Vivere Sostenibile Roma N°1 novembre 2016

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Direttore Mauro Spagnolo Anno 1 - N° 1 - NOVEMBRE 2016

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UNA PARTENZA AL RALLENTATORE L’EDITORIALE di Mauro Spagnolo “Roma è una città meravigliosa che merita di essere amata e sostenuta. Una città che vuole rinascere ed essere più vivibile a partire dalla mobilità e dalla cura del suo territorio”.

Dallo scorso 20 giugno Virginia Raggi è la nuova sindaca di Roma, ottenendo una schiacciante vittoria nei confronti del candidato del Partito Democratico, Roberto Giachetti, con un netto 67,15% a 32,85%. Tanti sono i primati ottenuti contemporaneamente da questa vittoria capitolina: la prima sindaca donna, innanzitutto, la prima appartenente al Movimento Cinque Stelle, la più giovane. La sua candidatura ha chiaramente raccolto, oltre ai consensi del suo Movimento, la grande insoddisfazione e la sfiducia che i romani nutrono ormai da numerose Amministrazioni

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nei confronti di chi non è riuscito ad interrompere il lento ma inesorabile scadere della qualità della vita urbana. Trasporti, rifiuti, qualità dell’aria, decoro urbano, sono tra le principali sfide, da anni irrisolte, a cui la giovane sindaca è stata chiamata a cimentarsi. Ed è per questo che la sua elezione è stata salutata dai più con grande soddisfazione e speranza per un cambiamento radicale, auspicato trasversalmente dalla maggioranza dei cittadini. Nei bar e nelle piazze ricorrevano, in quei giorni, le affermazioni “finalmente si cambia!” oppure “basta con i professionisti della politica…” E poi la frase simbolo del suo programma elettorale non lasciava dubbi:

Ecco, vorrei soffermarmi proprio sull’ultimo passaggio, la “cura del territorio”, appunto. Sono trascorsi più di quattro mesi dall’ ingresso della giunta Raggi in Campidoglio, un periodo vitale e lunghissimo se consideriamo la gravità dei problemi in cui versa la Capitale. E quali sono state le azioni concrete per perseguire quella “cura del territorio”? Un vuoto imbarazzante assale la mia mente mentre cerco, non senza fatica, di scandagliare nella memoria e negli appunti per trovare una risposta. Tempistiche imbarazzanti per individuare cariche essenziali alla gestione dell’Amministrazione – e motivate unicamente per il vaglio dei curriculum - atteggiamento disinvolto e attendista rispetto ad una figura molto controversa, Paola Muraro, alla guida proprio dell’Assessorato all’Ambiente, cioè uno dei principali motori per far partire la sua gestione “innovativa”. Quella attenzione all’ambiente, spesso fiore all’occhiello del Movimento, ben enunciata all’ottavo punto del suo programma elettorale “…l’obiettivo è di regalare a Roma dei parchi e delle spiagge al livello d’eccellenza delle altre capitali d’Europa”. Ma di quali parchi e spiagge si parla? Qui siamo in piena emergenza rifiuti e la scusa della sindaca del “complotto dei frigoriferi” sembra quasi imbarazzante, specialmente alla luce di quanto promesso nel secondo punto, sempre del programma elettorale della Raggi, “intensificare il servizio di raccolta, introdurre nuovi veicoli AMA e costruire isole ecologiche in ogni quartiere” Insomma cara sindaca, mi sembra che al netto di tanti fattori - inesperienza, mancanza di una squadra politica, indagini della procura – la sua sia stata una partenza non certo in linea con le entusiastiche attese, quasi al rallentatore. Sono consapevole che governare Roma, così come l’hanno lasciata i suoi predecessori, sia un impegno inumano, ma la fascinosa vecchia Capitale, ed i suoi straordinari cittadini, meritano questo rapido e sostanziale cambio di rotta. Buon lavoro.


ALIMENTAZIONE

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Merende salutari per i nostri ragazzi, e non solo!

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di Lucia Boninsegna

L’importanza di offrire ai nostri figli un’alimentazione più attenta al loro benessere, slegata dagli stereotipi pubblicitari cui siamo sottoposti, oltre che giornate con meno impegni e più spazio alla fantasia. Da circa cinquant’anni molte abitudini alimentari sono radicalmente cambiate. La vita che si conduceva era sicuramente meno comoda di quanto non sia oggi, priva degli attuali beni, a volte indispensabili, ma spesso anche superflui. Ora ci sarebbe da chiedersi se tanta abbondanza abbia regalato ai nostri bambini e ragazzi una qualità della vita superiore rispetto al recente passato. Se ovviamente tutti riconoscono il valore delle grandi conquiste tecnologiche, civili e sociali che hanno riguardato la nostra società, capita a molti di guardare con più scetticismo al futuro delle giovani generazioni. Quando guardo i miei allievi adolescenti che anche in gita scolastica, avendo vicini venticinque dei loro amici, vorrebbero poter giocare tutto il tempo con lo smartphone, non posso non domandarmi se sia più formativo per i giovani il gioco delle iniziali e il canto in compagnia o l’isolamento con il proprio apparato tecnologico. Se sia meglio trascorrere il tempo del divertimento giocando a nascondino in cortile o seduti in camera davanti alla Play Station. Il mio pensiero poi si estende ad altri momenti della giornata e così mi domando se sia meglio per un giovane andare a scuola in bicicletta o accompagtnato in automobile; se sia davvero vantaggioso per i bambini trovarsi occupati tutti i pomeriggi in attività programmate dagli adulti. Anche per loro credo sarebbe utile rallentare un poco i ritmi frenetici delle continue scadenze, per fare apprezzare ai bambini e ai ragazzi anche il tempo quieto, che è poi tempo regalato a se stessi, un po’ di riflessione, qualche momento per fare vagare la fantasia e magari disegnare, leggere, suonare o... esplorare. Tutta la gran fretta che governa la vita di noi adulti è stata trasmessa anche

ai nostri figli, che spesso sono diventati frenetici e iperattivi fin dalla tenera infanzia. E come si traduce in un ragazzo una simile disposizione al momento del pasto? Cosa mangiano i bambini soprattutto all’ora della merenda? Se torniamo al nostro interrogativo iniziale, ci chiederemo se il nostro modo di mangiare è davvero migliorato rispetto al recente passato o, insieme all’abbondanza, abbiamo assunto anche tante cattive abitudini. Proprio a merenda e nelle situazioni meno formali i

nostri ragazzi consumano i peggiori tra i cibi, quelli che in inglese si chiamano junk food, i cibi spazzatura. Si tratta di alimenti dal bassissimo valore nutrizionale, ma dall’elevato contenuto di grassi saturi e zuccheri. E purtroppo sono proprio questi gli alimenti che creano addirittura dipendenza. Tra i cibi preferiti dai ragazzi durante il loro tempo libero troviamo, hamburger, hot dog, patatine fritte, soft drink (bevande gasate e super dolcificate), ma anche confezioni di salatini, barrette di cioccolata variamente combinata con biscotto, confezioni di caramelle e cioccolatini oltre a moltissime merendine dolci o salate che l’industria alimentare ha inventato appositamente per adescare sempre nuovi piccoli-grandi consumatori. I medici e i nutrizionisti hanno da tempo lanciato l’allarme avendo constatato che questo tipo di alimentazione conduce precocemente verso le malattie del benessere sempre più comuni anche tra i bambini, come l’obesità, il diabete e varie forme di deficit di concentrazione, ma anche, in età adulta, malattie cardiovascolari, cancro, depressione... Almeno nel tempo libero, durante le vacanze estive o in quelle natalizie, quando i nostri figli possono godere di tempi meno incalzanti anche ai pasti, mi permetto di proporre alcune idee per una merenda un po’ più salutare: - tanta frutta fresca di stagione - un centrifugato o un frullato di frutta (possibilmente senza latte vaccino e senza dolcificanti) - un sacchettino di frutta essiccata in casa e alcune mandorle - un panino fatto con pane ai cereali ripieno di pomodorini tagliati, conditi con olio d’oliva e origano - una porzione di focaccia alle erbe o alle olive fatta in casa - una porzione di focaccia dolce fatta in casa con farina integrale e uvetta - una fetta di ciambella casalinga - noci, nocciole, arachidi, pistacchi - pane e marmellata e tanti altri cibi semplici e casalinghi...

Quando entrare in pasticceria non è necessariamente “uno strappo alla regola”

MENSILE

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Anno 1 - N° 1 Avreste mai pensato che il momento del dolce potesse trasformarsi in una cura di benessere? Se la risposta è no, dovete ricredervi e testare una pasticceria crudista, come Grezzo Raw Chocolate.

NOVEMBRE 2016 ALIMENTAZIONE

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BENESSERE

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MOBILITÀ SOSTENIBILE

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ITALIA SOSTENIBILE

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RICICLO

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BIO EDILIZIA

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RINNOVABILI

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TEMPO LIBERO

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RUBRICA VEGAN OK

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IL SOMMARIO

La pasticceria crudista, apparentemente estrema, è in realtà per tutti: la dolcezza delle prelibate creazioni mette d’accordo intolleranze alimentari, vegan, crudisti, salutisti, amanti del gusto e appassionati di cibi genuini, diventando un momento di incontro per i golosi di ogni risma. Insomma un modo per concedersi una coccola senza rinunciare alla salute, nutrendo il proprio corpo con ingredienti naturali le cui innumerevoli proprietà - e sapori - sono rimaste inalterate grazie alla completa assenza di cottura. Individuare una di queste deliziose oasi di pasticceria crudista è difficile, anche nella grande Roma. Noi ci siamo riusciti: Grezzo Raw Chocolate, una pasticceria, cioccolateria e gelateria crudista-vegana nel cuore di Roma (Rione Monti). Grezzo è un progetto ambizioso e innovativo, che ha visto la luce grazie all’impegno dell’imprenditore Nicola Salvi e dello chef Vito Cortese. Qui Il cioccolato crudo - raw chocolate è protagonista assoluto e proviene da fave di cacao che non hanno subìto il processo di tostatura: ciò fa sì che si conservino tutte le proprietà di questo “super-cibo”, che resta ricco di magnesio, zinco, ferro e flavonoidi (efficientissimi antiossidanti naturali). Senza latte, uova, burro, glutine, zuccheri raffinati e senza cottura, i tradizionalisti storcerebbero il naso e invece le possibilità sono tante e non fanno assolutamente rimpiangere la pasticceria tradizionale: praline, torroncini morbidi, tavolette di ottimo cioccolato crudo, tartufi di tanti gusti diversi, brownies, castagnole, ma non solo, anche cheesecake, tiramisù, crostatine, gelati e frappè, nonché i famosi “Crudotti”, biscotti essiccati 24 ore a bassa temperatura. Qui assume un ruolo chiave la frutta, sia fresca che secca, in un incontro di sapori che dà vita a gusti intensi e inaspettati in cui nocciole, anacardi,

pistacchi e mandorle siciliane diventano ingredienti essenziali e versatili. E’ proprio da queste mandorle che prende vita il latte artigianale che fa da base agli squisiti gelati di Grezzo, ricchi di sapore, ma allo stesso tempo leggeri ed equilibrati. Da Raw l’attenzione per la salute va di pari passo con quella per l’ambiente e gli animali. Tutti gli ingredienti utilizzati infatti, sono prettamente di origine vegetale, e tutto ciò che troverete nel locale è sostenibile, a partire dalle stoviglie (compostabili) fino ad arrivare all’arredamento (tavoli e sedute in cartone riciclato).


ALIMENTAZIONE GecoBiondo, eccellenza romana del bio e del vegano Al ristorante GecoBiondo, uno dei primi locali completamente vegan aperti a Roma, il 95% dei prodotti bio viene dal territorio laziale. Locale intimo e accogliente in cui gustare deliziosi piatti stagionali. Avete mai visto una tipica trattoria romana servire esclusivamente piatti bio, menù vegan e avere un approccio completamente ecologista? Allora è il caso di fare un salto al GecoBiondo. Il nome fa pensare al piccolo rettile arrampicante, ma è in realtà una divertente fusion tra le due anime del locale, bio ed eco (confluite appunto nel termine gECOBIOndo): 30 coperti, atmosfera raccolta e accogliente, prodotti locali e stagionali, menù degustazione e la grande competenza di Massimo Dolce che ha aperto il ristorante nel 2008, dopo l’esperienza di Bio e Mondo, emporio bio aperto nel 2003: “Mi piace pensare che il mio locale sia il punto d’incontro tra la scelta vegan e il suo completamento naturale: l’attenzione alla qualità delle materie prime e all’equilibrio nutrizionale - spiega Massimo - ovvero etica, salute, ambiente sullo stesso piano”. Il GecoBiondo si distingue da altri locali perché porta sulle sue tavole il 95% di prodotti locali: la birra d’alta quota viene da

Rieti; il liquorificio è il “Sarandrea” di Frosinone, frutta e verdura vengono da Grottaferrata e Cerveteri, la farina da Viterbo, i vini da vigneti sull’Appia Antica della “Riserva della cascina”, l’olio da Canneto in Sabina, solo per citarne alcuni. “Più che prodotti locali, direi l’eccellenza dei prodotti locali!”, tiene a precisare Massimo. Menù degustazione, in pieno stile trattoria romana, con possibilità di scelta tra piccolo (senza carboidrati come la pasta), medio o grande, a seconda dell’appetito, ma anche menù gluten free e in stile macrobiotico, consegne a domicilio (in appena 60 minuti dall’ordinazione al recapito), e da qualche mese un menù alla carta molto apprezzato oltre ai dolci fatti in casa; ce n’è per tutti i gusti. Ma il GecoBiondo non è solo un locale dove assaporare lasagnette agli spinaci, cannelloni al tofu e lenticchie o ravioli al pesto di rughetta e canapa, per citare i primi piatti di stagione, è anche un posto in cui scoprire e imparare: ne sono esempio i corsi di panificazione, quelli di cucina naturale o di pasticceria che si tengono ogni domenica o gli incontri di Consapevolezza a Tavola, con il maestro Zen Vietnamita buddhista Thich Nhat Hanh, che propongono un tempo di masticazione lenta e di silenzio a tavola, per gustare i cibi cercando di scoprire in essi le componenti del sole, dell’acqua, la fatica del contadino, l’amore di chi l’ha cucinato.

Formaggi vegetali... spalmabili!

Si chiamano Fromaggi e Yonut, sono i formaggi e lo yoghurt vegetali, molto nutrienti e sani. La particolarità principale? Quelli prodotti da “Dall’Albero” sono anche spalmabili. Dall’Albero è un progetto nato nel 2015 da Giulia Dentice, ideatrice di una innovativa proposta vegetale in alternativa ai formaggi tradizionali. Ad aprile 2016 viene inaugurata la sede di via Salaria e dato inizio alla commercializzazione della produzione artigianale. Abbiamo incontrato l’ideatrice per capire meglio in cosa consiste il progetto.

D. Che ruolo hanno i formaggi vegetali nella nostra alimentazione? R. Sono naturalmente privi di colesterolo, lattosio e glutine. Adatti a tutti! La prevalenza degli acidi grassi è di tipo monoinsaturo, come nell’olio d’oliva. Contengono tocofenolo, un composto delta della vitamina E con forti proprietà antiossidanti. Sono presenti notevoli quantità di proteine, Calcio, Zinco, Manganese e Fosforo. I fermenti vivi presenti nei Fromaggi e negli Yonut sono benefici per la flora batterica intestinale. D. Come nasce un formaggio vegetale? R. Il procedimento si ispira alla tecnica tradizionale: fermenti, colatura, salamoia, stagionatura in ambiente controllato. Le differenze sono l’assenza di latte materno animale e il non usare nessun tipo di caglio. D. Chi è il cliente tipico del vostro negozio? R. La clientela varia molto: ci sono le persone del quartiere, i curiosi, chi vuole alimentarsi in maniera salutare, intolleranti al lattosio, alla caseina, vegani, vegetariani, persone con colesterolo alto… D. Cosa hanno di particolare i formaggi “Dall’Albero”? R. Sono completamente privi di ingredienti di origine animale. Non sono i primi formaggi vegetali, ma sono unici per via della scelta degli ingredienti e la filosofia che c’è dietro. Non addensiamo oli vegetali con amido modificato, non aggiungiamo conservanti: le nostre creazioni sono completamente naturali ed artigianali. Gli ingredienti si contano sulle dita di una mano.

Gli “Alveari” da oggi anche a Roma

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Cerchiamo di creare nuovi sapori ispirandoci alla tradizione italiana. D. Quali specialità proponete? R. Spalmabili a base di anacardi denominati “anacardini” in molte varietà: si va da quelli con erba cipollina (il prodotto forse più richiesto in assoluto) ai “nuovi” nelle varianti con pomodoro secco, o con basilico o con il curry. Yonut, ovvero alternativa vegetale allo yoghurt, in versione standard o con aggiunta di sciroppo d’acero. Formaggi stagionati in versione standard o al “casciu e pepe” (con pepe nero macinato) o al piccante con peperoncino fresco. La gamma di prodotti si è arricchita ulteriormente con ricotte agli anacardi e alle mandorle. La vera primizia è poi rappresentata dallo stracchino agli anacardi... D. Quali sono i vostri progetti per il futuro? R. Allargare gli orizzonti… dell’alimentazione sana, sfatare tanti luoghi comuni… Creare nuovi fromaggi. In fondo la creatività è la parte più divertente del nostro lavoro.

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di Enrico Palacino

Si tratta di un gruppo di acquisto solidale completamente digitale. Una consolidata realtà nata in Francia, diffusa in tutta Europa, e che inizia a diffondersi anche a Roma. Fare parte di un gruppo di acquisto solidale digitale è oggi possibile con gli “Alveari”. L’“Alveare dice si!” è il nome di una piattaforma internazionale che ai valori etici e ai vantaggi economici di una spesa locale solidale, unisce la comodità di utilizzare la rete per tutte le operazioni. Tutti conosciamo i G.A.S. territoriali: consumo sostenibile più orizzontale, legato alla comunità locale, ai piccoli produttori e alla filiera corta, con meno costi e meno intermediari. Questa realtà, da una parte, dona i mezzi agli agricoltori perché ritrovino la loro libertà, autonomia e dignità, dall’altra contribuisce a stringere i legami tra coloro che producono e coloro che consumano. Gli agricoltori hanno in tal modo la possibilità di apprendere i gusti e le aspettative dei consumatori. Allo stesso tempo i consumatori scoprono la realtà e le difficoltà del mondo rurale, si riconnettono con la

natura e, poco a poco, accettano i suoi cicli. L’Alveare fa un passo in più: semplifica la partecipazione (senza escluderla) e la offre a chi non può esercitare fisicamente la sua presenza, (come avviene nei Gas classici) utile per esempio, con chi non ha il tempo di recarsi alle riunioni. Il loro obiettivo è chiaro: “La nostra rete ha come missione quella di fornire a tutte le famiglie la possibilità di usufruire di un’alimentazione locale e di qualità e di proteggere un’agricoltura sostenibile”. Il progetto ha iniziato a mettere radici in Francia nel 2011 con La Ruche qui dit Oui! e continua ad espandersi come The Food Assembly in Inghilterra, Spagna, Germania e Belgio, contando oggi più di 700 Alveari. In Italia gli Alveari sono arrivati nel 2014. Trasparenza e fiducia sono le basi dei rapporti tra fornitori e consumatori che aderiscono ad una “Carta Etica”, i cui principi sono essenzialmente quelli della concorrenza leale, del vantaggio per tutti, dell’incontro spontaneo e non obbligato tra domanda e offerta. I produttori vengono scelti dalla comunità tra chi offre prodotti locali (bio e eco), prodotti il più vicino possibile all’Alveare e comunque a una distanza inferiore ai 250

km. Le relazioni tra i membri, i produttori e i responsabili si rafforzano con il giorno delle consegne, gli aperitivi, le riunioni, le visite in fattoria e le degustazioni durante le distribuzioni. Con il tempo e gli incontri, gli uni si arricchiscono grazie al contatto con gli altri. Il 18 ottobre è stato aperto quello di Garbatella, l’Alveare “Multipiani Coworking”, ci aspettiamo che ne nascano molti altri.


BENESSERE

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Biocity, oasi di salute e benessere nel cuore di Spinaceto Dagli alimenti per vegani e vegetariani agli incontri divulgativi con esperti, passando per prodotti di cosmesi naturale o specifici per intolleranti e celiaci: una piccola città bio attenta a tutte le esigenze. Nato nel 2008 col brand “Dimensione Natura”, all’interno del Mercato Rionale Spinaceto, Biocity è un minimarket per la spesa biologica. Il piccolo punto vendita è cresciuto nel tempo fino a diventare un vero e proprio minimarket e dal 2012 si è trasferito nel più confortevole spazio di 120 mq in Via Eroi di Rodi 212. Una vera piccola città bio in cui è possibile trovare di tutto: dagli alimenti freschi a quelli confezionati per vegetariani e vegani, con una specifica attenzione alle esigenze dei clienti intolleranti o celiaci. Ma anche detersivi alla spina, integratori, fitoterapici, cosmesi naturale eco biologica e certificata ecosostenibile per adulti e bambini.

Un’oasi di benessere e salute nel cuore della periferia romana, con l’esplicita intenzione di proporre, oltre a prodotti selezionati, anche competenza e informazione di qualità. Vero tratto distintivo dell’attività sono gli eventi a carattere informativo - divulgativo organizzati all’interno di Biocity: al centro dell’attenzione i temi legati alla salute e al benessere trattati in linea con le scuole di pensiero olistico che mettono al centro di qualsiasi considerazione esistenziale l’essere - persona umana. Il progetto si completa con un blog (biocitynatura.it) e una pagina Facebook particolarmente attiva in cui è possibile reperire informazioni sul mondo bio a 360 gradi: dagli appuntamenti con esperti e appassionati in città alle fiere di settore, dalle novità in campo di bio cosmesi ai consigli sull’utilizzo di piante e germogli per la cura e il benessere della persona. A tale riguardo merita certamente una visita la sezione del sito chiamata “Alimenti Top” dove è possibile scaricare

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gratuitamente alcune schede informative che descrivono le proprietà di prodotti come il sale rosa dell’Himalaya, i semi di Chia, la Quinoa, il ribes nero o i semi di lino, ognuno dotato di caratteristiche poco conosciute ma di grande beneficio per l’equilibrio e l’integrità della nostra alimentazione.

BIOCITY Via Eroi di Rodi, 212 - Roma tel. 06 50796392 www.biocitynatura.it

OSTEOPATIA, ovvero la pratica che ristabilisce l’ecologia del corpo

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di Tatiana Stirpe

“I principi dell’osteopatia sono antichi quanto l’universo”, affermava nell’800 il suo fondatore Andrew Taylor Still: prendersi cura dell’uomo nella sua interezza, con rispetto e amore. Esperti conoscitori del corpo, studiato in ogni minimo dettaglio, nei suoi rapporti fisiologici e anatomici, così come nelle abitudini di vita: ecco chi sono gli osteopati. Una figura professionale ancor oggi poco conosciuta, per ciò che realmente rappresenta, insomma una categoria di terapeuti al servizio del cittadino. L’osteopatia è ad oggi una disciplina relativamente nuova nel contesto italiano, ma con una storia più che consolidata oltreoceano: fondata nell’800 dal medico statunitense Andrew Taylor Still, alla sua scomparsa vantava già 5 mila esperti ed è oggi praticata in oltre 50 Paesi in tutto il mondo. Al contrario di quanto si creda comunemente, l’osteopata non è uno specialista che si occupa semplicemente delle ossa (come suggerisce l’etimologia della parola, dal greco -osteon, osso), ma un terapeuta che punta a ristabilire il

benessere dell’organismo nella sua complessità, dall’apparato muscolo scheletrico al sistema nervoso autonomo, dalle fasce muscolari fino agli organi interni. Compito dell’osteopata, infatti, non è quello di guarire, ma di eliminare gli ostacoli che impediscono il normale funzionamento dell’organismo, stimolando il potere di autoguarigione che possiede ogni individuo. Per questo l’osteopata può intervenire su pazienti di tutte le età, dal neonato all’anziano. L’osteopatia può essere applicata durante la gravidanza, accompagnando la donna nel corso della stessa, ma anche intervenire sul bambino sin dai primi giorni di vita, assistere lo sportivo nella sua attività o l’anziano nei suoi disturbi. La pratica risulta efficace nella prevenzione e valutazione di disturbi di varia natura che coinvolgono apparati e strutture del corpo. Anche in cooperazione con altri specialisti, l’osteopata può trattare patologie come lombalgia, sciatalgia, cervicalgia, dorsalgia, periartriti, cefalea, emicrania, dolori atm, gonalgie, distorsioni ma anche gastralgie, r.g.e., coliti, stipsi, dismenorree, amenorree, plagiocefalie, scoliosi, coliche, disturbi del sonno, etc. Ma come opera un osteopata? Un professionista agisce sui tessuti (muscoli, articolazioni, zone viscerali, etc.) utilizzando manovre e aggiustamenti manuali, cercando di liberare qualsiasi parte del corpo che potrebbe creare sofferenza o alterare la normale fisiologia di quella struttura che ne è il motivo del consulto da parte del paziente. Lo scopo dell’osteopata sarà quello di migliorare una corretta mobilità attraverso delle manovre specifiche così da favorire la fisiologia del sistema nervoso centrale e periferico, linfatico, endocrino e dell’apparato visivo, uditivo, respiratorio, cardiocircolatorio, digerente e urogenitale. Attualmente, sono milioni gli italiani che si rivolgono agli osteopati per i casi più disparati; migliaia le testimonianze di benefici, tuttavia questa professione, da un punto di vista istituzionale, non è ancora stata riconosciuta nel nostro Paese e viaggia

nel limbo della confusione, annoverata tra le medicine non convenzionali. Anche in Italia, comunque, il lavoro di specialisti competenti sta aprendo delle brecce nel muro di scetticismo che circonda discipline con un approccio alternativo alla medicina tradizionale: ne sono testimonianza i tanti ospedali che iniziano ad avvalersi della figura dell’osteopata proprio per la capacità di agire sul corpo in maniera globale e naturale. Il cammino per diventare osteopata, anche nel nostro Paese, è complesso e di alto profilo: dura dai 5 ai 6 anni e prevede un lungo tirocinio clinico in parallelo a quanto succede nel resto d’Europa. Al termine del proprio percorso di studi, l’aspirante terapeuta deve sostenere un esame finale e presentare una tesi; superato l’ultimo scoglio, ottiene un Diploma in Osteopatia (D.O.) che, nonostante non sia ancora riconosciuto al pari di un diploma universitario, garantisce competenza e professionalità ai futuri pazienti. Il frutto di questa formazione è un professionista capace di un approccio innovativo al cliente: un terapeuta che risponde con attenzione in opposizione al mondo frenetico e superficiale, che valuta in profondità il contesto in cui si verificano i disturbi del paziente, quelli di oggi ma anche quelli di ieri, le sue abitudini e i suoi vizi, ciò che lo stressa e gli fa male, valutando l’organismo nella sua globalità: analizzando la sua postura, i suoi movimenti, la sua vista, senza lasciare nulla al caso. Il tutto in linea con i precetti del dottor Andrew Taylor Still, il quale affermava che “i principi dell’osteopatia sono antichi quanto l’universo” e insegnava ai suoi allievi come ristabilire “l’ecologia del corpo” prendendosi cura dell’uomo nella sua interezza, con rispetto e amore. Tatiana Stirpe Osteopata D.O. Direttrice scientifica c/o Scuola Meta Osteopatia Roma Tel. +39 3664526052

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BENESSERE

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La qualità che non puoi comprare in negozio Alcuni cosmetici biologici sono un’esclusiva di chi conosce davvero i segreti dell’arte della bellezza, e non si trovano nei normali circuiti commerciali. Il mondo della cosmesi biologica è diventato, negli ultimi anni, un settore agguerrito in continua espansione. I prodotti e i marchi che rappresentano la qualità sono tantissimi e capaci di soddisfare appieno tutte le necessità di chi vuole smettere di utilizzare cosmetici con ingredienti di sintesi, spesso dannosi per noi e l’ambiente. In questo variegato universo, però, esiste un livello di prodotti “di qualità superiore”, prodotti che non si trovano nei negozi. Ci sono cosmetici che, come un tempo, vengono preparati esclusivamente da mani esperte dei problemi reali della vostra pelle e dei vostri capelli. Cosmetici preziosi, formulati grazie alla sapienza di chi da molti anni svolge con passione questa attività, forniti attraverso un rapporto esclusivo solo agli estetisti e agli acconciatori qualificati capaci di liberare i “segreti” con cui questi cosmetici sono stati creati. Stiamo parlando di una sinergia speciale che, come una volta, lega saperi che trascendono i singoli ingredienti dei composti e confluiscono in una conoscenza olistica più ampia, conoscenza che si può ottenere solo con una lunga esperienza nel settore. Un ottimo esempio di questa tipologia di prodotti è sicuramente la linea di cosmesi biologica per acconciatori Naturalmente. Il Marchio Naturalmente nasce nel 2004 in un’azienda con un’identità familiare, profonda conoscitrice

Imparare a conoscere il proprio corpo, tornare in sintonia con esso, ritrovare il legame naturale con la mente: questo e molto altro vuol dire Antiginnastica®. Il termine nasce negli anni ‘70, in Francia, grazie alla kinesiterapeuta Thérèse Bertherat, autrice del best-seller Le corps a ses raisons, edito dalle Editions du Seuil (in Italia, per Mondadori, Guarire con l’antiginnastica, 1978).

Trasformare ogni passo in un buono sconto per prodotti bio: questa la folle idea di Chiara Cecchini, fondatrice di Feat App: “Vogliamo creare una community di utenti che apprezzi e cerchi un’offerta responsabile, motivandola quotidianamente a scegliere prodotti di qualità e, contemporaneamente, divertendosi”. Il funzionamento è semplicissimo: basta scaricare gratuitamente Feat App che traccerà l’attività fisica dell’utente per trasformarla in buoni sconto. Ogni “Feater” guadagna 1 coin ogni 500 passi, che può spendere nel network di punti vendita convenzionati. L’idea nasce nel 2015, durante il Master in Food Innovation dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Chiara coinvolge 20 studenti cui affida un comunissimo conta-passi. A fine settimana

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Cypro’s Hair Beauty - Bio Parrucchiere Estetica Via Cipro 64, Roma Tel. 06 3972 2790

L’Antiginnastica® è un metodo di benessere originale che permette a chiunque di conoscersi meglio, di appropriarsi del proprio corpo e di abitarlo. Movimenti sottili, precisi e rigorosi, ma non solo: nell’Antigym® ogni gesto tiene conto dei pensieri, delle emozioni e degli affetti, sempre nel rispetto dell’integrità della struttura corporea, in particolare delle leggi meccaniche del corpo messe in luce dalla kinesiterapeuta francese Françoise Mézières. Seduta dopo seduta, il metodo porta a sciogliere quelle rigidità e quei dolori muscolo - articolari che causano la stanchezza quotidiana, alla riscoperta della straordinaria finezza con cui il proprio corpo, nel corso di tutta la vita, si è protetto e adattato. Per molti, all’inizio, alcuni dei muscoli che il metodo vuole riattivare sembrano tanto estranei da ignorare persino dove si trovi il centro di comando che li fa muovere.

creazione, l’Antiginnastica® è divenuto un metodo conosciuto e praticato in tutto il mondo anche grazie ai benefici fisici che procura: dal miglioramento del tono muscolare e della mobilità allo sviluppo della motricità e della coordinazione. Un sistema utilizzatissimo anche per la preparazione o il recupero dopo l’attività fisica oppure per scaricare stress e tensioni muscolari (schiena, collo, spalle, ecc.). Una pratica che non può definirsi propriamente sport, attività sportiva o terapia: basti pensare che un esperto certificato di Antiginnastica® conduce le sedute di gruppo senza mai imporre posizioni e senza mai effettuare manipolazioni sui suoi clienti. Bensì un metodo che coinvolge l’essere nella sua totalità, corpo e mente intimamente legati per scoprire il piacere di un fisico libero ed autonomo.

Poco a poco, però, si stabilisce un nuovo collegamento. Il proprio vocabolario muscolare si sviluppa e si arricchisce, in un percorso che porta ad avere una conoscenza più intima, corretta e autonoma di se stessi. A quarant’anni dalla sua

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del settore delle acconciature, sulla base di un’idea: la creazione di cosmetici sostenibili prodotti da fonti rinnovabili, nel pieno rispetto delle persone e dell’ambiente. La sempre crescente richiesta di cosmetici naturali efficaci, e al tempo stesso sani e sicuri, ha condotto questa azienda alla creazione di una linea di prodotti innovativa, esclusiva, dalle caratteristiche qualitative uniche, ma riservata ai pochi che sanno come sprigionare il “potere” di questi composti. I cosmetici di questa linea sono costituiti esclusivamente da materie prime e da derivati vegetali, come gli oli essenziali e gli estratti proteici vegetali. La maggior parte degli oli essenziali provengono direttamente dai luoghi d’origine garantendo la qualità dei prodotti e la loro eticità (legata allo sviluppo economico dei coltivatori locali). In Italia “Naturalmente” ha colmato il vuoto di un’azienda professionale nata da parrucchieri per i parrucchieri. E chi meglio di un parrucchiere, attraverso le sue mani e la sua esperienza, poteva trasmettere questo messaggio? Così abbiamo scoperto che a Roma i prodotti Naturalmente sono un’esclusiva di pochissimi tra cui Cypro’s Hair Beauty, coiffeur in zona Prati, che offre un trattamento di altissimo livello con l’attenzione di chi ha maturato una lunga esperienza nel settore. Prodotti sicuri, dalla qualità indiscutibile, di cui solo i più esperti conoscono bene come sprigionare il potere.

Antiginnastica®, come riscoprire l’unità tra la mente ed il corpo

Metodo francese nato oltralpe negli anni ‘70, prevede movimenti sottili e precisi, in armonia con pensieri ed emozioni.

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pubblicava la classifica e i tre più attivi ricevevano coupon sconto per succhi di frutta, insalate e gelati. A fornire i prodotti ci pensavano alcuni negozi in città che speravano così di farsi conoscere dagli studenti e di attrarli durante la pausa pranzo. Oggi, gli utenti sono quasi 10 mila, gli affiliati 17. Tra i nuovi partner a livello nazionale si contano belle realtà come Alce Nero, GoGreen e Frutta Web, oltre all’adesione di piattaforme e-commerce che permetteranno a chiunque di usare il sistema. “Il progetto è alla portata di tutti - continua Chiara - basta uno smartphone e camminare. Non esistono più scuse!”. Ma la giovane società non vuole fermarsi e accanto a Feat App sta sviluppando altri progetti, sempre seguendo l’idea di creare servizi dove chiunque possa avere vantaggi su prodotti “buoni” grazie ad azioni altrettanto “buone”. Nascono così Feat Corp e Feat School. Il primo si rivolge alle aziende e offre programmi wellness per incentivare i dipendenti ad essere più attivi e a porre più attenzione alle loro scelte. “Ai nostri clienti offriamo fitness trackers, applicazioni mobile e web capaci di monitorare gli utenti e premiarli, un’offerta di benefits nel caso in cui questi non li abbiano al loro interno e consulenza nel misurare l’impatto creato in

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termini di benessere, team-building e consapevolezza su temi quali alimentazione e attività fisica - spiega Chiara - I benefit forniti vanno dal pasto a mensa, a cooking classes fino a lezioni di yoga. Dipende da quello che cerca l’azienda”. Feat School, invece, si rivolge ai giovanissimi e alle scuole. Fornisce agli studenti uno strumento di “lifestyle education” che permette di sfidare i compagni in base all’attività fisica fatta, gareggiare in teams ed ottenere ancora una volta premi volti al benessere ed alla socialità, da usufruire da soli o insieme.

Foto di Drew Patrick Miller


MOBILITÀ SOSTENIBILE

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Il giro del mondo navigando a totale impatto zero Energy Observer, un catamarano dotato di tecnologie avveniristiche, si prepara ad un lungo giro del mondo utilizzando un motore elettrico alimentato unicamente dal sole e dal vento. In mancanza di queste fonti interverrà l’idrogeno, costantemente prodotto a bordo. Il conto alla rovescia è tarato su febbraio 2017, e tutto ferve intorno al catamarano già ormeggiato nel porto di S.Malò, in Francia. Il “Solar Impulse dei mari” – così è stata ribattezzata l’imbarcazione - si accinge in effetti a compiere un’impresa degna di quella portata a termine dall’ormai famosissimo aereo solare. La sfida è compiere per la prima volta il giro del mondo navigando su un’imbarcazione alimentata esclusivamente da energie rinnovabili, in piena autonomia energetica, quindi senza alcuna emissione di gas serra. Un’impresa a metà tra lo sportivo e l’impegno ambientale, con una forte vocazione comunicativa: promuovere l’utilizzo delle energie pulite per ottenere prestazioni fino ad oggi realizzate con tecnologie inquinanti. Per questo motivo Il progetto, costato 4,2 milioni di euro, avrà il sostegno dell’Unesco.

L’Energy Observer, catamarano lungo 30 metri e largo 12,80, per muoversi ed alimentare le utenze di bordo farà affidamento sul fotovoltaico, sull’eolico e su un pionieristico sistema di elettrolisi per produrre idrogeno. Quando le condizioni lo consentiranno l’energia sarà fornita da sole e vento, mentre quando ciò non sarà possibile l’imbarcazione sfrutterà l’idrogeno. “Se non c’è

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sole o vento, oppure la notte, verrà usato l’idrogeno stoccato, generato per elettrolisi a sua volta alimentata da solare e eolico”, spiega uno degli ideatori del progetto. Il risultato è che il viaggio dell’imbarcazione non userà alcun combustibile fossile né altra fonte che produca emissioni di CO2. Il catamarano è stato progettato da un team di architetti navali dell’istituto di ricerca francese CEA-Liten di Grenoble, specializzato in tecnologie innovative per le rinnovabili. La scommessa è anche quella di realizzare un mezzo innovativo non solo dal punto di vista energetico e ambientale, anche da quello del design. Il risultato? Un’imbarcazione davvero avveniristica che colpirà l’attenzione dei media mondiali durante il lunghissimo tour che l’attende. Il viaggio intorno al mondo durerà 6 anni. Il catamarano salperà a febbraio 2017 da S.Malò (Francia), compiendo il periplo del globo in senso antiorario. In programma ci sono 101 tappe in ogni continente, 50 i Paesi visitati, da Cuba alla Nuova Caledonia, passando da Goa e dall’India, e 2.000 i giorni di navigazione. L’imbarcazione sarà monitorata anche da remoto grazie a numerosi sensori, che forniranno al laboratorio di Grenoble tutti i dati sulle performance energetiche.

Come ci sposteremo nelle città del futuro?

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di Davide Iannotta

Mauro Spagnolo, direttore di VS Roma ed ospite a Maker Faire 2016, ha tenuto un talk analizzando, con l’aiuto della Mercedes e della Nissan, le principali innovazioni tecnologiche della mobilità futura. L’elemento che accomuna questa rivoluzione? La grande attenzione alla sostenibilità ambientale. Successo di pubblico e soprattutto di idee quello ottenuto dall’edizione 2016 di Maker Faire Roma, la fiera dell’innovazione che si è tenuta dal 14 al 16 ottobre e che ha radunato oltre 700 tra start up, makers, giovani scienziati e appassionati da tutto il mondo. Sei padiglioni dedicati alle novità tecnologiche dei più

svariati settori: dalle stampanti 3D capaci di intrecciare fino a 6 filamenti al primo prototipo che utilizza un filo di alluminio, un ampio settore dedicato al cibo del futuro, vera novità di quest’anno, con forni solari montabili in pochi minuti (raggiungono temperature superiori ai 300°) e serre automatizzate in cui coltivare cibi altrimenti inaccessibili, ma anche un hangar dedicato alle novità nell’universo droni e un padiglione riservato ai sistemi di connessione, quelli capaci di far comunicare oggetti tra loro (il cosiddetto “internet delle cose”). Una menzione speciale ai progetti di robotica applicata alla creazione di devices per disabili: non a caso a vincere il Rome Prize di 100 mila euro, è stato il progetto Talking Hands, della start up marchigiana LiMiX, un guanto che traduce dal linguaggio dei segni a viva voce le posizioni assunte dalle mani, inviando le informazioni ad uno smartphone che le pronuncia grazie a un sintetizzatore vocale. Ma a Maker Faire non c’è stato spazio solo per geniali invenzioni, tanti i talk e i dibattiti organizzati grazie al supporto di specialisti e operatori del settore. Ospite di Maker Faire, il direttore di Vivere Sostenibile Roma, Mauro Spagnolo ha tenuto un incontro sulla mobilità nelle città del futuro, passando in rassegna le novità in termini di connettività, zero emissioni (con un focus sui veicoli a trazione elettrica e quelli a idrogeno), le self driving car (di cui il Mit di Boston prevede la produzione in serie entro

5 anni) e le soluzioni di sharing mobility, ovvero quei sistemi di locomozione condivisa che stanno spostando il nostro rapporto con i veicoli da una logica di possesso ad una d’accesso (non siamo più proprietari di auto, moto o bici, ma le utilizziamo solo quando ne abbiamo necessità). Insieme a Mauro Spagnolo, anche Fulvio Ferrari, Comunication Manager Nissan, e Paolo Lanzoni, Responsabile Product Management Mercedes-Benz, che ha chiarito come il sistema economico non possa più permettersi una mobilità insostenibile: “Dobbiamo puntare ad una mobilità intelligente e integrata - ha spiegato Lanzoni - E trasformarci da venditori d’auto in venditori di servizi per la mobilità”.

Auto di proprietà addio: Share ‘n Go debutta nella Capitale Il servizio di car sharing 100% elettrico arriva a Roma con 400 vetture. Punti forti: tariffe basse e personalizzate oltra alla grande facilità d’uso. Ecologiche, economiche e con 2,8 milioni di potenziali proprietari: arrivano anche a Roma le equomobili di Share ‘N Go, il servizio di car sharing floating (a flusso libero) che ha già riscosso enorme successo a Milano e Firenze. Una flotta di 400 macchine elettriche attive dal 1° ottobre che potranno circolare liberamente per tutto il centro storico fino a piazza dei Giuochi Delfici e piazza re di Roma, compresi tutto Trastevere, parte della tangenziale est e del quartiere Garbatella. Come funziona? Semplice: basta iscriversi sul sito e scaricare l’App, cercare sulla mappa interattiva l’auto più vicina e con la migliore carica, prenotarla e andare a prenderla. La portiera si aprirà automaticamente premendo un pulsante sullo smartphone o passando la Share ‘N Go Card sul lettore; una volta dentro basterà digitare il proprio PIN (ricevuto insieme alla registrazione) e il motore si accenderà automaticamente. Non ci sono limitazioni di tempo o di distanza; ogni auto ha

un’autonomia di oltre 100 km e può arrivare fino a 80 all’ora. Plus da non trascurare: le equomobili possono accedere alle zone ztl e parcheggiare sulle strisce blu senza dover pagare la sosta. Tariffe molto contenute: in fase di sperimentazione, il costo medio a corsa è stato di 0,18 euro al minuto, ma grazie ai pacchetti da 100, 250, 500 e 1.000 minuti, la tariffa può scendere fino a 0,10 euro al minuto (6 euro l’ora), il prezzo più basso al mondo per un servizio di car sharing. Di notte, poi, dall’una fino alle sei, le donne viaggiano gratis. Oltre che per la scelta ecologista, con macchine 100% elettriche, il servizio di Share ‘N Go si differenzia rispetto agli altri sistemi di car sharing per il tariffario: completamente personalizzato, non offre lo stesso prezzo a tutti gli utenti, ma un costo tarato sull’effettivo bisogno di mobilità, con offerte e premi in base allo stile di vita precedente la registrazione. Un servizio completamente personale che giustifica il nome scelto per le vetture: equomobili, appunto. Un’iniziativa che sta già riscuotendo assensi, tanto che i manager di Share ‘N Go stanno già prospettando di raddoppiare il numero di vetture presenti sul territorio

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così da raggiungere al più presto l’obiettivo del progetto: “Rendere l’auto condivisa una abitudine di massa e l’uso in città di un’auto termica di proprietà un ricordo del passato”.


MOBILITÀ SOSTENIBILE Da città o fuoristrada, per lo sport o il lavoro: le immense potenzialità delle bici elettriche

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Le E-Bike stanno rapidamente conquistando le nostre città attraendo, grazie alle loro caratteristiche, nuove fasce di utenza solitamente ostili alle biciclette tradizionali. Abbiamo indagato su quante tipologie sono disponibili sul nostro mercato. Risparmiare bollo, benzina e assicurazione dell’auto, inquinare meno, fare sport e godersi l’aria aperta: questi i benefici che stanno facendo delle biciclette a pedalata assistita, o elettriche, una valida alternativa ai mezzi tradizionali. Una scelta premiata soprattutto nella lontana Cina, che per il 2016 assorbirà quasi il 90% delle nuove e-bike prodotte (circa 32 milioni di veicoli sul totale di 35), ma che vede l’Europa come il mercato con la maggiore prospettiva di crescita con uno stimato +8,2% nei prossimi 10 anni. Per questo le case produttrici stanno allargando i confini della tradizionale e-bike proponendo una gamma di prodotti sempre più varia in modo da attrarre nuove fasce di pubblico. Ecco, allora, una breve rassegna delle tipologie di e-bike attualmente disponibili sul mercato: E-CITYBIKE La classica bicicletta da città, perfetta per percorrere distanze brevi (10 - 15 km), fa della solidità e della praticità le sue caratteristiche peculiari: telaio a scavalco basso per salire e scendere frequentemente, possibilità di portapacchi anteriore e posteriore per trasportare borse da ufficio, zaini o buste della spesa, parafanghi ed eventualmente seggiolini. Gli ultimi modelli montano il motore in posizione centrale, al livello dei pedali, che fornisce prestazioni più performanti, ma per l’uso urbano resta validissima la soluzione del motore posto sul mozzo della ruota posteriore. E-BIKE PIEGHEVOLI Ideali per i percorsi misti in città, offrono il massimo confort con il minimo ingombro di spazio. Ruote piccole (da 16 fino a 20 pollici) per massimizzare la trasportabilità, batterie e telaio leggerissimi (tra i 13 e i 15 kg) e tutta la cablatura pensata appositamente per consentire lo smontaggio senza scollegamento delle diversi parti. Il vero fulcro di queste biciclette, così come per le sorelle senza alimentazione elettrica, resta la cerniera di chiusura che deve garantire stabilità in percorrenza e grande resistenza all’usura. TREKKING E-BIKE Indicate per chi vuole combinare l’uso urbano quotidiano a lunghe passeggiate fuori porta o veri e propri piccoli viaggi di più giorni. Telaio più leggero, batteria al litio con capacità fino a 150 Wh per Kg per garantire autonomia anche dopo tante ore di pedalata, ruote adatte anche allo sterrato, ammortizzatori sulla forcella anteriore e design studiato per le lunghe percorrenze. Le Trekking Bike si stanno affermando sempre più sul mercato grazie alla loro versatilità.

Bicicletta WAYEL MOUNTAIN BIKE ELETTRICHE Una novità che sta conquistando fasce di pubblico sempre più giovani: validissime alternative “verdi” alle moto da cross, permettono agli amanti della natura estrema di avventurarsi su sentieri altrimenti proibitivi. Telai performanti, leggeri e ammortizzati, motori centrali per ottimizzare distribuzione del peso e il supporto in salita, computer di bordo ergonomici e attivabili senza staccare gl’occhi dalla pista: le mountain bike elettriche rispondono alle esigenze di chi vuole adrenalina e divertimento a contatto con la natura. FAT BIKE ELETTRICHE Pensate per affrontare terreni difficili, come neve, sabbia o ghiaia, le bici “fat” sono caratterizzate da cerchioni e copertoni oversize (rispettivamente non più piccoli di 44 mm e 3,7’’). Dato l’uso in condizioni difficili, le e-Bike Fat dovrebbero rispettare alcune accortezze tecniche per essere performanti: come la batteria posizionata all’interno del segmento obliquo del telaio per evitare sbilanciamenti, il motore in posizione centrale per garantire la giusta potenza senza strappi e slittamenti (per lo stesso motivo sono consigliati modelli con sensore di pedalata che rilevi l’effettivo sforzo del ciclista) e con 5 o 6 livelli di assistenza per permettere la migliore regolazione in tutte le condizioni. E-BIKE CARGO Avete mai visto un carico da 300 kg portato su una bici? Questo e altro possono le Bici elettriche cargo. Diffuse nel Nord Europa, in Italia sono ancora una rarità: hanno un passo più lungo delle bici tradizionali e portapacchi di grandi dimensioni integrati al telaio posti in posizione anteriore o posteriore. I modelli che

Formula E, il sogno si avvera: sfrecciare a 230 kmh senza inquinare ENEL sarà Global Power Partner della competizione riservata a veicoli elettrici: fornirà energia verde all’intero paddock, illuminazione LED e colonnine di ricarica per gli spettatori. Il futuro delle corse automobilistiche è verde. Sembrerebbe un’affermazione assurda considerando l’enorme utilizzo di energie inquinanti cui assistiamo durante i Gran Premi di automobilismo, ai suoi diversi livelli. Eppure anche questo settore non è rimasto impassibile alla chiamata ambientalista: nel 2014, la Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile) ha lanciato la Formula E, uno speciale campionato in cui concorrono esclusivamente vetture alimentate ad energia elettrica. Una competizione nata inizialmente al fine di mostrare le capacità in termini di performance della propulsione elettrica, ma che negli anni sta calamitando le attenzioni di appassionati (con 18,3 milioni di telespettatori in media e 30 mila presenti sugli spalti) e quella degli sponsor, con marchi del calibro di McLaren e Renault già attivi nel progetto e altri quali Mercedes, pronti a fornire le proprie soluzioni tecniche negli anni a venire. Non a caso anche Enel ha scelto di affiancare la Formula E

trasportano fino a 300 kg di merci sono generalmente a tre ruote, con il vano merci posto tra le due anteriori. Ma qual è la situazione in Italia? Nelle nostre città cominciamo a vedere sempre più e-bike circolare per le strade: un fenomeno in crescita (nel 2015, +90% bici elettriche prodotte rispetto al 2014 e un +9,8% per quanto riguarda le vendite) anche se ancora di nicchia. A far guardare con speranza ad un futuro green, però, ci pensano alcune aziende che hanno accolto la sfida delle e-bike e hanno scelto il made in Italy come trampolino di lancio per conquistare il nostro pubblico e quello europeo. Due esempi su tutti: Wayel e Brinke. Il primo, Wayel è un produttore già consolidato nel settore: presente dal 2007, inizialmente in Cina, tra il 2014 e il 2015 realizza un inedito stabilimento a zero emissioni in zona Roveri, a Bologna, dove trasferisce la produzione. Una scelta coraggiosa, che li vede impegnati anche insieme all’Università di Bologna, per puntare alla leadership di mercato, anche grazie alla recente acquisizione del marchio Italwin. Diversa la storia di Brinke: storico produttore siderurgico, nel 2007 sceglie di investire in tecnologie green prima commercializzando impianti fotovoltaici, dal 2014 con una linea di innovative e-bike che si contraddistinguono per la soluzione della batteria a scomparsa, integrata nel telaio della bici. Una serie di produttori che scelgono l’Italia come proprio mercato di riferimento, convinti che un futuro sostenibile sia possibile anche qui.

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a partire da quest’anno. Il colosso energetico nostrano sarà Global Power Partner dell’evento almeno fino alla stagione 2017 - 18, garantendo le proprie competenze in termini di energy management, distribuzione e generazione di energia verde. L’obiettivo più ambizioso resta quello della totale sostenibilità ambientale; per questo Enel ha studiato un mini-grid mobile costituito da una combinazione di pannelli solari e generatori a glicerina che distribuirà l’energia necessaria all’evento, senza sovraccaricare la rete delle città ospitanti. Senza dimenticare di curare l’illuminazione, rigorosamente a LED, e la promozione delle vetture elettriche, grazie all’installazione di colonnine di ricarica per gli spettatori che si recheranno alla gara con le loro auto “verdi”. Grazie ad Enel, poi, gli spettatori degli e-Prix saranno parte integrante dell’evento: potranno avvalersi della tecnologia Smart metering di Enel che permette di immagazzinare tutti i dati energetici di ogni singola gara e di consultarli in tempo reale. Una collaborazione che porta la Formula E a diventare Carbon Neutral, con la produzione stimata di CO2 (circa 30 mila tonnellate l’anno derivate soprattutto dal trasporto di attrezzature) che Enel compenserà grazie all’utilizzo delle sue energie rinnovabili.


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Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

NOVEMBRE 2016

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Incontro con Starhawk, attivista di Madre Terra di Deborah Rim Moiso e Giovanni Santandrea, Transition Italia

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Luglio 2016. Siamo al centro Eden Sangha, sulle montagne del biellese, luogo magico e carico di energia fondato e animato da Ellen Bermann. Partecipiamo al seminario “La Permacultura e il Sacro”, condotto da Starhawh, una nota scrittrice e attivista statunitense, che ha dedicato tutta la sua vita al femminismo, alla non violenza, all’ecologia profonda e alla permacultura. Personalità poliedrica, si definisce come una pioniera nella riscoperta della spiritualità basata sulla connessione alla terra e agli elementi della natura. La Permacultura e il Sacro: come si combinano e integrano nel tuo lavoro aspetti così apparentemente divergenti? Faccio parte di una tradizione spirituale che si chiama “reclaiming”, ri-appropriarci. Teniamo in considerazione quattro aspetti: quella che chiamiamo magia, che ha a che vedere con cambiare il livello di consapevolezza o loro nomi. Quell’anno in primavera era in calendario coscienza; la crescita e guarigione personale; l’attivismo una marcia contro l’energia atomica, per l’anniversario politico. Pensiamo che la spiritualità non debba coincidere dell’incidente di Three Miles Island, e volevamo che non con un ritirarsi dal mondo, ma che possa e debba avere ci fossero discorsi politici. La noia doveva essere bandita un ruolo attivo. Lavoriamo insieme agli attivisti politici e dalla marcia! Abbiamo creato dei pupazzi di cartapesta, incoraggiamo le persone a costruire il cambiamento. Il immagini del peggio che potevamo aspettarci da un futuro quarto aspetto che prendiamo in considerazione è la cura di energia atomica, città distrutte, e altri gruppi avevano della terra, in particolare attraverso la permacultura. Tutti creato immagini e sculture di un futuro positivo, con i questi fili sono collegati, alla base si tratta di cambiare la quattro elementi, pannelli solari in cartapesta, generatori cultura, la consapevolezza. Come società e come individui eolici di cartone, piante, alberi... Su un carretto c’era una abbiamo bisogno di capire come leggere il mondo come scultura gigantesca di una torre di raffreddamento, che una volta distrutta ha liberato un mucchio di palloncini. una rete di relazioni interconnesse. Sappiamo che hai sempre dedicato molte energie Ricordo un’altra protesta al Diablo Canyon, contro all’impegno come attivista, puoi raccontarci qualcosa di l’apertura di una centrale nucleare costruita su una faglia a rischio di terremoto: la protesta è durata un quanto hai realizzato? Nel 2000 ho co-creato un corso che si chiama “Earth mese con moltissimi arresti. Abbiamo tenuto incontri e Activist Training”, formazione per attivisti della Terra, rituali davanti ai cancelli e ci hanno arrestati per questo: insieme a Penny Livingstone-Stark. Nel 1999 eravamo eravamo così tanti che hanno dovuto usare le palestre entrambe a Seattle, durante le proteste, e abbiamo come prigioni temporanee... e noi facevamo rituali, canti realizzato che si trattava di nuove forme di attivismo e danze anche in queste palestre-prigioni. Alla fine della politico e coinvolgimento, in particolare dei giovani. protesta è venuto a cercarci un ingegnere che ci ha rivelato Nell’aria c’era voglia di cambiamento, come un fuoco che che c’erano errori nella progettazione dell’impianto, bruciava, ma mancavano gli esempi pratici, le soluzioni errori che hanno ritardato la costruzione di ben quattro possibili, mentre noi conoscevamo, dal movimento di anni. Alla fine la centrale è entrata comunque in funzione permacultura, molte persone impegnate da anni nel ma la sua vita è durata poco e i permessi non sono stati creare esempi e soluzioni alle quali, però, sembrava rinnovati. mancare il senso di urgenza, di opportunità, l’energia Ho vissuto tante altre situazioni del genere, proteste per salvare le S.Pietro foreste, rituali per attivisti che hanno subito per uscire nel mondo. Così abbiamo combinato i corsi Herborea Srl -Via Viara 9221 -Castel Terme-www.lynphavitale.com di progettazione e permacultura con l’organizzazione violenze e traumi, rituali per il ritorno di chi esce di politica, le competenze relazionali e sociali, e la spiritualità. prigione... In fondo succede spesso che le persone, dopo un corso Per la sua storia e le tradizioni culturali in Italia non è di permacultura, siano piene di entusiasmo e si mettano così immediato immaginare questa contaminazione tra subito all’opera per poi scontrarsi con problemi sul piano la prassi e l’impegno politico e la dimensione spirituale. umano e relazionale: abbiamo bisogno di strumenti per la Tu hai mai incontrato difficoltà o resistenze? risoluzione dei conflitti, le comunicazioni, la facilitazione La mia storia di attivista è cominciata sulla costa del Pacifico degli Stati Uniti, dove c’è molta apertura verso di gruppi. Spiegaci meglio, come si combinano aspetti politici e la spiritualità, ma oggi con i movimenti per la giustizia sociale lavoriamo anche con gente di New York, che spirituali nel tuo lavoro? E’ qualcosa che facciamo sin dagli anni ‘70. Per me tutto è tende ad essere più cinica verso questi aspetti. Dopo l’11 cominciato con il movimento femminista: organizzavamo settembre anche questo è cambiato, c’erano persone di azioni in strada, di notte, “Take Back the Night”, contro New York che venivano a cercarci dicendo “Abbiamo la pornografia e la violenza contro le donne, e il ruolo del bisogno di rituali, di guarigione”. Così all’incontro del mio gruppo era creare rituali e movimenti di relazione. WTO, svolto a New York a Febbraio, pochi mesi dopo l’11 Ricordo una notte finita con donne che cantavano “il Settembre, abbiamo fatto un rituale per Santa Brigida, mio corpo è sacro, la mia sessualità è sacra”, ricordo il per il fuoco, l’acqua, la poesia, la guarigione. senso di importanza di riprendersi una dimensione Come era la situazione a New York dopo l’11 settembre? sacrale del corpo. Il mio primo libro è uscito nel 1979, All’epoca era difficile organizzare proteste a New York, abbiamo organizzato un’azione con al centro il tema c’era molta tensione e nessuno osava fare azioni dirette. delle specie in via di estinzione e abbiamo cantato i La marcia alla fine l’hanno organizzata i gruppi anarchici,

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ma l’hanno fatto nella piena legalità, tutto era autorizzato ma la polizia ci ha fermati ugualmente, ed eravamo diecimila persone! La sensazione era di frustrazione e mancanza di potere. Non siamo riusciti a raggiungere i luoghi dove si teneva il vertice. Le persone del mio gruppo si sono ritrovate a Grand Central Station, in stazione, sotto quella magnifica volta, ed è nata l’idea di fare una danza. Abbiamo fatto una danza a spirale, si sono unite tantissime persone ed era veramente magnifico... Poi ad un certo punto ci siamo accorti di essere circondati da polizia in assetto antisommossa! I poliziotti sono venuti a dirci che la nostra “performance” non era autorizzata. Io gli ho risposto che non era una performance ma un rito religioso, e abbiamo cantato per la città, esprimendo il dolore e l’apprezzamento per i poliziotti, i vigili del fuoco che avevano perso la vita, o perso amici e famigliari, l’11 settembre, e a quel punto è stato chiaro che non ci avrebbero arrestato. Ho sentito una poliziotta dire “ne avevo proprio bisogno”. Hai mai avuto occasione di partecipare a manifestazioni in Italia? Sì, sono stata Genova per il famoso G8. Abbiamo fatto una danza a spirale, prima degli eventi della Diaz. E poi abbiamo fatto molti momenti di organizzazione più pratica, formazione sulla nonviolenza e sulle azioni dirette. Non ci presentiamo in questi contesti dicendo che vogliamo fare delle attività spirituali, ci rendiamo utili come organizzazione, e aggiungiamo un elemento rituale e spirituale. Quando dici “noi”, che cosa intendi? Siamo un gruppo informale, una costellazione di persone interessate a questi aspetti. Sappiamo che lavori anche con i giovani in comunità urbane nelle grandi città degli Stati Uniti: come parli di amore per la Terra o di spiritualità a persone che vengono da ambienti cittadini? E’ difficile immaginare quanto i giovani di città possono essere separati dalla natura e dalla comunità. Ho incontrato molti ragazzi che non hanno mai visto una pianta di lattuga: li porto a vedere degli orti e mi dicono “non mangeremo mica quella robaccia? Cresce nella terra, che schifo!” Si parla molto dell’importanza di creare progetti di orticoltura urbana, allo stesso tempo dobbiamo renderci conto di quali sono realmente gli interessi di questi ragazzi: se coltivare la terra non gli interessa, non possiamo mica forzarli! Spesso quel che funziona è combinare la cura della terra con lezioni e incontri di cucina: questi ragazzi crescono in famiglie dove non si cucina mai e non si mangia insieme. L’educazione parte dal fare. La cosa meravigliosa è che da questi progetti emergono nuovi leader: una delle studentesse ora guida lei un programma in cui giovani afro-americani imparano la cucina africana tradizionale, fanno attività in campeggio nella natura, vanno al mare ad imparare a fare surf... mescolando attività ludiche, sportive, e ogni tipo di supporto abbiamo creato dei progetti che funzionano. Quando tengo corsi di permacultura offriamo sempre delle borse di studio per le minoranze etniche, per le persone con disabilità, vogliamo che il mondo della permacultura sia sempre più accessibile, che la distribuzione demografica cambi, si arricchisca. Durante il corso abbiamo parlato di come le strutture organizzative cambiano al cambiare della scala su cui si


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opera. Ci puoi dire di più? opera. puoi dire di più? QuandoCicambia la scala su cui si opera, la struttura deve Quando cambia la scala cui si opera, la struttura cambiare. Strutture che su funzionano su piccola scaladeve non cambiare. Strutture che funzionano su piccola scalainnon funzionano più su grande scala. Reclaiming è nata un funzionano più su grande scala. Reclaiming è nata in era un salotto tra cinque amici. All’inizio l’organizzazione salotto tra cinque amici. All’inizio l’organizzazione era informale, operavamo per consenso, ma in una maniera informale, operavamo consenso, in una maniera non strutturata e basataper sulla fiducia, ma invitavamo i nostri non strutturata e basata sulla fiducia, invitavamo i nostri amici, le persone erano scelte in maniera personale, amici, le persone erano scelte in maniera personale, idiosincratica e intuitiva, prendevamo le decisioni tutti idiosincratica e intuitiva, prendevamo le decisioni tutti insieme. Al crescere del gruppo è diventato impossibile, insieme. Al crescere del gruppo è diventato impossibile, nascevano sempre più progetti, workshop, eventi, nascevano piùriunioni progetti, workshop,infinite eventi, newsletters,sempre e le nostre diventavano e newsletters, e le nostre riunioni diventavano infinite e stancanti. stancanti. Non è necessario che tutti decidano tutto! Va benissimo Non è necessario tutti decidano tutto! Va benissimo che chi lavora sui che volantini decida autonomamente con che chi lavora sui volantini decida autonomamente con che grafica e di che colore farli! Possiamo delegare e che grafica e di che colore farli! Possiamo delegare e incontrarci solo per le decisioni importanti, che hanno incontrarci solo per le decisioni importanti, che hanno una ricaduta su tutta l’organizzazione. una ricaduta tutta l’organizzazione. Quali sono lesu criticità delle organizzazioni più grandi? Quali sono le criticità delle organizzazioni piùabbiamo grandi? Quando ci siamo ritrovati ad essere tanti, Quando ci siamo ritrovati ad essere tanti, abbiamo scoperto che a quel livello non puoi basarti sulla scoperto che a quel livello puoi era basarti sulla simpatia personale. Quello chenon in pochi fiducia, in simpatia personale. Quello che in pochi era fiducia, in tanti diventa elitismo e crea ingiustizie: se qualcuno non tanti diventa elitismo e crea ingiustizie: se qualcuno non ti piace, lo escludi? Così abbiamo creato una struttura ti piace, lo escludi? con Cosìun abbiamo unacomposto struttura per rappresentanti, cerchiocreato centrale, per rappresentanti, con un cerchio centrale, composto da rappresentanti di ogni gruppo operativo, che si da rappresentanti di ogni gruppo operativo, che si incontrano quattro volte l’anno. incontrano quattro volte l’anno. Inoltre, diventando un’organizzazione nazionale e Inoltre, diventando un’organizzazione nazionale e internazionale, abbiamo dovuto prendere una decisione internazionale, abbiamo dovuto prendere una decisione relativa al livello di controllo e coordinamento che relativa livello di volevamo controllocontrollare e coordinamento che volevamoalavere. Non tutte le parti volevamo avere. Non volevamo controllare tutte le parti del sistema, così abbiamo stilato una lista di principi, di del sistema, così abbiamo stilato un unagruppo lista dipuò principi, di valori, una visione di chi siamo: aderire valori, una visione di chi siamo: un gruppo può aderire all’organizzazione se si trova concorde con questa carta all’organizzazione se si concorde con questa carta dei valori, dopodiché si trova auto-organizza. dei valori, dopodiché si auto-organizza. Ritieni che ci siano delle regole generali per definire il Ritieni che ci siano delle regole generali per definire il tipo di struttura da adottare in un’organizzazione? tipo di struttura da adottare in un’organizzazione? Penso che ogni organizzazione debba trovare la sua Penso organizzazione debba trovare la sua strada, che fareogni le sue scelte su quanto centralizzare: strada, fare le sue scelte su quanto centralizzare: l’importante è tenere a mente che al crescere dei numeri, l’importante tenere a mente che crescere dei la struttura èdeve cambiare. La alstruttura puònumeri, essere la struttura deve cambiare. La struttura può essere orizzontale e ugualitaria, ma è comunque necessaria una orizzontale e ugualitaria, è comunque necessaria una struttura. Senza strutturama spesso l’uguaglianza sparisce! struttura. Senza struttura spesso l’uguaglianza sparisce! Spesso le persone confondono metodi decisionali e Spesso confondono metodi decisionali e struttureledipersone governance. Un processo decisionale, come strutture di governance. Un processo decisionale, come il metodo del consenso, riguarda la modalità di prendere il delMa consenso, riguarda la modalità prendere lemetodo decisioni. serve anche una struttura di di governance le decisioni. Ma serve anche una struttura di governance che ti dica chi deve prendere decisioni su cosa. Se tutti che ti dica chi deve prendere decisioni tutti decidiamo su tutto, non finiremo mai. su E cosa. invitoSeanche decidiamo su tutto, non finiremo mai. E invito anche al pragmatismo: il consenso non è un amante geloso, al pragmatismo: consenso nonusiamo è un amante geloso, non si offende seilqualche volta altri metodi. A non si offende se qualche volta usiamo altri metodi. A volte cercare il consenso è uno sforzo sproporzionato volte cercare il consenso è uno sforzo sproporzionato all’obiettivo. Per arrivare al consenso ci vuole formazione, all’obiettivo. Persappia arrivare al consenso ci vuole formazione, un gruppo che cosa sta facendo. Personalmente un gruppo che sappia cosa sta facendo. Personalmente lo consiglio per decisioni importanti, che coinvolgono il lo consiglio per decisioni che coinvolgono il destino del gruppo intero.importanti, Ma se passiamo ore a cercare destino del gruppo intero. Ma se passiamo ore a cercare il consenso su dove andare a mangiare per pranzo... è un il consenso su dove andare a mangiare per in pranzo... un po’ uno spreco. Io apprezzo le situazioni cui c’è èuna po’ uno spreco. Io apprezzo le situazioni in cui c’è una facilitazione decisa, in cui da fiducia a chi facilita nella facilitazione decisa, in cui da fiducia chi facilita nella scelta del metodo e del processo o nela definire l’ordine scelta del metodo e del processo o nel definire l’ordine del giorno. Se le persone che partecipano ad un incontro del Se le persone che partecipano un incontro nongiorno. sono formate nel metodo, e si vuoleadfare tutto ad non sono formate nel metodo, e si vuole fare tutto ad agenda aperta, si passa tutta la riunione a decidere di agenda aperta, si passa tutta la riunione a decidere cosa parlare e alla fine non si combina nulla di utile. di cosa parlare e alla non si combina nulla dicon utile. Il valore chiave delfine consenso è nel processo cui si Il valore chiave del consenso è nel processo con si arriva ad una proposta. Si combinano le idee di cui tutti, arriva ad una proposta. Si combinano le idee di tutti, i bisogni e i dubbi di tutti. Se questo processo è fatto ibene, bisogni e i dubbi di tutti. Se sarà questo processo è fatto la proposta a cui si arriva di buona qualità ea bene, la proposta a cui si arriva sarà di buona qualità ea quel punto si può anche semplicemente votare. O usare quel punto si può anche semplicemente votare. O usare una forma modificata di consenso... Nel movimento una forma modificata di consenso... Nel movimento Occupy ho assistito a riunioni terribilmente frustranti, Occupy ho assistito a riunioni terribilmente frustranti, in cui le proposte si costruivano troppo rapidamente, in cui le proposte si costruivano troppo rapidamente, senza raccogliere le opinioni di tutti, e poi si cercava senza raccogliere le opinioni di tutti, e poi si cercava di ottenere un consenso del 90% su una proposta fatta di ottenere un consenso del 90% su una proposta fatta male... la paralisi! male... la paralisi! Starhawk, anche a te poniamo una domanda che Starhawk, a teper poniamo una domanda che riteniamo anche strategica il momento storico che riteniamo strategica per il momento storico che stiamo vivendo. Quale è il tuo parere rispetto stiamo vivendo. diQuale è il dituo parere rispetto all’affermazione Holmgren 3 anni fa, secondo all’affermazione di Holmgren di 3 anni fa, secondo cui una trasformazione pacifica della società è ormai cui una trasformazione pacifica della società è ormai impossibile. impossibile. Io ho ancora una visione positiva. Per la mia salute, il mio Io ho ancoralauna positiva. èPer la mia salute, il mio benessere, miavisione sanità mentale, importante restare in benessere, la mia sanità mentale, è importante restare in uno spazio mentale di speranza, di ispirazione, più che uno spazio mentale di speranza, di ispirazione, più che andare in giro con la disperazione sul volto. Penso che andare in girorealmente con la disperazione volto. Penso che non possiamo sapere cosasul succederà: il mondo non possiamo realmente sapere cosa succederà: il mondo è un luogo di immenso mistero, di immense possibilità. è un luogo di immenso mistero, di immense possibilità.

9 Buone Buone pratiche, pratiche, belle belle idee idee ee buona buona amministrazione amministrazione Se come Se come esseri umani esseri umani veramente vdecidiamo e r a m e n tdi e decidiamo di trasformare la trasformare la situazione in situazione in cui ci troviamo, cui ci troviamo, abbiamo alleati abbiamo o v u n q alleati u e , o v u n possono q u e , che che lavorare possono con lavorare con noi in maniera noi in maniera inaspettata, dal inaspettata, dal regno dei funghi regno dei funghi ai lombrichi alle ai lombrichi grandi forze alle ed grandi ed energie di guarigione nel fuoco, nell’acqua, forze nell’aria, energie di guarigione nel fuoco, nell’acqua, nell’aria, nella terra. Non credo sia utile lasciarci andare alla nella terra. Non credo sia utile lasciarci andare alla disperazione. disperazione. Penso che quel che dobbiamo fare per adattarci al Penso che quel che dobbiamo perazioni adattarci al cambiamento climatico sono le fare stesse di cui cambiamento climatico sono le stesse azioni di cui abbiamo bisogno per mitigare questo cambiamento abbiamo bisogno per azioni mitigare cambiamento e addirittura le stesse di questo cui abbiamo bisogno e addirittura le stesse azioni di cui abbiamo bisogno per il nostro benessere. Spezzare la dipendenza dai per il nostro benessere. Spezzare la dipendenza dai combustibili fossili, uscire da un sistema economico combustibili fossili, uscire da un sistema economico in cui il profitto è l’unico valore, restituire valore alla in il profitto l’unico valore, restituire valore alla vitacui umana. Pensoè che ci sia un enorme potenziale per vita umana. Penso che ci sia un enorme potenziale per catturare la CO2 nei terreni rigenerando gli ecosistemi. catturare la CO2 nei terreni rigenerando gli ecosistemi. Il cambiamento climatico non è solo una questione di Il climatico nondiè degrado solo unaecosistemico, questione di gascambiamento nell’atmosfera ma anche gas nell’atmosfera ma anche di degrado ecosistemico,

e sappiamo tantissime cose su come rigenerare gli e sappiamoManca tantissime su come rigenerare gli ecosistemi. solo lacose volontà politica. E la volontà ecosistemi. Manca solo la volontà politica. E la volontà politica si sviluppa invitando le persone a partecipare politica si sviluppa invitando personeandando a partecipare a un esperimento: si, le cosele stanno male, amaunpotrebbero esperimento: si, le cose stanno andando male, andare molto meglio, meglio di quanto ma potrebbero andare molto meglio, meglio di quanto possiate immaginare, se facciamo le scelte giuste. possiate immaginare, se facciamo le scelte giuste. E quale strada suggerisci per coinvolgere le persone a E quale strada suggerisci per coinvolgere le persone a questo esperimento di cambiamento? questo esperimento di cambiamento? Qualunque cosa stiate facendo nella vostra vita Qualunque facendo dinella vostra vita quotidiana, ècosa ora stiate di ingrandirsi, contaminare, di quotidiana, è ora di ingrandirsi, di contaminare, di aumentare la scala. Fate il compost? Organizzate aumentare la scala. Fate il compost? Organizzate la scuola dei vostri figli perché facciano il compost, la scuola deisuvostri il compost, informatevi come figli sonoperché usati i facciano rifiuti organici nella informatevi su come sono usati i rifiuti organici nella vostra città e fate pressione sull’amministrazione perché vostra città e fate pressione sull’amministrazione perché migliori il sistema. Se siete consumatori consapevoli migliori il sistema. Se siete consumatori consapevoli e fate attenzione al cibo che comprate, organizzate un e fate attenzione al cibo che comprate, organizzate un mercato locale, fate azioni politiche, create progetti mercato locale, fate azioni politiche, create progetti che sostengano i produttori agricoli. Se siete leader che sostengano i produttori agricoli. leader di un’organizzazione, considerate l’ideaSedisiete entrare in di un’organizzazione, considerate l’idea di entrare in politica. Se siete attivisti e siete arrabbiati, organizzate politica. Se siete attivisti e siete arrabbiati, organizzate azioni dirette. Prendete posizione. azioni dirette. Prendete posizione. E’ un momento magnifico per essere al mondo, è come E’ momento al mondo,perdersi è come la un scena madre magnifico di un film.per Chiessere mai vorrebbe la scena madre di un film. Chi mai vorrebbe perdersi questo momento? E’ il momento giusto per essere qui, questo momento? E’ illemomento giusto per essere qui, ora, è un privilegio, scelte che facciamo ora sono ora, è un privilegio, le scelte che facciamo ora sono importanti e faranno la differenza. importanti e faranno la differenza. Grazie Starhawk per aver dedicato questo tempo ai lettori Grazie Starhawk per aver dedicato questo tempo ai lettori di Vivere Sostenibile. di Vivere Sostenibile.


NOVEMBRE 2016

Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

XI 3

Fermati, vivi

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Il “mattino miracoloso” di Hal Elrod Continua il viaggio della nostra panchina gialla. Questa volta ci siamo fermati con Hal Elrod, autore del best seller The Miracle Morning, per scoprire qualcosa in più del suo “mattino miracoloso”. La nostra campagna “fermati, vivi” è già di per sé un invito a rallentare, a prendersi il giusto tempo per vivere una vita piena e autentica. Far sedere Elrod sulla panchina era quindi doveroso, perché sul concetto di prendersi del tempo per se stessi, lui, ha costruito un vero e

proprio metodo, a dir poco rivoluzionario. Gli abbiamo fatto qualche domanda, per schiarirci le idee.

Com’è nato The Miracle Morning? The Miracle Morning è nato dalla disperazione. Quasi nell’arco di una

Il 1° novembre è la Giornata mondiale Vegan di Riccardo Galli Il 1 novembre viene celebrato in tutto il mondo il World Vegan Day, ovvero la Giornata Mondiale Vegan: il network animalista AgireOra propone a tutti i vegan di impegnarsi in piccole iniziative personali di divulgazione. Le iniziative proposte vanno dal preparare degli assaggi vegan e portarli in ufficio ai colleghi, assieme a qualche pieghevole informativo; all’organizzare una serata con alcuni amici proponendo la proiezione di un documentario sul tema della scelta vegan, al diffondere ricette facili che tutti possono provare. La data non è casuale: infatti nel 1944 Donald Watson, attivista e obiettore di coscienza durante la Seconda Guerra Mondiale, coniò il termine “vegan” e fondò, insieme a Elsie Shrigley, la Vegan Society. La giornata si propone di diffondere la cultura cruelty-free attraverso varie iniziative, e con essa anche la buona cucina, attraverso il rispetto per gli animali, principio fondamentale su cui si

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basa il Veganismo, che consiste anche in uno stile di vita che esclude lo sfruttamento di qualsiasi essere vivente. Medici e specialisti stanno ponendo un’attenzione particolare su questo regime alimentare: molti gli studi in cui si parla dei benefici evidenti sulla salute legati proprio alla dieta senza prodotti di origine animale. In Italia, in particolare, la cucina mediterranea ci è d’aiuto: frutta e verdura (da preferire quella di stagione), legumi e cereali consentono un ottimo equilibrio alimentare e un’ottima varietà di gusti e nutrienti. Ovviamente, come per ogni tipo di alimentazione, il corretto equilibrio in base alle

proprie esigenze specifiche è da verificare insieme ad esperti e nutrizionisti per garantirsi un’ottima salute e una buona qualità della vita. Una scelta valida anche per l’ambiente. Per consumo di risorse, carne, pesce, latticini e uova sono i “cibi” più dispendiosi, inefficienti e inquinanti che esistono. La scelta vegan fa risparmiare il 90% delle risorse: terreni, sostanze chimiche, acqua, vegetali, energia; evita la deforestazione, l’inquinamento da deiezioni animali, diminuisce l’effetto serra - il 18% delle emissioni di gas serra sono dovute agli allevamenti, contro il 13,5% dell’intero settore dei trasporti.

notte, le attività di successo che avevo costruito non fruttavano più un soldo. Sepolto nei debiti e indietro con le rate del mutuo, per la prima volta nella mia vita ero sprofondato in una vera depressione. Avevo davvero toccato il fondo. Mentre cercavo una soluzione ai miei problemi apparentemente insormontabili, scoprii che la maggior parte delle persone che riscuotevano più successo al mondo - in tutti i campi della vita - avevano una cosa in comune: erano mattiniere e attribuivano gran parte dei propri meriti a una routine mattutina solida. Così decisi di imparare dai migliori tra i migliori e capire come creare la routine mattutina definitiva. In poco tempo riuscii a mettere insieme le sei pratiche più potenti e comprovate per lo sviluppo personale note all’umanità (ribattezzate Life S.A.V.E.R.S.) e a condensarle in un rituale mattutino che riuscivo a compiere in soli sei minuti. Dopo due mesi di pratica

quotidiana, la mia vita si era trasformata così velocemente e così incredibilmente che sembrava un miracolo, così iniziai a chiamare la routine “miracle morning”. Macro, la tua casa editrice italiana, nel 2017 compie 30 anni. Per festeggiare abbiamo creato la campagna “Fermati, Vivi”. Quali sono i punti di contatto con il tuo mattino miracoloso? Credo che la routine mattutina di The Miracle Morning sia molto in linea con la vostra campagna “Fermati, Vivi”: serve proprio a creare del tempo ogni mattino allo scopo di fermarsi e dedicarsi a se stessi, in modo da poter vivere realizzando il proprio pieno potenziale. La maggior parte delle persone attraversa la propria esistenza senza rendersi mai realmente conto del miracolo della vita. Avete quello che volete? Siete le persone che vorreste essere? Oppure durante il percorso c’è stato un momento in cui

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avete ridefinito il significato di “qualsiasi cosa” per scendere a compromessi e accettare meno di quelli che erano i vostri desideri? The Miracle Morning rappresenta il metodo più rapido per diventare le persone che siete in grado di diventare, solo così riuscirete a creare tutto ciò che desiderate davvero nella vostra vita. Macro compie 30 anni: che augurio ci faresti? Bè, considerando che ho ideato il metodo The Miracle Morning proprio prima del mio trentesimo compleanno, penso sia appropriato che Macro l’abbia scoperto subito prima dello stesso traguardo! Vi auguro un successo ininterrotto per i prossimi 30 anni e oltre, e vorrei ringraziarvi per aver dato la possibilità a tutte le persone in Italia (e tutti coloro che parlano italiano) di conoscere e sperimentare la magia trasformatrice di The Miracle Morning!LEGGI L’INTERVISTA COMPLETA SU http://bit.ly/intervistaelrod.

Torna la Settimana del Baratto: dal 14 al 20 novembre si viaggia gratis in B&B di Maddalena Nardi

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Viaggiare senza spendere soldi per l’ospitalità? E’ possibile con la Settimana del Baratto. La partecipazione all’iniziativa è semplice: perALLOGGIARE GRATIS in migliaia di bed and breakfast italiani basta consultare la LISTA DEI DESIDERI dei B&B sul sito www.settimanadelbaratto.it, contattando poi il gestore sia attraverso il sito che la pagina Facebook. Ci si trova di tutto: dal ridipingere una staccionata a condividere la propria passione per la fotografia o un concerto di musica, dall’aiuto nella semina delle fave a lezioni di lingua inglese o alla traduzione in francese del sito web della struttura. Ma anche ospitalità in cambio di arredamento, oggettistica, giochi per bambini da esterno, piante e alberi, si può aiutare con riparazioni del tetto, ma anche con piccoli lavori di giardinaggio o muratura; di certo non ci si annoierà! Anche i viaggiatori possono formulare delle proposte e inserirle nell’apposita sezione del sito “Proponi qualcosa da barattare”. Che aspettate? Proponete il vostro baratto o aderite ai desideri dei gestori... e preparate le valige!

Al Sana di Bologna abbiamo presentato i nuovi prodotti della linea EcoNano Green. Sei una farmacia, erborista o negozio bio? Richiedici la campionatura gratuita di tutti i prodotti nel fantastico formato show product!


NOVEMBRE NOVEMBRE 2016 2016

11 Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione Buone pratiche, belle idee e buona amministrazione

XII XII Libri&C. VALUTAZIONE DI VIVERE SOSTENIBILE: Libri&C. VALUTAZIONE DI VIVERE SOSTENIBILE:

OTTIMO OTTIMO

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Un Un altro altro posto posto

Creatori Creatori si si nasce nasce

Schiavi Schiavi senza senza catene catene

di Cristina Pacinotti di Cristina PacinottiETS Editore: EDIZIONI Editore: EDIZIONI Pagine: 223 - prezzoETS di copertina: 15.00 € Pagine: 223 - prezzo di copertina: 15.00 €

Autore: Stefano Oliva Autore: Oliva Editore:Stefano Youcanprint Editore: Youcanprint Pagine: 112 - prezzo di copertina: 12 € Pagine: 112 - prezzo di copertina: 12 €

Autore: Andrea Bizzocchi Autore: Bizzocchi Editore:Andrea Uno Editori Editore: Uno Editori Pagine: 84 - prezzo di copertina: 9,90 € Pagine: 84 - prezzo di copertina: 9,90 €

All’ombra delle All’ombra Alpi Apuane, delle tra Alpi Apuane, e tra la Lunigiana la la Lunigiana grazie e la Garfagnana, Garfagnana, alla volontà e algrazie duro alla volontà al duro lavoro di une gruppo lavoro di un gruppo di persone che di persone che hanno ideali comuni, hanno ideali comuni, nasce l’ecovillaggio nasce l’ecovillaggioI di Frabosco. di Frabosco. normali problemi diI normali problemi di una vita comunitaria una vita comunitaria vengono messi vengono in secondo messi piano in secondo piano dall’avvio dei lavori dall’avvio dei lavori della grandeopera. della Questo grandeopera. libro Questo libro racconta il presente, racconta il presente, parla di quello che parla di succedendo quello che sta sta succedendo adesso, mentre adesso, lo leggiamo. mentre Trovare parole come orto sinergico o lo leggiamo. parole come sinergico o wwoofers in unTrovare romanzo anziché in unorto articolo in cui se wwoofers in un romanzo anziché in un articolo in cui se ne spiega il significato, fa capire che il cambiamento è ne il significato, fa capireinche il cambiamento è già spiega radicato. Siamo direttamente contatto con le tante già radicato. Siamo direttamente in contatto con le tante sfaccettature delle emozioni umane, in equilibrio tra sfaccettature delle emozioni umane, in equilibrio l’angoscia dell’impotenza di fronte ad eventi più fortitra di l’angoscia dell’impotenza di fronte ad eventi più forti di noi e la voglia di mantenere il sorriso, nonostante tutto. noi e la voglia di mantenere il sorriso, nonostante tutto. E’ un libro di confine tra gesti di ieri ritrovati nella vita E’ un libro di confine tra gesti di ierima ritrovati vita di oggi, come farsi la legna e il pane, anche nella tra valori di oggi, come farsi la legna e il pane, ma anche tra valori e visioni della vita diversi. e visioni della vita diversi.

Questo libro si propone Questo si propone come libro obiettivo la come obiettivo la divulgazione della Legge divulgazione della Legge di Attrazione: ovvero la di Attrazione: ovvero la capacità di modificare capacità di modificare e attrarre eventi e e attrarre nella eventi e circostanze nostra circostanze nella nostra vita grazie ad un uso vita grazie un uso sapiente dellead potenzialità sapiente delle potenzialità dei nostri pensieri. dei pensieri. Grazie nostri alla spiegazione Grazie alla spiegazione estremamente semplice di estremamente di concetti moltosemplice complessi concetti molto complessi e grazie a semplici e grazie esposti a semplici esercizi ogni esercizi esposti ogni lettore può comprendere lettore può comprendere e applicare nella sua vita e nella sua vita le applicare enormi potenzialità fino a rivoluzionare totalmente le enormi potenzialità rivoluzionare totalmente la propria esistenza. Unfino libroa che accompagna il lettore la propria esistenza. Un libro che accompagna il lettore in un viaggio tra l’Ho’oponopono delle Hawaii, la in un viaggio tra l’Ho’oponopono delle Hawaii, la meditazione più orientale, la filosofia greca portandolo meditazione più orientale, la filosofia greca portandolo fino all’origine dell’Universo stesso. fino all’origine dell’Universo “Creatori si Nasce: la Leggestesso. di Attrazione come Via “Creatori si Nasce: la Legge di Attrazione come Via Iniziatica” non solo vuole spiegare come modificare la Iniziatica” non solo vuole spiegare come modificare la propria realtà ma si propone di insegnare con termini propria realtà ma si propone di insegnare con termini alla portata di tutti i fondamenti che hanno caratterizzato alla tuttigrandi i fondamenti cheesoterici hanno caratterizzato per portata secoli idipiù percorsi e spirituali, per secoli i più grandi percorsi esoterici e spirituali, portando benessere e consapevolezza quotidiana. Ogni portando benessere e consapevolezza quotidiana. Ogni pagina è pregna di sentimento e invita all’introspezione pagina è pregna di sentimento e invita all’introspezione per portare ogni lettore a compiere la “grande Opera”: per portare ogni lettore a compiere la “grande Opera”: conosci te stesso. conosci te stesso.

Il sottotitolo di Il sottotitolo questo bel libro di di questo libro di Andrea bel Bizzocchi, Andrea a t t e s iBizzocchi, ssimo aseguito t t e s i sdis i Non mo seguito di Non prendeteci per prendeteci il PIL è: L’arteper di il PIL è: L’arte pensare con di la pensare con per la propria testa propria testa per vivere bene in un vivere in un mondo bene difficile. In mondo difficile. In un mondo-Matrix un mondo-Matrix in cui viviamo in cui viviamo oscillando tra lo oscillando tra da lo “stordimento” “stordimento” da un lato (vedi lo un lato (vedi lo shopping, la tv, shopping, la tv, ecc.) e lamentela ecc.) e lamentela dall’altro, il vero dall’altro, problema ilè vero che problema è che quasi nessuno quasi si assumenessuno la responsabilità della propria Vita, il che si assume responsabilità della“Schiavi propriasenza Vita,catene” il che equivale adla essere uomini liberi. equivale ad essere uomini liberi. “Schiavi senza catene” è in qualche modo un libro di Magia perché la Magia è ingrande qualche modo di unassumersi libro di Magia perché la Magia più è quella la totale responsabilità più grande è quella di assumersi la totale responsabilità della propria Vita per trasformarla in meglio. Se di vive della propria Vita assumendosi per trasformarla in meglio. Se di vive da Mago, ovvero la totale responsabilità da Mago, ovvero assumendosi la totale responsabilità della propria Vita, questa cambierà inevitabilmente in della propria questa inevitabilmente in meglio. Non èVita, un libro percambierà schiavi né per lamentanti. meglio. Non è un libro per schiavi né per lamentanti. Essere uno schiavo o un lamentante è una scelta. E tu Essere unocompi? schiavo o un lamentante è una scelta. E tu che scelta che scelta compi?

Cosmetici Cosmetici naturali naturali

La La vita vita segreta segreta degli degli alberi alberi

L’ecologia L’ecologia di di ogni ogni giorno giorno

Autore: Anna Simone e Glorianna Vaschetto Autore: Glorianna Vaschetto Editore:Anna Il filoSimone verde die Arianna Editore: Il filo verde di Arianna Pagine: 128 - prezzo di copertina: 10,80 € Pagine: 128 - prezzo di copertina: 10,80 €

Autore: Peter Wohlleben Autore: Wohlleben Editore:Peter Macro Editore: Macro Pagine 262 - prezzo di copertina:18,60 € Pagine 262 - prezzo di copertina:18,60 €

Autore: Rob Hopkins e Lionel Astruc Autore: Editore:Rob EMIHopkins e Lionel Astruc Editore: EMI Pagine: 192 - prezzo di copertina: 15.00 € Pagine: 192 - prezzo di copertina: 15.00 €

È un mondo È un mondo affascinante affascinante quello della quello della bio cosmesi, bio cosmesi, dei detergenti dei per detergenti viso, per viso, corpo e corpo e capelli. capelli. Sapere, grazie Sapere, a questograzie libro, adiquestopotere libro, di potere autoprodurre autoprodurre in modo in modo divertente e divertente e risparmiando risparmiando i migliori ic o s mmigliori etici cper osm mee t ei c ii per miei me carie èi miei cari è bellissimo, non smetto di consultare questo bel libro che è bellissimo, non smetto di consultare questo bel libro che è una guida puntuale per cimentarsi anche da principianti, una guida puntuale per cimentarsi anche da principianti, nell’autoproduzione casalinga. nell’autoproduzione casalinga. E così ho scoperto quanto la cosmesi può essere legata al E così ho scoperto quanto la cosmesidall’acqua può esseredilegata al riciclo di parti di scarto alimentare: cottura riciclo di parti di scarto alimentare: dall’acqua di cottura per la pasta, che possiamo usare come ottima pediluvio per la pasta, che possiamo come ottima serale, al decotto per capelliusare da preparare con pediluvio le bucce serale, al decotto per capelli da preparare con le bucce delle castagne! delle E poicastagne! via con la creatività, sapientemente guidate dalle E poi via con la creatività, legata sapientemente guidate dalle autrici nell’autoproduzione alle 4 diverse stagioni e autrici nell’autoproduzione legata alle 4 diverse stagioni e quindi ai problemi o alle soluzioni a esse legati. Davvero quindi ai problemi o alle soluzioni a esse legati. Davvero ben fatto! ben fatto!

Ero molto curiosa di Ero curiosa di leggeremolto il Best-seller di leggere il Best-seller di Peter Wohlleben, guardia Peter Wohlleben, guardia forestale tedesca che forestale tedescasegreto, che svela l’intreccio svela l’intreccio segreto, spesso lentissimo e per noi spesso lentissimo e per noi invisibile, che si trova nei invisibile, che si trova nei boschi, tra i gli alberi. Così boschi, tra i gli alberi. Così ho scoperto dell’interazione ho dell’interazione tra scoperto le varie specie, di come tra le varie specie, di come attirano o respingono gli attirano o respingono gli animali, anche tramite un animali, anche tramite un linguaggio olfattivo segreto, linguaggio olfattivo dell’importanza dellesegreto, radici, dell’importanza radici, non solo per i delle nutrimenti, non solo per i nutrimenti, ma per la comunicazione tra ma percon la comunicazione tra alberi messaggi chimici, alberi con messaggi chimici, ma anche elettrici, come nel nostro cervello… ho spaziato ma anche elettrici, nel nostro cervello… ho spaziato nelle diverse parti come che compongono faggi e querce, nei nelle diverse parti che compongono faggi e querce, nei caratteri che le contraddistinguono, nel galateo segreto caratteri che le contraddistinguono, nel galateo segreto del bosco, nel senso di fratellanza e di organizzazione del bosco,diverse, nel senso fratellanza e di organizzazione tra specie nei di colori e nelle necessità che stanno tra specie diverse, nei colori e nelle necessità che stanno dietro ogni diversa stagione. E ne ho gioito profondamente. dietro ogni diversa stagione. E ne ho gioito profondamente. “Non finirò mai di imparare da loro - dice l’autore - ma “Non finiròche maihodiscoperto impararefinora da loro - dice l’autore ma già quello sotto la volta delle-loro già quello che ho scoperto finora sotto la volta delle loro chiome è qualcosa che prima non avrei mai immaginato”. chiome è qualcosa chemi prima non avrei ogni mai immaginato”. Uno sguardo nuovo accompagna volta che mi Uno sguardo nuovo mi accompagna ogni volta che che per mi avvicino a un albero ora, ne scruto la corteccia, avvicino a un albero ora, ne scruto la corteccia, che per loro è preziosa quanto la nostra pelle, e immagino al di loro preziosa quanto nostraesseri pelle,tanto e immagino di sottoèl’acqua che nutrelaquesti preziosialma sotto l’acqua che nutre questi esseri tanto preziosi ma spesso ignorati da noi umani. spesso ignorati da noi umani.

La “Transizione” La raccontata“Transizione” da chi raccontata da Rob chi l’ha concepita: l’ha concepita: Rob Hopkins. Questo Hopkins. Questo professore, agronomo professore, agronomo e permacultore e permacultore inglese poco più che inglese poco più che quarantenne, intorno al quarantenne, intorno al 2005, di fronte alla crisi 2005, di fronte alla crisi ecologica ed economica, ecologica ed economica, ebbe la felice intuizione ebbe la felice di provare aintuizione sognare di provare a sognare come uscire dalla come uscire dalla dipendenza dal dipendenza dal petrolio costruendo nel petrolio costruendo nel contempo, una società contempo, una società più felice e giusta. Oggi, più felice e giusta. Oggi, a distanza di una decina adidistanza di una decina anni, le esperienze di di anni, esperienze di “Città inleTransizione”, sono circa 1200 in tutto il mondo. “Città in Transizione”, sono circa 1200 in tuttosolidali il mondo. Sono comunità di persone consapevoli, e Sono comunità di persone consapevoli, solidali e attente, dove si sperimentano nuove (ma anche antiche) attente, dove si sperimentano nuove (ma anche antiche) forme di commercio, di produzione e di relazione: orti forme di commercio, di produzione e didirelazione: condivisi, mercati contadini, scambio oggetti eorti di condivisi, mercati contadini, scambio di oggetti e di servizi, cooperative di produzione di energia, monete servizi, cooperative di produzione di eenergia, monete locali, progetti divulgativi per le scuole per le comunità locali, progetti divulgativi per le scuole e per le comunità (proprio come Vivere Sostenibile, che nasce da qui), ecc. (proprio come Vivere Sostenibile, che nasce da qui), ecc. Un “sistema” che, grazie alla partecipazione diretta Un “sistema” che, grazie alla partecipazione diretta dei cittadini, ha anche il grande pregio di rafforzare dei cittadini, haUna anche granderivoluzione pregio di dal rafforzare la democrazia. verailpiccola basso, la democrazia. Una vera piccola rivoluzione dal basso, portatrice di un futuro migliore per tutti. portatrice di un futuro migliore per tutti.


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RICICLO

Re Boat Race, quando l’impegno diventa l’allegria

tempo di lettura:

4 min

di Stefano Bernardini

E’ possibile realizzare imbarcazioni perfettamente naviganti solo con materiali di recupero? E addirittura utilizzarle nella più pazza e colorata regata italiana? La risposta è RE BOAT ROMA RACE, svolta il 18 settembre nel laghetto dell’EUR, con l’appassionata partecipazione della sindaca Virginia Raggi.

Domenica 18 Settembre al Parco Centrale del Lago dell’EUR di Roma è andata in scena la VII edizione della Re Boat Roma Race – Trofeo Euroma 2, la prima regata in Italia d’imbarcazioni costruite con materiali di recupero in un’ottica di riuso e riciclo. Sotto lo sguardo meravigliato e divertito della sindaca di Roma Virginia Raggi, che ha dato lo “start” alla regata, si sono sfidate oltre 20 “recycled boat” che i tanti green team partecipanti – composti da genitori, nonni, figli e nipoti, gruppi di amici e appassionati di riciclo – hanno voluto progettare, assemblare e decorare nei giorni precedenti, nei giardini o garage della propria casa, nei laboratori o officine della propria impresa, nei centri estivi/sportivi e nell’ormai consueto Cantiere delle Re Boat allestito nel Parco degli Scipioni all’interno della XXII edizione del Festival La città in tasca – cultura, spettacolo, gioco con i bambini e i ragazzi di Roma. Questa stagione è stata un’edizione tutta in rosa: a tagliare per prima il traguardo della Re Boat Roma Race è stata infatti una recycled boat

con un equipaggio tutto al femminile: “Sei di Monterotondo se…”, condotta da Monia Giallini ed Emanuela Bernardini di Monterotondo, ha vinto il Trofeo Speedy Re Boat e a premiare le due vincitrici è stata proprio un’emozionata sindaca Virginia Raggi che ha poi detto: “Sono davvero molto felice per esser intervenuta alla Re Boat Roma Race; questi eventi sono lodevoli e utili per dare ai giovani messaggi importanti per il nostro futuro”. Ma la Re Boat Roma Race non è solo velocità! La regata riciclata è una sfida dove dare spazio al miglior design, alla più originale e colorata personalizzazione e all’idea più geniale sulla trazione a impatto zero; è una divertente prova sportiva ed ecologista, una sfida di design artistico e artigianale dalle soluzioni innovative, che ogni anno attrae appassionati e curiosi che vogliono sperimentarsi in questa divertente attività dove l’unico requisito è avere tanta fantasia. Capacità di problem solving, creatività, forte intesa e grande unione tra l’equipaggio, comunicazione, collaborazione, clima di fiducia e rispetto tra i compagni di squadra: sono le doti vincenti che – anche questa stagione – i migliori green team hanno dovuto esprimere per dare vita alle loro imbarcazioni riciclate. E’ così che le più veloci, le più belle e le più innovative imbarcazioni, costruite con componenti di recupero e riciclo, che si sono sfidate in questa affascinante e divertente regata, hanno ricevuto “speciali” trofei e l’attestato di “ciurma + green del pianeta”! Dal Trofeo Roma Capitale - Creativity Re Boat consegnato per l’imbarcazione più colorata e originale all’ecoequipaggio Boat felice, al Trofeo Centrale del latte di Roma, conquistato dal green team Nessie, per l’imbarcazione costruita con un “concept sostenibile”, per passare al Trofeo Ama Roma - Miss Re Boat aggiudicato a Officina Move, l’imbarcazione esteticamente più bella. E ancora il Trofeo dei Consorzi nazionali di filiera per il riciclo dei materiali - Tutti per uno, uno per tutti consegnato da Comieco, Corepla, Ricrea e Rilegno al green team Sporoponzo che ha utilizzato meglio, carta e cartone, acciaio, legno e plastica, per concludere con il Trofeo ANG dell’Agenzia Nazionale Giovani andato all’equipaggio Sound Sunny. A chiudere il ciclo il Trofeo zero waste, per il green team che ha differenziato meglio, con il gioco “Dove lo butto?”, la propria recycled boat. Quest’anno inoltre un’opera d’arte si è trasformata in imbarcazione: da un progetto di Cristiano Quagliozzi, i bambini de “La città in tasca” hanno costruito la recycled boat Tutti sulla stessa barca che ha voluto affrontare il tema dell’ambiente, dell’accoglienza, dei migranti

Dismeco ed il suo Borgo Ecologico: dal riciclo dei RAEE all’impegno sociale La visione di un’azienda green a 360°: recupero dei rifiuti elettrici ed elettronici, ma anche Centro di Ricerca e Polo didattico per scuole e detenuti.

Possono i rifiuti elettrici ed elettronici tornare a vivere sotto forma di nuovi apparecchi, energia, materie prime e, nel frattempo, supportare istruzione, impegno sociale e consapevolezza ambientale? Se pensate che ottenere tutto ciò sia utopistico, allora non conoscete Dismeco e il suo Borgo Ecologico a Marzabotto (BO). Nata come azienda familiare nel 1977, Dismeco nel 2010, in piena crisi economica, ha avuto il coraggio di realizzare un progetto totalmente green, il Borgo Ecologico appunto, rilevando una cartiera dismessa, recuperandone l’architettura industriale e trasformandola in un centro polivalente di recupero, riciclo, produzione, ricerca e divulgazione. Specializzata nel trattamento dell’intero ciclo di smaltimento dei RAEE, dal ritiro in azienda allo smistamento, passando per il recupero dei materiali e la reimmissione nel ciclo produttivo, Dismeco ha deciso di puntare sull’innovazione, realizzando in proprio una catena di produzione che recupera il 98% dei materiali, una quota tra le più alte al mondo. Ma il progetto non si ferma qui: nel Borgo Ecologico, alimentato quasi al 50% da energie rinnovabili, sono presenti un centro di ricerca che studia nuove tecniche per il recupero del 100% dei RAEE e un polo multifunzionale, l’ex Villa Rizzoli, in cui Dismeco ospita studenti delle scuole per far vedere da vicino tutti i processi che costituiscono la filiera del riciclo. Un sistema che coinvolge imprenditori e amministrazioni locali per realizzare quell’economia circolare alla base della normativa che regolamenta il recupero dei RAEE. Di qui la sinergia con i centri di studio presenti sul territorio, come l’Università di Modena, con la quale ha avviato un progetto per il recupero

e dell’integrazione: cartone, cartapesta, fil di ferro, colla, colore e un albero al centro a rappresentare una vela su cui soffia il vento della vita. Vogliamo infine ricordare che Re Boat Roma Race nasce con l’idea di diffondere tra i giovani e ricordare agli adulti i temi del riciclo e del rispetto dell’ambiente; per spiegare e insegnare in modo ludico e divertente (attraverso il gioco, lo sport, lo spettacolo) quale è il modo più corretto per riciclare e riusare i rifiuti; per evidenziare i percorsi “virtuosi” che alcune aziende di settore e i Consorzi di filiera per il riciclo dei materiali attuano per riportare in vita gli imballaggi in acciaio, carta e cartone, plastica e legno, difendendo l’ambiente; per comprendere meglio i concetti di sviluppo sostenibile e parole quali “smartcity”; per sensibilizzare i cittadini - giovani e meno giovani - a comportarsi sempre con senso civico, nel rispetto del proprio territorio urbano, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita. D’altronde oggi riciclare i rifiuti attraverso la raccolta differenziata; trasformarli in materiali riutilizzabili e scoprire nuove fonti d’energia meno inquinanti, è un obbligo civile da perseguire per risparmiare le materie prime del pianeta e salvaguardare l’ambiente.

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degli oblò delle lavatrici, ma anche con attori d’eccellenza in ambito europeo, come l’Università di Goteborg, in Svezia, con cui Dismeco sta sviluppando un sistema per il recupero delle “Terre rare” contenute nelle polveri fluorescenti delle lampade al neon. E ancora impegno civico rappresentato dalla collaborazione con le carceri di Bologna e Ferrara per l’avvio di percorsi laboratoriali per il recupero dei detenuti; e impegno culturale grazie agli investimenti su artisti impegnati nell’utilizzo di materiali di recupero, le cui opere, sovente, sono esposte nello spazio polivalente del Borgo Ecologico. Una realtà unica in Italia, ma che rappresenta anche un’eccellenza a livello mondiale: testimonianza di come creare un mondo ecosostenibile complesso, che inglobi produzione, mercato, ricerca scientifica, dimensione civica e culturale, sia davvero possibile.


RICICLO

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Una miniera d’oro abbandonata nelle nostre case

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di Paolo Serra

Riciclare almeno il 45% dei RAEE rispetto ai nuovi prodotti immessi sul mercato: questo l’obiettivo per il 2016 fissato da Unione Europea e Italia. Ma l’obiettivo è ancora lontanissimo e un’immensa risorsa resta ancora sepolta nei magazzini dei grandi distributori, ma anche nelle nostre case.

La legge italiana per la gestione dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), che recepisce la Direttiva Europea 2012/19/EU, ha l’obiettivo di consentire al trattamento dei RAEE e di recuperare, in misura sempre maggiore, le materie prime secondarie. Le risorse recuperate potranno essere nuovamente immesse nel ciclo produttivo così da limitare o addirittura annullare la necessità, pesantissima per il nostro sistema economico, di importarle da Paesi terzi. Il livello minimo di recupero dei RAEE per il 2016, fissato dall’Europa e accettato dall’Italia, è di 7,5 kg pro capite. Lo scenario italiano del settore, tuttavia, presenta una situazione che ha del paradossale: da una parte le aziende, gli enti e le unità locali in generale, come pure i privati cittadini, detengono i RAEE all’interno dei propri locali. Si tratta di una miniera a cielo aperto di materie prime secondarie, quali oro, argento, rame e altri elementi, le famose “terre rare”, alcune delle quali raggiungono valori pari ad un terzo di quello dell’oro (p. es. lo Scandio: 15 euro/grammo). Disfarsi di tali rifiuti costa tempo e denaro, per cui in genere lo si fa solo quando non se ne può più fare a meno, così per la maggior parte essi restano fermi, improduttivi, ingombranti e spesso a rischio d’inquinamento. Dall’altra parte le aziende di trattamento non riescono a trovare sufficienti quantitativi atti a raggiungere il pieno utilizzo dei loro impianti e non realizzano perciò quell’economia di scala che consentirebbe loro di aumentare il valore aggiunto in modo

Quando il PET riciclato diventa alta moda Quagga è l’eccellenza del Made in Italy che dal riuso di bottiglie di plastica crea una linea di abbigliamento di alta qualità, dal forte valore etico ed ecologico.

L’economia circolare si declina oggi in tante aziende virtuose che rendono il Made in Italy un’eccellenza internazionale. Queste scelte ecologiche si traducono spesso in una maggiore attenzione per ciò che si indossa, ed è lecito chiedersi quanto possa essere impegnativo produrre linee di capi che siano anche completamente sostenibili e cruelty free; lo chiediamo a Stefano Bonaventura che nel 2010 ha ideato e realizzato la linea Quagga, il primo marchio (ispirato alla cultura cruelty free) di capi realizzati in poliestere ottenuto dal riciclo delle bottiglie di plastica. “Sicuramente negli anni è cresciuto l’interesse per stili di vita più etici ed eco-compatibili. Purtroppo questo trend culturale non genera immediatamente consumi alternativi, specie in un momento di crisi: le persone spesso sono costrette ad orientare i propri acquisiti in base al prezzo. In ogni caso non

tale da poter remunerare il conferimento dei rifiuti, creando così quella prospettiva di guadagno che invoglierebbe le aziende, ed anche i privati, ad attivarsi. Un discorso a parte meritano gli esercizi commerciali che vendono AEE (Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche): ad essi il legislatore ha assegnato la funzione di ritirare dal consumatore gli apparecchi fuori uso, accollandosene lo smaltimento a norma di legge. E quale “compenso” per tale attività onerosa gli ha prescritto, pena un’ammenda di 2.600 Euro, di autodenunciarsi come “inquinatore potenziale” all’Albo Gestori Ambientali, sborsando circa 400 euro, oltre a un contributo annuale di 50 Euro. Nell’Albo del Lazio, di circa 15 mila esercizi commerciali che vi sono tenuti, ad oggi ne risultano iscritti solo il 3%, circa 400. In sintesi: le aziende e i privati non immettono in circolo i RAEE perché non hanno alcun incentivo a farlo, molti negozianti, per non apparire, preferiscono utilizzare canali “paralleli”, mentre le industrie di trattamento non riescono ad avere sufficiente “materia prima” per realizzare margini soddisfacenti. Venendo a mancare sia il contributo in materiali di scarto da parte dei privati e degli esercizi commerciali, sia la lavorazione degli stessi da parte delle aziende atte al trattamento, il costo del recupero, oltre ad essere troppo elevato, è supportato in parte dai pochi che sono rispettosi delle leggi, ma soprattutto dal sistema economico italiano, che deve accollarsi l’onere dell’importazione di materie prime che, pur presenti sul territorio, il sistema non riesce a rendere disponibili.

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è sufficiente eliminare alcune tipologie di fibre o materiali (sintetici, pelle, cuoio, lana...) per dichiararsi ecocompatibili e cruelty free: le virtù ecologiste e animaliste valgono poco se non accompagnate da una gestione morigerata ed intelligente delle risorse, evitando di mettere a rischio anche l’ambiente”. Mi faccia capire meglio: quali sono le vostre scelte? “Abbiamo da subito individuato nel poliestere riciclato la risposta più adeguata alle nostre esigenze. Il Pet è utilizzato da sempre nella confezione dei capi protettivi, scegliere quello ottenuto da fibre riciclate per noi significa ridurre molto l’impatto ambientale e restituire dignità a materiali che altrimenti finirebbero in discarica, mantenendo però le performances e le qualità estetiche nei prodotti. La fibra si ottiene per estrusione del materiale plastico post-consumo; i tessuti ottenuti dalle lavorazioni di queste fibre sono tenaci, protettivi e stabili. Il poliestere riciclato garantisce enormi vantaggi per l’ambiente: consente di non sprecare risorse e ridurre i rifiuti. I nuovi processi produttivi hanno ridotto notevolmente l’impiego di energia nella fase di riciclo e l’emissione di CO2 durante le lavorazioni, pertanto il poliestere riciclato si impone come alternativa eccellente ai supporti tessili sintetici, a quelli artificiali e a quelli naturali anche biologici, ma che in genere sfruttano molte risorse e arrivano da luoghi remoti”. Come avvicinate i vostri clienti? “Da alcuni anni promuoviamo la prevendita dei nostri capi Quagga ad inizio stagione, grazie al crowdfunding. Ai sostenitori che si impegnano in un acquisto anticipato viene rivolto un forte sconto quale riconoscimento per la fiducia e la partecipazione nelle spese di produzione. Il consumatore che crede nei nostri

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BIO EDILIZIA

Bioarchitettura® come diritto Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. (Albert Einstein)

Tutti ne parlano, tutti si mostrano interessati, alcuni professionisti sono addirittura obbligati a riferirvisi in tempi strettissimi per legittime, anche se non sempre corrette, richieste da parte di una clientela poco in/formata. Stiamo parlando della Bioarchitettura®, o meglio dell’insieme delle regole progettuali e delle tecniche costruttive che vanno nella direzione della sostenibilità. Rispetto a pochi anni fa,

anche se in ritardo in confronto ad altri Paesi, in Italia abbiamo più certezze e normative, soprattutto per quanto riguarda i materiali da costruzione. Ma è un cammino ancora difficile e una partita tutta da giocare, quella che, a fronte di determinati accorgimenti, non sempre o non più sensibilmente onerosi rispetto al tradizionale, tende a creare migliori condizioni di vita. Di fatto avviene una ghettizzazione di questo approccio “bio”, mentre è nostra convinzione che alcune soluzioni dovrebbero di diritto entrare nelle Good practices della progettazione architettonica e della realizzazione edilizia, non come vincoli e costi maggiori, ma come diritto dell’uomo. Bioarchitettura® significa avere un diverso approccio alla vita, in equilibrio con risorse, energie, forze telluriche e cosmiche che da millenni garantiscono la sopravvivenza della nostra specie sul pianeta. Significa instaurare una relazione di reciprocità con ciò che ci circonda, esprimendo un rispetto per la vita e per le cose, al di là di mode e tendenze. Ecco perché la Bioarchitettura®, espressione più vasta di una conoscenza che per tradizione abbiamo ereditato dai nostri avi quali gli etruschi, i romani, i celti e le popolazioni mediterranee, non vuole imporsi come moda o tendenza, ma applicare criteri che potremmo definire semplicemente di “buon senso” a tutti gli ambiti progettuali. Il Bioarchitetto intende l’Architettura non solo come disciplina del costruire ma anche come ragione etica e sociale, nei riguardi dell’essere umano e del suo benessere in armonia con il suo Habitat. Un costruito che deve tornare a essere il prolungamento dei sensi, delle abitudini, del nostro modo di essere e di vivere, recuperando un concetto antico di

Qualità dell’aria indoor: pericoli sottovalutati

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architettura che respira e interagisce con i suoi abitanti e l’ambiente: consuma poco, sporca ancor meno offrendo molto in termini d’igiene e comfort. Studio Oba – Officina bio_architettura Per appuntamento: info@officinabioarchitettura.it mobile 3403484935

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di Gaetano Settimi

L’aria che respiriamo nelle nostre case è viziata da componenti sintetiche e dannose che possono compromettere la nostra salute. Ecco quali soluzioni possono aiutarci a vivere meglio. Diversi studi hanno ormai appurato che la qualità dell’aria indoor, quella che respiriamo negli ambienti chiusi come le abitazioni, l’ufficio, la palestra, etc., sia nella media giornaliera più inquinata rispetto a quella che respiriamo all’aperto. Ad influire sulla IAQ (Indoor Air Quality) sono i più svariati fattori: dalle caratteristiche costruttive degli ambienti alla cessione dai materiali e dai prodotti per applicazioni specifiche (quali per esempio pitture, vernici, adesivi, sigillanti, stucchi, schiume, lacche, primer, impermeabilizzanti), passando per i materiali di arredo, il cattivo utilizzo che si fa dei prodotti chimici per la pulizia e la detergenza, l’utilizzo errato degli strumenti per ottimizzare l’efficienza energetica, le sorgenti legate alle attività delle persone, la presenza di deodoranti per ambienti - air fresheners - inclusi i bastoncini d’incenso (quelli prodotti utilizzando materie prime di scarsa qualità), le candele profumate, i diffusori liquidi ed elettrici. Una situazione di cui l’opinione pubblica italiana, per molto tempo, ha ignorato la portata, continuando a dare per scontato che la qualità dell’aria negli ambienti interni dovesse essere migliore rispetto a quanto respiriamo all’esterno. Solo recentemente si sono osservati dei veri e propri cambiamenti sul tema della qualità dell’aria indoor, in gran parte dovuti alle azioni di sensibilizzazione e di prevenzione. Il gran salto di qualità c’è stato alla fine del 2010 con la

pubblicazione per la prima volta da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), delle linee guida per la qualità dell’aria indoor in riferimento a sostanze quali benzene, biossido di azoto, idrocarburi policiclici aromatici (soprattutto benzo[a]pirene), naftalene, monossido di carbonio, radon, tricloroetilene e tetracloroetilene. Nel contesto europeo, l’attività dell’OMS ha sollecitato diversi Paesi che hanno varato veri e propri piani nazionali sull’inquinamento indoor ed inserito nelle loro legislazioni valori guida di riferimento limitatamente a formaldeide, benzene, monossido di carbonio, anidride carbonica, biossido di azoto, tricloroetilene, tetracloroetilene, PM10, PM2,5. Mentre molti studi hanno dimostrato che la presenza di sostanze potenzialmente dannose nelle abitazioni e negli ambienti chiusi siano attribuibili a sorgenti identificabili all’interno stesso delle nostre case o del nostro ambiente di lavoro e svago, in Italia non vi è ancora la totale consapevolezza dell’impatto che hanno i vari materiali sulla qualità dell’aria indoor. Difficilmente ci chiediamo come siano fatti alcuni dei prodotti che usiamo quotidianamente e se nel loro utilizzo possano emettere sostanze inquinanti. Parlando dei bastoncini d’incenso, ad esempio, degli air fresheners o nel caso di lavori o interventi di ristrutturazione fai da te, la pratica più diffusa è quella di rivolgersi al negozio sotto casa o al ferramenta più vicino e acquistare il primo prodotto che capita. Con il risultato che spesso torniamo a casa con il prodotto meno specifico per la nostra applicazione o quello inadatto per l’ambiente in cui verrà sistemato. Ma qualcosa si sta muovendo anche nel nostro Paese: il Piano di Prevenzione 2014-2018 del Ministero della Salute, sottoscritto

dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province Autonome (adottato come linea guida), pone grande attenzione al tema della qualità dell’aria indoor. Resta forte, tuttavia, l’esigenza di operare un rinnovamento con l’elaborazione di un testo unico in materia d’inquinamento indoor, che recepisca le proposte già elaborate dall’OMS, come avvenuto in molti altri Paesi europei. Di qui l’impegno dell’Istituto Superiore di Sanità che, negli ultimi anni, ha attivato uno specifico gruppo di studio nazionale sull’inquinamento indoor (GdS) nel quale sono rappresentate le varie componenti istituzionali (Ministero della Salute, Lavoro, Ambiente, Regioni, istituti di ricerca, università). Un lavoro che porterà all’elaborazione di una serie di documenti scientifici condivisi (molti dei quali, come i rapporti ISTISAN, le strategie di monitoraggio dei Composti Organici Volatili, dell’inquinamento biologico e microbiologico, delle fibre di amianto, etc., già disponibili) al fine di consentire un’omogeneità di azioni a livello nazionale, e portare un concreto contributo tecnico alla soluzione dei diversi problemi legati a questo tipo d’inquinamento. Un gruppo di studio che pone come prerequisito indispensabile della propria ricerca l’assunto che sia necessario cambiare l’approccio quando si tratta di inquinamento indoor: bisogna passare dalla vecchia valutazione della qualità dell’aria basata essenzialmente sulle metodologie applicate in ambito di igiene industriale ad una più mirata visione che tenga conto delle specificità degli ambienti chiusi (case, uffici, palestre, etc.) così come dell’utilizzo che ne fanno le persone che quotidianamente li vivono.


BIO EDILIZIA Aria condizionata fai-da-te e senza elettricità Si chiama ECO-COOLER, realizzato con semplici bottiglie di plastica riciclate, aiuta a ridurre le temperature interne di 5° senza bisogno dell’elettricità. Un sito spiega come ed è completamente gratis. Esiste la possibilità di utilizzare un sistema che aiuti ad abbassare la temperatura interna delle abitazioni, elevando notevolmente la qualità della vita indoor, che possa essere realizzato da soli, con materiali di risulta e, specialmente, senza l’utilizzo di energia elettrica? La risposta è decisamente affermativa. Sembra troppo bello per essere vero eppure il sistema esiste ed è stato sperimentato in Bangladesh dimostrando di poter abbassare la temperatura interna di 5 gradi centigradi rispetto a quella esterna. L’idea è venuta in mente ad alcuni impiegati della Grameen-Intel, società con sede a Dacca, che fornisce soluzioni IT agli imprenditori delle comunità rurali. Oltre la metà della popolazione del Bangladesh vive in baracche di lamiera, situate in prossimità delle periferie industriali e in aperta campagna. Durante la primavera e l’estate, le temperature esterne raggiungono con facilità raggiungono i 45° C, rendendo queste capanne letteralmente arroventate. Per realtà abitative ancora troppo lontane dai dettami della

climatizzazione passiva una soluzione ponte potrebbe essere rappresentata da Eco-cooler, sistema di condizionamento che non richiede energia elettrica per funzionare ed è ottenuto a partire da comuni rifiuti: bottiglie di plastica e cartone. L’intuizione si è tramutata in un progetto, free e senza diritti d’autore, grazie alla creazione di un sito web da cui è possibile scaricare le informazioni per autofabbricarsi in casa il sistema di condizionamento. La “ricetta” è semplice e non richiede più di sei passaggi. Per costruire Eco-Cooler basta un pezzo di cartone delle stesse dimensioni delle finestre della propria abitazione e delle bottiglie di plastica usate a cui tagliare il fondo. Il cartone va forato in maniera da inserire i colli delle bottiglie nelle aperture. Come spiega il video, il design è semplice e funziona seguendo lo stesso principio con cui cambia la temperatura dell’aria quando la soffiamo con la bocca aperta (aria calda) o semichiusa (aria più fredda). Le bottiglie funzionano nello stesso modo: l’estremità più grande prende l’aria calda esterna e la variazione di pressione nel passaggio attraverso il collo raffresca l’aria. In un’intervista a Mumbrella Asia, Syed Gousul Alam Shaon, managing partner e direttore creativo di GrameenIntel, ha dichiarato: “Dopo i test iniziali, i progetti sono stati messi on-line perché potessero essere scaricati gratuitamente

Schiuma isolante di legno: l’ultimo traguardo tra gli eco materiali Leggerezza, compostabilità ed ottime prestazioni termiche, da Francoforte arriva la schiuma isolante di legno che può competere con il polistirene. Questo materiale 100% naturale segna una svolta nel settore del greenbuilding. Isolare adeguatamente l’involucro degli edifici è uno dei principali obiettivi dell’edilizia sostenibile. Purtroppo la scelta di isolanti ecocompatibili è ancora molto ridotta se confrontata con la varietà dei loro fratelli chimici ed inquinanti, se poi vogliamo evitare la lana di pecora ed optare per un isolante vegano, la rosa si stringe ancora. Da Francoforte però arriva la schiuma isolante di legno, il primo sistema sostenibile per isolare le pareti sotto forma di schiuma, che può essere smaltito insieme alla carta straccia. Questo materiale leggero, efficiente e completamente naturale è stato inventato nei laboratori del Fraunhofer Institute for Wood Research, uno dei poli di ricerca più importanti d’Europa per quanto riguarda le nuove tecnologie del legno. La Wood Foam grazie alla composizione lignocellulosa riesce a resistere egregiamente agli urti e può essere utilizzata anche per gli imballaggi, che

Terremoto, natura naturale di Carmen Lovaglio

“L’uomo è infinitamente piccolo di fronte alla Natura, ma infinitamente grande se accetta di farne parte”. (Blaise Pascal) Il terremoto tra Lazio, Umbria e Marche del 24 agosto 2016 impone alcune considerazioni anche doverose per l’importante bilancio di perdite di vite umane. La mente corre veloce a L’Aquila (2009) e all’Irpinia (1980) quando i notiziari dicevano “forte scossa sismica, senza vittime” e scoprire, in realtà, un territorio devastante con un bilancio di 3000 vittime. E poi, la perdita dei luoghi: la casa, il bar, il Corso, la scuola. La modernità è antinaturale per nascita. Costruire significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell’uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre. La città è un insieme organico di relazioni tra ambiente di appartenenza e opera del singolo tramite la collettività. Ogni ripetizione ciclica è arricchimento perché porta con sé la memoria storica del territorio. Se si esamina quanto è successo nel secolo scorso, ci si rende conto che abbiamo inseguito gli eventi, piuttosto che prevenirli. Oggi appuriamo che tutta l’Italia è zona sismica ad eccezione della Sardegna, ma fino al 1980 abbiamo classificato come sismiche solo le zone appena colpite da un terremoto, non curandoci di valutare l’effettiva pericolosità di altre zone con una storia sismica importante, seppur non recente.

Un terremoto ci mostra i nostri errori, ma non ne è l’autore. Gli studi sull’ingegneria sismica hanno fatto grandi progressi, determinando strategie di prevenzione del rischio: partendo dagli obiettivi e dalle prestazioni che si vogliono ottenere da una struttura ai requisiti necessari al conseguimento di tali prestazioni. Siamo armati fino ai denti di strumenti di conoscenza. Ma per frenare e deviare la corsa non ci aiuterà la tecnologia. Solo un nuovo “Umanesimo” può portare a una nuova attitudine. Di fronte al collasso ambientale, l’Architettura deve dare anch’essa la sua risposta. La Bioarchitettura® vorrebbe essere il contributo per una nuova disciplina progettuale in una visione più ampia volta alla multidisciplinarietà di campi di studi, per un utilizzo razionale e ottimale delle risorse, che intenda consone modalità di costruzione e di uso del territorio. All’Architettura, quindi, il ruolo di riequilibrio tra città, abitanti e natura per una conciliazione tra attività, comportamenti umani e preesistenze ambientali al fine di realizzare, con azioni correttive preventive, un miglioramento della qualità della vita dell’uomo. L’anima di un luogo non va cancellata. È il recupero delle tecniche costruttive e delle materie naturali per tornare a fare bene. In questa prospettiva prima di progettare e intervenire crediamo sia necessario fare un passo indietro e ascoltare, capire e colloquiare con i cittadini, le imprese, il luogo, il cielo, il vento e, specialmente, la loro storia.

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da tutti. Le materie prime sono facilmente reperibili, rendendo quindi Eco-Cooler una soluzione conveniente ed ecologica”.

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oggi rappresentano il 50% del volume dei rifiuti in discarica. Il procedimento per produrre la schiuma isolante di legno Per ottenere la preziosa Wood Foam si utilizzano gli scarti del legno – conifere e latifoglie – di tutte le dimensioni, che vengono finemente triturati e possono essere miscelati anche a canapa, paglia o altri materiali a base di cellulosa. Il composto una volta essiccato è caratterizzato da prestazioni che possono essere paragonate a quelle del polistirene. Un pannello di schiuma isolante di legno di faggio ha una conducibilità termica di circa 0,032/0,040 W/mK – la verifica è ancora in corso quindi dal centro di ricerca ancora non possono fornire valori precisi -. La resistenza a compressione – misurata al 10% – che oscilla tra i 0,02 N /mmq a 0.82 N/mmq, permette lavorazioni come taglio e fresatura. Per ottenere la Wood Foam non vengono utilizzate sostanze chimiche leganti e la coesione tra le particelle legnose avviene esclusivamente grazie ai punti di forza vincolante del legno che si attivano durante il processo di fabbricazione. La ricetta quindi per ottenere la schiuma isolante di legno prevede solamente l’utilizzo di due ingredienti: legno ed aria, questa caratteristica rende la Wood Foam molto più attraente delle schiume polimeriche di sintesi. (concesso da Rinnovabili.it)

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RINNOVABILI

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Produrre cibo dagli scarti alimentari L‘idea vincente è di quattro ricercatrici pugliesi, fondatrici della start up BioInno Tech. Con il siero di latte risultante dalla lavorazione casearia si producono lieviti e biomassa. Creare nuovo cibo dagli scarti alimentari, in un circolo virtuoso senza sprechi. Questa l’ambiziosa idea di Erika Andriola, Antonella Carbone, Rosita Pavone e Maria Pisano, quattro giovanissime ricercatrici pugliesi che hanno sviluppato un metodo per riutilizzare i residui industriali del latte e produrre alimenti quali il pane e la birra. Il sogno nasce in Svezia, dove volano le allora studentesse dell’Università di Bari per approfondire le loro conoscenze in ambito di bioraffinerie. Tornate in patria partecipano al bando della Camera di Commercio di Bari Valore Assoluto 3.0 e vengono selezionate tra i progetti vincitori. Con i 100 mila euro di premio nasce la start up BioInno Tech, anche in collaborazione con l’Università di Bari con la quale stipulano un accordo per l’utilizzo dei laboratori e della strumentazione.

L’idea, apparentemente, è semplice: partire dalle risorse presenti sul territorio per sfruttare biomasse finora poco utilizzate. “Considerate che rispetto al 100% del latte che entra in caseificio, il 90% ne fuoriesce come siero - spiega Rosita Pavone a Vivere Sostenibile Roma - Una quantità enorme che dovrebbe essere smaltita dalle industrie come acque reflue, ma che spesso viene sversata illegalmente nella rete fognaria”. Di qui la scelta di utilizzare lo scarto dell’industria casearia nella produzione di lieviti: “Nessuno lo aveva mai fatto prima. Siamo le uniche in Italia”, spiega la dottoressa Pavone. Il processo messo a punto dal team di ricercatrici prevede un innovativo sistema di filtraggio e fermentazione del siero del latte che, recuperando le proteine ancora presenti dopo la lavorazione, produce microrganismi utilizzabili come lieviti nella produzione del pane, della birra, nei mangimi per animali e in altri composti microbici. Ma il potenziale del processo messo a punto dalle giovani imprenditrici è molto più ampio e le ragazze pensano in grande: “Oltre al siero di latte stiamo ricercando anche altre fonti,

Tessuti che creano energia? Sul mercato entro pochi anni, parola del CNR

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come ad esempio le vinacce e le acque di levitazione risultanti dalla produzione dell’olio d’oliva - continua Rosita Pavone - Il nostro sogno è quello di aprire una bioraffineria di seconda generazione qui in Puglia, per la produzione di biocarburanti. Qui dove le risorse, in termini di biomasse, ci sono e anche molte”.

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di Davide Iannotta dell’energia, è che vengono indossati quotidianamente. In altre parole, il vestiario è una nostra seconda pelle, un rivestimento del nostro corpo che può essere reso funzionale in modo da interagire con tutti gli altri dispositivi con cui entriamo in stretto contatto durante le nostre giornate. Verso l’esterno del nostro corpo, ed è il caso appunto di smartphone e tablet, ma anche, ed è forse l’aspetto tecnologicamente più impegnativo ma che può avere il maggiore impatto in prospettiva, nei confronti dei dispositivi, come quelli biomedicali, che a vario titolo trasportiamo con noi, inclusi quelli impiantabili. Le problematiche di sicurezza, comunicazione –anche wireless tra le diverse classi di dispositivi, standardizzazione ecc., sono naturalmente rilevanti, ma è una direzione di sviluppo scientifico certamente interessante a cui volgere lo sguardo in prospettiva. Tra quanto tempo potremo vedere in produzione i primi capi di vestiario del genere? Probabilmente pochi anni; a livello internazionale si sta già lavorando su prototipi di tessuti in grado di produrre energia elettrica in diversi laboratori. I meccanismi maggiormente studiati consistono nella realizzazione di fibre high-tech agganciate ad opportuni elettrodi, che possano generare elettricità mediante effetto fotovoltaico (dunque a partire dalla luce) oppure piezoelettrico (dunque a partire dal movimento). Naturalmente, per passare alle applicazioni reali è indispensabile che i laboratori di ricerca si interfaccino con le industrie tessili e della moda, studiando insieme le prestazioni a cui questi nuovi tessuti possono aspirare in termini di durata, resistenza, traspirazione, e maneggevolezza.

“I filati realizzati attraverso l’uso delle nanotecnologie costituiranno presto un settore strategico per l’Italia” lo afferma Luana Persano, ricercatrice del CNR. Simili tessuti avranno largo utilizzo sia nel vestiario convenzionale sia per alimentare dispositivi biomedicali. Pantaloni che ricaricano lo smartphone, giacche collegate al tablet o vestiti fotovoltaici: sono tra le più affascinanti innovazioni che cambieranno radicalmente i nostri stili di vita. Ultimo esempio, in ordine di tempo, è l’invenzione del Georgia Institute of Technology che ha sviluppato un tessuto capace di catturare contemporaneamente sia la luce solare sia quella cinetica di chi lo indossa e di renderlo

facilmente lavorabile da un punto di vista industriale, intrecciando le fibre tecnologiche (una combinazione di celle solari e nanogeneratori triboelettrici), con filati di lana. Ma qual è la reale applicazione di simili ricerche, quali le tempistiche di produzione? Per chiarire alcuni dubbi relativi a queste affascinanti invenzioni abbiamo contattato la dottoressa Luana Persano, ingegnere del Cnr ed esperta nella produzione di filati tramite nanotecnologie. Capi di vestiario da usare ogni giorno o indumenti adatti a situazioni specifiche: quali saranno le reali applicazioni dei tessuti capaci di produrre energia? Il punto di forza dei vestiti ad alto contenuto tecnologico, inclusi quelli che si doteranno di componenti e materiali atti alla raccolta

Come si colloca l’Italia in tale settore? Quale il ruolo e le prospettive dei centri di ricerca italiani nello sviluppo di simili tecnologie? Nel settore tessile abbiamo una tradizione secolare, e convertire alcuni di questi segmenti ad applicazioni ad alta tecnologia sarebbe prezioso per la nostra economia. Nel nostro laboratorio, grazie al progetto NANO-JETS finanziato dall’European Research Council abbiamo realizzato fibre piezoelettriche molto promettenti, le cui prestazioni di generazione di energia elettrica sono state poi caratterizzate negli Stati Uniti. Più in generale, in Italia la realizzazione di fibre di ultima generazioni è all’avanguardia, con numerosi gruppi di ricerca attivi a Bologna, Milano, Biella, Napoli ed in altre università. La vicinanza tra industria della moda e centri di ricerca potrebbe porre l’Italia all’avanguardia nel settore, e le nuove tecnologie di sviluppo industriale 4.0 potrebbero rappresentare un’occasione ulteriore in questo senso. Stampa 3D e tessile high-tech hanno, ad esempio, molte potenzialità per integrarsi in nuovi prodotti. Si tratta di fare sistema il più possibile, scommettendo sulle eccellenze vere che abbiamo in Italia nei settori dei nuovi materiali. proteggere la nostra pelle e a stare bene per lungo tempo.


TEMPO LIBERO Zappata Romana, l’arte di trasformare aree abbandonate in orti e giardini

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di Enrico Palacino

A Roma lavora un gruppo di persone che riunisce e supporta le esperienze di orti e giardini condivisi. Abbiamo intervistato i promotori Luca D’Eusebio e Silvia Cioli.

Cos’è e come nasce Zappata Romana? Luca D’Eusebio - Zappata Romana nasce sul finire del 2010 quando in un processo partecipato in periferia alcuni cittadini ci hanno chiesto di voler gestire direttamente un’area verde. Ci siamo domandati se questo a Roma era possibile e abbiamo iniziato a cercare. Abbiamo trovato 40 realtà dove i cittadini si erano rimboccati le maniche ed avevano recuperato aree abbandonate per restituirle all’uso di tutti come spazio pubblico. Invece di scrivere un articolo accademico abbiamo fatto una mappa on line con Google Maps basato su icone in cui cliccando compare per ogni realtà una foto, una descrizione e un link. Questa mappa ha contribuito a riunire queste esperienze facendole uscire dall’ombra e portandole a confrontarsi scambiandosi esperienze. Ha inoltre reso una realtà frammentata (i molti orti e giardini condivisi) un paesaggio coerente portatore di una differente coscienza urbana. Zappata Romana, oltre ad essere una mappa, è anche un sito web dove si raccontano le esperienze dei cittadini che fanno e si possono trovare gli strumenti per fare. Il messaggio che si vuol dare è che anche a Roma “si può fare”.

Giardini e orti condivisi, che benefici possono portare alla città? Silvia Cioli - Le 40 realtà mappate nel 2010 sono diventate oggi oltre 200, ognuna ha una storia e una finalità differenti. Fare un orto o un giardino condiviso è lo spunto per fare altro: luoghi di cultura, orti di autoproduzione, luoghi di educazione ambientale, spazi per l’integrazione di persone differentemente abili, luoghi di socializzazione, spazi di relax e tanto altro ancora. Orti e giardini condivisi hanno in comune che sono luoghi dove si coltivano zucchine, ma si raccolgono relazioni. Si tratta di luoghi che costituiscono dei beni comuni dove si risponde ai bisogni delle persone e avvengono scambi di sapere, recupero di tradizioni, produzioni culturali, innovazione sociale dando luogo ad altri beni comuni. I cittadini come possono avvicinarsi a questa realtà? Luca D’Eusebio - Esiste una sorta di guida pratica: “Come avviare un orto o un giardino condiviso”, disponibile gratuitamente sul nostro sito o in libreria ad un costo simbolico edita da Terre di Mezzo. Nella vostra esperienza, esiste una tipologia di persone che più corrisponde al giardiniere/ortista urbano? Silvia Cioli - Abbiamo incontrato bambini con la passione per i semi e le piante, anziani con il desiderio di trasferire il loro know how, giovani che vogliono imparare e sperimentare, professionisti che prestano il loro sapere con generosità, persone di ogni classe sociale e grado di istruzione che vogliono mettere in pratica le loro passioni, ma non hanno luoghi dove esercitarle. In tutti vi è la consapevolezza di avere a che fare con un progetto collettivo che sposa natura e cultura.

Si dovrebbe superare questa dicotomia e rivedere le procedure che portano all’assegnazione. Vi sono stati casi di assegnazione di aree per orti senza la possibilità di accesso a fonti idriche; sono numerosi i casi di associazioni che aspettano anni o che desistono. Il rammarico è che vi è un approccio burocratico: in molti casi la finalità dell’Amministrazione è solo quella di liberarsi di aree a cui fare manutenzione. Abbiamo a che fare invece con dei beni comuni, palestre di cittadinanza attiva, a cui l’amministrazione dovrebbe attingere in una visione di sostenibilità più ampia in cui gli orti e giardini possono essere un importante tassello per politiche resilienti di contrasto al cambiamento climatico. Che impatto potrebbe avere un orto condiviso nella dieta di una famiglia? Luca D’Eusebio - Rivoluzionario! Si risparmia sulla spesa, si impara ad utilizzare prodotti di stagione, si ritrovano sapori ed odori dimenticati, si guadagna in salute per il lavoro fisico e gli alimenti prodotti. Coltivare un orto ha l’effetto di indurre, in gran parte dei casi, le persone a cambiare il proprio stile di vita per renderlo più sano. Vi è capitato di avere problemi con persone che non capivano cosa stavate facendo o che non erano d’accordo? Silvia Cioli - Fino ad ora non è mai successo. Il presupposto è che stiamo parlando di spazi pubblici, luoghi di tutti in preda all’abbandono. Ognuno ha il desiderio di migliorare situazioni di degrado che influiscono sulla qualità della propria vita di tutti i giorni.

Che ruolo hanno i bambini nel vostro progetto? Luca D’Eusebio - I bambini sono al centro di Hortus Urbis, un progetto di orto didattico con piante conosciute ai tempi dell’antica Roma e citate da Plinio e Columella. Qual’è il rapporto con i municipi e il comune? Silvia Cioli - Ognuna delle 200 realtà censite ha rapporti con il Comune, il Municipio o con entrambi. Rapporti che sono più o meno facili a seconda dei casi. Quando abbiamo iniziato questa esperienza abbiamo spinto perché l’Amministrazione si dotasse di un regolamento per evitare che vi fossero disparità o favoritismi (che c’erano). Oggi questo regolamento c’è per gli orti, ci sono regole differenti per le aree verdi.

Roma Farmer’s Market, la certezza della qualità Forse non tutti sanno che ogni fine settimana, alla Garbatella, è attivo un mercato unico nel suo genere, dove esclusivamente produttori locali offrono alimenti biologici e stagionali. Se nel week end avete voglia di fare una spesa di qualità potete visitare il Roma Farmer’s Market di Garbatella. Qui tra i colori vivaci e un’atmosfera particolare troverete tante piccole aziende a conduzione familiare che espongono sui banchi solo prodotti locali di alta qualità. Per saperne di più abbiamo intervistato Giovanni Valente, referente commerciale della cooperativa che gestisce il mercato.

Valente, quando è nato il R.F.M.? Il Farmer’s Market di Roma Capitale nasce nel dicembre 2009 nella splendida location del padiglione C dell’Ex Mattatoio di Testaccio, qui si riunirono le prime 15 aziende agricole della provincia di Roma in un unico mercato, Le aziende diventarono successivamente 31

(anche se nel tempo il numero si è ridotto alle attuali 23) Ad un certo punto il mercato si è spostato... Il mercato nasce, come detto, nell’ex mattatoio di Testaccio dove è rimasto per circa 3 anni. Dopo, per una serie di ragioni più o meno valide, il Comune ha deciso di assegnare come nuova sede quella attuale della Garbatella. Lo spostamento è stato difficoltoso perchè molti clienti non hanno seguito questo cambiamento quindi il mercato è dovuto ripartire quasi da zero. Quali produttori sono presenti? Le aziende oggi presenti sono state selezionate dall’ufficio agricoltura del Comune di Roma tra il 2009 ed il 2012. Sono aziende di piccole dimensioni a conduzione familiare che curano molto la qualità dei prodotti (la maggior parte biologici) che ogni week end arrivano sui banchi del mercato, prodotti che seguono le regole della filiera corta, della freschezza e della stagionalità Dopo lo spostamento a Garbatella, come ha reagito il nuovo quartiere? Il quartiere è stato inizialmente un pò diffidente, ma poi si è creato un grande connubio tra le aziende e gli abitanti: oggi fanno la spesa da noi con entusiasmo e nella sicurezza della qualità di ciò che si compra. Per farci un’idea, quanti visitatori avete ogni settimana? Abbiamo una media di circa 800 clienti nel fine settimana, che però potrebbero decisamente aumentare se si migliorassero le infrastrutture esterne come ad esempio i parcheggi.

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Il futuro? Purtroppo il futuro del mercato non è roseo perché si paventa la chiusura per la riqualificazione ed il successivo rientro nello stabile del mercato rionale, che oggi si trova in sede stradale sulla circonvallazione ostiense. Il mercato è aperto il sabato dalle 08:00 alle 18:00 e domenica dalle 08:00 alle :13:00


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Cos’è Vivere Sostenibile Roma? È un progetto divulgativo sui temi della sostenibilità economica, ambientale, sociale e culturale che si sviluppa come una rivista mensile, un sito web, una news­letter e un circuito di social network.

A cosa serve Vivere Sostenibile Roma? A creare uno spazio d’incontro tra domanda e offerta di servizi e prodotti eco­ sostenibili. A informare un target attento e sensibile a questi temi su: novità, nuovi prodotti e servizi, eventi e iniziative di aziende, Enti e associazioni. A fare aumentare la consapevolezza dei cittadini sull’urgenza di un cambiamento del paradigma di sviluppo ed a orientare acquisti e comportamenti quotidiani, verso un modello basato su efficienza, economia circolare, equità sociale ed economia collaborativa.

Come viene distribuito Vivere Sostenibile Roma? Il magazine mensile stampato: nei negozi e ristoranti BIO, nelle sedi di associazioni, cooperative onlus, nei mercatini a km0 e di agricoltori BIO, nelle feste/festival, fiere di salute, benessere, ecologia, BIO ecc, nelle biblioteche comunali di Roma e provincia, negli URP comunali, in molte attività (idraulici, pannelli solari, edilizia BIO, infissi ecc.) eco­sostenibili. COPIE MENSILI DISTRIBUITE 15.000 Il magazine on­line: inviato in formato PDF direttamente agli iscritti alla news­letter e agli iscritti delle associazioni aderenti all’iniziativa. Consultabile online direttamente dal sito o dai social-network COPIE MENSILI CONSULTATE 100.000

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Grafica e Impaginazione Matteo Svolacchia Stampa Centro Stampa delle Venezie - Padova Hanno collaborato a questo numero: Enrico Palacino, Davide Iannotta, Renata Balducci, Carmen Lovaglio, Gaetano Settimi, Paolo Serra, Stefano Bernardini, Tatiana Stirpe e Lucia Boninsegna Informativa ai sensi dell’Art.13 del D.lgs. 196/2003 sul trattamento dei dati personali. Gogreen Edizioni S.r.l.s. ­ Titolare del trattamento – ha estratto i Suoi dati da banche dati proprie e acquistate da terzi. I dati di cui non è prevista la diffusione, sono trattati con procedure automatizzate e manuali solo dai dipendenti incaricati del trattamento, per fini promozionali e commerciali. Tali dati possono essere comunicati, in Italia e all’estero, ad aziende e professionisti che li richiedono a Gogreen Edizioni S.r.l.s per le stesse finalità. Potrà rivolgersi a Gogreen Edizioni S.r.l.s. Via Stalingrado, 12 ­ 40126 Bologna (BO) per avere piena informazione di quanto dichiarato, per esercitare i diritti dell’Art. 7 del D.lgs 196/2003, e perciò consultare, modificare e cancellare i dati od opporsi al loro utilizzo nonché per conoscere l’elenco dei responsa-

bili del trattamento. Tutti i marchi sono registrati dai rispettivi proprietari Vivere Sostenibile Roma offre esclusivamente un servizio, non riceve tangenti, non effettua commerci, non è responsabile della qualità, veridicità, provenienza delle inserzioni. La redazione si riserva, a suo insindacabile giudizio, di rifiutare un’inserzione. L’editore non risponde di perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione. Gli inserzionisti sono responsabili di quanto da essi dichiarato nelle inserzioni. Vivere Sostenibile Roma si riserva il diritto di rimandare all’uscita successiva gli annunci per mancanza di spazi e declina ogni responsabilità sulla provenienza e veridicità degli annunci stessi. Ogni riproduzione è riservata, essendo tutti i testi ed i materiali pubblicati su Vivere Sostenibile Roma di proprietà di Gogreen Edizioni S.r.l.s.

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ESSERE VEGANI

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La rubrica di Renata di Renata Balducci, Presidente di Associazione Vegani Italiani Onlus

Inauguro questa mia nuova rubrica con un argomento che potrebbe sembrare non inerente al mondo vegan. Al contrario, esso riguarda tutti noi consumatori europei. A giugno dello scorso anno l’EFSA (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) ha emanato un parere scientifico dopo aver condotto un’accurata valutazione dei rischi per la salute pubblica connessi all’acrilammide presente negli alimenti arrivando alla conclusione che tale sostanza potenzialmente aumenta il rischio di sviluppare il cancro nei consumatori di tutte le fasce d’età. L’acrilammide è una sostanza chimica che si forma naturalmente nei prodotti alimentari amidacei durante la normale cottura ad alte temperature (frittura, cottura al forno e alla griglia e anche lavorazioni industriali a più di 120° con scarsa umidità). Si forma per lo più a partire da zuccheri e aminoacidi (principalmente un aminoacido chiamato asparagina) che sono naturalmente presenti in molti cibi. Il processo chimico che causa ciò è noto come “reazione di Maillard” e conferisce al cibo quel tipico aspetto di “abbrustolito” che lo rende più gustoso. A fine Novembre i vari paesi Membri dell’Unione Europea, fra cui l’Italia, voteranno per la proposta legislativa sui livelli di acrilammide consentiti nei cibi, a tal proposito SAFE (Safe Food Advocacy Europe), associazione europea con sede a Bruxelles che intende tutelare e rappresentare i consumatori dell’UE, accoglie la proposta da parte di DG SANTE per ridurre i livelli di acrilammide presenti nei cibi ma, lancia una campagna per informare i consumatori della pessima proposta legislativa della Commissione Europea che è possibile an-

NOVEMBRE 2016

cora modificare firmando la petizione online. La proposta di DG SANTE, infatti, non ridurrà il livello di acrilammide specificatamente per i diversi cibi in commercio, né permetterà ai singoli stati membri dell’Unione Europea di abbassarne ulteriormente i livelli, ma porrà dei Valori Indicativi, non obbligatori, eccessivamente alti e dannosi rispetto all’effettiva pericolosità per la salute dei cittadini e che verranno controllati dagli operatori della stessa industria alimentare. SAFE, tramite la sua campagna, chiede alla Commissione Europea di proporre un progetto di regolamentazione che:

- riduca davvero i livelli di acrilammide nei cibi ponendo un livello massimo vincolante per le diverse categorie di alimenti (inferiore ai valori indicativi proposti); - dare la libertà agli Stati membri di adottare misure più rigorose se preferiscono; - sviluppare un codice di buone pratiche basato sul lavoro di autorità per la sicurezza alimentare pubblica e non su quello dell’industria alimentare, definendo un ruolo chiaro per le agenzie per la sicurezza alimentare a livello nazionale. Associazione Vegani Italiani Onlus e VEGANOK, in quanto membri di SAFE e in collaborazione con SAFE invitano tutti a reagire firmando la petizione. Possiamo ancora modificare una legislazione che in pochi mesi diventerebbe obbligatoria in Italia e non tutelerebbe i consumatori italiani. Per firmare la petizione visita i siti www.promiseland.it oppure www.safefoodadvocacy.eu



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