Baj. Mobili Animati

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IN STILE BAJ Germano Celant

La riflessione sulla cosa o sul residuo oggettuale, che si è sviluppata a partire dagli anni cinquanta in seguito alla reazione contro l’informale europeo e l’Action Painting o l’espressionismo astratto americano, è legata, oltre al recupero delle ricerche dell’avanguardia storica, in particolare al processo del collage caro al dadaismo e al surrealismo, quanto a una necessità di recupero della “realtà” che era stata esclusa dall’eroismo e dal protagonismo gestuale dell’individuo-artista. Il tentativo è di richiamare in arte il senso del contesto ambientale, in cui la persona si muove. Un universo estraneo al sentire interiore che aveva dato adito a un linguaggio del gesto diretto e incontrollato, praticato al fine di riflettere un’intensità primaria e un mondo “altro” che escludeva il monologo, a favore di una pluralità di presenze, riflesse in cose e oggetti del quotidiano che rappresentano il fuori dell’“Io”. È il tentativo di rinnovare l’attenzione a un “tutto”, fisico e concreto, qualcosa di diverso dal proprio corpo e dalla propria azione: il contrario dell’all over di Jackson Pollock. Per ottenere questo cambio di segno gli artisti, invece di asserirsi nel mondo, si aprono alla sua asserzione. Si guardano intorno e, mettendo in discussione il confine che li aveva isolati nel territorio della tela e del colore, rivolgono lo sguardo all’esterno. Si mettono a osservare e a considerare le istanze marginali al loro esistere e allargano le braccia per accogliere il vissuto che coincide con lo spessore delle cose e degli oggetti, dei frammenti e dei residui del banale e del quotidiano. Scelgono il segno contrario alla propria “personalità” per includere un ambiente periferico, quello dello spazio testuale in cui “scrivere” la propria visione. Non è la morte del soggetto, ma il suo primo passo verso la spersonalizzazione, dove sia possibile aprire uno spazio e una scena in cui la persona può dialogare con i segni antinomici al suo esistere, come entità umana. È un’apertura che reintegra una materialità non soltanto soggettiva, ma oggettiva. E qui appare sulla scena un altro protagonista: il relitto del mondo che s’innalza da solo o si distribuisce sulla superficie per definire il flusso del contatto con l’universo esterno. Siamo alla moltiplicazione dell’attenzione che passa dall’uno al più, se non all’infinito, perché rivolta alla frammentarietà del contesto, scarsamente fissabile e definibile. Una ripresa del procedere meravigliante del dadaismo e del surrealismo, che mette al centro della tela o del piedistallo la “cosa” dai significati instabili, aleatori e ineffabili. Si crea un rapporto che esclude la linea da sé a sé per privilegiare le intensità nomadi degli oggetti. La tela o il piedistallo si trasformano in una scena d’elezione e di sospensione dove il peso visivo è affidato non più al magma informe e caotico, riflesso di un’intensità intima e privata, ma alla secrezione di un’estraneità, difficilmente appropriabile, quella dell’oggetto integrato e integrabile nella vita. Ma cosa distingue la dislocazione dell’oggetto, condotta negli anni cinquanta, rispetto alla decontestualizzazione attuata nella prima parte del novecento dalle avanguardie storiche? Certamente se la tecnica appare simile, quella del collage e del bricolage, il risultato aspira a evitare l’archeologia dell’inconscio, vale a dire adottare l’oggetto come strumento di decostruzione della logica per far emergere meccanismi inconsci e processi ossessivi. Agli artisti del post-informale non interessa il richiamo del rimosso storico e personale, quanto piuttosto arrivare a una ricostruzione d’identificazione dell’arte, al fine di ricreare una linearità che abbia senso non solo per la persona, ma per il sociale. Un presupposto che li fa volgere all’esterno, quale territorio degli “altri”, intesi come osservatori e comprimari di un agire che indica una lettura del mondo. Rifiuto dell’accecamento solipsista, dove l’artista era solo in segreta intesa con i suoi colori e le sue materie, ma ricerca di un’energia che cancelli le distanze tra sé e gli altri individui. Un dinamismo proiettato verso il “pubblico”, che mette in crisi l’attitudine di scomporre l’immagine fino a ridurla a mole-

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cola senza forma, per proporne invece la presenza quale icona di sistemi immaginari condivisibili, perché popolari. Un’istanza ad avvicinarsi non tanto al frammento di cosa, ma alla cosa stessa, quale prodotto di una società industriale, quella che si sta sviluppando dopo la seconda guerra mondiale e sarà definita “società di massa”. Di fatto è il mutamento delle condizioni storiche, seppur similari in conseguenza di una guerra mondiale, che differenzia l’energia inventiva rispetto agli oggetti e al loro uso “perverso” in arte. Se dal 1914 al 1932 la dinamica da Marcel Duchamp a Kurt Schwitters, da Vladimir Tatlin a Francis Picabia, da Max Ernst a André Breton vive sulla tensione segreta e sull’istanza di produrre sensi multipli tra oggetto e immagine, quanto tra originale e riproduzione, ordine e disordine, per aprire l’arte alle epifanie delle sopra-determinazioni storiche che possono oscillare tra rivoluzione e perversione, la scintilla prodotta nella seconda parte del XX secolo costituisce un discorso mirato alle cattive figure dell’industria e della tecnica. Più che alla scrittura automatica, capace di produrre figure inedite e rimosse dall’inconscio, la generazione di artisti come Jasper Johns e Jean Tinguely, Richard Stankiewicz e Jean Dubuffet, Louise Nevelson e Enrico Baj, Arman e George Brecht, per includere protagonisti di diverse tendenze neo-oggettuali, dal New Dada al Nouveau Réalisme e al fluxus, si concentrano sulla dinamica dell’automazione industriale che sostituisce gli scarti con prodotti di serie. L’obiettivo è di convertire l’energia distruttiva e il dramma “personali” provocati dall’Action Painting in una fiducia per la stabilità dell’immagine, anche se fatta di cose e di oggetti “impersonali”. Il periodo dell’angoscia e della paura, del silenzio e dell’assenza lascia spazio a un addestramento “inorganico”, capaFrancis Picabia, Plumes, 1925 circa ce di portare a un’integrazione dell’individuo con la realtà. Collage di piume, stecchi e spaghetti su tela, 119 x 78 cm L’orientamento è di tipo inclusivo e serve a spingere l’arte a ingoiare la magStaatsgalerie, Stoccarda Courtesy Staatsgalerie, Stoccarda gior quantità di cose possibili, con un atteggiamento aperto e cosciente. La proposta Francis Picabia, Plumes (Feathers), c. 1925 è di “spalancarsi” per inglobare il reale fino a identificarsi con esso. Pertanto gli arCollage of feathers, sticks, and spaghetti on canvas, 119 x 78 cm tisti che si muovono in questa prospettiva non usano più l’arte come ipotesi di salStaatsgalerie, Stuttgart Courtesy of Staatsgalerie, Stuttgart vezza o come schermo, dietro cui nascondersi, ma come “area” fredda e cristallizzata in cui isolare tutte le componenti dell’esistere, sia mondano che artistico. Il discorso utopistico e propositivo, tipico delle avanguardie del costruttivismo o del produttivismo, o dislocante e perverso, come gli strappi dadaisti o gli incubi surrealisti, lascia il campo a una prosaicità empirica e a una banalità vitale. L’esigenza è di gettarsi nel mondo per interrogarne gli eventi e le situazioni: arte e vita diventano poli intercambiabili di un’indagine che oscilla dall’estetico al sociologico, dall’antropologico al politico. L’ipotesi di riformulare una coesistenza tra arte e cosa, arrivando a un discorso che è solidale con il procedere quotidiano, nell’arco tra il 1957 e il 1962, produce diverse “apparizioni” che, accanto alla consonanza e all’evocazione della dinamica industriale, svolta attraverso un riflesso delle sue performance, come propongono artisti quali Stankiewicz e Tinguely, all’altro estremo vedono affermarsi anche processi di rigetto del residuo e della cosa, per proporre soluzioni oggettuali, più controllate e pianificate, quasi una risposta metodologica alla casualità, come si viene sviluppando con le ricerche visuali e programmate. In mezzo, legate all’instabilità delle sostanze e delle cose, si formano risposte di spostamento e di intreccio tra oggetto e figura oppure tra cosa e azione, come succede per il New Dada e il Nouveau Réalisme. Le prime professano una credenza per l’industria, quale energia vitalizzante il processo artistico. Credono nell’automa e nell’intreccio tecnico delle materie, capaci di dare corpo a “sculture” di residui ferrosi che si innalzano e si muovono. Vedono l’oggetto come un essere tattile e sensuale che si può esprimere autonomamente attraverso le sue articolazioni e le sue pulsioni elettriche. Il reperto industriale è segno di mutamento continuo e di danza formale, che si può trasformare in dramma o in commedia. Di fatto il prodotto industriale mima la vita e scolpisce il mondo, basta esporlo e risulta il suo doppio. Le seconde proposte vedono nell’oggetto una cosa che può pensare e produrre un mutamento linguistico nel comportamento umano. Credono fondamentalmente nel movimento e nell’evoluzione logica e controllata delle forme, tanto da definirsi Arte Cinetica e Arte Programmata, da

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Enzo Mari a Getulio Alviani, da François Morellet al Gruppo T. Sono indifferenti al racconto, perché si sentono confortati dal metodo e dal principio informativo del progettare. Questo spinge a costruire protesi che servono a migliorare l’azione di osservare e di guardare. L’arte si protende nel reale e cerca di modificarlo, seguendo concetti e programmi. Si appoggia all’architettura e al design e si fa strumento estetico per una loro modificazione. Si replica all’infinito per cercare di sviluppare la presenza estetica, cercando di diventare un prodotto puro e sociale. Piuttosto che una dichiarazione è una proposta, un segnale di direzione, secondo cui lo sguardo, quanto il pensiero visuale si può espandere. Tende a produrre effetti che si approprino del contesto, senza arrivare a rappresentarlo. In una posizione intermedia, tra questi estremi industriali, si colloca un fare “incerto” tra oggetto e arte, che assume caratteristiche diverse in Europa e in America, forse per la diversa interpretazione del lascito duchampiano. La riscoperta di Marcel Duchamp avviene proprio negli anni cruciali di questo cambio di segno. Tra il 1957 e 1959 si pubblicano e si diffondono internazionalmente i suoi scritti, nonché viene pubblicata la prima monografia sulla sua opera. Il suo entrare direttamente nella vita è stimolo per le generazioni post-informali per un dissolvimento del personale nel mondano. La vastità dei comportamenti indotti dalla rilettura di Duchamp è difficilmente definibile, tuttavia viene riconosciuta come fondamentale per la convivenza dell’oggetto con l’individuo. Un “matrimonio” che in America è professato facendo entrare in collusione le due realtà, come in Robert Rauschenberg e in Jasper Johns, oppure dando vita, carnale e sensuale, all’oggetto, come succede con Claes Oldenburg e Red Grooms, o infine si costituisce come sistema di comunicazione fotografica e mediatica, da Bruce Conner a Nam June Paik. Altrove il processo di personificazione della cosa lascia campo a una cosificazione della persona, negli happening di Allan Kaprow e di Jim Dine. È un oscillare tra atteggiamento contemplativo e procedere attivo che rilegge il dadaismo secondo coordinate oggettuali o comportamentali. Al contrario in Europa la ricognizione dell’oggetto è meno distaccata e impersonale. I resti industriali e urbani non sono assunti nella loro autonomia, tanto da essere venerati, come succede nel territorio americano, da Andy Warhol a Roy Lichtenstein, ma vengono piuttosto investiti di una forza di figurazione selettiva e formativa che prende origine dagli investimenti simbolici e filosofici, politici e critici che l’artista intende veicolare. È un’esteriorizzazione del pensiero, per cui la componente teatrale dell’assemblaggio postula un discorso che è Jean Dubuffet, Georges Dubuffet insieme luogo di proiezioni personali quanto culturali. Quasi sempre si pone l’afferin the Garden, 1956 Olio su tela, 155 x 92 cm mazione di una risonanza visuale che riveli un ordine alternativo, sia sul piano delCollezione privata Jean Dubuffet, Georges Dubuffet in the la tragedia quanto dell’humour. L’arte europea fa sempre intravedere un principio Garden, 1956 interpretativo e critico, non indifferente né distaccato. È una modalità di rappresenOil on canvas, 155 x 92 cm Private collection tare che non è fissa, né ripetitiva, come succede nell’ambito New Dada e Pop americani, ma che tenta di travalicare i limiti della captazione dell’oggetto per aprirlo ad altri significati, spesso enigmatici e misteriosi. A volte la ricerca di una sua erranza arriva a incarnarsi in un amore folle per l’accumulazione delle cose, come in Arman, oppure per un loro congelamento esistenziale, con Daniel Spoerri. Altrove, in Louise Nevelson, è un luogo di perdizione che è correlato a qualcosa di torbido e minaccioso, perché proviene da un mondo oscuro e silenzioso, o a volte è artefice di visioni sublimi, dove le cose si dissolvono in un mare di luce e d’oro. Altrove il dispositivo oggettuale entra in dialettica con l’universo urbano e con i suoi sistemi di comunicazione di massa, condotti attraverso manifesti e giornali, fotografia e cinema, per cui alcuni artisti, come Richard Hamilton, Raymond Hains e Mimmo Rotella, giungono a commentarne la complessità e l’invadenza. In ultimo l’investimento profondo degli artisti che si identificano con la figurazione, lineare e chiusa, della persona, come corpo formato da organi dispersi, composti dalle argomentazioni oggettuali che ne formano l’identità. In tale rappresentazione il prodotto artistico tende a fissare personaggi, ombre e fantasmi, in cui la storia delle cose e della città si fondono in una sorta di racconto erotico e sorprendente. Un lavoro a ritroso sulla ricostruzione della persona, che era

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Enrico Baj redige e pubblica il Manifeste de Naples, che corrisponde al desiderio di lanciare l’avanguardia artistica fra gli artisti del sud d’Italia, dimostrata anche con la partecipazione alla rivista “Documento-Sud. Rassegna di arte e di cultura d’avanguardia”. In questo periodo, esegue numerose opere con “specchi”, che vengono rotti o tagliati, e poi ricomposti e inizia la serie dei “generali”, che nasce dalla progressiva antropomorfizzazione delle “montagne”. Parallelamente inizia la serie delle “dame” e delle “modificazioni”, intervenendo con collages su dipinti di pittori dozzinali. Il tema, che svolgerà anche nel 1960, è inizialmente connesso con le prospettive dell’arte interplanetaria. A questa è dedicata buona parte del quarto ed ultimo fascicolo de Il Gesto, pubblicato a cura di Baj nel settembre e contenente l’omonimo manifesto, oltre un disegno teorico “spaziale” di Lucio Fontana, riproduzioni di opere di Farfa, Antonio Recalcati, Angelo Verga, numerose “modificazioni” di Baj, uno studio, a lui dedicato, di Édouard Jaguer dal titolo Enrico Baj et la comique interplanétaire, liriche di Raoul Hausmann, tra cui Manifeste interplanétaire. Realizza, inoltre, alcuni quadri “collettivi”, come Attese, 1959, con Lucio Fontana e Personaggi e segnali, 1959 con Bill Copley.

Enrico Baj writes and publishes the Manifeste de Naples which responds to the desire to launch the artistic avant-garde among southern Italian artists, as also demonstrated by the group’s participation in the magazine Documento-Sud. Rassegna di arte e di cultura d’avanguardia. In this period Baj creates numerous works with “mirrors” that are broken or cut and then recomposed and he initiates his series of the “generals,” works that embody a progressive anthropomorphisation of “mountains.” In parallel, he begins work on his series of “ladies” (dame) and “modifications,” adding collage to paintings by mediocre painters. The theme, which he will continue in 1960, is initially connected to the viewpoint of interplanetary art. A good part of the fourth and last issue of Il Gesto is dedicated to interplanetary art. The magazine is edited by Baj and published in September. It features the Manifesto dell’arte interplanetaria as well as a theoretical “spatial” drawing by Lucio Fontana, reproductions of works by Farfa, Antonio Recalcati, Angelo Verga, and of many of Baj’s “modifications,” an essay by Édouard Jaguer titled “Enrico Baj et la comique interplanétaire,” verses by Raoul Hausmann including the Manifeste interplanétaire. He also creates a number of “collective” works such as Attese (Waitings), 1959, with Lucio Fontana and Personaggi e segnali (Personages and Signs), 1959, with Bill Copley.

1. Enrico Baj davanti alla vetrina di un antiquario, Milano, 1959 Enrico Baj in front of an antique shop window, Milan, 1959


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◆ Cuba, 1 gennaio: la rivoluzione di Fidel Castro, che diventa nuovo capo del governo, mette in fuga il dittatore Fulgencio Batista. ◆ New York, Stable Gallery, “Richard Stankiewicz”, gennaio: prima personale dell’artista che espone le sue opere ottenute assemblando oggetti di recupero in metallo. ◆ Napoli, Galleria Sancarlo, “Enrico Baj e il gruppo 58: Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Bruno Di Bello, Sergio

Fergola, Luca, Mario Persico”, 10-20 gennaio. ◆ Roma, 26 gennaio: Amintore Fanfani si dimette da presidente del Consiglio e qualche giorno dopo, il 31 gennaio, si dimette anche dalla carica di segretario della Democrazia Cristiana. ◆ Napoli, Galleria Minerva, “I Nucleari”, febbraio: collettiva a cui partecipa Enrico Baj. ◆ Milano, Galleria del Prisma, “Bonalumi, Castellani, Manzoni”, 16-28 febbraio.

◆ Milano, Galleria Blu, “Farfa il futurista”, 16 febbraio: la mostra è organizzata da Baj e Asger Jorn che scrivono anche testi per il catalogo. ◆ Enrico Baj, FARFA cartopittore, in Farfa il futurista, catalogo della mostra, Galleria Blu, Milano, 16 febbraio 1959: “Ho in camera mia un collage in carte colorate di Jorn, che è un mio ritratto. Jorn mi parlava spesso di Farfa. Ancora una volta uno straniero si occupava del futurismo, di questo movimento tipicamente

italiano, cui più che a ogni altro tocca la sorte del ‘nemo propheta’. Qui da noi molti ancora perdono tempo nell’esaltazione di Picasso e di Guernica ed è già pronta ad esaltare, perché no?, Françoise Sagan e la Giovanna d’Arco di Bernard Buffet. Ma chi va a cercarsi un po’ di poesia, va a cercarsela con amore e disinteresse, fuori dalle pressioni quotidiane, da amicizie e colpi di telefono, fuori dalle conoscenze fatte al ‘bar degli artisti’? Per molti la questione del futurismo qui da

2. Interno del volantino de Le Manifeste de Naples, Napoli, gennaio 1959 Inside of the flyer for Le Manifeste de Naples, Naples, January 1959

3. Lucio Del Pezzo, Frattura Geometrica (Geometrical Fracture), 1959

4. Invito/catalogo della mostra “Enrico Baj e il gruppo 58: Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Bruno di Bello, Sergio Fergola, Luca, Mario Persico”, Galleria Sancarlo, Napoli e Galleria Numero, Firenze, gennaio-febbraio 1959 Invitation/catalogue of the exhibition Enrico Baj e il gruppo 58: Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Bruno di Bello, Sergio Fergola, Luca, Mario Persico, Galleria Sancarlo, Naples, and Galleria Numero, Florence, January—February 1959

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noi è risolta in quattro e quattrotto: ‘derivazione minore del cubismo’. Una sorta di sottocubismo in movimento. Si vuole ancora ignorare che il cubismo analitico fu chiaramente influenzato dal futurismo, che la musica degli intuonarumori fu studiata e proseguita all’estero (ove il termine ‘rumorismo’ fu letteralmente tradotto in ‘brutisme’) da uomini del valore di Edgard Varèse, che poeti paroliberi futuristi precorsero i poemi fonetici del dadasofo Raoul Hausmann, degli altri


◆ New York, Stable Gallery, Richard Stankiewicz, January: first solo exhibition for Stankiewicz. The artist exhibits works comprising an assembly of found metal objects. ◆ Naples, Galleria Sancarlo, Enrico Baj e il gruppo 58: Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Bruno Di Bello, Sergio Fergola, Luca, Mario Persico, 10—20 January.

◆ Rome, 26 January: Amintore Fanfani resigns as Italian Prime Minister. Five days later, on January 31, he also steps down from his post as Secretary of the Christian Democrats. ◆ Naples, Galleria Minerva, I Nucleari, February: group exhibition including works by Enrico Baj. ◆ Milan, Galleria del Prisma, Bonalumi, Castellani, Manzoni, 16—28 February.

◆ Milan, Galleria Blu, Farfa il futurista, 16 February: exhibition organised by Enrico Baj and Asger Jorn. Baj and Jorn also write for the catalogue. ◆ Enrico Baj, “FARFA cartopittore,” in Farfa il futurista, exhibition catalogue, Galleria Blu, Milan, 16 February 1959: “In my room I have a collage made of coloured paper by Jorn. It is a portrait of me. Jorn often talked to me about Farfa. Once again a foreigner has ventured into Futurism, into this

typically Italian movement, which more than any other echoes the destiny of ‘nemo propheta.’ Here, many still waste time in exaltation of Picasso and his Guernica and are ready to exalt— why not?—Françoise Sagan and Bernard Buffet’s Joan of Arc. But does he who would seek a bit of poetry go looking for it with love and disinterest, far from the pressures of daily life, from friendships and telephone calls, from acquaintances made at the ‘artist bar’? For many, the question of Futurism here is resolved

with a wave of the hand as a ‘minor derivative of Cubism,’ a sort of sub-Cubism in movement. They still want to ignore the fact that analytical Cubism was clearly influenced by Futurism, that the music of the intonarumori [noise intoners] was studied and continued abroad (where the term ‘rumorismo’ was translated literally as ‘bruitisme’ [noise music]) by men of the stature of Edgard Varèse, that Futurist ‘freeword’ poets predated the phonetic poems of the Dada-sopher Raoul Hausmann, of the other Dadaists, and even

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◆ Cuba, 1 January: Fidel Castro’s revolution ousts dictator Fulgencio Batista and instates Castro as new head of government.

5. Enrico Baj, FARFA cartopittore, testo all’interno di Farfa il futurista, Galleria Blu, Milano, 16 febbraio 1959 Enrico Baj, “FARFA cartopittore,” text in Farfa il futurista, Galleria Blu, Milan, 16 February 1959

6. Il poeta e pittore futurista Farfa, in Farfa il futurista, Galleria Blu, Milano, 16 febbraio 1959 The poet and futurist painter Farfa in Farfa il futurista, Galleria Blu, Milan, 16 February 1959

7. Enrico Baj con Farfa, Milano, febbraio 1959 Enrico Baj with Farfa, Milan, February 1959

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dadaisti, persino dei più recenti lettristi, che il futurismo ebbe ad esplicare chiara e determinante influenza sul raionnismo di Larianof in Russia. Cosi andammo a riscoprirci FARFA IL FUTURISTA, io e Palazzoli, in una domenica del novembre scorso, a Savona. E Farfa ci apparve quello straordinario personaggio che Jorn, prima di lasciare l’ltalia, aveva indicato. Poeta, attore, dandy (dice di possedere la più bella cravatta del mondo, e dice che la porterà alla vernice della sua mostra),

CARTOPITTORE, incoronato nei cieli da Marinetti: perché l’incoronazione avvenne su un aereo, dopo che Farfa ‘aveva vinto tutti gli altri poeti ed era stato nominato poeta recordman’. CARTOPITTORE; perché fu sempre senza un soldo e le carte colorate oltre a piacergli costavano meno dei grossi tubi di colore. Un po’ come Schwitters che girava il mondo con le tasche piene di carte colorate e di biglietti del tram e del treno e che alle stazioni tra un arrivo e una partenza faceva un po’ di collage;

così per restare in esercizio. Ed è utile che questa mostra avvenga, e dobbiamo esserne grati a Palazzoli, proprio ora che la fama del grandissimo Schwitters va dilagando in Europa: perché Farfa ha reso al suo movimento, al Futurismo, un altro grande merito, quello del collage, quello della CARTOPITTURA”. Milano, dicembre 1958 ◆ Londra, Gallery One, “Baj”, 3 marzo – 8 aprile. ◆ Parigi, Galerie Le Soleil dans la Tête, “Revues italiennes d’avant-garde”,

8. Allan Kaprow, 18 Happenings in 6 Parts, 1959 In primo piano Sandwich Man Allan Kaprow, 18 Happenings in 6 Parts, 1959 In the foreground Sandwich Man

9. Recensione di Édouard Jaguer della mostra di Baj alla Galerie Rive Gauche, 29 aprile 1959 Review by Édouard Jaguer of Baj’s exhibition held at the Galerie Rive Gauche, Paris, 29 April 1959

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10. Recensione della mostra di Baj alla Galerie Rive Gauche, 29 aprile 1959 Review of Baj’s exhibition held at the Galerie Rive Gauche, Paris, 29 April 1959

19 marzo – 2 aprile: collettiva a cui partecipa Enrico Baj. ◆ Milano, Galleria del Naviglio, “Jasper Johns”, 21-30 marzo: prima mostra personale dell’artista in Italia e in Europa. Nel catalogo viene riprodotta l’opera The Target, 1958. ◆ Roma, Galleria La Salita, 24 marzo: mostra collettiva che propone opere di Franco Angeli, Tano Festa e Giuseppe Uncini. ◆ Italia, Ispra, 24 marzo: entra in funzione il primo reattore nucleare.

◆ Italia/Usa, 28 marzo: viene siglato un accordo tra i due paesi che prevede l’installazione di missili a testata nucleare sul territorio italiano. ◆ Parigi, Galerie Rive Gauche, “Enrico Baj”, 14 aprile – 4 maggio. ◆ Monaco: III Conferenza dell’Internazionale Situazionista, 17-20 aprile: sono presenti rappresentanti delle sei sezioni: Guy Debord, per la Francia, Pinot Gallizio e Giors Melanotte per l’Italia, Maurice Wyckaert per il Belgio, Asger Jorn per la Danimarca,


of Marinetti: because the coronation takes place in an airplane, after Farfa ‘had defeated all the other poets and was named poet recordman.’ ‘CARTOPITTORE’ [painter with paper] because he never had any money, and aside from the fact that he liked it, the coloured paper cost less than the big tubes of paint. A bit like the way Schwitters travelled the world with his pockets stuffed with coloured paper and train and streetcar tickets, and at each stop, between arriving and departing, he did a bit of collage

work, just to keep in practice. And it is good that this exhibition is happening, and we should be thankful to Palazzoli, precisely now when the fame of the great Schwitters is spreading through Europe. Because Farfa has rendered unto his movement, Futurism, another great merit: that of collage, that of CARTOPITTURA.” Milan, December 1958 ◆ London, Gallery One, Baj, 3 March—8 April. ◆ Paris, Galerie Le Soleil dans la Tête, Revues italiennes d’avant-garde,

19 March—2 April: group exhibition with the participation of Enrico Baj. ◆ Milan, Galleria del Naviglio, Jasper Johns, 21-30 March: the first Jasper Johns solo exhibition in Europe. The catalogue includes a reproduction of his work The Target, 1958. ◆ Rome, Galleria la Salita, 24 March: group exhibition including works by Franco Angeli, Tano Festa and Giuseppe Uncini. ◆ Italy, Ispra, 24 March: Italy’s first nuclear power plant goes into operation.

◆ Italy-USA, 28 March: the two countries sign an agreement entailing the stationing of nuclear missiles on Italian soil.

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of the more recent Lettrists, and that Futurism had a clear and determining influence on Larionov’s Rayonism in Russia. And so, one Sunday last November, Palazzoli and I went to rediscover FARFA THE FUTURIST in Savona. And we saw Farfa as the extraordinary personality that Jorn, before leaving Italy, had described. Poet, actor, dandy (he says he has the most beautiful necktie in the world, and says he will wear it to the vernissage of his exhibition), CARTOPITTORE, crowned in the skies

◆ Paris, Galerie Rive Gauche, Enrico Baj, 14 April—4 May. ◆ Munich: III Conferenza dell’Internazionale Situazionista, 17—20 April: country representatives in the six section include Guy Debord for France, Pinot Gallizio and Giors Melanotte for Italy, Maurice Wyckaert for Belgium, Asger Jorn for Denmark, and Benjamin

11. Copertina del catalogo per la mostra “Enrico Baj”, Galleria Rive Gauche, Parigi, 14 aprile – 4 maggio 1959 Cover of the exhibition catalogue Enrico Baj, Galleria Rive Gauche, Paris, 14 April—4 May 1959

13. Jasper Johns, Target, 1958

12. Enrico Baj, Montagne dans les chambres, 1958 Trasposizione grafica e polimaterica dell’opera all’interno del catalogo Enrico Baj, Galleria Rive Gauche, Parigi, 14 aprile – 4 maggio 1959 Enrico Baj, Montagne dans les chambres (Mountains in the Room), 1958 Graphical and multi-material transfer in Enrico Baj, exhibition catalogue, Galerie Rive Gauche, Paris, 14 April—4 May 1959

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Benjamin Constant e Armando per l’Olanda. Il primo giorno di lavori Constant presenta una relazione sull’urbanisme unitaire con l’annuncio della nascita in Olanda del suo Bureau des recherches. ◆ Milano: Arturo Schwarz e Jean-Jacques Lebel dirigono la rivista “Front Unique” di cui esce il primo numero in primavera-estate. Il secondo verrà pubblicato nell’inverno 1960. ◆ Milano, LibreriaGalleria Schwarz, “Mostra surrealista internazionale”, 27 aprile – 16 maggio.

◆ Torino: sul numero di aprile della rivista “Notizie - Arti figurative”, legata alla Galleria Notizie di Luciano Pistoi viene pubblicato lo scritto di Jiro Yoshihara Sur l’art Gutai. Sempre a Torino si apre in maggio la mostra “Arte Nuova”, in cui fa la sua prima apparizione in Europa il gruppo di artisti giapponesi Gutai. Sono esposte, tra le altre, opere di Murakami, Motonaga, Shiraga, Yanagi e Yoshihara. In giugno, ancora a Torino, presso la Galleria Figurativi, ha luogo la settima esposizione Gutai.

14. Interno della Caverna dell’antimateria di Pinot Gallizio, Galerie René Drouin, Parigi, 1959 Interior of Pinot Gallizio’s Caverna dell’antimateria, Galerie René Drouin, Paris, 1959

15. Asger Jorn, Senza titolo (Untitled), 1954

◆ Parigi, Galerie René Drouin, Une caverne de l’anti-matière. Essai de construction d’une ambiente, au moyen del 145 mètres de peinture, réalisée par Pinot-Gallizio, assistè de Giors Melanotte, 13 maggio: Pinot Gallizio costruisce l’ambiente Caverna dell’antimateria ricoprendo le pareti dello spazio espositivo con 145 metri di pittura industriale. In agosto, nel laboratorio sperimentale dell’Internationale Situationniste di Alba, Gallizio redige il Manifesto della pittura industriale. Per un’arte unitaria applicabile.

◆ Roma, Galleria Appia Antica, “Mario Schifano”, 23 maggio: prima mostra personale dell’artista. ◆ Milano, Salone Annunciata, “Asger Jorn”, 30 maggio – 12 giugno: in catalogo presentazione di Emilio Tadini. ◆ Francia, 10 giugno: esce nelle sale il film del regista Alain Resnais, Hiroshima mon amour. La sceneggiatura è della scrittrice Marguerite Duras. ◆ Venezia, Ca’ Giustinian, Premio Apollinaire, 16 giugno: la prima edizione organizzata da Guido Le Noci è indirizzata a favorire la

conoscenza della giovane pittura internazionale. Il premio viene assegnato a Mimmo Rotella. ◆ Parigi, Galerie Iris Clert, ”Jean Tinguely”, 1-31 luglio: l’artista espone le sue Méta-matics, macchine per dipingere. ◆ Milano, 3 settembre: Piero Manzoni ed Enrico Castellani pubblicano il primo numero della rivista “Azimuth”, nella quale sono pubblicate opere di trentadue pittori tra cui Target with plaster casts, 1955 di Jasper Johns e Monogram, 1955-1959 di Robert Rauschenberg. La rivista si propone di presentare


Arti figurative, associated with Luciano Pistoi’s Galleria Notizie includes an article by Jiro Yoshihara “Sur l’art Gutai.” In May the exhibition Arte Nuova opens, marking the European debut of the Japanese Gutai artists. The exhibition includes, among others, works by Murakami, Motonaga, Shiraga, Yanagi, and Yoshihara. In June, the Galleria Figurativi hosts the seventh Gutai exhibition. ◆ Paris, Galerie René Drouin, Une caverne de l’antimatière. Essai de construction d’une ambiente, au moyen del

145 mètres de peinture, réalisée par Pinot-Gallizio, assistè de Giors Melanotte, 13 May. Pinot Gallizio builds the environment Caverna dell’antimateria by covering the exhibition space with 145 square metres of industrial paint. In August, in the Experimental Workshop of the Internationale Situationniste in Alba, Gallizio writes the Manifesto della pittura industriale. Per un’arte unitaria applicabile. ◆ Rome, Galleria Appia Antica, Mario Schifano, 23 May: first solo exhibition for Mario Schifano.

◆ Milan, Salone Annunciata, Asger Jorn, 30 May—12 June: catalogue introduction by Emilio Tadini. ◆ France, 10 June: the Alain Resnais film Hiroshima mon amour opens in cinemas with screenplay by Marguerite Duras. ◆ Venice, Ca’ Giustinian, Apollinaire Prize, 16 June: the first edition, organised by Guido Le Noci, aims to promote the works of young international painters. The prize is awarded to Mimmo Rotella. ◆ Paris, Galerie Iris Clert, Jean Tinguely, 1—31 July:

the artist exhibits his Méta-matic painting machines. ◆ Milan, 3 September: Piero Manzoni and Enrico Castellani publish the first issue of the magazine Azimuth with works by thirty-two painters, including Target with plaster casts (1955) by Jasper Johns and Monogram (1955—1959) by Robert Rauschenberg. The magazine aims to present developments in the young international avant-garde art movement, going beyond painting and sculpture to include poetry.

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Constant and Armando for Holland. The first day featured Constant’s speech on urbanisme unitaire and the announcement of the founding in Holland of his Bureau des recherches. ◆ Milan: Arturo Schwarz and Jean-Jacques Lebel direct the magazine Front Unique, which makes its debut with a Spring-Summer issue. The second will come out in winter 1960. ◆ Milan, Libreria-Galleria Schwarz, Mostra surrealista internazionale, 27 April—16 May. ◆ Turin: the April issue of the magazine Notizie –

16. Enrico Baj nel suo studio in via Bertini, Milano, 1959 Enrico Baj in his studio in Via Bertini, Milan, 1959

17. Jean Tinguely nel suo studio in Impasse Ronsin a Parigi mentre lavora all’opera Méta-matic No. 10, 1959 Jean Tinguely in his studio in Impasse Ronsin in Paris while he is working at Méta-matic No. 10, 1959

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gli sviluppi della giovane arte d’avanguardia internazionale, non solo in pittura e scultura, ma anche in poesia. ◆ URSS, 13 settembre: la sonda Lunik 2 atterra sulla luna. Il 4 ottobre viene messo in orbita il satellite lunare Lunik 3, che trasmette immagini della superficie lunare da distanza ravvicinata. ◆ Usa, Camp David, 25 settembre: vertice Kruscev-Eisenhower per la soluzione pacifica dei problemi internazionali. ◆ Milano, settembre: esce il quarto e ultimo numero

della rivista “Il Gesto”, a cura del Movimento Nucleare. Enrico Baj è il redattore della rivista. ◆ New York, Reuben Gallery, 4-10 ottobre: 18 Happenings in 6 Parts di Allan Kaprow. Durante sei serate consecutive, Kaprow presenta questo suo complesso lavoro che coinvolge suoni registrati e dal vivo, odori, parole e performance con azioni studiate che avvengono in tre spazi semitrasparenti, aperti e rivestiti di fogli di plastica. Questi eventi, che inaugurano la galleria di Anita Reuben, vengono considerati come un

momento importante per lo sviluppo dell’avanguadia americana. Tra gli artisti performer oltre ad Allan Kaprow, Sam Francis, Red Grooms, Lucas Samaras, Dick Higgins, George Segal. ◆ Milano, Galleria Blu, “Gianni Bertini”, ottobre: mostra personale dell’artista con presentazione in catalogo del poeta e scrittore surrealista André Pieyre de Mandriargues. ◆ New York, Martha Jackson Gallery, “Louise Nevelson: Sky Columns Presence”, 28 ottobre – 21 novembre: prima mostra personale della Nevelson in questa galleria. La

mostra consiste in una installazione che occupa tutte le pareti e il soffitto della galleria con muri neri e colonne a totem, ottenute assemblando vari elementi in legno dipinto. ◆ Silkeborg, Silkeborg Museum, “NY International Kunst”, 1 novembre 1959 – 30 aprile 1960: mostra collettiva cui partecipa Enrico Baj. ◆ Londra, Institute for Contemporary Arts, 12 novembre: Jean Tinguely tiene una conferenza nel corso della quale fa azionare da due ciclisti la

Cyclomatic, combinazione di bicicletta e Méta-matic, che produce un disegno lungo un chilometro e mezzo. ◆ Parigi, Galerie Le Soleil dans la Tête, “Art Interplanétaire”, 5-10 dicembre: mostra colletiva cui partecipano Giovanni Anceschi, Enrico Baj, Farfa, Lucio Fontana, Ennio Franceschini, Raoul Hausmann, Antonio Recalcati, Angelo Verga. ◆ Parigi, Galerie Daniel Cordier, “Boîte Alerte, Exposition internationale du Surréalisme (EROS)”, dicembre – gennaio 1960: mostra a cura di André

19. Enrico Baj col professore King, London Planetarium, Londra, marzo 1959, in “Il Gesto 4” Enrico Baj with Professor King, London Planetarium, London, March 1959, in Il Gesto 4 20. Copertina de “Il Gesto 4” Cover of Il Gesto 4 21. Quarta di copertina di “Il Gesto 4” con il Manifeste interplanétaire scritto da Raoul Hausmann Back cover of Il Gesto 4 with the Manifeste interplanétaire written by Raoul Hausmann

18. Farfa, Antonio Porta, Nanni Balestrini, Angelo Verga e Enrico Baj con i Missili interplanetari, Milano, settembre 1959 Farfa, Antonio Porta, Nanni Balestrini, Angelo Verga, and Enrico Baj with Missili interplanetari (Intergalaxy Missiles), Milan, September 1959

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◆ Milan, September: the fourth and last issue of Il Gesto is published by the Movimento nucleare, with Enrico Baj as chief editor.

22. Ivo Michiels, Le mouvement nucleare, in “Documento-Sud. Rassegna di arte e di cultura di avanguardia”, edizioni Sud-Arte, Napoli 1959

◆ New York, Reuben Gallery, 4—10 October, 18 Happenings in 6 Parts by Allan Kaprow. Over the course of six consecutive evenings, Kaprow presents his complex work that involves live recorded sounds, odours, words and performance art with choreographed actions in three open, semitransparent spaces lined with sheets of plastic. These inaugural events in Anita Reuben’s gallery are considered to be an important juncture in the development of the American avantgarde. In addition to Allan Kaprow, other performing

Ivo Michiels, Le mouvement nucleare, in Documento-Sud. Rassegna di arte e di cultura di avanguardia, Sud-Arte (Naples), 1959

artists include Sam Francis, Red Grooms, Lucas Samaras, Dick Higgins, and George Segal. ◆ Milan, Galleria Blu, Gianni Bertini, October: solo exhibition for the artist with catalogue introduction by Surrealist poet and writer André Pieyre de Mandriargues. ◆ New York, Martha Jackson Gallery, Louise Nevelson: Sky Columns Presence, 28 October— 21 November: first solo exhibition for Nevelson at this gallery. The exhibition comprises an installation of black walls and totem poles made of painted wooden

elements that completely occupy the walls and ceiling of the gallery.

23. Francis Picabia, Le Îles marquises, in “Documento-Sud. Rassegna di arte e di cultura di avanguardia”, edizioni Sud-Arte, Napoli 1959 Francis Picabia, Le Îles marquises, in Documento-Sud. Rassegna di arte e di cultura di avanguardia, Sud-Arte (Naples), 1959

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◆ USSR, 13 September: the Lunik 2 lunar probe lands on the moon. On October 4, the Lunik 3 spacecraft is put into lunar orbit and transmits close-up images of the lunar surface. ◆ USA, Camp David, 25 September: Krushchev-Eisenhower summit to find a peaceful solution to international problems.

24. Copertina della rivista “Documento-Sud. Rassegna di arte e di cultura di avanguardia”, edizioni Sud-Arte, Napoli 1959 Cover of the magazine Documento-Sud. Rassegna di arte e di cultura di avanguardia, Sud-Arte (Naples), 1959

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Breton e Marcel Duchamp. Alla mostra viene invitato Enrico Baj, grazie alla segnalazione della sua pittura a Breton da parte del poeta e artista belga E.L.T. Mesens. ◆ Milano, si costituisce il Gruppo T. Ne fanno parte Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo e Gabriele Devecchi. ◆ Milano, Galleria Azimut, “Mostra collettiva”, 22 dicembre 1959 – 3 gennaio 1960: oltre alle opere di Piero Manzoni ed Enrico Castellani, vengono esposte opere degli

artisti cinetici Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi, Dadamaino, Enzo Mari, Manfredo Massironi, Alberto Zilocchi. ◆ Albisola: Asger Jorn realizza il lavoro in ceramica più grande del mondo. Per ottenere gli effetti voluti, l’artista non esita a sostituire le spatole con un rastrello e a segnare la superficie con ruote di motocicletta. L’opera è commissionata dal Ministero della cultura danese per l’entrata del Staatsgymnasium nella città di Aarhus.

25. Dedica di André Breton a Enrico Baj, 3 novembre 1959 Dedication to Enrico Baj by André Breton, 3 November 1959

26. Invito della mostra “Art Interplanétaire”, Galerie Le Soleil dans la Tête, Parigi, 5-10 dicembre 1959 Invitation to the exhibition Art interplanétaire, Galerie Le Soleil dans la Tête, Paris, 5—10 December 1959

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27. Invito della mostra “Art Interplanétaire”, Galerie Le Soleil dans la Tête, Parigi, 5-10 dicembre 1959 (interno) Invitation to the exhibition Art interplanétaire, Galerie Le Soleil dans la Tête, Paris, 5—10 December 1959 (inside)


◆ London, Institute for Contemporary Arts, 12 November: Jean Tinguely holds a conference where he has two cyclists work the Cyclomatic, a combination bicycle and Méta-matic that draws a line one and a half kilometres long. ◆ Paris, Galerie Le Soleil dans la Tête, Art

Interplanétaire, 5—10 December: group exhibition including Giovanni Anceschi, Enrico Baj, Farfa, Lucio Fontana, Ennio Franceschini, Raoul Hausmann, Antonio Recalcati, and Angelo Verga. ◆ Paris, Galerie Daniel Cordier, Boîte Alerte, Exposition internationale du Surréalisme (EROS), December—January 1960. The exhibition is curated by André Breton and Marcel Duchamp. Enrico Baj is invited to attend thanks to the Belgian poet and artist E. L. T. Mesens, who has called Breton’s attention

to the Italian artist’s paintings. ◆ Milan: the Gruppo T is formed with Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, and Gabriele Devecchi. ◆ Milan, Galleria Azimut, Mostra collettiva, 22 December 1959—3 January 1960: alongside the creations of Piero Manzoni and Enrico Castellani, works are exhibited by the kinetic artists Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi, Dadamaino, Enzo Mari, Manfredo Massironi, and Alberto Zilocchi.

◆ Albisola: Asger Jorn creates the world’s largest ceramic work. To achieve the desired effect, Jorn unhesitatingly replaces his spatulas with a rake and also decorates the surface using motorcycle wheels. The work was commissioned by the Danish Ministry of Culture for the entrance to the Staatgymnasium in the city of Aarhus.

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◆ Silkeborg, Silkeborg Museum, NY International Kunst, 1 November 1959—30 April 1960: group exhibition with the participation of Enrico Baj.

28. Enrico Baj nel suo studio in via Bertini, Milano, 1959 Enrico Baj in his studio in Via Bertini, Milan, 1959

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29. Specchiera (Mirror), 1959

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30. Specchio (Mirror), 1959 31. Specchio (Mirror), 1959

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176. Mobiletto a zampe forti (Small Piece of Furniture with Strong Legs), 1962

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Raymond Queneau. Queneau présente les meubles de Baj chez Berggruen à Paris On dit que la couleur « lion » figurait sur la palette de Bouguereau; à supposer que cela soit vrai, il y a fort à parier que cette couleur était fabriquée avec des pigments qui n’avaient rien de léonin et que n’entrait dans sa composition ni lion pilé, ni poudre de lion, ni essence de lion, ni lion distillé, ni résidu même de la conjconction condensatoire du roi des déserts et des animaux. On voit bien là toute la différence avec la peinture de Baj qui, lui, peint, littéralement, au meuble, comme d’autres à l’huile, à l’eau ou a l’oeuf; toute la différence qu’il y a entre une peinture non-réaliste utilisant un moyen réaliste (en employant le mot réaliste dans son sens réaliste) et une peinture (se disant) réaliste utilisant un moyen non-réaliste (le tube de couleur), ce qui peut d’ailleurs doublement tromper le spectateur puisque, primo, il pourra, bien à tort, confondre l’une et l’autre, et, secundo, du même coup, adopter le même comportement aberrant, c’est-a-dire vouloir ouvrir un tiroir comme l’oiseau qui s’abuse sur la nature nutritive de raisins figurés.

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Non-réaliste, la peinture de Baj, en ceci qu’elle me paraît se rattacher à toute une tradition de la peinture italienne, qui, partant des rues vides, de certains tableaux attribués à Piero della Francesca, passe par Monsu Désidério, les peintres de ruines, Piranèse pour aboutir à Chirico (au vrai Chirico) et à la peinture dite métaphysique, c’est-à-dire celle qui montre l’homme « réalistement » absent, mais présent quand même en son goût dérisoire pour les biens mobiliers ou immobiliers dont il vient d’être dépossédé par quelque catastrophe ou simplement par le cours balayeur du temps. J’oserais dire (passant du registre transalpin au transpyrénéen) que Baj traite le cosy corner et la salle de séjour comme Valdés Leal le corps humain. Chez lui, on se met à table pour y déguster le sel de l’amère plaisanterie, on s’assoit en restant debout, on s’accomode de meubles aux tiroirs toujours obstinément fermés sur des mystères dont il faut bien accorder avec désespoir que, non-existants, ils défieront toujours nos faiblesses inavouées pour le salon des arts ménagers.

Alle pagine seguenti / Following pages 177. Ritratto di Maria Luisa De Romans (Portrait of Maria Luisa De Romans), 1962

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178. Armadietto (Small Cabinet), 1962 179. Glace reposant sur de petits pieds (Mirror Resting on Short Legs), 1962

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Octavio Paz. Meubles de Enrico Baj À Enrico Baj : parmi tous les meubles qui nous guettent, ceux qui deviennent des femmes sont les plus menaçants. Tu habites une forêt de verre. La mer aux lèvres minces, la mer de cinq heures du matin, scintille aux portes de ton sommeil. Lorsque tes yeux l’effleurent, son dos métallique brille comme un cimetière de cuirasses. À tes pieds la mer entasse des épées, des sagaies, des lances, des arbalètes, des dagues. Il y a tout autour de toi d’étincelants mollusques des plantations de joyaux vivants. Il y a un aquarium d’yeux dans ton alcôve. Tu dors dans un lit fait d’une lueur. Il y a des regards entrelacés dans ton domaine, sur ton seuil, il y a un seul regard fixe. Sur tous les chemins qui mènent à toi, se trouve une question sans revers, une hache, une indication ambiguë dans son innocence, une coupe emplie de feu, une autre question qui n’est qu’une coupure, bien des viscosités luxueuses, un hallier de fallacieuses allusions entretissée. Dans ton alcôve en toiles d’araignée tu dictes des édits de sel. Tu te sers de clartés, tu manies bien les armes blanches. À l’automne, tu reparais dans les salons.

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180. Femme lacérée (Torn Woman), 1962

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André Pieyre de Mandiargues. Meubles de Baj Ces meubles font penser à de charmantes choses que parfois nous recueillîmes et qui étaient des lézards ou de petits crapauds aplatis sur l’asphalte par le pneu d’un poids lourd. La projection d’un objet sur un plan (ici d’un « meuble de style », sur un fond souvent d’un brocard) produit par écrasement et par distorsion de curieux effets plastiques, qui ne changent rien à la singularité de l’objet original. Et Baj manie ses marqueteries et ses tissus avec une élégance digne de Max Ernst en période dada. Ce qui est une bonne leçon pour maints actuels faiseurs d’esclandre. Ajoutons que tout cela, qui tient à la tradition baroque, est italien au plus haut point. Il ne faut pas oublier que le principal initiateur en matièe re de « collages » est un admirable peintre vénitien du XV siècle, qui se nomme Carlo Crivelli.

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181. Composizione (Composition), 1962

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182. Personaggio (Personage), 1962

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183. Personaggio (Personage), 1962

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184. Personaggio (Personage), 1962

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185. Personaggio (Personage), 1962

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186. Personaggio (Personage), 1962 187. Personaggio (Personage), 1962

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188. Personaggio (Personage), 1962

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189. Personaggio (Personage), 1962

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190. Personaggio (Personage), 1962

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