Sguardi su Napoli. Trenta taccuini di viaggio

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Ricordo l’uscita del film di Mario Martone, Morte di un matematico napoletano come un giorno importante. Poi mi colpivano le periferie stralunate di Pappi Corsicato e i film geniali di Paolo Sorrentino. Oppure ascoltavo a teatro i monologhi di Tonino Taiuti, mio vicino di casa, dei quali all’inizio non capivo una sola parola. Raccoglievo e studiavo anche le rappresentazioni grafiche e pittoriche della città. Dai rilievi degli architetti ottocenteschi in visita a Pompei, alle vedute panoramiche di Napoli dei secoli scorsi: gli acquarelli di Giacinto Gigante, alcuni panorami di Lusieri, i tetti di Thomas Jones o i bozzetti del Vesuvio di De Nittis mi rimanevano impressi nella retina. Col tempo l’insieme di queste voci, visioni e letture nell’immaginario hanno cominciato a sovrapporsi alla reale planimetria urbana, come delle lenti capaci di deformare la mia percezione della città. Notavo però come Napoli, così spesso rappresentata in passato nei dipinti a olio o ad acquarello ma anche nei taccuini dei viaggiatori e sempre molto presente tra gli scatti dei fotografi, era quasi scomparsa dalle tele di pittori, dai taccuini degli architetti e dai carnet di viaggio dei viaggiatori contemporanei. Tra le poche eccezioni, penso agli schizzi tremolanti di Francesco Venezia o agli acquarelli di Pedro Cano, dove Napoli è magnifica, così cupa e inquietante. Disegnare e scrivere su un taccuino mi è sempre piaciuto. In viaggio, o dentro casa, mi aiuta a vedere meglio, è un modo di osservare più attentamente.

Poi serve a ricordarmi le cose che ho fatto, i luoghi che ho visitato. Non uso fogli sciolti, riesco a disegnare solo in un quaderno, dove la sequenza è più importante della singola pagina, dove non tutte pagine sono dei capolavori e dove un poco alla volta si crea un racconto personale, fatto di immagini e scrittura. In Italia, il diario illustrato è considerato passatempo per ragazzine o una pratica riservata agli artisti. Terminate le scuole elementari, disegnano solo ragazze e ragazzi che fanno una scelta specifica per le scuole d’arte. In paesi come gli Stati Uniti, l’Inghilterra o la Francia invece, disegnare su un taccuino è una abitudine diffusa tra moltissime persone di ogni età e professione. Saper spiegare o raccontare qualcosa utilizzando le immagini è considerato importante anche nelle discipline scientifiche e l’uso del carnet di viaggio è spesso incoraggiato in ogni tipo di scuola. Numerosi sono i libri in lingua inglese o francese che insegnano a tenere un taccuino, molte le esposizioni e le pubblicazioni dedicate a carnet di viaggio, quaderni degli schizzi, diari visuali o libri d’artista. In internet queste iniziative sono molto presenti e il blog è diventato un corrispettivo del diario cartaceo: sono ormai centinaia gli appassionati del taccuino illustrato in ogni paese del mondo che ne riportano le immagini in un blog, consentendoci di sfogliare le loro pagine, seguendoli giorno per giorno. La rete permette anche di ideare e mostrare immediatamente progetti collettivi e internazionali legati al taccuino, altrimenti impossibili da coordinare [1].

[1]. Come il progetto dei 1000 Journals (mille diari che passano di mano in mano attraverso tutti i continenti) o lo SketchCrawl (appuntamenti periodici per disegnare insieme contemporaneamente in ogni paese del mondo) e molti altri di cui ho raccolto i riferimenti nel blog In viaggio col taccuino.


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