GP Magazine novembre 2019

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evento del mese

Grandi emozioni alla V edizione di “Women for Women against Violence” di Donatella Gimigliano

Un vortice di emozioni, lacrime e sorrisi ha trascinato il pubblico della V ediz i o n e d i “ Wo m e n f o r Wo m e n a g a i n s t v i o lence – PREMIO Camomilla”, evento unico che unisce due grandi temi del mondo femminile, la violenza di genere e quella del tumore al seno, partendo dalle cicatrici e dai segni indelebili che lasciano nel corpo e nell’anima di una donna, che si è tenuto nell’incantevole A.Roma Lifestyle, Hotel. Ideata da Donatella Gimigliano, Presidente dell’Associazione Consorzio Umanitas e organizzata in collaborazione con Madema, la kermesse, Patrocinata dalla Rai, Regione Lazio, Roma Capitale, Unicef, Croce Rossa Italiana, LILT (Lega Italiana Lotta contro i Tumori), FERPi e magistralmente presentata da Arianna Ciampoli e Livio Beshir, ha avuto l’obiettivo anche di sostenere il progetto "Valigia di Salvataggio" dell’associazione Salvamamme, pensato per rispondere alle richieste delle tante donne in fuga vittime di violenza. "Da paziente oncologica ho pensato che violenza sul corpo di una donna non fosse solo quella di un uomo, ma anche quella di un tumore, che genera gli stessi effetti devastanti e che, comunque, finisce col segnarti in maniera indelebile, dentro e fuori ", spiega Donatella Gimigliano, che ha voluto intitolare il suo Premio col nome Camomilla, una creazione appositamente realizzata da un’eccellenza dell’arte orafa, il maestro Michele Affidato, ispirandosi al fiore che in fitoterapia viene utilizzato per rinvigorire piante malate. Dopo un welcome drink dedicato alle eccellenze di Calabria, l’evento, diretto da Antonio Centomani e aperto dal violino elettronico del magico Andrea Casta, con il contributo di interpreti straordinari ha raccontato storie di donne in rinascita che hanno saputo esorcizzare la terribile esperienza con la violenza mettendosi a disposizione delle altre donne, come Barbara Bartolotti (introdotta da una favolosa Maria Rosaria Omaggio), vittima di una brutale aggressione durante la quale ha perso il figlio che portava in grembo; di Elena Sorrentino (che è stata premiata da Paola Ferrari), autrice del libro “Io, il Cancro e la Maggica” introdotto da Anna Vinci; di Valeria Grasso, la cui storia è stata interpretata

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Don at el la Gimigliano e Paol a Fe rrari

da Euridice Axen. Testimone di giustizia e “donna dello Stato” come ama definirsi, la Grasso con la sua coraggiosa denuncia ha fatto arrestare 25 persone del clan Madonia e ora si occupa di Beni Confiscati alla Mafia, ed è stata premiata dal Gen. B. Marco Minicucci, Comandante Legione Carabinieri Lazio. Grandi emozioni ha regalato il giovane Carmine Ammirati (premiato da Enrica Bonaccorti), orfano del Femminicidio, che ha dedicato alla mamma scomparsa, per voce di Vincenzo Bocciarelli, una toccante poesia e, un passo di danza, affiancato da Antonio Balsamo e Alina Camisano con le coreografie di Andrè de la Roche. Assieme a Carmine il riconoscimento, consegnato da Barbara Bouchet, è andato alla Presidente dell’Associazione Edela, Roberta Beolchi, impegnata ad assistere gli orfani del femminicidio. I premiati con il Camomilla di questa edizione sono stati Francesco Samengo (Presidente Unicef), l’attivista mondiale Leyla Hussein (che ha ricevuto il riconoscimento da Carmen Pisano owner Acaia Medical Center), Amministratore delegato di Hawa's Haven e Ambasciatrice globale di The Girl Generation, attualmente impegnata in 10 paesi africani contro le mutilazioni genitali femminili, Benedetta Rinaldi (membro della consulta nazionale femminile LILT), Valter D’Errico, per il corto “Il Giorno più Bello”, prodotto da Jo Champa, sul palco affiancato dai due interpreti Caterina Milicchio e Gianclaudio Carretta, Manuel Finotti, autore della canzone “Ti ho creduto” di Giordana Angi, finalista ad Amici, che è stata interpretata con un passo di danza di Romina Carancini, Francesco Spizzirri e la piccola Chiara Pietrangeli, e Valeria Marini (testimonial di campagne contro la Violenza sulle Donne).. Non


Maria Rosario Omag gio, Bar nara Bar tol otti e Vale ria M arini

Carmine Ammirat i pr emiato da Enrica Bonaccort i

Arian na Ciampol i e Livio Bes hir

Leyl a Hu ss ein, e Beatrice L uzz i

sono mancati momenti di intrattenimento con uno straordinario Antonio Mezzancella (vincitore di Tale e Quale Show 2018), e un esilarante Antonio Giuliani. Al termine dell’evento, realizzato grazie alla collaborazione di grandi professionisti come David Micheli, Luigi Dell’Aglio, Massimo Matta, Mariano D’Angelo, Alessandro Carrieri, Vitaliano Loprete, per tutti gli ospiti un dinner buffet con Val eria Gras so eccellenze a kilometro zero curato da Coldiretti e Federcuochi rice ve il pre mio Lazio, capitanati da Alessandro Circiello e da Bruno Brunori. dal G ene ral e Minicucci Nel ricco parterre i manager, Carmen, Mara e Michele Pisano, owner di Acaia Medical Center, Angela Margherita Bellomo, Deals Partner PwC Advisory Spa, Barbara Casillo, Direttore Generale, Associazione Confindustria Alberghi, Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto, Ruggero Alcanterini, Presidente CNIFP del CONI, Alfredo Magrini e Andrea Petrangeli di Banca Generali, Sandro Luzi, Presidente PSIPOL (Associazione Psicologi Polizia di Stato), Fausto Lamparelli, Direttore del Servizio Centrale Operativo Dir. Centrale Anticrimine Polizia di Stato, Marco Grasselli, vicepres. Softlab. Charity Partners: Bulgari, A. Roma Lifestyle Hotel, LDC Luxury Dream Culture, Collistar, Bionike, Carpisa, John Paull Mitchell System, Enosis, Simone Belli, Land Rover, Acqua di Sperlonga Profumo, L.G.R., Industrie Grafiche Imprinting, Volocom Technology, Carlsberg, Casale del Giglio, Cioccolateria Origine, Ferrarelle, Vecchio Amaro del Capo, Borgo dei Vinci, L’Artefiori Fiori a Roma, Nduja San Donato, Caffè Gioia, Aran-c. Partners Tecnici: Eco Comunicazione e Marketing, ATWC, Move, Roma Virtuale, Cooperativa Pronto Taxi 6645, Top Secret, Top Marketing Agency, Cavallucci Creative Design, Stefano Crialesi Celebrity Chef, Bruno Brunori. DONORS: Talarico Cravatte Sartoriali, Sala da Feltre, Open Art, Contacta, MARC, Metropolitan Architecture, Iembo Leccese.

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libri

Marisa Iacopino Emozioni sedimentate in versi di Roberto Ruggiero

Se c’è un’arte che più si avvale della parola per farsi emozione, questa è la poesia. Con un verbo leggero, sfrondato delle ridondanze lessicali, Marisa Iacopino plasma la materia poetica attraverso un verso scarno che esplora i sensi: così possiamo sentire, toccare, vedere l’umano nel suo essere o divenire tenerezza, forza, silenzio, dolore, perdita, provvisorietà. Il suo libro, Sedimenti inVersi, uscito per L’Erudita - Giulio Perrone Editore, ci regala flash emotivi suggellati in parole vivide, affilate, che diventano metafora d’un sentire comune nel quale il lettore può riconoscersi. Le abbiamo chiesto di raccontarci questa nuova avventura. Iniziamo con una provocazione: non è da emarginati, oggi, un libro di poesie? “La poesia, al pari della filosofia, sembra essere disdegnata in tempi bui. Eppure è proprio questo mondo, a mio giudizio indurito da uno scientismo tecnologico che spesso sfugge di mano, ad avere più bisogno di filosofi e poeti”. Quando ti sei avvicinata alla poesia? “La poesia mi ha sedotta fin dalla più tenera età. Oso dire che ancora prima di distinguere le lettere dell’alfabeto, e quindi di scrivere, ero catturata dalla poesia. Facevo trascrivere i miei versi ingenui su un taccuino da una bambina più grande. Il verseggiare mi ammaliava, lo sentivo come l mio scopo. La poesia rappresenta, ancora oggi, il mezzo espressivo che prediligo, lo strumento per esprimere e indagare l’esistenza, l’interiorità, il lato nascosto e irrazionale di noi stessi”. D’accordo, tu scrivevi fin da piccola, ma quando si realizza il tuo sogno di comunicare attraverso la poesia? “Nel 2003 i miei versi cominciano a essere pubblicati in antologie e raccolte. Ma è il 2008 che segna l’avvio editoriale,

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con Controverso Amore, la prima silloge poetica edita da L’erudita, di Giulio Perrone Editore”. E oggi, “Sedimenti inVersi”, vuoi parlarci di questa seconda esperienza poetica? ”'Sedimenti inVersi' nasce come raccolta di poesie intimistiche lasciate decantare nel tempo. Il pensiero individuale si fa così materia universale che respira, canta, ride o si rappresenta nell’assenza”. Cosa intendi con il termine Sedimenti? “‘Sedimenti’ rimanda a un concetto geologico: come le rocce sedimentarie sono formate dall’accumulo di detriti depositati sulla superficie della terra, e se le sfogliassimo potremmo arrivare al cuore della materia terrestre, così queste poesie sono formate dalla stratificazione dei pensieri. Sfogliarli significa arrivare all’essenza delle cose, al cuore dell’essere”. C’è un sottotitolo all’interno del libro: Versi d’animi spersi… “E’ un libro bipartito: una prima lunga sezione di poesie intimistiche, come dicevamo, e una seconda parte più breve ma non meno intensa, preannunciata dalla poesia “Versi d’animi spersi” che rappresenta una serie di liriche civili, in cui si parla di un’umanità sofferente, degli ultimi, degli oppressi, diseredati, delle donne e uomini sfruttati o di tutti quelli che muoiono in mare senza neppure un nome. Per coloro che riescono a rimanere in vita, e sono disorientati, spauriti, ognuno di noi ha il dovere di lottare affinché questi animi spersi si possano ritrovare, altrimenti, l’umanità tutta sarà persa”. Cosa ne pensi dell’esodo globale che caratterizza questa nostra epoca? “Qualcuno dice che sia creato a mestiere da coloro che esercitano un potere occulto sul mondo, per destabilizzare la popolazione mondiale. Io credo che sia complicato capire davvero da dove sia partito e da chi tutto questo sia stato generato. Quello che ho sempre pensato è che siamo tutti cittadini del mondo. Dico che per una coincidenza puramente socio-geografica, per caso, come diceva la Zymborska, io mi trovo a essere nata in Italia, ma devo ragionare come se fossi nata in Siria, o in Nigeria o in Messico”.

Cosa rappresenta per te la parola in questa raccolta? “La parola è azione, ricordo, presenza, assenza, amore, disamore. I pensieri attraverso il verbo diventano un riparo per l’animo umano. Così la riflessione e l’introspezione si nutrono di sapori antichi, del sogno, o di un’impresenza che pure acquista una forma nell’oggi poetico. Un viaggio attraverso il ritmo e la parola. Parola che è la protagonista, che coglie il senso dell’attesa, dello slancio, della memoria”. Nella lirica “Si potesse risalire al prima” L’impresenza è assenza che non duole.” Vuoi spiegarci meglio? “Il concetto di 'impresenza' torna spesso nel libro. Potrei dirti che è una ‘presenza incorporea’ che continua a esistere dentro di noi, nei cuori che pure debbono sopportare il dolore per l’assenza fisica di qualcuno, di qualcosa”. Hai un desiderio segreto? “Sì, ho un sogno nascosto: vedere le poesie tradotte in lingua inglese. Mi piacerebbe sentirne il suono e, perché no? sapere cosa ne pensano oltremanica, o addirittura oltreoceano! Diciamo che è un desiderio che mi fa volare in alto. Ma del resto, se si tratta di un sogno, tanto vale sognare in grande!”.

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spettacolo

Stefano Accorsi

“Con Leonardo Notte ho esplorato la dimensione cinica del potere” di Anna Chiara Delle Donne

Quando Stefano Accorsi parla della serie di successo ‘1994’ ideata da lui stesso, noti nei suoi occhi quell’orgoglio tipico di un padre che ama suo figlio. Con il suo personaggio, torna a raccontare l’Italia degli anni ’90 tra potere e politica. Una serie innovativa e sensazionale, un progetto ambizioso e originale. Questa serie è una sfida irripetibile per un attore come Accorsi che, da sempre, ricopre con estrema eleganza ogni personaggio che racconta. Stefano, come cambia Leonardo Notte in questa nuova stagione? “Leonardo ce la fa ed è stato un elemento importante per la realizzazione di questo personaggio. Leonardo è un uomo che è morto e resuscita. Vince le elezioni e arriva a realizzare il sogno che covava da moltissimi anni. Arrivando al potere, la natura dei personaggi non cambia ma si amplifica. La gestione del potere da parte di Leonardo è del tutto cinica. È stato divertente portare in scena questo aspetto”. Ha ricevuto lettere o email da parte di qualche politico? “Non ho ricevuto lettere o mail da parte di politici, ma posso dire che due studi legali hanno supervisionato la materia. Mescolando realtà e finzione c'era da avere un'attenzione particolare per evitare che si verificassero incidenti burocraticamente ingombranti. Penso che Berlusconi abbia visto la serie e immagino che sia la sua serie preferita”. (ride) Cosa ha di attuale una serie come questa? “Una serie come ‘1994’ ha molti elementi che raccontano ancora il nostro presente e quindi ci possono far riflettere. Ogni volta che le persone guardano la serie, mi dicono: 'è proprio così che succede, è ancora così il nostro sistema!'. Visti gli ultimi fatti politici, credo che avremo ancora dei commenti del genere. È stato fatto un lavoro poderoso e monumentale, non solo di documentazione ma anche di sceneggiatura”. Quale credi sia l’elemento di forza per il successo di una serie come ‘’1994’’? “È stata un’operazione eccezionale e complessa riuscire a mescolare in modo così organico dei personaggi di fantasia a personaggi realmente esistiti. I personaggi di fantasia risultano davvero credibili e hanno avuto il potere

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spettacolo © Fot o di Fabio Iovino

Claudia Gerini

“Sono pronta a tornare in tv, magari con un varietà” di Giulia Bertollini

Al di là della bellezza, quello che più colpisce di lei è la capacità di mettersi a nudo con sincerità in ogni intervista. E non è sempre facile perché il rischio di essere fraintesi è dietro l’angolo. Eppure Claudia Gerini non si è mai tirata indietro condividendo in questi anni con il pubblico successi professionali ma anche amori e delusioni. L’abbiamo incontrata al Fiumicino Film Festival per parlare con lei dei suoi prossimi progetti, dei viaggi, di cinema e di vita privata. Claudia, ti abbiamo visto interpretare di recente Federica Angeli nel film “A mano disarmata”. E’ stato difficile girare ad Ostia? “Direi di sì. Infatti abbiamo girato il film anche a Fiumicino proprio perché in quel momento Ostia viveva una situazione complicata. Ostia è stata la mia seconda casa. Ho abitato lì per tanto tempo frequentando anche le scuole. E’ un posto legato alla mia adolescenza e ho dei ricordi

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legati ai primi fidanzati e alle passeggiate sul lungomare. Il destino ha voluto che proprio ad Ostia girassi prima 'Suburra' e poi 'A mano disarmata'. In quest’ultimo caso almeno ero dalla parte della legalità”. (ride) Spesso si dice che fare un film è come fare un viaggio. E da un viaggio non si torna mai come prima. Quale film ti ha lasciato dentro un segno? “Da ogni film ti porti dietro un mattoncino importante per la tua formazione. Così è stato ad esempio quando ho girato 'Non ti muovere'. Ero incinta della mia prima figlia. Fu un ruolo molto drammatico dopo tante commedie. Ogni film è un viaggio ed è bello condividerlo con chi in quel momento si trova sul set con te. La vita di attore è un po’ come quella di un circense, un po’ vagabonda. E’ bello anche per questo”. Stai lavorando nel film “Diabolik” dei Manetti Bros. “Avrò una parte nel film ma non posso dire altro. In passato avevo interpretato Eva Kant nel videoclip 'Amore impossibile' e proprio quel personaggio mi ricorda l’inizio della mia storia d’amore con Federico Zampaglione”. Il viaggio che ti è rimasto nel cuore e quello che vorre-


© Fo to di Fabio Iovino

sti fare. “Mi piacerebbe andare in Argentina. Non ci sono mai stata e trovo sia una terra meravigliosa. Mi ispira molto. Il viaggio che mi è rimasto nel cuore è quello che ho fatto ai Caraibi. Non ho incontrato Johnny Depp però. Che peccato!”. Cosa non deve mancare nella tua valigia di attrice? “Non deve mai mancare la voglia di mettersi in gioco e il coraggio di uscire dalla comfort zone. Bisogna osare facendo cose che ti senti meno sicura di fare. Ci vuole anche la voglia di divertirsi e di non prendersi troppo sul serio”. Al Festival di Venezia è stato presentato di recente il docufilm sulla vita di Chiara Ferragni. Alcune tue colleghe l’hanno stroncato. Tu l’hai visto? Cosa ne pensi? “Non l’ho visto. E’ una ragazza che ha saputo far fruttare il suo talento grazie ad un team di lavoro che la sostiene. Trovo semmai incongruo il fatto che si sia reso necessario fare un docufilm sulla vita di una persona che ha trasformato Instagram nel suo palcoscenico quotidiano. Di lei sappiamo tutto. Credo però che chi abbia

successo abbia sempre ragione. In tv tanti programmi registrano ascolti eccelsi peccando di qualità”. Torneresti a fare tv? Ti hanno proposto di presentare qualche programma? “Mi hanno proposto dei programmi però non ho accettato. Mi piacerebbe tornare in tv per fare un varietà. Sto pensando di fare qualcosa che possa riportare sul piccolo schermo i varietà di un tempo in cui ci sia musica, spettacolo e divertimento. Spero di poterlo fare”. Da mamma, come ti poni rispetto alla violenza che c’è sui social? “Non vigilo le mie figlie perché sono contro i controllismi. Penso che bisogna dare fiducia. Se stai sempre a bacchettare ottieni l’effetto inverso. Lo confesso, mi è capitato di guardare una foto sul profilo social di mia figlia e di chiederle dettagli. In generale però non guardo mai quello che scrivono sui social perché mi sembra di invadere la loro sfera privata. Le ho sempre educate ad essere loro stesse e a fregarsene di chi versa odio dietro allo schermo di un computer”. Ti piacerebbe fare la regista? “Ultimamente ci ho pensato. Ho sempre pensato di fare l’attrice e mai la regista. Con la mia esperienza però potrei essere meglio di tanti registi uomini”. (ride) Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere la carriera di attrice?

“Consiglio di studiare e di crederci sempre. Bisogna chiedersi cosa si vuole raccontare e cosa si può dare in più a prescindere dalla bellezza. Oggi poi ci sono molti più canali per farsi notare. Basti pensare ai social”. Nella tua carriera è stato molto importante Carlo Verdone. “Sono una sua fan da quando avevo 7 anni. Tutti conoscevano la mia passione per Carlo, sapevo tutti i suoi film a memoria. Lui è un uomo timido e riservato. Una volta mi presentai al casting per il film 'Perdiamoci di vista'. Carlo mi disse subito che avevo una faccia interessante e che ne avremmo riparlato in futuro perché per quel film non andavo bene. Un anno e mezzo dopo feci uno spettacolo al teatro Colosseo e lui venne a vederlo. La platea era piccolissima ed io ero molto emozionata. Al termine dello spettacolo mi raggiunse in camerino per dirmi che cercava una coatta per il suo nuovo film. Era 'Viaggi di Nozze'. Ancora oggi Ivano e Jessica sono nel cuore della gente. Carlo è amato dal pubblico dagli anni ‘80 ad oggi, è raro trovare un attore così attento alle debolezze umane del suo paese. Lui ha ritratto l’Italia attraverso i suoi eroi negativi”. La bellezza è stato un ostacolo o un aiuto? “A volte mi ha dato una bella spinta. Non è sempre così però. Per esempio mia figlia Rosa ha fatto un casting per una serie tv e le hanno risposto che serviva una ragazzina meno bella. Capita che ai provini qualcosa vada storto. Nel cinema non c’è più la bella come la Loren, il pubblico vuole la verità e il resto è una cosa in più”. Hai dichiarato di amare le barche a vela. “Ho una passione smodata per la barca a vela. Non la so portare e ho bisogno sempre di uno skipper. Magari sapessi portarla io. Le più belle vacanze le ho fatte proprio girando in barca a vela. Mi dà un senso di libertà, di pace e mi fa sentire padrona del mondo”.

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spettacolo

Flavio Insinna “Si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie. Molti se ne vanno e in pochi restano” di Giulia Bertollini

Nella sua carriera non si è fatto mancare nulla alternandosi tra cinema, teatro e televisione. Stiamo parlando di Flavio Insinna che dopo il successo di “Ex” ci riprova tornando nelle sale nel nuovo film di Fausto Brizzi “Se mi vuoi bene”. Il suo personaggio, Edoardo, è un attore non proprio fortunato che un giorno decide di aiutare Diego, interpretato da Claudio Bisio, nel piano assurdo di rendere felici le persone della sua vita. E proprio con Flavio abbiamo parlato di felicità tra ricordi e nuovi progetti. Flavio, dopo il grande successo di “Ex” il regista Fausto Brizzi ti ha chiamato a partecipare al suo nuovo film. “Con Fausto ormai abbiamo una bellissima amicizia da un bel po’ di anni. Abbiamo lavorato insieme e ci vogliamo bene. Non sono una di quelle persone che dice ‘tienimi presente’. Stavolta però Fausto mi ha chiamato perché è stato obbligato. In questo film interpreto un attore scarso che non sa recitare e quindi ero perfetto. Pensa che Fausto al telefono mi ha detto 'devo avere la certezza che il ruolo venga bene’. Quando hai un dubbio chiami un amico. E io in questo caso ero il perfetto attore cane amico”. (ride) “Se mi vuoi bene” si scontra al botteghino con il film “Joker”. “Le sale sono piene di 'Joker' in questo momento (l'in-

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tervista è stata fatta nei giorni di uscita del film ndr) ma sono convinto che se per un attimo Joker entrasse nel negozio delle chiacchiere che c’è nel film smetterebbe di uccidere le persone. Se quello è un film politico lo può essere anche questo perché in un mondo che respinge il personaggio di Massimiliano, interpretato da Sergio Rubini, lancia un messaggio importante. Il film ci dice che è importante parlarsi e spendere tempo per gli altri”. La giornata più bella che hai vissuto negli ultimi anni? “Nel 2006 l’Italia vinceva i Mondiali ed ero a casa con mio padre, mia madre e mia sorella. Mia madre è sempre stata una donna divertente ma molto seria. Al termine della partita sento il rumore di una tromba provenire dal balcone. Era mia madre che si divertiva a suonare la vuvuzela. Mio padre, tra il divertito e l’esterrefatto, la invitava a rientrare dicendole 'Rossana, rientra, non ti far vedere così'. Papà in quel periodo non stava molto bene e mi sono goduto quella scena senza distrazioni. In quel momento ho capito che la felicità passa in un attimo. L’importante è accorgersi quando si è felici”. Hai mai fatto nella vita uno sgambetto per rendere felice qualcuno? “Non ho il prontuario delle opere buone. L’hanno fatto a me e io ho cercato di rifarlo. A volte mi sorprendo delle persone che mi scrivono per ringraziarmi. Non ho una buona memoria e non sempre mi ricordo i loro nomi anche perché credo nel proverbio fai del bene e scordalo. Sono sicuro che anche la mia agente mi avrà fatto uno sgambetto qualche volta per far tornare le cose al loro

posto e non farmi preoccupare”. La ricetta per essere felici? “Bisogna prendersi del tempo e lavorare su se stessi. E’ importante mettersi in discussione e potersi fare delle domande. Spesso si impara più nelle sconfitte che nelle vittorie perché hai modo di capire chi ti rimane accanto”. Ci sarai in “Don Matteo 12”? “Mi piacerebbe molto. Sicuramente andrei se ci fosse l’occasione. Anche di passaggio: Anceschi che ha sbagliato strada, o ha finito la benzina. Quelle mie cinque stagioni sono un pezzo di vita, non solo di carriera”. Quali sono i tuoi prossimi progetti? “Oltre alla conduzione de 'L’Eredità', sarò in giro nei teatri con lo spettacolo 'La macchina della felicità' tratto dal libro che ho scritto qualche anno fa. E’ uno spettacolo corale di intrattenimento in cui alterno monologhi a momenti di improvvisazione. Il mio intento è di regalare sempre un sorriso a chi mi viene a vedere”. I l cas t del f il m “Se mi vuo i be ne ” di Fau sto Brizz i

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spettacolo

Daniele Liotti “Così

ho imparato ad amare la montagna”

di Giulia Bertollini

H a s o s t i t u i t o i l g r a n d e Te r e n c e H i l l senza farlo rimpiangere. Daniele Liotti è tornato a vestire i panni del capo della forestale Francesco Neri nella quinta stagione della serie tv di successo “Un passo dal cielo”. Una fiction difficile da girare tanto che Daniele si è soffermato anche sull’incidente avvenuto sul set con il cavallo, ridimensionandone però la gravità. Oltre a raccontarci qualcosa in più sul suo personaggio, Daniele ci ha parlato anche del suo rapporto con la natura e con i suoi figli rivelandoci il suo pensiero sul tema politico dell’immigrazione. Daniele, come evolverà il tuo personaggio? “Dopo la morte della moglie per mano del Maestro, Francesco Neri si troverà ad affrontare un momento difficile. Cerca di ripartire da zero nonostante sia difficile perché le catene del passato lo tengono avvinghiato. E’ un personaggio complesso che non riesce a dimostrare amore verso se stesso. Francesco è un personaggio molto complesso che in più fa un tentativo di apertura verso il commissario Nappi, con il quale nasce un’amicizia. Si confidano per le difficoltà amorose di entrambi. L’amore con Emma

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sarà tormentato. Quando ho letto il copione sorridevo perché in una pagina si amavano e in quella successiva si lasciavano. Chissà se il loro amore trionferà”. La quarta stagione ha avuto molto successo. Hai avvertito il peso della responsabilità dovendo sostituire un attore molto amato come Terence Hill? “Io, personalmente, non ero preoccupato. Non mi sono messo nei panni dell'attore che dovesse sostituire un beniamino della televisione. L'ho presa un po' più alla leggera, forse con un po' di incoscienza. D'altronde, qualche anno fa mi era capitato di fare Il bell'Antonio, in passato interpretato da Marcello Mastroianni. Se mi fossi messo a guardare i paragoni probabilmente avrei avuto tanta tensione e senso di responsabilità. È chiaro, l'aspettativa da parte dei produttori c'era; bisogna ragionare anche in termini di ascolti, ma siamo riusciti anche noi ad ottenere il plauso del pubblico. Ciò è stato motivo di soddisfazione e di rilassamento, per questo mi sono sentito più a mio agio nella quinta stagione, anche perché conoscevo meglio il personaggio”. Qual è il tuo rapporto con la natura? “Prima della serie non ero un grande amante della montagna. Non ho mai fatto una settimana bianca né messo ai piedi un paio di sci. Poi, grazie alla fiction,





spettacolo

Stefano Jacurti

“Ho portato il Generale Grant a teatro” di Silvia Giansanti

E' un apprezzato attore, regista e scrittore dei nostri tempi. Il western lo caratterizza da sempre ed è stato il primo in assoluto nel nostro Paese a portare 'Il Generale Grant' in scena a teatro. Grande riscontro per lo spettacolo “Dalla guerra civile al west – l'America ai tempi di Grant”. E' apparso nel film “Il grande salto” con R i c k y M e m p h i s e G i o rg i o Ti r a b a s s i . Camicia alla Tex Willer, pistola caricata a salve, speroni (attenzione a non prendere la metropolitana a Roma nelle ore di punta!) e un bel piatto di fagioli a pranzo. Stefano Jacurti sa bene di vivere in un'altra epoca, ma avrebbe voluto nascere nel west, anche se probabilmente sarebbe durato poco per via della vita violenta che c'era. Caricatura a parte, è nato a Roma il 24 gennaio del 1959 sotto il segno dell'Acquario. E' uno studioso della storia del western, da sempre la sua passione di vita. Fare western oggi per lui è magia, significa andare a riprendere quelle pistole giocattolo che da piccolo ad un certo punto dovette lasciare perché stava diventando grande. Come si è sviluppata in te la passione per il genere western? “Fin da piccolo ho coltivato la passione guardando alla vecchia Rai in bianco e nero i film di John Wayne e di John Ford. La mia epoca era molto diversa da questa, il genere era molto presente sotto forma di giocattoli, avevo i soldatini. Sono stato uno delle ultime generazioni a giocare in strada a cowboy e indiani. Facevamo duelli e ci sparavamo immaginando praterie lontane. Sono cresciuto con la vecchia Hollywood di western, poi al cinema è arrivato Sergio Leone. E' stata una folgorazione e non ha fatto altro che fagocitare tutto ciò. Il mio passato a livello di background è rappresentato da questo, arricchito da fumetti e altro”.

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Come nascono le storie e i tuoi personaggi, visto che ultimamente sei molto attivo in teatro? “Da un po' di anni a questa parte vivo il western non in un solo settore, ma questa ambientazione si propaga in vari settori che possono essere il cinema indipendente; sono stato anche regista di 'Se il mondo intorno crepa', che è stato premiato in America, e 'Inferno bianco', un western sulla neve. Il genere è anche sui miei libri visto che sono scrittore. Come dicevamo, lo porto anche a teatro quando invento i miei personaggi che possono essere rappresentati sul palcoscenico. Tra le ultime cose è nato il Generale Grant con cui sto andando in giro per l'Italia, essendo stato il primo in assoluto nel nostro Paese a portare il famoso Generale in scena a teatro. Inoltre c'è stato un progetto insieme ad Alessandro Iori 'Dalla guerra civile al west - l'America ai tempi di Grant' che è composto dalla guerra civile americana fra nordisti e sudisti come primo atto, dove c'è il Generale Grant e il suo nemico, il Generale Lee e la seconda parte, che riguarda quello che è successo dopo la guerra di secessione. Uno spettacolo raro da trovare in giro che ha avuto tanta richiesta e che si è svolto di recente al Teatro Le Sedie di Roma”. Ti sei mai recato nei luoghi d'America in cui si è svolto il tutto? “A dir la verità avevo in programma un bel viaggio, ma che per imprevisti vari, non ho potuto fare. Nessun problema, sono lì con la testa. Faccio parte di quella fetta di autori che per scrivere in maniera intensa, hanno bisogno di riportare mondi moto lontani”. C'è un personaggio a cui hai dato vita che ti è rimasto dentro? “Sono legato a tutti i miei personaggi perché sono tutti miei figli, ma il Generale Grant lo preferisco per fatti storici legati all'America. Sarà dura quando arriverà il momento di salutarlo e dovrò per forza passare ad altro”. Ti sei mai misurato con altri generi? “Sì, provengo dalla scuola di recitazione di Isabella Del Bianco. Ho fatto Pirandello, Shakespeare e tutte cose classiche di teatro che devono completare l'attore”. Quanto ti dà l'esperienza come regista? Sei rimasto sempre soddisfatto delle compagnie di attori con le quali hai lavorato? “Certamente, l'esperienza come regista mi dà molto. E' intensa e stimolante e sono sempre pronto a superare gli ostacoli che si possono incontrare”. Cosa bolle in pentola, restando in ambito western? “In preparazione ho un libro sulla guerra civile americana che si collegherà allo spettacolo di cui abbiamo parlato prima. Inoltre c'è un altro progetto di portare a teatro un altro personaggio western e di fare cose diverse da questo genere da me tanto amato”.

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spettacolo

Marco Bellocchi “Il teatro, la mia realtà” di Mara Fux

Attore e regista a tutto tondo, con la discrezione tipica di chi con umiltà scavalca le montagne, Marco Belocchi passa con nonchalance dal palcoscenico alla telecamera senza trascurare di trascorrere tempo prezioso alla scrivania per tradurre intere opere o scrivere racconti. “Scrivere occupa molto del mio tempo - sottolinea Marco Belocchi - ho al mio attivo raccolte di poesie, racconti brevi, commedie per il teatro pubblicate da varie case editrici italiane. Per molti anni sono stato il presidente del premio letterario La Clessidra che si svolge da numerosi anni a Terni e attualmente sono il direttore di una nuova doppia collana di poesia e narrativa breve della casa editrice Lithos assieme a due esimi professori universitari, Giorgio Patrizi e Francesco Muzzioli.” Il tuo ultimo libro? “Un libro di poesie intitolato 'Esercizi di immortalità' per Progetto Cultura”. Questo è certamente un aspetto di te che il pubblico non conosce. “Il pubblico difficilmente approfondisce gli attori che

vede sulla scena o sullo schermo”. Profondamente vero ma a tanto per riderci sopra: sei tu che non ti interessi molto al grande schermo o è il grande schermo che non si è interessato molto a te? “E’ il cinema che si è dedicato colpevolmente molto poco a me, soprattutto quello dei primi anni ‘90 quando ero giovane e bello ed in perfetta linea con la richiesta: ma quando ero lì, preparato e pronto a cedergli c’è stata, come dire, la riscossa dei brutti, tutti quei volti spigolosi, irregolari alla Rubini o Castellitto, che hanno spazzato via la bellezza serafica della generazione precedente”. Una considerazione molto interessante anche se in realtà di cinema ne hai fatto e continui a farlo. “Ho fatto televisione in tutte le serie tipo La Squadra, Distretto, La guerra è finita e recitato ruoli in belle commedie italiane gradite al pubblico, una per tutte 'Smetto Quando Voglio' diretta da Sydney Sibilia col quale sto per girare proprio in questo periodo un nuovo film. Non mi posso assolutamente lamentare”. Anche perché probabilmente la tua profonda passione è il teatro, sia come attore che come regista. “Fare l’attore mi diverte ma, sinceramente, dopo un attivo di trent’anni da regista di circa settanta spettacoli,

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spettacolo

L’Esorcista

Che la paura sia con voi! di Mara Fux

G r a n d e a p p u n t a m e n t o a l Te a t r o O l i m p i c o di Roma per gli amanti dell’horror che per la prima volta potranno assistere de visu e dal vivo alla rappresentazione de “ L’ E S O R C I S TA ” a u t e n t i c o c u l t d e l l a c i n e matografia portato in scena per la prima v o l t a i n I t a l i a d a l Te a t r o N u o v o d i M i l a n o d i L o r e n z o Vi t a l i , p r o d u z i o n e t e a t r a l e c h e ha al suo attivo indiscutibili successi come “Jersey Boys”, “La febbre del sab a t o s e r a ” , “ K i n k y B o o t s ” , “ To c t o c ” e “ A Bronx tale”. Titolo reso celebre dalla famosissima trasposizione cinematografica del 1973 “The exorcist” diretta da William Friedkind che immediatamente suscitò non poche critiche del pubblico oltre che polemiche terminate con una feroce censura, “L’Esorcista” è tratto dall’omonimo romanzo di William Peter Blatty il quale scrisse il libro ispirandosi ad un caso di esorcismo realmente accaduto nel Maryland nel 1950 per poi trarne lui stesso la sceneggiatura che nel 1974 gli fece meritare l’Oscar. L’adattamento teatrale del libro è invece opera di John Pielmeier, stesso autore di “Agnese di Dio”, che nel 2008 espresse il suo interesse a trarne un copione teatrale che debuttò in prima mondiale nel 2012 al Gil Gates Theater di Los Angeles. Nell’immaginario collettivo “L’esorcista” ha rappresentato un punto di svolta rispetto alla narrazione dell’horror, è diventato un archetipo di paura, entrando finanche nel linguaggio comune e nella gestualità allusiva alla spettacolarità di un evento terrificante, in quanto affonda le radici nelle paure umane. Anche nell’opera teatrale come già nel film e nel libro, non mancheranno quegli elementi conturbanti e quelle ansie che hanno agitato le coscienze ed i sonni di migliaia di persone. La vicenda è incentrata su Regan, una ragazza soggetta alla possessione demoniaca: quando la medicina non riesce a rispondere agli strani sintomi della giovane, sua madre Chris

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si rivolge ad un prete per chiedere aiuto ma prima che questi, padre Damian, possa affrontare ciò che ha di fronte, deve egli stesso superare un problema irrisolto ed enorme che riguarda la sua fede e le sue convinzioni, una lotta per qualcosa di molto più importante dell’anima di una ragazza. E’ qualcosa che mette in relazione noi con le nostre paure più profonde, i nostri segreti inconfessabili, nascosti sotto gli altri nel più profondo di noi stessi. A dirigere la versione italiana sarà il regista Alberto Ferrari, esperta firma tanto nel cinema che nella tv nazionale, che dopo Milano porterà l’opera dal 9 novembre al Teatro Olimpico, al Teatro Nuovo di Verona e poi al Teatro Alfieri di Torino per dirigerla infine sui palcoscenici di Parigi in una versione in lingua francese. “Oltre agli effetti speciali, alla musica, alle luci, ai suoni, alle proiezioni,alla scenografia moltiplica, cinematografica, quello che verrà realmente messo in scena sarà la natura umana” ha dichiarato Ferrari, “quella natura umana messa in scena nuda ed esibita in tutta la sua nudità , indifesa e piena di tremori”. Un cast numeroso composto da bravissimi attori interpreterà ruoli non poco articolati: Claudia Campolongo sarà la piccola Regan Macnail mentre Viola Graziosi sarà sua madre Chris; Padre Damian verrà interpretato da Gianni Garko mentre padre Karras, suo intimo confidente vedrà di scena Andrea Carli; assieme a loro calati appieno nella vicenda Jerry Mastrodomenico (il maggiordomo), Massimiliano Lotti (dottor Klein), Michele Radice (dottor Strong) e Dimone De Rose (padre Joe). Uno spettacolo certamente unico e da non perdere.



musica

CHARTS & NEWS Curiosità e novità dal mondo musicale a cura di Silvia Giansanti, in collaborazione con Foxy John Production www.foxyjohnproduction.com

TOP 10 EUROPA 1 “Dance Monkey” - Tones and I 2 “Ride it” - Regard 3 “Circles” - Post Malone 4 “Higher Love” - Kygo, Whitney Houston 5 “Liar” - Camila Cabello 6 “Torn” - Ava Max 7 “Sorry” - Joel Corry 8 “Cold” - James Blunt 9 “Ransom” - Lil Tecca 10 “Lalala” - Y2k & Bbno$

TOP 10 USA 1 “Highest in the room” - Travis Scott 2 “Truth Hurts” - Lizzo 3 ”Senorita” - Shawn Mendes & Camila Cabello 4 “10.000 Hours” - Dan and Shay & Justin Bieber 5 “Playing Games” - Summer Walker 6 “Memories” - Maroon 5 7 “Someone you loved” - Lewis Capaldi 8 “Circles” - Post Malone 9 “No Guidance” - Chris Brown ft. Drake 10 “Ransom” - Lil Tecca

TOP 10 ITALIA 1 “Non avere paura” - Tommaso Paradiso 2 “Accetto miracoli” - Tiziano Ferro 3 “Io sono bella” - Emma 4 “Tua per sempre” - Elisa 5 “Barrio” - Mahmood 6 “Prima che diventi giorno” - Jovanotti 7 “La differenza” - Gianna Nannini 8 “Duemila volte” - Marco Mengoni 9 “Freedom” - Zucchero 10 “Al di là dell'amore” - Brunori Sas

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TONES AND I La cantante australiana di nome Toni Watson sta letteralmente spopolando in tutto il mondo con questo disco certificato due volte disco di platino in Australia, entrando nella prestigiosa chart top globale di Spotyfi. La canzone dal ritmo incalzante, tratta di artisti di strada JOEL CORRY E' un dj inglese, produttore e istruttore di fitness. E' apparso nella serie televisiva britannica “Love Island”. Il suo debutto è avvenuto nel 2015 con i singoli “Back Again” e “Light it up”. A luglio 2019 il pezzo ha battuto il record della traccia più Shazamed in un giorno.

JUSTIN BIEBER Momento d'oro per l'artista canadese che si è sposato per la seconda volta con la sua bellissima Hailey Baldwin e ha collaborato con il duo country in questione, due suoi amici. Il pezzo è il primo singolo estratto dal loro quarto album. SUMMER WALKER Si tratta di una cantante nata ad Altlanta nel 1996 e che si è ispirata artisticamente ad Amy Winehouse, Jimi Hendrix ed Erykah Badu, da sempre i suoi miti. Ha debuttato lo scorso anno e ha collaborato con Drake.

TOMMASO PARADISO Conclusasi la fortunata parentesi con TheGiornalisti, adesso parafrasando il titolo del brano, non ha paura di affrontare la strada da solo. Il video è ambientato a Riccione con partecipazioni straordinarie come quelle con Jovanotti, Fiorello, Elisa, Federico Zampaglione, Francesca Michielin e altri. BRUNORI SAS il cantautore è tornato a farsi risentire a distanza di tre anni dalla pubblicazione dell'album “A casa tutto bene”. Il brano anticipa un nuovo lavoro, la cui uscita è fissata nel 2020, dato che a marzo sarà in tour nei palazzetti di tutta Italia.



musica

Disco Music: la storia Ce la raccontano Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano Alla scoperta del pianeta Disco. 2 aprile 1979. Newsweek, con Donna Summer in c o p e r t i n a , t i t o l a v a : ‘ D i s c o Ta k e s O v e r ’ (la disco prende il sopravvento). 40 anni fa, dopo più di un lustro di incontrastato regno, la disco music era al suo apice. Trascorsi tre mesi da quell’articolo, una parte dell’establishment tenterà di farla fuori. Invano: era già nel dna della musica. Il volume analizza genesi e sviluppo di un melting pot sonoro, culturale e sociale dalle innumerevoli diramazioni creative: un fenomeno molto amato, ma anche molto osteggiato, che, da movimento underground per minoranze di razza, sesso e ceto sociale, si è evoluto in carismatico trendsetter di massa. Per la prima volta in Italia viene narrata, da prospettive nuove rivolte al contesto socio-culturale dell’epoca, la storia completa della disco music risalendo alle sue radici afro, R&B, soul, funk fino alle contaminazioni con l’elettronica dell’Eurodisco, con un occhio di riguardo riservato alla prima Italo Disco, approfondendo altresì il proliferare delle originarie discotheques che, da Parigi, sono esplose a New York, centro gravitazionale della club culture (The Loft, Studio 54, Paradise Garage) e trampolino di lancio dei nuovi ministri del suono, i DJ e i loro vinili a 12 pollici. Una mappa fondamentale per orientarsi tra le varie correnti assurte a fama mondiale: dalle origini afro di Manu Dibango e della Lafayette Afro Rock Band al solare Miami Sound, dalla disco-stomp di Bohannon alla Febbre del Sabato Sera, dall’orchestrale Philly Sound all’elettronica del Munich Sound di Giorgio Moroder, dalle superstar (Donna Summer, Bee Gees, Chic, Gloria Gaynor, Barry White, Amii Stewart) alle iconiche hits delle meteore (‘Ring My Bell’, ‘Born To Be Alive’, ‘Funky Town’) e dei personaggi più oscuri, dal gay-clubbing di Sylvester e Grace Jones agli ‘alieni’ atterrati sul dancefloor dai pianeti rock, funk e jazz. Con un focus incentrato nel periodo 1974-1980 (prodromi ed epigoni annessi), La Storia della Disco Music è la prima narrazione completa, ricca di racconti, aneddoti e citazioni, sul caleidoscopico genere che ha contribuito in modo fondamentale all’evoluzione della musica moderna. BIOGRAFIA DEGLI AUTORI Andrea Angeli Bufalini è giornalista, critico musicale e scrittore, ha all’attivo pluriennali collaborazioni con varie testate musicali, tra cui ‘Radio & TV’, ‘Dance Music Magazine’, ‘Raro!’, ‘Musica & Dischi’, ‘Rockstar’, collana

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‘Dance’ di De Agostini Editore, ‘Classic Rock’, ‘RadioCorriereTV’. È co-autore, con Giovanni Savastano, del libro La Disco. Storia illustrata della discomusic (Arcana, 2014). Laureato in Giurisprudenza, funzionario Rai nel settore radiofonico musicale, per anni è stato rappresentante per l’Italia di Eurosonic, radio-workshop di musica leggera presso l’EBU (European Broadcasting Union). Uno dei suoi vezzi? Oltre a collezionare vinili di discofunky- soul, farsi fotografare con artisti stranieri e italiani, ma solo se da lui intervistati: finora, sono un migliaio gli scatti raccolti nel suo album. Giovanni Savastano è psicoterapeuta, docente e scrittore, nonché appassionato e cultore di musica, cinema e filosofia. Ha iniziato il viaggio nella scrittura con articoli e libri di psicologia; poi, dopo aver seminato qualche racconto breve per Feltrinelli e Giovane Holden, è saltato sui vagoni musicali, scrivendo sulle riviste ‘Musica e Dischi’, ‘Classix!’ e ‘Classic Rock’ e pubblicando, insieme ad Andrea Angeli Bufalini, il volume La Disco. Storia illustrata della discomusic (Arcana, 2014). Ora, dopo un’entrata in sala cinematografica con il saggio biografico Gian Maria Volonté. Recito dunque sono (Edizioni Clichy, 2018), ritorna sul dancefloor.



eventi

Adriatic Film Festival

La nuova vetrina internazionale del cinema indipendente di Mara Fux

16 anteprime nazionali, 34 corti e documentari proiettati, 4 film fuori concorso, 6 ospiti internazionali e 9 premiati oltre d un cammeo di tutta eccezione dedicata agli studenti di cinematografia ovvero un intensivo workclass RED 8K praticamente, un giro di pista con la Ferrari delle cineprese, organizzato e coordin a t o d a i m a g i s t e r d e l l a PA N AT R O N I C S . Sono questi i numeri della seconda edizione dell’Adriatic Film Festival, novità di tutto rispetto dell’immenso paniere di rassegne e festival del settore che ha pienamente premiato le aspettative delle oltre 2500 persone accorse a Francavilla al Mare la scorsa ultima decade di settembre. Cinque le sezioni in concorso: Corti Italia, Corti Internazionali, Documentari, Film d’Animazione e Corti Scuola e più di 1000 i lavori iscritti a questa fortunata

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edizione, tutti visionati da una giuria di esperti presieduta da Michele D’Attanasio, direttore della fotografia; da Piercesare Stagni, docente e scrittore; da Cristiano Di Felice, regista nonché direttore della scuola di cinema IFA di Pescara cui aggiungasi il regista Vito Palmieri e l’attrice Sara Serraiocco. Fiore all’occhiello dell’AFF e sentore della gran qualità del progetto ideato e capitanato da Guido Casale, è stato sicuramente il gemellaggio con partner internazionali quali l’Edimburgh Short Film Festival e il Bruxelles Short Film Festival, rappresentati da Paul Bruce e Fred Martin i relativi direttori artistici, e delle partnership con aziende internazionali di distribuzione ovvero Sfilmmaker da Pechino e Festival Formula da Londra. Interessantissima l’apertura del festival alla cinematografia del domani con la sezione “Cinema e Scrittura” e la rassegna cortoscuola, un incontro che ha visto la partecipazione di oltre 300 studenti da varie scuole del territorio. Perché è di questo che in fondo si parla con l’Adriatic Film Festival, di territorio e di valorizzarlo attraverso l’istituzione di un appuntamento annuale che intende portare


sulle rive adriatiche abruzzesi cortometraggi, documentari e film provenienti da tutto il mondo attirando l’attenzione sulla costa abruzzese attraverso eventi culturali e cinematografici di respiro nazionale e internazionale. Importante corollario dell’AFF sono state le numerosissime attività fuori concorso che hanno trasformato il bel Palazzo Sirena di Francavilla Al Mare, un incantevole auditorium sul mare, in una sorta di alveare grazie all’allestimento di mostre fotografiche, performance attoriali, masterclass, seminari, incontri e dibattiti, tutti eventi ad ingresso categoricamente gratuito proprio come le stesse proiezioni dei tre film che hanno accompagnato il piccolo tributo ai relativi protagonisti : il regista Cristiano Anania per “L’EROE”, il regista Alessandro Capitani assieme ad Alessandro Haber per “IN VIAGGIO CON ADELE” ed il regista Roberto De Meo con Francesca Cavallin per “THE NEST”. Un applauso all ’Associazione ADRIATIC MOVIE ed a Guido Casale con i suoi preziosi collaboratori Luana Fusco e Daniele Forcucci che con impegno e tenacia, in un momento in cui si parla spesso di crisi di idee, hanno deciso di andare controcorrente e offrire alla cinematografia una nuova vetrina contribuendo a tener alto nel mondo il nome del nostro Belpaese. Ale ss an dr o Haber

Frances ca Cavall in

Palio della Stella L’incanto del Medioevo a Sacrofano di Mara Fux

Migliaia di visitatori hanno riempito vicoli e piazzette dell’antico borgo di Sacrofano per assistere al Palio della Stella, colorata festa medievale che da ben 26 anni anima apre il mese di settembre trasformando la popolare località adagiata sulla via Flaminia nel popolare Parco di Ve i o , i n u n v i l l a g g i o m e d i e v a l e i n c u i l e s e t t e contrade si sfidano per la conquista, appunto, della Stella. Giullari, bardi, giocolieri, rievocatori storici e figuranti occasionali hanno letteralmente invaso la cittadina riempiendone ogni angolo coi banchi delle più svariate arti artigianali, servendo cibi e pietanze rigorosamente cucinati e serviti con stoviglie ricalcanti l’epoca, intrattenendo i curiosi con combattimenti e spettacoli mentre i contradaioli di Martini, Ala Musina, Borgo Pineto, Bicetti, Petruscheto,

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Le poesie di Sandra Milo Successo di pubblico in Campania per il suo libro di Roberto Ruggiero

Sandra Milo è sbarcata in Campania per presentare il libro di poesie “Il Corpo e l'anima” (Morellini editore) invitata da Contrappunto House of Books, A . C o . Ve , U b i k N o c e r a e d E v e n t i U n i c i . Come una diva d'altri tempi, fasciata in un bellissimo abito rosso, a Vico Equense, scortata dal modello Riccardo Mascioli, è arrivata nel Museo del Cinema in Costiera dove l'attendevano Rosa Gargiulo, Margherita Aiello e il Sindaco Andrea Buonocore. Oltre ad una folla di ammiratori e curiosi impazienti di salutarla. La Milo, disponibile con tutti, è stata poi intervistata dalla giornalista Lorella Ridenti, direttrice di Voi, Ora e Lei Style. “Scrivo poesie da sempre soprattutto di notte, ma le buttavo via, le regalavo, le dimenticavo in qualche cassetto”, ha confessato la Milo. “Poi un’amica mi ha invogliata a presentarle ad un editore e da lì è partita questa mia nuova avventura. Una raccolta composta da 18 poesie che ho dedicato a persone che hanno fatto parte della mia vita, come Marina Ripa di Meana o Federico Fellini, a luoghi che amo o a personaggi frutto della mia fantasia ma che rappresentano attimi, emozioni, sensazioni che ho provato

e ho trascritto”. Il giorno dopo è stata la volta di Nocera Inferiore, accolta allo Sporting Club da Vincenzo Grimaldi, dall’Assessore Federica Fortino e dall’Avv. Oliva. Ha chiuso la tre giorni campana la tappa alla Libreria Feltrinelli di Piazza de’ Martiri a Napoli dove a fare gli onori di casa è stato il presentatore Rai e di RDS Claudio Guerrini. Un successo straordinario che incorona la Milo come una dei personaggi più amati dal pubblico grazie al suo sorriso contagioso.

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