Orizzonte impresa n 1 2015

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Anno XVI n. 1 - 2015

Autorizzazione del Tribunale di Roma n.231 del 2/6/2000 - Poste Italiane spa - sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째 46) - Art. 1, Comma 1, DCB Roma

Bimestrale di cultura & informazione agricola di Coldiretti Lazio

EDITORIALE:

IL PRESIDENTE:

PRIMO PIANO:

Agricoltura regionale: nuova Pac e Sviluppo Rurale alla prova dei fatti

Roma al centro della pi첫 grande operazione di mungitura pubblica

Maximungitura in Campidoglio organizzata da Coldiretti: ministri e politici allevatori per un giorno



In copertina: SPECIALE: La politica di Sviluppo Rurale

Discorso del Santo Padre Francesco ai dirigenti della Confederazione Nazionale Coldiretti

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Agricoltura regionale: nuova Pac e Sviluppo Rurale alla prova dei fatti

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Il Presidente di David Granieri Bimestrale di cultura & informazione agricola di Coldiretti Lazio Iscrizione al Roc n° 12420 Editore

Centro Assistenza Imprese Coldiretti Lazio Via R. Piria, 6 lazio@coldiretti.it www.coldirettilazio.it

Roma al centro della più grande operazione di mungitura pubblica Primo Piano di Alessandra Cori

Maximungitura in Campidoglio organizzata da Coldiretti: ministri e politici allevatori per un giorno

Redazione Andrea Fugaro Maurizio Ortolani Collaboratori Simone Di Colantonio Gianluigi Terenzi Abbonamenti Ordinario: Eu 10,00 Onorario: Eu 20,00 Sostenitore: Eu 50,00 Tramite c/c postale n. 82689027 intestato a:

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SPECIALE

La politica di Sviluppo Rurale

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Economia e Finanza di Simone Di Colantonio

Reti d’impresa: un’opportunità anche per l’agricoltura Direttore responsabile Aldo Mattia aldo.mattia@coldiretti.it

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L’agricoltura in Europa di Andrea Fugaro

Etichettatura carne trasformata: Parlamento europeo vuole l’obbligo

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L’agricoltura in politica di Andrea Fugaro

Quote latte: ultima battaglia per il recupero delle multe

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L’esperto risponde di Elio Guarnaccia

Fare impresa: le domande dei nostri soci

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Notizie dalle province

Frosinone, Latina, Rieti, Roma, Viterbo

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Il Punto di Campagna Amica

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Federazione Regionale Coldiretti del Lazio o rivolgersi alle sedi della Coldiretti Progetto grafico e impaginazione Grafiche Delfi Italia s.r.l. Stampa Grafiche Delfi Italia s.r.l.

Questa rivista è inviata agli oltre 40.000 associati Coldiretti del Lazio, ai principali rappresentanti delle Istituzioni e Amministrazioni locali ed ai più qualificati opinion leaders delle filiere agroalimentari laziali. 1

GENNAIO FEBBRAIO

Editoriale di Aldo Mattia


Discorso del Santo Padre Francesco ai dirigenti della Confederazione Nazionale Coldiretti Il 31 gennaio scorso, in occasione del 70° di Fondazione, il Presidente, la Giunta e il Consiglio nazionale sono stati ricevuti in udienza dal Santo Padre, insieme con i Consiglieri ecclesiastici, il nazionale e i regionali Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Vi dò il benvenuto in occasione del settantesimo anniversario di fondazione della Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti. Ringrazio il vostro Presidente per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Estendo il mio saluto al Consigliere ecclesiastico nazionale e a quelli regionali qui presenti, segno della speciale attenzione che la Chiesa riserva alla vostra attività. Il nome “coltivatori diretti” fa riferimento al “coltivare”, che è un’attività tipicamente umana e fondamentale. Nel lavoro degli agricoltori c’è, infatti, l’accoglienza del prezioso dono della terra che ci viene da Dio, ma c’è anche la sua valorizzazione nell’operare altrettanto prezioso di uomini e donne, chiamati a rispondere con audacia e creatività al mandato consegnato da sempre all’uomo, quello di coltivare e custodire la terra (cfr. Gen 2,15). Il verbo “coltivare” richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia condiviso: quanta passione, quanta attenzione, quanta dedizione in tutto questo! Si crea quel rapporto familiare e la terra diventa la “sorella” terra. Davvero non c’è umanità senza coltivazione della terra; non c’è vita buona senza il cibo che essa produce per gli uomini e le donne di ogni continente. L’agricoltura mostra, dunque, il proprio ruolo centrale. L’opera di quanti coltivano la terra, dedicando generosamente tempo ed energie, si presenta come una vera e propria vocazione. Essa merita di venire riconosciuta e adeguatamente valorizzata, anche nelle concrete scelte politiche ed economiche. Si tratta di eliminare quegli ostacoli che penalizzano un’attività così preziosa e che spesso la fanno apparire poco appetibile alle nuove generazioni, anche se le statistiche registrano una crescita del numero di studenti nelle scuole e negli istituti di Agraria, che lascia prevedere un aumento degli occupati nel settore agricolo. Nello stesso tempo occorre prestare la dovuta attenzione alla fin già troppo diffusa sottrazione di terra all’agricoltura per destinarla ad altre attività, magari apparentemente più redditizie (cfr. Messaggio per la Giornata del Ringraziamento, 9 novembre 2014). Anche qui domina il dio denaro! È come di quelle persone che non hanno sentimenti, che vendono la famiglia, vendono la madre, ma qui è la tentazione di vendere la madre terra. Tale riflessione sulla centralità del lavoro agricolo porta il nostro sguardo su due aree critiche: la prima è quella della povertà e della fame, che ancora interessa purtroppo una vasta parte dell’umanità. Il Concilio Vaticano II ha ricordato la destinazione universale dei beni della terra (cfr. Gaudium et spes, 69), ma in realtà il sistema economico dominante esclude molti dalla loro giusta fruizione. L’assolutizzazione delle regole del mercato, una cultura dello scarto e dello spreco che nel caso del cibo ha proporzioni inaccettabili, insieme con altri fattori, determinano miseria e sofferenza per tante famiglie. Va quindi ripensato a fondo il sistema di produzione e distribuzione del cibo. Come ci hanno insegnato i nostri nonni, con il pane non si scherza! Io ricordo che, da bambino, quando cadeva il pane, ci insegnavano a prenderlo e baciarlo e a riportarlo sul tavolo. Il pane partecipa in qualche modo della sacralità della vita umana, e perciò non può essere trattato soltanto come una merce (cfr. Evangelii guadium, 52-60).

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Ma – per venire alla seconda area critica – altrettanto importante è ricordare che nel libro della Genesi, capitolo 2, versetto 15, si parla della chiamata dell’uomo non solo a coltivare la terra, ma anche a custodirla. Le due cose sono del resto strettamente collegate: ogni agricoltore sa bene quanto sia diventato più difficile coltivare la terra in un tempo di accelerati mutamenti climatici e di eventi meteorologici estremi sempre più diffusi. Come continuare a produrre buon cibo per la vita di tutti quando la stabilità climatica è a rischio, quando l’aria, l’acqua e il suolo stesso perdono la loro purezza a causa dell’inquinamento? Davvero ci accorgiamo dell’importanza di una puntuale azione di custodia del creato; davvero è urgente che le Nazioni riescano a collaborare per questo scopo fondamentale. La sfida è: come realizzare un’agricoltura a basso impatto ambientale? Come fare in modo che il nostro coltivare la terra sia al tempo stesso anche un custodirla? Solo così, infatti, le future generazioni potranno continuare ad abitarla e a coltivarla. Di fronte a questi interrogativi, vorrei rivolgere un invito e una proposta. L’invito è quello di ritrovare l’amore per la terra come “madre” – direbbe san Francesco – dalla quale siamo tratti e a cui siamo chiamati a tornare costantemente. E da qui viene anche la proposta: custodire la terra, facendo alleanza con essa, affinché possa continuare ad essere, come Dio la vuole, fonte di vita per l’intera famiglia umana. Questo va contro lo sfruttamento della terra, come se fosse una cosa senza rapporto con noi – non più la madre –, e poi lasciarla indebolire e abbandonarla perché non serve a niente. È proprio la storia di questa alleanza che la vostra tradizione incarna quotidianamente: la storia di un’agricoltura sociale dal volto umano, fatta di relazioni solide e vitali tra l’uomo e la terra: relazioni vitali: la terra ci dà il frutto ma anche la terra ha una qualità per noi: la terra custodisce la nostra salute, la terra è sorella e madre che cura e che sana. L’ispirazione etica, che motiva e sostiene la vostra azione alla luce della dottrina sociale cattolica, avvicina fin dalle origini la missione della Coldiretti a quella della Chiesa, e la loro collaborazione ha portato tanti buoni frutti all’intera società italiana. Cari amici, auspico che il vostro lavoro per coltivare e custodire la terra sia adeguatamente considerato e valorizzato; e vi invito a dare sempre il primato alle istanze etiche con cui da cristiani affrontate i problemi e le sfide delle vostre attività. E, per favore, vi chiedo di pregare per me e di cuore vi benedico. (Dal sito ufficiale della Santa Sede: www.vatican.va. Copyright: Libreria Editrice Vaticana). http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/january/documents/papafrancesco_20150131_coldiretti.html. Come Consigliere ecclesiastico regionale del Lazio, ho potuto scambiare qualche parola col Papa e ho chiesto una benedizione particolare per Coldiretti Lazio e Roma. Papa Francesco, sorridente e battendo la sua mano, mi ha ripetuto: «Va bene, va bene». Nella stessa occasione ho potuto parlare con mons. Georg Gänswein, prefetto della Casa pontificia, prospettandogli la possibilità di un udienza per Coldiretti Lazio e Roma, per lo speciale motivo che lega Roma, come sua diocesi, e il Lazio, sua provincia metropolitana, al Santo Padre. Mi ha lasciato con una bella speranza e ci ha invitato a scrivergli più avanti, anche per non dare l’impressione che il Papa riceva solo la Coldiretti…, così mi ha detto scherzando un po’.

d. Paolo Carlotti Consigliere ecclesiastico regionale

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EDITORIALE di Aldo Mattia

Agricoltura regionale: nuova Pac e Sviluppo Rurale alla prova dei fatti anno 2015 sarà ricordato, per quanto riguarda il settore agricolo, anche a livello regionale l’applicazione della nuova politica agricola comune nella sua articolazione dei pagamenti diretti agli agricoltori (I° pilastro) nonché del Piano di Sviluppo Rurale (II° pilastro). Infatti entrambe le politiche sono state riformate con valenza per il periodo 2014-2020 ma sono chiamate alla prova dei fatti proprio nel 2015 attraverso la loro prima messa in opera. Ciò permetterà di valutarne gli effetti reali superando le dichiarazioni di intenti scritte nella regolamentazione comunitaria di base e in quella nazionale e regionale di applicazione. È noto che ormai le uniche sovvenzioni per il settore agricolo laziale vengono dall’Europa ed in particolare proprio dalla Pac e dalla politica di sviluppo rurale seppur con finalità diverse e risorse finanziarie diverse. La prima ha come obiettivo quello di sostenere il reddito degli agricoltori, mentre la seconda quello di favorire processi di investimento e di innovazione per il miglioramento della competitività delle imprese agricole. Non occorre verificare se questi contributi sono sufficienti ma piuttosto se sono funzionali a sostenere un nuovo modello di sviluppo chiamato a produrre un bene comune per eccellenza come il cibo. Per quanto riguarda la Pac l’obiettivo di sostegno dei redditi degli agricoltori sarà raggiunto soltanto se l’attuazione dei nuovi criteri voluti dalla riforma troveranno un reale adattamento al contesto agricolo laziale. In particolare su due punti è

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Aldo Mattia, Direttore di Coldiretti Lazio

necessario porre particolare attenzione. Da una parte, il cosiddetto greening che, legando una quota dei pagamenti diretti ad alcune pratiche agricole ritenute positive per l’ambiente con l’obiettivo di promuovere forme di agricolture sostenibili volte ad una migliore conservazione della biodiversità e al mantenimento della fertilità del suolo e del paesaggio rurale, produrrà effetti sul sistema delle imprese agricole laziali che vanno valutate sia in termini strutturali che economici. Occorrerà prestare molta attenzione per capire sia quali saranno gli effetti del greening sul margine lordo aziendale, sia per valutare se il pagamento verde della Pac è in grado di coprire i maggiori costi o il mancato reddito che gli agricoltori devono affrontare per sostenere il rispetto delle nuove pratiche di inverdimento della Pac. Dall’altra, la nuova Pac ha introdotto alcune misure “accoppiate” di particolare rilevanza per il sistema agricolo laziale. Le modalità di applicazione di tali misure produrranno effetti soprattutto nei settori della zootecnica ed in particolare di quella ovi caprina nonché in quello dell’olio d’oliva. Infatti, per la realtà agricola laziale, sono proprio questi due settori quelli che maggiormente risentono della rivisitazione dei criteri attuativi della nuova Pac e che necessitano di essere accompagnati con azioni compensative (pagamento accoppiato) e nuove strategie (Misure strutturali, agroambientali e di benessere 4

degli animali) da adottare nel PSR 2014-2020. In tal senso non è scontato capire quali saranno gli effetti del pagamento accoppiato sul margine lordo aziendale, così come se le misure strutturali del PSR sono in grado di compensare eventuali perdite di reddito e stimolare nuovi investimenti. Per quanto concerne invece il II° pilastro della Pac si tratta di sfruttare al meglio soprattutto le opportunità che vengono dal Piano di Sviluppo Rurale regionale che dispone di una dotazione finanziaria superiore ai 700 milioni di euro per l’intero periodo 2014-2020. In particolare le misure strutturali dovranno essere in grado di migliorare la competitività delle imprese agricole laziali attraverso investimenti incentrati soprattutto sull’innovazione di prodotto, processo e organizzativa in un contesto di regole chiare e procedure semplici. Sono convinto che il successo di un buon Piano di Sviluppo Rurale passi necessariamente attraverso due politiche di accompagnamento sulle quali vigileremo con grande attenzione: in primo luogo una politica di accesso al credito che permetta di favorire quegli investimenti che il contributo pubblico copre parzialmente; in secondo luogo una reale semplificazione delle procedure amministrative che abbatta il carico burocratico che l’imprenditore deve sopportare per accedere ai benefici del PSR.


IL PRESIDENTE di David Granieri

Roma al centro della più grande operazione di mungitura pubblica l prezzo del latte alla stalla sceso ormai a livelli insostenibili tali da non coprire più neanche i costi di produzione degli allevatori, un valore al consumo che rimane ancora almeno quattro volte quello alla produzione, la mancanza dell’obbligatorietà dell’indicazione d’origine su gran parte dei prodotti lattiero caseari, le enormi quantità di latte e derivati che entrano nel nostro paese trasformandosi poi magicamente in made in Italy hanno costretto Coldiretti a realizzare un grande evento, che attraversando l’Italia e avendo il suo centro proprio nella piazza del Campidoglio a Roma, ha voluto sensibilizzare politica ed opinione pubblica su questi temi. Sensibilizzazione che è diventata vera e propria evocazione del lavoro degli allevatori attraverso la riproposizione in piazza di una vera e priopria stalla completa dei migliori esemplari di vacche da latte del nostro territorio e che testimonial e politici hanno realmente munto. Veder mungere il Ministro del Lavoro Poletti ci ricorda che difendere il latte italiano significa difendere un sistema che garantisce 180mila posti di lavoro, ma anche una ricchezza economica di 28 miliardi di euro pari al 10 per cento dell’intero agroalimentare italiano. L’atto del mungere realizzato dal Ministro dell’Ambiente Galletti ci ricorda che la chiusura di una stalla significa anche un danno ambientale. Infatti, il 53 per cento degli allevamenti italiani si trovano in zone montane e svantaggiate e svolgono un ruolo insostituibile di presidio del

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David Granieri, Presidente Coldiretti Roma e Lazio

territorio dove la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. Il Ministro della Salute Lorenzin e la sua partecipazione alle operazioni di mungitura in Campidoglio è servita anche per rammentare il furto di valore del nostro latte che si realizza attraverso l’importazione di un milione di quintali di cagliate che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa

delle proprie azioni nei confronti di Parmalat. Abbiamo ricordato al Sindaco di “muoversi” approfittando dell’occasione per restituire la Centrale agli allevatori aumentando il loro potere contrattuale nei confronti dell’industria e valorizzando il latte laziale e le sue qualità. Coldiretti Lazio continua la sua battaglia con l’unico obiettivo di garantire agli allevatori un’equa retribuzione del proprio lavoro. Al tavolo

qualità con effetti sulla sicurezza alimentare. Coldiretti Lazio è stata in prima fila in questa manifestazione. Il luogo scelto e la presenza del Sindaco di Roma Capitale ci hanno consentito di cogliere l’occasione per ribadire la necessità di porre mano all’annosa questione della Centrale del Latte di Roma. Sono passati ormai 5 anni da quando il Consiglio di Stato ha sentenziato il ritorno della Centrale nella proprietà del Comune di Roma che tuttavia ancora non ha avviato le procedure per il recupero

nazionale attivato dal Ministro Martina abbiamo chiesto di affiancare un momento di lavoro regionale in grado di affrontare il destino delle oltre 1400 aziende del nostro territorio che con le loro circa 55.000 vacche garantiscono lavoro, prodotto di qualità e tutela del territorio. Una situazione che non può essere rimandata anche di fronte al prossimo venire meno del sistema delle quote latte che liberalizzando il mercato rischia di penalizzare l’anello debole della catena.

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PRIMO PIANO di Alessandra Cori

Maximungitura in Campidoglio organizzata da Coldiretti: ministri e politici allevatori per un giorno aria di crisi che soffia forte anche sul settore lattiero caseario, ha spinto i big della politica ad unirsi al grido di allarme lanciato dalla Coldiretti che ha rilevato, attraverso uno studio, come si sia arrivati al drammatico numero sulla chiusura di una stalla italiana su cinque con la “perdita silenziosa di 32mila posti di lavoro e il rischio concreto della scomparsa del latte italiano e dei prestigiosi formaggi con effetti drammatici anche sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale”. Questi dati sono stati presentati attraverso il dossier “L’attacco alle stalle italiane” presentato dalla Coldiretti in occasione di quella che si è presentata come la più grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo con Ministri del Governo, Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo e del mondo economico e sociale nelle stalle allestite in simultanea in piazza del Campidoglio a Roma e nelle principali città italiane, per mungere, dare da mangiare e custodire gli animali.

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Insieme a decine di migliaia di allevatori, si sono visti il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, del Lavoro Giuliano Poletti, della Salute Beatrice Lorenzin, della Giustizia Andrea Orlando, dell’Ambiente Gianluca Galletti ma anche gli ex ministri del settore primario Alfonso Pecoraro Scanio, Nunzia De Girolamo ora capogruppo Ncd alla Camera e Luca Zaia ora governatore del Veneto insieme ai suoi colleghi della Lombardia Roberto Maroni, del Lazio Nicola Zingaretti, della Toscana Enrico Rossi, della Calabria Mario Oliverio e della Sicilia Rosario Crocetta. Non hanno voluto mancare l’appuntamento naturalmente, il Sindaco di Roma Ignazio Marino al quale si è aggiunto quello di Bari Antonio De Caro. Tra i politici il vice ministro delle Politiche agricole Andrea Olivero, il Sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole Giuseppe Castiglione, il capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza, il capogruppo di Sel al Senato Loredana De Petris e il vicepresidente della Commissione parlamentare sulla contraffazione e l’onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio. 7

Hanno aderito rappresentanti delle associazioni dei consumatori, il presidente del Codacons Carlo Rienzi, di Federconsumatori Rosario Trefiletti, di Adiconsum Pietro Giordano, di Adusbef Elio Lannutti e il Segretario Generale Movimento Consumatori Alessandro Mostaccio, ma anche ambientalisti come il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, quello della Lipu Fulvio Mamone, il Direttore Generale di Greenpeace Pippo Onufrio, il presidente Federparchi Giampiero Sammuri. Una dimostrazione concreta di sostegno agli allevatori italiani sotto attacco del furto di valore che vede sottopagato il latte alla stalla senza alcun beneficio per i consumatori, ma anche degli inganni con il commercio di latte e formaggi provenienti da chissà quale parte del mondo ma spacciati come italiani. In Italia le poco più di 36.000 stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente: per ogni milione di quintale di latte importato in più – denuncia la Coldiretti – scom-


PRIMO PIANO di Alessandra Cori

paiono 17mila mucche e 1.200 occupati in agricoltura. E la situazione rischia di precipitare nel 2015 con il prezzo riconosciuto agli allevatori che non copre neanche i costi di produzione e spinge verso la chiusura migliaia di allevamenti che, a breve, dovranno confrontarsi anche con la fine del regime delle quote che terminerà il 31 marzo 2015, dopo oltre trenta anni. L’impatto negativo è però anche sulla sicurezza alimentare. Dallo studio della Coldiretti emerge inoltre che nell’ultimo anno hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte pari al 10% dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. Dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi le importazioni di prodotti lattiero-caseari dall’estero sono aumentate in valore del 23%, secondo un’analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio estero nei primi dieci mesi del 2014. Oggi l’Italia importa il 40% del latte e dei formaggi che consuma. Un mercato che l’Italia non si può permettere di trascurare e lasciare indifeso che garantisce 180mila posti di lavoro, ma anche una ric-

chezza economica di 28 miliardi di euro pari al 10% dell’agroalimentare italiano. “Bisogna riflettere sul fatto che la chiusura di una stalla non significa solo perdita di lavoro e di reddito, ma anche un danno con il 53% degli allevamenti italiani che si trova in zone montane e svantaggiate e svolge un ruolo insostituibile di presidio del territorio dove la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali” ha commentato il presidente della Coldiretti del Lazio, David Granieri.

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“La Coldiretti del Lazio è intervenuta direttamente alla realizzazione e alla riuscita in particolare della manifestazione in piazza del Campidoglio in linea non solo con gli obiettivi di questa mobilitazione per salvare le stalle italiane in generale, ma anche con le numerose battaglie compiute dalla Federazione laziale fino ad oggi per sostenere il reddito degli allevatori e valorizzare la qualità del latte laziale” ha commentato il direttore di Coldiretti Lazio, Aldo Mattia. “Una manifestazione di grande partecipazione – ha continuato Mattia – che serve a portare all’attenzione della grande platea, anche politica, i punti indispensabili sui quali concentrare la battaglia in difesa delle stalle, come l’obbligo di indicare l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di latte; garantire che venga chiamato “formaggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi; assicurare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale; rendere pubblici i dati relativi alle importazioni di latte e di prodotti con derivati del latte, tracciando le sostanze utilizzate; attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale; semplificare le procedure bu-


PRIMO PIANO di Alessandra Cori

dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono. I prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori manifestano ormai evidenti segni di cedimento. La Coldiretti, sostenuta anche dall’intervento di Codacons, ha chiesto all’Antitrust (AGCM) che si faccia chiarezza sulla questione dei prezzi e dei costi di produzione, argomento ancora troppo poco indagato, e che si individui la situazione di abuso in cui le imprese di trasformazione operano a danno di rocratiche. Rimanendo nel Lazio, esistono situazioni “anomale” come quella denunciata dalla stessa Coldiretti e che riguarda la Centrale del Latte di Roma, e vede coinvolta la multinazionale francese Lactalis. “Nel marzo del 2010 – denuncia la Cioldiretti – una Sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato la nullità della vendita della Centrale del Latte di Roma a Cirio da parte del Comune di Roma e tutti gli atti conseguenti, compresa la successiva vendita a Parmalat, pertanto le azioni della Centrale del Latte sono ritornate al Comune di Roma, il quale però, dopo cinque anni, non ha ancora avviato le procedure di recupero delle proprie azioni. Intanto il progetto per il recupero della Centrale è chiaro: prevede un

ruolo di partecipazione diretto degli allevatori nelle scelte che riguardano l’azienda. Il risultato di questa situazione di mercato è un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte

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chi garantisce una materia prima di qualità. La recente legge n. 27 del 2012 ha disposto interventi urgenti a tutela della concorrenza e dello sviluppo della competitività prevedendo, all’articolo 62, una disciplina specifica in materia di cessione dei prodotti agricoli e agroalimentari nelle relazioni commerciali. La particolare attenzione alle relazioni contrattuali nel settore agricolo è dovuta al riconoscimento della posizione di “debolezza” in cui versa una parte contraente rispetto ad imprese più forti sul mercato. Il decreto che ha dato attuazione all’articolo 62 vieta le pratiche commerciali sleali e, in particolare, quelle pratiche che determinano prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione medi dei prodotti oggetto delle relazioni commerciali e delle cessioni da parte degli imprenditori agricoli”.


La politica di S


SPECIALE

Sviluppo Rurale a nuova politica di sviluppo rurale è elaborata all’interno di un Quadro strategico comune di programmazione, unico per tutti i fondi strutturali (Feasr, Fesr, Fse e Feamp), elaborato a livello europeo, che ciascun Paese ha declinato, in base alle proprie esigenze, attraverso un Accordo di partenariato. L’Italia ha scelto di attuare la politica di sviluppo rurale attraverso i PSR regionali e un Programma di Sviluppo Rurale Nazionale che si occuperà di 4 linee di intervento: gestione del rischio (1.640 mln di e), infrastrutture irrigue (300 mln di e), biodiversità animale (200 mln di e) e rete rurale nazionale (100 mln di e). La nuova programmazione 2014-2020 offre un approccio più flessibile di quella attuale: non ci sono più gli assi, entro cui sono rigidamente incasellate le misure, ma sei priorità, ulteriormente specificate in 18 focus area, alla cui realizzazione può contribuire contemporaneamente più di una misura. Ciascun PSR dovrà contenere almeno 4 delle 6 priorità che riguardano: il trasferimento di conoscenze, l’innovazione, l’organizzazione delle filiere agroalimentari, la gestione del rischio, la tutela degli ecosistemi, il contrasto ai cambiamenti climatici e la riduzione della CO2, l’inclusione sociale e lo sviluppo economico nelle zone rurali. Il nuovo impianto riduce il numero di misure da 40 a 18: alcune sono state accorpate, altre ampliate, altre ancora introdotte ex novo. Particola-

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Fonte: Inea

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SPECIALE

re rilievo viene dato alla priorità Innovazione, cui contribuiscono le misure “Trasferimento di conoscenze”, “Cooperazione” e “Investimenti in immobilizzazioni materiali”. L’applicazione di tali misure è incoraggiata dai Gruppi Operativi del Partenariato Europeo per l’Innovazione, il cui obiettivo è favorire la cooperazione tra agricoltura e ricerca per accelerare il trasferimento tecnologico. Il modello di governance dei GO sarà concertato tra Mipaaf e Regioni e gli obiettivi di ricerca ed innovazione saranno perseguiti anche con azioni tra Gruppi appartenenti a diverse Regioni e Paesi. Viene, inoltre, rafforzata la misura volta a fornire servizi di consulenza agraria e, sul fronte delle sovvenzioni per ristrutturazione/investimenti/ammodernamento delle aziende, già previste in passato, è possibile ricevere tassi di finanziamento più alti se connesse ai partenariati europei per l’innovazione o a progetti comuni. Una combinazione di misure è destinata ai Giovani agricoltori, per avviare l’attività (fino a 70.000 e), per investimenti in immobilizzazioni materiali, per servizi di formazione e consulenza. Tre le misure destinate alla gestione dei rischi e prevedono assicurazione e fondi di mutualizzazione per cautelare il raccolto dai rischi derivanti da eventi atmosferici o zoonosi, oltre ad uno strumento per la stabilizzazione dei redditi All’agricoltura biologica è destinata una misura specifica e per i pagamenti agro-climatico-ambientali sono previsti contratti comuni, il collegamento a formazione e informazioni, maggiore flessibilità nella proroga dei contratti nazionali. Maggiori possibilità sono date al sostegno della cooperazione in ambito tecnologico, ambientale e commerciale, per esempio attraverso lo sviluppo di filiere agroalimentari corte e dei mercati locali. Il Leader è finalizzato a promuovere la flessibilità di operazione con altri fondi a livello locale, per es. la cooperazione urbano-rurale. La formalizzazione del

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cosiddetto Community-led local development (CLLDSviluppo Locale di Tipo Partecipativo) porterà ad una progettazione e gestione strutturata degli interventi di sviluppo da parte degli attori locali che si associano in una partnership di natura mista (pubblico-privata) e affidano un ruolo operativo (gestionale e amministrativo) al Gruppo di Azione Locale. Spetterà ai GAL elaborare il Piano di Azione Locale per tradurre gli obiettivi in azioni concrete, dotandosi di una struttura tecnica in grado di effettuare tali compiti. I Piani di Azione dovranno concentrarsi su un esiguo numero di ambiti di intervento, in ogni caso non superiore a tre, su cui impostare la progettazione locale 20142020. I GAL sceglieranno gli ambiti tematici di intervento per i rispettivi piani di azione da una lista predefinita. Gli ambiti di intervento scelti dai GAL dovranno essere coerenti con i fabbisogni emergenti e le opportunità individuate per i propri territori. Più fondi possono contribuire al finanziamento di progetti CLLD, in funzione degli ambiti tematici di intervento prescelti e dei territori interessanti. Per assicurare l’utilizzo dello strumento CLLD in forma coerente con le sue potenzialità, i Programmi regionali allocheranno una dotazione minima di risorse finanziarie comunitarie e nazionali allo stesso. Per il FEASR, il regolamento sullo sviluppo rurale impone una riserva minima di allocazione finanziaria del 5 per cento di ciascun PSR. Tra le possibilità, anche l’impiego di più fondi strutturali (approccio multi-fondo) secondo meccanismi di coordinamento a livello nazionale e regionale. Il presente articolo rientra nel progetto “La nuova PAC - Tra sostenibilità e innovazione. Impatti sulle aree rurali” cofinanziato dall’Unione Europea - DG AGRI. I pareri in esso espressi impegnano soltanto l’autore e non possono essere considerati come costituenti una presa di posizione ufficiale della Commissione Europea.


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ECONOMIA E FINANZA di Simone Di Colantonio

Reti d’impresa: un’opportunità anche per l’agricoltura na rete di imprese può essere definita come un insieme di aziende, giuridicamente autonome, i cui rapporti si basano su relazioni fiduciarie e in qualche caso su contratti e che si impegnano, attraverso investimenti congiunti, a realizzare un’unica produzione, attività di marketing, di formazione, di ricerca, innovazione e di sviluppo con un obiettivo comune. Si tratta di un nuovo paradigma produttivo che può aiutare le Pmi ad aumentare la produttività, incrementare l’innovazione, conquistare nuovi mercati e, dunque, migliorare la competitività. I contratti di rete stipulati in Italia si confermano in costante crescita con 1.927 contratti di rete e 9.662 imprese coinvolte (dati 01/2015) con una forte presenza del settore agroalimentare.

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Simone Di Colantonio, CreditAgri

Sebbene il settore agroalimentare italiano rappresenti uno dei punti cardine della nostra economia ed il baluardo fondamentale del vero Made in Italy nel mondo (15% del Pil nazionale) sconta delle arretratezze strutturali ormai consolidate. L’agricoltura italiana rappresenta il 13% della produzione agricola complessiva europea, ma il settore nel suo complesso si caratterizza per forti limiti organizzativi che ne frenano lo sviluppo e la competitività sui mercati. Alcune debolezze sono ormai storiche e radicate quali la eccessiva presenza di operatori, la frammentazione della produzione e della conseguente offerta, la piccola dimensione degli operatori economici e la forte dipendenza dalle strutture distributivo-logistiche.

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La ridotta dimensione delle imprese del settore limita lo sviluppo dell’innovazione tecnologica, riduce la capacità di penetrare i mercati internazionali, penalizza il valore del rating assegnato dalle banche secondo i criteri di Basilea 2 e 3. Tuttavia, la difficoltà a crescere mediante l’aumento delle dimensioni da parte delle Pmi del settore agroalimentare è determinata da diversi fattori: difficoltà di accesso la credito, limitate risorse finanziarie, scarsa cultura di finanza d’impresa e controllo di gestione e difficoltà nel ricambio generazionale. Per queste imprese l’alternativa strategica all’aumento della massa critica per acquisire competitività ed efficienza è rappresentata alle aggregazioni storicamente presenti nel settore come forme consortili o cooperativistiche.


ECONOMIA E FINANZA di Simone Di Colantonio

Attraverso l’organizzazione in reti di imprese, le Pmi, senza perdere la propria autonomia giuridica, ottengono i vantaggi della grande dimensione senza i rischi derivanti dalla responsabilità solidale di forme giuridiche consolidate. In questo contesto, è evidente che lo sviluppo del settore agroalimentare in Italia passa dalle filiere e dalle forme di aggregazione innovative, come i contratti di rete, che sono in grado di dare più competitività alle imprese agricole. È un problema di massa critica, indispensabile per provare a trattenere in Italia la quota maggiore di valore aggiunto e, allo stesso tempo, per sostenere i processi di internazionalizzazione. Un incentivo alla diffusione dei contratti di rete tra le imprese del settore agricolo deriva dalle specifiche previsioni normative che disciplinano la materia. La legge n. 221/2012, avente ad oggetto misure urgenti per la crescita del Paese, prevede che ai fini degli adempimenti pubblicitari, il contratto di rete nel settore agricolo può essere sottoscritto dalle parti con l’assistenza di una o più organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale, che hanno partecipato alla redazione finale dell’accordo. Inoltre, con la legge n. 99/2013, all’art. 9 comma 11, è stato introdotto, per la prima volta, un riferimento ai profili giuslavoristici del contratto di rete che permette

l’assunzione congiunta di lavoratori da parte di imprese legate da un contratto di rete, quando almeno il 50% di esse siano imprese agricole.

Nel 2014 sono stati potenziati i contratti di rete in agricoltura che consentono di aumentare la propria produzione anche sui terreni di proprietà di altre aziende agricole. Infatti, il comma 3 dell’art. 1 bis del D.L. 91/2014, stabilisce che la produzione agricola derivante dall’esercizio in comune secondo un contratto di rete può essere divisa tra i contraenti. L’attribuzione del prodotto avverrà a titolo originario, in base alle quote previste dal contratto stesso. Il nuovo dettato normativo consentirà quindi a due o più imprese agricole e non agricole, di stipulare un contratto di rete e associarsi al fine di conseguire degli obiettivi comuni. Le reti di imprese del settore alimentare sono state costituite

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con obiettivi specifici: valorizzazione del brand, promozione del Made in Italy alimentare, marketing congiunto, ricerca e sviluppo per aumentare la qualità, internazionalizzazione. In conclusione, il modello organizzativo della rete consente ad un insieme di Pmi di operare sul mercato con la forza di un’azienda di medio-grandi dimensioni. Attraverso il contratto di rete, le imprese, anche localizzate su territori geograficamente distanti, senza rinunciare alla propria autonomia, possono aggregarsi per condividere conoscenza e realizzare insieme progetti di ricerca e sviluppo, di marketing, di formazione del personale, di internazionalizzazione condividendo risorse professionali. Inoltre, considerati gli effetti positivi della partecipazione alla rete sulle performance economiche (aumento del fatturato aggregato, aumento degli investimenti, riduzione dei costi), le imprese organizzate in rete possono vedere migliorare il loro merito di credito rispetto alle imprese che operano isolatamente riducendo i rischi di razionamento del credito, accentuati dall’attuale situazione di crisi e dall’applicazione dei parametri di Basilea 2 e 3.

Fonte: Officina delle reti Piattaforma per le reti d’impresa PianetaPsr.it


L’AGRICOLTURA IN… EUROPA di Andrea Fugaro

Etichettatura carne trasformata: Parlamento europeo vuole l’obbligo l Parlamento Europeo ha approvato nella sua ultima seduta plenaria con 460 voti favorevoli, 203 contrari e 33 astensioni una Risoluzione non legislativa con la quale invita la Commissione Europea a far seguire alla sua Relazione proposte normative che rendano obbligatoria l’indicazione dell’origine delle carni presenti negli alimenti trasformati con l’obiettivo di assicurare sempre maggiore traspa-

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renza lungo la filiera alimentare ed informare con maggiore precisione i consumatori europei. Come è avvenuto per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della carne bovina fresca sotto la pressione della mucca pazza, anche in questo caso – precisa la risoluzione parlamentare – è stato uno scandalo a favorire l’accelerazione, con il ritrovamento di carne di cavallo spacciata come bovina in piatti pronti come lasagne, ravioli, tortellini, cannelloni, olive all’ascolana, polpette e ragù, venduti anche sotto marchi nazionali nell’aprile 2013. Il Parlamento Europeo sottolinea inoltre che nella relazione della Commissione Europea si riconosce

che oltre il 90% dei consumatori interpellati ritiene importante che l’etichetta dei prodotti alimentari trasformati indichi l’origine delle carni osservando che questo è uno dei molteplici fattori che possono influenzare il comportamento dei consumatori. È evidente, afferma la Risoluzione, che l’indicazione dell’origine delle carni utilizzate come ingredienti di alimenti contribuirebbe a garantire una migliore tracciabilità lungo la filiera alimentare e rapporti più stabili tra i fornitori di carni e le aziende di trasformazione, oltre a rafforzare la diligenza nella scelta dei fornitori e dei prodotti da parte degli operatori del settore alimentare. Inoltre, affermano i parlamentari europei, che l’etichettatura dei prodotti alimentari debba tener conto della trasparenza e della leggibilità delle informazioni per i consumatori, pur consentendo al contempo alle imprese europee di operare in modo economicamente redditizio a condizioni accettabili per il potere d’acquisto dei consumatori. Oggi, in Italia la metà della spesa è anonima, anche se il nuovo regolamento comunitario entrato in vi-

gore il 13 dicembre prevede che a partire dal prossimo 1° aprile 2015 dovranno essere indicate in etichetta luogo di allevamento e di macellazione di carni suine e ovicaprine. In Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, dal 1° gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal 1° agosto 2004 l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria; a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

LA SPESA CON E SENZA ETICHETTA D’ORIGINE “Cibi CON indicazione d’origine

Cibi SENZA indicazione di origine

Carne di pollo e derivati Carne bovina Frutta e verdura fresche Uova Miele Passata di pomodoro Latte fresco Pesce Extravergine di oliva Latte a lunga conservazione Concentrato di pomodoro e sughi pronti

Pasta Carne di maiale e salumi Carne di coniglio Carne trasformata Frutta e verdura trasformata Derivati del pomodoro diversi da passata Formaggi Derivati dei cereali (pane, pasta) Carne di pecora e agnello

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L’AGRICOLTURA IN… POLITICA di Andrea Fugaro

Quote latte: ultima battaglia per il recupero delle multe inale incandescente per il regime delle quote latte che verrà chiuso definitivamente il prossimo 30 aprile 2015 in quanto l’ultima campagna sta registrando un incremento della produzione e quindi delle consegne con concreta possibilità che la quota nazionale di riferimento e quelle individuali vengano superate. Il timore del Ministero delle Politiche agricole è che qualcuno evada il pagamento del prelievo supplementare nella speranza di farla franca e sfuggire a questo balzello considerato iniquo e che ha dato luogo ad un contenzioso senza fine e con un debito che diviene con il tempo sempre più irrecuperabile. È lo stesso Ministero che in una circolare inviata alle Regioni alla fine dell’anno 2014 lancia l’allarme in quanto dichiara senza mezzi termini che “i dati relativi alla raccolta latte da aprile a luglio 2014 evidenziano un aumento delle consegne di circa il 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. Un aumento che “lascia prevedere, per la campagna in corso 2014/2015, un superamento del quantitativo della quota nazionale e

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la conseguente necessità di incamerare, nella misura dovuta, secondo le previsioni di legge, i prelievi trattenuti a titolo di anticipo ai soggetti che hanno superato il proprio quantitativo di riferimento individuale”. La normativa ancora in vigore prevede che solo alcune categorie di produttori possono compensare e quindi non pagare i prelievi supplementari mentre per tutti gli altri permane l’obbligo di pagamento per il tramite dei primi acquirenti che effettuano le trattenute. In caso di superamento, quindi, accederanno alla restituzione del prelievo soltanto i produttori in regola con il versamento mensile con priorità per: • aziende ubicate in zona di montagna; • aziende ubicate in zona svantaggiata; • aziende che hanno subito il blocco della movimentazione degli animali per almeno 90 gg. nel limite del 20% della quota; • produttori che non abbiano superato il livello di commercializzazione conseguito nel periodo 2007-2008;

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• produttori che non abbiano superato di oltre il 6% la propria quota individuale. Le somme residue confluiscono nel fondo per gli interventi nel settore lattiero-caseario istituito presso il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Negli anni scorsi sono state moltissime le situazioni nelle quali i primi acquirenti non hanno versato ad Agea il prelievo trattenuto ai produttori che avevano superato le quote individuali e che hanno dato luogo a ricorsi amministrativi al Tar che si vanno ora risolvendo a favore dell’Amministrazione. Il Dipartimento delle Politiche europee e internazionali dello Sviluppo Rurale del Mipaaf è per questi motivi in allerta, visti i precedenti degli ultimi anni. “È estremamente importante praticare ogni sforzo – scrive il Ministero alle Regioni – per evitare che tali comportamenti (cioè i casi del passato di acquirenti fittizi, che non versavano i prelievi dovuti dai produttori) si ripetano, in quanto il recupero delle somme non incassate risulterebbe estremamente difficoltoso”.


L’AGRICOLTURA IN… POLITICA di Andrea Fugaro

Il Ministero delle Politiche agricole evidenzia in particolare, “nei casi in cui le comunicazioni non siano inviate entro i termini stabiliti o si riscontrino superamenti dei quantitativi di riferimento individuale ai quali non corrisponde la relativa trattenuta e il relativo versamento del prelievo ovvero vi siano sospetti sulla regolarità delle operazioni contabili, la necessità di chiedere il supporto dei competenti organi di polizia giudiziaria affinché possano essere messe in atto tutte le opportune iniziative volte ad ostacolare operazioni fraudolente di elusione del prelievo”. La guerra agli splafonatori delle quote, negli ultimi mesi di sopravvivenza del sistema di contingentamento produttivo, è ricominciata ma viene contestata dagli allevatori debitori che ritengono di essere sottoposti ad un vero e proprio attacco persecutorio. Nel formulare la protesta e nel tentativo di scrollarsi dalle spalle ogni eventuale pagamento, si afferma con leggerezza che l’abolizione del regime dovrebbe comportare anche una sanatoria generale e finale paragonabile ad una sorta di amnistia. A sostegno di questa richiesta

viene prefigurata la possibilità che un regime di sanatoria generale possa essere adottato anche da parte di altri Stati membri con conseguente danno finanziario per le casse comunitarie. L’Italia invece non ha intenzione di adottare nessuna sanatoria né di fatto e né tacita ma, anzi con un’altra circolare ministeriale indirizzata sempre alle Regioni del 21 gennaio 2015, ha alzato la soglia di attenzione sulla possibilità che i debitori scompaiano con il “malloppo” assieme alla fine del regime delle quote. Il Ministero infatti, ricorda alle Regioni che numerose sentenze hanno confermato la validità delle richieste dell’Amministrazione perché le trattenute effettuate dai primi acquirenti siano versate all’Agea. Il Ministero invita quindi le Regioni a informare ufficialmente tutti i destinatari coinvolti dalle singole pronunzie del Giudice amministrativo dell’esito del contenzioso favorevole all’Amministrazione stessa. Il Ministero precisa ancora che tutte le somme effettivamente trattenute dagli acquirenti non in forma di fideiussione devono essere versate ad Agea indipenden-

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temente da ogni altra circostanza. Agea comunque a seguito dell’avvenuto accredito provvederà a verificare e aggiornare ogni singola posizione e provvederà a restituire, con la dovuta tempestività, se necessario, le eventuali somme trattenute in eccesso. Nel caso di produttori che hanno costituito fideiussioni, si potrà procedere allo svincolo dopo che Agea avrà accertato che abbiano integralmente pagato il debito per tutte le campagne. Con la Circolare ministeriale si scopre che molti produttori hanno fatto richiesta di rateizzazione solo a seguito dell’ultima intimazione al versamento del prelievo divenuto esigibile con le ultime sentenze. In passato vi era stata un’apertura anche per questi “fuori ogni termine”, mentre questa volta il Ministero oltre ad affermare che non vi è nessuna specifica disposizione normativa che consenta di accogliere tali richieste, afferma chiaramente che la presentazione della domanda di rateizzazione potrebbe costituire un pretesto per evitare il pagamento del dovuto e comprometterebbe la possibilità di recupero del prelievo.


L’ESPERTO RISPONDE di Elio Guarnaccia

Fare impresa: le domande dei nostri soci Le considerazioni che seguono sono frutto esclusivo del pensiero dell’Autore e non impegnano in alcun modo l’Amministrazione di appartenenza.

Elio Guarnaccia, Ispettore del Lavoro Coordinatore

Ho sentito parlare di assunzioni congiunte in agricoltura: cosa significa? Dal 10 settembre 2014, le imprese agricole, anche cooperative, appartenenti allo stesso gruppo di imprese, o che possano essere ricondotte allo stesso proprietario o a soggetti legati tra loro da vincolo di parentela od affinità entro il terzo grado possono procedere, congiuntamente, all’assunzione di lavoratori dipendenti per lo svolgimento di prestazioni lavorative presso le singole aziende. Questa norma dispone inoltre la piena responsabilità solidale e retributiva per i rapporti di lavoro instaurati in tal modo, con la conseguenza che ogni datore di lavoro risponde delle retribuzioni e degli oneri previdenziali ed assicurativi a prescindere dal luogo dove i lavoratori prestano la loro attività. Dal 7 gennaio 2015 è disponibile la procedura telematica per poter accedere a questa innovativa modalità di assunzione per le aziende agricole Quali sono i benefici previsti se assumo nella mia azienda un trattorista di 28 anni? Esiste un “bonus giovani”? L’art. 5 del Decreto Legge 24 giugno 2014, n. 91, entrato in vigore il 1° luglio 2014, ha

previsto l’erogazione di un incentivo per quei datori di lavoro agricolo che nel periodo compreso tra il 1° luglio 2014 e il 30 giugno 2015, hanno assunto o assumeranno giovani di età tra i 18 e i 35 anni, che si trovino in una delle seguenti condizioni: a) essere privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; b) essere privi di diploma di istruzione secondaria di secondo grado.

Questo incentivo spetta sia per le assunzioni a tempo determinato che per le assunzioni a tempo indeterminato, anche a tempo parziale. Per le assunzioni a tempo determinato il contratto deve presentare i seguenti requisiti: • avere una durata almeno triennale; • garantire al lavoratore un periodo di occupazione minima di 102 giornate annue; • essere redatto in forma scritta. L’incentivo, pari a 1/3 della retribuzione lorda imponibile ai 19

fini previdenziali, viene erogato per un periodo complessivo di 18 mesi. L’incentivo è riconosciuto dall’INPS al datore di lavoro unicamente mediante compensazione, in base alle regole vigenti per i versamenti contributivi in agricoltura. L’importo annuale dell’incentivo non potrà superare, per ciascun lavoratore per la cui assunzione si richiede il beneficio, l’importo di: a) Euro 3.000,00 (tremila) per lavoratori OTD; b) Euro 5.000,00 (cinquemila) per lavoratori OTI. In caso di rapporto a tempo parziale il beneficio è proporzionalmente ridotto. Il datore di lavoro, per usufruire dell’incentivo deve: • essere in regola con gli obblighi contributivi, l’osservanza delle norme poste a tutela delle condizioni di lavoro, il rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali; • essere in regola con l’applicazione dei principi stabiliti dall’art. 4, commi 12, 13 e 15, della legge 92/2012 (c.d. Legge Fornero).

Sono titolare di un’impresa agricola: posso assumere come operaia a tempo determinato la mia compagna convivente nella stessa residenza con la quale ho avuto un bambino? Il nostro ordinamento, riconoscendo il valore sociale della famiglia di fatto, ha però previsto che le erogazioni di mezzi economici compiute da


L’ESPERTO RISPONDE di Elio Guarnaccia

uno dei conviventi a beneficio dell’altro devono essere intese come adempimento di obbligazioni naturali, dovuta in esecuzione di un dovere morale o sociale. L’effetto dell’obbligazione naturale è che viene esclusa la ripetizione (il convivente che ha dato non può più chieder indietro) di quanto è stato dato per doveri morali o sociali. Nell’ipotesi in cui, all’interno della famiglia di fatto, un convivente presti attività lavorativa nei confronti dell’altro secondo lo

schema dell’impresa familiare, non si applica la disciplina prevista per la famiglia legittima che prevede, diritti proporzionali alla qualità e quantità del lavoro prestato. Infatti, la recente normativa ha fatto cadere la presunzione relativa alla gratuità delle prestazioni lavorative svolte nella comunità famigliare, essendo mutata lo spirito della legislazione in materia, diretta ad una più efficace tutela della posizione del prestatore di lavoro.

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Di conseguenza nulla più osta attualmente alla configurazione del rapporto di lavoro famigliare come ordinario rapporto di lavoro subordinato, con i conseguenti diritti ed obblighi che a questo si ricollegano, anche per ciò che attiene alla posizione previdenziale del lavoratore. Per qualsiasi informazione o approfondimento in materia contattare le Federazioni Provinciali Coldiretti del Lazio (i recapiti sono disponibili sul sito www.lazio.coldiretti.it)


NOTIZIE DALLE PROVINCE

italiane» presentato durante la manifestazione serve per fornire un quadro più completo di quella che è la situazione dei nostri allevatori – ha dichiarato Gabriel Battistelli, direttore delle Federazioni di Roma e Rieti – costretti ad abbassare il prezzo alla stalla del 19% mentre in contemporanea il costo del latte fresco di alta qualità è aumentato nell’ultimo trimestre dell’1,2%, uno squilibrio all’interno della filiera ormai non più tollerabile che rende il mercato del tutto sleale”.

ROMA/RIETI: IN PIAZZA ALLA MAXIMUNGITURA IN CAMPIDOGLIO umerosi gli allevatori intervenuti dalla provincia romana e reatina che, nonostante le avverse condizioni meteo, hanno voluto essere presenti, venerdì 6 febbraio, in Piazza del Campidoglio, a Roma, per la maximungitura organizzata da Coldiretti. L’obiettivo è stato quello di far conoscere da vicino il difficile lavoro nelle stalle ma anche i pericoli dell’abbandono di un’attività insostituibile per la sicurezza alimentare e ambientale e soprattutto per l’economia e l’occupazione, con la scomparsa in Italia di circa 150mila mucche dall’inizio della crisi nel 2007. Un’importante vetrina servita a portare all’attenzione delle stanze dei bottoni l’annosa questione del prezzo del latte che non permette agli allevatori di sopravvivere al mercato e al contempo per fornire loro sostegno, solidarietà e vicinanza. “Il dossier «L’attacco alle stalle

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supporto nella redazione di eventuali memorie difensive al sostengo all’export verso i mercati esteri. “L’assistenza in ciascuna della fasi della filiera diventa un elemento cruciale in questo momento di transizione verso la riscrittura dei regolamenti comunitari applicativi – ha affermato Gabriel Battistelli, direttore di Coldiretti Roma – in concomitanza inoltre con l’avvio della fase di dematerializzazione dei registri di cantina, dei documenti di accompagnamento telematici e che vedrà la probabile definizione di una nuova legge nazionale unica per il settore”. Per ricevere newsletter ed informazioni sarà sufficiente recarsi presso l’ufficio zona di riferimento e comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica.

ROMA: NUOVA ASSISTENZA ALLE AZIENDE VITIVINICOLE ncora una volta Coldiretti scende in campo a fianco delle aziende e stavolta lo fa ponendosi a garanzia e tutela del settore vitivinicolo. Semplificazione, snellimento e consulenza ad ampio spettro sono gli assi portanti su cui si regge il nuovo servizio promosso da Coldiretti che, grazie all’avvio di una collaborazione con una task force di esperti e giuristi, darà la possibilità alle aziende del settore vitivinicolo di avvalersi di assistenza di elevato profilo di natura non solo tecnica ma anche giuridica. Tale consulenza fornirà supporto in diverse casistiche che spaziano ad esempio dalla valutazione di conformità delle etichette agli adempimenti burocratici ed amministrativi, dal

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RIETI: IL PRESIDENTE MONCALVO OSPITE D’ECCEZIONE AL CONSIGLIO DELLA FEDERAZIONE l Presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo è stato l’ospite illustre della Federazione provinciale Coldiretti di Rieti in occasione dell’evento organizzato dall’antenna RENA per il lancio di un ambizioso progetto, attraverso l’istituzione di un concorso internazionale di idee, per la riqualificazione dell’ex

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NOTIZIE DALLE PROVINCE

Snia Viscosa, ex area industriale di oltre 30 ettari nel cuore di Rieti, oggi parco chiuso ed abbandonato. Accolto al suo arrivo a Rieti nella nuova sede provinciale dal presidente Enzo Nesta e accompagnato dal direttore Gabriel Battistelli, il presidente Moncalvo ha visitato gli uffici esprimendo un particolare apprezzamento per i nuovi locali inaugurati lo scorso 5 dicembre all’interno del centro commerciale Perseo. Nella sala riunioni ha poi incontrato la dirigenza della Federazione di Rieti e il personale. Nel suo saluto di benvenuto il presidente Nesta ha illustrato la situazione generale della provincia di Rieti, le difficoltà che il settore agricolo sta vivendo ma anche le grandi opportunità che un territorio sia pur piccolo come quello della provincia Reatina può esprimere sia in termini di qualità che di valore aggiunto per le imprese. Il direttore Battistelli nel portare il saluto di tutta la struttura ha tracciato il percorso che la Federazione ha seguito in questi ultimi anni per valorizzare questo territorio, in piena armonia con il progetto di Coldiretti. Il presidente Moncalvo ha invece ricordato le grandi battaglie condotte durante l’ultimo anno da Coldiretti e i temi principali affrontati: dalla questione dell’origine, a quella dell’etichettatura, alla riforma della PAC, alla “legge salva olio”, al tema dei controlli con l’istituzione della centrale unica e del registro dei controlli per combattere le agromafie. Ancora la questione dell’IMU e la creazione di UE COOP con il suo codice etico, il no OGM. In conclusione il presidente Moncalvo ha comunicato l’intenzione della Giunta Nazionale di Coldiretti di programmare una decina di

incontri territoriali per un confronto continuo con i soci per arrivare ai sei mesi di Expo dove Coldiretti sarà presente con un proprio spazio e tante iniziative territoriali per tenere alta l’attenzione sul nostro cibo e sui nostri prodotti.

RIETI: BENE PIANO NAZIONALE SULLA SICUREZZA ALIMENTARE a Federazione di Rieti plaude alla pubblicazione del Piano Nazionale Integrato volto ad orientare i controlli ufficiali per la sicurezza alimentare e per la lotta alle frodi lungo l’intera filiera produttiva, che troverà attuazione nel triennio 20152018, elaborato grazie alla concertazione di Ministero della Salute, Ministero dell’Ambiente, Ministero delle Politiche Agricole, Regioni e Province autonome insieme a carabinieri dei Nac e dei Nas, Corpo forestale dello Stato e Agenzia delle Dogane. “Attraverso il Piano Nazionale Integrato si consegna al Paese un documento unico - ha affermato il direttore Battistelli –che fornirà un ulteriore strumento utile nelle battaglie che come Coldiretti portiamo avanti giorno per giorno; trasparenza e qualità, soprattutto nel settore agroalimentare, verranno

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ulteriormente garantite non solo attraverso la tutela del consumatore e della leale concorrenza mediante l’obiettivo del mantenimento di un elevato standard di protezione della salute umana, animale e delle piante ma anche in termini di legalità attraverso la lotta alle frodi ed alle contraffazioni ed alla difesa delle produzioni agroalimentari”.

VITERBO: IN PIAZZA PER LA MAXIMUNGITURA IN CAMPIDOGLIO nche Coldiretti Viterbo è scesa in Piazza del Campidoglio, venerdì 6 febbraio, per «Un giorno da allevatore». Lo ha fatto in grande stile, proponendo mungiture in diretta e dal vivo per avvicinare tutti al problema che il settore allevatoriale sta vivendo. Ciò su cui Coldiretti Viterbo pone l’accento, in sinergia con le altre Federazioni nazionali e con Coldiretti Lazio, è la situazione in cui versano gli allevamenti, dovuta non solo alla crisi, ma anche ad anomalie di mercato. Per ogni litro di latte prodotto negli allevamenti delle nostre regioni, ce n’è quasi altrettanto importato dall’estero senza nessuna evidenza per il consumatore. A tal proposito il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici ricorda che “il 42% della produzione di latte resta

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nell’anonimato e non può fregiarsi della indicazione di origine italiana. Quattro regioni, superano il 90 % dell’importazione rispetto alla produzione. Il Lazio è tra queste con il 95%. Per questo per noi è molto importante far sentire la nostra voce a difesa del latte italiano e degli allevatori che lavorano nella nostra provincia”. Il direttore di Coldiretti Viterbo, Ermanno Mazzetti: “il settore lattiero caseario rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano, motivo per cui impegnarsi tutti maggiormente richiedendo più garanzie come corretta etichettatura del latte e misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale”. Quello che preme a Coldiretti è tutelare i prezzi dalle iniziative degli intermediari e della concorrenza, con particolare attenzione alle relazioni contrattuali nel settore agricolo che spesso ricopre una posizione di “debolezza” rispetto ad imprese più forti sul mercato.

VITERBO: INAUGURATA LA NUOVA SEZIONE DI MONTEROMANO nata la nuova sezione Coldiretti di Monteromano, “per dare un servizio sempre più efficiente e rispondente alle necessità delle imprese agricole”

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ha detto il direttore di Coldiretti Viterbo, Ermanno Mazzetti. La sede dell’ufficio è situata presso la Cooperativa Agricoltori in Viale Papa Giovanni XXIII, numero 231. Con la Cooperativa è stata stipulata un’apposita convenzione in base alla quale la sede, oltre al mercoledì, rimarrà aperta tutta la settimana. “Ringrazio il presidente della Cooperativa che ha creduto fortemente in questo progetto, mettendo a disposizione il proprio personale e collaborando in maniera costruttiva a migliorare i servizi di Coldiretti nel ricco comprensorio della Maremma di cui è responsabile Claudio Calevi” ha aggiunto il direttore Ermanno Mazzetti. “L’ufficio di Monteromano, unitamente alle altre sedi del comprensorio della Maremma che comprende Canino, Cellere, Montalto di Castro, Pescia Romana, Piansano, Tarquinia e Tuscania, segna un ulteriore passo in avanti dell’attività di Coldiretti Viterbo per garantire la propria presenza su tutto il territorio, per essere a fianco dei nostri associati con sportelli aperti ed esperti a loro disposizione” ha concluso il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici.

FROSINONE: ASSEMBLEA SULLA NUOVA PAC, OLTRE 200 AGRICOLTORI, MOLTI I GIOVANI uesta volta i soldi vanno soltanto ai veri agricoltori, non più anche alle banche o agli aeroporti solo perché magari proprietari di centinaia di ettari di terra, ma incolta e abbandonata. Con questa riforma, per accedere ai contributi comunitari bisogna

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innanzitutto certificare di essere agricoltore attivo”. È stato Saverio Viola, direttore della Coldiretti di Frosinone, ad introdurre i lavori dell’assemblea, organizzata a Cassino, sulla nuova Pac. In una sala Restagno mai così gremita, con tanta gente rimasta in piedi – oltre duecento agricoltori presenti, tra i quali tanti giovani – i funzionari hanno illustrato le novità più rilevanti della nuova programmazione europea. Al tavolo di presidenza, insieme a Viola, anche il presidente provinciale Vinicio Savone, il vicedirettore Enzo Sperduti e il segretario di zona di Cassino, Fabio Bianchi. A differenza della vecchia programmazione la nuova risulta essere vantaggiosa per una platea più vasta di agricoltori, perché da quest’anno sono ammessi al beneficio anche settori finora esclusi come ortofrutta, piante ornamentali e vitivinicolo. “Ma è importante rispettare i tempi. Le domande per fissare i nuovi titoli che daranno diritto a ricevere i contributi comunitari – ha esortato Leonardo Subiaco, direttore del Caa provinciale di Latina, che ha tenuto la relazione tecnica – vanno presentate entro la prima metà di maggio”. Vinicio Savone, presidente provinciale della Coldiretti, si è soffermato sulla riforma dei Consorzi di Bonifica: “Coldiretti – ha detto – è favorevole alla riorganizzazione.


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Bene il taglio delle poltrone e degli sprechi, ma salvaguardiamo i contribuenti e le aziende. In alcuni territori, infatti, senza le attività dei consorzi, come il servizio irriguo, non ci sarebbe più alcuna attività agricola”.

FROSINONE: SAVONE COMMENTA INCONTRO CON MAGLIOCCHETTI n incontro che tutti – sia Danilo Magliocchetti, sia le organizzazioni professionali – abbiamo affrontato con spirito costruttivo. Coldiretti ha aderito alla proposta del consigliere di costituire la Consulta permanente dell’agricoltura. In quella sede, unendo le forze, potremo discutere le problematiche del settore per individuare, di volta in volta, le soluzioni ottimali”. È quanto dichiara Vinicio Savone, presidente della Coldiretti di Frosinone, in merito all’incontro avuto in Provincia con il consigliere delegato alle politiche agricole. “Siamo favorevoli – ha aggiunto Savone – anche alla intensificazione dei rapporti, che già intercorrono numerosi, tra

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l’Università della Tuscia e il mondo agricolo provinciale, nell’auspicio che si possa prevedere la localizzazione in Ciociaria di una sede distaccata di quell’Ateneo”. Savone ha sollecitato Magliocchetti ad intervenire, come Provincia, sulla vertenza del prezzo del latte alla stalla e sulla sollecita definizione, da parte dell’Assessorato regionale all’agricoltura – dei bandi del nuovo Psr (Piano Sviluppo Rurale). “Resta l’incognita Valle del Sacco. A un decennio ormai dalla esplosione della emergenza ambientale non si intravedono vie d’uscita. Anzi ad oggi, con la cessazione dell’ufficio commissariale, viviamo una fase di stallo amministrativo che vorremmo fosse al più presto superata, con la indicazione del nuovo soggetto (che sia il Ministero o la Regione) che dovrà adottare in via definitiva sia le pratiche relative alla gestione dello status quo, sia quelle relative agli interventi di bonifica. Oggi viviamo un quadro di gran confusione. Ad esempio, da Frosinone a Falvaterra è possibile coltivare i terreni confinanti col fiume con la sola misura della verifica sulla sicurezza dei raccolti, mentre da Frosinone a Colleferro vige ancora una ferrea interdizione. Vorremmo poter lavorare tutti i terreni che si affacciano lungo il fiume, accettando di buon grado, come accade già nel sud della provincia, eventuali analisi a campione che la Asl ritenesse di dover effettuare sui raccolti. Ferma restando, infatti, la prioritaria tutela della salute pubblica, è ora di restituire autonomia gestionale e produttiva ad agricoltori e allevatori che, pur non avendo colpa alcuna, hanno pagato finora un prezzo altissimo rispetto all’inquinamento della Valle del Sacco”. 24

LATINA: BORGO BAINSIZZA, COLDIRETTI ILLUSTRA LA NUOVA PAC come se partissimo da zero, come se la vecchia Pac non fosse mai esistita perché l’entrata in vigore della nuova ha azzerato il pregresso, cancellando con un colpo di spugna tutto quello che abbiamo costruito fino a dicembre dello scorso anno. E non abbiamo tempo da perdere, perché le nuove adesioni vanno necessariamente formalizzate entro il 15 maggio”. È l’appello che il direttore della Coldiretti di Latina, Saverio Viola, ha rivolto alle centinaia di imprenditori agricoli che hanno affollato l’assemblea organizzata a Borgo Bainsizza per illustrare i contenuti della nuova Pac. Ad introdurre i lavori è stato Luigi Albieri, segretario di zona. “La vecchia programmazione europea – ha ricordato Leonardo Subiaco, responsabile provinciale del Caa – è scaduta a dicembre scorso, i titoli che danno diritto ai pagamenti sono estinti e così, per poter accedere ai contributi Ue, è necessario che ogni impresa presenti, previo aggiornamento del fascicolo aziendale, la nuova domanda”. La nuova programmazione introduce significativi cambiamenti e offre nuove prospettive. Da quest’anno sono ammesse a

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NOTIZIE DALLE PROVINCE

contributo produzioni finora escluse, come le ortofrutticole – che a Latina sono numerosissime – e vinicole. Confermati i benefici previsti per i giovani imprenditori agricoli e per i nuovi insediamenti aziendali. “Ci siamo preparati per tempo a gestire questi cambiamenti, ma è importante – ha precisato Viola – che ogni imprenditore agricolo venga nei nostri uffici per aggiornare la mappa delle produzioni aziendali e fornire ogni indicazione utile così da sfruttare al massimo le nuove opportunità introdotte dalla Pac. Presso i nostri uffici forniremo una consulenza specifica per ogni realtà aziendale perché sia riconosciuta dagli organismi europei – con la fissazione dei nuovi titoli di pagamento – la straordinaria diversificazione delle produzioni che rappresenta la ricchezza dell’agricoltura pontina”. La Regione Lazio è in ritardo, il documento è in fase di valutazione presso gli organismi europei e non si conoscono, quindi, le misure che daranno diritto ai finanziamenti per gli investimenti in agricoltura.

dedicata al tema dell’alimentazione, non possiamo permetterci episodi come quelli raccontati dai giornali, se non altro perché mettono in dubbio la tracciabilità, la genuinità e la sicurezza dei nostri prodotti agroalimentari e, in particolare, di quelli della filiera biologica che sono, per consapevole scelta imprenditoriale, i più altamente qualificati. Certo, oggi non escludiamo la buonafede di chi ha impiegato quelle sostanze, anche in considerazione del fatto che, a quanto pare, sarebbero state acquistate presso una rete commerciale ufficiale. Detto ciò, voglio anche precisare che questa è la posizione ufficiale di Coldiretti a prescindere dal fatto che le aziende

LATINA: SEQUESTRO PESTICIDI IN AZIENDE AGRICOLE, LA POSIZIONE DI COLDIRETTI bbiamo accolto con favore la notizia del sequestro di pesticidi operato in provincia di Latina dalla Guardia di Finanza ed esprimiamo il nostro plauso agli inquirenti e ai militari per gli esiti dell’attività di accertamento conclusasi con le operazioni eseguite anche a Sabaudia e Pontinia. Mai come adesso, a cento giorni da Expo

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presso le quali sono stati eseguiti i sequestri non sono nostre associate. Questa è la posizione che abbiamo da sempre e che non cambieremo mai, in nessun caso. Prima di ogni altro interesse, prima ancora degli interessi stessi della Coldiretti c’è il bene della comunità, dei cittadini, dei consumatori. Il bene della comunità è il faro che illumina il nostro modo di fare agricoltura e che ispira ogni nostra iniziativa, come testimonia, tra le altre cose, il crescente successo dei mercati di Campagna Amica, dove le nostre aziende aprono le porte ai cittadini per offrire i prodotti migliori sia in termini di qualità, che di sicurezza”. Così il direttore della Coldiretti di Latina, Saverio Viola.


I TUTORIAL DI CAMPAGNA AMICA PER UNA SPESA SANA E CONSAPEVOLE Video per riconoscere la freschezza di frutta, verdura, pesce o carne. E poi tanti consigli utili per la conservazione dei cibi o per curare al meglio un orto in città

Il tutorial è visibile sul sito www.campagnamica.it ome riconoscere la frutta e la verdura fresca, capire quando un pesce è meglio lasciarlo sul bancone piuttosto che portarlo in tavola, e ancora cosa significano le striature di grasso sulla carne e come è meglio conservarla una volta comprata se non viene consumata subito. I tutorial di Campagna Amica accompagnano il consumatore in un viaggio attraverso i banchi dei propri mercati, gli fanno conoscere i produttori, i loro volti e le loro storie. Sono gli stessi produttori a spiegare come fare la spesa, come scegliere un prodotto fresco, come non sbagliare quando ci si trova di fronte una spigola o un’orata e non si riesce

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a capire se è stata pescata il giorno stesso o giorni prima. Ma non solo. Vengono svelati i segreti per far crescere un orto sul terrazzo, balcone e giardino e su come conservare al meglio i cibi in frigorifero.

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I tutorial appena inaugurati aprono un percorso che porta Campagna Amica nelle case dei consumatori per far comprendere l’importanza di un prodotto di qualità, garantito dagli agricoltori italiani, a “km0” e rigorosamente Made in Italy. Sempre nel segno della sana alimentazione che deve accompagnare anche la crescita dei ragazzi. Nel primo tutorial pubblicato i produttori Gabriella Nardoni dell’omonima azienda agricola e Luca Mattozzi, dell’azienda agricola “La Fonte”, insegnano a riconoscere la frutta e la verdura fresca in modo semplice e diretto e invitano a fare la spesa in uno degli oltre mille mercati di Campagna Amica disseminati su tutto il territorio, perché consumatori, cittadini e produttori agricoli da sempre coltivano gli stessi interessi.



GIORGIONE, L’ANTI-CHEF CHE PIACE ALLA GENTE Puntando su piatti “veri” e sulla stagionalità, Giorgio Barchiesi è diventato uno dei personaggi televisivi più gettonati

tutto quello che c’è intorno, con quelle “avventure” che il suo pubblico ha dimostrato di apprezzare molto. Oltre 83mila fan sulla pagina facebook, dove ogni post vale 5mila mi piace e migliaia di condivisioni, un libro di ricette andato a ruba (in arrivo a maggio il secondo “Monti e porti”), fanno oggi di Giorgione un personaggio amatissimo.

Vieni scoprire Vieni ni a scopr coprire il sa sapore pore delle e buone buone azioni ni

Regala Reg gala un sorriso sorriso o a un bambino bambino o sordocieco. sordocieco. Scopri Scopr opri la Pasta Pasta della ella Bontà della la Lega Lega del Filo Fillo d’Oro. d’Oro.

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COMUNICAZIONE

uello che per molti è l’anti chef, per altri l’oste per eccellenza, per tutti semplicemente Giorgione, ovvero Giorgio Barchiesi, volto noto al grande pubblico per la sua trasmissione “Orto e Cucina” in onda su Gambero Rosso Channel, ha scelto di inserire nei suoi viaggi attraverso gli orti d’Italia che rendono unica la sua cucina, le aziende agricole di Campagna Amica. “Un legame con Campagna Amica che prima o poi si doveva trovare, proprio per l’impegno della Fondazione negli orti e nel promuovere quello che io definisco il ‘metro zero’: colto e mangiato” ha avuto modo di dichiarare di recente. Una cucina la sua, caratterizzata dalla rigorosa scelta di prodotti stagionali in base ai quali decide cosa cucinare. Gli stessi ““Metro zero”, stagionalità, tracciabilità e qualità che offrono le aziende di Campagna Amica dove Giorgione si reca non solo per l’orto ma anche per raccontare

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CAMPAGNA AMICA ALLO STADIO DI DOMIZIANO Aperitivi culturali a Piazza Navona dal 18 febbraio, ogni mercoledì nel cuore della Roma antica

na visita guidata esclusiva dedicata alla storia dell’agone sportivo, alla mostra sui Gladiatori allestita in questo affascinante sito archeologico e, al termine, una degustazione di prodotti agroalimentari d’eccellenza selezionati da Campagna Amica. E’ questa la nuova ed originale iniziativa che, in vista di Expo 2015, lo Stadio di Domiziano ospita dal 18 febbraio, ogni mercoledì, per i prossimi quattro mesi. Apertivi culturali che permettono di scoprire uno dei luoghi più suggestivi della Roma nascosta recentemente riaperto al pubblico dopo un lungo restauro e, al tempo stesso, di apprezzare alcune prelibatezze del territorio laziale, prodotti enogastronomici realizzati con ingredienti selezionati e secondo le migliori tradizioni. Ospite del primo appuntamento, il 18 febbraio, è stata l’Azienda Agricola Acquaranda, un

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caseificio della campagna romana, precisamente di Trevignano Romano, che ha presentato il Caciofiore di Columella. Prodotto con latte di pecora crudo e sale, il caciofiore si distingue per l’uso di un caglio vegetale estratto dai petali del cardo selvatico. Stagionato dai 30 ai 90 giorni, questo formaggio viene lavorato secondo un’antica ricetta di duemila anni fa precisata dall’agronomo Lucio Giunio Moderato Columella nel suo “De Re Rustica”, il famoso trattato di agronomia e zootecnica scritto nel 50 d.C. Considerato già all’epoca dell’antica Roma una vera ghiottoneria, il Caciofiore di Columella è uno dei formaggi di pecora più caratteristici al mondo. Dalla consistenza morbida e cremosa, ha un odore profondo di latte ed un sapore intenso, dolce non salato, con un retrogusto lievemente amaro. 30

Presenti anche l’Azienda Agricola Oro delle Donne che ha proposto una degustazione dei suoi vini prodotti a Marino, una delle zone vinicole più rinomate del territorio laziale e, proveniente da Veroli con i suoi deliziosi prodotti da forno, l’Azienda Agricola Le Colline Ciociare. Per la prima volta lo Stadio di Domiziano apre le sue porte ad un’iniziativa del genere: un evento che coniuga cultura ed enogastronomia, due eccellenze per cui l’Italia è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. L’obiettivo è di promuovere e valorizzare entrambe, offrendo la possibilità ai visitatori sia di scoprire lo Stadio di Domiziano con una visita guidata con un archeologo che di assaggiare prodotti a km 0 di grande tradizione e qualità, spesso poco noti. Prodotti scelti e ‘garantiti’ da Campagna Amica, una realtà che da sempre si adopera per dare valore e dignità all’agricoltura italiana.


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