Volodeisensi Magazine Vol.48

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Emanuela Arlotta

Volodeisensi Magazine

12 December 2012

N.48 Gennaio 2017 COPIA GRATUITA-www.volodeisensi.it

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Vite del teatro.... Vite nel teatro Margarita Smirnova 1

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INTERVISTA A

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MARGARITA SMIRNOVA INTERVISTA A ANNA MEOLA

INTERVISTA A FRANCESCO DI PAOLO

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‘RUE DE BELLEVILLE’ DI DAISY RAISI

28 Director: Emanuela Arlotta Art director & designer Emanuela Arlotta

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04 INTERVISTA A MARGARITA SMIRNOVA "Seguo sempre un mio progetto che inevitabilmente mi fa innamorare perdutamente”.

12 INTERVISTA A ANNA MEOLA “La mia è una passione remota; fin da ragazzina adoravo scrivere, e avevo anche provato a buttare giù una sorta di romanzo, dove esprimevo tutta la mia passione per il pianoforte che allora studiavo, ma ero troppo

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giovane per pensare di poterlo pubblicare”

INTERVISTA A GIOVANNI INTERVISTA A GIOVANNI FLOCCARI

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FLOCCARI “La passione per la scrittura è arrivata tardi. Non avevo mai scritto nulla prima e leggevo poco. Ho passato la mia vita dedicandomi ad altre passioni senza mai pensare a scrivere.

INTERVISTA AFRANCESCO DI PAOLO “Ogni scatto fotografico che faccio è un istante irripetibile… a dispetto del tempo e delle circostanze che scandiscono inesorabilmente la mutazione delle cose ...“

20 ‘RUE DE BELLEVILLE’ DI DAISY RAISIE

‘WAITING ROOM’ DI BIANCA CATALDI

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22 ‘WAITING ROOM’ DI BI-

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ANCA CATALDI


Rubrica :

Vita del teatro, vite nel teatro “Seguo sempre un mio progetto che inevitabilmente mi fa innamorare perdutamente ”

Intervista a Margarita Smirnova ........................................a cura di Patrizia Palese

altro signò”, mangiare una pizza Napoli morbida e ben cotta e vedere che davanti al forno ci sono due arabi, e che vi devo dire, mi fa sentire in una specie di giostra colorata, ascoltando linguaggi di tutti i tipi. Sarà che io amo mischiarmi alla gente, ma questo afflusso di persone che si sposta dalla sua terra fino da noi, non per farsi mantenere, ma per vivere insieme nella mia terra, mi piace.

Il mondo è diventato più piccolo. Questa affermazione la sentii la prima volta allorché fu inaugurato un aeroplano velocissimo; a seguire ci furono treni ad alta velocità e la necessità di saper parlare almeno due lingue estere. Per una come me che vede ancora l’arrivo in una metropoli europea come “…un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità…” ritrovarsi seduta accanto a un uomo di colore in metropolitana che legge la Bibbia con il suo bel collarino da prete, comperare la frutta in un negozio dal pavimento lustro nemmeno fossimo a corte reale, con due indiani che ogni tanto ti apostrofano “Je serve

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Quando poi l’incontro con una realtà diversa come quella russa, si viene a fondere con un qualcosa che da sempre ha fatto parte della mia vita come il Teatro, ecco allora che nasce quasi un intendersi nuovo perché, anche se si vuole rimanere oggettivi, c’è poco da fare: per noi occidentali la Russia è Tolstoj, il dottor Zivago, la Rivoluzione d’Ottobre, l’Ermitage. Ecco perché quando conobbi Margarita Smirnova la prima volta che rappresentai un mio lavoro al Teatro Petrolini, la guardai con attenzione: alta, bionda, con due grandi occhi verdi, con quell’accento che solo le russe hanno, anche se parlano benissimo l’italiano, e capii che oltre l’aspetto da Regina delle Nevi, c’era un qualcosa di più in lei…e così, qualche tempo dopo, le chiesi di poterle fare un’intervista. Il foyer del Teatro Petrolini è molto accogliente e sedute sul divano rosso, proprio di fronte agli strumenti musicali in

bella mostra di suo marito Paolo Gatti, direttore artistico del teatro stesso, inizio a farle delle domande. Buonasera Margarita e grazie per il tempo che mi concedi. Diciamo che vorrei entrare subito in argomento: sei in Italia da molto tempo e quindi conosci abbastanza bene la nostra realtà. Cosa pensi del teatro italiano? Mi spiego meglio: dato che anche tu vieni dal mondo teatrale, rispetto al teatro russo trovi che in Italia vi sia lo stesso interesse da parte del pubblico? E le maestranze degli addetti ai lavori, secondo la tua esperienza, hanno lo stesso amore e professionalità che conosci della tua Russia? Mentirei se ti dessi un parere che non ho; non penso nulla del Teatro Italiano forse perché non ho conosciuto i tempi del Teatro Italiano che mio marito ricorda molto bene e che, rispetto a quelli attuali, sono decisamente diversi…altri tempi lo dice sorridendo, ma accidenti se sono taglienti le parole che ha detto…e forse ha ragione lei…altri tempi… Hai un corso di recitazione. Che cosa stai preparando con i tuoi allievi? Ci anticiperesti qualcosa? Dopo aver fatto un ottimo lavoro l’anno scorso sul romanzo di Lev Tolstoj, “Anna Karenina”, quest’anno vorrei affrontare il mitico Nicolaj Gogol con “ Le memorie di un pazzo” e “ La sonata a kreutzer” sempre di Lev Tolstoj . Mi verrebbe da chiederle se qualcuno dei nostri autori teatrali un giorno la incuriosiranno…ma


Hai scritto un testo teatrale? E se sì di che genere?

tro, un meraviglioso ricordo … adesso abbassa lo sguardo…la malinconia è uguale per tutti…

Si! Ben due! Li scrissi entrambi alle Maldive: “Ti amo bastardo” e “Ti amo bastarda” e hanno avuto tutti e due un bel successo quando sono stati messi in scena qui al Teatro Petrolini. Adesso sì che non è più la Regina delle Nevi: ne parla come di un bel regalo, di un bel momento del quale essere orgogliosa

Quale tipo di lettura preferisci? E quale autore ami?

Qual è stato il percorso di vita o di studio che ti ha portato al teatro? Lo rifaresti? Una laurea in “Arte Drammatica” a San Pietroburgo la mia città e lo rifarei mille volte taccio, anche perché, signori giù il cappello: stiamo parlando di Tolstoj e Gogol Come insegnante ti lasci convincere dalla donna o segui un tuo progetto indipendentemente da ciò che ti piacerebbe fare? Seguo sempre un mio progetto che inevitabilmente mi fa innamorare perdutamente ne parla come se fosse un uomo…e lo dice a fil di labbra…si vede che ama molto il teatro… Hai mai partecipato a provini? Pensi che potrebbero essere utili per la carriera di un attore? Per quel che ricordo quei pochi che ho fatto era inseriti nel discorso moda. Utili? Certo, se fatti seriamente da ambo le parti, sicuramente sì. Per te il teatro è un lavoro come un altro, un hobby o una passione? Diciamo che sono stata fortunatissima perché la mia passione è diventato anche il mio lavoro…o viceversa…e ride divertita Che cosa non porteresti mai in teatro (autore, problema sociale, genere teatrale)? Sicuramente mai l’horror, un problema sociale se non teatralizzato. E poi un qualsiasi genere “Tranne uno – noioso” e cito Stanislavskij…

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Hai mai recitato? E se sì quanti anni avevi e che ruolo interpretavi? Sì certo, ho fatto sette spettacoli con un grande maestro: Fiorenzo Fiorentini. Una grande scuola, un grande maes-

Saggi psicofilosofici, (parecchi li leggo in Russo) e poi tantissima drammaturgia per lavoro e per la mia formazione perché nel teatro e per il teatro non si è mai completi, si deve aggiungere sempre qualcosa… Vorrei dirle, citando Eduardo, che gli esami non finiscono mai, ma non ne ho il tempo. Sta per iniziare uno spettacolo in una delle due sale, la Sala Petrolini e l’afflusso del pubblico diventa consistente. Lei si alza, mi saluta e sorridendo si avvia al botteghino per accogliere chi si siederà per ridere, pensare, commuoversi, come succede in tutti i teatri del mondo. La saluto anch’io esco; in un attimo sono di nuovo fra le strade di Testaccio…sì, il mondo è diventato più piccolo e mi piace molto.


Youcaniani e aspiranti autori di youcanprint!!! Intervista a Anna Meola a cura di Emanuela Arlotta

Ciao Anna, benvenuta su Volodeisensi Magazine. Sei giovanissima e piena di entusiasmo! Come nasce la tua passione per la scrittura? Ciao Emanuela, grazie anche per il “giovanissima” lo prenderò per un complimento. La mia è una passione remota; fin da ragazzina adoravo scrivere, e avevo anche provato a buttare giù una sorta di romanzo, dove esprimevo tutta la mia passione per il pianoforte che allora studiavo, ma ero troppo giovane per pensare di poterlo pubblicare, e soprat-

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tutto non avevo molta speranza che potesse avverarsi il mio sogno. Abbandonai un po’ tutto anche in seguito alla mancanza di tempo. La passione c’era comunque con me, sempre, ma non riuscivo a trovare il momento giusto per riprovare. Non molto tempo fa, ho incontrato prima virtualmente e poi personalmente Francesca Moschini , in seguito alla lettura che ci accomunava della trilogia “ Cinquanta sfumature” . Io come molte donne ero stata colta dalla curiosità di leggere un genere direi azzardato per i miei gusti letterali. Un giorno trovo la sua richiesta di amicizia fatta su Facebook, mi aveva scovato in un gruppo che era dedicato alla trilogia, dove venivano scambiante impressioni, foto, gossip ed ecc. Da lì si sono aperte le porte del mio desiderio che era solo in standby: scrivere! Ho spronato Francesca che in seguito alla confessata passione medesima, ha deciso di provare con me a

scrivere un romanzo. Da questa fusione è nato il mio primo romanzo scritto a quattro mani intitolato : Se non ti avessi mai incontrato … Il tuo primo romanzo è stato scritto a 4 mani con Francesca Moschini. Scelta non facile quella di condividere con qualcun altro la stesura di un libro. Come ti sei trovata? E che il tuo libro rapporto hai con le donne nel lavoro? Vero, a distanza di un anno dalla sua pubblicazione ti posso dire, che occorrono molti fattori per creare un intensa alchimia. Noi all’inizio siamo state rapite dall’ entusiasmo, dalla voglia di fare e soprattutto dalla tenacia: io abito a San Miniato, provincia di Pisa e Francesca Moschini a Mantova, ma credimi non è stata una problema la distanza, anzi c’eravamo organizzate davvero molto bene e questo nostro equilibro che avevamo adottato e l’intesa sono stati percepiti anche durante la prima presentazione del romanzo a Genova il 17 maggio 2016. Da questo bel rapporto, è stato deciso di proseguire con altri progetti che stanno prendendo vita. Quindi posso dirti che mi sono trovata bene e che mi è piaciuta molto questa esperienza che mi ha donato molteplici emozioni. Io ho un buonissimo rapporto con le colleghe che lavorano nel mio ufficio, principalmente perché ritengo il mio carattere molto camaleontico e so adattarmi molto. Anche il romanzo ha trovato un bella nicchia, molte di loro mi seguono come se fossi una scrittrice affermatissima , e questo è davvero bellissimo Come racconteresti ai tuoi lettori “Se non ti avessi mai incontrato ...”? Esiste anche un probabile sequel, qualche rivelazione?


Se non ti avessi mai incontrato … nasce dal mio incontro con Francesca Moschini, come dicevo prima, e la voglia accumulata di anno in anno di scrivere. Racconterei ai lettori che questo romanzo nasce anche per omaggiare la mia città natale, Genova, dove ho vissuto fino a quando nel 2009 per ragioni di cuore, mi sono trasferita in Toscana. Non a caso il mio personaggio “ Martina” è ambientato proprio nella città marinara. E vedere durante la prima presentazione del romanzo a Genova, il pubblico commosso perché nelle pagine, ritrovava i vari luoghi della città, mi ha trasmesso delle emozioni fortissime. Ero riuscita nel mio intento! Questo romanzo, posso ancora raccontarvi, nasce per potare la testimonianza del vero legame di amicizia anche a distanza di chilometri , di amore genitoriale autentico, di solidarietà tra colleghi di lavoro e anche di sofferenza per amori sbaglianti, tutte situazioni in cui si ritroveranno le protagoniste. La bellissima sorpresa è stata quella di vedere i lettori desiderosi del Sequel, ebbene si, ti confermo che esiste. Non è stato semplice però metterlo in piedi per vari problemi, e quasi avevo perso la speranza. Diciamo che temevo tardasse molto questo altro progetto, ma invece, finalmente ad oggi posso dire che è stato terminato e che finalmente possiamo intraprendere la strada della pubblicazione. Oltre ad aver collaborato con Francesca Moschini, stai per rivelarti al pubblico con la tua personale opera prima, un romanzo tra l’altro con argomentazioni forti e importanti. Ce ne vuoi parlare? Certamente, con molto piacere. Poco dopo avere terminato di scrivere il mio primo romanzo a quattro mani, avevo già delle idee che mi affollavano la testa. Sono un tipo molto dinamico e non riesco a stare ferma e mi rendo conto che seguire il mio passo, non sia facile. Mi ritengo tuttavia uno spirito libero, e anche per questo ho voluto lanciarmi da sola.

la protagonista , di combattere il cancro che da sempre divora la Sicilia. Non metterà in conto l’incontro con il figlio del boss più potente di Palermo. Il romanzo si intitola “Disperatamente Antonio” ed è uscito il 7 dicembre edito dalla casa editrice fiorentina Porto Seguro e presentato lo stesso giorno in occasione dell’incontro con gli autori della Casa editrice durante un apericena.

Mi sono guardata un po’ intorno, e la mia mente aveva elaborato il desiderio di scrivere un romanzo tutto mio. Ho iniziato a documentarmi molto, perché l’argomento come tu stessa hai evidenziato è forte. Si tratta di una storia d’amore insolita perché travagliata tra le vicende degli uomini d’onore, il pizzo, la mafia e il coraggio di Giulia,

Per poter scrivere il mio romanzo, ho appreso realmente le informazioni attraverso lezioni di mafia vere e proprie , leggendo libri e guardando documentari, la maggior parte condotti e scritti dall’ex Giudice Pietro Grasso. Inoltre ho fatto un sopraluogo nei posti più belli della Sicilia, per vivere realmente le

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pagine del mio romanzo in una vacanza strepitosa che mi sono regalata con la mia famiglia. Ho messo anima, cuore e tutta me stessa in questo romanzo al quale tengo molto. Cosa pensi della pubblicazione autonoma? Perché hai scelto Youcanprint piuttosto che una casa editrice classica? Sono sincera: ho trovato youcanprint, un giorno per caso, quando aprendo google cercavo spiegazioni su come pubblicare un libro e su come dimezzare i costi. Non vorrei risultare venale, ma una cara amica che è già nel mondo della scrittura, mi aveva consigliato di far leggere a qualcuno di competente


il manoscritto, e di farlo correggere. Come prima pubblicazione sarebbe stato meglio. Provai a chiedere informazioni quasi con paura, perché gelosa di quello che avevo scritto con Francesca. Trovai molte agenzie che si occupavano della correzione di bozze, e che puntualmente e giustamente, mi chiedevano di valutare il manoscritto che era gelosamente custodito in una pennetta USB, per avere un preventivo di costo e la cosa non mi piaceva. Poi trovai alcune agenzie, che solo con il numero di battute mi forniva preventivi da capogiro. Stavo rischiando ancora di vedere il mio manoscritto ideato con lei, chiuso in un cassetto. Ho girato molto, non volevo accettare una realtà così pesante ed ecco che mi spunta un preventivo da Youcanprint non solo abbordabile, ma con dei professionisti e uno staff completo a nostra disposizione per qualsiasi dubbio, paura, e quant’altro. In seguito abbiamo capito che loro si occupavano di auto pubblicazione e non solo di servizi editoriali, e documentandoci al riguardo ci siamo dette di provare questa nuova strada senza prendere in considerazione le case editrici tradizionali. Poi mi sono ricreduta su pochissime CE, cioè una! Quando ho provato a sentire le più importanti per pubblicare “Disperatamente Antonio” e mi hanno risposto chiedendomi altri soldi da urlo, ecco che finalmente in mezzo a tutto il marasma, ho trovato la CE fiorentina Porto Seguro, CE giovane, agguerrita, dinamica e che non chiede il contribuito allo scrittore e tantomeno impone l’acquisto di copie, e grazie a loro ho realizzato il mio sogno che credo essere comune per tanti! Cosa ti aspetti di ottenere dal mondo della scrittura? Avere tra le mani il romanzo pubblicato per me era già un traguardo. Sono felice di poter condividere con tutti la mia passione, le mie fantasie, attraverso i miei romanzi. Vedere amici, parenti, conoscenti, ma soprattutto sconosciuti che entusiasti esprimono il loro giudizio sul tuo operato, non ha prezzo!

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Quali sono i tuoi progetti futuri? Molti sono i progetti attorno al romanzo ‘Se non ti avessi mai incontrato’: giusto nelle scorse settimane siamo stati ospiti io e Francesca a Radio Lady (emittente toscana) dove abbiamo avuto la possibilità di far conoscere ancora meglio questa nostra creatura e i progetti che bollono in pentola come la fiera Expo Libri arte a Padova, tenutasi a novembre, dove abbiamo avuto uno stand con gli altri autori che hanno utilizzato la stessa piattaforma detti “Youcaniani” e tante altre novità non solo legate al romanzo a quattro mani e il sequel, ma soprattutto al mio primo come solista “ Disperatamente Antonio” molte sono le idee e i progetti che gli ruotano attorno e in più non manca già qualche idea che affolla con prepotenza la mia mente per un nuovo romanzo. Ringraziandoti di essere stata con noi ti chiedo se vuoi lasciare ai tuoi lettori un assaggio del tuo libro “Se non ti avessi mai incontrato ...”. Grazie a voi per questa altra bella esperienza. ‘Se non ti vessi mai incontrato’ è il racconto delle vicende parallele di Martina e Chiara, due giovani donne accomunate dalla passione per il best-seller Cinquanta sfumature di grigio. Martina, sfiduciata dagli uomini dopo una serie di delusioni, perderà la testa per un poliziotto sexy, misterioso e passionale, intraprendendo una storia travolgente e clandestina, celata anche alle sue migliori amiche e ai genitori. Chiara, sposata da qualche anno, vive in adorazione per suo marito: uomo potente, in carriera e dedito solo al suo lavoro. Continuamente trascurata si sentirà abbandonata, sola e vulnerabile. Commetterà molti errori che faranno soffrire le persone che realmente avrà accanto; in qualche modo però, riuscirà a recuperare, anche se l’amore per suo marito offuscherà la sua visione di ciò che le accade intorno. Dopo una lunga amicizia, tra Chiara e Martina, nata su internet (proprio grazie al romanzo) e fatta di messaggi e conversazioni in chat, decidono di incontrarsi di persona. La felicità e la spensieratezza della loro unione si intrecceranno con l’amaro e la sofferenza di entrambe per un

amore sbagliato, sostenendosi a vicenda. A quanti di noi, almeno una volta, non è capitato di incontrare la persona sbagliata al momento sbagliato? Chi avrebbe mai pensato che, un romanzo erotico poteva far nascere un amicizia talmente profonda da creare un legame indissolubile anche a distanza di chilometri? Ecco che il romanzo con queste domande e supposizioni ha preso vita.


Intervista a Giovanni Floccari a cura di Emanuela Arlotta Era come se mi si fosse accesa una lampadina. Trasformai subito quei racconti e quegli appunti in un unico racconto autobiografico e con il passare del tempo approfondivo sempre più ogni dettaglio e particolare. Ero entrato nel mondo della scrittura.

Benvenuto Giovanni su Volodeisensi Magazine! Iniziamo a conoscerci. Come sei approdato al mondo della scrittura? La passione per la scrittura è arrivata tardi. Non avevo mai scritto nulla prima e leggevo poco. Ho passato la mia vita dedicandomi ad altre passioni senza mai pensare a scrivere. Tutto è iniziato un giorno quando ho deciso di prendere appunti sugli eventi che stavano cambiando la mia vita. Avevo incominciato a scrivere una sorta di diario personale. Quelli che prima erano solo degli appunti, con il passare dei giorni diventavano veri e propri racconti. La cosa incominciava a piacermi continuando non solo a scrivere quello che succedeva giorno per giorno, ma anche il ricordo del passato. Il tuo romanzo “Quelle inaspettate sensazioni…” è nato come autobiografia per poi trasformarsi in corso d’opera. Cosa è successo, ad un certo punto, che ha deviato la strada intrapresa dal tuo scritto? Un giorno, parlando del mio diario, mi viene detto: “Dovresti scrivere un libro autobiografico”.

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Avevo scoperto che mi piaceva scrivere! Il diario non mi interessava più, volevo una storia, un romanzo. Partendo dalla base di quel diario aprii la porta alla fantasia e lì mi si presentò un mondo fantastico. Stravolsi tutto e ricominciai da capo scrivendo con una mente più aperta e con uno spirito diverso. La cosa più difficile fu dare un senso a quella storia. Trovai tutto quello che mi serviva per dare alla luce “Quelle inaspettate sensazioni”. Nel frattempo scrissi anche due piccoli racconti erotici che integrai successivamente nel romanzo, dando quel tocco piccante in alcune situazioni. Quali personaggi hai amato raccontare di più o ti assomigliano particolarmente nel tuo libro? Ogni personaggio del mio romanzo ha una storia a sé. Li ho amati tutti, chi più chi meno, ma Annabel è stata colei che ha dato vita a tutto ed è sempre stata al di sopra di tutti. Una donna di una femminilità impeccabile, bella, colta, elegante e con una gran forza d’animo. Nonostante gli eventi del racconto ha sempre creduto nell’amore. Matteo, che è il protagonista principale del romanzo, rispecchia in alcune situazioni la mia persona e in altre tutto ciò che non vorrei essere. Si sa che in un romanzo, quasi sempre, c’è parte della personalità dell’autore e direi che in “Quelle inaspettate sensazioni” c’è parte di me in ogni personaggio nascondendo tra le righe quello che sono. Scrittore di emozioni. Dove attingi per raccontare l’interiorità dei tuoi personaggi? A volte me lo chiedo anch’io. In realtà non è così difficile capirlo. Le emozioni

o gli stati d’animo dei miei personaggi sono tutto ciò che ho assorbito dalla vita normale delle persone che ho incrociato lungo il mio percorso di vita, che possono essere amici, parenti, un collega di lavoro, la tua compagna, ma anche dalle persone che incontri per strada, dalle situazioni insolite e da ciò che vedevo oltre. Immagazzinavo tutto dentro un grande contenitore virtuale, la mia mente. Il passo successivo era svuotare quel contenitore su carta e quando l’ho fatto, non pensavo mai che il cuore avrebbe fatto la sua parte. Più volte mi sono emozionato nello scrivere anche solo una frase o un momento. Quando ho messo l’ultimo punto al romanzo mi è scesa una lacrima. Stai lavorando ad un nuovo romanzo. Ce ne vuoi parlare? A pochi mesi dall’uscita del primo libro ho deciso, con forte stimolo, di continuare questa avventura scrivendo un nuovo romanzo. Questa volta non avevo più un’autobiografia alle spalle che potesse aiutarmi a creare una storia, dovevo inventarmi qualcosa partendo dal nulla. C’è voluta una settimana per trovare il filo giusto e iniziare a scrivere qualcosa che mi piacesse. L’esperienza di “Quelle inaspettate sensazioni” è servita molto per maturare e rendere più semplice la scrittura e l’impostazione della storia. In tre settimane avevo scritto quattro capitoli e ad oggi sono a metà dell’opera. Tutt’altro genere rispetto al primo, qui mi avvicino più a un racconto thriller con un pizzico di paranormale. La storia è ambientata per metà nella mia amata Torino e per l’altra metà in Giappone. Una scelta difficile il Giappone, non essendoci mai stato e conoscendo ben poco di quel paese. Ho sempre avuto, però, un debole per tutto ciò che fosse nipponico. Un lavoro di conoscenza che sto portando avanti con fatica ma allo stesso tempo stimolante grazie anche a internet che mi sta dando una mano. Spero di terminarlo entro i primi mesi del nuovo anno. Perché hai deciso di puntare tutto su te stesso utilizzando una piattaforma di self-publishing piuttosto che decidere


di affidarti ad un editore? Mentre stavo completando il romanzo uno dei pensieri che incominciava ad assillarmi era “che ne farò di questo manoscritto?” Avevo incominciato a informarmi sul come dovevo muovermi e su quali Case Editrici puntare. Ma, da quello che leggevo e che gli amici mi dicevano, raramente una casa editrice avrebbe puntato su uno scrittore esordiente. Era quasi sicuro che il mio romanzo sarebbe rimasto dentro un cassetto per anni e forse mai preso in considerazione. Grazie a un’amica ho scoperto il self-publishing e Youcanprint, la soluzione a tutte le mie domande e preoccupazioni. In breve tempo ho toccato con mano il mio sogno e l’emozione provata è indescrivibile. E’ vero che con questa scelta il libro rimane esposto in una vetrina virtuale ma è anche vero che oggi queste vetrine non sono poi tanto indifferenti ai lettori. Un altro lato positivo è che si è svincolati da alcune clausole che spesso le case editrici mettono ai propri autori. Oltre alla scrittura hai altre passioni che sono nate ancora prima come quella per la fotografia, il teatro, la pittura. Cosa hanno in comune queste arti per te? Tirano fuori tutte le parti nascoste di me. Quando dipingo, non esiste nulla intorno a me, sembra tutto fermarsi e vivo in una pace assoluta. Quando recito, ho a che fare con le mille sfaccettature di Giovanni. Quando fotografo, catturo il momento e quando scrivo apro il cuore. Quali sono i tuoi progetti futuri? Per il futuro vorrei dedicarmi ancor di più alla scrittura ma anche riprendere alcune passioni che ho messo da parte come la pittura. Nell’imminente voglio terminare al più presto il secondo romanzo e subito dopo ho già in previsione di scrivere un libro per bambini, una serie di mini racconti con un unico personaggio principale. Ti ringrazio per essere stato con noi. Voi lasciarci un assaggio della tua opera “Quelle inaspettate sensazioni…”? “Conobbi Annabel a Londra a una collettiva fotografica. Io ero uno degli autori che ne faceva parte. Ero stato contattato da Henry Stone, un famoso scrittore e critico d’arte londinese che vide alcune mie fotografie

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pubblicate su una rivista professionale internazionale per fotografi. Rimase colpito da quello che il mio occhio vedeva oltre l’obiettivo e per questo mi chiese se ero interessato a esporre alcune foto a una mostra che stava organizzando in occasione della fiera di aprile del “The London Book Fair”. Tre giorni ricchi di eventi e seminari dedicati alla lettura…” “Tra tanti che mi salutavano e osservavano le foto, si avvicinò una donna che rimase a guardare le mie foto attentamente, soffermandosi più di un minuto per ognuna. <<Per fortuna c’è ancora qualcuno che fa delle buone foto in questo mondo>> disse, senza distogliere lo sguardo. <<Come?>> fui colto alla sprovvista. Si voltò verso di me e sorrise come se fosse meravigliata nel vedermi. Era una donna bellissima, di quelle che vedi solo nelle riviste di moda o in tv. Rimasi incantato nel guardarla e lei sempre più meravigliata. Superato l’imbarazzo, mi porse la mano. <<Dicevo che fa delle belle foto, Annabel Linch.>> <<Grazie! Matteo Bellini, piacere di conoscerla.>> Presi la sua mano e non sapendo se dovevo baciarla, evitai la figuraccia. <<Sì, so chi è lei, il ragazzo arrivato dall’Italia, Henry mi ha parlato di lei.>>…” “Nel frattempo passò uno dei tanti camerieri che giravano per la sala e Annabel lo fermò. <<Pinot?>> mi chiese Annabel. <<Sì, grazie>> risposi. Mi passò gentilmente il flûte e brindò. <<Al nostro incontro!>> <<… al nostro incontro>> ripetei.” “Portò il flûte sulle sue labbra e sorseggiò il pinot. Da quel momento incominciai a guardare Annabel con occhi diversi. Nonostante dimostrasse molti più anni di me, mi piaceva, aveva un modo di fare e di guardarmi che mi attirava. Una donna elegante e fine che curava molto il suo aspetto, soprattutto nella scelta dei gioielli.

<<Sarei curiosa di sapere cosa ne pensa delle mie foto.>> <<Quali foto, mi scusi?>> risposi incuriosito. <<Oh no, non sono qui, non faccio parte degli espositori, ma se dopo, quando chiudiamo, venisse da me, mi farebbe piacere mostrargliele.>> <<A casa sua?>> domandai imbarazzato. <<Si certo! È un problema?>> <<No, no…>> <<Di solito non porto mai nessuno a casa mia, soprattutto se appena conosciuta, ma lei, a istinto, m’ispira fiducia e il mio istinto non sbaglia mai.>> <<Grazie, verrò volentieri a vedere le sue foto.>> Si avvicinò con il viso così tanto da sfiorarmi quasi le labbra, poi con le mani, come se fossi un bambino, mi aggiustò il colletto della camicia e della giacca e avvicinandosi al collo incominciò ad annusarmi. <<Hai un buon profumo, mi piace tanto, cos’è?>>” “Margaret si tolse le scarpe e incominciò a spogliarsi, rimase solo con le mutandine e la camicetta, posò tutti i suoi bracciali sopra il mobile e passò davanti a me con il suo diario in mano. I nostri sguardi s’incrociarono un istante, lei sorrise come se sapesse che le avrei detto qualcosa ma non parlai e sorrisi anch’io. Andò verso il camino e si mise seduta sul tappeto e incominciò a scrivere davanti al fuoco che la scaldava. Le piaceva annotare ogni cosa della sua vita e penso stesse scrivendo i momenti della giornata. Spensi le luci e rimasi a guardarla. La stanza era semibuia alle sue spalle ma lei era li, vicino a quel calore e a quelle fiamme che la illuminavano e interrompevano i miei pensieri. Non volevo farmi distrarre dallo scoppiettio della legna e così mi concentrai solo sul suo corpo, illuminato dal bagliore delle fiamme che ne delineavano i contorni. L’odore acre della legna che ardeva mi penetrava nelle narici, entrando fin dentro la mia anima. Tante volte quel fuoco mi aveva scaldato e adesso scaldava lei.”


“Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti” La verità ha un prezzo, conosce strade inimmaginabili, talvolta sterrate e tortuose che si intersecano con paesaggi sconosciuti. Sophie si troverà a percorrere una di queste strade senza volerlo. Si troverà di fronte alla scelta, alla perdita, di fronte ad una rottura intima e profonda che potrà condurla verso una nuova consapevolezza o verso la discesa. Divisa tra due uomini molto diversi, tra i tanti dubbi e tra il difficile rapporto con la proprietaria del negozio in cui lavora si troverà inesorabilmente sommersa nel buio. Ma il destino sarà già in agguato, pronto a ridisegnare i contorni della sua vita e a condurla necessariamente verso il cambiamento. “ Sophie non riusciva a non pensarci, e prendeva quegli abiti che le sembravano ora inutili evasioni per donne senza peso, e li appendeva con forza nei guardaroba. Li guardava, poi, appesi a quelle stampelle come fantasmi senz’anima, come cornici macabre di un dolore senza fine, esteso fino all’orizzonte più lontano. Quei colori erano stonati, come i sottili raggi di luce riflessi negli specchi, che sembrava che quel giorno, invece di entrare a testa alta in quel negozio, ripiegassero verso il basso quasi spinti da una forza incontrollabile che si frapponeva tra il buio e la luce “NEI MIGLIORI STORE ONLINE

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“Ogni scatto fotografico che faccio è un istante irripetibile… a dispetto del tempo e delle circostanze che scandiscono inesorabilmente la mutazione delle cose ...”

Intervista a Francesco di Paolo .........................................................a cura di Cristina Rotoloni

come fotoamatore partecipando ad un concorso nel maggio 2015, patrocinato dalla presidenza del consiglio di Pescara nella persona di Antonio Blasioli dove con grande stupore furono ammesse due mie foto, poi, nel settembre 2015 partecipo ad un secondo concorso, promosso dalla fondazione CARIPE, e anche li furono ammesse due mie foto, e allora decisi di partecipare, nell’ottobre 2015 al 43° trofeo Aternum presso l’Aeroporto d’Abruzzo di Pescara con il mio primo portaolio intitolato “VITE PARALLELE…” (due amiche a confronto con stile di vita totalmente diverse), piazzandomi sesto e scavalcando molti fotografi affermati. Una mia foto (l’Aurum innevata) con immenso orgoglio viene esposta permanentemente negli uffici amministrativi della struttura stessa e su richiesta esplicita del Presidente della Regione Abruzzo Luciano Dalfonso come arredo del suo ufficio presso la Regione. Nell’aprile 2016 realizzo la mia prima mostra personale al media Museum di Pescara “OLTRE IL SUONO” che poi seguì tutti i concerti CONCERTI SOTTO LE STELLE dall’aurum al porto turistico di Pescara.

Ospitare Francesco Di Paolo sul nostro Magazine è per noi un onore. Come prima cosa vorrei chiederti di presentarti ai nostri lettori raccontandoci di te e delle tue passioni.

cara il 16/02/1974 dove vivo tutt’ora, da sempre ho coltivato la passione per la fotografia sulle orme di mio cugino fotografo noto e affermato a livello mondiale PAOLO DELL’ELCE.

Buongiorno a tutti i lettori, mi chiamo Francesco Di Paolo e sono nato a Pes-

Nel 2015 ho deciso di mettermi in discussione con la fotografia, ho debuttato

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Quando la fotografia ha preso il sopravvento nella tua vita al punto di non poterne fare a meno e cosa ti lascia nel cuore ogni scatto che fai? Ogni scatto fotografico che faccio è un istante irripetibile… a dispetto del tempo e delle circostanze che scandiscono inesorabilmente la mutazione delle


cose e degli eventi nel tempo e nello spazio, ciò che lo scatto cattura resta nel tempo e nel cuore. Hai un legame particolare con una macchinetta fotografica che senti più vicina al tuo modo di inquadrare il mondo? Raccontacelo. La macchina che uso di più e alla quale sono molto affezionato è una FUJI FINEPIX S3PRO, un modello vecchio ma con molte soddisfazioni quando scatto in bianco e nero, rivedere le foto scattate con quella macchina mi da un emozione particolare perché ha dei bilanciamenti di bianco e nero unici e non ha bisogno di interventi di post produzione con programmi sul pc. Parlaci del tuo stile, cosa immortali e cosa senti di voler trasmettere con le tue immagini.

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Mi definisco prevalentemente un fotografo minimalista. Nel prediligere il bianco e nero amo l’esaltazione del particolare qualunque sia la tematica oggetto dello scatto. Anche attraverso il ”particolare” cerco sempre l’espressione di emozioni e stati d’animo che vadano OLTRE l’occhio dell’osservatore. Cosa ne pensi di Instagram e della sua rapida diffusione. E’ un bene per la fotografia oppure no? Io ho provato Istagram, ma per quanto riguarda la foto artistica lo trovo fortemente commerciale e non in grado di esaltare la qualità fotografica ma semplicemente promuove la diffusione sul social. I nostri lettori dove possono vedere i tuoi lavori, conoscerti meglio e se in-

teressati come possono entrare in contatto con te? Da febbraio 2016 ho una pagina Facebook –FRANCESCO DI PAOLO PHOTOGRAPHER- dove sono visibili molti dei miei scatti, un collage di stili diversi. Mettendo semplicemente un “LIKE” sarà possibile contattarmi e interagire con me e sulla pagina.


E N I L N O CHEF alese

atrizia P P i d a r u c a

MELANZANE RIPIENE DI RISO INGREDIENTI PER 4 PERSONE: -4 melanzane -riso gr 200 -carne tritata gr 100 -salsa di pomodoro gr 200 -parmigiano grattugiato gr 50 -pangrattato gr 40 -2 uova -basilico q.b. -olio extravergine di oliva q.b. -sale e pepe q.b. Cuocere il riso in acqua calda salata, scolarlo al dente e lasciarlo intiepidire. Rosolare la carne tritata in una padella antiaderente e salare a fine cottura. Lavare le melanzane e tagliarle a metà; cuocerle in acqua salata per 10 minuti, sgocciolarle e disporle in uno scolapasta con la polpa rivolta verso il basso per 15 minuti, eliminando così l’acqua di vegetazione. Riprendere le melanzane e con un cucchiaino estrarre la polpa lasciando intatta la buccia. Tritare la polpa delle melanzane grossolanamente, disporla in una ciotola con il parmigiano grattugiato, la carne tritata, il riso, il pangrattato, le uova sbattute, il sale e il pepe; amalgamare bene il tutto. Riempire le bucce delle melanzane poste in una teglia, con il composto preparato e un po’ di salsa di pomodoro; irrorare con l’olio e cuocere nel forno a 200 gradi per 20 minuti. Lasciare nel forno spento ancora 5 minuti e servire.

PAGLIA E FIENO CON PUNTARELLE E SALMONE INGREDIENTI PER 4 PERSONE -Tagliatelle paglia e fieno gr 400 -Punterelle gr 600 -Salmone gr 300 -Formaggio cremoso gr 200 -Sale e pepe q.b. Prima di tutto lavate e preparate le puntarelle (per chi non è in grado di prepararle, si possono trovare già pronte). Tagliate a dadini irregolari il salmone, e cuocerlo insieme con il formaggio cremoso a fuoco bassissimo aggiungendo un filo di acqua calda per 10 minuti. Portare a ebollizione una pentola con l’acqua salata, immergervi le puntarelle e le tagliatelle e cuocere per 6/7minuti massimo. Scolare e disporre in una pirofila aggiungendo il salmone e il formaggio, pepando e amalgamare bene. Servire calde. parato e un po’ di salsa di pomodoro; irrorare con l’olio e cuocere nel forno a 200 gradi per 20 minuti. Lasciare nel forno spento ancora 5 minuti e servire.

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RISOTTO ALLE ERBE AROMATICHE INGREDIENTI PER 4 PERSONE: Riso gr 300 Timo Menta Maggiorana Basilico Erba cipollina Scalogno Parmigiano grattugiato gr 50 Burro gr 100 Mezzo bicchiere di vino bianco Brodo di carne mezzo litro Sale q.b. Lavare la menta, la maggiorana,il timo,l’erba cipollina e il basilico. Tritarli tutti insieme. Pelare e affettare lo scalogno. In una casseruola scaldare la metà del burro con lo scalogno,unire il riso, cuocerlo per qualche minuto, bagnare con il vino bianco, lasciare evaporare, aggiungere il brodo di carne bollente, salare e cuocere per 20 minuti a fuoco basso mescolando spesso. Togliere la casseruola dal fuoco,cospargere con le erbe aromatiche, il burro rimasto, il parmigiano e mescolare. Servire caldo.

FARFALLE AL SALMONE, FINOCCHIO E ZUCCHINE INGREDIENTI PER 4 PERSONE: -Farfalle gr 400 -Polpa di salmone gr 400 -Un finocchio -Due zucchine -Uno spicchio d’aglio -Uno scalogno -Un ciuffo di prezzemolo -Polpa di pomodoro gr. 100 -Una confezione di panna per cucina -Olio extravergine, sale, pepe q.b.

Pulire il finocchio, tagliarlo a dadini, lavarlo in acqua e sgocciolarlo. Lavare le zucchine e tagliarle a rondelle. In una padella con l’olio soffriggere l’aglio,toglierlo e unire il finocchio, cuocendo a fiamma vivace; unire la zucchina e lo scalogno tritato, salare e cuocere ancora per 5 minuti a fuoco medio; versare la polpa di pomodoro e il salmone tagliato a dadini, mescolare, coprire e continuare la cottura per altri 10 minuti a fuoco basso. Intanto cuocere le farfalle in acqua salata, scolarle e condirle con il sugo preparato a cui si sarà aggiunta la panna da cucina, il prezzemolo e un pizzico di pepe e lo si sarà fatto infiammare poco prima per 3 minuti.

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Amici By Anna Marino e Vince Cinanni ‘’ Virtuali e virtuose sono le amicizie, dove le distanze divengono nulle. Ci si allontana, prima, poi, ci avviciniamo, per occupare lo stesso ‘’suolo social’’. Passioni che si aprono nel mutar dei tempi. Giochi onirici su schermi velati. Occhi che sognano forti emozioni. Speranze celate da giocose parole. Infine, preludio di un divenir reale. Come ali che planano sopra fili di rame. Quell’amicizia diventa vitale!

DECALCOMANIE una poesia, by Vincenzo Cinanni. ‘’ Ricordi quando giocavamo coi trasferelli? Sì... Erano quelle immagini, che stampavamo sui quaderni, tra una lezione e l’altra. Se penso al mio cuore, Vorrei che si trasferisse a te, la mia eredità. Credo nei valori, l’amicizia, quella vera, Disinteressata. Ed, oggi, più che mai, Sei Tu, ad Insegnarmi l’etica di un semplice gesto. Dividere il pane, che è per 2. in Quattro! Questo mi insegnasti.

2016.

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Attraverso le onde, abbiamo camminato. Ed ora, a piedi nudi, c’involeremo, Insieme’’. A cura di Vincenzo Cinanni, lo scriban poeta. ‘’ Destituire il Male’’ Poesia, Sull’Attentato del Mercatino di Natale, in Berlino. ‘’ Il giovane autista, innescò quella corsa, all’impazzata. Piombò, con rapacità terrorista, il suo TIR , contro quel mercato. Risoluzione Omicida, era Leggibile? D’Acciaio, la maschera, di un Foreign Fighter? Colpire, una Festa Cristiana! Dodici Croci. Le Strisce, Orizzonte, nella Bandiera Tedesca, macchiate, Di Sangue, D’Orrore, Di Morte. Vincenzo Cinanni, 20 Dicembre, 2016.

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LETTI PER VOI a cura di Patrizia Palese ementi di generi diversi con maestria: si ha il fiato sospeso per tutto il libro, come nel migliore dei thriller; è uno dei più perfetti intrecci mai letti, uno di quelli che sconvolge gli schemi e ti fa credere che lo avresti potuto capire anche tu, quando in realtà non era vero; vi è anche l’angoscia di una figlia scomparsa e di una famiglia che cade a pezzi, e il dolore di Jenny diventava il proprio dolore.

UNA FAMGLIA QUASI PERFETTA DI JANE SHEMILT Jenny è un medico, sposata con un famoso neurochirurgo e madre di tre adolescenti. Ma quando la figlia quindicenne, Naomi, non fa ritorno a casa dopo scuola, la vita perfetta che Jenny credeva di essersi costruita va in pezzi. Le autorità lanciano l’allarme e parte una campagna nazionale per cercare la ragazza, ma senza successo: Naomi è scomparsa nel nulla e la famiglia è distrutta. I mesi passano e le ipotesi peggiori – rapimento, omicidio – diventano sempre più plausibili, ma in mancanza di indizi significativi l’attenzione sul caso si affievolisce. Jenny però non si arrende. A un anno dalla sparizione della figlia, sta ancora cercando la verità, anche se ogni rivelazione, ogni tassello sembra allontanarla dalle certezze che aveva. Presto capisce che le persone di cui si fidava nascondono terribili segreti, Naomi per prima. Seguendo le flebili tracce che la ragazza ha lasciato dietro di sé, Jenny si accorgerà che sua figlia è molto diversa dalla ragazza che pensava di aver cresciuto… Una famiglia quasi perfetta unisce el-

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In questa famiglia tutto sembra perfetto, o almeno così pare a Jenny, medico convinto di poter gestire tre figli, un marito, un lavoro impegnativo e una carriera senza sacrifici sostanziali. La scomparsa di Naomi non basta a farle aprire gli occhi, ma segnerà l’inizio della fine di questa convinzione cieca. Ogni cosa le si sgretolerà attorno, lasciandola inerme dopo un brusco risveglio che forse le darà la forza per cambiare la sua vita in modo drastico. Jenny è una donna piena di amore, ma incapace di ascoltare, e se non si ascolta come si può capire, e come si può amare? I suoi figli sono il centro del suo mondo, ma non per quello che sono realmente, perché è incapace di vederli per quello che sono, piuttosto li ama per come lei se li immagina: lei interpreta i loro gesti, le loro scelte, è convinta di conoscerli come nessun altro e pertanto di non aver bisogno che loro collaborino nel rapporto. Ecco, la maternità di Jenny è a senso unico, come da un essere umano verso un oggetto, ed è così che mentre i pezzi cominciano a cadere, lei non si accorge di nulla. Accorgersi di questi errori è tanto doloroso per il lettore, quanto lo è per lei. Sentire le colpe che le precipitano addosso, quando suo marito, impenetrabile, si allontana a sua volta. Poi c’è Naomi, che proprio perché raccontata dalla voce di Jenny, è descritta nel suo doppio aspetto di figlia model-

lo e adolescente con la voglia di affermarsi. Ma l’impressione è quella che, fino all’ultima pagina, resti impossibile afferrarla e capirla in tutto e per tutto, comprendere le sue scelte e i suoi sentimenti. Indipendentemente dalla sua scomparsa, sarà comunque ben presto chiaro che già si stava allontanando da tutto ciò che aveva, trasformandosi in una persona nuova, alla ricerca di cose e persone diverse da quelle che aveva intorno, gli amici, la famiglia, il suo ragazzo…quella perfezione apparente non la soddisfa più. I personaggi sono meravigliosi, colti molto di più nelle loro imperfezioni, nelle loro crepe, che nei lati positivi. Ma è questo che da un filo alla storia, perché la ricostruzione delle loro debolezze è un tentativo di giustificare l’accaduto. Così pagina dopo pagina emergono eventi nascosti, particolari sconvolgenti che conducono alla risoluzione, insospettabile e perciò fantastica, del caso. Gli indizi vengono seminati qua e là, come è giusto che sia, ma proprio come è giusto che sia, il lettore risolve il mistero solo un attimo prima di leggerlo. Poi ovviamente c’è la parte in cui ci si complimenta immaginariamente con l’autrice per la trovata geniale. Il titolo è meglio nella versione italiana, perché Daughter non rendeva giustizia alla complessità della vicenda che non riguarda solo Naomi, né solo sua madre, anche se è lei a raccontare portando il lettore a mettersi nei suoi panni. Una famiglia quasi perfetta, è ironico, è un diversivo perché ciò che realmente conta non è quella perfezione, perché essere madre vuol dire migliaia di cose insieme che vi precipiteranno addosso nel momento in cui inizierete a leggere. E poi c’è il finale, ma se non vorrete leggerlo e lasciarvi la soddisfazione di arrivarci da soli allora interrompete qui… per gli altri ecco il finale: “Per sempre”: è fin lì che spazia il tuo sguardo prima che la vita ti ferisca – eppure Theo è stato


ferito. No, è ancora oltre; è fin dove arriva la tua immaginazione, prolungandosi verso tutti i luoghi e tutte le persone che pensi ci saranno sempre. Ma niente dura. Non i luoghi, non le persone, non l’amore, nemmeno gli anni fugaci dell’infanzia. La perdita, invece, dura. All’inizio non sapevo se sarei mai riuscita a gestire le ore, poi i giorni, le settimane, i mesi di quel “per sempre”, dove la nebbia fitta della sua assenza non accennava mai a diradarsi. I ragazzi non parlano molto di Naomi. Lo spazio dietro di loro è pieno di lei, ma le loro vite sono andate oltre la sua. La mia no. Ho resistito, tutto qui.

L’autrice: Jane Shemilt: medico, ha conseguito una laurea in Scrittura creativa alla Bristol University e una specializzazione nella stessa materia all’università di Bath. Il suo romanzo d’esordio, Una famiglia quasi perfetta, è stato in lizza per il Janklow and Nesbit Award e il Lucy Cavendish Fiction Prize. Vive con il marito, professore di neurochirurgia, e i loro cinque figli a Bristol.

NOTTI IN BIANCO, BACI A COLAZIONE DI MATTEO BUSSOLA Uscito in libreria il 24 maggio 2016 per l’Einaudi, Notti in bianco, baci a colazione di Matteo Bussola è un libro che parla da sé e basta leggere qualche sua

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pagina per essere catturati. Con ironia Matteo Bussola racconta attraverso dialoghi, pensieri e spaccati di quotidianità cosa significa diventare padre ed essere un genitore presente e affettuoso. Quello che si tocca con mano in questo libro è l’amore incondizionato di un uomo verso le sue tre bambine, molto diverse tra loro, ma che hanno lo stesso ascendente su di lui, uomo diventato migliore da quando le ha strette tra le braccia per la prima volta. Notti in bianco, baci a colazione è riuscito a coinvolgere 300.000 persone su Facebook, social network su cui Matteo Bussola pubblicava i suoi scritti e siamo certi che questo libro sarà apprezzato da un’altra ampia fetta di pubblico femminile come maschile. Sono tante le parti in cui si ride, soprattutto quando si leggono certi dialoghi che avvengono tra il padre e Ginevra, la seconda delle figlie, una bimba di 4 anni che inconsapevolmente ha un’ironia disarmante. Ci si commuove quando il padre riflette sulle frasi profonde di Virginia, la prima delle figlie, una bambina che ha uno sguardo sensibile su qualsiasi cosa i suoi occhi si posino. Ci si affeziona alla piccola di casa, Melania, che ha capito come gestire una famiglia intera semplicemente esprimendosi per vocale: la A è la chiave del suo mondo, basta pronunciarla con un’intonazione diversa per farsi capire e ottenere tutto ciò che vuole. E poi c’è l’amore che ha creato questa splendida famiglia, quello tra Matteo e Paola, il cui rapporto ha visto anche momenti bui, ma che ha dato loro maggiore consapevolezza di come due pali inclinati possano dar vita a una capanna solida. Notti in bianco, baci a colazione è un libro poetico, illuminante in un certo senso, che strappa molte risate di pancia, che hai voglia di leggere in una volta sola per vivere fino in fondo la loro quotidiana avventura. La storia raccontata da Matteo Bussola ci fa sentire parte di questa famiglia in cui non esistono orari umani, in cui i soldi sembrano non bastare mai, in cui tutto appare in bilico, ma è resistente a qualsiasi perturbazione grazie a un amore raro che si genera dal contatto di sguardi, menti e cuore. Frasi come questa della prefazione spiegano da sole il contenuto di questo splendido libro: “Le mie figlie alimentano me e mi ricordano

che essere padre significa vivere in bilico tra la responsabilità e l’abbandono, tra la forza e la tenerezza. E che questo vale per tutto. Il resto viene di conseguenza.” Poi ci sono passaggi che fanno ridere fino alle lacrime come la frase in cui gli uomini sono messi dinanzi a certe notizie: “Paola mi sta prendendo le mani e mi dice: – Su questo divano siamo in tre, – e io d’istinto mi guardo alle spalle pensando: ‘Dev’essere entrato ancora quel gatto dalla finestra’.” E ci sono parole che non lasciano spazio all’immaginazione, perché riescono a ritrarre perfettamente l’attimo vissuto dallo scrittore: “… a me quello che piace di più al mondo è accompagnarla all’asilo in auto e vederla saltare dietro quella finestra e ridermi con quei dentini piccoli, come se quell’immagine fosse davvero l’unica cosa in grado di salvarmi dal diventare un adulto triste e senza speranza.” Ci sono momenti dai toni differenti in questo libro, attimi che fanno capire il senso di essere padri, altri che fanno sorridere per la facilità con cui i bambini spiegano a se stessi la vita, ma poi non smettono di domandare ai grandi i tanti perché che li assillano per meglio capire. C’è veramente il meglio di questa famiglia, che come tutte dimostra le fragilità e le difficoltà, non solo i lati belli. Il libro Notti in bianco, baci a colazione fa capire che oltre tutti gli impegni, le responsabilità, le paure al primo accenno di tosse, c’è quel senso di appagamento e di completezza che si prova solo quando tua figlia ti sorride, oppure ti fa capire il senso delle cose o semplicemente ti dà vita dormendoti addosso: l’importante è godere di questi attimi nel momento in cui passano su di te travolgendoti. Notti in bianco, baci a colazione di Matteo Bussola è un libro da leggere, consigliato ai genitori, ma anche ai figli, per le prospettive che fornisce e per il piacere di ascoltare una storia vera e pura che coinvolge a ogni pagina.


LA RAGAZZA DEL TRENO di Paula Hawkins Ogni giorno lo stesso tragitto, il medesimo treno, i soliti pensieri. Puntuale come un orologio, alle 8.04 la donna è sul convoglio che la porterà da Ashbury a Londra e su quello che inesorabilmente alle 17.56 la ricondurrà a casa. Non ha più un lavoro Rachel, non ha altra certezza nella vita se non l’alcool e nonostante abbia poco più di trent’anni si sente inutile, non ha più scopi. La separazione dal marito è stato un colpo troppo grande da poter affrontare, gestire e tollerare; si è dimostrato essere un qualcosa che la donna ha vissuto come il fallimento non solo della relazione, ma anche della sua stessa vita, si è sentita svuotata, persa, tradita dall’uomo a cui ha dato tutto e che non ha esitato un attimo a scegliere un’altra, una donna che senza remore ha preso il suo posto nella vita di Tom donandogli perfino una figlia. Il passaggio da depressione ad alcolismo è stato inevitabilmente rapido. Ma non riesce ad ammettere nemmeno con sé stessa quanto grave sia divenuta la situazione, anche il solo confidare all’amica nonché coinquilina Cathy di aver perso il proprio impiego perché ubriaca è un qualcosa che non può esporre. E così ogni mattina fa finta di andare al lavoro e in quel breve tragitto è preda di pensieri sulla vecchia Rachel grintosa e determinata e sulla nuova arrendevole e superflua. Il percorso le consente di osservare anche la zona in cui un tempo abitava con Tom al 23 di Blenheim Road, ma la sua attenzione è rivolta al civico 15 dove Jess e Jason vivono quella che agli occhi della protagonista è l’esistenza perfetta. Lui è moro e robusto, un tipo protettivo con una bella risata argentina, lei è minu-

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ta, graziosa, con la carnagione chiara e i capelli biondi, corti. Ma non sempre “il giardino del vicino” è migliore del nostro, non sempre quella perfezione che immaginiamo negli altri esiste davvero. Un giorno come tanti, di Jess si perde ogni traccia. Ed è così che Rachel apprende che Jess è in realtà Megan e Jason, Scott; che la loro relazione era problematica come quella di chiunque altro e assiste a un qualcosa a cui mai avrebbe pensato di dover far fronte. Le sue parole sono vane, chi crederebbe mai a un’ubriacona? Soprattutto quando Anna, la nuova moglie dell’ex coniuge, non fa altro che buttare “carne al fuoco” per screditare quella che crede essere una minaccia. Megan non può essersi volatilizzata, deve esserle accaduto qualcosa. Un motivo, una ragione per la quale si è allontanata da casa, per la quale ha rinunciato a tutto. E se non se ne fosse andata volontariamente? Se qualcuno o qualcosa l’avesse costretta? E se le fosse stato fatto del male? Gli inquirenti sono in stallo, non hanno prove per fermare alcun sospettato ne una vera e concreta idea di quel che potrebbe essere successo; per Rachel, colei che all’inizio del componimento è percepita dal lettore quale una persona sgradevole, inavvicinabile, rude, venire a capo del mistero è un nuovo obiettivo dalla portata tale da significare anche un beneficio inaspettato, volendo una rinascita. Stilisticamente il romanzo è accattivante, solletica la curiosità di chi legge spingendolo a risolvere egli stesso l’enigma. Scritto sotto la forma del diario alternando più voci narranti (Rachel, Anna, Megan) e avvalorato da un ben costruito intreccio, il testo scorre rapido giungendo celermente a conclusione e giustificando il successo avuto. Un fenomeno da 2 milioni di copie in 5 mesi, piacevole e dalla ben ponderata suspence. “La vita non è un paragrafo, e la morte non è una parentesi”.

MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI di Giacomo Mazzariol Hai cinque anni, due sorelle e desidereresti tanto un fratellino per fare con lui giochi da maschio. Una sera i tuoi genitori ti annunciano che lo avrai, questo fratello, e che sarà speciale. Tu sei felicissimo: speciale, per te, vuol dire “supereroe”. Gli scegli pure il nome: Giovanni. Poi lui nasce, e a poco a poco capisci che sì, è diverso dagli altri, ma i superpoteri non li ha. Alla fine scopri la parola Down, e il tuo entusiasmo si trasforma in rifiuto, addirittura in vergogna. Dovrai attraversare l’adolescenza per accorgerti che la tua idea iniziale non era così sbagliata. Lasciarti travolgere dalla vitalità di Giovanni per concludere che forse, un supereroe, lui lo è davvero. E che in ogni caso è il tuo migliore amico. Giacomo Mazzariol ha scritto un romanzo di formazione in cui non ha avuto bisogno di inventare nulla. Un libro che stupisce, commuove, diverte e fa riflettere. Giacomo Mazzariol ha diciannove anni e il 21 marzo del 2015 carica un corto su YouTube, un video che fino ad oggi ha avuto quasi 150.000 visualizzazioni. Quando pensiamo a internet, video e giovani, solitamente il mix ci fa pensare a niente di buono, invece questa volta il risultato è stato strepitoso. Giacomo ha pubblicato un video intitolato “The Simple Interview”. Il corto parla del suo fratellino Giovanni, un bambino speciale, con un cromosoma in più e di come le differenze e le distanze le creiamo noi con i nostri pregiudizi. Da qui l’idea di realizzarne un libro su “Storia mia e di Giovanni che ha un cromosoma in più”. Il giovane scrittore affronta tutte quelle tappe che noi possiamo immaginare, che includono la paura di


essere deriso, allontanato e che ti fa arrivare fino al punto, non di omettere, ma di mentire. Racconta anche del suo difficile rapporto con un fratello con cui credeva di correre in bicicletta e che invece non potrà condividere con lui molte cose. Ma Giacomo cresce e Giovanni ha un ruolo in questo. Mazzariol ci presenta la vera famiglia del “Mulino Bianco”, quella che non si ferma davanti alle difficoltà, che fa del sorriso la sua carta vincente e che nel diverso non vede differenze. Con il suo stile semplice e diretto, ci fa conoscere il suo mondo, che è anche quello di milioni di persone. Con delicatezza e genuinità ci racconta uno spaccato di sé, non così facile da condividere con gli altri. “Giovanni che va a prendere il gelato. -Cono o coppetta? -Cono! -Ma se il cono non lo mangi. -E allora? Neanche la coppetta la mangio!”

LA RAGAZZA NEL PARCO di Alafair Burke La storia si concentra su Jack Harris accusato di triplice omicidio. Scrittore famoso, la sua vita privata è stata messa a nudo dopo la strage della Penn Station, quando un ragazzino, Todd Neeley, aprì il fuoco sulla folla e sua moglie, Molly, che ne rimase uccisa. Quando viene prelevato dalla polizia, sua figlia Buckley decide di chiamare il primo vero amore di Jack, la famosissima Olivia Randall avvocato difensore di New York, per tirare suo padre fuori dai guai. Olivia è una quarantatreenne in carriera, brillante avvocato e all’epoca dell’università, fidanzata di Jack. Appena riceve la telefonata di Buckley tutti i suoi sensi di colpa nei confronti dell’ex si riaccendono e si sente in dovere di correre a difenderlo credendolo ciecamente innocente. Ma davvero Jack si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato? È vera la storia per cui la

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misteriosa ragazza nel parco l’avrebbe attirato proprio vicino al punto in cui il padre di Todd, Malcolm Neeley, stava per perdere la vita? E se avesse un lato oscuro di cui Olivia non è a conoscenza? Ed ecco che il dubbio si insinua nella mente di Olivia - e di conseguenza nel lettore - in momenti di sicurezza totale sulla sua innocenza e cupi abissi in cui invece le pare molto più verosimile che sia lui l’assassino. Il lettore viene attirato in una spirale che non lascia scampo: è necessario sapere come la storia andrà a finire, non ci si può staccare prima dalle pagine. Gli alti e bassi nelle certezze di Olivia e il passato comune con Jack tornano alla superficie: le sue colpe, il dolore di Jack, il disprezzo della sua migliore amica Charlotte, la sua vita che prosegue senza di lui e senza averne notizie. E così decide di scavare nel torbido della vita del suo assistito, in un continuo di eventi scioccanti e colpi di scena, per scoprire la verità. Il ritmo è alto e pur essendo un legal thriller, la trama è molto scorrevole, il racconto è ben dipanato e spiegato con cura in modo che chi legge non rischi di perdersi nel corso della storia. I personaggi sono costruiti in modo da essere verosimili. La protagonista cattura l’attenzione del lettore con un bel feeling e la forte empatia assicura l’immedesimazione in lei e quindi nella storia. Il colpo di scena finale lascia a bocca aperta anche se un piccolo sospetto si insinua già nel corso della storia: Jack è davvero il colpevole? Un romanzo con dei temi forti: amore, sensi di colpa, giusto o sbagliato, droga, relazioni tutto in un mix magnetico, intrigante e teso. Il lettore non può che cadere nella tela di questo bel thriller.

7-7-2007 è il titolo singolare dell’ultimo romanzo della serie di Antonio Manzini che ha come protagonista il Vicequestore Rocco Schiavone. Questi, un personaggio fuori dalle regole e

borderline viene seguito dall’autore nel romanzo, passo per passo nelle sue emozioni, pensieri e atti. Quando Schiavone, preso dalla rabbia per l’atto indegno, riduce in fin di vita uno stupratore che però è figlio di un politico influente, viene spedito a scopo punitivo al Nord, e più precisamente nella città di Aosta, città che detesta, così come l’ambiente di montagna e la neve. Il fatto che Schiavone inizi la sua giornata col fumare uno spinello rende già bene l’idea del personaggio singolare del detective. In questo racconto la vita del personaggio viene sviscerata anche nell’intimo e personale perché l’omicidio in questione lo coinvolge personalmente. L’assassino pare infatti avere un conto in sospeso con Schiavone. tutto inizia qualche anno prima, il 7 luglio 2007 appunto, uno dei giorni più neri della vita del protagonista e chi ha letto il precedente romanzo lo sa bene. In quella data di luglio, che dà il titolo al libro, la moglie del Vicequestore, Marina, viene assassinata davanti a una gelateria. La loro unione era già in crisi perché questa non vedeva di buon occhio la condotta talvolta amorale dell’uomo, tuttavia per lui è un grosso colpo, a sera talvolta ci parla immaginandola ancora in vita. La questione è particolarmente amara inoltre perché pare coinvolgere alcuni fra i vecchi amici del Vicequestore, ex compagni di liceo, che hanno preso a far parte di un brutto giro di droga e della malavita. La particolarità del romanzo 7-7-2007 di Antonio Manzini sta nel fatto che il protagonista è del tutto fuori dalle linee: non è, come solitamente ci si aspetterebbe, un eroe entro le regole, paladino della giustizia a tutti i costi ma, al contrario, si tratta di un antieroe protagonista che vive sulla sottile linea di confine tra il bene e il male, tra la giustizia e la criminalità, in un mix di indagini, colpi di scena, ironia. Il Vicequestore Schiavone è amante della bella vita e delle belle donne e si lascia talvolta corrompere e andare alle emozioni spontanee nel bene e nel male, fino alla violenza per farsi giustizia da solo. Un investigatore sui generis quindi, al di fuori dei luoghi comuni e che anche con la sua sfumatura ombrosa non potrà non appassionare e piacere al lettore alla ricerca di una giustizia terra terra e di un umanità vera e palpabile. Particolarmente divertente la sua analisi antropologica delle persone che incontra: ogni persona viene paragonata ad un animale in una sorta di bestiario nella sua mente.


Leggendo... libri

Cristina Rotoloni

Sinte... La fija mé!! - M. Assunta Scipione edito da Lupi Racconti Un simpatico libro scritto in dialetto che narra le esperienze e la gioventù dell’autrice nella sua amata città, Sulmona. Una lettura ricca di tradizioni e abitudini locali, simili alle mie, che può presentare difficoltà per il lettore nell’interpretazione del testo. Mi piace che Maria Assunta desideri con questo libro non far perdere gli usi e i costumi del posto.

Nuova era - Maria Stella Bruno edito con Amazon

Fantasy Su un pianeta ghiacciato, dove vivono mostruosi abitanti, gli ultimi insediamenti umani trovano rifugio all’interno di campi ben organizzati. In uno di questi, il 213, Danmar incontra Zohya con cui condividerà un’inaspettata avventura che potrebbe costargli la vita. Una piacevole lettura per allontanarsi dalla realtà.

Zoccoli assasini - Mariluisa Moro edito con Amazon Giallo Un medico muore per morte naturale, ma secondo il commissario Caluso non è così perché mancano gli zoccoli ai piedi del cadavere. Una lettura veloce che lascia un po’ d’amaro in bocca. Lo stile dell’autrice è freddo e distaccato, fa intendere sin da subito chi è coinvolto e scivola velocemente alla soluzione. E’ uno stile che non amo, può forse interessare gli appassionati del genere che cercano un intreccio non troppo impegnativo.

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Piccole fiabe per grandi sognatori è la somma di sei brevi fiabe, raccolte in un unico, imperdibile, volume. L’autrice, Emanuela Arlotta, con il suo stile dalla tenera limpidezza è in grado di catturare il cuore di grandi e piccini sin dalla prima pagina. Regala ai suoi lettori più grandi l’emozione di sentirsi ancora una volta bambini e ai più piccoli, avventure, magia, emozioni, sogni ma, soprattutto, importanti insegnamenti di vita. LINK PER L'ACQUISTO 23


Leggiti tra le righe

Mi siedo e aspetto

“Ci sono momenti nella vita in cui è la vita

che la tua anima implume

stessa che ci conduce verso il nostro destino.

attraversi il ponte tra il sembrare e l’essere.

In questi momenti bisogna tendere la mano e

Mi siedo e aspetto

lasciarsi trasportare dallo scorrere del fiume,

con la calma delle donne

senza opporre resistenza. Bisogna abbando-

che l’infiorescenza sbocci

narsi per potersi un giorno ritrovare …. “

e trabocchi di colori. E nell’attesa vivo, nel desiderio di riaverti senza abiti o coperte con cui velarti i desideri. Emanuela Arlotta

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Dio, uno, nessuno e centomila A cura di Patrizia Palese Gerusalemme lo poteva pronunciare. Oggi gli ebrei, dato che il tempio è in rovina, utilizzano il termine ADONAI che significa Signore o HASHEM “il nome” come si legge nel libro del Levitico XXIV, 11. Per i musulmani il nome di Dio è Allah, come si legge nel Corano, ma anche Rahaman che significa il misericordioso. La religione sanscrita, madre del Vedismo, del Brahmanesimo, dell’Induismo, danno a Dio il nome di DEVA, ISVARA (potente, signore). Esiste anche una divinità femminile che è chiamata MAHADEVI ovvero la Grande Dea, e rappresenta il principio femminile primordiale e cosmico da cui derivano le varie divinità femminili.

Quando pensiamo a Dio, generalmente pensiamo a una entità che sia superiore a noi umani e che possieda elementi distruttivi e creativi inimmaginabili; questo concetto lo ritroviamo in quasi tutte le religioni. Le caratteristiche di questa entità, la sua esistenza, la sua natura, vengono spiegate nella Teologia o nella Filosofia e più precisamente nella Metafisica. Ma la presenza di Dio nella Storia si è riscontrata anche nella Letteratura e nell’Arte in genere. I diversi credi religiosi hanno usato diversi appellativi per definire Dio, raggiungendo forme di ostracismo, come nella religione islamica, dove viene considerato un peccato antropomorfizzare Dio. Nella lingua latina, la parola Deus è strettamente collegata a DIVUS (splendente) e a DIES (giorno), ma esso si ricollega al sanscrito DYAUH che significa splendente, brillante, accecante. La lingua semitica definisce Dio con il termine EL che dovrebbe significare potenza. Ecco perché la lingua ebraica utilizza questo termine per indicare Dio, ma non si nomina perché troppo sacro e solo il Sommo Sacerdote nel tempio di

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Nel monoteismo zoroastriano l’unico Dio riconosciuto è AHURA MAZDA, cioè il signore saggio. Come si vede il concetto di Dio lo si può definire universale in quanto essere celeste e divino, creatore dell’Universo, che si occupa della fertilità della terra inviando piogge e dona leggi morali che debbono essere osservate punendo chi non lo fa. Ecco allora che si può definire che i popoli, indipendentemente dal grado di civiltà, hanno una fede in Dio. Le varianti delle diverse religioni sono molte, ma altrettanto numerosi sono i punti in comune: diverse immagini, diversi concetti tutti riferiti alla stessa divinità. Se poi vogliamo affrontare l’argomento dal punto di vista filosofico, possiamo dire che nei Presocratici vi era la Filosofia naturalistica che portava a un principio primo o ARCHE’, come nei filosofi di Mileto e in Eraclito. Socrate si dedicò moltissimo alla ricerca del divino e lo caratterizzò come BENE e INTELLIGENZA oltre che PROVVIDENZA. Per lui vi era una divinità chiamata DAIMON che era uno spirito-guida che illuminava le menti e da qui la spiegazione della sapienza divina e dell’ignoranza umana.

«Ma ecco è l’ora di andare, per me di andare a morire, e per voi di continuare a vivere; chi di noi vada verso un migliore destino è oscuro a tutti, fuori che a Dio. » (Platone, Apologia di Socrate, 42 a) Platone parla molto di Dio in molti dei suoi Dialoghi. Nel libro X delle Leggi come prova dell’esistenza di Dio parte dal movimento e dall’anima e difende in modo preciso l’idea di una provvidenza divina rispetto al mondo umano. Aristotele dimostrerà la necessità filosofica di Dio come motore immobile, la causa prima non causata, suddividendo le scienze in tre rami: Fisica studio della natura; Matematica studio dei numeri e delle quantità; Teologia la più eccelsa delle scienze dato che il suo argomento, Dio e le sostanze separate, rappresenta l’essere più alto e degno di venerazione. Il divino è vero in quanto immutabile e fisso e tutto ciò che diviene è una forma inferiore che non dà sapere universale. Nell’Illuminismo si diffuse l’idea che Dio si potesse spiegare razionalmente e questa corrente si chiamò DEISMO. Si diceva che la divinità esisteva perché in questo modo si poteva spiegare l’ordine, l’armonia e la regolarità dell’universo. Nella letteratura troviamo Dio come tema centrale di molte opere letterarie, come nella Divina Commedia di Dante Alighieri, nell’opera di Sorem Kierkegaard dove lui filosofo cristiano luterano, parla delle qualità di Dio e della sua esistenza con questa definizione «Dio non pensa, Egli crea. Dio non esiste, Egli è eterno. L’uomo pensa ed esiste e l’esistenza separa pensiero ed essere, li distanzia l’uno dall’altro nella successione». Se vogliamo partire dalle origini e quindi dal mito, possiamo dire che la metaf-


isica panteista si fonda sui concetti di origine e causa. Ecco perché si utilizzano nomi diversi per Dei che hanno diverse origini e diverse cause di esistenza. Da qui ESSERE, LOGOS, RAGIONE, INTELLIGENZA, SPIRITO, ASSOLUTO. Quindi la civiltà israelitica fu la prima ad avere una religione monoteista con un Dio universale, trascendente, creatore dell’universo, osservando le sue leggi e proclamandosi suo popolo eletto. Secondo il Cristianesimo Dio non è possibile conoscerlo da parte dell’uomo se egli non decide di rivelarsi. Secondo il Cattolicesimo si può arrivare a provare l’esistenza di Dio attraverso dettami filosofici e logici, ma non lo si può conoscere razionalmente. Tommaso d’Aquino infatti dice che con la ragione si può conoscere l’esistenza di Dio, ma non che cosa è Dio, e quindi lo si deve accettare come mistero di fede. Attraverso il Cristo si è potuto conoscere Dio. Per l’induismo esiste BRAHAMAN che è al di fuori della comprensione umana e l’unico modo per l’uomo è riscoprire lui stesse come Brahaman. ISVARA è l’aspetto personale di Dio e con attributi che si mostra ai suoi fedeli sotto più forme ed egli è onnisciente, onnipotente e benevolo. Cartesio asserisce che se Dio è la somma di tutte le perfezioni deve avere anche quella dell’esistenza, perché non avendola sarebbe meno perfetto e dice: «Come pensare un monte senza valle». Ovviamente dalla parte opposta molte sono state le argomentazioni per asserire che egli non esiste. Diagora, nell’antichità classica, fu perseguitato proprio perché asseriva che gli Dei non esistevano, come ci ricorda Cicerone nel suo DE NATURA DEORUM e anche Atenagora di Atene, scrittore cristiano. La sua tesi era quella di affermare che gli Dei non avendo punito i numerosi atti d’empietà e crudeltà commessi dagli uomini, non potevano esistere in quanto tali. Crizia che visse tra il V e il IV sec. a.C. affermò che i concetti delle polis di legge giuridica, sociale e religiosa fondate sulla morale divina, erano invece fondate sulla paura del divino inventando gli Dei per un potere politico. In questo modo le leggi sarebbero state osservate in quanto tutti gli uomini erano sotto gli occhi degli Dei. Evemero da Messina tra il IV e il III sec. a. C. cercò di spiegare la genesi degli Dei facendo rientrare in essi sovrani, personaggi di spicco. Quindi origine

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umana e non divina. Lucrezio (98-53 a.C.) dice che il mondo si è fatto da solo. Nel Libro V Lucrezio spiega come: «Ma ora spiegherò con ordine come il caotico ammasso di materia abbia stabilmente formato la terra, il cielo, le profondità marine, il corso del sole e della luna. Infatti di certo gli elementi germinali delle cose non si disposero ognuno al suo posto per il criterio d’una mente sagace né pattuirono i moti che ognuno avrebbe dovuto imprimere, ma poiché i numerosi germi della natura in molteplici modi ormai da tempo infinito sospinti dagli urti e dal loro stesso peso sogliono spostarsi velocemente, aggregarsi in ogni guisa e produrre tutte le combinazioni» Nel 1729, alla morte del prete Jean Meslier, veniva reso pubblico il suo testamento, dal titolo di Memoria dei pensieri e delle opinioni di Jean Meslier, prete, curato di Ètrèpigny e di Balaives, su una parte degli errori e degli abusi del comportamento e del governo degli uomini da cui si dimostrano in modo chiaro ed evidente le vanità e le falsità di tutte le divinità e di tutte le religioni del mondo, affinché sia diretto ai suoi parrocchiani dopo la sua morte e per essere usata da loro e da tutti i loro simili quale testimonianza di verità. Meslier mise in dubbio la coerenza della religione cristiana attraverso una critica all’attendibilità e alla verità

storica dei Vangeli, contestandone le ritenute contraddizioni interne, alla Bibbia in generale, affermando la falsità delle presunte profezie dell’Antico Testamento e alla dottrina e morale cristiane, enumerando quelli che a suo parere erano gli errori insiti in queste. Egli riteneva che la fede, in quanto “credenza cieca”, fosse un principio di errori, di illusioni e di raggiri e che la divinità e l’anima fossero invenzioni umane. Meslier sostenne che la religione è originata dalla paura e che i tiranni se ne servono e la sostengono per imporre il proprio potere: idealizzando la sofferenza, la povertà e il dolore e condannando il piacere, la religione - in particolare quella cristiana - disarma gli uomini e li lascia alla mercé dei soprusi del potere. Monarchi, nobili e sacerdoti sono parassiti che il popolo deve abbattere per riappropriarsi della terra, dato che in natura tutti gli uomini sono uguali e a loro appartengono i beni e la terra che lavorano. Egli ritiene che tutto quanto avviene nella storia non può né deve essere attribuito a Dio, in quanto solo la natura, eterna e già di per sé perfettamente regolata, basta a spiegare i mutamenti storici. Secondo Ludwig Feuerbach l’uomo di fronte alle difficoltà della vita si affida ad un soggetto altro rispetto a lui, che è idealmente slegato dai tipici limiti umani e che egli chiama dio e, quan-


«Critica alla filosofia hegeliana del diritto pubblico», articolo pubblicato sugli “Annali franco-tedeschi” nel 1844 di Karl Marx in contrasto con Ludwig Feuerbach che sosteneva che l’epoca in cui viveva segnava il tramonto della religione, precisa come nella religione coabitino un’istanza critica oltre quella illusoria teorizzata da Feuerbach. Se per Feuerbach la religione è frutto della coscienza capovolta del mondo, per Marx ciò è dovuto al fatto che la società stessa è un mondo capovolto.

do un soggetto entra in un rapporto essenziale e necessario con un oggetto trascendente (come dio appunto), questo significa che questo oggetto è la vera e propria essenza del soggetto, proiettata. Dio dunque non è altro che l’oggettivazione ideale dell’essenza dell’uomo che in Dio proietta se stesso. Nella religione è dunque l’uomo a fare Dio a propria immagine e somiglianza attraverso un processo psichico di assolutizzazione dell’umano. Non quindi Dio che ha creato l’uomo, ma viceversa (Non è Dio che crea l’uomo, ma l’uomo che crea l’idea di Dio afferma Feuerbach). In Dio e nei suoi attributi l’uomo può quindi scorgere oggettivati i suoi bisogni e i suoi desideri e, dunque, ri-conoscerli». La conoscenza che l’uomo ha di Dio non è altro, allora, che la conoscenza che l’uomo ha di sé stesso, ma solo con la filosofia ciò può giungere a piena consapevolezza. Secondo Feuerbach la colpa del cristianesimo nei confronti del genere umano è stata l’aver condotto all’ascetismo, alla fuga dal mondo, al sacrificio e alla rinuncia e in ultima analisi alla spogliazione delle qualità umane a favore di Dio. E’ l’uomo in carne e ossa, mortale dotato di sensibilità e bisogni: in questo consiste l’umanesimo di Feuerbach. Occorre dunque partire da ciò che dà valore al pensiero stesso, ossia dall’intuizione sensibile perché veramente reale è soltanto ciò che è sensibile. Solo attraverso i sensi un oggetto è dato come immediatamente certo: il sensibile infatti non ha bisogno di dimostrazione, perché costringe subito a riconoscere la sua esistenza. Nell’introduzione alla

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La religione è «il gemito della creatura oppressa, l’animo di un mondo senza cuore, così come è lo spirito d’una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l’oppio dei popoli», ottunde i sensi nel rapporto con la realtà, è un inganno che l’uomo perpetra a sé stesso. Nietzsche annuncia che DIO E’ MORTO e con questa affermazione intende annunciare la fine di ogni realtà trascendente, indipendentemente dal culto che predichi tale realtà. Egli considera ciò come il compimento di un processo nichilistico necessario. Albert Einstein afferma nel capitolo finale del suo libro Dal Big Bang ai buchi neri che Dio non può conciliarsi con la scienza e non è correlato col nostro mondo. Nei suoi libri non specifica mai se creda o meno nell’esistenza di un Dio o di un’altra entità superiore: in The Grand Design, scritto insieme al fisico Leonard Mlodinow, ha elaborato una teoria cosmologica che intende spiegare l’origine dell’universo, il quale, come dichiara lo scienziato in un’intervista sul Times, “non è stato creato

da Dio”. Le posizioni di fronte all’esistenza o all’inesistenza di Dio possono essere schematicamente divise in tre campi: teiste, atee e agnostiche. • per il teismo, esistono ragioni sufficienti per credere nell’esistenza di Dio o di divinità; • per l’ateismo non esistono ragioni sufficienti o necessarie per affermare l’esistenza di Dio o di divinità; oppure, l’esistenza di Dio o di divinità è un impossibile dal punto di vista logico od ontologico; • per l’agnosticismo l’esistenza di Dio è inconoscibile, oppure essa non è attualmente conosciuta (da notare che questa posizione è conciliabile con una delle due posizioni precedenti, dato che l’agnosticismo non riguarda la credenza, ma la conoscenza). All’interno del teismo si possono distinguere il monoteismo, il panteismo e il deismo. Il teismo e l’ateismo si contrappongono portando a sostegno tesi per lo più logico-dialettiche sino al XIX secolo, dal XX anche ontologiche. Entrambi i campi possono essere a loro volta divisi in due gruppi ognuno, basati sul convincimento che la propria posizione sia o meno dimostrata definitivamente dalle argomentazioni. E allora cosa si può dedurre? Che Dio c’è per chi ci crede, che può esserci anche sotto altre forme, ma soprattutto che la necessità di avere un Dio a propria immagine e somiglianza la dice lunga sull’insicurezza umana…da sempre.


Presentazione “Rue de Belleville” di Daisy Raisi

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Breve presentazione: Metti la Parigi attuale con le sue strade, i suoi locali, i suoi piatti tipici. Metti un quartiere popolato da artisti un po’ alla deriva, in cerca di fortuna. Metti un destino imprevedibile e sornione che favorisce incontri, fa scoccare scintille, crea occasioni insperate di successo. Metti la vita con tutte le sue complicazioni, i suoi appuntamenti predestinati, le sue svolte. “Rue de belleville. Il destino avrà i tuoi occhi” è tutto questo e ancora di più.... Illustratore: Fabrizio Ruggeri.

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Introduzione :

“Rue de Belleville. Il destino avrà i tuoi occhi” , volume I, è un romanzo corale, ambientato nella Parigi odierna. Ha un’anima molto femminile, basato com’è su storie d’amore, solidarietà e amicizia e sulle vicende di donne battagliere che sanno prendere in mano la propria vita, sia che vogliano rinascere dopo un lutto, sia che intendano concepire un figlio con l’aiuto della fecondazione artificiale, sia che desiderino raggiungere una loro affermazione in campo artistico, sia che scelgano di lottare dalla parte dei più emarginati.

Gli innumerevoli personaggi che ne costituiscono il nucleo centrale sono, per certi versi, dei sopravvissuti a lutti importanti e vicissitudini che li hanno profondamente cambiati, temprandoli. Sullo sfondo, il clima di tensione conseguente all’attentato al Bataclan, le tendopoli, la crisi economica che rende più difficile ma non impossibile la realizzazione di sogni e ambizioni e il quartiere variegato e multietnico degli artisti, Rue de Belleville, che ha dato i natali alla immortale Piaf. Ed è proprio a Rue de Belleville o nei suoi immediati dintorni che i personaggi di questo libro, in buona parte, vivono o transitano, passandosi fortuitamente accanto per poi intrecciare, arricchendole, le loro vite. Sorge il dubbio che questi intrecci così ben riusciti non siano affatto casuali bensì frutto di un destino provvidenziale che trama per fare giustizia, riportando ove necessario il seme della speranza. “Rue de Belleville. Il destino avrà i tuoi occhi”, vol.I, è un concentrato di amore e di amicizia, di lotta e di riscatto, di forza soprattutto femminile e di indomite ambizioni, ricco di eventi e colpi di scena come solo la vita sa essere.


Presentazione “Waiting Room” di Bianca Cataldi a cura di Mariagrazia Talarico

viamo una giovane ragazza anche lei in attesa di qualcosa. “Siamo tutti in attesa” sembra dirci la Cataldi e probabilmente ha proprio ragione. Questo romanzo edito dalla Butterfly edizioni mi ha fatto desiderare di amarmi, sapete perché? Gli amori, le tristezze, le amicizie, i torti subiti, e così via prima o poi passeranno ma il tempo speso per la sofferenza non ci verrà restituito e noi dovremmo essere la migliore compagnia di noi stessi perchè con noi stessi rimarremo sempre. Perciò perché non iniziare a rispettare noi stessi, e sentirci la persona più importante della nostra vita? Volersi bene è solo il primo passo per poter amare gli altri. Questo è il link del video dove parlo del Cari Sognatori, oggi vi parlo di “Waiting room” (Traduzione: Sala d’attesa) lo straordinario romanzo di Bianca Rita Cataldi che vi riscalderà il cuore in ogni momento. La protagonista è un’altra ottantenne di nome Emilia, la donna ripercorre la sua giovinezza e lo fa in una sala d’aspetto di un dentista. L’amore, gli anni degli studi, la famiglia la musica e tutto ciò che colorava le giornate dì speranza è come non potevano mancare le delusioni. La cara Emilia ripercorre presente e passato attraverso delle finestre che s’aprono grazie al pensiero, all’immaginazione e al ricordo. Un invito a mordere la vita finché si può, finchè si è in tempo. Accanto alla protagonista tro-

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libro: https://youtu.be/ih19U2ggKXA Se potessimo nella “nostra Waiting room” mettiamoci tanti desideri, tante gioie e un pizzico di autostima da non confondere però con la vanità. E voi Sognatori cosa attendete…. ? Graceful Books la tua opera in un video! www.gracefulbooks.com


LA REDAZIONE

Laura Capone

La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.

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Cristina Rotoloni nasce a Roma il 20 luglio 1977. Vive parte della sua vita tra L’Aquila, Ville di Fano e Capitignano. Si diploma come Maestro D’Arte e consegue la Maturità Artistica all’Istituto Statale d’Arte. Si laurea con il massimo dei voti in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Ha esposto due mostre pittoriche: una a Ville di Fano e l’altra a Montereale (AQ). Ha collaborato per l’organizzazione e la scenografia di alcuni spettacoli teatrali con l’Accademia di Belle Arti e l’Istituto Gramma di L’Aquila. Ha progettato e realizzato, in collaborazione con Annalisa di Filippo, dei cappelli per la “Perdonanza Celestiniana”. Ha collabora con l’associazione onlus “Il Camaleonte” per dei corsi di “Arte, immagine e modellismo”. Dipinge quadri ad olio e pittura su vari materiali. Dopo il terremoto di L’Aquila 2009 si trasferisce in provincia di Chieti dove scrive e illustra le sue favole dal titolo “Stellino” e “Tom”. Si dedica anche alle illustrazioni delle favole di altri autori come “Matilde” di Antonio Sparatore. Scrive articoli per il Magazine online “Volodeisensi°” di Emanuela Arlotta. Idea e cura la pagina su facebook “Un Racconto a più Mani”. Intervista, recensisce e presenta i libri degli autori emergenti per i quali ha ideato e realizzato la Video Rubrica “Oggi parliamo di…” E’ nel 2013 tra i finalisti del concorso “Montesilvano Scrive - Una storia di Natale”. Pubblica, come libro d’esordio, la raccolta di racconti “Frammenti di Vita” nel 2012. Nel 2014 pubblica il suo primo romanzo dal titolo: “Tatuaggio”.


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Emanuela Arlotta

Leonzio Nocente

Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica ‘Dalla parte dell’Anima’ edita da Galassia Arte Editore.

Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata.Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”


Patrizia Palese Nata il 28 maggio 1954 a Roma, ricercatrice storica. Presidente dell’Associazione Culturale OMNIAPOLIS dal 2006. Poetessa, romanziera, drammaturga, sceneggiatrice, regista. Libri editi: ‘Come Orfeo’ - Gruppo Edicom, ‘Gli infiniti volti dell’amore’ – Linee Infinite, ‘La trama e l’ordito’ - Liberodiscrivere-Studio64, ‘Vita e Monumenti’ auto-pubblicato. Le opere teatrali rappresentate: -Diritto di Recesso, a Milano nel gennaio del 2008, Roma, Crotone, Bologna nel 2013-2014. –‘Caterina, donna d’amore’, Roma 2012 - Roma 2015. Racconti in Antologie: - “Mondo a rovescio”, “Cattighiusa”, “Pensieri Letali”, vincitore del (III posto) nel concorso nazionale “GOCCE DI SANGUE” (marzo 2014) -Il racconto C’ERA UNA VOLTA vincitore della Seconda Edizione Nazionale Concorso Racconti Inediti “LAURACAPONEEDITORE” – Monologhi e corti teatrali : “…e così sia!” Verona 2012; “Un giorno come un altro” Roma 2014. Membro del Direttivo dell’Associazione Culturale Tertulia’s con il ruolo di Responsabile Amministrativo. Attualmente si occupa di recensioni teatrali, cinematografiche, libri editi oltre a condurre la gestione di rubriche presso il giornale Volodeisensi Magazine e Art Litteram.

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Mariagrazia Talarico Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com’ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.


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