TravelGlobe Gennaio 2018

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Federico Klausner direttore responsabile Federica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattore Silvana Benedetti redattore Francesca Spanò redattore Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello grafica Willy Nicolazzo grafico Paola Congia fotografa Antonio e Giuliana Corradetti fotografi Vittorio Giannella fotografo Fabiola Giuliani fotografa Monica Mietitore fotografa Graziano Perotti fotografo Emanuela Ricci fotografa Giovanni Tagini fotografo Bruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: redazione@travelglobe.it Foto di copertina: VALVASSINA | Vittorio Giannella Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it® Riproduzione riservata TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014 Questo testo è realizzato con il font: Carattere ad alta leggibilità per tutti. Anche per i dislessici. www.easyreading.it

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E DITOR IAL E

S E VI E N E M E NO LA N EUTRAL ITÀ D E LLA R ETE vestire il Congresso dove il Grand Old Party ha la maggioranza, anche se risicata e messa a rischio da probabili voti di dissenso. Schierati sui due fronti, e pronti ad esercitare pesanti pressioni, sono da una parte i grandi gruppi produttori di contenuti (Google, Facebook, Amazon, Netflix, ecc), dall’altra i grandi provider di internet favoriti da questa normativa (le telco come AT&T, Comcast, Verizon), che potranno fare pagare di più i loro clienti e soprattutto favorire i propri contenuti su canali preferenziali, rallentando quelli dei concorrenti. In mezzo i consumatori, che da questa legge rischiano di essere pesantemente penalizzati: o in termini prestazionali dei loro collegamenti, o in termini economici. Se si opporranno a ulteriori esborsi rischieranno di non avere accesso ad alcuni siti che potranno essere, rallentati, o esclusi dai pacchetti offerti. Noi pensiamo che questo sia un grave rischio, il primo vero attacco alla libertà della rete, destinato a infrangere la net neutrality e a dividere l’utenza in serie A e B a seconda di quanto si sia disposti a pagare in più a parità di connessione. Accanto ad alcuni procuratori che già hanno annunciato azioni legali appoggiati da diversi Stati che non condividono la decisione di FCC, si schierano paladini interessati dei consumatori, come Netflix. La battaglia, come si detto, è solo all’inizio. Noi tutti parteggiamo perché il Congresso bocci questa legge, di cui non si vede l’utilità, altro che una cambiale pagata dall’amministrazione Trump a chi lo ha sostenuto, sulla pelle dei consumatori. Purtroppo non solo americani.

TRAVELGLOBE

È di pochi giorni fa, il 14 dicembre, la notizia che Donald Trump, ha assestato un duro colpo alla neutralità della rete, come aveva promesso in campagna elettorale. La FCC (Federal Communications Commission, composta da 5 membri, due democratici, contrari, e tre repubblicani, del partito di Trump, favorevoli, ha dato il via libera al web a due velocità, abolendo il principio di una rete neutra e senza discriminazioni voluto da Obama. Secondo questo principio, del 2015, tutto il traffico su internet andava gestito in modo identico, e nessuna informazione trasmessa poteva avere un trattamento speciale rispetto alle altre. Ora, invece, si può fornire un servizio più veloce alle aziende che pagano di più, a parità di connessione, eliminando tutte le misure pensate per impedire ai fornitori internet di preferire certi siti o servizi. Non sono servite le proteste online e in piazza di milioni di americani e neppure le critiche politiche bipartisan alla iniziativa che, secondo molti, viola la net neutrality. Secondo gli oppositori la FCC viene meno al suo stesso compito istituzionale, dato che è stata istituita per la protezione dei diritti dei consumatori, che da questa iniziativa sono penalizzati. Ha dichiarato la commissaria democratica Mignon Clyburn: “Internet è una delle invenzioni più potenti della nostra storia e fare prevalere gli interessi delle grandi aziende e dei loro azionisti a quelli dei consumatori non è corretto. Secondo i favorevoli li premia perché liberalizza il mercato mettendo in concorrenza i fornitori di banda larga. La battaglia è solo all’inizio e dovrà in3


Vinci una Vacanza di 3 giorni a Helsinki all'insegna dell'Arte Cultura nelle Isole Nordiche Vivi una vacanza all'insegna dell'Arte a Helsinki con un solo Pass Vai su visitfinland.com/it/nordicislandsculture e raccontaci cosa vorresti vedere nella terra dei Finlandesi 7

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TO TICKET H NIS 250 FIN MS MUSEU Customer number

Museum Week Card

Date of first use

Full name

List of museums and attractions – Museums.fi

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Ateneum, Museo d'Arte

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Kiasma, Museo di Arte Contemporanea

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HAM, Museo d'Arte di Helsinki

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Museo d'Arte Amos Anderson e nuovo Museo d'Arte Amos Rex

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Sinebrychoff, Museo d'Arte

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EMMA - Museo di Arte Moderna di Espo

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Artsi Museo d'Arte di Vantaa, museo di street art e performance

Per ulteriori informazioni sul Pass settimanale dei Musei finlandesi e sulle vacanze culturali in Finlandia: visitfinland.com/it/nordicislandsculture

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S O M M A R I O

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EDITORIALE di Federico Klausner

VALSASSINA

L’inverno al Culmine Foto e testi di Vittorio Giannella COLOMBIA

Cartagena, calore colore Foto e testi di Federico Klausner ARABIA SAUDITA

Eppur si muove Foto e testi di Bruno Zanzottera

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NEWS

PUGLIA

L’oro bianco di Margherita Foto e testi di Emanuela Ricci TOGO

La vita colorata di monsieur Papillon Foto di Bruno Zanzottera Testi di Valentina G. Milani


MOSTRA

SOSTENIBILITÀ

Dal 26 dicembre 207 al 15 settembre 2018 lo Spazio Aquileia 123 del Lido di Jesolo ospita la mostra “Egitto. Dei, faraoni, uomini”. Il pubblico sarà condotto per mano alla scoperta di una grande civiltà, immergendosi nel mito che l’ha da sempre circondata, in un viaggio in undici tappe che risulterà intensamente rivelatore di una grande pagina della storia universale. Una storia che geograficamente si concentra nelle terre bagnate dal Nilo ma che, grazie anche a ciò che è emerso dalle più recenti campagne di scavo, si situa molto più “dentro” il Mediterraneo di quanto si usasse pensare. I preziosissimi reperti originali concessi alla mostra dai musei e dalle collezioni di diversi Paesi saranno illustrati ed accompagnati da proiezioni animate e da postazioni multimediali interattive. Il pubblico avrà anche l’emozione di esplorare di persona due delle più emblematiche camere sepolcrali egizie: la tomba dell’artigiano Pashed e la leggendaria tomba di Tutankhamon, “il faraone fanciullo” dodicesimo re della XVIII dinastia egizia, scoperta da Howard Carter nel 1922, entrambe perfettamente ricostruite in scala 1:1. Info

“L’Alveare che dice Sì!”, la startup che unisce tecnologia e agricoltura sostenibile, permette di vendere e comprare prodotti locali e genuini. Comoda, innovativa e a Km 0: la spesa degli italiani è sempre più green e a dimostrarlo sono i numeri con cui “L’Alveare che dice Sì!”, festeggia il suo secondo compleanno. Aumentano infatti del 157% i membri iscritti sulla piattaforma dei Gruppi di Acquisto 2.0 che consente di vendere e comprare i prodotti locali utilizzando il web. La località dei prodotti è garantita a livello nazionale: la distanza media tra i produttori e gli Alveari è pari infatti a 32 km. Gli Alveari sono dei gruppi di acquisto 2.0, che consentono ai produttori locali presenti, nel raggio di 250 km, di unirsi e mettere in vendita online frutta, verdura, latticini, carni, formaggi e molto altro. I consumatori registrati possono acquistare ciò che desiderano presso l’Alveare più vicino a casa, ordinando e pagando direttamente online, per poi ritirare la spesa settimanalmente in un luogo fisico, il vero e proprio “Alveare”, che può essere un bar, un ristorante, un co-working, una sala. Il progetto ha avuto origine in Francia nel 2011, dove da subito ha riscontrato un enorme successo, vantando tra i suoi fondatori Mounir Mahjoubi, Segretario di Stato al Digitale in Francia. Info

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NEOS

Scoprire il Nepal in un viaggio senza tempo, dove cielo e terra si incontrano in un connubio tra sublime e trascendenza. Shivaratri, la “grande notte di Shiva”, è tra le più coinvolgenti ricorrenze religiose induiste: un gran numero di devoti e sadhu si raccolgono in preghiera lungo i ghat del fiume Bagmati a Pashupatinath, un sito di elevatissima sacralità. Di altrettanta importanza, il Losar, il Capodanno tibetano, celebrato a Boudhanath: i monasteri più importanti organizzano incontri tra dignitari religiosi e laici, le colorate bandiere di preghiera sventolano appese alle finestre delle case, folte schiere di pellegrini e monaci percorrono il circuito sacro intorno all’imponente stupa, le strade sono affollate di persone vestite con i migliori abiti tradizionali nonché di pellegrini che bruciano incenso. Due importanti festival, due profonde occasioni di incontro, in un unico viaggio con partenza unica l’11 febbraio con I Viaggi di Maurizio Levi. Info programma

Il primo 787 Dreamliner di Neos, la compagnia aerea di Alpitour, è in pista a Malpensa pronto per iniziare i suoi viaggi intorno al mondo. Neos è la prima compagnia aerea italiana ad avere nella sua flotta un 787 Dreamliner e questo è un primato di cui la compagnia va molto fiera, anche in ragione del fatto che questi aeromobili hanno un “cuore” italiano, frutto dell’eccellenza industriale dello stabilimento Leonardo di Grottaglie in cui vengono realizzate due parti della fusoliera. Per questo motivo la decisione di battezzare come “Spirit of Italy” questo fantastico aeroplano. Con questi nuovi aerei verrà ampliato il portafoglio delle destinazioni Alpitour grazie a un range superiore, ed in questa direzione va, per esempio, la scelta di iniziare i voli verso il Vietnam, offrendo ai clienti la miglior esperienza di volo quanto a intrattenimento e benessere a bordo.

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NEPAL


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| L’INVERNO AL CULMINE

“…E ‘come un giorno di neve che il mondo sembra fermarsi, fermarsi per consentirti di viaggiare in un luogo che ultimamente frequenti sempre meno: la tua anima…” (da “Mai troppo folle” di Anton Vanligt).

VALSASSINA

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Boschi innevati a perdita d’occhio, creste sferzate dal vento, pianori solitari e panoramici: due passeggiate in quest’angolo bianco di Lombardia, a cavallo tra le province di Lecco e Bergamo, tra la Valsassina e la Val Taleggio, ricco di suggestioni e di emozioni a un’ora dalla metropoli.

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Nella pagina di apertura: la trama finissima della faggeta tormentata dai venti gelidi, vista dal sentiero che porta al monte Due Mani. Doppie pagine precedenti: freddo intenso nella faggeta a Culmine San Pietro a 1258 metri. In queste condizioni l’acqua si trasforma, cambia stato e le piccole sorgenti congelano sulla roccia, trasformandosi in colate ghiacciate effimere, pronte a scivolare a valle quando il sole fa la sua comparsa e scalda a sufficienza la valle. In queste pagine: il sentiero N°32 per il monte Due Mani inizia dal parcheggio antistante al ristorante Culmine San Pietro, e lì, puntualmente, si fa trovare Jek, l’accompagnatore a quattro zampe che segue per tutto il percorso i primi escursionisti della giornata.

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Doppia pagina precedente: è inverno. La terra ora riposa, le erbe, gli animali e la gente del posto sa che non deve disturbarla. Steli di lamponi escono dalla coltre di neve appena caduta. Sotto: atmosfera fiabesca sui fianchi del Zucco della Mersa dove le nuvole, spesso, s’intrufolano nella fitta faggeta creando un paesaggio onirico e silenzioso.

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Una cresta del monte Sodadura (2104 m.) battuta da venti fortissimi, vista dal vicino rifugio Nicola. Qui, nonostante le quote non siano eccelse, in inverno il mondo diventa selvaggio, una “wilderness bianca� a pochi chilometri da Milano.

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Doppia pagina precedente: visione da Culmine San Pietro. Giù la Valsassina è inghiottita dal vapore acqueo, come un grande mare grigio, in fondo il monte Legnone di poco inferiore ai tremila metri. A fianco: nelle notti serene, quando le temperature scendono di diversi gradi sottozero i rami spinosi della rosa canina s’inghirlandano di ghiaccio. Il vetrone o gelicidio, si forma quando l’umidità elevata fa depositare microcristalli di ghiaccio trasparente, privi d’aria, sui rami, tronchi, appesandendoli fino a spezzarli. 25


Arrivo quasi col buio quassÚ a Culmine San Pietro, poche case annidate a 1300 metri d’altezza nel parco naturale delle Prealpi Orobiche. La nebbia sale veloce dalla Valsassina e avvolge tutto. La notte promette bufera di neve, il vento intona già il suo concerto fra le fessure delle finestre in legno, e tutti gli elementi naturali sono al lavoro per preparare uno spettacolo meraviglioso per l’indomani.

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La mattina, di buon’ora, la bufera di neve sorprende un coraggioso ciclista arrivato al valico di Culmine che divide la Valsassina dalla Val Taleggio. Un’area non solo bella paesaggisticamente, ma anche di interesse storico, utilizzata nei secoli passati per commerciare con le vallate adiacenti. Da qui passavano a dorso di mulo quintali di formaggio Taleggio, da sempre rinomata eccellenza locale.

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Doppia pagina precedente: tra i soggetti interessanti, che si possono incontrare durante un’escursione in montagna, ci sono le pozze di acqua gelata lungo i torrenti, che imprigionano nella loro morsa di ghiaccio le foglie di faggio. Fate l’esperienza di camminare lentamente su un sentiero innevato mentre imperversa la tormenta, per la sua ineguagliabile capacità di indurre tranquillità. È un modo per “staccare la spina” e, a volte, riserva sorprendenti incontri e piccole gioie.

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Cade una neve sottile sul sentiero che porta ai Piani di Artavaggio-Monte Sodadura. I rami degli alberi a fatica sostengono l’abbondante neve, che in poche ore si è depositata. Addentrarsi nella magia di questi boschi significa vivere momenti unici nel silenzio assoluto, dove il solo rumore ovattato è il cinguettio di una cinciarella, gonfia del suo piumaggio per difendersi dal freddo.

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Doppia pagina precedente: il bosco misto innevato attanaglia il torrente Pioverna, con i rami che creano una scenografia molto gradevole. Sopra: è’ gennaio e le folate gelide, che arrivano dal polo, si susseguono portando neve nella fitta faggeta dove si sgomitola il sentiero che porta ai Piani di Artavaggio. Bello da esplorare con le ciaspole ai piedi, offre soddisfazioni ben superiori a quelle prevedibili degli anelli ben battuti e affollati delle piĂš note stazioni sciistiche.

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La prima parte del sentiero N°32 per Monte Due Mani, itinerario facile, panoramico e ben segnalato, parte dalla località Broglio, un pianoro con antichi alloggiamenti di pastori, che qui portavano le greggi in estate, ora trasformate in belle case accoglienti. Sorta di attici davanti allo spettacolo delle Grigne ammantate di nevi luccicanti.

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Un senso di meraviglia coglie l’escursionista quando la neve cade fitta e in breve tempo sommerge tutto, anche i grossi massi lungo il torrente: là sotto i semi e i piccoli animali sognano la primavera.


Rami incrostati dal vetrone in localitĂ Casera Muschiada.

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INFO UTILI Foto e testi di Vittorio Giannella

CO M E A R R I VA R E Da Lecco seguire indicazioni per Valsassina-Barzio, e poi per Culmine San Pietro. Dalla Valle Brembana, strada SS N° 470 fino al paese di S. Giovanni in Bianco, poi svoltare a sinistra per Val Taleggio fino a Culmine San Pietro. MANGIAR E Ristorante Culmine S. Pietro. Piatti forti crespelle, arrosti, e pizzoccheri. Tel. 0341 998108. Trattoria Belvedere a Culmine San Pietro, cucina casalinga con prodotti del territorio Tel. 0341 996277 DORMIR E B/B Rocca di Bajedo a Pasturo Tel. 335 8274497. INFO www.turismo.valsassina.it

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| L’ORO BIANCO DI MARGHERITA

Nel basso tavoliere di Puglia, affacciato sul Mare Adriatico, un percorso in un luogo straniante nella più grande salina marittima d’Europa. Area naturale protetta, dove vivono e svernano numerose specie avicole.

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Sul pianeta Terra a 41*24’N 016*05’E è presente, in un ambiente unico, la più grande riserva di un bene prezioso: il sale, l’oro bianco dei popoli, elemento sacro e apotropaico. Cristalli a volte liberi, a volte aggregati secondo leggi naturali: le leggi del vento, del cielo, del sole e della gravitazione. 45


Un esteso ghiacciaio lunare che sa di colori primari. Sa di blu del cielo e del mare, di rosso delle acque che evaporano. Sa di iodio e di favonio. Sa di bianco accecante che tutti i colori custodisce.

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Tracce meccaniche su un suolo compatto ma anche friabile, salso e acuminato. Sassi di cristalli che riflettono la luce, che spesso brillano come diamanti.

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E là, una costruzione che sembra abbandonata - chissàsi affaccia su una distesa a specchio dove l’acqua è evaporata e resta solo sale. Solo sale.

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Se si segue la via del sale si può arrivare in capo al mondo ma, arrampicandosi, occorre prestare attenzione perchÊ il sale può ferire.

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Seguendo le tracce. Costeggiando il falso ghiacciaio scolpito verticalmente come una cava, lo sguardo si apre su alcune strutture che trasportano il sale. Nere e incongruenti.

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Khalil Gibran in Sabbia e Schiuma scriveva: “Dev’esserci qualcosa di insolitamente sacro nel sale, se è contenuto nelle nostre lacrime e nel mare”.

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La salina è anche una riserva naturale ad alta biodiversitĂ , una vasta e preziosa area di popolamento animale, una zona umida di valore internazionale di tutela dell’avifauna e del relativo habitat.

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A dominare su tutto, cime, creste, ammassi, alte montagne cosĂŹ abbacinanti da fare lacrimare gli occhi.

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Il nastro trasportatore e il primo massiccio di sale; aia di ammassamento, la chiamano.

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Impronte, orme, tracce del lavoro umano.

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Per giungere alle montagne di sale si percorrono aree paludose salmastre dove sono tipici il Giunco, la Tamerice e la Canna di palude.

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I bacini di evaporazIone sono specchi d’acqua con cui il cielo gioca a nascondersi, ma non ci sono solo i riflessi delle nuvole o di un gruppo di fenicotteri rosa: quel lucore è il sale che emerge, è sempre e solo sale.

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NaCl, Cloruro di Sodio. Una formula prosaica per un composto dalla leggendaria carica magica. Sacro e prezioso per gli antichi Romani, connesso all’immortalità degli dei e utilizzato come indicatore della retribuzione (salario), usato come merce di scambio. Oro bianco.


Si dice che porti male versare il sale, che gettarlo alle spalle allontani i malefici, che basti pronunciarne il nome - SALE - per sciogliere il sabba delle streghe. Il suo sapore, salso e minerale, gradevole e croccante, custodisce l’anima del vento saturo di iodio.




L’eccezionalità del territorio pugliese risiede in una grande varietà di ambienti di cui questo è uno dei più particolari. Dopo visioni inedite ecco i familiari fichi d’india, le palme, la flora tipica della regione. Se non fosse per questo profumo marino e minerale: il sale.

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INFO UTILI Foto e testi di Emanuela Ricci

Il toponimo del paese nacque nel 1879 in onore della regina consorte d’Italia, Margherita di Savoia, moglie del re Umberto I. INFO Visite guidate Centro di Educazione Ambientale Margherita di Savoia

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| CARTAGENA, CALORE COLORE

Cartagena è la meta turistica più conosciuta della Colombia. Un intrico di vie e palazzi coloniali dai colori caldi che, colpiti dal sole, si accendono e regalano l’ammaliante fascino caraibico.

COLOMBIA

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Nelle pagine d’apertura: un uomo pulisce La Gorda Gertrudis, la famosa opera in bronzo di Fernando Botero situata in plaza Santo Domingo. Nelle pagine precedenti: un coloratissimo bus turistico accompagna i turisti alla scoperta dei luoghi più suggestivi della città. Sopra: un gruppo di ragazzi si reca al Servicio Nacional de Aprendizaje, un centro di formazione professionale che si trova in un elegante edificio coloniale nella centralissima plaza de la Aduana. A destra: una vista dall’alto della piscina dell’hotel Charleston Santa Teresa, uno dei più storici e frequentati della città.

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Sotto: nelle pittoresche vie pedonali del centro storico, a ogni incrocio si trovano carrettini ambulanti di frutta tropicale, usata per preparare spremute e macedonie, vendute ai turisti per pochi spiccioli. Un modo salutare per idratarsi e fare il pieno di vitamine.

A destra: un vecchio e colorato furgone usato per trasportare la merce destinata ai negozi del centro storico, un mezzo dalle dimensioni giuste per muoversi senza troppi problemi nelle strade strette del centro.

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A sinistra: una statua dedicata ai martiri di Cartagena posta davanti alla Porta dell’Orologio, uno storico varco che permette di accedere nel centro storico, ancora oggi protetto da alte mura di cinta.

Sopra: non c’è da meravigliarsi se Cartagena è la principale destinazione turistica della Colombia e tra le mete preferite del centroamerica: una città coloniale dal grande fascino, sicura e molto vivace, tanto da essere riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

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In queste pagine: in Plaza de Los Coches, si trova il Portal de los Dulces, una delle attrattive piĂš colorate e autentiche della cittĂ . Si tratta di un mercato di dolci e caramelle. Ogni giorno decine di venditori allestiscono bancarelle ricolme di dolci fatti in casa. Ăˆ anche il luogo perfetto per incontrare pittoreschi e divertenti personaggi.

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A sinistra: per molti, Cartagena è considerata una delle città più belle del mondo. Grazie alle sue magnifiche e colorate case, con i rigogliosi giardini interni, ballatoi e patii, è senza alcun dubbio la città coloniale per eccellenza. A destra: nel lussureggiante giardino del Santa Clara, un sontuoso hotel ospitato in un ex convento costruito nel 1621, si possono ammirare splendidi tucani, che, per nulla infastiditi, si lasciano avvicinare e fotografare.

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Sopra: nelle ore più calde della giornata ci si rifresca sotto l’ombra del grande patio, seduti ai tavoli del bar del Sofitel Legend Santa Clara, uno dei più lussuosi e centralissimi hotel, dall’architettura coloniale e dai comfort moderni.

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Sotto: una giovane ragazza acquista della frutta da una simpatica venditrice. A Cartagena de Indias basta passeggiare a caso per le viuzze del centro storico per immergersi nell’atmosfera coloniale di un tempo, piena di romanticismo, bellezza e leggende.

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Nelle pagine precedenti: una magnifica scala d’ingresso con decori lignei di un vecchio ed elegante edificio coloniale. In queste pagine: alcuni scorci della cittĂ . Fondata da Pedro de Heredia nel 1533, è racchiusa da 13 km di mura di cinta, che hanno protetto e conservato per secoli tutto il suo splendore, fatto di magnifici palazzi, splendidi giardini e imponenti chiese, che svettano alte nel cielo.

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A sinistra: le prime luci dell’alba illuminano le facciate di un edificio in Plaza de Los Coches. A quest’ora regna la quiete in quello che, da lì a poco, diventerà il luogo più chiassoso e brulicante della città: proprio sotto questi portici si svolge il mercato del Portal de los Dulces. Sopra: una piccola finestrella a forma di fiore usata per incamerare luce e far circolare l’aria.

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Sopra: il rosso pastello è tra i tipici colori caldi usati per dipingere le facciate dei palazzi del centro. A destra: un dipinto del più famoso artista Colombiano: Fernando Botero. Tra i vari personaggi di fama mondiale, che hanno contribuito a rendere famosa Cartagena, non si può non citare lo scrittore Gabriel Garcia Marquez che, per un lungo periodo della sua vita, vi ci abitò e trovò inspirazione per molti dei suoi romanzi.

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A sinistra: il vento e le onde che lambiscono il tratto di costa di Cartagena sono l’ideale per praticare il kytesurf e le attività balneari. Sotto: sul muro di cinta che protegge il centro storico dall’oceano, si trovano alcuni ristoranti e bar. Tra i più famosi e trendy c’è lo storico Cafe del Mar, affollatissimo all’ora dell’aperitivo, da cui si gode il più bel tramonto sull’oceano e una magnifica vista dello skyline della città nuova.

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In queste pagine: stile ricercato, classe e arredamenti d’epoca sono le chiavi che hanno reso famosa Cartagena nel mondo. Dal piÚ piccolo B&B al piÚ grande hotel di lusso i dettagli sono ricercatissimi: pavimenti in cotto o marmo, soffitti a cassettoni, decori e arredamenti sfarzosi sono stati sapientemente restaurati, senza modificarne le caratteristiche storiche.

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A sinistra: due venditori ambulanti si prendono una pausa per giocare a dama. Il ritmo di vita non è frenetico, le persone amano riposarsi e rilassarsi sedute sulle panchine delle piazze alberate. A destra: l’ingresso del Sofitel Legend Santa Clara. Abitando nella casa di fronte, Garcia Marquez frequentava spesso il bar El Coro dell’hotel, per rilassarsi e inventare nuove storie. Lo amava molto perché fresco e poco affollato. Sotto il bar si trova una cripta che lo scrittore cita in uno dei suoi romanzi.

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In queste pagine: Cartagena è famosa per i suoi numerosi balconi, alcuni protetti da una tettoia, altri ricoperti di coloratissime buganvillee. Cartagena è riconosciuta tra le città sudamericane più sicure, tolleranti e molto ospitali. È per questo che numerose riviste internazionali la definiscono la città per le donne e la più vivace del momento. L’ente del turismo la promuove con questo azzeccatissimo slogan: “l’unico pericolo è non voler più andare via”.

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In queste pagine: alcuni dettagli di facciate in stile coloniale nel centro storico, il cuore di Cartagena, quello che conserva le tracce più evidenti del suo storico passato, con un’architettura varia ed elegante. Tra gli edifici più famosi vanno citati: la cattedrale, la chiesa di San Domenico in plaza S. Domingo dove si trova la famosa statua di Botero, il Palazzo dell’Inquisizione, il Palazzo del Governatore, oltre ovviamente a tutte le fortificazioni e strutture di difesa costruite per proteggere la città dagli attacchi dal mare.

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Il dettaglio di una scala a sezione circolare pavimentata con graniglia e ornata da una passatoia centrale bicolore. Conduce alla terrazza di un palazzo privato. Quasi tutte le case posseggono una terrazza, e se si ha la fortuna di accedervi si potrĂ godere di una magnifica vista sui tetti della cittĂ .

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INFO UTILI Foto e testi di Federico Klausner Q U A N D O A N DA R E Il periodo più indicato è la stagione asciutta, da dicembre ad aprile. Da maggio a novembre si possono incontrare precipitazioni giornaliere. CLIMA Caldo tutto l’anno con la temperatura massima di 30° e minima di 23°. M O N E TA CO R R E N T E Peso Colombiano. 1€ = 3552 COP. CORRENTE E LETTRICA 110 volt. FUSO ORARIO - 6 ore dall’Italia -7 quando è in vigore l’ora legale. PREFISSO TELEFONICO 0057

DOCUMENTI NECESSARI Passaporto con almeno 6 mesi di validità. Viene rilasciato un visto turistico di 90 gg al momento dell’ingresso nel paese. All’uscita del paese si paga una tassa di circa 35€. LINGUA Lo spagnolo è la lingua ufficiale, parlato correntemente l’inglese. R E LIGIONE L’80% della popolazione è cattolica. VAC C I N A Z I O N I Raccomandato il vaccino contro la febbre gialla. LINK Cartagena Turismo Ufficio visti Tour Operator raccomandato: Tour 2000

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| LA VITA COLORATA DI MONSIEUR PAPILLON

Nelle foreste del Togo Prosper Nyanu ha deciso di dedicare la propria vita allo studio e alla difesa delle migliaia di specie di farfalle e di insetti che popolano la zona degli altopiani al confine con il Ghana.

TOGO

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In apertura: Prosper Nyanu, conosciuto in tutto il Togo come Mr. Papillon, mostra un suo dipinto realizzato con tinture naturali. Nato 55 anni fa nel villaggio di Kouma-Konda, a pochi chilometri da KpalimÊ, Prosper ha trascorso tutta la vita a prendersi cura delle farfalle e degli insetti che vivono, in straordinarie quantità , nella foresta al confine tra Togo e Ghana. Doppia pagina precedente: la remota Regione degli Altopiani è dominata dal monte


Kloto e ricoperta da una vegetazione fitta squarciata da cascate. La selva, che un tempo ricopriva una superficie di 2500 ettari, per i due terzi è andata distrutta. Il motivo: la deforestazione e l’utilizzo indiscriminato di pesticidi. In questa pagina: bruchi di ogni specie, cavallette colorate, mantidi religiose, cicale, lepidotteri, coleotteri e migliaia di farfalle.


L’ecosistema della regione di Kaplimé è ricco e variegato. Per difenderlo alcuni abitanti hanno fondato, nel 2006, il CLGPM (Comitato Locale di Gestione e Protezione della foresta di Missahoé) del quale Mr. Papillon è segretario: «Il governo non fa nulla per aiutarci: queste terre


non sono nemmeno state dichiarate Parco Nazionale o RegionaleÂť, dichiara. Per questo Prosper ha deciso di consacrare la propria vita alla difesa di insetti e natura. 113


Mr. Papillon stacca un pezzo di corteccia da un albero. Ne ricaverà il colore per dipingere quadri su tele vegetali. La sua seconda grande passione, dopo gli insetti e le farfalle, è infatti la pittura a base di pigmenti naturali. Negli anni ha scoperto che alcune piante, oltre a fornire ottime colorazioni, hanno poteri curativi straordinari.

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L’uomo-farfalla mostra come, dalla corteccia dell’Harungana Madagascariensis, si possa ricavare la tintura gialla senza l’aggiunta di alcuna sostanza chimica. La maggior parte delle colorazioni si trova in natura: le foglie di Tek producono, per esempio, il marrone, mentre le piante di Indigofera l’indaco.


Sotto: Prosper Nyanu tiene tra le mani un frutto dalla scorza verde e spinosa che contiene piccoli granuli rossi. Basta una leggera pressione per ottenere la pittura rosso fuoco. Durante le sue esplorazioni nella foresta Mr. Papillon, oltre allo studio delle farfalle, dedica molto tempo all’osservazione delle piante.

A fianco: la zona degli altopiani è punteggiata da numerosi piccoli villaggi e la foresta è percorsa, ogni giorno, anche da bambini alla ricerca di legna per cuocere la cena. Mr. Papillon ama mostrare loro piccoli trucchi, come le piante che lasciano l’impronta. «In questo modo insegno loro a conoscere l’ambiente che li circonda», spiega.

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Caratterizzata da un clima tropicale caldo umido, la regione di Kpalimé ospita una ricca biodiversità animale e vegetale. Numerosi sono anche gli alberi secolari, i torrenti e le cascate. Prosper Nyanu è sempre stato affascinato dall’ambiente nel quale è cresciuto: «quando ero bambino andavo ad aiutare i miei genitori a coltivare i campi e ogni minuto era prezioso per fare nuove scoperte sulla natura e sui suoi piccoli abitanti», racconta soddisfatto. Con il passare degli anni ha appreso l’arte della pazienza e dell’osservazione, oltre a sviluppare un fine udito sensibile ai rumori più lievi.

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Doppia pagina precedente: sguardo vispo, fisico asciutto, Prosper Nyanu si muove nel cuore della foresta con passo felpato e deciso. Attento anche ai rumori piĂš lievi, con indosso una tuta mimetica va ogni giorno alla ricerca di farfalle per osservare le loro caratteristiche e abitudini.


In queste pagine e nella successiva: colorate farfalle della foresta di Kpalimé. Mr. Papillon sta catalogando le specie che conosce: alcune si stanno estinguendo ma, come precisa lo studioso, «oggi si possono notare delle varietà nuove, nate da incroci tra tipi differenti». Questi animali hanno una vita molto breve, ma prima di morire lasciano le uova dalle quali nascono i bruchi che si trasformano in nuove farfalle.


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Sotto: l’uomo farfalla cammina insieme a un gruppo di bambini, spiegando loro come vivono gli insetti nella foresta. La sensibilizzazione è uno degli aspetti principali del lavoro di Mr. Papillon. I contadini prima ritenevano che i bruchi, dai quali nascono le farfalle, fossero dannosi per le piantagioni. Così li uccidevano minacciando l’equilibrio dell’ecosistema. Prosper, ancora ragazzo, inizia quindi a studiare da autodidatta per salvare l’ambiente dal quale è circondato.

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Sopra: al 1985 risale la svolta: il ventiquattrenne Mr. Papillon incontra Antoine Agapitos, un ricercatore francese amante delle farfalle che, capitato a KpalimÊ, inizia a condividere le proprie conoscenze con lui. Da allora Prosper va nelle scuole per raccontare a bambini e ragazzi le caratteristiche delle sue amate creature: ho incominciato a spiegare loro che le farfalle non sono dannose per i raccolti. Anzi, sono fondamentali per la salvaguardia dell’habitat: sono infatti insetti impollinatori che, assieme alle api, diffondono il polline di fiore in fiore.

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Mr. Papillon mostra diverse farfalle tenendole con delicatezza, poi le libera. Grazie al suo capillare lavoro, i contadini della zona oggi non uccidono più i bruchi. Lo studioso tiene conferenze all’Università di Lomé e viene spesso invitato in Francia per parlare delle sue ricerche.


Le farfalle affollano la foresta soprattutto da ottobre fino a fine gennaio. Mr. Papillon raccoglie solo gli esemplari che trova giĂ morti per utilizzarli come campioni da mostrare alla popolazione per sensibilizzarla.


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Doppia pagina precedente: Prosper posa davanti all’entrata dell’albergo che ha aperto nel villaggio di Kouma-Konda e che ha chiamato ‘Auberge Chez Mr. Papillon’. Si tratta di una colorata struttura che si sviluppa a corte su un tranquillo giardino, sulle pareti affreschi che rappresentano farfalle, 7 camere da letto, atmosfera pacata e accogliente. Di notte i suoni imprevedibili della foresta. Ad aiutarlo nella gestione è il figlio che si occupa della cucina.

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In queste pagine: negli anni il turismo nella zona degli altopiani togolesi è aumentato e Mr. Papillon è diventato il punto di riferimento per diversi tour operator, che si rivolgono a lui quando ricevono turisti desiderosi di addentrarsi nella giungla. Nell’hotel Prosper si è ricavato spazi per dare sfogo alla propria fantasia, utili anche per intrattenere gli ospiti. Oltre all’area dedicata alla musica, vi è una stanza dove dipinge, espone i propri quadri e studia gli esemplari che ha trovato senza vita.

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Da un solo pezzo di corteccia o da un solo frutto, si possono ricavare quantitĂ sufficienti di colore per dipingere una tela di circa 20X50 cm. Osservando, toccando e annusando le piante, Mr. Papillon ha scoperto ogni segreto anche del mondo vegetale, spesso protagonista dei suoi dipinti.

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Qui sotto e doppia pagina seguente: con i colori che ricava dalla vegetazione l’amante delle farfalle riesce a creare qualsiasi tonalità. Per arrotondare e riuscire a portare avanti la propria attività vende. i suoi quadri coloratissimi ai turisti, anche per insegnare che, se trattata bene, la natura può offrire più di quanto sembra.

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Circondato dal verde intenso degli alberi, con i quali si mimetizza, e dalle farfalle notturne che iniziano a prendere il posto di quelle diurne, al calar del sole Mr. Papillon s’incammina verso il suo albergo, percorrendo lo stretto sentiero che dal cuore della foresta porta al villaggio di Kouma-Konda.

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INFO UTILI Foto di Bruno Zanzottera Testi di Valentina G. Milani LINGU E La lingua ufficiale del Togo è il francese. In tutto il Paese vengono però parlate numerose lingue locali, tra le quali la più diffusa è l’ewe. CLIMA Estivo tutto l’anno con una temperatura media tra i 25 e i 30°C. La stagione delle piogge va da maggio a settembre ed è caratterizzata da brevi rovesci. A nord il clima è tipico della savana: caldo secco di giorno e fresco di notte. PAS S A P O RT I E V I S T I È richiesto il passaporto con validità superiore a 6 mesi. Controllare che ci siano almeno 3 pagine libere disponibili per il visto d’ingresso. CERTIFICATI SANITARI È necessaria la vaccinazione contro la febbre gialla (validità 10 anni) e la profilassi antimalarica è consigliata. L’adozione di alcune misure di protezione personale riduce il rischio di contrarre la malaria fino a 10 volte. Si suggerisce pertanto l’utilizzo di repellenti (come l’Autan Tropical) sia sulla pelle che sugli indumen-

ti, oltre all’impiego di zanzariere sopra i letti. A causa delle abitudini notturne delle Anophele, il rischio di trasmissione della malaria si manifesta dal crepuscolo all’alba: se si esce in queste fasce orarie, è opportuno indossare abiti di colore chiaro con maniche e pantaloni lunghi. VA L U TA La moneta utilizzata in Togo è il Franco CFA (Communauté Financiere Africaine). 1€ è = 653 CFA 1000 CFA = 1,53 € (cambio aggiornato al 25/11/17). FUSO ORARIO Rispetto all’ora solare in Togo è -1, quando in Italia vige l’ora legale diventa -2. A B B I G L I A M E N TO Si consiglia un abbigliamento pratico e leggero, tipicamente estivo, con un capo pesante per la sera. Utili anche cappello, occhiali da sole e crema protettiva solare. TO U R O P E R ATO R Un tour operator che da diversi anni organizza viaggi anche in Togo è TransAfrica. Naturalmente è in contatto con Mr. Papillon per le visite nella foresta delle farfalle. 139


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| EPPUR SI MUOVE

Mohamed bin Salman, il 32enne erede al trono, ha varato Vision 2030. Un piano ambizioso che affrancherĂ progressivamente il Paese dalle risorse petrolifere, varando grandi riforme economiche e politiche.

ARABIA SAUDITA

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Apertura: un abitante di Jeddah sgrana il suo tasbeeh, il rosario musulmano, ai piedi di una scultura realizzata da un artista belga, esposta nel parco delle sculture della città. Doppia pagina precedente: panoramica sulla capitale Riyad dalla cima del Kingdom Centre, uno dei più moderni grattacieli della città, che sorge sull’ altopiano desertico del Najd a 600 m. d’altitudine, al centro della penisola arabica. I suoi oltre 5.000.000 di abitanti rappresentano quasi il 20% dell’intera popolazione dell’Arabia Saudita. Sopra: il centro della zona moderna di Jeddah, la città più cosmopolita e artistica dell’Arabia Saudita, situata sulle coste del Mar Rosso. La città ha origini molto antiche e sembra che, nel luogo dove sorge, esistesse un villaggio di pescatori già 2.500 anni fa.

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Marito e moglie scattano fotografie dall’alto del Kingdom Centre, il modernissimo grattacielo di Riyad che con i suoi 311 m d’altezza, rappresenta il 3° edificio più alto del Paese. Per la sua architettura avveniristica la costruzione, realizzata con un grande incavo nella parte superiore, è stata insignita nel 2002 del prestigioso Emporis Skyscraper Award, come miglior grattacielo al mondo per il design. Nelle ore notturne la cornice dell’incavo a forma triangolare del grattacielo si illumina cambiando colore a ciclo continuo.

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A sinistra: nell’ultra conservatore impero Wahabita del petrolio iniziano a vedersi alcuni segnali di cambiamento. Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd, l’ultimo re saudita salito al trono il 23 gennaio 2015, sta cercando di operare una timida emancipazione del Paese. Le prime testimonianze di questi cambiamenti sono il permesso accordato alle donne di partecipare alle elezioni municipali, sia come elettrici che candidate, e la possibilità di ottenere la patente di guida.

Quest’ultima conquista femminile è il risultato di una lunga marcia iniziata dalle donne saudite nel 2013, quando un piccolo gruppo di loro sfidò apertamente il potere mettendosi alla guida di un’auto. Allora vennero fermate e multate dalla polizia religiosa, ma quell’atto di ribellione segnò l’inizio di un movimento di emancipazione femminile, che sta ottenendo i primi frutti.

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Doppia pagina precedente: una piazza del moderno centro di Riyad, nei pressi del Museo Nazionale. Sopra: ragazzini giocano sul lungomare di Jeddah di fronte all’imponente moschea di Al-Rahma, un edificio in marmo bianco noto anche con il nome di Moschea Galleggiante. I piloni che la sostengono vengono in parte sommersi durante l’alta marea, dando all’edificio l’impressione di fluttuare sulle acque.

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Pellegrini Uiguri, di nazionalità cinese, in visita alla Moschea Galleggiante di Jeddah durante il loro viaggio verso la Mecca. Ogni musulmano, da qualsiasi parte del mondo provenga, è tenuto, almeno una volta nella vita, a compiere l’hajj, il pellegrinaggio verso i luoghi santi dell’Islam di Mecca e Medina. Ogni anno sono milioni i fedeli che si recano alla Grande Moschea della Mecca per baciare la Pietra Nera del perdono.

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Un curioso bar a forma di tazza di caffè sull’autostrada tra Riyad a Medina. Conscio che la ricchezza fondata sulla sola estrazione petrolifera non sarà eterna, il nuovo sovrano sta invitando i suoi sudditi a un maggior dinamismo economico, che porti l’Arabia Saudita a diventare uno stato più moderno, sul modello dei piccoli, ma attivissimi, Emirati Arabi.

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Una famiglia saudita si ritrova sul lungomare di Jeddah per un pic-nic al tramonto. Con l’avvento del nuovo sovrano anche i principi, che finora avevano pensato solo a come spendere il denaro del petrolio, si stanno trasformando in imprenditori che investono in vari campi, tra cui la nascente industria turistica.

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Un giovane venditore al mercato del pesce di Jeddah. Nella sessione del consiglio dei ministri del 26 aprile 2016, il principe ereditario Mohamed bin Salman (conosciuto come Mbs) ha presentato un piano strategico che prevede la costituzione di un fondo sovrano di 2000 miliardi di dollari per il lancio di progetti di investimento sul territorio nei settori non petroliferi, tra cui spicca l’apertura al turismo.

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Raccoglitori di datteri nell’oasi di El Ula. Gli Arabi onorano la palma da dattero chiamandola “la sorgente della vita” o “l’albero benedetto” perché di essa si utilizza ogni sua parte, linfa compresa. I datteri sono un alimento nutritivo e completo, indispensabile per il sostentamento delle popolazioni che abitano i territori desertici del pianeta. La sua coltivazione è tra le più antiche a livello mondiale e nel corso dei secoli sono stati registrati ben 365 modi di utilizzare il dattero dal punto di vista culinario e farmaceutico.

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La vetrina di un cambiavalute di Jeddah. Il piano dell’erede al trono prevede un aumento delle tasse sui beni di lusso, l’introduzione di pedaggi autostradali, l’aumento del prezzo della benzina e una maggior razionalizzazione delle spese militari, che rimangono tuttavia ingenti. Questo, secondo le sue intenzioni, dovrebbe permettere all’economia del regno di svincolarsi dalla dipendenza dei proventi del petrolio entro il 2020. A destra: un arco segna l’inizio della zona haram (vietata ai non musulmani) nella città di Medina. Questa parte di Medina è off limits per tutti i non musulmani, a cui è assolutamente vietato avvicinarsi ai luoghi più sacri dell’Islam, tra cui il venerato cubo nero (kaaba) nella città santa della Mecca, e allo spettacolo della folla di pellegrini avvolti nei teli bianchi, che vi gira intorno.

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Un antico Corano esposto nel museo storico di El Ula, l’antica città situata lungo la Via dell’Incenso. Nel primo millennio a.C. le gomme aromatiche, come l’incenso e la mirra, venivano largamente impiegate in tutte le cerimonie religiose. Dalla mummificazione di Tutankhamon, ai riti nei templi assiri per il dio Baal, dalle offerte della regina di Saba a Salomone, ai funerali di Poppea dove Nerone ne consumò l’intera produzione di un anno della penisola arabica, l’incenso era il messaggero prediletto dagli uomini per comunicare con le divinità.

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La sala di preghiera del lussuoso ristorante all’interno del Kingdom Centre, uno dei più moderni grattacieli di Riyad, dove ha sede la Kingdom Holding di proprietà del principe e miliardario Al Walid bin Talal, recentemente fatto arrestare, con l’accusa di corruzione, dal potente erede al trono saudita Mohamed bin Salman. La Kingdom Holding, possiede tra l’altro partecipazioni nell’impero mediatico News Corp di Rupert Murdoch e in Twitter.

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Sopra: un uomo legge il Corano all’ombra di una opera dell’artista Mustafa Senbel lungo la corniche di Jeddah. A destra: un’opera di Joan Miró al parco delle sculture di Jeddah. Sul tratto pedonale che costeggia l’immensa baia di Jeddah sono disseminate numerose sculture di grandi dimensione, realizzate da artisti di tutto il mondo. Si tratta di un vero e proprio museo d’arte moderna a cielo aperto, che fa da cornice alle passeggiate degli abitanti della città, quando si recano sul lungomare ad ammirare il tramonto.

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Dune di sabbia rossa e formazioni di arenaria contraddistinguono il panorama della valle di Hisma, nel nord del Paese. La zona, una delle più suggestive d’Arabia, è abitata da beduini dediti all’allevamento di cammelli. Si tratta della prosecuzione verso sud del deserto di Wadi Rum in Giordania, reso celebre dalle gesta di Lawrence d’Arabia.

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Un gruppo di beduini durante la preghiera serale nel deserto attorno all’oasi di El Ula. Sebbene la ricchezza creata dal petrolio abbia cambiato l’aspetto esteriore della nazione da cui l’Islam è partito alla conquista del mondo, l’Arabia Saudita è rimasta legata alle sue tradizioni più antiche, quella di un popolo di beduini nati e cresciuti nel deserto.

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Doppia pagina precedente e sopra: in fuoristrada tra le dune e le formazioni di arenaria nel deserto della Hisma Valley. Il territorio dell’Arabia Saudita è formato in massima parte da giganteschi deserti di sabbia, come il famigerato Rub’ al-Khali, l’Empty Quarter (il Quarto Vuoto) raccontato dall’esploratore inglese Wilfred Tesigher, a cui si alternano gli spettacolari canyon di arenaria della Hisma Valley. Tra sabbie e rocce affiorano i resti di antiche città, rese floride dal commercio dell’incenso.

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Beduini preparano il tè tra le formazioni di arenaria nel deserto della Hisma Valley. Originario della Cina, il tè si è velocemente diffuso in tutto il mondo, diventando la bevanda più consumata dopo l’acqua. Tra gli Arabi, forse anche per il divieto di consumare bevande alcoliche, il tè è pratica quotidiana e simbolo di ospitalità. Il rifiuto ad accettare una tazza di tè può essere interpretato come una grave offesa verso colui che ve la offre.

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A sinistra: i beduini sono soliti preparare il pane cuocendolo nella sabbia sotto le braci. A destra: uno scorcio di Hegra, il primo luogo d’Arabia a essere iscritto tra i Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO e l’unica testimonianza nabatea a sud di Petra. La necropoli vanta 111 tombe, 94 delle quali decorate, costruite tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., oltre a 50 iscrizioni precedenti al periodo nabateo.


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Doppia pagina precedente: El Ferid (il Solitario), è probabilmente la tomba più famosa tra quelle scolpite nella roccia della necropoli nabatea di Hegra, l’odierna Madain Saleh. Sopra: gli interni di alcune delle tombe dell’antica città nabatea di Hegra. Le centinaia di colline isolate, di picchi e pareti di arenaria in cui sono scavate e decorate le tombe, regalano a chi si avventura nella visita di questa necropoli un momento di grande serenità. Qui si assapora l’immenso vantaggio, rispetto alla più monumentale e famosa Petra, della solitudine e dell’assoluto silenzio del luogo, che mantiene tutta la magia di un sito perso nel tempo.

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Il vento si diverte a creare forme bizzarre nella soffice arenaria di cui sono composte le rocce della Hisma Valley. Doppia pagina successiva: la città abbandonata di Dedan, nei pressi dell’oasi di Al Ula. Un tempo era una delle tappe fondamentali per le carovane che percorrevano la Via dell’Incenso dal Medio Oriente al Mediterraneo. Il suo declino iniziò nel I sec. a.C. con la fondazione della città nabatea di Hegra.

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Il mercato di cammelli di Riyad. Anche se i moderni beduini hanno sostituito la storica ‘nave del deserto’ con le più potenti e confortevoli Toyota Land Cruiser, il cammello o dromedario che sia, rimane un elemento importante nella vita degli Arabi, e il mercato ancora un luogo vitale. Nella recente crisi tra Arabia Saudita e Qatar, i sauditi hanno espulso dal proprio territorio 9.000 cammelli, che gli allevatori qatarioti tenevano a pascolare sui territori dell’Arabia Saudita.

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Un gruppo di beduini tra dune e formazioni di arenaria nel deserto della Hisma Valley, lungo l’antica Via dell’Incenso. L’incenso è la resina naturale della pianta Boswellia sacra e cresceva spontaneamente nella regione del Dhofar, tra lo Yemen e l’Oman. Da qui veniva trasportato attraverso 2000 chilometri di vie carovaniere - Plinio il Vecchio narra di 65 tappe a cammello - attraverso gli altopiani yemeniti e il deserto arabico sino a Petra e ai porti del Mediterraneo, come Alessandria.

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Una turista passeggia lungo l’edificio chiamato diwan, unica costruzione non funeraria del complesso di tombe dell’antica città nabatea di Hegra. Le turiste che scelgono di fare un viaggio in Arabia Saudita, nei luoghi pubblici devono indossare l’abaya (la tunica nera) e l’hijab (il foulard che lascia scoperto solo il viso).

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Il controllo di queste antiche vie commerciali e il monopolio del traffico dell’incenso rese prosperi una serie di regni sudarabici come Ma’in, Qataban, Awsan, Hadramaout e Saba, le cui ricchezze vennero esaltate dagli storici dell’epoca. Oggi possiamo ripercorrere parte della Via dell’Incenso, per scoprire le rovine delle antiche città, e vedere quale importanza può avere ancora la produzione di questa resina, che faceva sognare gli antichi, tanto da essere tra i principali doni portati a Gesù.

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Fuoriserie parcheggiate fuori dal lussuoso ristorante Byblos di Jeddah. Al suo interno donne saudite dell’alta societĂ cenano senza mariti e con il volto scoperto. Una di loro è direttrice di una rivista di moda locale e le abaya che indossano sono impreziosite da elaborati ricami.


La scala d’ingresso del lussuoso ristorante Byblos e il caotico traffico di Jeddah. Nella capitale commerciale saudita i costumi sono meno rigorosi rispetto alla capitale Riyad e soprattutto alle cittĂ sante di Mecca e Medina. Per cui può anche succedere di incontrare donne sole che possono permettersi di intrattenersi con ospiti stranieri.


Una sveglia con il richiamo del muezzin in vendita in un negozio nel suq di Jeddah. A differenza di tutti i mercati arabi e mediorientali, i mercati sauditi sono piuttosto ordinati e i venditori non sembrano colpiti dal desiderio assoluto di vendere la propria merce. Anzi, se vi capita di transitarvi all’ora della preghiera, tutti abbasseranno le saracinesche per recarsi alla moschea, abbandonando anche le vendite in corso.

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INFO UTILI Foto e testi di Bruno Zanzottera LA PI ETRA NE RA L’Arabia Saudita è la custode dei principali luoghi santi dell’Islam tra cui spicca la Kaaba, il più importante edificio di culto musulmano al mondo. Nel Corano si legge: “Dio ha fatto della Kaaba, la Casa Sacra, un sostegno per gli uomini”. È il santuario che indica la direzione verso cui i fedeli devono indirizzare la propria preghiera e il principale luogo dell’haji, il pellegrinaggio che ogni credente dovrebbe compiere almeno una volta nella vita, essendo uno dei 5 pilastri dell’Islam. Nel cuore della grande moschea della Mecca, la Kaaba custodisce la Pietra Nera, un frammento di meteorite che Adamo avrebbe portato sulla terra dal Paradiso e che, secondo Maometto, avrebbe il potere di assor-

bire le colpe del pellegrino che la bacia. La Pietra Nera, incastonata in una cornice d’argento, si trova nei pressi della porta d’ingresso, in modo che i pellegrini possano toccarla e baciarla, se la calca lo permette, mentre compiono, in senso antiorario, i giri previsti dal rito attorno ad essa. Ogni anno un numero altissimo di musulmani si reca alla Mecca. Nel 2017 si è calcolata una presenza di circa 2 milioni di fedeli. Nel calendario islamico, l’Hajj comincia l’ottavo giorno del mese lunare “Dhu al-Hijja”, l’ultimo dell’anno islamico, per terminare il tredicesimo giorno di “Dhu al-Hijjah”, che quest’anno coincideva con il 5 settembre. L’enorme numero di pellegrini ha causato a volte anche gravi incidenti, come nel 2015 quando si contarono circa 800 vittime calpestate dalla folla.

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