Abstract - 16° Stage in Medicina e Chirurgia Estetica

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Torino, 19- 20 novembre 2011

Laser CO2 frazionato con emissione di radiofrequenza e plasma ricco di piastrine nel trattamento dell’invecchiamento cutaneo del volto. Prof. Nicola Zerbinati

Il Laser CO2 Frazionato rappresenta il gold standard per quanto riguarda il trattamento di rughe sottili, cicatrici da acne e post traumatiche, inestetismi del volto. Il CO2 Frazionato è un laser che utilizza una lunghezza d’onda di 10.6 μm con un innovativo sistema di erogazione d’impulsi DOT mode; La metodologia si avvale dei sistema dei pixel ovvero la capacità del laser di creare zone di micronecrosi senza danneggiare l’epidermide e senza raffreddamento cutaneo. Il trattamento prevede l'utilizzo del CO2 Frazionato a diversi tipi di intensità con sedute programmate da 3 a 5 ad una distanza variabile dalle 2 alle 5 settimane. La riparazione tissutale con produzione di nuovo collagene avviene in tempi brevi pertanto questa tecnica permette un tempo di recupero relativamente basso (2- 3 giorni). E' consigliabile un protocollo pre laser come uno post laser per migliorare e ottimizzare i risultati del CO2 Frazionato. Le indicazioni al trattamento con laser frazionato sono le rughe sottili, skin resurfacing e fotoaging cicatrici superficiali, irregolarità cutanee, ringiovanimento cutaneo. La metodica FRAXEL è indicata e particolarmente efficace anche su zone molto delicate, quali collo, décolleté e mani, diffìcili da trattare con le metodiche tradizionali. In conclusione l'esperienza nell'uso del CO2 Frazionato con DOT mode ha portato a risultati di grande rilevanza clinica e di grande soddisfazione per il paziente. L’utilizzo di tale tecnica per eseguire Skin Resurfasing. favorisce il naturale processo di guarigione dell’organismo pertanto pur non essendo un laser ablativo ne offre tutti i benefici riducendo i tempi di convalescenza e riducendo al minimo gli effetti collaterali. Ottimi risultati sono stati ottenuti nell’utilizzo del CO2 frazionato per le cicatrici da acne e chirurgiche, macchie e fotoaging (rughe perioculari, perilabiali e microrugosità diffuse).

PDT: APPLICAZIONI IN DERMATOLOGIA ESTETICA ED ONCOLOGICA. Rosanna Sorbellini - Dermatologa La terapia fotodinamica cutanea (PDT) costituisce una delle più recenti metodiche in dermatologia clinica ed oncologica. Si caratterizza per l’utilizzo in combinazione di sorgenti luminose con agenti foto sensibilizzanti come l’ALA (acido 5aminolevulinico) ed il suo estere il metil-aminolevulinato ( MAL) che determinano un effetto citotossico sui tessuti bersaglio con successiva formazione di specie reattive dell’ossigeno provocanti selettivamente l’effetto terapeutico desiderato. È una metodica sicura in quanto il danno è selettivo; l’effetto si ha solo dove viene applicato il fotosensibilizzante e sulle cellule malate. Inoltre può essere ripetuta più volte senza perdita di efficacia, associabile anche ad altre tecniche terapeutiche. Non presenta tossicità sistemica e non è invasiva. Non sono riportati particolari effetti collaterali né controindicazioni; nella maggior parte dei casi è ben tollerata dai pazienti; infine i risultati estetici,oltre che terapeutici, sono sempre buoni. Sulla base della più recente letteratura internazionale , vengono illustrate le applicazioni della PDT in campo estetico come nel foto-invecchiamento, nella terapia dell’acne, nell’ epilazione progressiva.


Inoltre viene esposto anche il suo impiego in ambito oncologico cutaneo, quale terapia del basalioma superficiale, delle cheratosi attiniche e del morbo di Bowen.

Meso-PDT e fractional-PDT Matteo Tretti Clementoni Istituto Dermatologico Europeo – Milano – Italy La Terapia Fotodinamica ha ormai assunto un ruolo molto importante sia nell’ambito dei trattamenti di ringiovanimento cutaneo sia, e soprattutto, in quelli per il trattamento dei tumori cutanei superficiali. La meso-PDT è una metodica che coniuga differenti metodiche e tecnologie ed ha lo scopo di determinare una più veloce ed una maggiore penetrazione del fotosensibilizzante nella cute. Sulla pelle viene ripetutamente passato un roller che monta aghi da 500 micron di lunghezza. In questo modo si creano migliaia di piccoli fori attraverso i quali l’ALA può penetrare molto rapidamente. Dopo 75’ di incubazione il fotosensibilizzante viene inizialmente attivato con IPL e quindi con luce rossa a 630 nm. L’uso dell’IPL permette di raggiungere e colpire i target dermici quali melanina e emoglobina. Lo stesso concetto è alla base della fractional-PDT. In questo caso i buchi nella cute vengono creati mediante un laser CO2 ultrapulsato. L’uso di questa tecnologia risulta necessario allorchè si voglia creare buchi molto profondi evitando al contempo il sanguinamento. Tale metodica risulta particolarmente efficace nel trattamento dei basaliomi superficiali e nella Nevus Basal Syndrome. Comunicazione on line: da “ Google Panda” al “ Persuasive Marketing” Paolo Maria Luino Il 2011 ha visto la nascita del fenomeno "Google Panda" che ha creato molti problemi al posizionamento dei siti web in tutto il mondo. Da questa esperienza si possono trarre utili insegnamenti per una gestione corretta della propria comunicazione online. Il Persuasive Marketing ci fornisce utili tecniche per ottenere più conversioni (risultati utili) dagli utenti che accedono al nostro sito web. Trasparente come l’ossigeno: Ossigeno molecolare, cellule meristematiche vegetali ed estratti fitoceutici per la biostimolazione senza aghi U. BORELLINI L’erogazione di ossigeno molecolare migliora fortemente l’idratazione dell’epidermide e la penetrazione delle sostanze funzionali applicate nonché stimolare la vitalità delle cellule, attivare il microcircolo, purificare la cute da inquinanti proteggendola anche dai radicali liberi. * *B. Lorenzin, E. Bartoletti: “Ossigeno iperbarico in medicina estetica”. Editrice Salus Internazionale – Roma – 2010. Il medico estetico deve però porre la massima attenzione alle formulazioni da erogare in quanto anche le sostanze più efficaci possono essere messe in ombra da additivi inutili o potenzialmente sensibilizzanti come i profumi e i conservanti sintetici, che con l’ossigeno verrebbero amplificati.


ECODERMOCOMPATIBILITA’ e EFFICACIA Riccarda Serri Presidente SKINECO Associazione Int. Dermatologia Ecologica www.skineco.org L’ecocompatibilità di qualsiasi prodotto, cosmetici inclusi, è un valore sempre più importante, sia per i medici che prescrivono, sia per i pazienti che fanno precise richieste. In generale nei sistemi di certificazione può essere evidenziato un aspetto abbastanza carente, legato alla valutazione della performance del prodotto. Ovvero far si che un prodotto cosmetico, rispettoso della cute e dell’ambiente svolga anche la sua “mirabile” funzione, sia efficace, sia “attivo”: in generale i prodotti definiti ecologici non sono caratterizzati dalla presenza di ingredienti brevettati dalle specifiche funzioni, per esempio antiaging. Ma anche i disciplinari e la cosmesi ecologica- o, meglio, “dermoecologica” nel prossimo futuro, diverranno sempre più, cosmesi di risultato, ovvero una cosmesi che vuole avere un quantum in più, un quantum dato dalla sinergia tra la base cosmetica, /che deve essere di ottima qualità e formulata secondo principi legati alla sostenibilità ecologica e alla tollerabilità, e ingredienti attivi derivanti dalla neosintesi (enfatizzando la “chimica amica”) o dalla natura (nella cosmesi di frontiera eco-bio). Ingredienti attivi – cui i dermatologi sono da sempre abituati (vedi, ad esempio, acido salicilico, o vitamine, o alfaidrosiacidi, o amminoacidi e peptidi, etc), che grazie alla loro qualità concorrono ad aumentare l’efficacia del prodotto stesso. Noi enfatiziamo la dermoecocompatibilità, cioè l’importanza del fattore “skin” (tollerabilità cutanea, efficacia, razionale d’uso, test clinici) e la “chimica amica” (la chimica come core dell’ecotecnologia, e non come valore negativo), auspicando la diffusione di prodotti cosmetici e cosmeceutici (ovvero cosmetici con efficacia di risultati e performances pari ai prodotti farmacologicamente attivi) sempre più amici di pelle e ambiente, ma parimenti efficaci e testati. Esiste la possibilità di realizzare formulazioni particolari in grado di utilizzare eccipienti dermocompatibili in associazione con nuovi principi attivi antaging. Tra le formulazioni diventa importante la scelta della forma farmaceutica in grado di determinare la biodisponibilità e di conseguenza la performance del principio attivo. La biodisponibilità è in stretta correlazione con la scelta degli eccipienti che vengono selezionati e scelti sia in base alla loro particolare azione sia per la loro ecodermocompatibilità. Evoluzione delle tecniche di rimodellamento delle labbra: l'armonia dell'insieme e il “finissage” del dettaglio Raffaella Sommaria Con il passare del tempo, le tecniche di correzione delle labbra si sono modificate ed arricchite di accorgimenti tali da migliorare sempre più il risultato estetico. Labbra rimodellate non devono essere il particolare che “si nota” ma un elemento di bellezza aggiuntiva perfettamente integrato nell'intero volto ..e quindi estremamente naturale. Il rimodellamento totale e l'attenzione al dettaglio devono sempre coesistere e mirare ad ottenere labbra non “perfette” e standardizzate ma al contrario originali e personali. Non esiste certo una tecnica iniettiva unica ed ideale: le metodiche si adattano alla morfologia di partenza delle labbra, al risultato che desideriamo ottenere e al gusto estetico individuale.


Ringiovanimento delle Mani Luca Piovano Roma - Italia Introduzione – L’utilizzo dell’idrossiapatite di Calcio è entrata ormai a pieno titolo anche nel trattamento della ipotrofia del dorso delle mani. La peculiarità del suo utilizzo da parte del chirurgo plastico è l’impiego come completamento agli interventi chirurgici-estetici dedicati. Materiali e Metodi – E’ stata utilizzata una miscela di ioni di calcio e fosfato (Ca10(PO4)6(OH)2) veicolati da un gel di sodio carbossimetilcellulosa, glicerina e fisiologica (Radiesse®) a concentrazione fissa – componente strutturale 30% e carrier gelatinoso 70% opportunamente miscelato con Lidocaina 0,5% in rapporto 1/10. Il trattamento si effettua ambulatorialmente, in ambiente idoneo, mediante infiltrazioni multiple 4/6 per mano, con l’ausilio di anestesia locale in pomfo. Risultati - Il trattamento rivolto ad un rinforzo della matrice subdermica del dorso delle mani ha provocato un miglioramento immediato, con conseguente distensione/ispessimento del distretto cutaneo sovrastante e quindi un secondario reattivo aumento, a distanza di 2-3 mesi, della sintesi autologa di neo-collagene con miglioramento della texture e quindi dell’armonia della mano intera. L’effetto dell’infiltrazione della sostanza è purtuttavia transitoria: ha una durata variabile da 12 a 18 mesi. Gli effetti collaterali sono in genere minimi se l’infiltrazione è stata correttamente eseguita. Occasionalmente possono comparire gonfiori e piccoli ematomi nella sede d’iniezione, che si risolvono nel giro di qualche giorno. Conclusioni - Questo procedimento è semplice e sicuro, non disturba la vita di relazione e l’attività lavorativa, e i risultati sono altamente soddisfacenti, anche con una singola applicazione ed è ripetibile. L’autore presenta la propria esperienza maturata dal 2006.

Complicanze dei filler Adele Sparavigna Specialista in Dermatologia e Venereologia Presidente Derming, Istituto di Ricerche Cliniche e Bioingegneria, Monza Non sempre la pratica dei filler è scevra da effetti collaterali indesiderati. Questi possono essere dovuti ad una tecnica di impianto scorretta, ad un’indiscriminata e disinvolta selezione dei pazienti, alla scelta di un filler non appropriato. I filler possono essere classificati come biorivitalizzanti (ad es. acido ialuronico, aminoacidi, polinucleotidi, vitamine), materiali biologici riassorbibili

(ad es. acido ialuronico cross-linked,

collagene, alginato), materiali sintetici

riassorbibili (ad es. acido polilattico, idrossiapatite), materiali sintetici non riassorbibili (ad es. microsfere di polimetilacrilato). Affinché sia considerato dermocompatibile, un filler dovrebbe essere quanto più possible simile alle componenti dermiche, organico, atossico, non immunogeno, non permanente nella cute e non dovrebbe contenere sostanze chimiche aggiuntive dannose o potenzialmente dannose per l’ecosistema cutaneo. Dal punto di vista del


dermatologo, questo esclude di fatto la possibilità di utilizzare materiali sintetici non riassorbibili. Verranno prese in considerazione le complicanze da filler più comuni e le relative

misure

terapeutiche. PRINCIPI BIOLOGICI DELLA BIOSTIMOLAZIONE E BIORISTRUTTURAZIONE CUTANEA MAURIZIO CAVALLINI , RICCARDO FORTE – MILANO Nei programmi di ringiovanimento del viso un posto di rilevante spazio va riservato alla rivitalizzazione cutanea che puo’ essere eseguita secondo due principi biologici : 1) da una parte la biostimolazione, che permette attraverso l’uso di sostanze singole o combinate fra di loro di agire incrementando l’attività metabolica dei fibroblasti con quindi una una maggiore produzione di tutte le componenti fisiologiche del derma , la presenza di acqua tissutale e la riduzione dello stress ossidativo attraverso una azione diretta contro i radicali liberi che si accumulano per effetto dell’invecchiamento crono o foto indotto . Afferiscono a questa prima categoria le macromolecole polinucleotidiche, gli aminoacidi, l’acido ialuronico non cross linkato e i complessi vitaminici 2) dall’altra la bioristrutturazione , che invece sfrutta il principio della cosiddetta “ reazione da corpo estraneo “, cioè una neocollagenosintesi reattiva provocata da sostanze chimiche . A questo gruppo appartengono fra gli altri l’acido polilattico e il fosfato tricalcico; sono molecole che richiedono una maggiore esperienza e precisione di utilizzo per la possibilità di effetti collaterali fra i quali in particolare la comparsa di noduli fibrosi superficiali visibili e/o palpabili Le modalità di utilizzo prevede la tecnica infiltrativa a micro ponfi o a rete superficiale o profonda ,secondo schemi che dipendono dalle diverse sostanze utilizzate e dal quantitativo utilizzato .

Carbossiterapia: dal ringiovanimento cutaneo alla terapia delle celluliti. Alessandra Sassu Per Carbossiterapia s’intende l’utilizzo di CO2 per scopi terapeutici. Questa metodica è stata utilizzata per la prima volta in Francia nel 1932 per la cura delle arteriopatie periferiche. La Co2 è un gas di biossido di carbonio, inodore ed incolore. La somministrazione sottocutanea di CO2 non influisce assolutamente con la respirazione e non determina rischio di embolia, infatti la diffusibilità di questo gas è fino a 30 volte superiore a quella dell’ossigeno. La videocapillaroscopia a sonda ottica e la flussimetria laser doppler sono due metodiche di indagine microangiologica che hanno dimostrato rispettivamente che l’azione CO2 per via sottocutanea si estrinseca attraverso un meccanismo di vasodilatazione ed incremento della sfigmicità arteriolare con conseguente aumento della velocità di flusso a livello del microcircolo. Il meccanismo d’azione consiste innanzitutto in una stimolazione diretta delle cellule muscolari lisce arteriolari (acidosi) ed azione simpatico-mimetica con conseguente aumento della velocità di flusso ed apertura dei dispositivi di blocco a livello dei capillari ed in secondo luogo in una riduzione dell’affinità dell’emoglobina per l’O2 con maggiore ossigenazione tissutale e lipolisi. Per questa ragione nelle forme di cosiddetta cellulite in cui prevale una microangiopatia da stasi, la somministrazione sottocutanea di CO2 rappresenta una terapia d’elezione: la cute migliora visibilmente il suo aspetto in termini di compattezza ed elasticità (dimostrata anche da indagine elastometrica), riduzione dello spessore cutaneo e degli avvallamenti superficiali (dimpling) .


Le biopsie di pazienti sottoposte ad infiltrazione di CO2 nell’ipoderma a livello delle adiposità localizzate, hanno permesso di analizzare istologicamente i tessuti trattati e così verificare: “numerose fratture delle membrane cellulari adipocitarie con presenza di materiale lipidico nell’interstizio ed assenza di alterazioni delle strutture dermiche profonde e vascolari principali”…….questo effetto si traduce in una riduzione in centimetri delle adiposità localizzate a livello di addome, fianchi, cosce, ginocchia, glutei, ecc. … I/le pazienti vengono sottoposti a una o due sedute settimanali per cicli di 10, 20 sedute ed i risultati sono visibili fin dalle prime sedute. L’osservazione occasionale di un aumento di elasticità e tonicità della cute degli arti inferiori, comprovata da elastometria ed esame istologico, ci ha indotto ad utilizzare la carbossiterapia in regioni corporee diverse, caratterizzate da segni di invecchiamento cutaneo : viso, collo, decolletè, braccia, ecc. ... L’aumento dello spessore dermico e quindi la stimolazione fibroblastica indotta dall’anidride carbonica, rende ragione del fatto che il trattamento delle cosiddette smagliature rappresenta un’indicazione principe nell’utilizzo di questa terapia. Esiti cicatriziali da acne: trattamento con laser CO2 frazionato F.C. Heydecker Direttore Dermo Laser Clinic, Vimercate (Monza e Brianza) – Docente SMIEM Scuola di Medicina Estetica Agorà, Milano L’acne è un processo infiammatorio a genesi multifattoriale dell’unità pilo-sebacea che investe oltre l’80% della popolazione dei giovani adulti, con un’incidenza più alta nei maschi rispetto nelle femmine. Dopo la guarigione della fase attiva, il trattamento dei possibili esiti cicatriziali d’acne deve porre rimedio a manifestazioni spesso deturpanti e psicologicamente inabilitanti, che derivano frequentemente dal processo flogistico e dalle lesioni provocate dal traumatismo autoindotto. Nell’ambito delle diverse possibilità terapeutiche, l’impiego del laser CO2 frazionato ha ormai raggiunto una maturità d’uso tale da costituire un mezzo estremamente efficace nella cura medico-estetica delle diverse manifestazioni cicatriziali superficiali, dermiche e profonde. A seconda della forma, consistenza, dimensione, orientamento lungo le linee cutanee di tensione ed età della cicatrice, l’operatore potrà modulare nel tempo e nello spazio l’incisività delle singole componenti ablative e termiche di effetto del raggio di luce laser sul tessuto, rispettando la peculiarità di comportamento dell’unità cosmetico-anatomica trattata, in termini di reattività tissutale e capacità rigenerativa matriciale. Gli Autori illustreranno i protocolli sviluppati negli ultimi quattro anni d’utilizzo del laser CO2 frazionato nel trattamento delle molteplici espressioni cliniche delle cicatrici da acne, suggerendo inoltre trucchi di tecnica maturati ed accorgimenti di procedura sviluppati allo scopo di raggiungere il risultato estetico ottimale. Le ectasie vascolari: trattamento con laser e luce pulsata F.C. Heydecker Direttore Dermo Laser Clinic, Vimercate (Monza e Brianza) – Docente SMIEM Scuola di Medicina Estetica Agorà, Milano Il trattamento ideale di lesioni vascolari, come le teleangectasie, dovrebbe essere altamente specifico, selettivo ed efficace sul bersaglio, inoltre dovrebbe consentire l’approccio a vasi ectasici che variano di dimensione, colore e profondità, risultando poco fastidioso per il paziente e garantendo risultati stabili per un periodo di tempo ragionevole.


Lo stesso termine «patologia teleangectasica» comprende una serie di manifestazioni cliniche che si distinguono sia per differenze eziopatogenetiche, che per le loro sedi, nonché per le loro diversità qualitative e quantitative. Mentre sul volto il segno teleangectasico si presenta frequentemente inserito nel quadro clinico di una eritrosi a localizzazione centrale nell’area rinozigomatica, negli arti inferiori, invece, l’ectasia vascolare dovrà sempre essere indagata quale possibile espressione di una malattia flebologica di grado variabile. Le sorgenti laser e di luce pulsata vengono oggi ritenute un mezzo molto efficace nella terapia delle alterazioni vascolari di forte impatto estetico. Il Pulsed Dye Laser deve essere considerato il trattamento primario nelle forme cliniche a prevalenza eritrosica, mentre le sorgenti a lunghezza d’onda maggiore, come quelli ai diodi, all’alessandrite e l’Nd:YAG trovano l’indicazione più specifica nelle forme a prevalenza venulare blu-violacea. L’utilizzo della luce pulsata policromatica, invece, attraverso specifici filtri cut-off, permette il trattamento di lesioni vascolari di colori differenti. Sulla base di una revisione delle più recenti acquisizioni scientifiche inerenti le metodiche di trattamento vascolare, nonché sulla scorta della propria esperienza clinica maturata nello sviluppo di protocolli di trattamento della «patologia teleangectasica», gli Autori discuteranno i vantaggi ed i limiti terapeutici delle singole sorgenti luminose attualmente disponibili, focalizzando la loro attenzione non solo sull’efficacia terapeutica potenziale, ma anche sugli accorgimenti metodologici delle singole procedure indispensabili al fine di raggiungere il risultato clinico desiderato. LA NINFOMEIOSI: la nuova chirurgia dell’intimo femminile Prof Daniele Spirito Docente presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Università di Milano Specialista in Chirurgia Plastica - Roma e Milano Le piccole labbra chiamate anche ninfe, delimitano medialmente il vestibolo vaginale e tramite il solco ninfo-labiale sono separate esternamente dalle grandi labbra. Nel portarsi posteriormente le piccole labbra si riducono e subito al davanti della commissura posteriore si riuniscono in una plica trasversale, il frenulo delle piccole labbra. Hanno dimensioni variabili e sono generalmente nascoste dalle grandi labbra, ma possono sporgere da queste e raggiungere notevoli dimensioni. La chirurgia estetica dei genitali femminili, consiste in un intervento di rimozione del tessuto delle “piccole labbra” in eccesso, al fine di avere maggior confort sia estetico che psicologico. Il candidato migliore per una riduzione delle piccole labbra è senz’altro un soggetto con grandi motivazioni soggettive. L’intervento è particolarmente indicato per quelle pazienti che, dopo la gravidanza, o comunque per predisposizione hanno "un eccesso" ben visibile di tessuto delle ninfe. Contestualmente all’intervento si pratica un lipofilling alle grandi labbra per ottenere un risultato completo di tutta l’area genitale. La paziente deve essere psicologicamente stabile e realistica nelle sue aspettative. Difatti, è importante capire che l’intervento potrà si migliorare notevolmente l’aspetto, ma non permetterà necessariamente di conseguire un miglioramento psicologico legato alla sua sfera “intima” di relazione.


LA CHIRURGIA PLASTICO-ESTETICA GENITALE MASCHILE E FEMMINILE Prof. Alessandro Littara Nel campo femminile la domanda di procedure mirate alla riacquisizione di un piacere sessuale ridotto o perduto, e al miglioramento dell’estetica vaginale ha una data recente, e solo adesso nel nostro paese si assiste ad un aumento di richieste in tal senso. Negli Stati Uniti, e segnatamente a Beverly Hills (la “Mecca” della chirurgia estetica) tale domanda sorge circa 15 anni fa, quando il Dr. David Matlock ideò una tecnica chirurgica atta a restituire il piacere sessuale (LVR , Laser Vaginal Rejuvenation) e migliorare l’estetica della vulva, ridonandole l’aspetto tipico dell’adolescenza (DLV, Designer Laser Vaginoplasty). Caratteristiche di queste procedure sono da un lato l’uso del laser chirurgico, che permette un miglior risultato estetico, minor sanguinamento dei tessuti e un decorso post-operatorio più rapido e soddisfacente. L’altro è costituito dalla “personalizzazione” delle procedure chirurgiche in base alla costituzione individuale, aspettative della paziente e senso estetico del chirurgo. In campo maschile, la richiesta di interventi chirurgici per la modifica delle dimensioni del pene è in costante aumento. Spesso si tratta di soggetti che vivono un disagio, legato alla non accettazione delle proporzioni tra dimensioni dell’organo sessuale e sviluppo corporeo, giacchè casi di reale micropene sono del tutto eccezionali. Aumenta tuttavia il numero degli interventi richiesti per scopi puramente estetici, relegando così questa chirurgia nel novero degli interventi con obbligo di risultato. Per ottenere il miglior risultato, gli autori ritengono che tali procedure debbano essere “personalizzate”, giacchè l’anatomia dell’area può variare in modo considerevole, ed eseguite con l’utilizzo del laser chirurgico, che garantisce un minor traumatismo sui tessuti circostanti e fascio vascolo-nervoso dorsale del pene. Nasce così la “DLF” (Designer Laser Falloplastica), bouquet di procedure chirurgiche atte a migliorare l’aspetto e le dimensioni del membro maschile. Gli autori descrivono la loro esperienza, illustrando procedure, risultati e casistiche relative a tali metodiche. L’aumento circonferenziale del pene: comparazione tra l’impiego di Acido Ialuronico per il corpo e l’innesto di grasso autologo A.Santorelli, G.Sito, P. Piersini Da alcuni anni, con un’incidenza sempre maggiore, il sesso maschile ha cominciato a rivolgere maggior attenzione verso il proprio aspetto. Tra i principali motivi per cui l’uomo chiede sovente una chirurgica della morfologia peniena, è quell’atteggiamento di vergogna ed insicurezza che assale l’uomo che crede di avere dimensioni del proprio pene non adeguate al confronto e che viene comunemente definita come “Sindrome dello Spogliatoio”. Occorre comunque precisare, che non vi è alcuna relazione tra le dimensioni che si possono ottenere chirurgicamente e la potenza sessuale. La funzionalità sessuale infatti, rimane la stessa, trovando solo un beneficio, nell’atteggiamento di maggior sicurezza, che si configura in se stessi, dopo l’intervento chirurgico. Nella casistica degli AA., sono due le modificazioni più richieste: l’allungamento e/o l’aumento di volume.

L’aumento di volume (lipopenoscultura) si è ottenuto, classicamente, iniettando a livello penieno tessuto adiposo del paziente stesso, prelevato generalmente dall’addome o dalla regione sovrapubica, con la tecnica del lipofilling. In questo modo si otteneva un


aumento uniforme dell’organo relativamente duraturo nel tempo, ma comunque gravato da fenomeni collaterali primo fra tutti il riassorbimento variabile. Con questa tecnica gli AA. dal 2007 hanno trattato 47 pazienti. Da poco più di due anni è però comparso sul mercato il Macrolane VRF ® Qmed, un acido ialuronico NASHA, sintetizzato in laboratorio ed indicato per il body shaping. Gli AA., hanno quindi cominciato ad adoperarlo su una casistica di 76 pazienti con la medesima tecnica del lipofilling, ovvero con deposito in sede sovrafasciale sul dorso del pene ottenendo lusinghieri risultati. In particolare hanno costantemente adoperato il tipo 20, meno corpuscolato per un ingrossamento circonferenziale generalizzato ed il tipo 30, leggermente più fluido, per incrementi più marcati. Il grado di soddisfazione dei pazienti è stato eccellente. Il risultato è uniforme, non presentandosi più nodularità né visibili, né palpabili, e la natura stessa dell’acido ialuronico, ci consente di ritenere l’impianto, di assoluta sicurezza. L’intervento, che è ripetibile più volte nel tempo, se si è particolarmente esigenti , è eseguito in ambulatorio, in anestesia locale e senza alcuna sedazione. Anche quest’intervento non influisce assolutamente sulla funzionalità dell’organo. E’ consigliata l’astensione dai rapporti sessuali per circa 15 giorni. L’Autore riporta la propria esperienza clinica con questo tipo di tecnica, comparando le due metodiche di ingrossamento

Microlipocavitazione: la lipoemulsione ultrasonica come alternativa alla liposuzione Alessandra Sassu La microlipocavitazione è un innovativo apparecchio per la rimozione dei pannicoli adiposi localizzati attraverso una vera e propria LIPOEMULSIONE ULTRASONICA. Microlipocavitation è un generatore di cavitazione all'avanguardia ed è dotato di una cannula in lega metallica (brevettata) di 2 mm. x 140/160 mm ad effetto cavitazionale 30-40 Khz. La cannula è completamente fredda e la cavitazione viene generata esclusivamente in punta. Il trattamento (per ogni distretto) ha la durata di 20-30 minuti. NON C’È BISOGNO DI SALA OPERATORIA NÈ DI SEDAZIONE. Il grasso reso fluido VIENE ELIMINATO NATURALMENTE ed, in parte ASPORTATO CON SIRINGA.


Basta UNA SOLA SEDUTA per avere risultati eccellenti (come quelli di una liposuzione). Embolie, versamenti, edemi ed avvallamenti sono praticamente inesistenti. Il paziente è in grado di riprendere le normali attività di vita quotidiana già lo stesso giorno. L’apparecchio è facilmente trasportabile. MICROLIPOCAVITATION è consigliato per il trattamento di: fianchi, interno ed esterno cosce, mento, braccia, ginocchia, caviglie,pancia e glutei. Nell’ambito delle tecniche utilizzate e proposte ai Pazienti per ottenere le soluzioni personalizzate più efficaci la soft-liposcultura è quella più richiesta in assoluto. Si tratta di una metodica non cruenta di efficacia e ben tollerata, utilizzata per ridurre le adiposità ed i depositi di cellulite localizzati. Metodica ampiamente collaudata, oggi si avvale di un nuovissimo e innovativo strumento come Microlipocavitation certificato CE Mediacale e a marchio depositato. COME FUNZIONA Questa tecnica di liposcultura permette di sciogliere il grasso per mezzo di una multifrequenza ultrasonica pulsata armonicamente accordata, che andando a sollecitare le cellule di grasso, le rompe sciogliendole; si crea così una lipoemulsione che viene facilmente eliminata attraverso l’asportazione con siringa. VANTAGGI Rispetto ad altre metodiche Microlipocavitation assicura al Paziente molteplici vantaggi: 1)La multifrequenza pulsata agisce anche sulla struttura fibrotica di sostegno del grasso e della pelle, ottenendo un eccellente effetto lifting della zona trattata, rendendo la pelle aderente al nuovo volume ottenuto e contrastandone la flaccidità. 2)In quanto tecnica soft e micro, consente di operare anche nei piani più superficialidel pannicolo adiposo, rispettando, più di latre metodiche, il sistema vascolare e linfatico. 3)Preserve l'integrità della struttura portante della pelle, in quanto non prevede tagli a questo livello. 4)Le incisioni praticate sono di soli 2 mm, quindi consente di applicare punti di sutura micro e dissolvibili. 5)Il trattamento viene effettuato ambulatorialmente in anestesia locale, senza i rischi di un'anestesia generale. 6)Il Paziente è in grado di riprendere le normali attività di vita quotidiana già nello ste CRIOLIPOLISI:studio multicentrico sulla innocuità ed efficacia Eugenio Gandolfi La criolipolisi – coolsculpting è una procedura non invasiva, che non richiede anestesia, tagli, degenza, medicazioni, ed è generalmente vissuta con grande confort da parte dei pazienti. Con questo lavoro gli AA hanno inteso verificare la validita' di questa metodica elettromedicale, autorizzata da FDA nel Settembre 2010 per trattare le adiposità localizzate. Mediante apposito manipolo la parte interessata viene sottoposta a vacuum e progressivo raffreddamento, sino a 4 °C. L'adipe risulta essere piu' sensibile al freddo rispetto ad altri organi od apparati, e se opportunamente raffreddato va incontro ad un "danneggiamento" che viene sfruttato per


l'eliminazione del grasso superfluo localizzato con risparmio della funzionalità dell’apparato tegumentario, vasi, nervi, muscoli. Il processo e' noto in medicina con il termine di “apoptosi”: la lenta e controllata “morte” delle componenti di grasso avviene in virtù della produzione di mediatori dell’infiammazione, che gradualmente “digeriscono” le cellule trattate. Attraverso fegato e tubo gastroenterico il grasso viene eliminato con un processo che si esaurisce dai due ai quattro mesi dalla procedura, senza alcuna modificazione dei valori ematochimici, entro due od al massimo quattro mesi dalla procedura. Con una sola seduta per distretto, della durata di un'ora, si ottiene la riduzione di una quota di grasso variabile dal 22 al 40% (media 30%), soggettivamente ed oggettivamente apprezzabile. Gli AA hanno preso in considerazione per questo lavoro i primi 100 Pazienti trattati presso i primi due centri Medici italiani a possedere la apparecchiatura. Distretti trattati complessivamente tra fianchi ed addome : 312. Il rapporto maschi/femmine e' stato di 5:2, eta' media 42 aa. Trattati soggetti affetti da sola adiposita' localizzata, basso grado di elastosi dermo-epidermica, altrimenti candidati ad eventuale liposuzione che non eseguirebbero non per i costi quanto per il down time. La stragrande maggioranza dei pazienti ha ritenuto la metodica indolore, pochi moderatamente fastidiosa, solo alcuni (per parte della procedura) fastidiosamente urente, ciò in relazione ad aumentata sensibilità personale o sede di applicazione. Non vi sono state complicanze, ad eccezione di pochi casi di piccoli ematomi superficiali, risoltisi spontaneamente in pochi giorni. L'effetto collaterale tipico della criolipolisi e' rappresentato da ipo-disestesia della regione trattata in media per 10 gg (massimo tre settimane). L'80% dei pazienti ha ottenuto il risultato sperato nei due mesi successivi alla procedura, il 16% ha necessitato una seconda applicazione, peraltro già preventivata in sede di valutazione clinica. Solo il 4% dei pazienti non ha ritenuto sufficiente l'azione della criolipolisi, a nostro avviso per una sbagliata concezione di un rimodernamento soft e possibile della propria silhouette in contrapposizione alla reale costituzione fisica. Conclusioni. La criolipolisi risulta essere una metodica sicura, grandemente efficace a patto di selezionare attentamente i pazienti, tale da permettere in sicurezza il ritorno alle attività quotidiane immediatamente a fine trattamento, con costi finali inferiori a quelli del classico intervento liposuttore al quale non si vuole sostituire ma di cui può essere valida e sicura alternativa. LED e trattamento delle cicatrici ipertrofiche Paolo Rossi La relazione si prefigge di valutare il risultato del trattamento di cicatrici ipertrofiche al fine di quantificare il loro miglioramento mediante la formula di CRESO. In alcuni casi si dispone di follow up ad un anno con apparente stabilizzazione del risultato ottenuto. Non tutte le cicatrici, però, rispondono nel modo atteso ed il risultato appare poco prevedibile, perfino nell’ambito dello stesso paziente e della stessa tipologia di cicatrici. Abbiamo posto anche una valutazione sul fotoringiovanimento indotto dal LED con risultati soddisfacenti ma poco stabilizzati. Al termine del lavoro si eseguirà un sunto dei risultati.


Protocollo di utilizzo del laser co2 frazionato A.Santorelli, G. Sito, P. Piersini Il Laser Carbonio frazionato ad anidride carbonica (CO2),combina il concetto di fototermolisi frazionale con una lunghezza d'onda ablativa 10.600 nm. Questa tecnologia consente il trattamento efficace di photodam-age, cicatrici, smagliature, con periodi di recupero più brevi e una significativa riduzione di effetti collaterali rispetto ai tradizionali laser CO2 resurfacing. In questo lavoro, gli autori prendono in esame il concetto di fototermolisi frazionale, la serie in continua crescita delle indicazioni per l'utilizzo del laser CO2 frazionato, e la loro tecnica di trattamento preferenziale.

I FILI DI SOSPENSIONE NEL RINGIOVANIMENTO DEL VISO MAURIZIO CAVALLINI – MILANO Nell’ambito del ringiovanimento del viso un posto di recente innovazione tecnologica e applicativa è rappresentato dai fili di sospensione che rappresentano la nuova frontiera della mini chirurgia ambulatoriale nei trattamenti di lifting del viso. Questi dispositivi sono rappresentati da fili in monofilamento in polidiossanone e caprolattone di diversa lunghezza ( 7,12,23,30 cm) a seconda delle esigenze delle diverse aree trattabili come collo , terzo inferiore o medio del viso, sopracciglio , dotati di microspine mono o bidirezionali che agganciandosi al tessuto sottocutaneo consentono un effetto di stiramento secondo vettori verticali delle diverse unità estetiche . Sono fili riassorbibili che quindi non creano problemi a medio- lungo termine circa la loro reattività , estrusione o reazione di superficializzazione nel tempo. Il loro impianto avviene a livello ambulatoriale semplicemente con una anestesia locale con lidocaina al 2% nelle sedi di ingresso e uscita ,e si effettua facendo scorrere il filo all’interno di un ago guida che , una volta sfilato , permette l’aggancio del filo e lo stiraggio dei tessuti secondo la forza e la tensione che si desidera fornire in ogni singolo caso trattato. All’effetto lifting inoltre bisogna aggiungere un secondo beneficio dato dal cosiddetto “pull lift”, cioè a una reazione di riempimento dato da una vigorosa reazione fibrotica tissutale sottocutanea che fornisce un effetto di riempimento sottocutaneo che permane nel tempo . Le celluliti: dalla fisiopatologia alla terapia ambulatoriale Alessandra Sassu La cosiddetta cellulite è una patologia costituzionale ad origine endocrino-metabolica caratterizzata da alterazioni del sistema microvasculo-tissutale. Numerosi studi clinici dimostrano che questa è una patologia evolutiva in cui si susseguono diverse fasi che possono essere più o meno manifeste. Ogni donna usa il termine “cellulite” in riferimento all’inestetismo dal quale è personalmente colpita : tutto ciò che in una gamba è brutto , è cellulite! Oggi sappiamo che esistono tante “celluliti”e che in alcuni casi si tratta di fasi evolutive di un comune processo patologico , in altri , di patologie differenti per etiologia , patogenesi e clinica :


lipedema , lipolinfedema , pannicolopatia edematosa o fibro-sclerotica con micro e macronoduli , adiposità localizzata. Tutti questi diversi quadri clinici sono chiamati “cellulite” dalla paziente , ma si può ben intuire che ognuno di essi è diverso dall’altro e che pertanto è sempre opportuno raccomandare una strategia terapeutica mirata caso per caso. Il medico estetico ha oggi a disposizione numerose possibilità terapeutiche domiciliari ed ambulatoriali • correzione di un regime dietetico squilibrato o prescrizione di protocolli alimentari specifici che favoriscano la riduzione delle adiposità • inoculazione di farmaci per via mesoterapica o attraverso dermoelettroporazione • terapie con i gas (anidride carbonica) • l’utilizzo di elettromedicali • lipoemulsione con microlipocavitazione Gli interventi poco invasivi: miscellanea F. Buttafarro C.D.E. Centro di Dermochirurgia Estetica Torino Oggi sempre più si sente parlare di interventi poco o nulla invasivi, intendendo con questa definizione riferirsi a quelle pratiche, chirurgiche o non, che permettono al paziente un tempo di recupero al lavoro od alle attività sociali, il più breve possibile. Naturalmente tanto più il postoperatorio è di breve durata, tanto più il numero degli interventi possibili si restringe fino a limitarsi a pochi, mentre tutti gli altri fanno parte più della medicina estetica che della chirurgia estetica. Non accenneremo perciò a a quelle pratiche che sono il cardine della medicina estetica vale a dire i vari filler, la biostimolazione, la tossina botulinaca, i peeling, le terapie strumentali con luce pulsata e laser non ablativi, la fototerapia non ablativa, la cavitazione ultrasonica, la carbossiterapia, l’ossigeno-ozono terapia, la radiofrequenza. Peraltro tutte quante attuali e con riscontri positivi, se ben gestite, ben attuate e con la giusta indicazione, ma che pur sempre esulano dalla dizione di intervento inteso in generale come correzione ablativa o chirurgica di difetti più o meno evidenti e che tuttavia non necessariamente comportano tempi di guarigione di una certa importantanza tanto che a noi piace chiamarli “l’estetica del fine settimana”, invece che con il termine abusato di lifting della pausa pranzo. Intendiamo cioè riferirci esclusivamente a quegli interventi e a quelle pratiche strumentali che pur essendo in qualche modo chirurgiche non necessariamente necessitano di un downtime così importante da mettere il paziente nelle condizioni di estraniarsi per un lungo periodo dalle normali occupazioni della vita quotidiana. Parleremo quindi dei vari laser ablativi frazionali, CO2 frazionale, Er-Yag frazionale, della radiofrequenza frazionale, dei laser ablativi ultrapulsati, del trattamento degli angiomi, dei nevi sebacei, dei fibropapillomi, dei fibroangiomi, dell’eliminazione dei tatuaggi, ma anche dell’autotrapianto di capelli e di peli del pube, della blefaroplastica superiore, della blefaroplastica per via transcongiuntivale, della lipoaspirazione localizzata, del lipofilling, della lipoplastica del collo e del bordo mandibolare, dell’otoplastica. Tutti questi interventi prevedono un downtime estremamente limitato e comunque non tale da costringere il paziente ad assentarsi dalla vita sociale e lavorativa.


Autotrapianto di capelli: how I do it. F. Buttafarro C.D.E. Centro Dermochirurgia Estetica Torino L’alopecia androgenetica o calvizie comune è quella frequentissima situazione del cuoio capelluto che, causando un’alterazione del profilo estetico del soggetto in questione, determina problemi psicologici e relazionali ed interferisce negativamente con la qualità della vita. E’ noto che la calvizie ha afflitto nel corso dei secoli molti personaggi celebri, impegnati a lasciare un segno di sé e a passare alla storia, ma pur sempre preoccupati di ciò che stava succedendo sulla sommità della propria testa. E se la calvizie ha afflitto l’umanità dalla notte dei tempi è accertato che dallo stesso periodo molti si sono impegnati su come migliorare o guarire questo inestetismo. Quando però si tratta di valutare una calvizie femminile la verifica delle possibilità di terapia deve farsi più attenta e la proposta di un possibile autotrapianto deve essere corretta e corrispondere ad aspettative reali e realistiche. La trasparenza del cuoio capelluto fino alla vera e propria calvizie è vissuta dalle donne come una grave deturpazione fisica che determina una drammatica diminuzione dell’autostima e genera enormi difficoltà relazionali, sociali, lavorative. Nella cura della calvizie l’approccio terapeutico al problema è diverso nei due sessi. La cura della calvizie maschile si avvale essenzialmente di tre possibilità: 1) Minoxidil (lozione al 2%-5%) 2) Finasteride (1 mg / die) 3) Terapia chirurgica. La Calvizie femminile richiede invece un approccio diverso in quanto la finasteride non è consigliabile ed il minoxidil pare meno efficace per cui, nei casi di calvizie femminile, al di là di possibili alterazioni ormonali, l’unica valida alternativa è rappresentata dalla chirurgia. Le tecniche chirurgiche per la cura della calvizie sono numerose e possono essere usate singolarmente od in associazione per ottenere il miglior risultato possibile. La tecnica più conosciuta ed appetita è sicuramente l’autotrapianto con mini e micro innesti. Si tratta di trasferire, con un intervento chirurgico in anestesia locale, un certo numero di bulbi, vivi e vitali, dalle zone geneticamente non predisposte alla caduta (regioni laterali e regione nucale del cuoio capelluto) alle zone diradate o prive di bulbi. In un intervento si riusciranno a prelevare e a preparare circa 3500-4000 bulbi (megasession) che, una volta trapiantati sulle regioni calve, permetteranno di ottenere un risultato più che soddisfacente ed estetico, con un aspetto del tutto naturale. La tecnica appare falsamente semplice ma necessita di una équipe ben addestrata, di una preparazione precisa ed accurata, di un certo gusto estetico. Se la tecnica è applicata correttamente da un esperto, si possono ottenere risultati definitivi per tutta la vita con un aspetto assolutamente naturale, pur trattando aree calve anche molto estese. Fondamentale è la progettazione e la realizzazione della linea frontale o frontal line per la quale è necessario avere un’esperienza di tutto rispetto perché essa rappresenta la firma del chirurgo sull’intervento.

NUOVO APPROCCIO CONSERVATIVO ALLA MASTOPLASTICA ADDITIVA: “SEPARAZIONE INTRAMUSCOLARE SEC. KHAN”. Esperienza personale Maurizio Berlanda Le varie tecniche di mastoplastica additiva si differenziano generalmente per la posizione della tasca ospitante la protesi : sottoghiandolare, sotto fasciale, sottomuscolare compresa la dual plane. Il dott. Umar D.Kahn ha descritto una nuova tasca a piano differenziato, sottoghiandolare nella metà inferiore della mammella e sottomuscolare nel suo polo superiore, ottenuta mediante separazione/allargamento delle fibre del muscolo grande pettorale in direzione obliqua lungo il decorso delle sue fibre, senza sezionare alcuna inserzione sterno-costale. La protesi quindi giace contemporaneamente sia dietro che davanti al m. g. pettorale. La mia personale esperienza è limitata a 2 anni di utilizzo di questa tecnica “per separazione muscolare” su 92 pazienti ma i


risultati sono decisamente incoraggianti per ridotta morbilità, veloce recupero post-operatorio in assenza di dolore e aspetto naturale del seno.

"Un nuovo concetto di stimolazione dermica: l'integrazione con collagene Idrolizzato". Antonella Papini Per incrementare la stimolazione dermica ci si avvale di numerose metodiche; un'ulteriore possibilità è offerta da un integratore di nuova generazione. Si tratta di flaconcini monodose da assumere per os, il cui contenuto è costituito da collagene idrolizzato ad elevata concentrazione, olio di borragine, N-acetilglucosamina, vitamine B6, C ed E. Il collagene idrolizzato viene assorbito agevolmente e vari studi ipotizzano che i peptidi in circolo vengano riconosciuti come falsi segnali di distruzione del collagene endogeno , per cui si stimolano i fibroblasti a sintetizzare nuovo collagene. Si registra inoltre un incremento della sintesi di acido ialuronico, dovuto alla stimolazione di ialuronico sintetasi (HAS 2). Il risultato è determinato da maggiore idratazione, riduzione di micro-rugosità e incremento di tono, elasticità e compattezza.


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