TravelGlobe Speciale Israele

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SPECIALE ISRAELE

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Federico Klausner direttore responsabile Federica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattore Silvana Benedetti redattore Francesca Spanò redattore Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello grafica Willy Nicolazzo grafico Paola Congia fotografa Antonio e Giuliana Corradetti fotografi Vittorio Giannella fotografo Fabiola Giuliani fotografa Monica Mietitore fotografa Graziano Perotti fotografo Emanuela Ricci fotografa Giovanni Tagini fotografo Bruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: redazione@travelglobe.it Foto di copertina: ISRAELE| GRAZIANO PEROTTI Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it® Riproduzione riservata TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014 Questo testo è realizzato con il font: Carattere ad alta leggibilità per tutti. Anche per i dislessici. www.easyreading.it 2


S P E CIAL E ISRAE L E

Quando si parla di Israele si deve affrontare una realtà poliedrica, che attraversa la storia del mondo. Un Paese antico e sacro, culla del cristianesimo e dell’ebraismo, ma santo anche per l’islam. Un Paese dalla storia tragica, che ha sempre saputo resistere trovando nei suoi abitanti la forza di reagire. Un Paese dai monumenti che parlano anche a chi religioso non è, ma qui ritrova le sue radici. E la Israele moderna, spumeggiante di vita, ponte tra occidente e Medioriente, di cui condivide molte tradizioni culinarie. Quella dei caffè affollati e dei localini lungo la spiaggia, quella che non dorme mai. Quella aperta e tollerante che anche il movimento LGBT considera una terra promessa.

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TRAVELGLOBE

U N PA E S E MO D E R NO DAL C U O R E ANT ICO


GERUSALEMME E TEL AV

A Gerusalemme, cittĂ sacra alle tre grandi religioni mo gli fa da contraltare Tel Aviv capitale


VIV. SACRO E PROFANO

onoteiste e straordinario melting pot di passato e presente, moderna del divertimento e della movida.


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In apertura una vista dei tanti insediamenti israeliani attorno alla capitale Gerusalemme. Sia gli israeliani che i palestinesi considerano Gerusalemme la loro capitale. È ormai un dato di fatto che Gerusalemme si trovi sotto il totale controllo del governo israeliano anche se, per dovere di cronaca, da parte dell’ONU e dei principali paesi occidentali non è stata mai riconosciuta l’annessione di Gerusalemme est a Israele. Mentre lo sono state le conquiste del 1948. Di conseguenza considerano Gerusalemme est appartenente al nuovo stato della Palestina, ma occupata da Israele. Pagina precedente: vista dall’alto del Muro del Pianto. In questa pagina la porta di Damasco, una delle entrate della Città Vecchia. Le mura attuali, risalenti al regno di Solimano il Magnifico (1540 ca.) definiscono un territorio posto a nord della Città di David, distrutta durante la prima guerra giudaica dalle truppe romane, comandate da Tito Flavio Vespasiano. La porta di Damasco (Sha’ar Dameseq) è la più bella e meglio conservata dell’antica città.

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Un venditore di pane vicino alla Porta d’Erode (Sha’ar Hordos), una delle porte della Città Vecchia, chiamata anche “Porta dei Fiori” (Sha’ar HaPerachim) o “Porta delle Pecore” (Bab-a-Sahairad) situata nella parte orientale delle mura.

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Uno scorcio della spianata delle moschee

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Due studentesse si fotografano con sullo sfondo la Città Vecchia che consta di quattro quartieri: cristiano, ebraico, musulmano, armeno. A seguito delle due grandi guerre giudaiche, nel 70 e nel 135 d.C, i Romani distrussero la città e dopo la seconda conquista ne cambiarono addirittura il nome, trasformandola nella città pagana di Aelia Capitolina, e vietando in essa la residenza agli ebrei. Dopo Costantino, finite le persecuzioni contro i cristiani, la città divenne cristiana e vi venne eretta la prima Basilica del Santo Sepolcro. Rimase cristiana fino al 638, con un intervallo dovuto alla breve conquista e distruzione di Cosroe II di Persia nel 614, quando fu conquistata dagli arabi che eressero sulla spianata del tempio il Tempio della Roccia nel 691 e la Moschea al-Aqsa nel 718.

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Nella pagina precedente due musulmani appena usciti dalla Cupola della Roccia, spesso impropriamente chiamata Moschea della Roccia, con la moschea al-Aqsa costituisce l’Al haram Al Sharif, considerato dal sunnismo il terzo sito piÚ sacro del mondo islamico. Qui sotto: al Muro del Pianto si respira tutta la devozione del mondo ebraico, i fedeli pregano, toccano, baciano il muro infilando negli anfratti bigliettini con preghiere e suppliche, mentre i rabbini leggono le Sacre Scritture.

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Uno scorcio del lungo colonnato alla Spianata delle Moschee con la presenza di pellegrini di fede non musulmana in visita. Spesso queste visite, in questo caso fatte durante il periodo del Ramadan, vengono considerate dai musulmani delle provocazioni e la polizia israeliana accompagna fuori i pellegrini per evitare tensioni.

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ll Muro del Pianto. Per gli ebrei è un luogo unico ed assoluto, l’unico luogo veramente sacro. Un bell’esempio di muro che invece di dividere e indebolire un popolo lo unisce. Qui da più di 1900 anni gli Ebrei vengono in pellegrinaggio, pregano, piangono, scuotono la testa, le Sacre Scritture ripetute all’infinito. Qui il popolo ebreo piange anche un duplice lutto storico: la distruzione del Sacro Tempio e la diaspora. È un luogo carico di pathos, imperdibile quando si visita Gerusalemme.

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Muro del pianto. Famiglie con i loro bimbi al muro del pianto durante una cerimonia. La vita del popolo ebreo è da sempre segnata da passaggi, il più significativo è quello della circoncisione. Disse Dio ad Abramo: “Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione”.

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Doppia pagina precedente: turisti locali al Museo d’Israele che conserva i Rotoli del Mar Morto. sono un insieme di manoscritti rinvenuti nei pressi del Mar Morto. Sono composti da circa 900 documenti, tra cui i Manoscritti di Qumran, che ne costituiscono una delle parti più importanti, e i testi della Bibbia ebraica. Scoperti tra il 1947 e il 1956 in undici grotte dentro e intorno al wadi Qumran, vicino alle rovine dell’antico insediamento di Khirbet Qumran, sulla riva nord-occidentale del Mar Morto, sono conservati nel Museo d’Israele e nel Museo Rockefeller a Gerusalemme. In questa pagina: The Khatib in Habad Road, nel souk della Città Vecchia, è uno dei negozietti che fanno impazzire milioni di turisti, in cerca di regali e ricordi.

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Una infinitĂ di piccole pietre e piccoli monili provenienti da collane rotte e altri oggetti servono per realizzare nuovi braccialetti e collane personalizzati e unici.

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Basilica del Santo Sepolcro. La Basilica è stata costruita sul luogo che la tradizione indica come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù. Attualmente è all’interno delle mura della città vecchia al termine della Via Dolorosa. Qui si incontrano pellegrini provenienti da tutto il mondo, appartenenti alle chiese ortodosse, cristiano cattoliche, armena, giacobita, etiopica. Alla Chiesa ortodossa di Gerusalemme spetta il titolo di Chiesa madre delle Chiese cristiane di Gerusalemme. Mani diverse, visi diversi, storie diverse, disperazioni diverse, ringraziamenti diversi, popoli diversi, guerre diverse, terre diverse, pietre diverse, ma erano tutti li, portavano preghiere e oggetti dei loro cari, alcuni tremavano, altri piangevano su quella pietra sudante. Io non pensavo, non potevo pensare, non c’era nulla da scrivere su quella pietra. C’era gran parte della storia del mondo in quel sudore, non potevo non ascoltare, non potevo giudicare, c’era troppo rispetto per quella pietra, cercavo di non capire, non c’era nulla da capire, c’era troppo dolore, c’era troppo amore chinato su quella pietra, c’era il mondo. Chissà perché sudava quella pietra che un prete ogni tanto asciugava con un panno.

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Basilica del Santo Sepolcro. La gente è tantissima, una lunga fila, ore per entrare. Nessuno si lamenta, quel che colpisce è il silenzio, a volte interrotto da un colpo di tosse, dal rumore dei passi dei pellegrini. C’è una luce che entra in basilica ed è una luce intensa, va a colpire un gruppo di pellegrini e parte del Santo Sepolcro. All’entrata si è come illuminati. Il silenzio rimane e il rispetto di chi non crede anche. C’era una coppia di non credenti davanti a me. Li avevo sentiti parlare all’esterno della basilica e ho chiesto loro: “Perché siete qui?” “Siamo venuti a visitare Gerusalemme. Non crediamo ma non potevamo non venire. C’è un’atmosfera incredibile e sentiamo tanta energia, forse siamo noi, tutti noi, credenti e non credenti, che l’abbiamo portata. È un’emozione anche per noi essere qui”. Lascio la fila, il tempo e la mia guida sono tiranni. Esco dalla basilica e penso a quanto quelle semplici pietre possono dare anche ai non credenti. Per loro forse è solo suggestione, ma per i credenti spesso è il sogno di una vita.

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In questa pagina e nella successiva: la Spianata delle Moschee. È un luogo sacro per i musulmani perché, secondo la tradizione islamica, (Isrāʾ e Miʿrāj) è proprio da dove sorge il tempio della roccia che Maometto ascese in cielo nel suo viaggio. Lo è anche per gli ebrei: gli archeologi concordano che sotto la spianata delle moschee, sorgesse l’antico Tempio Ebraico. Secondo la Bibbia, all’interno del Tempio si trovava il Santa Sanctorum, la dimora di Dio in terra che nessun uomo poteva calpestare. Del Tempio distrutto dai Romani nel 70 d.C. rimane solo il Muro del Pianto, che però non è una parte dell’edificio, ma solo un muro di contenimento costruito da Erode.

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Museo dell’Olocausto. Uno dei vagoni che durante la guerra portava sino a 100 ebrei, stipati come bestie, ai campi di concentramento tedeschi. Un viaggio senza ritorno per la maggior parte di essi e una delle vicende più crudeli della storia dell’umanità.

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Museo dell’olocausto. La fiamma perenne che ricorda la deportazione degli ebrei e l’olocausto, per mai dimenticare.

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Pellegrini cristiani portano la croce in prossimitĂ della stazione numero 5.

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Foz Museum (Friend of Zion). In una foto Papa Francesco durante la sua visita a Gerusalemme nel 2014, in visita al museo, accompagnato dal presidente israeliano Shimon Perez.

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Preti della chiesa etiope in attesa di nuovi pellegrini da accompagnare in visita nei luoghi sacri.

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La Gerusalemme sotterranea riserva emozioni: si scende nel profondo, si esplora l’antichità. I tunnel seguono il lato occidentale del Monte del Tempio, dove si trovava il Sancta Sanctorum, che ospitava l’Arca dell’Alleanza. Lungo di essi si incontrano fedeli ebrei, che qui possono recitare i Salmi. Famosa è la Pietra Occidentale, larga quasi 14 metri e pesante più di 570 tonnellate: sembra impossibile ma fu spostata e lavorata ai tempi di Erode.

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Gerusalemme moderna è fatta di strade ben tenute, parchi, giardini e vie dello shopping.

Qui sopra Mamilla street,la via dello shopping piÚ importante della città con boutique di lusso che espongono in vetrina firme internazionali dell’alta moda.

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Nella doppia pagina precedente uno scorcio di Gerusalemme dall’alto con la città nuova e quella antica, racchiusa dalle mura. Sotto: la giornata a Gerusalemme trascorre tra luoghi sacri, visite al souk dove si può trovare ogni tipo di mercanzia, tra cui un’infinità di spezie vero trionfo per vista e olfatto.

A destra: ragazzi che si divertono nella intensa movida notturna, trascorsa per lo più all’aperto. Alcuni mercati rionali chiudono di sera e i loro banchetti, colmi di frutta e verdura durante il giorno, diventano un posto accogliente per gustare cocktail preparati nei bar che viceversa la sera aprono. Un bel esempio di continuità: mercato di giorno e movida di sera nello stesso souk.

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Lo chef Moshe Basson con il figlio Ronny, anche lui chef e vincitore a San Vito lo Capo in Sicilia del premio per il Cous Cous più buono al mondo, posano davanti al loro ristorante “ Eucalyptus “. Moshe Basson è famoso anche per essere uno degli chef della pace.

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Moshe Basson mentre prepara uno dei suoi famosi piatti di origine Irachena, il suo motto è: “come la manna dal cielo cucino le antiche ricette della Bibbia.” E vi assicuro è una esperienza indimenticabile.

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A Gerusalemme nelle serate del mese di giugno si tengono spettacoli di suoni e luci imperdibili: alcuni raccontano la storia di Israele, altri sono di mero di intrattenimento. Le immagini appaiono come un miraggio sulle antiche mura della CittĂ Vecchia.

A destra una delle vie della Gerusalemme moderna illuminata con luci artistiche.

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La hall del Mamilla Hotel. L’elegante struttura, progettata dall’architetto Piero Lissoni, dista 10 minuti di cammino dalla porta di Jaffa. Il Mamilla Hotel - The Leading Hotels of the World - vanta una terrazza panoramica all’ultimo piano con vista imperdibile sulla Città Vecchia.

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La cupola esterna del Museo di Israele che contiene preziosi reperti; ma l’attrazione principale sono i famosi rotoli del Mar Morto.

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Nella doppia pagina precedente: la teleferica che porta i turisti sulla rocca di Masada con sullo sfondo il Mar Morto. Sopra: l’hotel Herods e spa offre una incantevole vista del Mar Morto, con spiaggia privata, in prossimità del monte di Sodoma.

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Bagnanti nelle acque curative del Mar Morto, ideali per le malattie della pelle e in particolare per la psoriasi. La altissima salinità di quello che più propriamente è un lago, nella depressione più profonda della Terra (-415 m. s.l.m.), è dovuta alla eccessiva evaporazione rispetto alla portata degli immissari, che rischia di comprometterne l’esistenza stessa. Vi si può nuotare con l’accortezza di tenere la testa ben fuori dall’acqua per evitare il doloroso e irritante contatto con occhi e mucose. È una esperienza unica anche per chi non sa nuotare: si galleggia in superficie come un tappo di sughero.

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Masada era un’antica fortezza su una rocca 400 m. sopra il livello del mar Morto. La fortezza fu espugnata dai Romani nella prima guerra di Giudea e subì una fine tragica: tutti gli occupanti ebrei si suicidarono per non finire nelle mani dei romani. Ancora oggi non è difficile trovare soldati israeliani durante il giuramento che pronunciano la frase: “Mai più un’altra Masada”.

A destra in alto: nel I sec a.C. la fortezza era il palazzo di Erode il grande, della sontuosa dimora rimangono splendide tracce; da non perdere la spettacolare ed enorme cisterna per l’approvvigionamento dell’acqua. In basso. Un maestro calligrafo a Masada: molti sono i turisti che si fanno scrivere in ebraico il loro nome a ricordo della visita alla rocca.

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Tayelet, Il bel lungomare di Tel Aviv su cui sono allineati moderni e imponenti palazzi dalle diverse architetture. Di fronte, pulitissime spiagge gratuite attrezzate con wi-fi, palestre, piscine, bar e ristoranti, tutte raggiungibili con una comodissima pista ciclabile, che offrono spettacolari tramonti.


In queste pagine alcuni attimi del “Gay pride 2017”. Tel Aviv detiene insieme a San Francisco la palma del gay pride più importante del mondo e con maggiore affluenza, alla manifestazione partecipano giovani e non, provenienti da ogni dove. Tollerante e accogliente Tel Aviv, e in generale tutto Israele, offre agli omosessuali attività senza alcun tipo di discriminazione.

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Nella doppia pagina precedente lo skyline di Tel Aviv. A sinistra uno scorcio del quartiere di Sarona, dove antico e moderno si fondono. È il villaggio dello shopping e dell’intrattenimento, area un tempo di proprietà dei cavalieri templari tedeschi che vi insediarono il loro villaggio. Oggi è un il quartiere più caratteristico di Tel Aviv.

Sopra, poliziotti israeliani al gay pride conversano con un partecipante prima della grande sfilata.

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Un impressionante colpo d’occhio della grande sfilata del Gay Pride 2017 che invade il lungomare di Tel Aviv.

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Questa manifestazione che si tiene ogni anno all’inizio di giugno, percorre le vie della città per concludersi nella Gordon beach, una delle piÚ belle, dove si trasforma in un carnevale che dura tutto il pomeriggio e la notte. Si calcola che vi abbiano partecipato 200,000 persone, 30.000 delle quali turisti.

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Nel quartiere di Old Jaffa vivono numerosi artisti e si trovano molti atelier d’arte, nella foto lo studio Michal Meron, un’artista nata ad Haifa e internazionalmente riconosciuta, il cui lavoro è incentrato su temi ebraici, frutto delle sue credenze, artisticamente reinterpretati.

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Il Museum of Art di Tel Aviv opera dell’architetto Preston Scott Cohen. Fondato nel 1932, ospita una collezione di opere dei più grandi artisti del XX secolo tra cui Soutine, Klimt, Kandinskij, Miró e Picasso. Nel 1950 il museo si è arricchito della collezione Peggy Guggenheim, 36 opere di artisti astratti e surrealisti come Jackson Pollock, William Baziotes, Richard Pousette-Dart, Yves Tanguy, Roberto Matta e André Masson. Nel 1989 Roy Lichtenstein ha donato al museo un pannello murale esposto nell’atrio d’ingresso, mentre, nel 2011, un nuovo spazio espositivo di circa 19.000 metri quadrati, accoglie una sezione dedicata alle fotografie. Oltre alla collezione permanente, il museo ospita anche diverse mostre temporanee e nel giardino sono ospitate diverse sculture.

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In alto il teatro di Tel Aviv “The Cameri”. Costruito nel 1944 produce fino a 10 spettacoli all’anno, che attraggono un pubblico di 34.000 abbonati e 900.000 spettatori. Qui sopra una sala del Museum of Art di Tel Aviv. A destra la grande istallazione dell’artista Ibrahim Mahama realizzata utilizzano migliaia di vecchi sacchi di tela che raccontano la fatica dell’uomo e le rotte delle mercanzie in un mondo globalizzato.


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Tel Aviv viene anche chiamata “La città che non dorme mai” e la sua movida è famosa nel mondo. La parola d’ordine dei giovani sembra essere “divertimento ad oltranza”. I luoghi da non perdere sono il dedalo di vie tra Rothschied Boulevard e il quartiere di


Harakevet. Ma ogni quartiere ha i suoi locali e da non perdere sono quelli disseminati nelle viuzze dell’antica Jaffa.


Il famoso dipinto “Gli amanti� di Marc Chagall (1929) conservato al Museum of Art di Tel Aviv.

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INFO UTILI Foto e testi di Graziano Perotti DOCUMENTI Per entrare in Israele il viaggiatore italiano deve essere in possesso del passaporto valido per 6 mesi dalla data di entrata. Il visto generalmente, ai viaggiatori occidentali, viene rilasciato un visto turistico gratuito all’arrivo, valido 90 gg. Il timbro israeliano sul passaporto potrebbe causare problemi se avete intenzione di recarvi in un Paese arabo. Le autorità ovviano a questo problema rilasciando, al momento dei controlli alla frontiera (in aeroporto), una tessera di riconoscimento di viaggio in sostituzione del timbro. CO S A M A N G I A R E In Israele troverete cibo per tutti i gusti: dalla trattoria italiana nel cuore della Città Vecchia ai tradizionali piatti kosher della cucina

ebraica preparati seguendo rigide. Per uno spuntino fermatevi nei bar a gustare pita con felafel (polpette di ceci e verdure fritte nell’olio) o un piatto di tahina (salsa di semi di sesamo condita con olio e accompagnata da olive e sottaceti). Non perdetevi il ristorante Eucaliptus del famoso chef per la pace Moshe Basson. M O N E TA La moneta ufficiale è il Nuovo Shekel Israeliano. Si possono cambiare senza problemi gli euro presso qualsiasi banca, i principali uffici postali o presso diversi alberghi, ma è consigliabile avere anche una scorta di euro o dollari in banconote di piccolo taglio perché spesso una transazione in euro o dollari può essere più vantaggiosa di una in shekalim. Le carte di credito son ben accette in hotel, ristoranti e vie dello shopping.

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Mercati di Tel Aviv e Gerusalemme, tra profumi e colori di Redazione | Ph Giovanni Tagini

Visitare un mercato qualsiasi dei tanti di Israele, rappresenta un’esperienza coinvolgente che stimola tutti i sensi grazie alla moltitudine di colori e profumi. Addentrarsi tra banchi e negozi, infatti, è il modo migliore per conoscere il cuore che fa pulsare ogni cittĂ .

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CUORE | 05/10/2015

Tel Aviv Carmel Market: È il più grande mercato di frutta della città, ma offre un vero viaggio nelle tradizioni gastronomiche locali. Si dice che qui si trovino i migliori borek della zona. Si tratta di rotolini croccanti e salati, farciti di formaggio, che provengono dalla Turchia. Al Carmel Market non si trova solo cucina tradizionale; si tratta di un mercato molto moderno dove assaggiare contaminazioni che variano dal sushi alla cucina svedese. Nahalat Binyamin Arts and Crafts: Qui la creatività si manifesta in tutte le sue forme. In un geniale mix di prodotti artigianali e performance estemporanee. La qualità dei prodotti è garantita da un comitato pubblico che approva o meno gli espositori. Un’esperienza originale alla ricerca di qualche oggetto insolito, da vivere circondati da circensi e musicisti. Aperto ogni martedì e venerdì. Port Market: Il mercato alimentare del porto di Tel Aviv è subito diventato un punto focale per la cultura del cibo israeliano. Oltre alla migliore cucina del paese, offre corsi tenuti da rinomati chef e degustazioni. Tutto, naturalmente, vista mare.

Gerusalemme Mehane Yehuda: Anche se è diventato famoso grazie a una trasmissione televisiva sulla gastronomia, questo mercato è ancora autentico anche se oggi si trova più birra artigianale che spezie. Farmers and Artists Market: Si trova in una delle più belle zone di Gerusalemme, in quella parte di città che fu colonia tedesca. Offre prodotti alimentari artigianali come formaggi, conserve e prelibatezze stagionali, ma anche variopinte ceramiche e abiti di seconda mano.

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Festival delle Luci di Gerusalemme:

storia e arte contemporanea si incontrano di Redazione | Ph Graziano Perotti

Dal 28 giugno al 6 luglio 2017 il Festival delle Luci torna a far splendere Gerusalemme, creando un’atmosfera magica grazie all’incontro tra storia e arte contemporanea. Giunto alla nona edizione, il festival proporrà spettacoli e colori che trasformeranno la città in un caleidoscopio di bellezza.

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NEWS | 02/05/2017

Festival delle Luci: Gerusalemme si veste a festa Cinque percorsi identificabili in base al colore – verde, bianco, viola, rosso e blu – accompagneranno i visitatori lungo le strade della Città Vecchia di Gerusalemme per ammirare le scenografiche installazioni luminose, realizzate da artisti locali e internazionali. Oltre alle opere luminose, ci saranno anche spettacoli e presentazioni curate dagli artisti stessi. In occasione dell’evento, inoltre, sarà possibile visitare, al calar del sole, alcune attrazioni della Città Vecchia normalmente chiuse dopo il tramonto.

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Da non perdere Tra le soste imperdibili al Festival delle Luci di Gerusalemme ci sono: • La Porta di Damasco (sul percorso verde), sulla quale sarà proiettato l’Albero della Vita, simbolo di longevità, salute, pace. • Le Fontane d’Acqua (percorso bianco) appena fuori la Porta di Giaffa, che propongono uno spettacolo di musica e luci sincronizzate che si ripete ogni 10 minuti. • Il Circo del Cardo Romano (percorso blu), con l’antica strada arricchita da 5 scenografiche sculture realizzate in cartone ondulato che prenderanno vita in una moltitudine di colori e forme grazie alla proiezione di video animati. • Le Luci del Nord (percorso rosso) che ricreano sulle mura esterne della Città Vecchia, nei pressi della Torre di Davide, l’effetto magico dell’aurora boreale che, per l’occasione, diventa simbolo di amicizia. • Le Palle di Luce (percorso viola), che illumineranno l’area pedonale di Yoel Moshe Solomon Street, appena fuori Zion Square, con centinaia di sfere multicolore a LED disposte in maniera esteticamente asimmetrica tra due edifici, a circa 7 metri di altezza. Tra gli spettacoli, invece, si distingue Pyromania: una luminosa sfilata di musicisti che si terrà tutte le sere presso il Quartiere Armeno.

Info: I Travel Jerusalem

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NEWS | 02/05/2017

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Amore in Israele. La festa di Tu B’av

di Federico Klausner | Ph Bruno Zanzottera

Il giorno 15 del mese Av, in cui la luna è piena (quest’anno il 19/8) in Israele si festeggia il Tu B’Av, la Festa dell’Amore e della Gioventù, una specie di San Valentino kosher. È l’ultima ricorrenza dell’anno ebraico e simboleggiava nei tempi antichi l’inizio del raccolto, così come Sukkot la fine.

Gli eventi a Beit Guvrin Le note di famosi cantanti e musicisti israeliani risuoneranno tra pochi giorni a Beit Guvrin, un affascinante sito archeologico nel bassopiano della Giudea, dichiarato patrimonio dell’Umanità quale “microcosmo della terra delle caverne”. Situato all’incrocio tra le vie commerciali della Mesopotamia e l’Egitto, testimonia il quadro delle culture e della loro evoluzione nel corso di più di 2000 anni nella regione. Contiene circa 3500 camere sotterranee, distribuite tra complessi distinti scolpiti nel gesso spesso e omogeneo della zona, che furono utilizzate come cisterne, frantoi per l’olio, bagni, colombaie, stalle, luoghi di culto religioso, rifugi e cimiteri.

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CUORE | 12/08/2016

Nel deserto Farà loro eco, dal 18 al 20 di agosto il festival “Leilot Ahava”, notti d’amore, che si tiene nel deserto, sotto le stelle, nel Desert Ashram. Per tre giorni attraverso la meditazione si seguirà l’esercizio della compassione e del perdono per riprendere la strada dell’amore verso se stessi, verso il prossimo e l’ universo. Poi dal tramonto all’alba solo musica, danze e amore.

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CUORE | 12/08/2016

Origini della Festa dell’Amore Tu B’Av fu istituita presumibilmente nel periodo del Secondo Tempio (597 a.C. – 70 d.C.). Secondo alcuni, trae le sue origini da un’antica festa legata all’agricoltura e alla fine dell’estate. Attenuatasi la calura, si finiva di tagliare il legname da usare nel Santuario per i sacrifici dell’anno successivo. Nella tradizione contadina era la festa della vendemmia: le fanciulle di Gerusalemme uscivano per cantare e danzare nelle vigne e trovare lo sposo. Indossavano abiti bianchi, presi in prestito per non far arrossire le più povere, che venivano sottoposti a un bagno di purificazione. Durante questa giornata non vi sono manifestazioni di lutto, ma solo feste campestri fra giovani, feste di fidanzamento e riunioni di riconciliazione.

Link utili: Ufficio del Turismo Israeliano Desert Ashram Amos Gil

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Tel Aviv Parade 2017:

quando l’orgoglio conta più del pregiudizio di Redazione | Ph Graziano Perotti e Bruno Zanzottera Tel Aviv è conosciuta come la città più festaiola e gay friendly del mondo, è il paradiso di chi segue la moda ed è sempre pronto a festeggiare. Tornerà, infatti, anche il prossimo giugno la Tel Aviv Pride Parade, a confermare l’orgoglio nazionale nel sostenere la comunità LGBT. Ma tanti sono i motivi per scoprire questo aspetto delle città più vibrante d’Israele.

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NEWS | 14/04/2017

Tel Aviv Pride Parade Nell’edizione 2016 oltre 200.000 persone hanno partecipato alla parade, affermando il successo dell’evento che nel 2017 si ripeterà a iniziare dal 7 giugno. Focus di questa edizione sarà la bisessualità e Tel Aviv sarà la prima città al mondo a dedicarvi una parata. L’obiettivo della manifestazione è quello di mettere la comunità transgender e LGBT al centro delle celebrazioni per dar visibilità a una comunità che continua a essere oggetto di discriminazioni e pregiudizi. Un futuro di eguali diritti è quello che bisogna auspicarsi per considerarci davvero evoluti. L’amministrazione di Tel Aviv investe risorse, idee e creatività nella comunità gay attraverso il supporto fornito al centro della comunità LGBT, che funge da quartier generale all’organizzazione “Transition”, e l’incoraggiamento dato al movimento turistico gay. Inoltre, l’amministrazione fornisce supporto finanziario a iniziative abitative temporanee per i transgender e a un progetto finalizzato a incoraggiare l’integrazione dei giovani transgender nel mondo del lavoro. Il programma completo è consultabile sul sito ufficiale della Tel Aviv Parade.

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Vita notturna gay friendly C’è un motivo per cui la vita notturna di Tel Aviv è considerata tra le migliori al mondo: in questa città si svolgono sfrenate feste settimanali, che non riguardano solamente bar o club specifici. Tuttavia, ci sono luoghi d’incontro noti e sempre molto apprezzati come l’Evita, che si trova a solo un isolato a sud di Rothschild Boulevard, ed è uno dei più antichi bar gay di Tel Aviv. Anche se non si vuole restare nel locale tutta la notte è il posto giusto per informarsi sugli eventi in città: i baristi, infatti, sono sempre bene informati.

Le spiagge I turisti LGBT vengono a Tel Aviv anche per le sue incredibili spiagge affacciate sul Mediterraneo, che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali per le acque cristalline, la sabbia bianca e il numero di persone interessanti che si possono incontrare. Il posto più gettonato dai gay è l’Hilton Beach, situata di fronte all’omonimo hotel. Anche se nel weekend è sempre molto affollata, vale la pena trascorrervi qualche ora per fare un bagno, surf o fare nuove conoscenze.

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Perchè Tel Aviv Un colloquio con Avital Kotzer Adari, direttrice dell’Ente del Turismo Israeliano di Milano, chiarisce il perché di questa scelta: ”Israele vuole mostrarsi agli occhi del mondo libera, tollerante e sicura. Dedichiamo molta attenzione a questo segmento di mercato, per noi importante. Grazie alla collaborazione con alcuni Tour Operator leader, gli arrivi dall’Italia sono cresciuti del 20% negli ultimi due anni. I componenti della comunità LGBT hanno a disposizione diverse formule: dai City Break loro dedicati da T.O. locali, ai viaggi individuali, sempre potendo scegliere, secondo la sensibilità personale, tra programmi specifici adattabili a richiesta o programmi abituali. Tel Aviv è stata la prima – prosegue la signora Adari – ma anche le altre città israeliane sono molto attente e sensibili al turismo LGBT. Una sensibilità che si manifesta già all’imbarco su un volo della compagnia aerea di bandiera El Al, dove le coppie omosessuali vengono considerate come le altre famiglie“.

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Una vacanza di relax La tolleranza è l’aspetto che maggiormente caratterizza Tel Aviv ed è per questo che una vacanza qui potrà essere molto più tranquilla e piacevole che in altri luoghi. Un bagno di sole, un giro nei suoi famosi mercati e poi a ballare fino a notte fonda. Tel Aviv è puro divertimento.

Info: Ente del Turismo di Israele

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