il presente volume non è fra questi. L’energia, come tutto quanto riguarda le risorse, è un argomento complesso in senso proprio…. E’, perciò, necessario “interiorizzare” i concetti, sostanzialmente semplici, che ne stanno alla base, in modo così da capire come siano parti integranti della nostra società e siano essenziali per convivere con l’ambiente naturale. E’ un compito non facile. Ho provato a fare un tentativo, anche utilizzando vari video di youtube, puntualmente indicati nel testo, infatti, un ebook consente di accedere ai siti direttamente durante la sua lettura.” Ho provato a far vedere come da un fatto così banale, come il fluire del calore dalla temperatura più alta a quella più bassa, scaturiscano conseguenze come l’esistenza delle irreversibilità. A causa loro non si può tornare indietro nel tempo né compiere una qualunque azione, senza che a essa corrispondano effetti permanenti sulla realtà. Tutto ciò ha influenzato sul nostro vivere quotidiano, basta osservare con più attenzione. Inoltre, ho cercato di raccontare il profondo cambiamento che la Scienza del Calore (La Termodinamica) ha portato nell’evoluzione della tecnologia e, quindi, nella società, in particolare a partire dalla Rivoluzione Industriale. In ultimo, ricordo come la stessa concezione di esseri viventi, nel significato

più ampio del termine, possa trovare una sua collocazione in un unico contesto, con l’intenzione di comunicare un messaggio di rispetto per la realtà (uomini e natura) che ci circonda non trattandola “…..convinti di esserne i padroni, con tanta indifferenza Il vero potere è quello di riconoscersi come parte integrante, umile e rispettosa, di quell’immenso organismo vivente, auto – regolantesi, che Lovelock chiama Gaia” Ho concepito questo volumetto a scopo unicamente divulgativo, pur presentando concetti fondamentali. Senza alcun intento demagogico lo dedico ai giovani, che frequento, come docente e non solo, da un’eternità. Soprattutto a quelli che hanno l’entusiasmo, la curiosità e l’attenzione per gli aspetti della vita, tentando di viverla con consapevolezza. Ma, anche e a maggior ragione, mi rivolgo ai non più giovani, come me, che hanno dovuto affrontare il quotidiano e, con sforzo e volontà, hanno saputo conservarsi entusiasti e curiosi, imparando, dalle avversità, a distinguere fra cosa sia importante e cosa un inutile orpello. A chi, come succede a me, può, per mestiere, intervenire sui processi di progettazione, realizzazione e gestione di manufatti, chiedo di avere ben presente questa necessità di rispetto e di equilibrio, che sono il primo passo per agire in modo concretamente sostenibile. Spero, con tutto ciò, di aver chiarito le mie intenzioni e le modalità con cui ho inteso perseguirle. Chiedo, a chi avrà la pazienza di leggermi, di fornirmi commenti e suggerimenti che saranno, sempre, i benvenuti (anche attraverso social network come linkedin). Walter Grassi, Ordinario di Fisica Tecnica, Università di Pisa. Oltre ad essere stato coinvolto, con l’Agenzia Spaziale Europea, ESA, in vari comitati e aver coordinato varie campagne sperimentali di scambio termico in assenza di gravità, ha svolto la propria attività in ambito energetico si è svolta a tutto campo. Essa è iniziata presso l’Università di Houston (Texas, USA) ed è proseguita con una lunga collaborazione con ENEA. Si è interessato di programmazione energetica come Presidente dell’Agenzia Energetica della Toscana e del Piano Energetico Provinciale della città di Pisa.


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Riscaldamento Urbano

Il teleriscaldamento in Italia È stato presentato recentemente a Milano un documento redatto da Legambiente in collaborazione con AIRU che propone lo stato attuale e le prospettive di sviluppo del teleriscaldamento in Italia. Pubblichiamo qui di seguito un estratto invitando tutti coloro che fossero interessati a richiedere il documento completo all’associazione AIRU o scaricarlo a questo link: http://goo.gl/L3Hkfn

Katiuscia Eroe - Legambiente L’efficienza energetica è oggi non solo una prospettiva condivisa ma è anche riconosciuta come la più efficace strada per ridurre la spesa energetica e le emissioni di gas serra. Grazie ai tanti cambiamenti avvenuti in questi anni con l’avanzare delle tecnologie, la ricerca e la diffusione in questo campo stanno permettendo di realizzare risultati fino a qualche tempo fa impensabili. Oggi sono quasi in 3 milioni, gli abitanti equivalenti, che usufruiscono di servizi di teleriscaldamento e/o raffrescamento e, Il sistema, ha permesso a famiglie e attività di risparmiare in bolletta e di ridurre inquinamento e emissioni. Sono numeri importanti che ci confermano quanto sia importante guardare in questa direzione per ridurre la domanda di energia per riscaldamento e raffrescamento, in particolare se legati a interventi sugli edifici e i quartieri, anche perché è qui la quota più rilevante della spesa energetica delle famiglie e quella in maggiore crescita nei consumi dei diversi settori. Siamo partiti da questa situazione, dalla necessità di raccontarla nelle sue diverse articolazioni nel territorio italiano e portare un contributo a una discussione che riteniamo fondamentale per capire le prospettiva di reti che vanno nella direzione di città sempre più efficienti e smart. L’obiettivo è di far comprendere il funzionamento di questi impianti e le prospettive che possono offrire per il nostro Paese e nelle


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diverse realtà. Il primo passo è stata la ricostruzione dello stato dell’arte, che ha permesso di comprendere le differenze nelle articolazioni e dimensioni delle reti e nelle fonti utilizzate. Le mappe aiutano a raccontare queste realtà e a mostrare come oggi gli impianti abbiano caratteristiche diverse, con risultati e vantaggi differenti proprio perché molto ampia è l’articolazione delle fonti: da impianti a biomassa, geotermia ad alta, media e bassa entalpia e solare termico, ma anche da recupero di calore in eccesso in impianti in cogenerazione, da processi industriali, termovalorizzatori, processi di raffinazione di combustibili e bio-combustibili. Questo Rapporto è uno strumento prezioso per far conoscere a sempre più cittadini, Sindaci e imprese i vantaggi e le opportunità del teleriscaldamento. In particolare evidenzia come proprio l’articolazione del territorio italiano e delle caratteristiche climatiche debba spingere a una attenta analisi dei costi e dei benefici, e proprio le differenze nelle fonti che possono essere utilizzate che impone una attenta analisi ambientale. E proprio questa attenta lettura dei contesti locali e delle domande è la sfida più importante per progettare nuove reti di teleriscaldamento, con una attenta analisi della domanda e delle potenzialità. Dobbiamo dunque guardare al teleriscaldamento come a una opportunità per l’Italia con potenzialità importanti in particolare nelle aree urbane e in quei territori compresi nelle fasce climatiche E ed F. La forza di queste reti sarà soprattutto nella capacità di dimostrare quanto possa essere conveniente in termini energetici e ambientali, sia rispetto alle situazioni attuali che alle altre tecnologie oggi diffuse. Perché oggi sono tante le tecnologie efficienti e abbiamo bisogno di attente analisi rispetto ai risultati ambientali e economici delle diverse soluzioni, in modo da capire anche le politiche più efficaci per spingere questa prospettiva (incentivi, credito agevolato, fondo per l’efficienza energetica, ecc.). Del resto è questa la prospettiva spinta anche dalla Direttive europea sull’efficienza energetica, dove si propone di partire sempre da analisi costibenefici sia ambientale che economica per individuare con attenzione le soluzioni possibili e quindi gli interventi capaci di recuperare sprechi nei sistemi produttivi e energetici. Ne abbiamo un gran bisogno per uscire dalla crisi e per dare risposta all’emergenza climatica.


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Riscaldamento Urbano

Statistiche energetiche e monitoraggio del mercato nel settore residenziale I risultati dell’indagine REF-E per l’anno 2013 sul mercato della climatizzazione (riscaldamento e raffrescamento) e le recenti statistiche energetiche per il settore residenziale. Donatella Bobbio, Mario Cirillo, Marco Franceschini e Tommaso Franci Osservatorio Energia REF-E

Introduzione

1992

1993

34.915

34.545

33.882

28.243

26.943

26.800

9.049

9.032

9.406

2.707

2.789

3.033

35.135

36.863

37.579

214

207

211

442

477

525

110.706

110.854

111.435

1991

1992

110.706

110.854

1993 111.435

Figura 1 Consumi finali di energia per settore, 1990-2013 - Italia (ktep).

50.000

37.500

ktep

1991

e i dati dei bilanci energetici di Eurostat REF-E ha condotto per il terzo anno per il 2013. consecutivo un’indagine sul mercato L’esame congiunto dei dati Istat, Eurostat della climatizzazione residenziale basata e dell’indagine REF-E sui mercati della su interviste alle imprese di installazione climatizzazione consente di valutare la integrate con altre informazioni come realtà delle informazioni oggi disponibili sui quelle fornite dalle associazioni di settore consumi di energia nel settore residenziale delle varie filiere tecnologiche che operano e del ruolo delle varie fonti e tecnologie in questo settore. I risultati dell’indagine, come il teleriscaldamento. resi disponibili a febbraio 2014, riguardano 1994 l’attività 1995 svolta 1996 1997 di installazione 1998 1999 I dati2000 2002 al 2013 2003 2004 dalle imprese eurostat2001 aggiornati per l’anno negli 36.527 edifici residenziali, I consumi di energia settore 40.243 34.875 36.020 2013 35.421 36.881 38.503 39.738 finali 38.841 38.707 del40.738 e consente di26.911 cogliere26.186 le più importanti residenziale costituiscono quota 30.450 24.260 26.322 27.512 28.621 27.590 28.905 27.801 una29.333 dinamiche di trasformazione che stanno rilevante e crescente degli usi finali 9.179 9.817 10.198 10.260 10.794 11.363 11.542 11.994 11.956 13.218 13.469 avvenendo nelle case degli italiani negli di energia. Si tratta in realtà di una 3.027 3.022 3.048 2.960 2.961 2.896 2.905 2.972 2.952 2.999 usi dell’energia per il riscaldamento, il componente dei consumi di energia 2.961 37.619 38.574 39.350 39.949 41.195 42.519 43.661su cui 44.312 raffrescamento e la produzione di acqua42.333 ancora poco 42.940 conosciuta si sta 45.187 calda sanitaria (ACS). concentrando l’attenzione, delle istituzioni, 225 230 220 230 220 234 259 313 292 285 314 Tra la fine per gli obiettivi delle 576 593 del 2014 519 e l’inizio 526del 2015 558sono 550 166 78 politiche 80 energetiche, 124 141 stati pubblicati i dati del Censimento 2011, e delle imprese, che seguono l’evoluzione 109.760 114.578 115.667 116.637 120.121 124.499 124.720 126.043 125.449 131.010 132.763 inerenti i profili energetici delle abitazioni, delle tecnologie e dei servizi. 1994 1996 1997 1999 2000 2001 2002 2003 quelli1995dell’Indagine ISTAT sui1998 consumi La figura 1 mostra come negli ultimi anni2004 109.760 114.578 delle 115.667 116.637 120.1212013, 124.499 124.720 126.042 125.449 energetici famiglie per l’anno il settore residenziale sia l’unico131.010 che ha132.763

25.000

12.500

0

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

2010

2012

Fonte: elaborazione REF-E su dati Eurostat.

2012

Industria Agricoltura

Residenziale Trasporti

Servizi

2013

2005 39.858 31.313 15.053 3.009 44.836 313 162 134.544 2005 134.544


7.171

7.228

6.255

5.528

4.087

4.844

4.783

4.497

4.630

4.650

4.115

4.558

3.991

3.310

3.589

3.539

11.499

13.320

12.827

13.437

12.421

13.689

14.334

13.855

14.925

15.596

14.975

15.746

15.301

17.273

17.937

18.746

0

0

0

0

0

0

0

0

0

0

0

0

0

0

156

159

613

703

834

778

936

932

911

1.012

1.042

1.111

1.280

1.330

1.220

1.235

1.269

1.297

5

6

6

7

7

7

7

7

10

10

9

9

11

13

14

21

4.534

4.702

4.793

4.851

4.903

4.922

4.987

5.029

5.097

5.221

5.255

5.293

5.413

5.590

5.726

5.758

939

918

1.019

1.052

1.121

1.291

1.342

1.233

1.250

19 1.286

1.320

9.314

9.409

8.368

7.616

5.885

6.658

6.563

6.160

6.372

6.619

6.007

6.451

5.837

5.205

5.338

5.324

619

549

466

334

268

239

213

218

307

421

364

388

372

358

249

234

26.060

28.243

26.943

26.800

24.260

26.322

26.911

26.186

27.512

28.621

27.590

28.905

27.801

29.333

30.450

31.313

2

26.060

28.243

26.943

26.800

24.260

26.322

26.911

26.186

27.512

28.621

27.590

28.905

27.801

29.334

30.450

31.313

2

25.441

27.695

26.477

26.465

23.992

26.083

26.699

25.968

27.205

28.200

27.224

28.515

27.426

28.974

30.199

31.077

2

Combustibili solidi Elettricità

GPL

Gasolio

Gas naturale

Calore derivato (TLR)

Biomasse

Solare termico

20.000

Figura 2 Consumi di energia del settore residenziale per fonte, 1990-2013 - Italia (ktep)

15.000 ktep

618

709 Riscaldamento 840 785 Urbano 943

1

10.000 5.000 0

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

2010

2012

Fonte: elaborazione REF-E su dati Eurostat.

registrato un incremento nei consumi di energia (+24% dal 2000 al 2013). Dal 2010 i consumi del residenziale superano quelli dell’industria. Nel 2013 i consumi del residenziale sono pari al 29% del totale dei consumi finali di energia. Nell’esame dei dati sui consumi di energia del settore residenziale è necessario tenere conto che le variazioni annuali sono in larga parte determinate dalla variabilità dell’andamento climatico mentre sono più significative quelle di lungo periodo. In questa prospettiva la figura 2 mostra che il consumo di gas naturale è cresciuto costantemente fino al 2005 e successivamente si è stabilizzato. Il gasolio ha avuto un forte trend di riduzione costante, mentre il GPL ha sostanzialmente mantenuto costante il livello di utilizzo. L’elettricità ha avuto un trend costante crescente fino agli ultimi anni in cui si è stabilizzato, e per la prima volta nel 2013 segna una riduzione. Le biomasse, nei dati Eurostat, mostrano una crescita sono negli ultimi 5 anni dovuta alle nuove statistiche e quindi i dati precedenti sottostimano il consumo effettivo. Negli ultimi anni le statistiche Eurostat mostrano un livello di consumi di calore da reti di teleriscaldamento significativo, pari a circa 900 ktep nel 2013. GPL del residenziale 1.192 Il mix energetico nel 1.506 2013 vede il gasGasolio naturale coprire il 53% Gas naturale 18.073 dei consumi seguito dalle biomasse con Calore derivato (TLR)931 il 19% e l’elettricità con il 17%. GPL e Biomasse 6.633 gasolio coprono Solare ciascuno una quota del termico 124 4% mentre il calore dalle reti di Elettricitàfornito 5.760 teleriscaldamento copre il 3% dei consumi del residenziale. Dopo avere esaminato i dati Eurostat aggiornati al 2013 è opportuno inquadrarli nello sforzo promosso dall’UE per migliorare le statistiche sui consumi energetici del settore residenziale. Una delle principali novità in questa

direzione è stato il Regolamento UE n. 431/20141 che ha modificato il Regolamento n. 1099/2008 introducendo un maggiore dettaglio nelle statistiche sui consumi energetici delle famiglie. Vengono introdotte e definite sei tipologie di consumi di energia del settore: • riscaldamento degli ambienti; • climatizzazione degli ambienti (raffrescamento dell’abitazione); • riscaldamento dell’acqua (acqua calda sanitaria); • cottura cibi; • apparecchi elettrici e di illuminazione (solo consumi di elettricità); • Altri usi finali che raccoglie i consumi diversi da quelli delle prime cinque tipologie. Eurostat in precedenza (fino ai dati per il 2013) prevedeva la raccolta di un solo dato per consumo complessivo del settore residenziale. Invece a partire dal 2014 gli stati membri dovranno fornire, per ogni macrocategoria di prodotti energetici, dati sui consumi annuali del settore residenziale articolati per le sei tipologie di Figura 3 Consumi finali del settore residenziale per fonte, 2013 – Italia (%).

2013 Elettricità 17%

GPL Gasolio 3% 4%

Solare termico 0%

Biomasse 19%

Gas naturale 53% Calore derivato (TLR) 3%

Fonte: elaborazione REF-E su dati Eurostat.

(1) REGOLAMENTO (UE) N. 431/2014 DELLA COMMISSIONE del 24 aprile 2014 che modifica il regolamento (CE) n. 1099/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche dell’energia per quanto riguarda la compilazione di statistiche annuali sui consumi energetici delle famiglie, GU L 131/1 del 1.5.2014.


20

Riscaldamento Urbano

consumo previste dal regolamento. La crescente importanza rivestita dal settore è testimoniata anche da fatto che nel 2013 Eurostat ha pubblicato uno specifico manuale per le statistiche dei consumi di energia del settore residenziale2 che è alla base delle novità introdotte dal Regolamento UE n. 431/2014 e che sottolinea il ruolo cruciale che statistiche più accurate sui consumi energetici del settore famiglie potranno svolgere nella verifica dell’efficacia delle politiche di efficienza energetica rivolte al settore residenziale. Il manuale offre un’ampia rassegna della situazione della produzione delle statistiche per i consumi di energia del settore residenziale nei paesi UE, e delle problematiche connesse da vari punti di vista, a partire da quello metodologico fino a quello della necessità di dati utili per valutare l’efficacia delle politiche energetico ambientali; come la riduzione delle emissioni climalteranti, la penetrazione delle rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza negli usi energetici delle famiglie. Sotto il profilo metodologico il manuale analizza in termini generali punti di forza e di debolezza delle cinque categorie di strumenti utilizzabili per la produzione di statistiche sui consumi di energia delle famiglie: • indagini presso le imprese che forniscono servizi energetici alle famiglie • indagini campionarie tramite questionari e interviste alle famiglie • fonti amministrative (dati da censimenti, registri erogazione incentivi, sistemi informativi pubblici pertinenti, dati su vendite apparecchi, ecc.) • uso di modelli

Figura 4 Popolazione, famiglie e abitazioni occupate da 2001 2011 residenti, 2001-2011 56.995.744 (numero). 59.433.744 21.810.676 24.611.766 21.635.345 24.135.177

2001

• monitoraggio in situ tramite strumenti di “metering” presso le abitazioni. Nel manuale viene inoltre affrontato il tema dell’integrazione dei risultati dei diversi strumenti richiamati.

I dati istat

Alla fine del 2014 sono stati diffusi da Istat i dati del Censimento 2011, inerenti i profili energetici delle abitazioni, e quelli dell’Indagine sui consumi energetici delle famiglie per l’anno 2013. I nuovi dati Istat consentono di apprezzare le principali trasformazioni strutturali del mercato della climatizzazione dell’ultimo decennio, a partire dall’evoluzione della struttura sociodemografica e del patrimonio edilizio abitativo. I dati mostrano come in questo decennio si è completata la diffusione della modalità dominante di riscaldamento delle famiglie tramite impianti autonomi a gas naturale, tuttavia i dati Istat più recenti mostrano la crescente penetrazione di tecnologie rinnovabili, come quelle a biomasse e solare termico, ed efficienti come le pompe di calore.

I dati dei

censimenti

2001 e 2011

I risultati del 15° censimento, inerenti il profilo energetico delle abitazioni sono stati diffusi nel mese di novembre 2014 tramite lo specifico data warehouse3 dell’Istat. L’unità di riferimento sono le abitazioni occupate da residenti per le quali tramite gli specifici quesiti dei questionari del censimento 2011 sono state raccolte informazioni sulla dotazione di impianti di riscaldamento e acqua calda sanitaria (ACS), sia con riferimento alle tipologie di impianti che alle fonti energetiche utilizzate. Si consideri che le analoghe informazioni

2011

60.000.000

45.000.000

30.000.000

15.000.000

0

Popolazione

Famiglie

Fonte: elaborazione REF-E su dati Eurostat. (2) “Manual for statistics on energy consumption in households” Eurostat, 2013. (3) http://dati-censimentopopolazione.istat.it/

Abitazioni occupate da residenti


Riscaldamento Urbano

21

del censimento 2001 hanno costituito fino ad oggi il principale riferimento di partenza per la ricostruzione degli stock di apparecchi per la climatizzazione negli edifici residenziali in Italia. I mutamenti nella struttura sociodemografica determinano la dimensione del mercato della climatizzazione residenziale e la sua evoluzione. Tra il 2001 e il 2011 La popolazione italiana è passata 56,9 a 59,4 milioni di abitanti con un incremento del 4,3% e un saldo positivo di circa 2,4 milioni di abitanti in un decennio. Nello stesso periodo le famiglie sono passate da 21,8 a 24,6 milioni con una crescita del 12,8%. L’andamento delle abitazioni occupate da residenti segue sostanzialmente quello delle famiglie. Infatti le abitazioni occupate da residenti, che possono essere considerate l’unità di riferimento del mercato della climatizzazione residenziale, nel decennio intercensuario sono passate da 21,6 a 24,1 milioni, con una crescita dell’11,5% e un saldo di 2,5 milioni di unità. L’evoluzione della struttura sociodemografica del Paese costituita dall’aumento delle famiglie ha quindi determinato, nell’arco di un decennio, una importante crescita della dimensione del mercato della climatizzazione in termini di unità consumo dinamica che è alla base della crescita strutturale sia degli stock di apparecchi che dei consumi di energia in questo settore (vedi Fig. 4).

Tipologie

di impianti e fonti di energia rilevate nei censimenti

Le abitazioni dotate di impianto autonomo sono quelle che hanno avuto la maggior crescita nel decennio passando da 12,6 a 15,7 milioni, circa, con un aumento del

24,3% e un saldo positivo di 3,1 milioni di unità. I dati mostrano poi una crescita dell’11% delle abitazioni con impianto centralizzato che sono passate da 4,4 milioni nel 2001 a 4,9 nel 2011. Secondo i dati del censimento avrebbero avuto una leggera crescita (+ 5,6%) anche gli apparecchi fissi che riscaldano tutta o la maggior parte dell’abitazione, che nel 2011 ammonterebbero a circa 2,1 milioni. Le abitazioni con la presenza di apparecchi fissi che ne riscaldano solo alcune parti non avrebbero avuto variazioni significative mantenendosi attorno ad un valore di circa 3,2 milioni di unità. Va evidenziato che i quesiti dei questionari Istat dei censimenti sulla tipologia di impianto sono a risposta plurima e i dati riflettono i casi in cui è stata dichiarata la presenza di più impianti e/o apparecchi fissi per il riscaldamento in una stessa abitazione. Tale tipo di casistica è rappresentata, ad esempio, dai casi di abitazioni dotate impianto autonomo integrato da apparecchi come stufe a biomassa o pompe di calore aria/aria reversibili utilizzate per il riscaldamento. Anche nel caso della rilevazione del tipo di fonte energetica i quesiti dei questionari Istat dei censimenti sul combustibile o l’energia che alimenta l’impianto di riscaldamento dell’abitazione sono a risposta plurima. Per la voce “Combustibile liquido o gassoso” che raccoglie metano, gasolio e GPL, il complesso delle abitazioni è passato da 17,7 a 20 milioni circa con una crescita 12,8%. Solo per il 2011 è disponibile un dato disaggregato in base al quale le abitazioni con impianti alimentati a gas sarebbero 17,5 milioni, mentre circa 1,2

Figura 5. Abitazioni occupate da residenti per tipologia d’impianti di riscaldamento 2001-2011 (numero) 2001

2011

16.000.000 12.000.000 8.000.000 4.000.000 0 Impianto fisso centralizzato a uso di più abitazioni

Fonte: elaborazione REF-E su dati Eurostat.

Figura 5 Abitazioni occupate da residenti per tipologia di impianti di riscaldamento 2001-2011.


22

Riscaldamento Urbano

milioni circa sia per GPL che per il gasolio. Le abitazioni con impianti alimentati da combustibile solido, che sono quasi esclusivamente apparecchi alimentati da biomasse, avrebbero avuto nel decennio un aumento del 5%. Le abitazioni dotate di impianti fissi di riscaldamento alimentati da energia elettrica (quasi esclusivamente costituiti dalle varie tipologie di pompe di calore), dal 2001 al 2011 sono passate da 1,1 a 1,3 milioni con una crescita del 18,6%. Sempre più limitata la presenza di abitazioni con impianti alimentati a olio combustibile passati da circa 75.000 a circa 35.000 unità. In crescita significativa (+73%) le abitazioni con impianti di riscaldamento registrati sotto la voce “altro tipo di combustibile o energia” che nel 2001 erano circa 310.000 e che nel 2011 sono passate a 540.000. In questa voce cadono molto probabilmente in misura significativa le abitazioni che utilizzano apparecchi di riscaldamento mobili, voce non prevista dai quesiti del censimento Tra le voci previste dal questionario Istat dei censimenti per il combustibile e l’energia che alimenta l’impianto di riscaldamento non figura quella del calore distribuito dalle reti di teleriscaldamento.

L’indagine

istat sui consumi delle famiglie nel 2013

energetici

L’Istat nel 2013 ha condotto un indagine campionaria che ha coinvolto 20.000 nuclei familiari con la finalità di acquisire Tabella 1 Famiglie (a) per tipologia di impianto unico o prevalente di riscaldamento dell’abitazione per fonte di alimentazione dell’impianto (Composizione %)

informazioni sui consumi di energia delle famiglie4. I principali temi indagati, coprono le cinque tipologie di consumi stabilite dal regolamento UE 431/2014, e sono: le caratteristiche delle abitazioni; gli impianti di riscaldamento della casa e dell’acqua e di condizionamento (numero, tipologia, tipo di combustibile, usi da parte delle famiglie, ecc.); il consumo di legna da ardere, pellet e altri tipi di biomasse; i sistemi di illuminazione e gli elettrodomestici (numero, tipo, caratteristiche e utilizzo); le spese sostenute per l’energia elettrica e per i combustibili per il riscaldamento. Tra i risultati dell’indagine5, resi noti a dicembre 2014, si esaminano in particolare quelli inerenti gli impianti di riscaldamento. L’unità di rilevazione sono le famiglie, e i risultati dell’indagine campionaria sono in termini di valori percentuali delle riposte ottenute. Con riguardo alla dotazione di impianti per la climatizzazione delle famiglie l’impostazione dell’indagine si differenzia da quella dei questionari del censimento, ed ha previsto la raccolta di informazioni su alcune macrocategorie costituite dalle voci: “Impianto unico o prevalente di riscaldamento”; “Impianto ausiliario di riscaldamento”; e “Impianto unico o prevalente per il condizionamento dell’aria”. Inoltre sono state raccolte informazioni sulla presenza, e sulle tipologie di apparecchi a biomasse utilizzati dalle famiglie, distinti tra quelli alimentati a

Riscaldamento abitazione Impianto Impianto Apparecchi Apparecchi centralizzato autonomo singoli fissi singoli portatili

Totale

Metano

83,8

86,5

6,1

-

70,9

Energia elettrica

1,4

0,4

17,7

54,2

5,1

Biomasse

0,7

4,8

73,9

-

14,5

GPL

2,5

5,3

2,3

45.8 (b)

5,8

Gasolio

11,6

3,0

-

-

3,7

TOTALE

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

È indicata la linea ( - ) quando il fenomeno non esiste oppure esiste e viene rilevato, ma i casi non si sono verificati (a) Sono escluse le famiglie che non hanno saputo indicare la fonte di alimentazione dell’impianto, pari a 0.4% per il riscaldamento dell’abitazione e 0.2% per il riscaldamento dell’acqua. (b) Comprende il cherosene Fonte: Indagine consumi energetici delle famiglie, Istat (4) http://www.istat.it/it/archivio/58343 (5) http://www.istat.it/it/archivio/142173


Riscaldamento Urbano

23

legna da quelli a pellet. L’indagine per la sua natura mirata specificamente agli aspetti energetici ha fatto emergere aspetti molto rilevanti degli usi energetici delle famiglie che non sono colti dai risultati dei censimenti. In base ai risultati dell’indagine risulta la distribuzione per tipologia di impianto e fonte di alimentazione dell’“Impianto unico o prevalente di riscaldamento” utilizzato dalle famiglie (vedi tabella1). L’articolazione delle tipologie di impianto considerate nell’indagine si differenzia rispetto a quella del censimento per diversi aspetti. Per quanto riguarda gli apparecchi in questo caso vengono distinti tra “fissi” e “portatili” allargando lo spettro delle tipologie considerate, che nel censimento si limita agli impianti fissi. Le voci per le fonti di alimentazione hanno un’articolazione leggermente diversa da quella del censimento in particolare per l’assenza della voce “altro”. I quesiti in questo caso sono a risposta chiusa. I dati dell’indagine mostrano che per circa il 16% delle famiglie l’impianto di riscaldamento unico o prevalente è quello centralizzato, mentre per circa il 67% è quello autonomo, e per circa il 19% delle famiglie l’impianto di riscaldamento unico o prevalente sarebbero apparecchi singoli fissi o portatili6. Con riguardo alle fonti di alimentazione dell’impianto unico o principale il metano copre il 70% delle famiglie ed in

particolare l’84% nel caso del centralizzate e dell’86,5% per l’autonomo. La seconda fonte per importanza sono le biomasse che coprono il 14,5% degli impianti unici o prevalenti delle famiglie che sono costituiti prevalentemente da apparecchi fissi singoli come stufe o termocamini che pesano per il 74% di questa tipologia impianto. Tra gli apparecchi singoli fissi circa il 18% sono alimentati da energia elettrica e dovrebbero essere quindi costituiti prevalentemente da pompe di calore. Gli apparecchi singoli portatili che costituiscono l’impianto principale di riscaldamento per circa il 54% sono elettrici e il 46% apparecchi alimentati prevalentemente da GPL. Infine da notare la quota ancora rilevante (11,6%) del gasolio per gli impianti centralizzati. Anche in questo caso la rilevazione del tipo di fonte energetica non comprende gli impianti alimentati dal calore distribuito dalle reti di teleriscaldamento. Il tema degli usi della biomassa è stato uno dei principali focus dell’indagine Istat che per questo ambito fornisce per la prima volta in modo solido un quadro di una componente primaria dei consumi di energia del settore residenziale fino ad oggi scarsamente indagata, e colmando una rilevante lacuna statistica sotto molti profili. In questo caso però i dati non distinguono tra uso per impianto di riscaldamento unico/prevalente o ausiliario e quindi sono riferibili indistintamente al complesso della

Legna

Tabella 2 Famiglie utilizzatrici (a) di legna e pellet (per 100 famiglie) e quantità medie e totali (t) utilizzate (2013)

Pellets

Famiglie utilizzatrici (per 100 famiglie)

Consumi (in tonnellate)

Consumi medi (in tonnellate) per famiglia

Famiglie utilizzatrici (per 100 famiglie)

Consumi (in tonnellate)

Consumi medi (in tonnellate) per famiglia

Nord - Ovest

15,2

3.654.661

3,2

4,4

448.959

1,4

Nord – Est

25,2

3.646.448

2,9

4,7

384.638

1,6

Centro

24,4

3.993.191

3,1

3,8

233.920

1,1

Mezzogiorno

22,5

6.430.050

3,5

3,5

400.829

1,4

Italia

21,4

17.724.350

3,2

4,1

1.468.345

1,4

(a) I dati si riferiscono al numero di famiglie utilizzatrici e ai consumi degli ultimi dodici mesi Fonte: Indagine consumi energetici delle famiglie, Istat

(6) Per questo dato va evidenziato che i risultati del censimento per gli apparecchi non includono quelli mobili o portatili, e che nei risultati del censimento le abitazioni dotate solo di apparecchi mobili per il riscaldamento non sono esplicitamente previste nelle tipologie di impianti considerate dal questionario.


24

Riscaldamento Urbano

dotazione di apparecchi a biomassa. Secondo i dati dell’indagine il 21% delle famiglie utilizza la legna per il riscaldamento mentre solo per il 4% viene utilizzato il pellet. Si tratta di dati molto rilevanti che implicano la presenza complessiva di almeno 5,5 milioni di apparecchi e impianti alimentati a biomassa per riscaldamento nelle abitazioni occupate da residenti in Italia. Molto rilevanti anche i dati sui consumi annuali di biomasse stimati dall’indagine circa 20 milioni di tonnellate tra legna (17,8 milioni di t.) e pellet, (1,4 milioni di t.) tenuto conto anche dell’anno di riferimento (il 2013) non particolarmente freddo. Questi dati implicano un aumento di circa 3 Mtep aggiuntivi di consumi energetici da biomasse nel settore residenziale rispetto alle circa 3,5 Mtep registrate dalle statistiche ufficiali degli anni precedenti. La rilevazione Istat è alla base delle nuove stime dei consumi di biomassa negli anni più recenti fornite a Eurostat e che fanno registrare un significativo scarto rispetto agli anni precedenti (vedi Fig. 2). Molto probabilmente i consumi di biomassa per gli anni precedenti sono fortemente sottostimati e dovranno essere rideterminati nei prossimi aggiornamenti delle statistiche energetiche Eurostat.

La

terza indagine ref-e sul mercato della climatizzazione residenziale

L’indagine REF-E per il 2013 ha fatto registrare, in continuità con il biennio precedente, un andamento nel complesso negativo delle vendite di apparecchi per il riscaldamento e la climatizzazione estiva (d’ora in poi “climatizzazione”), con la sola eccezione delle tecnologie a biomassa. Il bilancio netto della penetrazione delle tecnologie sul mercato è tuttavia differenziato: il principale contributo dell’indagine annuale di REF-E sull’installazione di apparecchi per la climatizzazione, giunta alla terza edizione, è proprio la stima simultanea della dinamica di installazione e sostituzione tra apparecchi, che permette di valutare la velocità di diffusione delle tecnologie efficienti e rinnovabili, e la capacità di tenuta di quelle convenzionali. Lo studio, poi, offre una serie di focus: questi riguardano lo svolgimento del servizio di acqua calda sanitaria, accanto al riscaldamento; la combinazione degli apparecchi di climatizzazione con sistemi di generazione elettrica (fotovoltaico); l’adozione di sistemi di regolazione della temperatura e di monitoraggio dei consumi, siano essi convenzionali o “intelligenti”. Infine, lo studio mette in evidenza quanto la percezione dei vantaggi e degli svantaggi delle tecnologie disponibili pesi sulle decisioni di installazione di nuovi apparecchi, e le

aspettative delle imprese di installazione rispetto all’andamento di mercato delle diverse tecnologie nel triennio 2014-2016.

Il mercato nazionale della climatizzazione

Il trend di lieve ribasso (-1.2%) delle vendite di apparecchi per la climatizzazione nel 2013 appare piuttosto generalizzato (Fig.6). Fatta eccezione per gli apparecchi a biomassa, il livello delle vendite di tutti gli apparecchi resta al di sotto dei livelli precrisi. Con riferimento al solo settore residenziale, si stima che il mercato valga circa 1.75 milioni di apparecchi . Le tecnologie alimentate da gas naturale continuano a rappresentare l’aggregato principale del segmento autonomo. Continuano ad essere molto significativi i volumi di pompe di calore (PDC), in particolare di quelle aria-aria, così come quelli delle tecnologie alimentate da biomassa, soprattutto pellet. Occorre sottolineare, tuttavia, come il valore che si riferisce alle PDC aria-aria includa anche gli apparecchi che si stima siano effettivamente utilizzati per la sola climatizzazione estiva, ed entrambi i valori (PDC e apparecchi a biomassa) includano gli apparecchi che forniscono il riscaldamento in via ausiliaria, ossia integrano un apparecchio di riscaldamento principale. Le tecnologie a gas dominano anche il segmento centralizzato, ma è considerevole il peso degli apparecchi a gasolio, delle PDC aria-acqua e acqua-acqua, e delle sottocentrali di teleriscaldamento. I dati che si riferiscono agli apparecchi alimentati da GPL devono essere interpretati alla luce del fatto che tale combustibile è impiegato in misura quasi esclusiva in assenza della rete del gas naturale: il GPL continua a rappresentare una fonte a cui si fa ampio ricorso nelle aree in cui non è presente il gas sebbene, come illustrato meglio in seguito, le fonti concorrenti siano sempre più forti.

L’installazione

e

la

sostituzione

tra

tecnologie

La terza edizione dell’indagine di REF-E ha coinvolto 871 imprese di installazione a livello nazionale. Gli impianti oggetto di rilevazione sono stati, nel complesso, poco più di 25000, ossia circa l’1.4% del mercato complessivo.

Il segmento autonomo

Il mercato dell’installazione negli edifici di nuova costruzione pesa per circa il 9%, una quota in significativa discesa a causa della crisi del settore immobiliare. Complessivamente, perciò, l’installazione in edifici esistenti vale più del 90% del mercato. La figura 7 mostra differenze piuttosto significative nel mix tecnologico che


Riscaldamento Urbano

2,9% 26,9% 18,7% -15,6% 16,6% 2,6% -4,7% -14,9% 8,1% -3,4% -8,2% -3,4%

caratterizza i due comparti dell’autonomo (i dati sono riferiti ai flussi di apparecchi installati). Negli edifici nuovi è maggiore il peso delle tecnologie che impiegano fonti energetiche rinnovabili: sistemi combinati gas-solare, pannelli solari, stufe a biomassa, PDC aria-acqua e acqua-acqua. Di converso, nei secondi è più elevata la quota di installazioni di apparecchi che impiegano fonti fossili e tecnologie convenzionali. Nelle dinamiche di sostituzione è chiaro il trend di sostituzione di tecnologie convenzionali con tecnologie efficienti: gas e GPL a condensazione sostituiscono prevalentemente apparecchi convenzionali alimentati dalla stessa fonte. Le PDC penetrano a discapito delle caldaie non efficienti, oppure sono installate a integrazione di queste per fornire riscaldamento in modo più efficiente in specifici momenti dell’anno. E’ altresì evidente la penetrazione degli altri apparecchi alimentati da fonti rinnovabili, biomassa in primis: se le stufe sostituiscono o integrano in misura prevalente gli apparecchi a gas (non è tuttavia trascurabile la quota del GPL sostituito), le caldaie penetrano per larga parte a discapito dei sistemi a GPL e gasolio.

2013

0

2012

0

2011

4.000

2010

400.000

2009

8.000

2008

800.000

2007

12.000

2006

1.200.000

2005

16.000

2004

1.600.000

2003

20.000

2002

TLR Totale

Caldaie a combustib Figura 6 Vendite annue di Pompe di calore (sx) apparecchi fissi perSottocentrali la TLR (dx 1.800.000 climatizzazione Italia (numero)

Pannelli solari installati annualmente (m. q.) (sx) Apparecchi a biomassa (sx)

2.000.000

2001

2.190.603 2.254.927 2.861.372 3.395.882 2.866.221 3.343.027 3.429.836 3.268.751 2.782.212 3.008.567 2.906.349 2.668.308 2.577.260

Caldaie a combustibile gassoso o liquido (sx) Pompe di calore (sx) Sottocentrali TLR (dx)

2000

TLR Totale ) (dx)

25

Per le tecnologie efficienti e rinnovabili, la bassa quota di installazioni in cui si realizza la sostituzione di un apparecchio con uno dello stesso tipo (e fonte) ne segnala il basso grado di maturità in termini di diffusione nel mercato; l’unica parziale eccezione è costituita dalle caldaie a biomassa (legna). Uno dei risultati più significativi del monitoraggio dell’installazione di apparecchi per la climatizzazione è l’incremento, nei tre anni di indagine, della quota di stufe e termocamini impiegati come sistema principale di riscaldamento: il dato rilevato è cresciuto da circa 20% (2011) a circa 30% (2013). La raccolta simultanea di dati di installazione e sostituzione, che costituisce l’elemento più originale dell’indagine di REF-E, permette di determinare il saldo di penetrazione di ciascuna tecnologia.

1.350.000

900.000

450.000

0

2000

Il segmento centralizzato

Anche nel segmento centralizzato appaiono evidenti le differenze nel mix tecnologico delle installazioni in edifici nuovi ed esistenti, a causa del maggior peso, nei primi, delle tecnologie o configurazioni che impiegano fonti energetiche rinnovabili (Figura 8.). Rispetto all’autonomo, è maggiore il Figura 7 Apparecchi installati in edifici nuovi e in edifici esistenti nel segmento autonomo nel 2013 (%)

Fonte: elaborazioni REF-E

2001

2002


26

Riscaldamento Urbano

Figura 8 Apparecchi installati in edifici di nuova costruzione e in edifici esistenti nel segmento centralizzato nel 2013 (%)

Fonte: elaborazioni REF-E

peso di caldaie a condensazione e PDC aria-acqua e acqua-acqua. E’ molto significativa, soprattutto nel segmento degli edifici nuovi, la quota del teleriscaldamento, mentre il gasolio mantiene una quota importante negli edifici esistenti. Le dinamiche di sostituzione rilevate appaiono chiaramente in favore delle tecnologie efficienti: anche in questo segmento è molto significativa la sostituzione di tecnologie convenzionali con apparecchi a condensazione e PDC. La performance degli apparecchi a biomassa in questo segmento è meno significativa rispetto all’autonomo, sebbene i dati raccolti diano un’idea chiara delle dinamiche di sostituzione, che colpiscono in misura importante sia il gas naturale, sia il gasolio e il GPL. Infine, l’analisi dei saldi di penetrazione conferma come il gas naturale mantenga nel complesso una posizione dominante nel segmento, senza perdita di quote di mercato, e che le PDC rappresentino la tecnologia che emerge in prospettiva come concorrente del gas Il saldo di penetrazione è positivo anche per le biomasse, ma queste non in tutti i casi concorrono con la fonte principale, essendo significativo il peso delle installazioni in assenza di rete gas.

Le stime aggiornate sugli stock di apparecchi

La nuova stima degli stock di apparecchi nelle abitazioni di residenza si basa sui dati del censimento 2011 di Istat sulla popolazione, arricchiti dalle rilevazioni effettuate attraverso l’indagine sui consumi energetici delle famiglie, di recentissima pubblicazione. La determinazione dei saldi di penetrazione delle tecnologie nel 2012 e nel 2013, effettuata grazie a questa edizione dell’indagine di REF-E e alla precedente, ha permesso di pervenire alla stima del numero di apparecchi nel 2013 (Tabella 3). Sia nell’autonomo, sia nel centralizzato, lo stock di apparecchi a gas è praticamente

invariato in termini assoluti, per effetto della forte crescita delle caldaie a condensazione, che bilancia la riduzione del parco degli apparecchi convenzionali. Considerando, tuttavia, la crescita del parco complessivo, il peso della fonte principale ha subito un lieve ridimensionamento. Il bilancio è invece negativo anche in termini assoluti per GPL e soprattutto gasolio, per cui le perdite sono contenute nel solo segmento centralizzato. Gli apparecchi a biomassa e le PDC segnano un deciso incremento, ma va nuovamente sottolineato come una consistente quota della differenza stimata sia riconducibile ai casi di impianti ausiliari, soprattutto per le PDC. In termini relativi è evidente una perdita di peso delle fonti fossili, a vantaggio delle rinnovabili. Nel centralizzato gli stock di impianti rinnovabili restano contenuti in termini assoluti, rispetto alla consistenza di quelli di apparecchi alimentati da fonti fossili. Le utenze alimentate dal teleriscaldamento sono passate, si stima, da poco più di 560000 a più di 750000, soprattutto grazie agli incrementi registrati nel 2012.

Motivazione delle scelte, punti di forza, attese sugli andamenti del mercato

La fine vita utile dell’apparecchio esistente rappresenta la principale ragione dell’installazione di una nuova tecnologia per riscaldamento: nella maggior parte dei casi, l’investimento viene effettuato meramente per sostituire un apparecchio oggetto di senescenza. La motivazione economica (costi di funzionamento eccessivi) rappresenta una motivazione di importanza primaria unicamente per la tecnologia gasolio. Le ragioni di sostituzione si collegano ai punti di forza delle tecnologie disponibili (Figura 9). Per quelle efficienti e rinnovabili il contenuto costo di funzionamento si conferma come principale vantaggio, ma rispetto al 2012 sembra crescere il peso


Riscaldamento Urbano

Segmento autonomo Gas naturale

27

2011

% sul totale

2013

% sul Variazione totale

stock

13.725.896

42%

13.800.184

40%

1%

condensazione

675.523

2%

992.552

3%

47%

convenzionale

13.050.373

40%

12.807.632

38%

-2%

Gasolio

471.520

1%

412.231

1%

-13%

GPL

882.185

3%

827.148

2%

-6%

condensazione

34.538

0%

56.759

0%

64%

convenzionale

842.582

3%

770.389

2%

-9%

Biomassa*

5.680.317

17%

6.304.599

18%

11%

Elettrico (PDC)

5.514.649

17%

6.008.008

18%

9%

5.815.546

18%

6.248.529

18%

7%

431.341

1%

531.004

2%

23%

32.521.454

100%

34.131.703

100%

5%

Elettrico-Solo freddo (PDC e altro)

Solare Totale (incluso uso solo freddo)

Segmento centralizzato Gas naturale

2011

% sul totale

2013

% sul Variazione totale

stock

510.011

75%

510.878

73%

0%

condensazione

58.512

9%

71.035

10%

21%

convenzionale

451.499

67%

439.842

63%

-3%

Gasolio

70.713

10%

66.445

10%

-6%

GPL

15.019

2%

15.013

2%

0%

condensazione

1.969

0%

3.974

1%

102%

convenzionale

13.050

2%

11.039

2%

-15%

Biomassa*

8.761

1%

12.162

2%

39%

Elettrico (PDC)

8.761

1%

13.097

2%

49%

23.196

3%

24.391

3%

5%

40.169

6%

55.002

8%

37%

676.629

100%

696.988

100%

3%

Solare Teleriscaldamento (sottocentrali)

Totale

* Corrisponde alla voce Istat “Legno e Carbone� Fonte: Indagine consumi energetici delle famiglie, Istat

Tabella 3 Stock di apparecchi per la climatizzazione nelle abitazioni di residenza, 2011 e 2013 (numero)


28

Riscaldamento Urbano

Figura 8 Punti di forza delle tecnologie per la climatizzazione (%)

Costo investimento Invasività intervento Non so

Costo funzionamento Raffrescamento

Incentivazione Altro

Imp. ambientale Nessuno

100%

75%

50%

25%

degli incentivi (questo succede almeno per le caldaie a condensazione). Le prospettive sull’andamento del mercato nel breve-medio termine sono nel complesso meno rosee rispetto a quanto rilevato nelle precedenti edizioni dell’indagine. Secondo gli intervistati, i prossimi 3 anni saranno molto negativi per le installazioni di caldaie a gasolio, GPL, e gas convenzionale. Le tecnologie più promettenti appaiono le PDC aria-acqua e acqua-acqua, seguite da caldaie a condensazione, stufe e caldaie a pellet e solare termico. Buone, in termini relativi, anche le previsioni sulle prospettive di crescita dei sistemi integrati gas & solare, delle PDC aria-aria e delle stufe e caldaie a legna.

Conclusioni

In un quadro di debolezza del mercato, la terza edizione dell’indagine di REF-E sull’installazione di apparecchi per la climatizzazione nel segmento residenziale mette in evidenza, ancora una volta, chiari trend di penetrazione delle tecnologie efficienti e rinnovabili. Ciò vale soprattutto per il segmento autonomo, in cui continua la forte diffusione di apparecchi a biomassa (soprattutto a pellet) e in minor misura delle PDC, sia come apparecchi ausiliari, sia come apparecchi che soddisfano una quota maggioritaria del fabbisogno di riscaldamento. L’incremento del peso degli apparecchi principali rispetto al totale di apparecchi a biomassa installati, desumibile dal confronto dei dati raccolti per il 2013 e per i due anni precedenti, è uno dei segnali più marcati che si cattura in esito alla rilevazione, in quanto ci si può attendere che questo trend inizi a produrre impatti significativi sul mix energetico, intaccando più di quanto sia avvenuto finora la domanda di combustibili fossili.

TLR

Solare

Cald. Biom

Stufa biom.

PDC AA

PDC AW WW

GPL

Gasolio

Gas convenz.

Gas cond.

0%

Nel settore centralizzato resta significativa la distanza tra tecnologie fossili e rinnovabili, sia nei flussi, sia negli stock. La stima aggiornata degli stock, che considera i dati dell’ultimo censimento Istat sulla popolazione e della recente indagine sui consumi energetici, mette in evidenza la scarsa variazione del numero di apparecchi a gas installati nell’autonomo e nel centralizzato, mentre è evidente la crescita degli stock di PDC e biomassa, oltre che di apparecchi per la connessione a reti di teleriscaldamento. Nonostante sia evidente, nella percezione degli installatori intervistati, l’impatto degli incentivi in essere sulla competitività delle tecnologie più sostenibili e siano altresì riconosciuti, rispetto alle stesse tecnologie, i vantaggi nei costi di funzionamento, le attese circa l’andamento complessivo del mercato sono meno rosee rispetto a quanto rilevato nelle due edizioni precedenti, sebbene chiaramente differenti per tecnologia. Ciò segnala la persistenza degli impatti della crisi economica, e prospetta una difficile transizione da un mercato meramente guidato dall’esigenza di sostituzione di impianti giunti a fine vita a un mercato della riqualificazione energetica. Lo sviluppo del monitoraggio su base annuale del mercato della climatizzazione consente di evidenziare i trend di breve medio termine nel mutamento del mix tecnologico, e dei suoi effetti sulla domanda di servizi energetici. L’evoluzione dei modelli di consumo per i servizi energetici delle famiglie costituisce un aspetto chiave per comprendere i driver di trasformazione del mercato e le migliori strategie di intervento per gli obiettivi di politica energetico ambientale negli usi finali di energia nel settore residenziale.


Riscaldamento Urbano

29

La voce dei comitati di studio AIRU Comitato Smart Cities

Acquisto di calore solare da terzi

In Italia i requisiti di performance energetiche degli edifici nuovi e delle grandi ristrutturazioni diventano sempre più ambiziosi. Il motore di questo cambiamento sono le direttive europee in materia, come la 2010/31/CE sulle prestazioni energetiche degli edifici e la 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, entrambe recepite in Italia dai relativi decreti legislativi, rispettivamente D. lgs 63/2013 e D. lgs 28/2011. Le due direttive richiedono l’introduzione di una quota crescente di energia rinnovabile. Il teleriscaldamento è una maniera efficiente per soddisfare questi requisiti come affermato nel primo articolo della 2010/31/CE. Il D. lgs 28/2011 che dice come la connessione al teleriscaldamento permetta di assolvere all’obbligo di rinnovabili negli edifici. L’allegato I della 2010/31/CE, inoltre, prescrive che la metodologia di calcolo delle performance energetiche degli edifici, che definiscono la classe energetica degli stessi, deve tenere conto della presenza del teleriscaldamento. In questo calcolo il coefficiente di conversione in energia primaria tiene conto delle sorgenti di calore che alimentano la rete di teleriscaldamento, e la presenza delle rinnovabili termiche trova quindi diretto riscontro in questo parametro. Infine grazie alla definizione di teleriscaldamento efficiente da direttiva 2012/27/ UE che prevede il “50 % energia rinnovabile, il 50 % calore di scarto, il 75 % calore cogenerato o il 50 % una combinazione di tale energia e calore”, recentemente recepita in Italia, l’uso delle rinnovabili nelle reti di teleriscaldamento inizia a diventare un argomento di interesse sempre maggiore fra le utility. Per un gestore di teleriscaldamento non è però sempre possibile, né semplice decidere un investimento per un nuovo impianto di generazione da fonti rinnovabili

Alice Denarie

che sia biomassa, solare termico o altro. A fronte di questa prospettiva e considerando che una delle possibili fonti che collaborano alla definizione di teleriscaldamento efficiente è il calore di scarto, diventa interessante valutare l’ipotesi di accesso alle reti di calore proveniente da terzi. Nell’ambito del progetto europeo SDHplus, AIRU e Ambiente Italia, in collaborazione con il Dipartimento di energia del Politecnico di Milano, hanno valutato la fattibilità di fornire e acquistare calore solare da terzi. Cercando tra le utility italiane per trovare degli esempi di buone pratiche relative all’acceso da terzi di fonti rinnovabili, non essendo ancora in funzione nessun impianto solare connesso a teleriscaldamento, si è identificata l’interessante esperienza di ASTEM Gestioni – Gruppo LGH, la utility che fornisce teleriscaldamento alla città di Lodi, dove il calore immesso nella rete è in parte acquistato da una centrale di cogenerazione a biomassa.

delle rinnovabili. Questa situazione è bilanciata da contratto “take or pay” che richiede ad ASTEM di acquistare un minimo di calore • La tariffa si costruisce attraverso una strategia “win win”

Vantaggi per la società terza

• La facilitazione del processo autorizzativo per installare il suo impianto a biomassa • migliore redditività dell’impianto • immagine positiva e possibilità di replicare lo stesso approccio su altre reti.

Vantaggi per la utility

• riduzione dell’impatto ambientale delle attività di ASTEM • minori costi di produzione • riduzione della dipendenza dal mercato del gas • possibili benefici economici per gli utenti finali.

Fattibilità di applicazione del modello

Come funziona un modello esistente

Le caratteristiche del modello di business qui presentato lo rendono ben adattabile alla fonte energetica del solare termico.

di accesso da terzi di energia da biomassa

I punti in comune

La società privata (l’ente terzo) produce calore ed energia elettrica da un impianto a biomasse legnose; i costi di investimento necessari al collegamento alla rete di teleriscaldamento sono a carico della società terza. Per equilibrare la situazione, il calore viene venduto a ASTEM attraverso un accordo di tipo “take or pay”, che assicura alla società una quota minima di calore venduto, rendendo l’investimento interessante. In questo accordo d’altro canto ASTEM non obbliga l’azienda a produrre calore.

I punti di forza di questo sono

• l’ente terzo non ha l’obbligo di produzione, in modo da non dover installare alcun sistema di backup • la utility di teleriscaldamento (ASTEM) non fa nessun investimento per l’integrazione

L’aleatorietà della fonte solare non rappresenta un problema in un accordo che non prevede l‘obbligo di produzione; la ESCO potrebbe sostenere tutti i costi di investimento iniziali per l‘impianto solare termico e garantire un contratto „take or pay“ con la utility; la tariffa potrebbe essere costruita in una strategia simile di tipo „win win“ .

Caso studio per il solare termico

IIn collaborazione con la ESCO solare austriaca S.O.L.I.D. (www. solid.at/en/), partner del progetto SDHPlus, è stato svolto un ipotetico caso studio per una utility tipo di piccole-medie dimensioni, in modo da stimare il costo del calore solare in Italia in regime di accesso da terzi, ipotizzando un campo solare da 1000m2 (massima superfice


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incentivabile oggi attraverso il Conto termico). Le premesse alla base della fattibilità dell’integrazione vantaggiosa del solare nella rete sono: il solare termico per poter funzionare efficacemente ha bisogno di basse temperature il solare termico dovrebbe essere connesso alla linea di ritorno; questa configurazione è attuabile nei casi in cui un preriscaldamento

Riscaldamento Urbano

sulla linea di ritorno non causa problemi. Il costo del calore solare venduto dalla ESCO deve essere inferiore al costo di produzione tradizionale di calore.

Parametri scelti per il caso studio

• Potenza installata: 30 MWth (5 MW cogenerazione - 25 caldaie a gas MW)

Figura 1 - Fabbisogno delle rete del caso studio

Figura 2 - Quota di energia fornita dal solare termico alla rete di teleriscaldamento

Superficie campo solare

1000

m2

Produzione solare attesa

490

MWh/anno

Frazione solare totale

1

%

Frazione solare, estiva

17

%

Costo del calore solare stimato

30

€/MWh (app.)

Contratto di fornitura solare

15

anni

• Temperature: 115-65 ° C inverno - C 85-65 °C estate • Portata: 100 ÷ 200 m3/h inverno - 25÷ 65 m3/h estate • Energia erogata nella rete 35 GWh/anno • Lunghezza della rete (scavo) 15 km • Prezzo di calore cliente: 80 € / MWh

Due ipotetici costi di produzione di calore per la utility

40-45 € / MWh nel caso di produzione di caldaie a gas 20-25 € / MWh nel caso di cogenerazione (costo netto considerando vendite di energia elettrica) Quale sarebbe un investimento di solare termico sostenibile per la ESCO? Per coprire quasi il 100% di fabbisogno nei mesi estivi sarebbero necessari 5000 m2, ma dal punto di vista economico, a causa dell’incentivo attualmente in vigore (Conto termico), in quanto ESCO è più sensato valutare la realizzazione di un impianto solare da 1000 m2. Considerando una durata del contratto di oltre 15 anni, la ESCO avrebbe bisogno di un prezzo minimo di circa 30 € / MWh per trarre profitto da questo investimento. (N.B.Non si considera il prezzo di acquisto del terreno su cui l’impianto dovrebbe essere installato, circa 2500 m2) Sulla base del rendimento dell’impianto solare e della stima del costo dell’impianto solare questi sono i principali risultati del caso studio: Di conseguenza, questo tipo di progetto potrebbe avere un potenziale in tutti i casi in cui il costo di produzione del calore per una utility sia superiore a 30 € / MWh di produzione di calore (tipicamente, quindi, nel caso di caldaie a gas). Nel caso di caldaie a biomassa, l’acquisto di calore solare risulta essere meno interessante, considerando gli incentivi relativi al biocarburante.


31

La voce della geotermia

La voce della geotermia NOTIZIARIO UGI ANNO XIV - MARZO 2015 - N.38

SALUTO DEL NUOVO PRESIDENTE

C

Come già anticipato nel mio messaggio augurale inviato per e-mail nel Dicembre scorso, desidero rinnovare dalle pagine del nostro Notiziario un caloroso saluto ai soci, nella mia qualifica di nuovo Presidente dell’Unione Geotermica Italiana, a seguito dell’elezione a Consigliere nella Assemblea elettiva del 31 Ottobre 2014, ed alla successiva elezione a Presidente avvenuta durante la prima riunione del Consiglio Direttivo, il 13 Novembre scorso. Facendo mio lo slogan conclusivo del saluto all’Assemblea da parte del Presidente uscente Prof. Grassi, desidero esprimere il mio personale auspicio affinché la nostra Associazione possa evolvere “da UGI che va, ad UGI che attrae”. Sapendo peraltro, che non sarà possibile raggiungere questo scopo se non con l’impegno assiduo mio e di tutti i Consiglieri, e con la collaborazione anche di tanti soci, che possono dare un utile contributo al perseguimento dei fini istituzionali dell’UGI. Cerchiamo, quindi, di creare un “circuito virtuoso” tra noi tutti, in modo che le attività dell’Unione non siano solo il prodotto dell’iniziativa di pochi “addetti ai lavori”, ma il risultato convergente di un interesse e di un dialogo tra molti. La diversità di incarichi e compiti, alimenteranno ed arricchiranno la presenza attiva dell’UGI a livello nazionale ed internazionale. A tale scopo, infatti, la nostra struttura non si esaurisce nel Consiglio Direttivo e nel suo Presidente, ma vive di tutte le attività aggregate nei diversi Comitati, nei Gruppi di Progetto e/o di Lavoro e nei suoi Poli territoriali (fino ad ora quattro, come si vede nel frontespizio), che hanno la funzione di rendere operativa la presenza dell’UGI in tutto il Paese. Con l’augurio di buon lavoro comune, il nostro impegno è di tenere i Soci tempestivamente informati delle iniziative via via intraprese. Nella speranza di ricevere sollecitazioni e suggerimenti utili per una presenza sempre più viva della nostra Unione, invio a tutti il mio più sincero e amichevole saluto!

UNIONE GEOTERMICA ITALIANA SEDE OPERATIVA c/o Università di Pisa, Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (DESTEC)

Largo L. Lazzarino, 1 56122 – Pisa www.unionegeotermica.it info@unionegeotermica.it

ORGANISMI UGI CONSIGLIO DIRETTIVO

Passaleva Ing. Giancarlo (Presidente) Bottio Ing. Ilaria (Vice Presidente) Conti Ing. Paolo (Segretario) Parri Ing. Roberto (Tesoriere) Bonciani Ing. Roberto (Membro) Pipan Prof. Michele (Membro) Pizzonia Dr. Antonio (Membro)

COLLEGIO DEI REVISORI Bertani Dr. Ruggero Burgassi Dr. Armando Fiordelisi Dr. Adolfo

RESPONSABILI DEI POLI OPERATIVI

Piemonte Prof. Ing. Carlo (Polo Nord-Ovest) Pipan Prof. Michele (Polo Nord-Est) Giordano Prof. Guido (Polo Centro) Pizzonia Dr. Antonio (Polo Sud)

COMITATO DI REDAZIONE DEL NOTIZIARIO

Passaleva Ing. Giancarlo (Capo Redattore) Parri Ing. Roberto (V. Capo Redattore) Cataldi Dr. Raffaele (Membro) Conti Ing. Paolo (Membro)


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La voce della geotermia

IL NUOVO ASSETTO OPERATIVO DELL’UGI Paolo Conti

Come da Statuto, il nuovo Consiglio si è riunito per la prima volta entro un mese dalla data della Assemblea elettiva, il 13 Novembre 2014, con la partecipazione di tutti i Consiglieri eletti e alla presenza del Presidente e del Segretario uscenti. Il Consiglio ha eletto: Presidente Giancarlo Passaleva e Vice Presidente Ilaria Bottio. Sono stati poi nominati: Roberto Parri come tesoriere e Paolo Conti come segretario. Peraltro, dato l’imminente termine dell’anno, il nuovo Consiglio aveva chiesto al Tesoriere e al Segretario uscenti di concludere il loro mandato, e di passare le consegne ai nuovi nominati, entro il 31/12/2014. La richiesta fu accettata, dando successivamente luogo al passaggio delle consegne ai nuovi incaricati entro il termine suddetto. Quanto ai Comitati, sono stati fatti e consolidati, fino ad ora, il Comitato Formazione e Sviluppo (coordinamento del Consigliere Prof. Pipan) e il Comitato Rapporti Scientifici (coordinamento dell’ex Presidente Prof. Grassi). Inoltre, il Comitato Informazione è stato affidato provvisoriamente al Consigliere Parri. E’ stato pure confermato il Gruppo di Progetto per l’incarico ricevuto nel 2014 dal GSE, riguardante il censimento degli usi diretti del calore geotermico, sotto la guida del Segretario Conti. I 4 Poli territoriali sono stati confermati nelle rispettive sedi di Milano, Trieste, Roma, e Reggio Calabria. I relativi responsabili sono indicati nel frontespizio del Notiziario. Il Consiglio si è riservato di istituire eventuali altri Comitati e Gruppi di lavoro, non appena saranno state approvate le linee programmatiche per il triennio 2015-2017, con l’impegno di avviare iniziative per estendere la partecipazione del maggior numero possibile di soci alle attività dell’UGI.

AUDIZIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI Giancarlo Passaleva

Appena insediato, il nuovo Consiglio Direttivo ha dovuto affrontare un delicato problema di rapporti con le massime Istituzioni Pubbliche nazionali. Infatti, nei mesi di Ottobre e Novembre 2014, da parte di quattro gruppi parlamentari (PD, FI, SEL, M5S) sono state presentate altrettante “Risoluzioni” presso l’VIII e la X Commissione della Camera (Ambiente, territorio e lavori pubblici ed Attività produttive, commercio, turismo, rispettivamente) sul tema della compatibilità ambientale degli impianti geotermici per produzione di energia elettrica e/o per uso di calore geotermico a fini di riscaldamento. In tre di tali “Risoluzioni” si fa riferimento a presunti danni ambientali causati dalla geotermia, tra cui: • elevati consumi di acqua da acquiferi superficiali, per la produzione di energia geotermoelettrica • inquinamento di acquiferi e danneggiamento di sistemi termali dovuti alla perforazione di pozzi profondi • alto rischio sismico indotto da impianti geotermici • grave inquinamento atmosferico da impianti geotermici in esercizio non rinnovabilità della fonte geotermica. Conseguentemente, le Risoluzioni presentano richieste esplicite al Governo per una moratoria in merito a nuove concessioni geotermiche, previa definizione di nuove “linee guida” in materia e zonizzazione del territorio, al fine di limitare ad aree predefinite la possibilità di ricerca e perforazione. Le segreterie delle Commissioni VIII e X, per raccogliere maggiori informazioni sull’argomento, hanno deciso di interpellare in merito rappresentanti del mondo scientifico ed imprenditoriale, nonché alcune Associazioni del settore tra cui l’UGI. L’UGI ha accettato l’invito ed ha predisposto, in vista dell’audizione, un’apposita presentazione, nella quale sono forniti precisi e circostanziati chiarimenti sulla infondatezza di ciascuno dei presunti danni denunciati, evidenziando nel contempo i notevoli vantaggi economici, occupazionali ed ambientali derivanti dallo sviluppo dell’energia geotermica, sia per produrre energia elettrica che per i molteplici usi diretti del calore geotermico, compreso in primo luogo il teleriscaldamento ed il condizionamento di


La voce della geotermia

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ambienti da fonte di calore naturale (sottosuolo o falda acquifera a bassa temperatura) per mezzo di pompe di calore. L’audizione presso l’VIII Commissione della Camera è avvenuta il 19 gennaio 2015, con la partecipazione di 3 rappresentanti di UGI (lo scrivente, più Cataldi e Conti), davanti ad una nutrita rappresentanza dei proponenti delle citate Risoluzioni, che hanno ascoltato con attenzione e non hanno presentato sostanziali obiezioni a quanto esposto. Si può quindi concludere che il lavoro del nuovo Consiglio è stato inaugurato con una sperabilmente efficace azione informativa verso una Istituzione di alto livello, che è uno degli scopi statutari dell’ UGI. Il Comitato di Redazione si riserva comunque di dare una più ampia e circostanziata informativa sull’argomento con pubblicazione sul prossimo Notiziario, o su un numero speciale di esso. In vista del dichiarato intento del Governo di rilanciare l’economia del Paese, un gruppo di docenti universitari e ricercatori di varie istituzioni italiane che si occupano di energia e temi ad essa collegati (clima, economia, ambiente, ecc.) a Ottobre hanno inviato direttamente al Primo Ministro Matteo Renzi (con copia ai Ministri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, della Economia e Finanze, della Salute, e della Istruzione, Università e Ricerca) la lettera aperta di seguito riprodotta. Il gruppo suddetto, coordinato dal Prof. Vincenzo Balzani (docente del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bologna) ha assunto il nome di “Energia per l’Italia”. Esso é aperto all’adesione di organizzazioni, associazioni, enti, e singoli esperti che vogliono dare un proprio contributo in aspetti vari di studio e promozione dell’energia in Italia, secondo le linee generali e gli obiettivi enunciati nella lettera in parola. L’UGI (anche se la geotermia non è stata espressamente citata) condivide in via di principio le linee e gli obiettivi sopra detti. Quando la lettera stava per essere inviata non potè intervenire perché il suo Consiglio Direttivo stava per scadere. Di conseguenza, per dare il suo apporto alla valorizzazione della geotermia, il nuovo Consiglio sta esaminando e studiando le forme per aderire alle iniziative di “Energia per l’Italia”. Vincenzo Balzani a altri docenti ricercatori dell’Università di Bologna

LETTERA APERTA AL GOVERNO PER UNA NUOVA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE Caro Presidente, siamo un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di ricerca di Bologna. In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione sulla crisi energetica e sul modo di uscirne. Definire le linee di indirizzo per una valida Strategia Energetica Nazionale, è un problema complesso, che deve essere affrontato congiuntamente da almeno cinque prospettive diverse: scientifica, economica, sociale, ambientale, e culturale. I punti fondamentali, dai quali non si può prescindere, sono i seguenti: 1) E’ necessario ridurre il consumo di energia; obiettivo che dev’essere perseguito mediante un aumento della efficienza energetica ed, ancor più, con la creazione di una cultura della parsimonia, principio di fondamentale importanza per vivere in un mondo che ha risorse limitate; 2) La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile, e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e per contenere gli impatti dei cambiamenti climatici. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90 %, significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese da altre nazioni; 3) E’ necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non pericolose per l’uomo e per l’ambiente, e capaci di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace; 4) Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale di energia, come molti

La Strategia Energetica Nazionale


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vorrebbero far credere: oggi producono il 22% su scala mondiale ed il 40% in Italia, dove il fotovoltaico da solo genera energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari; 5) La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili sta avvenendo in tutti i Paesi del mondo. In particolare, l’Unione Europea ha messo in atto una strategia basata sui punti sopra elencati (il pacchetto Clima-Energia 20-20-20, e l’Energy Road Map 2050). L’Italia non ha carbone, ha pochissimo petrolio e gas, non ha uranio, ma ha tanto sole e le tecnologie solari altro non sono che industria manifatturiera, settore in cui il nostro Paese è sempre stato all’avanguardia. Sviluppando le energie rinnovabili e le tecnologie ad esse collegate il nostro Paese ha un’occasione straordinaria per trarre vantaggi in termini economici (sviluppo occupazionale) ed ambientali dalla transizione energetica in atto. Purtroppo, la Strategia Energetica Nazionale che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti, e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada. In particolare, il recente Decreto “Sblocca Italia”, agli articoli 36-38 facilita ed addirittura incoraggia le attività di estrazione delle residue, marginali riserve di petrolio e gas in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, lungo tutta la costa del Mar Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud, e gran parte della Sicilia. Il decreto attribuisce un carattere strategico alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, semplifica gli iter autorizzativi, toglie poteri alle Regioni e prolunga i tempi delle concessioni con proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancora più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di incidenti, potrebbero addirittura compromettere un’enorme fonte di ricchezza certa per l’economia nazionale: il turismo. D’altra parte, il decreto non prende in considerazione la necessità di creare una cultura del risparmio energetico, e più in generale della sostenibilità ecologica, e non semplifica le procedure che ostacolano lo sviluppo delle energie rinnovabili. Il mancato apporto, quantitativamente marginale, delle nostre riserve di combustibili fossili potrebbe essere facilmente compensato riducendo i consumi. Ad esempio, mediante una più diffusa riqualificazione energetica degli edifici, la riduzione del limite di velocità sulle autostrade, incoraggiando i cittadini ad acquistare auto che consumino ed inquinino di meno, incentivando l’uso delle biciclette e dei mezzi pubblici, trasferendo gradualmente parte del trasporto merci dalla strada alla rotaia o a collegamenti marittimi, e soprattutto mettendo in atto una campagna di informazione e formazione culturale, a partire dalle scuole, per porre in luce i vantaggi della riduzione dei consumi individuali e collettivi, e dello sviluppo delle fonti rinnovabili rispetto al consumo di combustibili fossili e ad una estesa trivellazione del territorio. L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri Paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari, consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili, ed in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy. Nella speranza che si possa aprire un costruttivo dibattito sui problemi riportati in questo appello, con uno spirito di piena e leale collaborazione, auguriamo a Lei ed al Suo Governo un proficuo lavoro per il bene della Nazione. Bologna, 16/10/2014

Firmato: Vincenzo Balzani (Coordinatore) Seguono le firme di: Nicola Armaroli, Alberto Bellini, Giacomo Bergamini, Enrico Bonatti, Alessandra Bonoli, Carlo Cacciamani, Romano Camassi, Sergio Castellari, Daniela Cavalcoli, Marco Cervino, Maria Cristina Facchini, Sandro Fuzzi, Luigi Guerra, Giulio Marchesini Reggiani, Vittorio Marletto, Enrico Sangiorgi, Leonardo Setti, Micol Todesco, Margherita Venturi, Stefano Zamagni, Gabriele Zanini. Fonti: Siti http://www.energiaperlitalia, www.greenreport.it/news/letteraaperta-22scienziat-renzi-strategia-energeticanazionale-sbagliata, lettera aperta sulla strategia energetica nazionale.


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UN MODELLO DI ECONOMIA VIRTUOSA... (GIÀ DA TEMPO APPLICATO IN GEOTERMIA!) Ilaria Bottio

Dal rapporto sui “limiti dello sviluppo” del Club di Roma, ai modelli di “sviluppo sostenibile” e di “green economy”, siamo giunti ora a quello di “economia circolare”. Secondo il rapporto della Ellen MacArthur Foundation, l’ ”economia lineare”, ovvero il tradizionale modello di consumo formato dalla catena “produzione da materie prime-venditautilizzo-messa a riposo”, sta per giungere al capolinea. L’“economia circolare”, invece, è un modello che pone al centro la sostenibilità del sistema, sfruttando al meglio il valore dei materiali e della energia, e riutilizzando al massimo le materie impiegate al fine di ridurne lo scarto. Gli esempi non mancano: dalla produzione di biogas da scarti alimentari fino a scarpe e vestiti fabbricati con bottiglie di plastica vuote. Per la geotermia vedremo alcuni esempi più avanti. Nel Luglio scorso la Commissione Europea ha presentato nuove proposte volte a sviluppare una economia circolare; in quella occasione, Janez Potočnik, Commissario per l’Ambiente, ha detto: “Nel XXI secolo, caratterizzato da economie emergenti, milioni di consumatori appartenenti alla nuova classe media e mercati interconnessi, utilizzano ancora sistemi economici lineari ereditati dal XIX secolo. E invece, se vogliamo essere competitivi, dobbiamo trarre il massimo dalle nostre risorse, reimmettendole nel ciclo produttivo piuttosto che smaltirle in discarica come rifiuti. Pertanto, il passaggio a una economia circolare, oltre ad essere possibile, è redditizio; ma non potrebbe avvenire senza politiche appropriate. Per raggiungere allora gli obiettivi proposti per il 2030, bisogna agire da subito al fine di accelerare la transizione verso una economia circolare, e sfruttare le opportunità commerciali da essa offerte”. La Philips, ad esempio, ha adottato un cambio di strategia dell’azienda: alle imprese clienti, essa offre il servizio completo di illuminazione; ovvero le imprese pagano per l’uso della “luce”, mentre la Philips stessa si preoccupa degli investimenti e dei rischi della obsolescenza di impianti, lampade ed altri materiali, causati dall’entrata sul

mercato di nuove tecnologie. Materiali e lampade vengono sostituiti quando la Philips considera giunto il momento di riciclarli o riqualificarli per un nuovo uso; essa, inoltre, ha recentemente esteso questo servizio alle aziende addette all’illuminazione pubblica. D’altra parte, il teleriscaldamento degli ambienti (realizzato con varie fonti, tra cui la geotermia) è già un risultato della economia circolare, nel quale le aziende fornitrici mettono a disposizione del cliente finale il calore, preoccupandosi solo di ottimizzare l’uso delle materie prime, modificare le tecnologie di produzione del vettore secondo l’evolversi della tecnologia, ed ottimizzare tutta la catena energetica. Si tratta di un tipo di servizio originato dalle economie passate, ma già proiettato verso la nuova “economia circolare”. Per la geotermia in particolare, bisogna ricordare che il concetto di utilizzazione integrale della risorsa si è venuto affermando già da circa un secolo, dopo che nei primi due decenni del secolo scorso il Principe Piero Ginori Conti dimostrò la fattibilità tecnica prima e la convenienza economica poi di usare il calore della Terra per produrre energia elettrica. In precedenza, calore, minerali idrotermali ed altri sottoprodotti dell’energia geotermica erano stati per secoli, soprattutto in Italia, utilizzati in forma molto spesso integrata, anche se non esattamente di tipo “circolare”. Dopo l’inizio della produzione geotermoelettrica, però, le risorse geotermiche cominciarono ad essere sfruttate nella forma detta “a cascata” partendo dalla generazione di energia elettrica con l’uso di fluidi di alta temperatura e dalla contestuale produzione di acido ed altri composti borici, per giungere ad una serie di applicazioni dirette a valle sfruttando calore a media e bassa temperatura. La tabella così detta di Lindal (fig.1), che risale ai primi anni ’70 del secolo scorso, elenca una quindicina di usi diversi in funzione della temperatura. Successivamente, dai primi anni del 1980, con la reiniezione dei reflui di fluidi ad alta temperatura nelle zone di produzione geotermoelettrica, e/o di acqua geotermica a temperatura più o meno bassa scaricata a valle da


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impianti di riscaldamento di ambienti, o di serre e di altri tipi di usi diretti, il calore terrestre viene quasi sempre sfruttato integralmente, secondo lo schema detto a “closed loop”. Esso consente di ottenere, nei campi a vapore dominante il ravvenamento parziale, e in quelli ad acqua dominante il ravvenamento quasi totale del serbatoio. In entrambi i casi, però, la reiniezione consente anche di smaltire nello stesso luogo di origine composti chimici (contenuti in soluzione o trascinati dal fluido vettore del calore) potenzialmente dannosi per l’ambiente. Al contrario, i sottoprodotti associati al fluido vettore (CO 2, elio, minerali pregiati, o altri) che hanno valore commerciale, possono entrare nella catena di produzione “a cascata”, dando luogo a una utilizzazione ancora

più integrata della risorsa geotermica. Una rappresentazione schematica delle possibili applicazioni della geotermia secondo il modello di “economia circolare” è quella che si vede in figura 2, messa a punto dall’UGI ed utilizzata per alcune delle sue pubblicazioni. A parte quanto sopra, sia per il teleriscaldamento che per lo sfruttamento integrato del calore della Terra, l’Unione Europea ne ha capito la valenza strategica come strumenti di miglioramento del bilancio energetico comunitario e di contributo molto importante alla riduzione dei gas serra, secondo i nuovi obiettivi che essa si è posti per il 2030 come indicati nell’articolo che segue. Ma l’Italia, il nostro Paese, lo ha capito? Oppure continua a pensare ancora con pervicacia a una ”economia lineare”?

Figura 1 Una delle rappresentazione della Tabella di Lindal della geotermia

Figura 2: Le principali applicazioni

NOTA DI REDAZIONE Il corpo principale dell’articolo era già stato pubblicato dall’Autrice nel n. 56 (Sett. 2014) della rivista AIRU “Riscaldamento Urbano”, con tema trattato in generale, senza riferimento alla geotermia. Ma data la rilevanza del tema, e considerando che il modello delineato trova da tempo ampia applicazione in campo geotermico, per poterlo ricordare ai lettori, il Comitato di Redazione ha chiesto all’Autrice di aggiornare in questo senso il testo originale.


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NOTIZIE BREVI DALL’ITALIA E DALL’ESTERO Riduzione dei gas serra entro il 2050, e possibile contributo della geotermia Uno studio dell’IPCC/ Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, pubblicato pochi mesi fa, dimostra che la concentrazione di gas serra in atmosfera ha raggiunto nel 2013 il massimo da 800.000 anni a questa parte, con tassi di aumento annuali crescenti negli ultimi tre decenni. Esso documenta in particolare che la temperatura media mondiale è cresciuta di 0,85 °C tra il 1880 e il 2012, e che il livello medio del mare si è innalzato, tra il 1901 ed 2010, di ben 19 cm. Il fenomeno dell’innalzamento sta continuando, ed è stato valutato che esso giungerà ad essere nel 2100 tra 45 e 101 cm in più rispetto al livello medio marino del 1901. Una prospettiva drammatica, quindi, per tutte le fasce marine del mondo; anche nell’ipotesi di innalzamento di soli 45 cm. Le emissioni globali di gas serra sono state nel 2012 oltre 58 miliardi di tonnellate, di cui circa il 60% (35x10 9 tonn/anno) dovute ai soli combustibili fossili. I “meriti” (se così possono chiamarsi!) di tale situazione sono attribuibili per oltre il 70 % a Cina, USA, Unione Europea, India, gruppo di Paesi ex USSR, Giappone, Canada e Brasile nell’ordine, e per il resto a tutti gli altri Paesi del mondo. Si è verificato pertanto in poco più di 20 anni, rispetto al 1990, un aumento delle emissioni pari quasi al doppio. “… Questa è la valutazione più completa del cambiamento climatico mai fatta; dobbiamo agire subito per ridurre le emissioni di CO2 ed evitare un peggioramento del clima, che si riscalda ad una velocità senza precedenti… L’azione contro il cambiamento climatico può contribuire alla prosperità economica, ad un migliore stato di salute ed a città più vivibili...” , ha detto Ban Kimoon, Segretario Generale dell’ONU. Per contenere gli effetti devastanti delle emissioni di gas serra, gli esperti hanno stimato che, rispetto ai livelli del 1990, bisogna ridurre gli scarichi in atmosfera di CO2 equivalente del 70% entro il 2050, e portarsi poi ad emissioni quasi zero nel 2100. Ciò può essere raggiunto con una serie di misure, tra cui la drastica riduzione di consumo di combustibili fossili ed il massimo sviluppo delle fonti rinnovabili e non convenzionali di energia, inclusa la geotermia.

In merito al contributo di quest’ultima, uno studio svolto circa quattro anni fa da un gruppo di lavoro dell’IGA su incarico dell’IPCC (se ne veda la sintesi nel Notiziario UGI n. 27, pp.7-10; Agos. 2010) indica che l’uso del calore terrestre per produrre energia elettrica e per applicazioni dirette può dar luogo nel 2050 ad una riduzione di CO 2 equivalente tra 0,8 ed 1,3 miliardi di tonn/anno; valore questo che può sembrare modesto rispetto ai suddetti 58 miliardi del 2012 (~ 2%), ma che diverrebbe di oltre il 5 % se riferito alle emissioni attese per il 2050, e che avrebbe comunque una incidenza ben più importante nei luoghi di sviluppo della geotermia. In quest’ottica, i Capi di Stato e di Governo della Unione Europea, nella riunione del 23-24/10 u.s., hanno raggiunto un nuovo accordo sul pacchetto “clima-energia” per i seguenti obiettivi minimi al 2030: • 40% di riduzione dei gas serra rispetto ai livelli del 1990 (come tappa verso il 70% al 2050 indicato dagli esperti dell’IPCC); • 27% dei consumi energetici totali da fonti rinnovabili e non convenzionali di energia; • 27% di migliorata efficienza rispetto ai valori del 2007 su tutta la filiera dell’energia. Pochi giorni prima di quell’accordo (e cioè il 16/10/2014), nel quadro delle azioni volte alla sicurezza energetica della UE, la Commissione Europea aveva raccomandato ai Paesi membri di adottare decisioni urgenti per ridurre fortemente in tre anni la dipendenza energetica da fonti importate, e specificato in particolare che nel riscaldamento di ambienti bisogna ridurre drasticamente il consumo di gas sostituendolo con calore ottenuto da fonti rinnovabili e non convenzionali di energia (geotermia, biomassa, scarichi termici di impianti, ed altre). (Fonti: sito web IPCC-Assessment Report on Climate Change 2014; sito web GCP/ Global Carbon Project; La Stampa-Mondo del 2/11/2014; EGEC News, Oct. 2014, p. 2; Geotermia News, del 4/11/2014).

a cura di R. Cataldi


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BANCA MONDIALE E UNIONE EUROPEA PER LO SVILUPPO DELLA GEOTERMIA DI ALTA TEMPERATURA

Nel quadro generale di quanto detto nel precedente punto 1, diverse istituzioni internazionali hanno da qualche anno ripreso a sostenere la geotermia di alta temperatura per produrre energia elettrica. Lo sviluppo di tale frazione del calore terrestre, infatti, siccome tre decenni fa molti pensavano che avesse raggiunto una tecnologia del tutto matura (ciò era vero, però, per i soli sistemi idrotermali, ma non certo per quelli non convenzionali -che sono immaturi anche oggi-) era stato lasciato alle iniziative di investitori privati, senza poter godere di sostegni pubblici, soprattutto nei Paesi emergenti. Ciò spiega, sia pure in parte, il rallentamento dello sviluppo geotermoelettrico verificatosi a partire dalla seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso. Nel frattempo, però, a causa del forte aumento dei gas serra in atmosfera prima discusso, si è rafforzato molto tra le istituzioni internazionali, il convincimento che anche la geotermia di alta temperatura può contribuire in quantità significative alla riduzione delle emissioni dei gas in parola, soprattutto in certe regioni del mondo. Alcune di quelle istituzioni, quindi, tra cui Banca Mondiale e l’Unione Europea, hanno cominciato a sostenere di nuovo lo sviluppo delle

risorse geotermiche per produrre energia elettrica. La Banca Mondiale, attraverso il suo settore detto ESMAP (Energy Sector Program Management Assistance) ha deciso di stanziare 235 milioni di US $ (~200 M€ al cambio di metà Gennaio 2015) per contribuire ad avviare l’esecuzione di 11 progetti in altrettanti Paesi: Armenia, Cile, Etiopia, Gibuti, Indonesia, Kenia, Messico, Nicaragua, Repubblica Dominicana, Santa Lucia e Turchia. Anche se l’ubicazione dei siti ed i dettagli non sono stati ancora precisati, si tratta sempre di progetti per generare elettricità, con eventuale produzione di calore per altri usi. La cifra sopra detta rappresenta oltre il 10% dei 2,2 miliardi di US$ totali che la Banca in parola ha stanziato fino ad ora per la geotermia. Pertanto, i suddetti 235 milioni di US $ sono una cifra rilevante, che pur non coprendo l’intero finanziamento dei progetti, servono per attrarre investimenti di terzi. Per l’Unione Europea, che opera tramite la BEI/ Banca Europea degli Investimenti o altri canali, si segnala il contributo dato due anni fa allo sviluppo del così detto Spazio Caribico (Piccole Antille), e nel 2014 al progetto di Draskovec, Croazia, ed a quello detto Geostras, ubicato nella Valle del Reno vicino alla frontiera tra Francia e Germania. Il primo riguarda lo sviluppo geotermoelettrico nelle isole di Nevis, Guadalupa, Dominica, e Santa Lucia con cavo di interconnessione di tutto l’arcipelago delle Piccole Antille (ved. Notiziari UGI nn. 24, 32-33 e 37); mentre gli altri due progetti sono entrambi del tipo EGS ed hanno lo scopo di produrre al tempo stesso elettricità e calore, con impianti, rispettivamente, da 3,1 MWe e 15 MWt, e da 6,7 MWe e 35 MWt. I contributi della UE per questi due progetti sono stati di: 14,7 M€ per il primo, e 22,9 M€ per il secondo.

(Fonti: Green Report, pp. 1-4 del 12/12/2014; IGA News, n. 97, p. 18, Ott.-Dic. 2014; altre fonti, come indicate nei Notiziari citati).


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AIRU, CHE COS’È L'Associazione, senza scopi di lucro, ha le finalità di promuovere e divulgare l'applicazione e l'innovazione dell'impiantistica energetica territoriale, nel settore dei sistemi di riscaldamento urbano e derivati. Le suddette finalità sono parte di un impegno complessivo per fornire il massimo contributo del settore alla qualità ambientale ed energetica del sistema Italia e dei suoi centri urbani. In particolare l'Associazione è impegnata, attraverso accordi nazionali, regionali e locali con le istituzioni e gli operatori interessati, a fornire il massimo contributo agli impegni italiani sottoscritti nei trattati internazionali relativi ai settori di interesse. L'AIRU, nata per la cogenerazione ed il teleriscaldamento (con particolare attenzione a quello alimentato da fonti rinnovabili ed assimilate), estende ora il proprio interesse ad altri settori, quali il teleraffrescamento, ed in generale a tutti i vettori energetici, secondo un disegno interdisciplinare di energie integrate sul territorio.

AIRU, CHE COSA FA • • • •

Stabilisce rapporti di collaborazione fra gli operatori dell'impiantistica energetica territoriale italiani e si tiene in collegamento con le analoghe associazioni estere. Promuove ed organizza studi e ricerche ponendo a confronto le diverse esperienze, in collaborazione con organismi di interessi convergenti. Fa conoscere i risultati scientifici e tecnici conseguiti in Italia e all'estero nel campo dell'impiantistica energetica territoriale per il riscaldamento urbano. Istituisce la formazione di commissioni ad hoc operanti in segmenti di proprio interesse, per l'approfondimento di problemi specifici nonché l'organizzazione e la promozione di iniziative proprie di quel segmento operativo.

AIRU, CHI SONO I SOCI I soci di AIRU sono gestori di sistemi di teleriscaldamento, industriali che hanno fatto investimenti specifici nelle tecnologie proprie dei sistemi di Riscaldamento Urbano, associazioni, università, Comuni, persone fisiche. L'AIRU è associata ad Euroheat & Power e Federato FINCO.

AIRU, CHI SI PUÒ ISCRIVERE Gestori del servizio teleriscaldamento; imprese e società che nell’industria e/o nel terziario hanno fatto investimenti specifici nelle tecnologie proprie del riscaldamento urbano; enti, associazioni, società, istituti universitari, imprese, ecc. sia italiane che estere, che abbiano interesse a perseguire gli obiettivi statutari dell'Associazione. Possono essere soci individuali coloro che, in Italia o all'estero, si interessino di impiantistica energetica territoriale e abbiano superato i 18 anni di età, di cittadinanza sia italiana che straniera.

NOTA PER I LETTORI Al fine di instaurare un rapporto di sempre maggiore e concreta collaborazione e per ricevere informazioni su: • abbonamento al trimestrale IL RISCALDAMENTO URBANO • possibilità di pubblicazione nei prossimi numeri di articoli originali o comunicati stampa • per l'iscrizione come Associato AIRU Vi invitiamo a contattarci al seguente indirizzo email: segreteria.generale@airu.it I dati forniti verranno trattati in modo lecito. secondo correttezza e in conformità alla Legge 675/96 sulla tutela della privacy; saranno inoltre registrali, organizzati e conservati in archivi o utilizzati per l'invio di proposte commerciali e promozionali e potranno essere rettificati o cancellati su richiesta degli interessati.


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