Sentimenti e Misteri

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1° Capitolo

"Le astuzie delle donne, in genere, si moltiplicano e si perfezionano coi loro anni" Carlo Goldoni

Kyle, Ottobre 1771

R

oselyn osservò con attenzione gli ingranaggi del piccolo orologio a pendolo sulla scrivania. Da quasi tre ore era chiusa nel suo studio per cercare di farlo funzionare. Amava collezionare orologi a pendolo di tutte le dimensioni e provenienze. Quello che era appena riuscita ad aggiustare, lo aveva acquistato una settimana prima presso la bottega di un antiquario. Il proprietario le aveva detto che era di origine tedesca e lei se ne era innamorata subito. Non era come tutti gli altri, aveva una forma particolare: la base rotonda, di bronzo, era finemente lavorata con motivi floreali. Sopra, una donna e un uomo, entrambi nudi, erano in piedi, uno di fronte all’altro. Le braccia sollevate per sorreggere l’orologio vero e proprio, anch’esso di bronzo. Roselyn alzò gli occhi al cielo ed espresse una muta preghiera. Con l’indice spostò delicatamente, verso destra, la barra verticale. Quando la rilasciò iniziò a oscillare. Rimase a fissarla con attenzione, sperando con tutta se stessa che il movimento non si fermasse. Quando la lancetta dei minuti scattò, gli occhi le si riempirono di lacrime. C’era riuscita! Quel vecchio orologio a pendolo era tornato a funzionare. Qualcuno bussò alla porta, interrompendo i suoi pensieri. “Avanti” disse senza alzare gli occhi dalla sua piccola creatura. “Roselyn” la chiamò la madre in tono allegro, entrando nella stanza. Vide il volto soddisfatto della figlia “L’hai aggiustato?” “Sì, mamma” annuì felice “Sono riuscita ad aggiustarlo.” “Sono contenta per te, tesoro. Sei stata bravissima” si congratulò la donna, sedendosi sulla poltrona in stile Luigi XV davanti alla scrivania. La giovane sorrise e la guardò con affetto. Claire Cattrall aveva cinquantadue anni, era alta e il fisico, anche se robusto, era ben proporzionato. Il colore dorato dei capelli si fondeva con delicatezza al bianco delle tempie, alcune rughe erano comparse, già da qualche tempo, agli angoli dei brillanti occhi scuri. Quindici anni prima era rimasta vedova e, da quel momento, aveva cresciuto le cinque figlie da sola, dando loro tutto l’amore e il sostegno di cui era stata capace. Molto spesso era stata fin troppo premurosa e apprensiva, ma Roselyn sapeva bene il perché: non aveva mai voluto far sentire loro la mancanza del padre. Sostituire la figura paterna con un altro uomo era stato inaccettabile per la signora Cattrall, anche se molti uomini si erano fatti avanti vista la sua bellezza non certo guastata dall’avanzare dell’età. La madre, però, aveva sempre detto che non si sarebbe mai sposata una seconda volta, aveva amato così tanto Jason Cattrall, che nessun altro avrebbe potuto prenderne il posto. Roselyn, ricordava con nostalgia il loro amore: intenso e sincero. Un amore distrutto anni prima da


una terribile caduta da cavallo. Lei aveva solo tredici anni quando perse il padre e, ogni volta che la mente tornava indietro nel tempo, ricordava quei momenti con profondo dolore e angoscia. Claire Cattrall era una madre eccezionale, non aveva mai fatto mancare nulla alle figlie. Grazie alla loro ricchezza, era riuscita a dare in dote terreni e denaro. Ne aveva sistemate quattro con uomini per bene, che le amavano profondamente. Non avrebbe mai permesso, infatti, a nessuna di loro di sposarsi per convenienza ed essere, in quel modo, infelici per tutta la vita. No, Claire Cattrall aveva sempre sognato per le figlie un matrimonio come il suo: sereno e pieno d’amore. Era riuscita a farle sposare tutte, tranne lei: Roselyn. Ormai dubitava, vista anche l’età, di riuscire a farla salire su un altare. Madre e figlia si guardarono, Roselyn la vide puntare gli occhi sulle sue mani. Erano sporche di grasso perché aveva utilizzato oggetti particolari e sostanze oleose. “Roselyn... “ iniziò in tono di rimprovero. “Mamma, per favore” la interruppe la figlia, alzandosi. Appoggiò il pendolo sul mobile accanto alla scrivania “So già quello che stai per dire…” Claire parve non ascoltarla. “Roselyn” ripeté, in tono grave “Ti sei vista? Hai le mani sporche, l’acconciatura che stamattina Becky ti ha fatto con tanto amore, è sparita, sul vestito hai delle macchie di olio. Sei riuscita a imbrattarti persino la faccia.” Roselyn aprì il secondo cassetto della scrivania, prese uno specchietto e si studiò con attenzione. Effettivamente la madre aveva ragione! Sembrava uno spaventapasseri. Sospirò. “Questa tua particolare passione per gli orologi a pendolo poi... “ proseguì la madre, indicando con la mano gli oggetti intorno a sé “Non potevi scegliere un passatempo più consono a una signorina di buona famiglia? Non so, ricamo, pittura... “ “Mamma, sai bene che amo molto i miei orologi, pertanto... “ “Pertanto continuerai a fare di testa tua, lo so” concluse Claire avvilita “È questo tuo carattere così anticonvenzionale che non ti ha permesso di trovare un marito. Hai ventotto anni, tesoro. Le tue sorelle sono tutte sposate. Annetta, Felicity e Meryl hanno anche dei bambini.” Roselyn rifletté su quell'affermazione. Era vero, la madre aveva ragione, avrebbe dovuto sposarsi da un pezzo e avere già dei figli. Ma cosa poteva farci? Non poteva cambiare il proprio carattere, perché faceva parte di lei, nessuno avrebbe mai potuto plasmarla a proprio piacimento. Ma la reale motivazione per la quale non si era ancora sposata, non era dovuta al suo carattere ribelle e anticonformista, la vera ragione era che... “Quanti orologi a pendolo hai?” chiese a un tratto Claire, interrompendo i suoi pensieri. Roselyn evitò lo sguardo della madre. “Centosettantuno” rispose, infine, rimettendo lo specchietto nel cassetto. “Tra i quali alcuni veramente osceni” obiettò la signora Cattrall, indicando il suo ultimo acquisto. Si alzò. “Sono due normalissimi esseri umani, mamma” le fece notare la figlia, alzando gli occhi al cielo. Sapeva che era contraria al fatto che tenesse nello studio orologi a pendolo particolari, ma per fortuna non glielo aveva mai proibito. Nonostante brontolasse spesso, aveva una mentalità piuttosto aperta. “Sono nudi, Roselyn” le ricordò, avviandosi verso la porta, poi cambiò subito argomento “Ricordati che alle venti dobbiamo essere al castello degli Ashford.” “Certo, mamma!” annuì la ragazza, sorridendo allegramente “Vado subito a prepararmi.” “Molto bene” concordò Claire, guardandola con affetto. Uscì in silenzio, chiudendo la porta. Roselyn sospirò, si diresse verso la finestra e l’aprì. Una ventata fredda e umida la investì, inebriandola e rendendola più viva che mai. Adorava il vento gelido, l’inverno, la pioggia, la


nebbia, la neve. Mentre odiava a morte i ricevimenti. Perché? Si chiese a un tratto. Forse perché odiava ballare. Oppure perché nelle ultime due stagioni non aveva ricevuto nessuna proposta di matrimonio. No, non erano quelli i motivi. Fino a pochi anni prima qualche giovanotto aveva chiesto la sua mano, ma aveva sempre rifiutato. Allora odiava i ricevimenti forse perché quei pochi uomini che la invitavano a ballare, lo facevano solo per pietà e perché spinti dalle loro madri, amiche della propria? No, non le importava. La spiegazione era un’altra e la conosceva bene: odiava i balli perché lì, in quegli splendidi saloni, incontrava spesso l’unico uomo che aveva amato nella vita, che continuava ad amare e che avrebbe sempre amato. Lui le aveva preso il cuore, ma era inavvicinabile! Ecco perché gli altri non le interessavano. Ecco il motivo per il quale aveva rifiutato, negli anni passati, i suoi corteggiatori. Sperava con tutto il cuore di sposare lui un giorno, ma purtroppo era consapevole che quello sarebbe rimasto soltanto un sogno. Chiuse la finestra e arrossì violentemente. Era da quando aveva fatto il suo debutto in società che aveva scoperto di esserne innamorata. Ricordava ancora quel giorno: il diciotto maggio di dieci anni prima, durante il ricevimento della duchessa di Hertlsade, lui aveva fatto il suo ingresso nel grande salone. Ciò che più l'avevano colpita erano stati la profondità dei suoi occhi neri e quell'aria annoiata che, ancora oggi aveva, quando doveva partecipare agli eventi mondani. Nonostante fossero passati così tanti anni, nulla era cambiato per lei. Il cuore le batteva all’impazzata ogni volta che lo vedeva, anche solo per un attimo! La pelle ardeva e un leggero fremito le colpiva il ventre. Entrambe le famiglie si conoscevano da tantissimo tempo, ma soltanto un anno prima aveva avuto modo di scambiare due parole con lui. Quel giorno non lo avrebbe mai dimenticato: durante una fredda mattina di novembre, uscendo dall’atelier della signora Wright, in compagnia della madre, aveva inciampato nell’orlo del vestito e lui, passando per caso in Thistle Street, la via principale di Kyle, l’aveva presa al volo prima che cadesse a terra. Quella mattina erano stati presenti anche Elisabeth MacDekers, signora di Blytwood e molto amica di Claire, il figliastro Royce e la moglie Seina Ortiz MacAuley con la quale, con il passare del tempo, aveva stretto una profonda amicizia. Anche loro erano andati nella boutique della signora Harriette per fare compere. Si erano incontrati lì, casualmente. Roselyn non avrebbe mai dimenticato cosa aveva significato stare, anche solo per pochi istanti, tra le sue braccia. Era certa che non le sarebbe capitata mai più un’occasione simile e, proprio per quel motivo, aveva impresso ogni istante nella mente ma soprattutto nel cuore. L’uomo di cui era innamorata e su cui molte madri, tra le quali anche la propria, avevano puntato gli occhi per sistemare le loro figlie, aveva chiarito sin da subito che non si sarebbe mai sposato. Proprio lei, durante uno dei ricevimenti dei MacAuley, lo aveva sentito dire che non desiderava affatto una moglie che gli stesse tra i piedi dalla mattina alla sera. Tutti erano a conoscenza della sua repulsione per il matrimonio, ma Roselyn continuava ad amarlo, in silenzio. Se anche si fosse sposata, cosa ormai remota, non sarebbe mai riuscita ad amare il marito come amava lui. Le sensazioni che le faceva provare erano talmente intime, quanto insolite, da darle un senso di appartenenza assoluto. Il rintocco di un orologio a pendolo la riportò con i piedi per terra: le diciotto! Doveva assolutamente andare a prepararsi. Chissà se quella sera, al ricevimento degli Ashford, lo avrebbe incontrato. Forse. Il ballo avrebbe avuto luogo nel castello del duca di Graystoke, suo cognato. Sorrise, eccitata all’idea di poterlo rivedere, ma subito dopo sospirò, non si sarebbe mai sposato né tantomeno innamorato.


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