GP Magazine luglio 2019

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model & glamour

Veronica Raso “Non avevo un buon rapporto con il mio corpo” di Alberto Terraneo

C’è stato un periodo dell’adolescenza in cui, col suo corpo, proprio non riusciva a convivere. Mesi duri, un periodo senza luce in fondo al tunnel. Finchè, nella Primavera del 2015, mentre la natura là fuori si popolava di fiori e colori, lei cadde nel baratro dell’anoressia. Normale che sull’argomento non ci voglia tornare. Il conflitto col cibo, con lo specchio, con gli “altri”, chiunque essi f o s s e r o . M a l a s t o r i a d i Ve r o n i c a R a s o ha un lieto fine, bello da raccontare affinchè sia da sprone per le altre. Oggi sui social ha quasi 40.000 followers e la fotografia è divenuta una compagna di viaggio da cui è impossibile staccarla. “Ma diciamolo, la carriera da fotomodella è iniziata un po’ per caso. Due anni dopo quei momenti difficili, ho

iniziato a posare davanti all’obbiettivo di fotografi professionisti”. Inutile dire che è stato amore a prima vista. Il suo corpo, i suoi lineamenti, curve e misure, improvvisamente sono diventate una magia da valorizzare. “E’ stato grazie a questa avventura che ho iniziato ad amare il mio corpo e ho scelto di continuare. Voglio mettermi in gioco per realizzare fotografie che valorizzino il mio fisico senza lanciare un messaggio di volgarità”. Idee ben chiare che le hanno permesso di realizzare scatti che hanno fatto il giro dei social. La fotografia, però, forse era nel tuo destino. “Fin da piccola mi divertiva ritrovarmi davanti ad una macchina fotografica, poi negli anni questa passione è diventata un qualcosa in più. Ogni volta, provo emozioni uniche che mi hanno permesso di realizzare collaborazioni di prestigio”. Ad esempio? “Sono riuscita a collaborare con piccoli brand e con fotografi conosciuti. In realtà all'inizio della carriera ero abba-

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stanza impacciata, poi a lungo andare ed anche grazie ai giudizi positivi ricevuti dai fotografi, tutto è diventato più semplice. E questo ha fatto sì che fossi meno rigida e molto più tranquilla”. Le tue collaborazioni si allungano giorno dopo giorno. “In realtà ho reputato sempre tutti i lavori importanti, ogni set rappresenta un’opportunità per crescere, maturare, migliorarsi. Certo, poi di alcuni lavori sono stata più contenta che di altri, ma questo fa parte del gioco. A livello fotografico mi piace sperimentare, quello che ho capito è che… al centro dell’attenzione voglio esserci solo io sul set”. Cosa ti ha dato la fotografia? “Mi ha dato modo di conoscere nuove persone e le loro idee, mi ha aperto a nuovi modi di pensare. I lati oscuri non mancano. Purtroppo ci sono persone che sono pronte a dare giudizi senza nemmeno aver scambiato una chiacchierata, magari solo per aver visto una foto senza veli. Nonostante le critiche, il fatto di scattare mi rende libera di mostrarmi per come sono: quando sono sul set riesco totalmente a liberare la mente da tutto”. Non solo fotografia nella tua carriera. “A novembre 2017 mi sono iscritta ad un’Accademia di Cinema, da lì sono riuscita a partecipare a parecchie comparse e esperienze televisive. Sicuramente il sogno più grande è di riuscire a realizzarmi nell'ambito della moda e cinema. Ci sto lavorando, spero che il tempo porti con sé importanti novità…”. Il mondo dello spettacolo potrebbe esporti ancor più all’opinione della gente. “È vero, attraverso la tv si raggiunge un numero di persone più elevato… e di conseguenza sono possibili più giudizi. Purtroppo, volendo o nolendo, di gente pronta a giudicare ce n’è a bizzeffe e di certo non si può pretendere di essere sempre elogiata. Però guardiamo la parte bella dello spettacolo: la possibilità straordinaria di farsi conoscere per come si è”. Chi è Veronica Raso lontana dai riflettori? “Sono una ragazza tranquilla a cui non piace troppo stare sotto i riflettori. Mi piacciono le piccole semplici: una cena in compagnia di amici, una chiacchierata o stare a casa con la mia famiglia. Al di fuori della fotografia non sono una persona che sta ore e ore a prepararsi: per uscire, anche una tuta va bene”. Che rapporto hai con i social? “Sono una persona abbastanza social, Instagram è quello che preferisco. Mi piace condividere alcuni momenti della mia vita e delle mie avventure ,mi fa piacere quando riscontro un risultato positivo dai miei followers”. Account Instagram: @veronicaraso_

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arte & storia

Castello di Santa Severa Un pezzo di storia e di arte per tutte le stagioni di Mara Fux

La rappresentazione della commedia di Gigi Magni “La santa sulla scopa” sull’intrigante tema della stregoneria, è stato sicuramente uno dei modi più indovinati per inaugurare a tutto tondo il compimento del progetto avviato nel 2017 dalla Regione Lazio per fare del magnifico Castello di Santa Severa, un sito di reale riferimento per gli abitanti della zona e i visitatori di tutte le età, consolidando con eventi e quant’altro il ruolo di polo culturale e trattore turistico di questo spettacolare sito risalente all’XI secolo. Riaperto in maniera permanente due anni fa, anche in virtù dell’ottima intesa della Regione con MIBAC e Comune di Santa Marinella, nel corso dell’ultimo anno il Castello è stato meta di oltre 200mila visitatori grazie all’impegno di LAZIOcrea, la società regionale che lo gestisce in toto, che con oculatezza e professionalità ha letteralmente quadruplicato le presenze dell’anno precedente. Situato lungo la costa Tirre-

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nica a Nord di Roma, il Castello di Santa Severa non è solo uno dei luoghi più suggestivi del territorio laziale ma è anche un patrimonio di inestimabile valore pieno di sollecitazioni storiche a cominciare dall’attribuzione della sua stessa nomenclatura dedicata appunto a Santa Severa, qui martirizzata assieme ai suoi fratelli nel lontanissimo 298 d.c. sotto Diocleziano; ma in realtà, andando indietro nel tempo i primi ritrovamenti risalgono all’età del Bronzo, quando le popolazioni si stabilirono qui grazie alla presenza di numerosi corsi e sorgenti d’acqua dolce. Il loco non fu meno importante per il popolo etrusco che proprio nel VII sec a.v. vi edificò Pyrgi, antico porto e baluardo di difesa per la più popolosa Caere, oggi Cerveteri, splendida cittadina dell’entroterra distante poco più di 10 km. Fu punto strategico pure per i Romani, i quali nel III secolo lo elessero a presidio coloniale, come confermano parziali resti lungo il muro di cinta. L’area subì ancora una metamorfosi in età imperiale trasformandosi in residenza di ricche famiglie romane proprietarie di lussuose ville sul mare. E così proseguì avanti nel tempo: bisognerà aspettare poco oltre l’anno 1000 per sentir parlare a tutti gli effetti di castello in termini di struttura, o almeno così sembra leggendo certa documentazione scritta e risalente al 1068, anno in cui “Castello e Chiesa” furono donati dal conte normanno Gerardo di Galeria, all’Abbazia di Farfa che successivamente li donò ai confratelli di S. Paolo che tre secoli dopo a loro volta li donarono all’Ordine del Santo Spirito, che ne fu proprietario sino al 1980. E’ quindi sotto l’Ordine che il Castello assume l’assetto attuale, divenendo a tutti gli effetti il borgo con tanto di caseggiati, abitazioni, piazzette, fontanili e botteghe che oggi tutti possiamo ammirare dopo che, di-

venuto proprietà dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera Locale, per via del successivo e ultimo passaggio dei beni degli ordini ospedalieri alla Regione Lazio, proprio quest’ultima ne abbia voluto già nel 2014 la riapertura estiva, prima ancora di avviare la ristrutturazione che oggi permette alla collettività di fruire di questo straordinario patrimonio sospeso tra leggenda e realtà. Museo del Mare e della Navigazione Antica, Antiquarium, Museo del Territorio, Chiesa di Maria Assunta, Battistero, Chiesa Paleocristiana, Borgo medievale, Rocca e Torre Saracena sono alcuni dei manufatti visitabili, oltre al Castello stesso, con l’aiuto di modernissime App scaricabili sul posto grazie alla wifi coprente l’intera area, in una qualsiasi giornata dell’anno; giornata che può trasformarsi nella più romantica delle serate se si considera che da qualche mese LAZIOcrea ha inaugurato l’Ostello, una semplice ed elegantissima struttura ricettiva collocata al primo piano la quale può accogliere, a prezzi contenuti, fino a 40 ospiti in 14 camere, alcune delle quali dotate di terrazzi vista mare. Si tratta di una soluzione ideale per giovani turisti e famiglie che intendono coniugare una vacanza culturale con la possibilità di vivere il mare e praticare sport acquatici come il surf o la vela. Una scusa per visitarlo? Trovarla è facile: basta visitare il sito e scegliere tra gli eventi del mese che spaziano tra presentazioni di libri, concerti di musica classica o jazz, spettacoli teatrali e recital di popolari volti comici, mostre di pittura, esposizioni d’arte, mercatini natalizi senza escludere appuntamenti con le fiabe destinati ai più piccini. Come dire: noi i turisti... i coltiviamo da piccoli! Info e prenotazioni sul sito: www.castellodisantasevera.it

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firme ruggenti

Riccardo Mancini Dal sogno di diventare

calciatore a voce di Dazn di Simone Mori

È dinamico, carico di entusiasmo, preparato. Riccardo Mancini si racconta in questa intervista a cuore aperto. Tra mille telecronache e tanto calcio, trova spazio per altre passioni e per il suo privato. Non toccategli gli Oasis e diventerà vostro amico. Chi è Riccardo Mancini e cosa fa nella vita? “È un ragazzo di quasi 32 anni che nella vita fa ciò che ha sempre sognato, ossia il telecronista sportivo. E che attualmente lavora per Dazn. In realtà, ce ne era anche un altro di sogno e cioè diventare un calciatore professionista. Ma a un certo punto si è presentato di fronte a me un bivio. Devo dire che non è stato così complicato scegliere, anche perché probabilmente non avevo le qualità giuste per emergere in quello giocato. E allora quello parlato e raccontato direi che è stata la strada giusta. An-

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firme ruggenti dare a lavorare ed essere felici di farlo è una sensazione impagabile”. Segui il calcio da quando sei bambino. Quali sono i primi ricordi in questo ambiente? Ami anche giocarlo? “Il mio è un amore viscerale. Se non lo commento, provo a giocarlo. A 11, a 7, a 5, in casa, con gli amici, tornei, controtornei, l’importante è che ci siano un pallone e due porte. Che alla fine è il pensiero che mi accompagna da quando avevo 6 anni: i miei genitori mi portarono a fare nuoto ma io, una volta in vasca, cominciai a piangere talmente forte che si convinsero immediatamente a farmi giocare a calcio. A livello dilettantistico (sono arrivato fino all’Eccellenza, la quinta serie del calcio italiano) ho giocato fino a 25 anni, poi, come ti dicevo, ho dovuto fare una scelta e, trasferendomi a Milano, l’ho dovuto mollare. Con amici e colleghi, però, giochiamo tornei tutto l’anno. Mi sono preso la briga di essere capitano e 'direttore sportivo' della squadra di Dazn: in pratica è un secondo lavoro, ma mi piace”. Hai all’attivo tante esperienze. Ad oggi quale ritieni le più importanti? “Credo che tutte abbiano avuto il loro peso per la mia crescita come uomo e come professionista. Perdere papà nel 2014 è stato ovviamente l’episodio che più ha segnato la mia vita. Ma quando perdi una persona così importante capisci tante cose, ti rendi conto di quanto importante sia dare valore a ogni giorno, a ogni minuto trascorso con le persone che ami. Mi ritengo fortunato ad avere una famiglia con principi e valori solidi alle spalle e persone che mi vogliono bene attorno a me. Questa è l’esperienza più importante. A livello lavorativo, invece, ogni tappa del mio percorso mi ha dato qualcosa per arrivare dove sono oggi. Devo ammettere che, dopo essermi consultato post liceo con un mio amico giornalista, ero quasi deciso ad abbandonare questo sogno. Mi dicevano che era troppo complicato questo mondo e che sarebbe stato meglio orientarsi altrove. Essendo appassionato di sport e volendo lavorare in quell’ambito, ho optato per la laurea in Scienze Motorie (triennale) e in Management dello sport (magistrale). Ma il richiamo della passione è stato più forte di tutto. Sin da bambino, da quando con gli amici facevo le telecronache delle partite alla PlayStation, raccontare sport, e in particolar modo il calcio, è sempre stato il mio obiettivo. Sono un testardo di natura e se mi metto in testa di arrivarci, devo farcela. Dai primi articoli per un giornale in vendita allo stadio all’esperienza in alcune radio romane fino all’inizio del periodo milanese. Lo stage prima e il contratto poi a Sky Sport 24, giornate intere passate in giro per la città per strappare qualche parola agli uomini mercato, le telecronache della serie B da Gubbio partendo ogni sabato da Roma, i 5 anni a Fox Sports, in cui ho trovato una vera e propria famiglia e in cui ho scoperto il modo che piace a me di fare giornalismo. Tutte esperienze che hanno contribuito a formare quello che oggi è Riccardo Mancini”. Riccardo, sei giovane e perciò credo tu abbia ancora tanti sogni da realizzare. Ti va di parlarcene? “Innanzitutto grazie per il giovane, ma a breve, secondo me, cominceranno a spuntare i primi capelli bianchi. Come uomo il sogno è quello di tirare su una famiglia che sappia essere felice e che sappia godersi i momenti trascorsi insieme e che abbia obiettivi e valori comuni. Come professionista credo che non ci

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sia un limite alla crescita. Essendo una persona meticolosa e più o meno precisa, credo non sarò mai contento delle mie performance. Per questo l’obiettivo è migliorarsi settimana dopo settimana e ambire a fare sempre meglio. Se poi ci scappa anche la finale dei Mondiali o della Champions da commentare direi che non andrebbe malissimo. Mi accontento di poco dai”. Un commento sui campionati di calcio finiti da poco meno di un mese. Quale di quelli europei ti ha entusiasmato di più e quale di meno? “La serie A italiana, secondo me, sta riconquistando l’appeal di un tempo e l’arrivo di CR7 ha contribuito a questo passo ulteriore. La B mi ha stupito: erano anni che non la commentavo e devo dire che ho ritrovato un campionato ricco di spunti. Io però ho un debole per il calcio inglese e mi ritengo un privilegiato ad aver commentato le ultime 6 finali delle coppe inglesi. Per questo ti dico che la lotta tra Liverpool e Manchester City in vetta alla classifica di Premier League ha avuto pochi episodi simili negli ultimi anni. Dal campionato francese, dal quale ho iniziato la mia esperienza a Fox sul calcio internazionale, invece, mi sarei aspettato qualcosina in più a livello di competitività e dal punto di vista tecnico. Sempre troppo forte il PSG”. Parliamo di Riccardo al di fuori dal mondo del calcio. So che possiamo farlo. Da qualche anno hai perso tuo papà, grande fonte di amore e punto di riferimento. Lo vuoi ricordare insieme a noi con qualche aneddoto? “Papà non era una persona che esprimeva il suo amore con gesti eclatanti. Ma lo faceva a modo suo, da artista quale era. In modo silenzioso. Ricordo che una volta portò me e il mio migliore amico in campeggio per seguire la nostra squadra del cuore in Trentino. Avevamo la macchina e una tenda a due posti. Lui scelse di dormire in macchina per tre notti consecutive, lasciando ai due 15enni la comoda tenda. Oppure ti posso raccontare di quanto avrei voluto ereditare da lui anche soltanto una piccolissima percentuale del talento che aveva nelle mani. Non c’era una cosa che non sapesse fare. Dipinti, sculture di legno, argilla, modellini di ogni tipo, pirografie, di tutto e di più. Era davvero il nostro punto di riferimento.” Quali sono i tuoi interessi extra lavoro? Passioni? “Come detto amo lo sport e se non gioco a calcio devo in qualche modo allenarmi. Sono cresciuto con questa cultura e cerco di portarla avanti nel limite del possibile tra corsa, palestra, padel e quant’altro. Non ho un genere musicale preferito ma mi piace scoprirne sempre di nuovi e posso dire che la musica è una parte importante della mia vita. I miei artisti del cuore sono gli Oasis, ma, oltre a tutte le sfumature della musica British, mi appassiona anche la musica indie”. Infine una domanda apparentemente banale ma che so che banale non è: le tue priorità nella vita e un messaggio alle persone che ti stimano e ammirano. Le mie priorità sono il lavoro, la salute, l’amore e l’amicizia. Ognuna rappresenta una fetta importante della mia vita. E mi auguro di realizzare i miei sogni in ogni ambito citato. E poi mi piacerebbe viaggiare di più extra Italia, scoprire posti e conoscere culture. È fondamentale tenere sempre acceso il cervello, questo è il consiglio che posso dare. E i viaggi, in questo senso, sono qualcosa di unico. Mai smettere di essere curiosi, di leggere e di appassionarsi”.











musica

Nadia Natali “Roma mia,

io te la canto De Core” di Mara Fux

Ta l e n t o e c a p a c i t à d i u n i r e l a s u a s t o r i a j a z z alla tradizione della canzone romana. Dopo il successo di “ ’Na passione romana”, la brava interprete capitolina si rimette in gioco con un nuovo omaggio alla tradizione. Quando hai scoperto la tua vena musicale? “Non c’è una vera data d’inizio, amo dire che sono nata cantando perché la musica ha sempre fatto parte della mia vita. A farmi invece decidere di farne la mia professione è stato un semplice karaoke tra amici, a 19 anni: all’epoca studiavo come arredatrice in uno studio di architettura perché quello sino ad allora era stato il mio obiettivo; ma dopo quel karaoke ho mollato tutto dalla sera alla mattina e mi sono dedicata al canto”. E a quel punto cosa è successo? “Ho iniziato a studiare, studiare, studiare prendendo lezioni di lirica puntando a diventarne espressione in prima persona finché il mio insegnante non mi ha messo davanti al bivio lirica vs pop, sostenendo che quello della lirica è un ambiente molto chiuso in cui non entri se non hai qualcuno alle spalle. A questo si aggiungeva un diploma decennale del Conservatorio che io, provenendo da un diverso percorso di studio, di certo non avevo”. Di conseguenza hai scelto il pop! “Esatto, mi sono buttata a capofitto come corista in un gruppo orchestrale da pianobar, iniziando una gavetta durata tre anni tra eventi e serate ma soprattutto imparando a stare in un contesto di professionisti in cui ciascuno, pur assieme agli altri, aveva un proprio ruolo. Ed è stato importantissimo perché lì ho imparato a distinguere il suono di ciascuno strumento, ho capito che la voce è uno strumento come gli archi ed i fiati e ho imparato a leggere la musica dallo spartito, a comprendere gli arrangiamenti e distinguere gli strumenti. Un’esperienza enorme che mi ha poi permesso di presentarmi, successivamente, ad un provino con Stefano Palatresi ed entrare come corista nell’orchestra della Rai”. Che hai imparato dalla televisione? “Tantissimo, soprattutto a gestire i tempi. La televisione ha tempi velocissimi che ti devono trovare sempre pronta e per me che sono una curiosa osservatrice è stata un’altra esperienza da portare a casa”.

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formazione

Studios Academy Alta formazione per tecnici del suono di Marisa Iacopino

Ci sono luoghi progettati per la creazione del suono. Spazi insonorizzati, sale di presa o di regia che costituiscono i l r e g n o d e l s o u n d . S t u d i o s A c a d e m y, a To r P i g n a t t a r a , è t u t t o q u e s t o . I l n o m e , fondatamente risonante, rende merito ai professionisti del settore impegnati in questa scuola per tecnici del suono. Abbiamo incontrato Furio Capozzi, uno dei docenti. “La Studios Academy è la scuola di formazione del Super Funk Studio, un’associazione culturale di promozione sociale riconosciuta dalla Regione Lazio, i cui scopi associativi sono quelli della promozione della cultura e dello studio dell’arte. Gli associati sono circa cinquecento. Io sono il presidente da undici anni. Questo è un luogo in cui formiamo i tecnici del suono, cioè coloro che si occupano di dare il giusto equilibrio al suono, inteso come musica, espressione o parole che producano movimento acustico in relazione al contesto in cui viene prodotta un’onda sonora”. Qual è la differenza tra tecnico del suono e fonico? Il fonico è colui che si occupa dei contesti live; il tecnico del suono si occupa invece dell’allestimento o

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della produzione in studio di progetti musicali”. Definiresti il tecnico del suono il tramite tra chi parla e chi ascolta? “E’ esattamente questo: un tramite fra chi produce musica, chi l’arrangia e chi l’ascolta. Lui ci mette un riverbero, degli elementi che intervengono nella modifica del suono, e perciò è interpreta quello che l’artista voleva dire”. Vuoi tracciare un tuo profilo? “Sono un ingegnere specializzato nella realizzazione di studi di registrazione. Ne ho progettati tanti, e di molti ho diretto i lavori. Di recente il Pro Cube Studio. La mia formazione tecnica è affiancata da una formazione artistica. Lo scorso anno ho vinto il concorso RAI “Tulipani di seta nera' come miglior arrangiatore. Ci ha premiati Vince Tempera, famoso compositore d’orchestra”. Quindi sei anche musicista? “Il fonico non può scindere la propria professionalità da quella artistica. Deve fare delle scelte di arrangiamento; produce un brano in base alle scale musicali, all’intonazione di una voce. Conoscere la musica è indispensabile, suonare uno o più strumenti è opportuno. Io suono tutti gli strumenti che vedi qua dentro: piano-




Premio Pratola La kermesse più importante d’Abruzzo di Roberto Ruggiero

Grande successo e partecipazione per l’edizione 2019 del Premio Nazionale Pratola, andato in scena lo scorso 22 maggio a Pratola Peligna, segno evidente di una ricerca e di un impegno crescenti da parte degli organizzatori, Ennio e Pierpaolo Bellucci, e dell’Associazione Futile Utile. Ad accogliere i numerosi ospiti negli spazi della struttura Mercato Centrale, sono state le gradevoli melodie eseguite dall’orchestra “I Leoncini d’Abruzzo” di Pescina, diretta dal maestro Paolo Alfano. Il giornalismo nell’era dei social network è stato il tema su cui si sono confrontati Marcello Sorgi editorialista de La Stampa di Torino, già direttore del Tg1 e del Gr Rai, Stefano Pallotta e Carlo Verna, grandi professionisti, che hanno simpaticamente condito il dibattito con aneddoti curiosi e divertenti. Il giornalista Michele Lembo ha ritirato il premio per Radio Radicale e ha espresso grande riconoscenza a quanti, numerosissimi, stanno manifestando solidarietà alla storica emittente nazionale in un momento di difficoltà, dopo il mancato rinnovo della convenzione con

il Ministero dello Sviluppo Economico. Gaetano Liberti, neurochirurgo di fama internazionale ha ricordato i tantissimi giovani abruzzesi che si sono fatti strada nel mondo e dato poi in anteprima la notizia della creazione di un laboratorio di ricerca e di biotecnologie applicate agli impianti di arti bionici, da realizzare in Valle Peligna. Un segno inequivocabile e tangibile dell’amore di “Toni” per la sua terra natale. A ricevere il riconoscimento è stato anche il regista e drammaturgo Claudio Di Scanno, profondamente legato all’Abruzzo, dove ha scelto di vivere e lavorare. Poi la volta della “grande bellezza”, con l’attrice eatina Giulia Di Quilio, che ha lavorato con registi come Giuseppe Tornatore, Paolo Sorrentino, Federico Moccia. Visibilmente emozionata per un riconoscimento così gratificante, Giulia ha voluto ricordare un percorso di cui spesso il pubblico vede solo l’aspetto più piacevole, mentre trascura il “dietro le quinte”, fatto di duro lavoro. Dulcis in fundo, sono stati premiati due giovanissimi talenti, il musicista Francesco Mammola e il soprano Chiara Tarquini. Sono loro ad aver dato la dimostrazione che l’impegno, la costanza, lo spirito di sacrificio e la grande determinazione producono sempre dei grandissimi risultati.

Il “Volta” di Reggio Calabria conquista il trofeo High School Radio 2018-2019 Ha vinto Reggio Calabria con il Liceo Alessandro Volta che si è aggiudicato la sesta edizione di high school radio, il campionato della comunicazione radiofonica riservata agli studenti, di tutta Italia ed oltre, spodestando il Liceo Cavour di Torino, vincitore lo scorso anno. Già dalla passata edizione High School Radio ha valicato i confini dell’europa di alcuni istituti stranieri. Particolari le segnalazioni degli studenti che hanno votato per la speciale classifica, ma il verdetto definitivo è stato sancito dalla giuria tecnico-giornalistica di Elleradio che ha assegnato il maggiore punteggio al Liceo Alessandro Volta di Reggio Calabria. Il trofeo verrà consegnato dal radiocronista Tonino Raffa prossimamente alla presenza della preside Angela Palazzolo e allo staff guidato dalla professoressa crisara’ che ha svolto le funzioni di tutor, in una cerimonia che si terrà all’interno dell’istituto calabrese. Il Liceo Alessandro Volta ha preceduto altri istituti ugualmente competitivi e preparati come il Liceo Picasso di Pomezia, il Mameli di Roma, il Liceo Pertini di Ladispoli, il Liceo Enrico Mattei di Cerveteri e il Dante Alighieri di Bucarest che ha presentato una gradita innovazione con una particolare sigla musicale, comprensiva di un coro affiatatissimo per il programma proveniente dall’istituto medesimo. Tutti gli altri hanno meritano nella stessa maniera vivissimi elogi da parte della giuria e di quanti hanno seguito il campionato. Molti ringraziamenti da High School Radio ai tecnici, ai giornalisti, alle radio locali, compresa Radio Touring104 che hanno collaborato, e ai tutor che hanno sostenuto i ragazzi fin dalle prime esperienze di fronte ai microfoni. Riscontrato in tutti particolare soddisfazioni per le nozioni acquisite in una vera radio, come Elleradio. Un particolare arrivederci alla prossima edizione, anche da parte dei ragazzi impegnati negli esami di maturità alcuni dei quali torneranno in radio durante l’estate per confezionare le trasmissioni dedicate alle vacanze estive con ‘’High School Radio Summer Days’’ in onda sempre su Elleradio 88.100fm. A risentirci.

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