SLOW ECONOMY "Speciale Papa Francesco"

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tiratura limitata da collezione su carta preziosa

SPECIALE“PAPA FRANCESCO” IN OCCASIONE del suo 77mo compleanno



Speciale Papa Francesco Le due copertine che “Time”, il settimanale di informazione pubblicato negli Stati Uniti d’America a partire dal 1923, ha dedicato a Papa Francesco: la prima del 25 marzo per l’elezione del Santo Padre e la seconda del 23 dicembre per dichiarare il Pontefice “Uomo dell’anno 2013”.

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di Saverio Buttiglione

Speciale Papa Francesco

Un Papa “slow economy”: rifiuta l’opulenza del re dei cattolici e si presenta vescovo di Roma e servo dei poveri.

M

ercoledì 13 marzo 2013, alle 19.06, il Papa Benedetto XVI da Castel Gandolfo guardava in televisione la fumata bianca dal camino di Piazza S. Pietro, in qualità di “emerito”, perché primo Papa dimissionario dai tempi di Celestino V (che Dante Alighieri rimproverò per quel gesto tanto che, nella sua Divina Commedia, lo pose fra gli ignavi all’inferno). A quei tempi il conclave si faceva nella città dove moriva il Papa, e nel 1294 si tenne quindi a Perugia, fu lunghissimo ed i cardinali chiamarono allora un esterno, il monaco eremita Piero Angeleri da Morrone, che aveva 84 anni e prese il nome di Celestino V. Dopo pochi mesi, “disgustato

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ed impotente” dicono le cronache, fece il “gran rifiuto”, ma il suo fu viltade (come sostiene Dante) oppure gesto di grande coraggio? All’epoca il potere del Papa era anche e soprattutto temporale, e lui vi rinunciò, anche per le pressioni subite dal Cardinal Caetani, che infatti gli succedette col nome di Bonifacio VIII, rinchiudendolo nel castello di Fumone e tramando per la vittoria dei Neri a Firenze (favorendo così l’esilio politico proprio di Dante, si spiega forse così il rancore del sommo poeta per Celestino V). Il teologo Ratzinger, primo pontefice ad assistere all’elezione del suo successore (grazie alla TV), ha deciso anche lui con grande coraggio di

Il Direttore Editoriale, Saverio Buttiglione

non avere più le forze (per età più che per malattia) per poter guidare la chiesa di Roma, e questo è stato interpretato dagli osservatori come una sua richiesta per avere un nuovo pontefice “giovane e forte”, all’altezza quindi di affrontare lo sforzo (anche fisico, dovuto ai numerosi viaggi planetari necessari) di una nuova evangelizzazione, sempre più difficile in questi tempi di mutamento di valori e mondanizzazione, per di più in presenza di vere e proprie scosse telluriche interne al Vaticano, dovute agli scandali, da quelli finanziari (della banca vaticana dello IOR) a quelli della pedofilia praticata da alcuni cosiddetti “sacerdoti”.


Le previsioni sull’elezione del nuovo Papa erano fra il cardinale di Milano, mentore di “Comunione e Liberazione”, Angelo Scola e quello brasiliano di San Paolo cardinale Pedro Scherer, eventuali outsiders erano indicati il cappuccino di Boston Sean Patrick O’Malley, l’arcivescovo di New York Timoty Michael Dolan ed il francocanadese Marc Ouellet, mentre molte simpatie dell’opinione pubblica italiana andavano al giovanissimo filippino (56 anni) arcivescovo di Manila Luis Antonio Gokim Tagle e all’arcivescovo di Lione Philippe Barbarin (visto in TV nei giorni precedenti arrivare alle congregazioni pre-conclave in bicicletta). Invece … al secondo giorno, al quinto scrutinio, alle ore 20.12, un’ora dopo l’habemus Papam che lo aveva annunciato, appariva sul balcone vaticano il Cardinale argentino di Buenos Aires Jeorge Mario Bergoglio, non giovane (76 anni) e neppure in perfetta salute (operato a 21 anni ad un polmone), sconosciuto ai più. Ma ciononostante le sorprese piacevoli ed emozionanti sono state un crescendo continuo minuto dopo minuto, sin dalla sua apparizione sulla loggia di San Pietro. E’ il primo Gesuita che diven-

ta Papa ma sceglie il nome del Santo dei Santi, (che non appartiene certo al suo intransigente ordine ecclesiastico dei “soldati” della Compagnia di Gesù), del “Poverello di Assisi” Francesco, indicando con ciò un programma politico ben preciso. Padre Bergoglio si presentava alle centinaia di televisioni arrivate a Roma da tutto il globo (persino dalla Cina) con nulla

sul capo, men che meno con la tiara (che nelle tre corone d’oro sovrapposte simboleggia i titoli di “padre dei principi e dei re”, “rettore del mondo” e “vicario di Cristo”), e con la pioggia che cadeva sulla piazza gremita da almeno centomila persone, non aveva sull’abito bianco nemmeno la mozzetta, la mantellina di ermellino (sarebbe stata giustificata almeno dal freddo intenso della serata), non aveva le tipiche scarpette rosse da pontefice ed infine al petto si notava una semplice croce di ferro invece che di oro !! Le sue prime parole sono state queste: “Fratelli e Sorelle buonasera! (una discrezione, semplicità ed educazione sconvolgenti se pronunciate da un Papa). Ha proseguito così: Come sapete il compito del conclave era di dare un vescovo a Roma, questi miei fratelli cardinali sono andati a pren-

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derlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui”. Otto anni fà al conclave era stato proprio Bergoglio in lizza con Ratzinger, che era entrato quasi già Papa in conclave, avendo fiancheggiato per anni Giovanni Paolo II, in qualità di massima autorità teologica del cattolicesimo ed avendo recitato poche ore prima dell’Extra Omnes proprio lui l’omelia funebre del Papa “santo subito”. Il Cardinal Bergoglio con 40 voti era sostenuto dall’indimenticato cardinale di Milano Carlo Maria Martini, il quale, se non fosse stato già colpito da malattia, tutti sanno che sarebbe stato il favorito unico al posto di Ratzinger. All’improvviso una metà circa di quei voti confluirono sul cardinale tedesco (che non riusciva ad andare oltre i 75 su 115, come si apprende dal diario anonimo di uno degli elettori, non permettendogli così i 2/3 che consentono la fumata

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bianca) al 4° scrutinio e diventò perciò Papa chiedendo il nome di Benedetto XVI, ma qualcuno pensa che proprio Bergoglio favorì lo sblocco dell’empasse preferendo tornare fra i suoi poveri di Buenos Aires piuttosto che divenire pontefice, e perciò ora ho interpretato le sue prime parole da eletto “sono venuti a prendermi quasi alla fine del mondo” come se avesse detto “questa volta ci sono riusciti!”.

Su questa mia interpretazione ho letto, la mattina seguente, il racconto del Cardinale Dolan davanti alle telecamere, che uscendo dalla messa celebrata dal nuovo Papa, raccontava divertito che, mentre i cardinali, poco prima di congedarsi, gli facevano gli auguri, lui invece li faceva a loro aggiungendo: “che Dio vi perdoni”. Inoltre a sera prima dal balcone Papa Francesco aveva voluto, come primo atto, invitare tutti a pregare proprio per l’Emerito Vescovo Benedetto XVI (in seguito dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi si è anche appreso che gli aveva già telefonato non appena eletto). Ratzinger all’apparenza non avrebbe indicato nel mese precedente nessun nome di successore (ricordo che le sue dimissioni sono state annunciate per il 28 febbraio, il giorno 11), chiudendosi anzi in clausura a Castel Gandolfo, quasi “in


punta di piedi”, spostandosi in elicottero, in quanto, se invece fosse uscito dal Vaticano in auto di rappresentanza tra ali di folla esultante, si sarebbe creato “l’evento”. Con questo gesto Benedetto XVI avrebbe mostrato pertanto, di non voler interferire in nessun modo sul conclave, avrebbe semmai espresso solo un gradimento verso un successore che potesse essere “forte e giovane”. Un episodio visto in TV mi ha fatto però riflettere, in aggiunta al repentino strano mutamento del conclave del 19 aprile 2005, e ritenere che il Papa tedesco abbia gradito proprio Bergoglio al suo posto e lo abbia pure comunicato ai cardinali, pur chiusi “cun clavum”, magari attraverso uno speciale messaggero. Infatti quando Monsignor Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche vaticane, martedì 12 marzo, nella Cappella Sistina ha pronunciato l’Extra

Omnes, il “fuori tutti” per addetti, prelati della curia e cardinali ultraottantenni (e perciò non elettori), l’ultimo ad uscire prima della chiusura e del sigillo della porta di conclave è stato Monsignor Georg Gaenswein, proprio il segretario personale di Ratzinger! L’ho notato perché, come tutti sanno, oltre che un uomo di bell’aspetto (biondo, alto 1,80 e con un fisico da sportivo, infatti pratica sci e tennis) di cui per ciò immediatamente si nota la presenza sulla scena, Gaenswein è dal 2003 appunto il segretario privato di Joseph Ratzinger, ma non molti sanno che, a differenza del segretario di Wojtyla Monsignor Stanislaw Dziwisz, ora Arcivescovo di Cracovia, il quale non mancava mai una cena o colazione di lavoro (anche in sostituzione di Giovanni Paolo II stesso), Gaenswein è restìo al mettersi

in mostra ed infatti non ha mai partecipato al posto di Ratzinger in occasione di incontri importanti. Pur tuttavia, e nonostante lui sia stato tra i pochi che hanno accompagnato Ratzinger in clausura a Castel Gandolfo, grazie al doppio incarico di Prefetto della Casa Pontificia (è stato fatto vescovo) monsignor Georg nei giorni del conclave è tornato a Roma e lo si è visto presentissimo fra i cardinali, avendo lasciato solo (momentaneamente) il Papa Emerito di cui è segretario. Potrebbe aver quindi portato una volontà di Benedetto XVI nella sua qualità di segretario in quei giorni di congregazioni preconclave, che servivano appunto ai cardinali per conoscersi fra loro (vengono da tutto il modo), per prendere informazioni sullo stato attuale della Chiesa e per farsi un’opinione sui papabili fra di loro. Ricordo poi che la gran parte di loro è stata fatta cardinale da Ratzinger stesso.

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Ma torniamo al Cardinal Bergoglio, tutto si è quindi sbloccato in suo favore al 5° scrutinio ed ancora una volta si è dimostrato che chi entra già Papa in conclave ne esce ancora cardinale. Per Scola e Scherer è stato così, esattamente come fu nel 1978 per Giuseppe Siri e Giovanni Benelli, entrati in conclave favoritissimi. Ma quando alla sesta votazione, in un serrato testa a testa, nessuno dei due riuscì ad ottenere i 2/3 dei voti necessari, spuntarono all’improvviso 4 voti per un cardinale dell’est, anticomunista (ma pure contrario al capitalismo selvaggio), il vescovo di Polonia Karol Wojtyla. Bastarono altre due sole votazioni e, per evidente intercessione dello Spirito San-

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to (evidente per tutto quello che il Papa polacco ha dimostrato nei 27 anni successivi, evangelizzando il mondo coi suoi innumerevoli viaggi, entusiasmando i giovani ad avvicinarsi alla chiesa, usando la comunicazione in lui naturale talento di empatia, arrivando ad ostentare le sue grandi sofferenze di malato pure in televisione quando ha abbracciato la croce fino alla morte esatta-

mente come Gesù Cristo, come infatti non ricordare l’ultima Via Crucis da lui seguita proprio in Tv, perché impossibilitato a condurla di persona camminando per strada, in ginocchio ed abbracciato alla croce e ripreso da una telecamera alle sue spalle), alle ore 19.35 di lunedì 16 ottobre Wojtyla fu infatti fatto Papa al posto dei cardinali Siri e Benelli. Padre Bergoglio (come vuol essere chiamato dalla giornalista Stefania Falasco che insieme al marito Gianni Valente, anche lui giornalista, andava a visitare a casa loro quando veniva a Roma, essendo diventati tanto amici che lui li ha persino chiamati sul cellulare dopo l’elezione papale, e solo per salutarli!) spuntato a sorpresa dalla loggia di San Pietro,


dopo il saluto ha semplicemente invitato tutti i presenti a pregare con lui sia il Padre Nostro che l’Ave Maria, preghiere che Gesù insegnò al pescatore Pietro quando gli disse: “Sei Pietro e su questa pietra costruirai la mia chiesa di cui ti do le chiavi, ciò che tu legherai su questa terra sarà legato anche nei cieli, ciò che scioglierai in terra lo sarà anche lassù”. Al momento di impartire la benedizione Urbi et Orbi a tutti noi, il nuovo Papa, a sorpresa, ha chiesto ai fedeli in piazza sotto la pioggia “un favore”. Ha chiesto a tutti, prima della sua benedizione, una preghiera su di lui per invocare la benedizione di Dio per questo nuovo vescovo di Roma, ed a quel punto

si è quasi inginocchiato verso la folla sotto di lui, piegando il capo verso la gente, con alcuni minuti di silenzio spontaneo ed assoluto della piazza che evidentemente pregava per lui. In questo suo breve ed essenziale primo discorso ha usato sempre il titolo di vescovo di Roma e mai quello di Papa (forse perché rimanda alla figura di un sovrano, quale poi lui nei fatti è divenuto, nella qualità di capo dello Stato Vaticano) ed ha salutato infine tutti con un “buona notte e buon riposo”. La mattina seguente si è recato in Piazza Buenos Aires nella chiesa di Santa Maria Maggiore, per pregare davanti alla Madonna cara agli argentini di Roma, portando lui stesso in

mano un mazzo di fiori, e si è fatto accompagnare con una normale auto invece di quella papale, sedendosi inoltre davanti, a fianco dell’autista. Al ritorno si è fatto accompagnare a prendere di persona i suoi bagagli nella stanza dell’albergo di Roma ed ha personalmente pagato il conto, 75 euro per la notte lì trascorsa. Nella prima messa che ha tenuto più tardi coi cardinali si è recato da Santa Marta, dove alloggiano, in chiesa insieme a loro in pulmino e non da solo con l’auto di rappresentanza papale. Questo padre Bergoglio ora Papa è figlio di un ferroviere di Portacomaro nell’astigiano, che giovanissimo emigrò dal Piemonte in Argentina. Perciò il nuovo Papa è nato in Argentina, si è diplomato perito chimico e come tutti i ragazzi argentini aveva anche una simpatia per una ragazza con la quale stava per fidanzarsi (come si evince dal capitolo “Mi piace il tango” del libro-intervista del 2010 “Il Gesuita” di Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin:… “lei era nel grup-

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po di amici con cui andavo a ballare, ma poi ho scoperto la vocazione religiosa”…), ballava il tango ed era tifoso di calcio, èquindi un figlio del popolo e non un principe come molti papi dei secoli passati, e conosce bene la vita dei giovani avendola vissuta (era già adulto quando decise di diventare sacerdote, non essendo quindi stato in seminario sin dall’infanzia ha potuto vivere e sperimentare la giovinezza in prima persona). Laureatosi in filosofia e teologia in Cile, è divenuto vescovo ed in quel ruolo ha fortemente sostenuto che è la chiesa a dover andare nelle baraccopoli, fra la gente, senza “pretendere” che il popolo venga in chiesa, ha infatti sempre sostenuto coi suoi sacerdoti che basta un garage poter dire messa. Da Arcivescovo di Buenos Aires, quando fu chiamato da Papa Wojtyla a Roma nel 2001, per essere investito del titolo di cardinale, i suoi numerosi fedeli avevano raccolto del denaro per seguirlo nel viaggio transoceanico e per organizzare la successiva festa, ma Bergoglio volle che restassero a casa, che non si facesse nessuna festa pomposa, si pagò lui stesso il viaggio ed andò da

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solo dal Papa, ma soprattutto li invitò a devolvere i fondi già raccolti ai poveri di quella città sudamericana. Recentemente l’Arcivescovo di Lione Philippe Barbarin, avendo un amico malato proprio a Buenos Aires, che aveva chiesto l’assistenza di un prete a casa, conoscendo il cardinal Bergoglio, gli chiese la cortesia di cercare un sacerdote disposto ad andarci. Come se fosse la cosa più naturale del mondo ci andò Bergoglio stesso perché, disse: “abito vicino a quel malato” (vive in un semplice appartamento di Buenos Aires piuttosto che nella sfarzosa residenza arcivescovile: in Italia siamo abituati in quasi tutte le città

a vedere gli alti prelati abitare invece nel lusso) e ci andò con la metropolitana, esattamente come faceva ogni giorno quando usciva di casa. Se quindi il buongiorno si vede dal mattino, e se i segni, proprio in una istituzione millenaria che vive di “segni ed esempi”, come appunto la Chiesa Cat-


tolica, romana ed rpostolica, questo nuovo Papa Francesco di 77 anni è proprio un Papa di filosofia “slow economy”, per di più “giovane e forte” come tutti si attendevano. Perché l’appunto sulla sua età avanzata che non consentirebbe la forza fisica della “giovinezza” è controbilanciata dalla sua energia interiore. La qualità anagrafica che in Italia si pretende ormai dovunque, anche in politica, quasi che la gioventù sia la nuova moda taumaturgica per la cura di ogni male o problema, sia perciò l’unica soluzione per sostituire chi detiene il potere e non lo molla mai più, da sola non basta mai. Mi permetto di ricordare che gli uomini anziani hanno il pregio (quando però si tratta di individui che erano intelligenti già da giovani) della “saggezza”, che è dovuta proprio dall’esperien-

za di vita e quindi dal numero di anni vissuti, ed anche questo è un valore da aggiungere ed affiancare a quello della freschezza intellettuale dei giovani, come ci hanno insegnato anche tanti popoli antichissimi, come ad esempio gli indiani d’America che veneravano e coccolavano i loro anziani fino alla morte.

Tuttora in Giappone considerano gli anziani monumenti viventi dai quali attingere ed imparare e quando ne muore uno è come se vada in fumo una biblioteca. Sono perciò certo che Papa Francesco porterà l’evangelizzazione non solo verso gli ultimi ed i poveri, che vanno aiutati anche concretamente oltre che avvicinati alla

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parola di Gesù (come Bergoglio ha peraltro dimostrato di fare già da vescovo), ma evangelizzerà anche il clero cattolico e soprattutto le persone più abbienti della società, i cosidetti ricchi. Così dimostrò infatti proprio San Francesco che, pur in disaccordo con il potere temporale e l’opulenza della Chiesa, non si chiuse in un ghetto di protesta senza dialogo e dando solo il buon esempio con il suo stile di vita morigerato, ma cercò un rapporto proprio col Papa, che era appunto fra i più ricchi del suo tempo, ed arrivò persino a recarsi a Roma per chiedere proprio a lui il riconoscimento ufficiale dell’ordine da lui fondato e della relativa regola di povertà, una cosa che a noi potrebbesembrare un controsenso. La ricchezza infatti non è un male in sé, se viene conseguita

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col lavoro e con etica sociale (prima ancora che nello spirito della fede religiosa per chi ci crede), per ciò Papa Francesco può far molto in questo senso dal pulpito di Roma, che è tuttora molto ascoltato sia in Italia che nel mondo (come dimostrato dalla presenza dei potenti della terra arrivati per il suo insediamento), soprattutto quando da quello scranno le parole vengono proferite con

dolcezza ed umiltà, come abbiamo visto fare a questo prete argentino. Sarà utile una evangelizzazione consapevole ed entusiasta delle persone più abbienti e ricche della società proprio nell’ottica di una più equa e giusta distribuzione delle ricchezze, visto che la pazza e veloce (fast) economia che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni non funziona ormai più neanche dal punto di vista più laico ed economicista, quando il numero dei poveri aumenta vorticosamente mentre si riduce quello degli abbienti che diventano sempre più ricchi, con la conseguenza che se il denaro non circola più fra la massa della popolazione si fermano tutti i consumi e di conseguenza le produzioni ed il lavoro, con danno evidente per tutti, anche per gli imprenditori e le persone più ricche.


Se l’ultima triste conseguenza è che neppure il “lavoro”, che rende libertà e dignità all’essere umano, serva più a nulla (quando si evince la contraddizione che persino chi un lavoro ce l’ha non sia più in grado di autosostenersi), allora la società tutta si blocca e questo è molto grave e non si è mai verificato nella storia umana. Perfino un economista come il prof. Luigi Paganetto dell’Università Tor Vergata di Roma si è espresso speranzoso in questo Papa, perché appunto è ormai necessaria una generale redistribuzione della ricchezza nella società, e Papa Francesco sembra in grado di esercitare una forte moral suasion. Il default finanziario che proprio l’Argentina ha subito dodici anni fa, mandando al fallimento addirittura una intera nazione, è stato vissuto di persona da questo nuovo Papa che vive-

va lì, e sarà senz’altro un’esperienza utile alle sue azioni, così come l’aver vissuto il comunismo in Polonia segnò certamente le azioni di Papa Wojtyla, a cui tutti attribuiscono molti meriti nell’aver contribuito a far crollare il muro di Berlino nel 1989 in maniera non cruenta. Subito dopo quel crollo la Germania dell’Ovest si accollò le

miserie di quella dell’Est con enormi sacrifici economici, ciononostante ha saputo portare la sua economia a trainare tutta la zona euro, con aziende tedesche oggi ben ancorate all’economia reale, con soddisfazione sia dei propri dipendenti che dei conti pubblici tedeschi, basti vedere per esempio che, mentre in tutta Europa il comparto dell’auto

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soffre irrimediabilmente la crisi, la Volkswagen tedesca ha ultimamente raggiunto utili pari al PIL della Finlandia, continuando al contempo a pagare salari più che dignitosi ai propri dipendenti ed a portare pure denaro nelle casse dello Stato (con le tasse) invece che chiederne per potersi salvare dal fallimento come sucede purtroppo in altri paesi. Perciò Papa Francesco potrebbe essere stato proprio un dono dello Spirito Santo per tutti noi, anche per i laici non credenti. Nell’ora intercorsa tra l’Habemus Papam e la sua apparizione sul balcone, intrattenuti in TV da Aldo Maria Valli inviato della RAI in piazza, con i commenti in studio precisi e puntuali dello storico (esperto soprattutto del ConcilioVaticano II) Alberto Melloni, ospite sia nel TG24 che nel TG1

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da Giorgino, mentre il Cardinal Bergoglio si preparava nella cosidetta “stanza delle lacrime”, sotto la loggia vaticana, fra la basilica di San Pietro e la enorme folla, si sono schierati i picchetti d’onore delle Guardie Svizzere Vaticane e quelli dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia e dell’Esercito, Marina ed Aviazione Italiana con le loro bande che a sorpresa hanno suonato l’”Inno di Mameli”: quel punto la folla dei fedeli di tutto il mondo, in

trepida attesa di vedere questo nuovo Papa Francesco, ha spontaneamente intonato e cantato l’inno italiano. E’ stato un altro segno, di buon auspicio certamente, anche per l’Italia. Il primo giorno del pontificato Papa Francesco ha tratto dal Vangelo, nell’omelia ai suoi fratelli cardinali, il concetto di “movimento”: nel camminare, nell’edificare e nel confessare, ma specificando che sia un movimento “nel segno della croce”. Come gli apostoli bisogna camminare per evangelizzare, edificare la chiesa su solide mura di pietra (e non - ha detto - come i bimbi in spiaggia che fanno castelli di sabbia che inevitabilmente crolleranno), infine confessare a Dio (ma se lo facciamo senza croce - ha ripetuto - cioè senza la costante presenza della certezza che Gesù si sia immolato sulla croce per tutti noi per poi risorgere a Dio, siamo solo preti, vescovi, cardinali e papi ma non discepoli di Gesù !). Questo gesuita si è poi recato con tutti loro a pranzare, ma sempre in pulmino, e nella mensa si è seduto in un posto qualsiasi tra di loro, nemmeno a capo tavola!


Il secondo giorno ha detto ai cardinali: “non cediamo mai al pessimismo ed all’amarezza che il demonio ci offre ogni giorno. Nel nome di Gesù che ce lo ha insegnato dobbiamo avere speranza e ottimismo, e lo Spirito Santo ci aiuterà”. Ed ancora una volta ha ringraziato l’emerito Ratzinger, sottolineandone una qualità che per decenni nessun osservatore gli aveva attribuito: l’Umiltà. Se il ricco giovane, un po’ scapestrato e donnaiolo come i suoi amici tutti molto ricchi, con la passione per le armi e le guerre, Francesco da Assisi, si spogliò di tutto e si consacrò all’esempio di Gesù di Nazareth (a proposito tra i films a lui dedicati, nonostante quello di Zeffirelli sia stato dipinto come uno splendido quadro di Giotto, preferisco quello nel quale la grande regista Liliana Cavani ha scelto il miglior interprete possibile, perché attore irrequieto già nella vita privata e quindi ancor piu credibile in quei panni del Santo dell’Umbria, Mickey Rourke) ma fu sbeffeggiato e deriso e ciononostante è riuscito a lasciare un segno indelebile nei

secoli a venire senza nemmeno aver potuto avere, nella sua umiltà estrema, nessun potere di convincimento (tranne che il suo esempio di estremo coraggio, al limite della follia se ci immaginiamo nei suoi panni), immaginiamoci adesso quale traccia possa lasciare, nelle coscienze delle persone del terzo millennio, un uomo di potere e quindi molto ascoltato e riverito come un Papa che ne segua gli stessi insegnamenti. Il terzo giorno, sabato 16 marzo 2013, primo incontro pubblico, coi 5.600 giornalisti ed operatori della comunicazione arrivati da giorni da tutto il mondo, ci ha ringraziato per il lavoro svolto, ed ha spiegato perché abbia scelto il nome di San Francesco, lo ha fatto proprio pensando ai poveri ed ha aggiunto: “Ah come vorrei una chiesa povera e per i poveri”.

Ci ha tutti meravigliato dicendo poi: “voi che fate comunicazione usate le “parole”certamente grazie allo studio, alla sensibilità ed all’esperienza ma alla fine sopratutto esprimete Verità, Bontà e Bellezza. La Chiesa esiste per comunicare proprio questo: Verità, Bontà e Bellezza in persona!” Nella sua infinità umiltà e col suo incredibile rispetto per chiunque, alla fine ha detto di voler impartire la benedizione in silenzio ben conscio della presenza in piazza di persone non cattoliche oppure nemmeno credenti, ma per lui tutti comunque figli di Dio, e così ha fatto, imponendo le mani verso la folla di giornalisti in silenzio. Grazie nuovo Papa Francesco, buon lavoro e auguri di Buon Compleanno da tutti lo staff di Slow Economy!

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Associazioni di Valentina Lacaputo - segretario e tesoriere Comitato Provinciale UNPLI Bari (Pro Loco di Casamassima)

Piccoli e diversi ma … vincenti se uniti in squadra.

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uò sembrare un controsenso che i borghi d’Italia, legati al proprio campanile, tifosi dei propri interessi territoriali, alle volte piccoli e sconosciuti, sistema endemico prettamente italiano che, sin dai tempi delle guerre fra Guelfi e Ghibellini nella stessa città di Firenze per esempio, ha di fatto impedito una vera unità nazionale, a causa di un deleterio individualismo, possano proprio in un millennio caratterizzato dalla globalizzazione risultare vincenti. Eppure è così, a patto che se si mettano in rete ed operi-

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no con lo spirito di una squadra sportiva piuttosto che di un team di medici o di scienziati. Perché la “diversità” caratteristica di ogni borgo, in termini di paesaggio, arte,

storia, cultura, architettura, produzioni artigianali, è una ricchezza preziosa sicuramente vincente sull’omologazione globale che sembra dominante, infatti è sempre più apprezzata dai turisti/consumatori consapevoli del terzo millennio. Addirittura l’Evoluzione della Vita su questo pianeta ci insegna che dalla diversità genetica ogni specie e razza vivente ne trae beneficio, nel lungo termine, proprio quando questa diversità è “messa in rete” con la trasmissione genetica alle nuove generazioni nell’atto della procreazione.


Ma cosa c’è a livello istituzionale che possa generare questo processo virtuoso? Una massa di volontari, politicamente indipendente, (perché risponde, con decreto, direttamente e solo allo Stato Italiano) che fa parte della Unione Nazionale Pro Loco d’Italia (UNPLI). Tante piccole unità territoriali che conoscono e divulgano le preziose eredità che le generazioni precedenti hanno generato e conservato consegnandole alla fruizione qualitativa di tutti. Nella mia responsabilità di segretario e tesoriere del Comitato Provinciale UNPLI Bari ringrazio pertanto Slow Economy Magazine per lo spazio che ci ha voluto dedicare con la pubblicazione di questa rubrica nella quale ho scelto di inserire, a titolo di esempio, due articoli scritti

da due nostre socie, uno sulla missione dell’UNPLI da Papa Francesco e l’altro sul convegno nazionale che si è tenuto in Puglia questo inverno, nel quale l’autorità istituzionale di questa regione è stata la prima a riconoscere alle Pro Loco, con legge regionale e successivi regolamenti attuativi, un ruolo privilegiato, ed addirittura ispettivo, fra le tante benemerite Associazioni Onlus, che operano sui territori. Si chiamavano comitati di cura le prime Pro Loco nate in Veneto nel 1881 assumendo denominazioni quali “Comi-

tato di cura”, “Società per concorso di forestieri”, “Associazione per il movimento dei forestieri”, “Società di abbellimento” oppure semplicemente “Pro”. Il nome Pro Loco fu poi esteso a tutte le Associazio-

ni turistiche locali e perciò sono sicuramente le prime associazioni ricettive italiane. Il 29 giugno 1962, nel corso del convegno delle Pro Loco Trivenete di Recoaro fu proposta la nascita di un’Associazione che avesse funzioni di coordinamento e rappresentatività a livello nazionale, per cui a settembre nasceva l’UNPLI, Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, che nel 1965 otteneva l’istituzione dell’albo nazionale presso il Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Se vogliamo la storia comincia dai Romani che crearono singole associazioni chiamate proprio Pro Loco, che rendessero attraenti ed accoglienti le località attraversate dalle Vie Consolari. Ma dalla invenzione della locomotiva di George Stephenson nel 1825 il viaggio

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giorno, libere associazioni di cittadini che col tempo si trasformeranno in enti pubblici. In Italia nacquero il Club Alpino Italiano nel 1863, il Touring Club Italiano nel 1894 e l’Automobil Club Italiano nel 1898. Nel Trentino, che faceva ancora parte dell’impero austroungarico, a gruppi di cittadini volenterosi le comunità

su rotaia iniziò a collegare capillarmente i luoghi e nel 1841 l’agenzia dei fratelli Cook iniziò ad organizzare viaggi in treno nei giorni festivi con un tale successo che nel 1872 organizzarono il primo giro del mondo a fini turistici. In Svizzera e Francia videro la luce le prime associazioni che si occupavano di turismo e di accoglienza, le Sociétés Suisses de Développement e i Syndicats d’Initiative, nel regno Austro/Ungarico le Società di Abbellimento ed i Comitati di Cura e Sog-

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cominciarono a demandare la gestione delle festività collettive, con un’origine strettamente legata alle Badìe di

montagna, e a Pieve Tesino nel 1881 nacque la “….società per l’imboscamento e l’abbellimento del grazioso colle di San Sebastiano, da molti anni affatto deserto, brutto e sterile del tutto”, che più tardi, su indicazione dell’ENIT, assunse la denominazione PRO LOCO, la prima in Italia. Alla fine dell’ottocento si affermò anche il turismo individuale sulla scia di grandi personaggi come Byron, Stanley, Carducci, Lawrence, Garibaldi, Nobile che traccia-


rono grandi itinerari di storia e cultura in tutto il mondo. Lo Stato Italiano nel 1936 emise la circolare n° 323 con precisi adempimenti burocratici che ne regolassero l’attività perché le Pro Loco Italiane erano diventate circa 500. Nel 1962 nacque l’UNPLI per progettare politiche di carattere ambientale, culturale, sociale, storico e turistica con assistenza fiscale, legale, nell’organizzazione di eventi, nella formazione del servizio civile, nell’informazione editoriale, nelle nuove leggi, norme, regolamenti, convenzioni, nel marketing. Oggi le diramazioni regionali e provinciali si sforzano di adempiere a livello locale gli stessi compiti di ausilio e quindi anche il Comitato Provinciale UNPLI BARI che opera ormai da molti anni al servizio delle singole Pro Loco favorendo la nascita di nuove sinergie e strette collaborazioni teritoriali. Pertanto a nome del Presidente Provinciale Unpli Bari avv. Nadia Spinelli (Pro Loco

“Curtomartino” di Acquaviva delle Fonti), del Vicepresidente Giovanni Tateo ((Pro Loco “Dino Bianco” si Sammichele di Bari) e dei Consiglieri Michele Colafiglio (Pro Loco di Gravina di Puglia) e Chiara Spinelli (Pro Loco di Turi), ringrazio il direttore editoriale di “Milano – Slow Economy” Saverio Buttiglione per averci concesso questa vetrina di rilevanza nazionale, importante opportunità attraverso la quale possiamo dar voce alle numerose iniziative di grande spessore turistico e culturale di cui le Pro Loco sono promotrici, così

rendendo loro il giusto merito. Gli articoli che seguono, come dicevo, sono frutto della collaborazione con professionalità vicine al mondo dell’associazionismo Pro Loco, e ripercorrono due importanti incontri che hanno visto protagonisti i volontari delle pro Loco della Provincia di Bari: il primo è “Le Pro Loco dell’UNPLI Bari in udienza da Papa Francesco” di Francesca Dell’Aia, mentre il secondo è il convegno “Pro Loco e Istituzioni … una nuova frontiera per il territorio” scritto dall’architetto Marilina Pagliara.

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di Francesca Dell’Aia (La voce del paese - Casamassimaweb)

Eventi

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Le Pro Loco dell’Unpli Bari in udienza da Papa Francesco

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i annovera anche una delegazione di soci Pro Loco della provincia di Bari tra i protagonisti della trasferta a Roma dello scorso 6 novembre organizzata dall’UNIONE NAZIONALE PRO LOCO D’ITALIA per prendere parte ad un’Udienza generale di Papa Francesco svoltasi in Vaticano. L’appuntamento in questione, sorto nell’ambito dell’Anno della fede, è stato promosso dall’UNPLI nazionale in collaborazione con l’Opera romana pellegrinaggi. Tutte le Pro Loco italiane aderenti all’iniziativa si sono

riunite per condividere un’esperienza che di lì a poco si sarebbe rivelata indimenticabile e per stabilire un contatto ravvicinato con la figura carismatica di Papa Francesco. “Partecipando all’evento ha spiegato Giovanni Tateo, socio della Pro Loco di Sammichele di Bari e vice presidente dell’UNPLI provinciale Bari - abbiamo risposto con vivo entusiasmo all’invito diramato da Claudio Nardocci, presidente dell’UNPLI nazionale, che in quella circostanza ha anche annunciato la sua presenza in Puglia a febbraio 2014, probabilmente in con-

comitanza con i festeggiamenti di Carnevale, ospite di un importante Convegno sulle Sagre nella terra dei Trulli, occasione che radunerà attorno a sé tutte le Pro Loco della provincia barese”.


Nel corso della giornata, indossando berretti targati rigorosamente “Pro Loco”, i pellegrini hanno potuto colorare di azzurro una maestosa Piazza San Pietro, come di consueto gremita di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. Durante l’udienza Bergoglio ha sottolineato l’importanza dei sacramenti e rivolto un pensiero particolare a Noemi, la bambina di un anno e mezzo della provincia di Chieti affetta da atrofia muscolare spinale. Come d’abitudine, il Santo Padre ha inserito nel suo discorso un piccolo fuori programma, chiedendo ai fedeli un atto di carità, ovvero di pregare per la bimba che aveva incontrato proprio quella mattina prima dell’appuntamento pubblico. Papa Francesco ha inoltre spinto alla riflessione sulla forza dell’amore, l’unico sentimento in grado di riempire il vuoto dentro ognuno di noi.

“Spesso siamo troppo aridi, indifferenti, distaccati e invece di trasmettere fraternità, trasmettiamo malumore, freddezza, egoismo. E con il malumore e l’egoismo non si può far crescere la Chiesa”, ha dichiarato convinto. I partecipanti all’evento, entusiasti e commossi, hanno fatto rientro a casa dopo aver trascorso l’intero pomerig-

gio aggirandosi per le vie del centro di Roma, decisamente una cornice suggestiva in cui il gemellaggio tra le Pro Loco d’Italia è potuto proseguire in un clima di festosa serenità. Tra le piccole, grandi conquiste della trasferta romana, oltre all’aver fatto tappa in un luogo di alto valore religioso e culturale, in grado di regalare bellissime emozioni, e l’aver visto e ascoltato dal vivo un Papa capace di fare leva sui fedeli e di lanciare costantemente messaggi positivi, c’è anche aver assistito al bacio che il Santo Padre ha riservato al piccolo Cosimo Gabriele di Casamassima, in provincia di Bari. Il bambino di un anno e mezzo - che è anche il più piccolo socio della Pro Loco di Casamassima - una volta indicato da Bergoglio, è stato fatto avvicinare al Pontefice che lo ha accarezzato e benedetto teneramente.

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“Già prima di partire - hanno raccontato Massimo Malanga e Annamaria Colapietro, genitori del piccolo Cosimo Gabriele - speravamo che il Papa potesse anche solo sfiorare nostro figlio e invece lo ha persino preso in braccio e baciato”. “Francesco è un grande Papa. È profondo, vicino alla gente. Abbiamo notato che a bordo della sua ‘papamobile’ è passato tra la folla guardando la gente negli occhi”, hanno affermato commossi.

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Il degno coronamento di una giornata memorabile, in modo particolare per i tanti fedeli

delle Pro Loco della provincia di Bari accorsi per partecipare alla trasferta romana.


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“Pro Loco e Istituzioni… una nuova frontiera per il territorio”

Lo scorso 23 novembre, “nell’ambito della tre giorni di convegno nazionale”, la Pro Loco di Ruvo di Puglia in collaborazione con l’Amministrazione Comunale (Assessorato alle Politiche Culturali e Turistiche) e l’UNPLI Puglia, ha organizzato il Convegno Nazionale dal tema: “Pro Loco e Istituzioni …una nuova frontiera per il territorio”. Il Convegno moderato dal giornalista RAI Michele Peragine, ha visto la partecipazione dell’Assessore Provinciale Caputo con i saluti del Presi-

dente della Provincia Francesco Schittulli, del Presidente della Pro Loco di Ruvo Rocco Lauciello, del Sindaco di Ruvo Vito Nicola Ottombrini, del Presidente UNPLI Puglia Angelo Lazzari, di Alessandro Ambrosi Presidente della Camera di Commercio di Bari, di Gianvito Matarrese Vicepresidente Vicario dell’ANCI Puglia. Dopo i vari interventi sul tema dei partecipanti in cui si è ribadita l’importanza delle Pro Loco per la tutela del patrimonio territoriale e la sua promozione, coadiuvata soprattutto dall’Assessorato al Turismo e Marketing Territoriale insieme alle ConfArtigianato e ConfCommercio dei rispettivi Comuni di appartenenza, è seguita la relazione del Presidente Nazionale UNPLI Claudio Nardocci, che ha esordito, con evidente orgoglio, che: “l’Unione delle Pro Loco (UNPLI) è stata accreditata ufficialmente dall’Assem-

di Marilina Pagliara (Pro Loco Casamassima)

Eventi

blea Generale UNESCO come ONG (Organizzazione Non Governativa , in Italia ONLUS) che si è distinta per i risultati ottenuti in questi anni nel campo della tutela e valorizzazione dei patrimoni culturali immateriali, ed è stata prescelta come consulente del Comitato Intergovernativo previsto dalla Convenzione coordinando il lavoro delle sole 156 associazioni accreditate a riguardo a livello mondiale.“ Il Presidente Nardocci ha continuato col dire che occorre sempre di più lavorare in sinergia con le Istituzioni svolgendo insieme tutte quelle attività di tutela e salvaguardia del ricco e inestimabile patrimonio artistico-paesaggistico e immateriale locale, rivolgendo in particolar modo l’attenzione verso i bisogni e le problematiche più comuni che devono essere costante-

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mente monitorate e stimolate con incontri che avvicinino sempre di più le Pro Loco alle Istituzioni, e viceversa, e di conseguenza ai cittadini. Di qui l’annuncio che il 13 dicembre sarà presentato in Calabria un “Modello Unico Regionale” con le direttive da seguire uguali per tutte le regioni. Bisogna puntare molto sul patrimonio, i prodotti e le tradizioni locali, creare un “turismo emozionale” basato anche su azioni semplici. Il turista è maggiormente attratto e vuole sempre di più conoscere la storia del territorio e le usanze locali vivendole in prima persona, come “impastare il pane” o “raccogliere le olive”, un tipo di turismo sempre più ricercato. Puntare molto sulle “sagre di qualità” in cui il prodotto sia veramente locale e non inventato o importato, così come la riscoperta dei dialetti, la musica di tradizione, l’artigianato. I borghi antichi devono dar luogo ad un tipo di turismo “sostenibile ed emozionale” che cala il turista in una dimen-

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sione fuori tempo immergendolo nella sua storia. Non occorre creare sempre eventi che in un giorno portano 10000 persone, ma assicurarsi la presenza settimanale anche di 100 con un programma mirato di conoscenza e diffusione che coinvolga e coccoli il turista. Inoltre bisogna salire sul proprio “campanile” (Pro Loco), e dialogando con gli altri (istituzioni, associazioni, ecc.) del proprio comune, guardare poi i “campanili” lontani per collaborare tutti insieme .

Sia il Presidente Lauciello della Pro Loco di Ruvo che il Sindaco di Ruvo Ottombrini hanno ribadito che ormai il loro rapporto in sinergia anche con la ConfCommercio e


la ConfArtigianato è più che collaudato con eventi di rilievo come il TALOS Festival, il Museo Jatta, ecc. inserendosi sia nel grande panorama di offerte a forte attrattiva turi-

stica, ma anche per stimolare i cittadini che vivono tutto l’anno sul territorio alla partecipazione ed alla coesione sociale. In conclusione la dott.ssa Stefania Mandurino, responsabile della progettazione di Puglia Promozione e delegata dell’Assessorato alle Politiche Culturali Turistiche e al Mediterraneo della Regione Puglia, riporta che la Regione Puglia già da tempo collabora con le Pro Loco e identifica in

loro gli ambasciatori della cultura e del turismo, infatti con deliberazione regionale ha istituito un percorso preferenziale per l’apertura di centri di informazione territoriali-locali (IAT) con la presenza delle Pro Loco Locali, riferendosi alla “DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 20 dicembre 2012, n. 2873 / LINEE GUIDA RELATIVE A COMPITI, FUNZIONI, CRITERI, PROCEDURE, AMBITI OPERATIVI E TERRITORIALI DEGLI UFFICI IAT DELLA PUGLIA. Art.5 comma 4 - la rete regionale degli IAT (Informazione e Assistenza Turistica). Ma importante è creare una rete oltre che Pro Loco, IAT e Istituzioni locali, anche con i GAL, i SAC e le altre Istituzioni presenti sul territorio regionale per propagandare la Puglia, le sue bellezze e soprattutto i suoi prodotti sempre più richiesti, a livello nazionale ed internazionale, grazie soprattutto ad una sentita ospitalità da parte della gente di Puglia..

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anno 2 numero 6 ottobre / dicembre 2013


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