Mici Amici

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Proprietà letteraria riservata © 2010 Sogno Edizioni, Genova (GE) Sede legale: Via Borgoratti, 41/9 – Genova Prima edizione Settembre 2010 © Collana “Gomitolo rosso” ISBN: 978-88-96746-08-0 Foto fronte di copertina e grafica: Lucia Scarpa Foto retro: Autrice Gigliola Ferrucci Stampato da Atena S.r.l.


Mici ……… ………amici di

Gigliola Ferrucci

STORIE DI MICI DELL’ALTRO MONDO!



… A Nur Come una nera pantera libero e felice hai vissuto nella florida e ridente campagna toscana, nel bellissimo paese di Fauglia. Hai riempito le nostre vite di coccole e fusa E noi ti abbiamo amato morbida palla di pelo nero Un giorno però ci hai lasciati per andare a giocare lassù negli immensi prati del Cielo ma continuerai ad essere il nostro gatto, Nur, la stella dell’Est a cui dedico questa piccola e tenera storia…



LE AVVENTURE DI GIADA


LA PICCOLA GIADA Era una bellissima giornata di primavera, il sole splendeva, caldo e pacifico, pienamente soddisfatto del suo compito, mentre un leggerissimo vento piegava dispettoso i lunghi steli dei fiori, costringendo gli insetti affamati a penzolare a destra e a manca. Nella quieta campagna tutto sembrava immobile, ma….. guardando più da vicino, si poteva scorgere una vispa gattina tigrata, molto indaffarata. La piccola Giada giocava nell’erba alta, convinta di essere una grossa e ferocissima tigre a caccia nella savana sconfinata. Con un balzo, che le parve eccezionale, arrivò sicura proprio sopra una piccola lucertolina verde e gialla. La poverina rimase impietrita dallo spavento e non mosse più neanche un muscolo, mentre quell’essere feroce le straziava la coda. Giada si stava arrabbiando sempre più, la sua preda non si muoveva, possibile che fosse già morta? La lasciò andare un attimo, ma quella rimase ferma, completamente immobile. Un guizzo laterale la distrasse dalla malcapitata e come una scheggia si lanciò sopra un altro piccolo animaletto


in fuga nel prato. La lucertola approfittò della fortunata coincidenza e scappò il più velocemente possibile, per oggi era stata graziata! La vita in quel posto stupendo, pieno di fiori, erba incolta ed animaletti di ogni tipo era incantata, se fosse esistito un paradiso per gatti, Giada pensò che dovesse essere proprio così. Ad un tratto intravide una sagoma marroncina, grande e furtiva quanto lei, avvicinarsi silenziosamente. Si accucciò per non farsi vedere, tutti i muscoli tesi e pronti all’assalto, attese che l’intruso fosse abbastanza vicino e poi con un salto gli fu addosso e tra morsi e graffi, rotolandosi nel prato, iniziò una lotta giocosa che finì soltanto quando Giada si arrese sfinita. “Tanto non ce la farai mai con me! Sono la più grande!” disse l’altra gattina scherzosamente. “Questa volta però ti avevo quasi battuta, vedrai che un giorno avrò la meglio! Basta aspettare che tu invecchi!” rispose Giada ironica “Ah! Devi aspettare ancora un bel po’! Dai andiamo dai nostri amici a casa dei Nerini. Nur vuole fare una spedizione nel granaio. Ci sarà caccia grossa!” “Wow! Andiamo allora! Qui ci sono solo lucertole. Ho voglia di acchiappare qualche bel topo vero.


Forza, Nadine! Vediamo chi arriva prima!” si alzò come un fulmine lanciandosi in una corsa sfrenata. Nadine la guardò stupita, proprio non riusciva a capire come facesse la sua sorellina ad essere così veloce!

Le due gattine corsero per qualche minuto costeggiando alcune vigne abbandonate poi, in uno spiazzo di erba tagliata si fermarono sospettose e si guardarono intorno. L’appuntamento era proprio lì, ma dei loro amici neanche l’ombra! Questo voleva dire solo una cosa: erano cadute in un’ imboscata. “Lo sapevo che non c’era da fidarsi! Quelli lì ci fanno sempre un sacco di dispetti. Stai qua vicina e prepariamoci” disse Nadine. Giada si strinse contro il fianco della sorella e si guardò intorno sospettosa. Nessun rumore o movimento, però aveva l’impressione di essere osservata. Poi ad un tratto tre oggetti volanti le piombarono addosso,


ma non erano uccelli! Nur, Roky e Mirò erano balzati su di loro e le stavano mordicchiando da tutte le parti, facendole sbellicare dalle risate. “Basta! Avete vinto anche questa volta! Pietà!” Giada non ce la faceva più, il solletico era talmente forte che la faceva contorcere come una biscia impazzita e non aveva più neanche un grammo di forza per difendersi da quelle furie. “Siamo noi i più forti!” urlò felice un gattone nero dal pelo lungo, “Non ce la farete mai contro di noi! Siamo i guerrieri più potenti di tutto il mondo!“ aggiunse, mentre con fare baldanzoso trotterellava intorno alle due gattine inviperite “Non siete per niente leali!” brontolò Nadine ”Voi siete in tre e noi in due! E poi ci avete attirato con l’inganno! Vergogna!“ Con aria risentita fece cenno a Giada e si avviarono verso casa. “E dai! Non ti arrabbiare! Stavamo solo scherzando!” un altro gattino dal pelo rosso le si lanciò dietro “Dai, dai! Andiamo al granaio? Che ne dite?” Giada si voltò verso di lui, intenzionata a seguirlo, ma Nadine le lanciò un’occhiataccia e le intimò con voce sibilante “Non ti azzardare! Ci hanno preso in


giro e noi non andremo più a giocare con loro finché non ci chiederanno scusa!” Giada abbassò la testa un po’ delusa e seguì la sorella. Intanto i tre gatti, dispiaciuti di aver perso la compagnia, iniziarono a seguirle sconsolati. Senza le due gattine non si sarebbero certo divertiti nello stesso modo! Ma Nur non si sarebbe mai piegato a chiedere scusa. “Ehi! Cosa facciamo? Se ne stanno andando per davvero!” disse il terzo gatto dal pelo maculato. Aveva delle strane chiazze bicolori bianche e nere su tutto il dorso, mentre le zampine sembravano intinte ognuna in un colore diverso! Quelle davanti erano una bianca e l’altra marrone, mentre le posteriori erano una rossastra e l’altra nera come la pece. Tutti lo prendevano sempre in giro e gli dicevano che era impossibile capire chi fosse in realtà suo padre, aveva le zampe del colore di tutti i gatti del circondario! Roky si arrabbiava tutte le volte, ma poi aveva talmente tanta voglia di giocare che il problema perdeva subito di importanza. Quasi quasi era meglio non sapere chi fosse il proprio papà, poteva averne tanti invece che uno solo!


“Mah! non lo so. Questa volta sembrano proprio arrabbiate!” mormorò Mirò, il gattino dal pelo fulvo, “Prova a chiedere scusa. Che ne dici, Nur?” finì con un tono un po’ tremolante. Nur era il loro capo, era il più forte di tutti e si vantava di essere il figlio del gatto persiano della Contessa Filimberti. Aveva ascendenti nobili! “Non ci penso per niente! Vai tu!” rispose il gatto nero. Mirò corse più forte e si avvicinò alle gattine, “Venite con noi al granaio? Per favore... stavamo scherzando...scusa” disse poi con un filo di voce. Nadine lo guardò con affetto, Mirò le piaceva da un bel po’ ma non poteva darla vinta a Nur. “Se fosse per te verrei, ma…lo sai! Quel gatto nero mi sta proprio antipatico!” “Allora fallo per me! Dai! ci divertiremo da matti! Ho visto passare dei topi giganteschi!” insistette Mirò, “Senza di te...senza di voi” si corresse subito “non sarebbe lo stesso!” Aspettò un istante studiando le reazioni e continuò “Allora Nadine…..venite?” Giada guardava speranzosa la sorella, sarebbe andata subito, ma doveva aspettare la decisione della sorella! Il suo sguardo supplichevole ebbe


l’effetto desiderato e Nadine si ammorbidì “Va bene!” sbuffò fermandosi, “Però che sia l’ultima volta! Vallo a dire a quel gattaccio nero!” disse guardando male Nur. “Sì! Sì! Andiamo!” Mirò non stava più in sé dalla gioia e balzellando qua e là intorno alle due gattine, faceva da scorta verso il famoso granaio dei Nerini. Roky e Nur erano in testa alla fila, mentre gli altri tre seguivano a breve distanza. Il granaio della famiglia Nerini era una costruzione di mattoni molto grande e soprattutto molto scura all’interno. Un grosso portone di legno, pieno di schianti tra le tavole di legno, era sempre chiuso con un grosso catenaccio, mentre le piccole finestrine in alto erano anch’esse chiuse da grossi scuri di legno tarlato, così all’interno non riusciva a filtrare che qualche piccola lama di luce. Giada era eccitatissima, ogni volta che entrava là dentro, aveva l’impressione di essere nel regno delle tenebre e si aspettava di vedersi balzare addosso chissà quale animalaccio assetato del suo sangue. Un brivido le percorse la schiena facendole rizzare tutto il pelo, Nadine la vide e le fece un sorrisetto ironico “Ti prepari alla battaglia? C’è


un diavolo grosso grosso là dentro che aspetta solo di saltarti addosso e di impossessarti del tuo povero corpicino peloso…uuuuuu che paura!” “Smettila!” urlò Giada che sentiva aumentare la paura ma non voleva darlo a vedere.

Quelle storie di diavoli che entravano nei corpi dei gatti erano il suo terrore e Nadine lo sapeva benissimo. Quando la loro nonna si stendeva al sole caldo del mezzogiorno, aveva l’abitudine di raccontare storie fantastiche, fatti accaduti quando lei era ancora giovane oppure pettegolezzi che le avevano riferito. Ma tra le tante storie che Giada aveva sentito, quella che l’aveva sconvolta di più era stata proprio quella del suo trisavolo Albertino, un gattone spagnolo che un giorno


incontrò un grosso diavolo e da allora non ebbe più pace. Infatti si ritrovò ad avere un malefico inquilino con cui condividere il suo corpo peloso. Poveraccio. Tanto disse e tanto fece che finalmente, dopo aver percorso tutto il famoso Cammino di Santiago di Compostela, riuscì a seminare il diavolaccio in una piccola chiesetta romanica, ovviamente grazie all’aiuto di un signor sacerdote molto devoto. La nonna si divertiva un sacco a raccontare le varie peripezie che il povero trisavolo fu costretto a sopportare a causa di quel diavolo e Giada rimaneva sempre a bocca aperta, chiedendosi cosa avrebbe potuto far lei se le fosse capitata una disgrazia simile. “Ehi ragazze! Entriamo uno alla volta e fate silenzio! Quei toponi sono molto furbi.” Mirò dopo essersi accucciato dietro a Nur, fece cenno alle due gattine di seguirli. Giada e Nadine si misero in fila e piano piano si infilarono in una stretta apertura tra due tavole della porta. L’interno era veramente molto buio e ci volle qualche secondo affinché i loro occhi si abituassero a quell’oscurità, poi si guardarono intorno circospetti. Il granaio era veramente


immenso, pieno di scatole, barili e ogni ben di Dio, era il luogo ideale per giocare a nascondino. I cinque gatti cominciarono la loro ispezione in cerca di topi, a capo c’era sempre il solito Nur, convinto di essere il generale di tutta la colonia dei gatti del paese, poi dietro il suo vice Roky ed infine Mirò, molto più interessato a Nadine che non al resto. Le due gattine chiudevano la fila, con grande felicità di Giada che preferiva rimanere vicina il più possibile alla porta. In caso di attacco da parte di qualche diavolo, avrebbe fatto un balzo e sarebbe scappata via veloce come la luce. Che combattesse con quel gattone di Nur! Lei era piccola, in due sarebbero stati troppo stretti. Ad un tratto Nur si fermò e Roky, subito dietro si trovò a sbattergli sulla coda “Ehi! Cosa fai? Dormi?” sibilò Nur al compagno. “Scusa…..cosa hai visto?” rispose vergognandosi, Roky. “Un’ombra scura……shhhh. Zitto!” Nur si appiattì ancora di più e strisciò sul pavimento mentre Giada cominciava a sentire il suo cuore battere all’impazzata. “Accipicchia! Ci siamo. Ecco il diavolo.” disse tra sé e si volse a guardare quanto fosse distante dall’entrata. Tirò un sospiro di


sollievo, perché fortunatamente era vicinissima, sarebbe bastato un salto per essere fuori. Attese di vedere cosa sarebbe accaduto. Sentì un urlo agghiacciante provenire dal corpo di Nur e senza neanche rendersi conto, si ritrovò fuori dal granaio tremante di paura. “Ehi bimba! Che fai? Hai visto il diavolo?” una voce roca la stava prendendo in giro e la costrinse a riaprire gli occhi serrati dalla paura. Un grosso gatto bianco sporco la stava guardando con fare canzonatorio, Giada non l’aveva mai visto nei paraggi, ma i suoi occhi verde smeraldo la catturarono e le tolsero ogni facoltà di ragionamento. “Sei senza lingua?” continuò lui con tono di sufficienza. Poi visto che lei non rispondeva, le girò le spalle e si allontanò con una camminata da vero guappo. Giada si riscosse all’improvviso dal torpore in cui era caduta e gli urlò dietro “Ce l’ho la lingua!” e la tirò fuori in tutta la sua lunghezza. Il gatto si fermò e girò il muso verso di lei “Ah! Vedo.” e riprese a camminare. “Giada! Giada! Dove sei?” la voce di Nadine aveva un tono preoccupato. La vide spuntare dalla stretta apertura del portone e la chiamò.


“Sono qui! Cosa c’è?” chiese con il tono più allegro possibile “Sei sparita! Hai avuto paura? C’era solo un grossissimo topone, ma Nur l’ha preso subito ed è finito il divertimento.“ Nadine la squadrò insospettita, la sorella aveva un’aria strana “pensavi che ci fosse il diavolo per davvero?” “Nooo… ma cosa dici! Preferisco solo stare fuori alla luce del sole…..e poi ho fatto una conoscenza. Guarda quel bel tipo là. Mi ha chiamato bimba” lo sguardo di Giada si fece romantico e la cosa fece preoccupare molto Nadine. “Non sai neanche chi sia e già gli fai gli occhi dolci? Sveglia! Lo sai cosa dice sempre il babbo. Prima di fare amicizia con gatti che non si conoscono, bisogna sapere chi sono, da dove vengono, eccetera eccetera…… tu, invece, dai subito confidenza.” brontolò Nadine che aveva quasi imparato a memoria la lezione che tutti i santi giorni le propinava il babbo. “Non gli dire niente, ti prego” supplicò Giada, “Però è proprio carino.” “Basta! Andiamo su, torniamo a casa. Gli altri verranno quando vorranno, io mi sono stufata di


stare qua” e si incamminò seguita dalla sorellina tutta contrita. Eppure quel gatto aveva degli occhi così belli. Giada continuava a fantasticare, era così che ci si innamorava? Guardando un paio di occhi affascinanti? Chissà! Lei proprio non lo sapeva, non le era mai capitato, però la mamma le aveva raccontato qualcosa del genere a proposito di lei e del babbo. Mah! Forse era meglio dar retta a Nadine e dimenticarsi tutta l’avventura della mattinata. Con passo trotterellante, le due gattine tornarono al loro magnifico prato pieno di lucertole e farfalle. Lì sì, che c’era da divertirsi. Il giorno dopo il gatto bianco dagli occhi di smeraldo era già dimenticato. Giada era stata così indaffarata a cacciare che proprio non aveva avuto un attimo di tempo per pensarci. Arrivarono i tre amici, Nur come al solito in testa, seguito da Roky ed infine Mirò. “Che fate di bello? Sempre a caccia di lucertole? Giochi da bambine!” disse Nur con un tono da saputello.


“Guarda caro, che è molto divertente e poi occorre essere svelti e forti per cacciare le lucertole” rispose Giada risentita. Quello era il suo divertimento preferito e non l’avrebbe cambiato con nessun altro. Nadine invece si annoiava subito, lei preferiva le grandi avventure come quella del giorno prima, ma con quella sorellina piccola sempre alle calcagna non poteva proprio godersi niente. Nadine lanciò un’occhiata affettuosa a Giada, poi chiese a Nur “Quanti topi avete preso ieri? Scommetto uno solo” e fece una risatina. “Scherzi! Come minimo ne abbiamo fatti fuori una decina” rispose Nur con fare altezzoso. “Sì, sì! Ne ho presi 5 anch’io” disse tutto soddisfatto Mirò. Il suo sguardo innamorato si perdeva ogni volta nei grandi occhioni ambrati di Nadine. Com’era bella! Un sospiro gli scappò, ma si riprese subito. “È stata una dura lotta ma noi siamo forti, molto forti...vero Nur?” Il gattone nero si voltò a leccarsi pigramente la coda, quel pelo lungo e folto gli richiedeva molto lavoro per fare la sua bella figura. “Voi conoscete quel gatto bianco che girava intorno al granaio?” chiese timidamente Giada.


Nadine si girò di scatto e la fulminò con lo sguardo. Aveva pensato a lui tutto il tempo e non le aveva detto niente. Strano, veramente strano. Giada le raccontava sempre tutto. “Quale gatto bianco?” chiese Roky. “Era fuori dal granaio, non l’avevo mai visto da queste parti. Ma non importa, era solo curiosità” troncò Giada. Non voleva suscitare domande inopportune e si rimise a cercare lucertole. “Credo di sapere chi sia” disse laconico Nur “non è proprio un tipo affidabile. Si dice che sia un po’ prepotente.” “Ma dove abita?” chiese subito Giada incuriosita. “Nella corte di Scopicci, quel gruppetto di case in fondo alla valle. Ma lascialo perdere, non è il tipo adatto a te” Nur le lanciò un’occhiata un po’ preoccupata. Si sentiva responsabile per quelle giovani gattine, non avrebbe permesso che le facessero del male. “Noooo, ma cosa dici!? Era solo curiosità” rispose lei facendo l’ingenua. “Cosa facciamo di bello oggi?” chiese Roky che si era già annoiato con quei discorsi. “Potremmo andare giù al fiume, è divertente” rispose Mirò con gli occhi sempre fissi su Nadine.


“Sì, andiamo al fiume.” rispose Nadine felice. “Tu Giada? Cosa vuoi fare?” chiese Nur. “Quello che va bene a voi” rispose lei imbarazzata da tutta quell’attenzione. “Qualche volta potresti dire tu dove preferisci andare, no? Avrai qualche idea in proposito” insistette Nur. “No, no. A me va bene cosa decidete voi” Giada sarebbe voluta sprofondare. Perché era così interessato a ciò che voleva lei? Era così piccolina, non aveva una grande importanza il suo parere. “Va bene, allora andiamo al fiume” decise Nur a cui spettava sempre l’ultima decisione.

I cinque amici si misero in cammino, attraversarono una fitta boscaglia e poi finalmente giunsero al fiume. Si guardarono circospetti intorno per vedere che non ci fossero uomini con i loro cani, ma fortunatamente era tutto libero. “Possiamo andare” disse Nur che teneva molto al suo ruolo di capo e di responsabile del gruppo.


Quel posto era magnifico, soprattutto perché potevano salire in cima agli alberetti bassi e da lì cacciare i passerotti che vi facevano il nido. Giada e Nadine salirono su un albero frondoso e si nascosero tra le foglie, furtive e silenziose, aspettarono il momento adatto per tuffarsi come furie su due ignari uccellini. I poveretti tentarono la fuga, ma le due sorelline erano troppo furbe e veloci. Felici delle loro conquiste, si guardarono con soddisfazione, poi scesero a mostrare i loro trofei agli altri. Appena arrivata a terra però Giada si accorse che c’era qualcosa di nuovo, i suoi amici erano più seri del solito, anzi, sembravano sulla difensiva. Si guardò intorno e, in un moto di stupore, la bocca le si aprì ed il povero uccellino cadde a terra ormai morto. Il gatto bianco dagli occhi di smeraldo era lì, proprio di fronte a Nur, con il pelo arruffato e l’aria di sfida dipinta sul muso. “Cosa sta succedendo?” chiese Nadine per rompere quella tensione generale “Abbiamo visite, come vedi” rispose Nur con voce tagliente. Quando era arrabbiato faceva paura, il pelo gonfio lo faceva sembrare enorme, gli occhi gialli si chiudevano a fessura e sinceramente


Nadine non aveva mai visto qualcosa di più pericoloso in vita sua. “Ciao, chi sei?” chiese Nadine cercando di calmare gli animi. “Mi chiamo Nick e tu?” rispose il gatto bianco senza però togliere gli occhi di dosso a Nur. “Io sono Nadine, questa è mia sorella Giada. Loro sono Roky, Mirò e Nur” disse infine puntando gli occhi addosso a quest’ultimo. Il suo sguardo cercava di comunicargli di stare calmo e di fare amicizia, ma il gattone nero non sembrava accogliere le sue suppliche silenziose. Poi d’un tratto si mise a lisciarsi il folto pelo dicendo a mezza voce “Piacere.” Nick sembrò rilassarsi, ma rimase comunque sulla difensiva. Giada, invece, lo guardava di sottecchi con aria sognante e lui se ne accorse. Due occhi verde smeraldo la fissarono spavaldi e lei sentì il terreno aprirsi sotto le sue zampette, un vortice colorato l’avvolse mentre il cuore pareva volerle uscire dal petto. “Giada! È ora di tornare a casa. Andiamo” la voce isterica di Nadine la fece tornare alla realtà, la


stavano guardando tutti stupiti, mentre un sorrisetto beffardo aleggiava sul muso di Nick. “Sì, sì ….andiamo a casa” mormorò nascondendosi dietro sua sorella “Ci vediamo domani?” chiese Nick, rivolgendosi a Nur, ma con gli occhi puntati su di lei. “Mah! Vedremo.” rispose Nur. I cinque amici si infilarono nella bassa boscaglia, mentre Nick rimaneva fermo sulla riva a guardare Giada allontanarsi. Era proprio carina.


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