Natale 2020: tutti sulla stessa barca

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Natale 2020: tutti sulla stessa barca

Natale 2020: tappati in casa, solo maschere in giro, ognuno per sÊ, depressione diffusa, cattiveria come normale modalità di approccio. Mi chiedo: che Natale è?


Capita, in questa pandemia con connessi divieti all’assembramento, di imporsi la solitudine e di imbattersi per caso, nel buio di piazza San Pietro, nella barca. Si tratta di un monumento di Timothy Schmalz, dal titolo “Angels Unaware”. Il significato del titolo inglese mi piace: “angeli ignari”. Il monumento è stato inaugurato dal Papa stesso durante la giornata del migrante: capisco quindi a chi si riferisca questa ignarità: a chi lascia la propria patria verso l’ignoto. Ma c’è un’ignarità sullo status che mi colpisce ancor di più: sono davvero angeli, ignari di esserlo? Ci giro attorno e vedo tante persone, diverse e comunque compresse nello stesso luogo, il che rappresenta davvero l’umanità: siamo in tanti su questa terra e costretti a starci. Ed allora, così come i migranti sui barconi, ognuno cerca e difende il proprio spazio, in una vicinanza con l’altro che ci sta stretta, ma che è anche necessaria a tutti. Siamo in tanti su questa barca, ma tutti guardiamo verso l’obiettivo, che è il bene per noi e la speranza in un futuro. Chi non lo vorrebbe? Se non per noi, per i nostri figli. Siamo tanti e diversi, come in un barcone stiamo attenti al fatto che gli altri non ci pestino i calli: ma non è quello che viviamo ogni giorno, in fin dei


conti? Non è l’evitamento altrui che ci contraddistingue nel quotidiano? La pandemia da covid non ha fatto che rendere evidente questa dinamica: l’altro non esiste, non parla con me, non vede i miei sorrisi ed i miei pianti, grazie al virus non ci tocchiamo neanche più. Eppure ognuno di noi ha la propria storia, le proprie aspirazioni, tutte cose che trasudano dai nostri volti, se davvero ci si guarda negli occhi. Ed ecco che cerco, attorno alla barca, le singole storie: chi è stanco, chi è deluso, chi è speranzoso, ma anche chi -come i bambini- vede tutto rosa. Riconosco, a questo punto, Maria e Giuseppe, in fuga anche loro dalla morte, ma verso la speranza: quali angeli migliori poteva piazzare Timothy Schmalz su questa barca? Ma non sono al centro, come nel presepe, bensì mischiati nella folla.


Eccolo il Natale, scontato per i riti ed il consumismo, ma inaspettato per il messaggio che rappresenta: la Salvezza di Dio che viene dai poveri, dagli ultimi, dai reietti, da coloro che nessuno vuole. Una Salvezza che irrompe nella tragedia delle nostre solitudini e che ci ri-spinge alla solidarietà umana, col più che chiaro messaggio di sempre: Dio è negli ultimi! Ultimi sono anche tutti coloro costretti alla solitudine, intubati e bloccati a letto in attesa della morte. Ultimi sono tutti coloro che hanno un vuoto nel cuore per un amore strappato. Ultimi siamo un po’ tutti, proprio come i pastori del presepe, abituati alla solitudine sui monti e nelle steppe dei nostri ambienti, per portare un tozzo di pane sulle nostre tavole. A tutte queste solitudini Dio appare e stravolge le nostre vite, ma non è un Dio che cala dall’alto, egli è già tra di noi, sulla barca, anche se non ce ne accorgiamo. Buon Natale a tutti!

Ugo Albano


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