Darwin_canestrini

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Due piccole imbarcazioni, con a bordo alcuni abitanti della Terra del Fuoco, si avvicinano all’H.M.S. Beagle che sta attraversando lo Stretto di Magellano. In alto. Un pittore imbarcato sulla nave, Augustus Earle, ricostruisce un momento della vita di bordo: domina la scena il comandante, capitano Fitz-Roy; in primo piano a sinistra, Charles Darwin.


Negli anni in cui compie il viaggio sul Beagle, Darwin è interessato soprattutto alla geologia: nei suoi taccuini traccia profili in cui tenta una ricostruzione dell’andamento sotterraneo delle formazioni rocciose. Sulle Ande è molto interessato ai fenomeni vulcanici.


Attraversando l’Oceano Pacifico, Darwin visita alcuni atolli come quello di Keeling (a destra). La caratteristica forma ad anello di queste isole gli suggerisce l’ipotesi che derivino dall’insediamento di banchi corallini sul margine di un cratere sommerso.


In Sudamerica Darwin conosce le due specie di nandù, uccelli corridori simili a piccoli struzzi, una delle quali porta oggi il nome di «nandù di Darwin». Ai piedi delle Ande trova le ossa dei megateri, giganteschi mammiferi estinti dei quali riconosce l’affinità con i bradipi, ancor oggi viventi. Particolarmente importante per le sue future riflessioni sul tema della «trasmutazione delle specie», furono le cinque settimane passate alle Isole Galápagos, dove vivono le iguane marine, lucertoloni lunghi quasi due metri che si tuffano in acqua per nutrirsi di alghe.



Sotto il nome di «fringuelli di Darwin» sono note le tredici specie di geospizine, piccoli uccelli osservati e raccolti da Darwin nell’arcipelago delle Galápagos. Come egli intuì, esse derivano tutte da un unico antenato arrivato dal Sudamerica e si sono molto diversificate tra loro nella forma del becco e nel modo di nutrirsi.


Darwin dedicò il primo capitolo dell’Origin of Species alla selezione operata dall’uomo sugli animali domestici e sulle piante coltivate. Egli stesso si occupò per anni dell’allevamento dei colombi. Altri uccelli, come il pavone, gli offrirono materia di riflessione sulla selezione sessuale: qui sono le femmine a operare una scelta in favore dei maschi dalla coda più vistosa.


L’origine del fiore rappresentò a lungo per Darwin un «abominevole mistero». Ci sono piante, come i muschi, che non fanno fiori; altre, come le conifere, hanno fiori rudimentali e affidano il polline al vento. In Sudamerica, notò l’influenza dell’uomo e degli animali domestici sul manto erboso.


Molte orchidee sono impollinate solo da un particolare insetto, del quale il fiore, come anche quello della salvia, è quasi un’immagine in negativo. Sotto, rose doppie, frutto di selezione da parte dell’uomo.


A dispetto della grande diversità di aspetto e di costumi tra gli esseri umani, questi appartengono tutti ad una sola specie. Più difficile è tracciarne la storia, ma già ai tempi di Darwin si riconosce che essa è affine alle scimmie antropomorfe: lo rivelano un confronto fra lo scheletro del gorilla e quello dell’uomo o lo studio della mimica facciale, che Darwin studiò servendosi anche di attori professionisti.


York Minster (sopra a destra), nativo della Terra del Fuoco, fu riportato in patria sul Beagle dopo un periodo passato in Inghilterra, che non riuscĂŹ a cancellare la grandi differenze culturali fra i due mondi.


Nel 1865 Gregor Mendel, abate del monastero di Brno in Moravia, pubblicò i risultati dei suoi incroci su piante di pisello, in un lavoro che costituisce l’atto di nascita della genetica, la scienza dell’ereditarietà.

Gli studi di Mendel suggerivano l’esistenza di «fattori» materiali ereditabili, dai quali dipendono i caratteri dell’individuo. Un secolo dopo si giungerà a riconoscere che questi fattori (i geni) sono costituiti da segmenti di DNA, complessa molecola dalla struttura a «doppia elica» (a destra).


Peter e Rosemary Grant hanno dimostrato gli effetti della selezione in natura: in poche generazioni, le dimensioni del becco dei «fringuelli di Darwin» variano con le dimensioni dei semi di cui si nutrono.

Molti progressi nello studio dell’ereditarietà e dell’evoluzione sono stati compiuti sulla drosofila, il moscerino della frutta. Verso la fine del secolo sono stati individuati i geni Hox, presenti in tutti gli animali a eccezione delle spugne. Essi sono responsabili della definizione dell’asse principale del corpo: ogni gene identifica una posizione, a partire dall’estremità anteriore, come è indicato dai diversi colori, uno per gene, dipinti sul corpo di una drosofila (sotto).


Giovanni Canestrini (in basso), primo professore di Zoologia e Anatomia Comparata presso l’Università di Padova, ha contribuito più di ogni altro studioso a diffondere in Italia la conoscenza delle opere e delle idee di Darwin ed è stato autore di opere originali di zoologia, antropologia e biologia evoluzionistica.


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