Il Paese del contrario

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PAESE CONTRARIO del

Fare le cose al contrario non è sbagliato, nella vita può essere divertente e nei sogni ancor di più. E’ come indossare le mutande, i calzini, la maglietta e pure i pantaloni al contrario: funziona lo stesso e si ride di più! Ma anche se al contrario, pure questa storia inizia con “c’era una volta”. C’era una volta una famiglia al contrario, il papà Ocin, la mamma Anad e la figlia Aras. C’era anche un coniglio, Ollil, che però se ne stava sempre da solo in giardino a mangiare erba e radici.


La mattina Aras si svegliava sempre di buon ora, si lavava la faccia (e non solo) e preparava la colazione per i genitori: insalata e bistecca per la mamma Anad e una bella birra tedesca per il papà Ocin. Aras si accontentava di un secchio di jogurt, condito con-dito. Ogni mattina la povera Aras era costretta a gridare per far uscire dal letto i due pelandroni, che altrimenti non si sarebbero nemmeno lavati i gomiti. Dopo colazione, caricati i due in macchina, li portava a squola. Si, hai capito bene, squola, non scuola! Ahi, ahi, attenzione agli errori! Il papà Ocin, siccome parlava sempre col suo compagno di banco Ogu, frequentava una scuola per sordi, dove tutti comunicavano a gesti, anche per applaudire non battevano le mani, ma le agitavano in alto, come se spremessero limoni. La mamma Anad, che invece amava ballare, frequentava una scuola per mummie, ma non quelle egiziane, quelle italiane! A scuola dovevano imparare a stare ferme, ognuno nel proprio sarcofago, solo nella ricreazione potevano ballare. Sistemati i due a scuola (pardon, a squola!) Aras correva subito al lavoro, lavorava in un meleto e faceva l’insetticida: cantava così forte che tutti i vermi uscivano dalle mele e scappavano via. E’ solo così che ogni mela riceveva il famoso “bollino aras”, simbolo di qualità per assenza di vermi a suon di musica, metodo molto naturale. Ma non era facile, alcuni vermi erano sordi e non sentivano la musica, comunicavano solo a gesti, cosicchè le mele ribelli venivano scartate da Aras tramite lancio sulle teste degli ignari passanti. Il problema era che la popolazione non capiva da dove provenissero quelle mele volanti, in quanto era buio.


Come, buio? Si, era notte, infatti nel paese del contrario si lavora di notte e si dorme di giorno. Quando ci si sveglia si dice “buonanotte”, mentre quando ci si corica si dice “buongiorno”. Prima di andare a letto ci si veste prima, con cappello, giacca e guanti, mai dimenticando di sporcarsi i denti: se durante il sonno ci si sveglia, basta mangiare la marmellata. Tutti i denti sporchi? Ma no, ogni tanto la famiglia andava in giardino a lavarli mangiando l’erba: in ciò il maestro era il coniglio Ollil, dentista di professione. Infatti, quando cadeva un dente, il dentista Ollil non solo se lo mangiava, ma mandava anche il conto a casa, un conto molto dolce. Su questo c’era l’elenco dei denti mangiati, dente uno, dente due, dente tre, eccetera. Ogni tanto la famiglia andava in vacanza, la figlia Asar alla guida ed i genitori dietro a litigare e a farsi i dispetti. Infatti volevano sempre andare in posti diversi, il papà Ocin preferiva il mare, mentre la mamma Anad amava la montagna. “Il mare fa bene alla salute” diceva il papà, “l’acqua è asciutta e non c’è bisogno di asciugamani”. “Proprio per nulla”, ribatteva la mamma, “in montagna non c’è nulla di meglio che un bel fuoco freddo”. Insomma, i gelati erano caldi e le polpette fredde, col semaforo verde ci si fermava mentre con quello rosso si camminava, le mosche bussavano alla porta prima di entrare, gli innamorati si regalavano cavolfiori e cucinavano frittate di petali di rose, d’estate nevicava e d’inverno si andava al mare…..”drin drin drin”, suona la sveglia, “il latte è pronto” diceva la mamma. Era tutto un sogno. Peccato! Quasi quasi mi riaddormento….

Ugo Albano



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