Lo sbarco

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Canada Company in collaborazione con:

I.I.S.S. “Michelangelo Bartolo� I.T.I.S.: Elettronica ed Elettrotecnica, Meccanica Meccatronica ed Energia, Trasporti e Logistica Liceo: Classico, Scientifico, Scienze Umane, Scienze Applicate Viale A. Moro - tel. 0931593596 fax 0931597915 96018 - Pachino (SR) www.primopachino.it www.istitutobartolo.it e-mail : almsm@tin.it sris01400g@istruzione.it

e

www.ikana.it

LO SBARCO


Il presente progetto, pensato alla luce dell'attuale situazione internazionale e nato dalla constatazione della realtà storico culturale ed antropologica in cui la scuola ricade, è stato inserito nella programmazione didattico-disciplinare investendo sia le discipline tecniche che umanistiche. Con esso si è voluto portare gli studenti a puntare l’attenzione sugli avvenimenti storici che hanno avuto come teatro il nostro territorio e che si sono collocati in una prospettiva che esula la semplice e pura storia locale e aprono ad una prospettiva di analisi nazionale ed internazionale. La centralità del nostro territorio e degli avvenimenti che si sono svolti in esso hanno spinto alcuni docenti ad elaborare il presente progetto nella prospettiva di ricostruire la storia ed il sapere storiograficoantropologico a partire da un avvenimento vicino non solo nello spazio, ma anche nel tempo se non dei padri, sicuramente dei nonni e di quanti si portano cucito sulla loro pelle la memoria e l’esperienza di quei giorni. Il progetto punta a far nascere/consolidare/potenziare nelle giovani generazioni la Memoria storica, a recuperare quella Memoria collettiva viva ancora negli anziani e nelle persone che hanno fatto e fanno la storia di questo lembo di Sicilia. L’obiettivo è stato quello di far comprendere alle nuove generazioni che senza Memoria non vi è futuro, che la storia è sempre contemporanea perché ci insegna il presente e che solo “ricordando” sarà possibile non ripetere gli stessi errori.

Coordinatori del progetto e curatori del fascicolo: Ing. S. Giannitto e-mail: s_giannitto@hotmail.it Ing. S. Minardi e-mail: sebastiano.minardi@gmail.com docenti di elettronica presso il I Istituto Superiore di Pachino “M.Bartolo” Prof.ssa Rosalba Savarino email: rosasavarino@virgilio.it docente di lettere presso l’Ist. Compr. “S. Pellico” di Pachino 2


I giorni della memoria Dopo nove mesi dall’invasione tedesca della Polonia, avvenuta il 1° settembre 1939, l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania il 10 giugno 1940. Convinto che la guerra sarebbe durata ancora per poco tempo e che la Germania hitleriana sarebbe stata vincitrice, il duce pensò che l’Italia potesse far valere al tavolo della pace alcune migliaia di morti. Sino alla metà del 1942, però, l’asse Roma-Berlino registrò numerosi successi militari. Tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943, il corso della seconda guerra mondiale cambiò. Le truppe italo-tedesche vennero sconfitte il : 23 ottobre 20 novembre 23 gennaio 2 febbraio 15 maggio 11 giugno 12 giugno

1942 1942 1943 1943 1943 1943 1943

ad El-Alamein a Bengasi a Tripoli a Stalingrado in Tunisia capitolò l’isola di Pantelleria venne occupata Lampedusa

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Lo sbarco degli alleati in Sicilia era ormai imminente! Il 24 giugno 1943 Mussolini di fronte al Direttorio del Partito Nazionale Fascista, affermava: Bisogna che il popolo italiano si convinca che è questione di vita o di morte. Bisogna che non appena questa gente cercherà di sbarcare, sia congelata su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga. E se per avventura dovessero penetrare, bisogna che le forze di riserva - che ci sono- si precipitino su questi individui, annientandoli sino all’ultimo uomo. Di modo che si possa dire che essi hanno occupato un lembo della nostra Patria, ma l’hanno occupato rimanendo per sempre in posizione orizzontale, non in posizione verticale. Dalla relazione mensile del Servizio Assistenza del comando del 16° Corpo d’Armata - CdA - di Piazza Armerina agli ordini del Gen. Carlo Rossi, a difesa dell’intera Sicilia orientale: In diverse zone del settore del Corpo d’Armata, il nemico ha lanciato manifestini intimidatori e antifascisti, di cui allego copia. Si sono date disposizioni, onde venisse effettuata una efficace azione di contropropaganda. Il 140° reggimento costiero segnala nuovamente presunte auscultazioni da parte di civili, delle trasmissioni radio clandestine. 29 Giugno 1943

Volantini lanciati dagli Alleati prima e dopo lo sbarco. 4


L’invasione della Sicilia fu decisa il 18 gennaio 1943, cinque giorni prima del vittorioso ingresso delle truppe britanniche a Tripoli, durante la conferenza di Casablanca tra Roosevelt e Churchill. Il nome in codice dello sbarco in Sicilia fu Operazione Husky (Cane Eschimese). Il giorno ”D” (del D-Day) fu stabilito per il 10 luglio 1943 all’ ora “H” (02.45), confidando nella luna favorevole. La luna, infatti, sarebbe tramontata poco dopo la mezzanotte ed il sole sarebbe sorto alle ore 04:45. Nell’invasione furono utilizzate 7 divisioni (5 un anno dopo in Normandia), 3 inglesi, 3 americane e 1 canadese. Il piano prevedeva che : La 7a Armata americana del Gen. George S. Patton sbarcasse nel Golfo di Gela, puntasse verso nord ed ovest, conquistasse Palermo e poi piegasse a oriente lungo la costa settentrionale verso Messina. l’8a Armata britannica del Gen. Sir Bernard Montgomery, sbarcasse nell’estrema punta sud-orientale e da lì risalisse verso nord, occupasse Siracusa e Catania, per poi ricongiungersi infine con gli americani a Messina. Comandante in capo delle forze alleate per l' intera operazione, viene nominato il gen. Eisenhower che nel 1953 diventerà presidente degli Stati Uniti.

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L’8a Armata del Gen. B.L. Montgomery 13° CdA ( 5a e 50a Infantry Division ) Obiettivi: – sbarco a Cassibile e Avola.

30° CdA (Gen. Sir Oliver Leese) Obiettivi: – possesso dell’aeroporto di Pachino; – sostituzione del 13° CdA nel controllo dell’area di Avola; – mantenimento dei Monti Iblei sulla Ragusa-Palazzolo Acreide; – contatto con la 7a Armata americana nella zona di Comiso. 231a Brg di Fnt Malta (Brg.R.E.Urquhart): 1° Btg Dorset 1° Btg Hampshire 2° Btg Devon Obiettivi: sbarco a Marzamemi

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2) 23a Brg Corazzata (Brig.R.Richards): Obiettivi: di rincalzo, sbarcare a Marzamemi 3) 51a Div Highland (Magg. Gen. D.N. Wimberley): Obiettivi: sbarcare dall’Isola di Capo Passero a Punta delle Formiche a schiera con la 154a , 152a e 153a brg 4) 1a Div Canadese (Magg.Gen.G.G.Simonds: Obiettivi: sbarcare sulla Costa dell’Ambra con 1°, 2° 3° brg di fanteria 5)

1a Brg Servizio Speciale (Brig. R.L. Laycock): 40°/41° Commandos della marina inglese; Obiettivi: prima degli altri reparti, sbarcare poco più a ovest di Punta Castellazzo. 6


La difesa italiana La difesa italiana della costa da Capo Ognina, vicino Siracusa, a Punta Braccetto, nei pressi di S. Croce Camerina (132 Km), venne affidata alla 206a Div Costiera agli ordini del Gen Achille d’Havet, mal equipaggiata e scarsamente addestrata.

Gen. Achille d’Havet

Soldati italiani in piazza V. Emanuele

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L’INVASIONE Dei 22 convogli (con 1600 navi britanniche e 945 statunitensi), partiti da vari porti del Nord Africa e del Medio Oriente, solo 3 vennero intercettati da 5 sommergibili tedeschi con la perdita di 6 navi. La notte precedente lo sbarco, il tempo peggiorò: si alzò un forte vento e il mare divenne molto mosso al punto che fu presa in considerazione la possibilità di rinviare lo sbarco. Malgrado le avversità fu deciso di proseguire le operazioni e alle prime luci dell' alba del 10, la tempesta, così come era nata, di colpo, cessò 9 luglio 1943 - I lanci di paracadutisti ed aliantisti anglo-americani: Prima dell' ora “X”, nutriti lanci di paracadutisti e aviosbarchi di truppe speciali dovevano consentire la conquista di aeroporti, ponti e punti strategici nel gelese e a sud di Siracusa. •

Dalla Tunisia decollavano 226 aerei da trasporto con a bordo 3405 paracadutisti americani della 82^ Airborne Division statunitense .

Dal Nord Africa partivano128 aerei da trasporto con altrettanti alianti con a bordo 1600 uomini della 1^ Brigata Aerotrasportata inglese;

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Per il forte vento e gli errori di rotta dei 354 aerei, 233 ritornarono alle basi senza aver compiuto la loro missione. Per non restare vittime della contraerea nemica i paracadutisti americani furono costretti a saltare giù quasi a spintoni Dei 226 aerei impiegati dagli americani solo 26 lanciarono gli uomini sull’obiettivo, gli altri si dispersero su una vasta zona sino a Vittoria, Comiso e S. Pietro di Caltagirone. Per errore della contraerea americana ben 23 velivoli vennnero scambiati per nemici determinando la perdita di 500 uomini. Anche per gli inglesi l' impresa ebbe sviluppi tragici. Sballottati dal forte vento e presi dal panico per la pesante contraerea, i piloti liberarono in anticipo gli alianti e quasi la metà di essi precipitò in mare. Dei 128 alianti con 1200 paracadutisti inglesi sganciati: solo 12 alianti e 160 uomini atterrarono nei pressi del ponte sull' Anapo e riuscirono lo stesso ad impossessarsene, gli altri atterrarono rovinosamente distanti dall' obiettivo. La reazione dell’antiaerea italiana fece si che i piloti sganciassero prematuramente sul mare 69 alianti e centinaia di uomini annegassero davanti alle spiagge siciliane. Alcuni alianti affondarono nel porto di Siracusa, quattro atterrarono in c.da Cavarra di Portopalo, molti andarono a sbattere al buio contro rupi, palazzi, avvallamenti, alberi ed altri ostacoli. Malgrado le ingenti perdite i paracadutisti alleati, dispersi nelle retrovie italiane, riuscirono comunque, agendo in piccoli gruppi, a sabotare le linee di comunicazione e creare sufficiente scompiglio disorientando i comandi sulle reali intenzioni degli angloamericani.

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Alle 21.45: scatta lo stato di all’erta e vengono segnalati lanci di paracadutisti tra la c.da Cozzo Cugni e Marzamemi e più tardi in c.da Burgio. Alle 23.30 seguiti dal fuoco dell’artiglieria navale, squadre di pionieri a bordo di canoe saggiarono la consistenza delle difese e segnalarono le spiagge prescelte per lo sbarco. Alle 01.00 del 10 luglio: il tenente Finocchiaro dalla c.da Grotticelli fece pervenire al Comando il seguente messaggio: “Il nemico effettua lancio paracadutisti. Impossibile fare pattuglie per mancanza uomini”. Ricevette l’ordine di opporre resistenza, perdendo, così, la vita. Alle 03.15: la 3a compagnia di stanza nel territorio di Portopalo segnalò rumori di cannoneggiamenti provenienti da c.da Pizzuta, che i colpi si fermavano a circa 3-4Km dalla costa. Nel frattempo delle navi, spuntate quasi d’incanto dal mare, dal silenzio e dalla notte buia, iniziarono a sparare verso il Faro di Portopalo. Tra le 02.00 e le 04.30 gli alleati britannici sbarcarono nelle spiagge siciliane tra la Costa dell’Ambra, Isola delle Correnti, Portopalo e Marzamemi.

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Marzamemi Bark East, spiaggia Green Ore 23.35 del 9 luglio: inizia lo sbarco dei 3 battaglioni britannici : 1° Dorset, 1° Hampshire, 2° Devon della 231a Brg Malta. Questi, verso le 04.00 si scagliarono contro la 52a Btr che vide cadere, dopo una strenua lotta, il Ten. Vincenzo Barone, medaglia d’oro; Alle 7.30 entrarono in azione alcuni cannoni da 3,7 pollici del 165° Regg. Artiglieria da Campagna. I mezzi da sbarco della 23a Brg Corazzata accostarono con un ritardo di 6 ore.

Portopalo Bark South, spiaggia Red La 154a Brg della 51a Div Highland approdò sulle spiagge ai fianchi della rada di Portopalo. Le navi, arrivate con 15 minuti di ritardo, riuscirono a calare in mare i mezzi da sbarco stracolmi di soldati in soli 6 minuti. Le truppe scozzesi della prima ondata completarono lo sbarco tra le 2.45 e le 4.30. A Portopalo, il 7° Argylls toccò terra alle 02.45.

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Una granata d’artiglieria colpì un mezzo da sbarco che causò il ferimento di 15 uomini della Compagnia D. All’alba una salva di 800 razzi da 200 libbre venne indirizzata con precisione contro le residue difese costiere che ridusse al silenzio una Btr. Andò tutto bene per la Compagnia C del 7° Black Watch (ten. Col. Oliver), mentre i mezzi da sbarco che portavano le altre compagnie non riuscirono a trovare le spiagge loro assegnate e soltanto alle 06.15 l’intero Btg poté muoversi dalla riva per raggiungere posizioni più avanzate senza incontrare molta resistenza. Un ufficiale perì e dieci uomini vennero feriti da mine antiuomo. Il 1° Gordon (ten. Col. Fausset-Farquhar) della 153a Brg sbarcò senza problemi seppure con un ritardo di un’ora con i seguenti obiettivi: • Portopalo • la tonnara • il faro • l’isola di Capo Passero • la piccola altura che controllava la via per Pachino. Alle ore 07.00 la compagnia B sbarcò per prima, mise fuori combattimento i difensori della tonnara e prese contatto sulla destra con la 231a Brg Malta. La compagnia A conquistò l’isola di Capo Passero mentre la Compagnia D avanzò su Portopalo. 12


Alle ore 09.00 la compagnia C aveva occupato la piccola altura prospiciente l’Isola di Capo Passero che domina la strada per Pachino. La 152a Brg scozzese sbarcò in seconda schiera ai due lati del promontorio dell’Isola delle Correnti e tra questa e Punta delle formiche. I 3 battaglioni: • 2° Seaforth (Ten. Col. Horne); • 5° Seaforth (Ten. Col.Walford); • 5° Camerons (Ten.Col. Sorel Cameron) sbarcarono senza incidenti, se si eccettua il ferimento alle gambe a causa di una bomba dello stesso Cameron.

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Costa dell’Ambra Bark West, spiagge Sugar e Roger

La 1a Brg Canadese , che sbarcò lungo la Costa dell’Ambra, aveva l’importante compito di: • impossessarsi dell’aeroporto di Pachino • neutralizzare la Btr di Maucini. Alle 00.40 dalla nave Hillary ebbe inizio un bombardamento aereo contro le difese della costa e dell’aeroporto di Pachino che durò fino alle 02.10. Dalle 01:35 i due battaglioni d’assalto della 2a Brg Canadese, navigarono verso la spiaggia della costa dell’Ambra, mentre la cannoniera Roberts con i suoi pezzi da 15 pollici e le altri navi bombardarono pesantemente l’aeroporto di Pachino e le sue difese. Lo sbarco della 2a Brg venne completato alle ore 3.00. Durante la fase di avvicinamento, la Btr italiana di Maucini aprì il fuoco contro le imbarcazioni ma, individuata per il bagliore dei colpi, fu in breve ridotta al silenzio dell’artiglieria navale. Le forze canadesi della 1a Brg accusarono soltanto la perdita di 5 uomini – 2 morti e 3 feriti- colpiti dalle mitragliatrici. Alle 06.45, la 1a Div Canadese aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi. 14


Punta Castellazzo Bark-West

I Royals Marines del 40° e 41° Commandos sbarcarono alle 02.45 del 10 luglio un po’ più a sinistra di Punta Castellazzo, per evitare i banchi di sabbia. A nulla valse la resistenza della 4a Compagnia del 375° Btg Costiero (Magg. Pettinato) che presidiò la spiaggia di Ciriga.

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Le operazioni aeree alleate

Contemporaneamente alle operazioni di sbarco gli alleati svolsero sui cieli della Sicilia Orientale centinaia di devastanti incursioni aeree. Già dal 9 luglio i cacciabombardieri Mosquito e Beaufighter, decollati da Malta, avevano attaccato gli aeroporti siciliani e dell’Italia meridionale ed avevano pattugliato le aree di sbarco. Alcuni bombardieri notturni Liberator e 5 squadroni di Spitfire (60 aerei) pattugliaronono e mitragliarono le zone di Avola, Pachino e Scoglitti, mentre altri 5 squadroni scortarono i bombardieri assicurando, così, agli alleati la supremazia aerea su tutte le zone delle operazioni belliche. Le forze aeree italiane e tedesche, malgrado i pesanti bombardamenti, riuscirono a far volare durante la notte tra il 9 e il 10 luglio ben 370 aerei tedeschi e 141 italiani; alcuni attaccarono le zone di sbarco britanniche ma, in grande inferiorità numerica, non riuscirono ad opporsi con efficacia agli sbarchi e all’aviazione nemica.

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Episodi di resistenza e di eroismo Gli Italiani combatterono in Sicilia con la consapevolezza che la potenza degli alleati, in termini di mezzi ed armamenti, alla fine non poteva che prevalere. Ciò determinò un comportamento insoddisfacente delle unità impegnate nella difesa dell’isola, giustificato anche dall’inadeguatezza delle attrezzature difensive. Ma le sfaccettature dell’animo umano sono tante e complesse e nella medesima situazione d’inferiorità e davanti all’ineluttabile destino che conduce alla sconfitta, altri, e non pochi, italiani si batterono fieramente fino all’estremo sacrificio.

A Marzamemi • •

• •

Cadde, dopo una strenua lotta, il Ten. Vincenzo Barone, medaglia d’oro; La 52a Btr, alle spalle del paese, contrastò sino all’alba lo sbarco della 231a Brg Malta, fino a quando non fu colpita dal fuoco navale, molto probabilmente dalle cannoniere olandesi Soemba e Flores. Tra Marzamemi e Portopalo trova la morte il soldato Rubbera Corrado del 243° Btg costiero. Negli scontri, in cui intervennero alcuni semoventi da 47/32 del 230° Btg del Magg. Elena, distaccati da Noto, si distinsero: – Il Cap. Palissoni, – Il S.Ten. – Il Ten. Pittigliani, Benedetti, 17


Il Serg. Colella.

A Portopalo • • • •

Ci furono alcuni contrattacchi italiani, che però vennero rintuzzati. La 53a Btr, dietro il paese, riuscì ad affondare un mezzo da sbarco prima di essere distrutta dai razzi all’alba, causando il ferimento di 15 uomini della compagnia D del 7° Argylls scozzese. Un ufficiale alleato perì per uno sparo e dieci uomini vennero feriti da mine antiuomo. Il plotone tedesco addetto alle trasmissioni , dopo aver distrutto e minato le installazioni radio affidategli, si disimpegnò ritirandosi da Portopalo in direzione Rosolini. Cinque militari tedeschi rimasero tuttavia sul posto.

Presso la Torre di Xibini •

furono trovate dodici vittime.

Ai Maucini •

La 54a Btr resistette all’avanzata, ma venne tacitata, come le altre, dalla flotta alleata probabilmente dalla cannoniera Roberts. I suoi artiglieri superstiti si recarono poi a dare man forte alla 321a Btr da 139/12 a difesa dell’aeroporto di Pachino.

In contrada “Baroni” • Sulla strada Pachino -Rosolini, giacevano ammucchiati dei corpi di militari italiani e tedeschi, fra granate.

A Punta Castellazzo 18

alcuni automezzi bruciati dalle


Alcune postazioni di mitragliatrici contrastarono efficacemente la avanzata di alcuni marines inglesi.

A Portulisse: •

Il brig. della guardia di finanza Lorenzo Greco e i finanzieri Pietro Nuvoletta, Emanuele Giunta e Raffaele Bianco si opposero sino alla morte. Fu l’ intervento dei paracadutisti da terra ad avere ragione dell’eroica resistenza dei finanzieri che caddero nei combattimenti corpo a corpo, solo verso le 5 del 10 luglio.

Brig. Lorenzo Greco

Pietro Nuvoletta a

a

Emanuele Giunta

a

Raffaele Bianca

In tutto le batterie 52 , 53 ,54 spararono ben 2500 colpi prima di essere sopraffatte definitivamente verso le 09.00 del 10 luglio dagli attacchi terrestri. Dettero il loro contributo anche: la 3a Btr da 100/22 del 224° Gruppo del caposaldo di Bonivini-Modica la 227a Btr da 105/14 di Pozzallo.

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L’OCCUPAZIONE DI PACHINO A Portopalo, alle ore 06.30, la 153a Brg incominciò a sbarcare. La compagnia C del 7° Canadese riuscì a fare 70 prigionieri italiani e il reparto venne raggiunto e affiancato alle 07.00 dal 7° Black Watch che nel frattempo aveva catturato i 5 soldati tedeschi della stazione radio. Durante lo sbarco perì per un incidente il Ten.Col. Hay. Successivamente i due battaglioni presero contatto sulla sinistra con la 1a Div Canadese. Alle ore 07.00 il 1° Gordon (153a Brg Argylls) completava l’occupazione della tonnara e prendeva contatto sulla destra con la 231a Brg Malta di Marzamemi . Alle ore 09.00 la compagnia C aveva occupato la piccola altura prospiciente l’Isola di Capo Passero che domina la strada per Pachino.

Un plotone del 7° Black Watch e alcuni carri armati si diressero verso Pachino e alla periferia sud-occidentale i soldati incontrarono il podestà di Pachino che si arrese senza condizioni. Il 5° e il 7° Gordons si mosse tenendosi sulla sinistra verso Pachino, lungo la rotabile a nord del paese verso il bivio per Rosolini e Noto. Il 5° Black Watch (Ten. Col. Thomson), rastrellò l’intera area della spiaggia Red, per poi muovere sulla stessa linea del 5°/7° Gordons, ma sulla destra di Pachino. 20


L’obiettivo strategico più importante era senza dubbio la conquista dell’aeroporto di Pachino, in c.da Chiaramida. Il compito venne affidato alla 1 a Brg della 1a Div Canadese. La sua conquista avrebbe offerto la possibilità di un rifornimento di bombe e di carburante più immediato per un paio di squadroni di aerei di stanza a Malta e in Nord Africa. L’azione venne accompagnata dalla copertura ai fianchi, dalla parte di Pachino e dalla parte di Burgio. Sulla destra, da Portopalo , la 154a Brg di Fanteria spinse con forza in direzione di Pachino, seguita dal 5° Black Watch e dalla 231a Brg Malta. Il comando tattico del 122° Regg. del Col. D’Apollonio, che si trovava a circa 2 Km a nord di Pachino, riuscì a respingere un primo attacco grazie anche all’aiuto di una compagnia di bersaglieri. Verso le 10.00 comunque il comando stava per essere circondato dalle truppe alleate che ormai avevano raggiunto le strade per Noto e per Ispica, quindi D’Apollonio decise di ritirarsi verso il caposaldo di Bonivini-Modica, sulla rotabile per Rosolini. Inviò al quartier generale della 206a Div un ufficiale in motocicletta latore di una dettagliata relazione sugli avvenimenti. 21


Nel frattempo le comunicazioni telefoniche si erano interrotte. Sulla sinistra i Commandos 40° e 41° erano riusciti a ricacciare dalla spiaggia di Ciriga fin oltre il caposaldo di Case Gradante, la compagnia di sinistra del 375° Btg costiero (Magg. Pettinato). Alle 06.40 i commandos presero contatto con i canadesi del Seaforth Highlander nei pressi dell’estremità sud del pantano Longarini. Mentre proseguiva il consolidamento della testa di ponte, il Regg. Royal Canadian raggiungeva ed occupava il caseggiato rurale di Maucini catturandovi una dozzina di prigionieri. Il reparto avanzò quindi in direzione della 54a Btr e costrinse alla resa 38 artiglieri mentre altri dopo la distruzione dei cannoni erano andati a dar man forte ai commilitoni della 321a Btr da 139/12 al Km 17 della Noto –Pachino. Verso le ore 09.00, il Royal Canadian raggiunse l’aeroporto di Pachino. Le piste erano state arate dagli italiani allo scopo di renderle inutilizzabili ed apparentemente si mostrava deserto. In realtà gli uomini della Difesa Fissa agli ordini del Magg. Motta si erano asserragliati nelle baracche al limite nord dell’aeroporto, sull’altura a nord-est dello stesso, mentre la 321a Btr , ancora intatta , si trovava a circa 1 km più a nord.

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La Compagnia C del Royal Canadian attraversò l’angolo nord-orientale dell’aeroporto e si riunì ai carri armati della 51a Div scozzese, che, piegando a sinistra, lambirono la periferia di Pachino. La Compagnia A del Royal Canadian, appoggiata dal Btg Hasting, sopraggiunto da sinistra, riuscì ad occupare le baracche e si spinse in direzione della 321a Btr che nel frattempo aveva aperto il fuoco contro il Royal Canadian. Una volta comunicate le coordinate della sua posizione, la Btr fu ridotta al silenzio dal fuoco navale, ma 130 soldati al comando del S.Ten. Domenichetti, continuarono a combattere con le mitragliatrici e con le armi individuali prima di arrendersi, verso le 12.30 al 5° Black Watch della 153 a Brg scozzese sbarcata nel frattempo. Intanto, la Compagnia C aveva conquistato l’altura a nord-est, che dominava il campo di battaglia, debellando l’estrema resistenza della difesa fissa italiana. Conquistato l’ aeroporto, entrarono in azione subito i genieri del 5° Gruppo di Costruzione degli Aeroporti britannico aggregato alla 1a Div Canadese, che con ruspe e schiacciasassi, alle 12.00-12.15 riuscirono ad approntare una pista di atterraggio d’emergenza . Nel frattempo la 154a Btr di fanteria aveva spinto con forza in direzione di Pachino e poco dopo le 12.00 le pattuglie del 1° Gordon erano già entrate nel paese, occupandolo definitivamente. Il 5° Black Watch e la 231a Brg Malta seguirono subito dopo. Gruppi sbandati di soldati vagarono tra le dune di sabbia e i campi, si arresero alle pattuglie britanniche e vennero raccolti in precari campi di prigionia sulle spiagge e imbarcati a centinaia per l’Africa sulle navi da trasporto ormai vuote. 23


Il Gen. d’Havet che da Modica non aveva più possibilità di comunicazioni con i suoi reparti, dedusse che le difese costiere non avevano retto e che erano state infrante in più punti e che gli alleati ormai incominciarono a penetrare nella terraferma in direzione di Noto, Ispica, Rosolini e Modica. A mezzogiorno del 10 luglio 1943, dopo appena 9 ore dall’inizio dello sbarco, le forze anglocanadesi avevano conquistato Marzamemi, Portopalo, Maucini, Pachino e il vicino aeroporto; controllarono l’intera penisola di Pachino, da S. Lorenzo a est fino alla Marza ad ovest, lungo una linea di fronte che passava poco più a nord di Pachino e proseguiva per la c.da Burgio e le case Gradante. Soldati inglesi in Piazza V. Emanuele a Pachino

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Pachino nell’estate del ‘43

Alcuni pachinesi posano per gli operatori di guerra in Via Cassar Scalia

Una jeep con ufficiali inglesi in Via Lincoln. 25


Davanti al palazzo Tasca, sotto lo sguardo indifferente di un ragazzino seduto sul marciapiede, un gruppo di soldati italiani prigionieri viene guardato a vista dai britannici.

Tardo pomeriggio del 10 luglio. Nella piazza di Pachino la popolazione civile circonda amichevolmente una camionetta blindata scozzese.

Marzamemi: un soldato inglese davanti all’attuale sala giochi Las Vegas. Marzamemi: prigionieri italiani nel lungomare Principe Gaetano Starrabba

Sulla Noto-Pachino, soldati scozzesi incrociano alcuni sfollati mentre ritornano coi loro carretti al paese abbandonato nell’imminenza dello sbarco. 26


Lo sbarco nel ricordo di un anziano Intervista al signor Gianfriddo Domanda: “Cosa ricorda, della caserma situata in contrada Marza, nel giorno 10 luglio 1943?” Risposta: “Ricordo perfettamente tutto di cosa avvenne durante la giornata del 10 luglio 1943 in quella Brigata della Guardia di Finanza dove prestavano servizio 3 militari, un Brigadiere, un Appuntato e un Finanziere. Stava per avvenire lo sbarco e nessuno si aspettava questo evento. Le navi in avvicinamento coprivano l’azzurro del mare; erano una miriade, quando ad accorgersene fu il finanziere che si era allontanato dalla caserma per andare in spiaggia, distante circa 100m dalla caserma. Insospettito da quella situazione, il militare corse subito ad avvisare il brigadiere che, andando a constatare, dichiarò alla tenenza alcune navi nemiche in avvicinamento. Le navi erano arrivate quasi sotto la costa e, mentre tutti temevano il peggio, ci fu una situazione di calma, si fermarono, tacendo per qualche minuto. Nel frattempo il giovane appuntato avolese, figlio di un venditore ambulante di stoffa a Pachino, si avviò verso la spiaggia per osservare la situazione. Si sentiva il rumore dalle navi e dei loro portelloni anteriori che si aprivano e dalla quale uscivano dei mezzi con tanti soldati. L’istinto del giovane appuntato fu quello di sparare alle truppe in avvicinamento, ma la loro risposta fu fatale per il giovane che perse la vita a causa di diversi proiettili che lo colpirono al torace. Il brigadiere udendo quegli spari uscì di corsa dalla caserma, in supporto all’appuntato, ma perse la vita anch’egli. Il finanziere allora considerò inutile uscire allo scoperto dato che era solo e qualsiasi suo attacco poteva essere letale e, sebbene fosse stato ferito alla gamba destra da delle schegge di una granata, si allontanò pochi metri dalla caserma nascondendosi dentro una piccola grotta per quasi un giorno. Quando capì che gli inglesi si erano addentrati lasciando libera la postazione, il finanziere si tolse gli abiti militari e, con solo indosso le mutandine, lasciò la caserma per raggiungere il suo paese, Portopalo di Capo Passero, a quei tempi 27


frazione del comune di Pachino, dove si confuse tra la popolazione come bagnante. Fu l’unico sopravvissuto in quella caserma.” Il finanziere sopravvissuto aveva il nome di Gaspare Campisi, sposato con Concetta Campisi che visse fino al giorno 9 luglio 1943 in quella caserma insieme al padre, la madre e alle due sorelle. Gaspare Campisi ritornò successivamente nella caserma dove accertò la morte dei due compagni militari e inoltre fu anche chiamato come testimone militare per attribuire la loro morte come vittime di guerra. Campisi Gaspare se la cavò con qualche scheggia riportata alla gamba che portò fino alla sua morte.

Un B.24 atterra all’aeroporto di Pachino Dal forum di www.aereimilitari.org, postato da Galland L’intensificarsi … delle incursioni sulla penisola porta alla cattura da parte della Regia aeronautica di un B.24; certamente una delle più importanti prede belliche conseguite nel corso del secondo conflitto mondiale e forse il primo di tal genere di velivoli dalle forze dell’Asse. L’apparecchio è, per la precisione, un Consolidated B.24D-1-CO Liberator di base a Benina (Libia) Serial No. 41-123659, in forza al 98° BG/343°BS della 12°AF, avente quale primo pilota il tenente colonnello Dan Story ed equipaggio misto angloamericano, come testimoniato dal “fin flash” britannico presente su entrambe i lati delle derive. … sul fianco destro del muso reca il nome “Blond Bomber II” insieme ai simboli delle venticinque missioni effettuate, mentre su quello sinistro la relativa, ben eseguita effige di nose art (pane per i denti di Blue Sky). Su entrambe i lati del terzo di fusoliera sono presenti striature bianche a scarabocchio dal significato indefinito. Durante un’azione di bombardamento su Napoli, esso viene colpito dalla contraerea ed ha un motore in cattive condizioni. Non potendo rientrare in Libia, l’equipaggio pensa di effettuare un atterraggio di emergenza a Malta. Giunto invece sull’estrema punta sudorientale della Sicilia, esso viene ingannato da alcuni segnali provenienti da un nostro campo di fortuna situato a Pachino.

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L’aereo atterra e s’impantana sul fondo alluvionale, tanto che risulta vano il tentativo di ridecollare non appena gli uomini a bordo si accorgono dell’errore. Mentre i nostri militari accorrono intorno all’aereo nemico, un membro dell’equipaggio cerca di distruggere a revolverate il traguardo di puntamento e l’autopilota che sono i congegni di maggior interesse presenti a bordo. Dopo pochi giorni, l’aereo fermo al suolo è soggetto ad un attacco con modestissimi risultati da parte di aerei provenienti da Malta. Piloti del Comando Aereonautica Sicilia cercano invano di trasferirlo su una base più sicura, ma senza esito: in rullaggio, per le particolari ed ignorate caratteristiche del sistema di circolazione del carburante, viene a mancare l’alimentazione ai motori. Si chiamano allora in aiuto piloti e specialisti del Centro Sperimentale di Guidonia. Il 24 febbraio 1943 essi giungono a Pachino e sono alle prese con l’aereo danneggiato, i segreti della sua alimentazione, l’aeroporto di ridotte dimensioni. Il 4 marzo il capitano pilota Giovanni Raina, coadiuvato dal motorista di fiducia Aldo Stagliano … decolla comunque regolarmente col poco carburante rimasto ed atterra a Catania-Fontanarossa per rifornirsi di benzina tedesca (la nostra non è adatta ai motori del velivolo). Il 6 marzo lo stesso pilota si porta con volo diretto a Guidonia ma durante il tragitto, nonostante l’apposizione di fascia bianca e croci di coda l’aereo è fatto segno a nuova reazione contraerea che causa danni nel settore di coda. A Guidonia il velivolo viene completamente riparato anche per quanto concerne i danni riportati dal traguardo di puntamento. Questo complesso interessa particolarmente la Luftwaffe che già l’11 marzo 1943, avvertita dal proprio personale presente a Catania – Fontanarossa, ha avanzato esplicita richiesta per prendere in esame il B.24 D “Blonde Bomber II”. Intanto la Regia Aereonautica effettua con il velivolo prove di tiro e di volo. La livrea dell’apparecchio, forse, muta in verde oliva e la bionda pin-up scompare, … I violenti bombardamenti del maggio 1943 su Napoli, idroscalo al Lido di Roma, porto di Civitavecchia, Grosseto fanno ritenere molto esposta la sede aeroportuale di Guidonia. All’inizio di Giugno, il nostro B. 24D è decentrato sull’aeroporto di Foligno. Dopo pochi giorni esso rientra a Guidonia per intraprendere una visita di cortesia “per due settimane” in Germania, a seguito di ulteriori richieste tedesche.

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Il 19 giugno 1943 il Capitano Raina lo trasferisce a Monaco di Baviera ed il giorno successivo presso il Centro sperimentale della Luftwaffe, a Rechlin: in occasione del viaggio, l’aereo porta accanto alle nostre insegne belliche la matricola civile I-RAIN. I tedeschi sono particolarmente gentili con i nostri piloti,consentendo di far provare in volo il bombardiere Heinkel He.177 ed un Boeing B.17 dell’U:S: Army Air Force, catturato in Olanda a seguito di un atterraggio di fortuna. Dopo un volo con ai comandi il collaudatore Hans Werner Lerche e con solo personale tedesco a bordo, “Blonde Bomber II” va comunque a terminare il rullaggio su una speciale striscia di terreno destinata al collaudo (per rottura) dei carrelli. L’episodio, quasi certamente intenzionale, provoca danni al semicarrello anteriore immobilizzando l’aereo ed impedendone il rientro in Italia. Informazioni elaborate dalle seguenti opere: Autori Vari Dimensione cielo Aerei Italiani nella seconda guerra mondiale Volume VI – Bombardieri ricognitori Edizioni Bizzarri 1976, Roma Giancarlo Garello Prede di guerra/War prizes (testo bilingue italiano, inglese) Aerei jugoslavi, inglesi, statunitensi, belgi 1940-1943 La Bancarella aereonautica 2007, Torino Autori Vari Storia dell’aviazione Profili di aerei militari della seconda guerra mondiale Fratelli Fabbri editore 1973, Milano

Dell’aeroporto di Pachino sono rimaste solamente le mura

Caposaldi e postazioni militari nei dintorni di Pachino

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Le postazioni radar tedesche

Le tre tipologie di antenne radar tedesche (Freya, WĹąrzburg, Wasserman) presenti in contrada Pagliarello tra Pachino e Portopalo di Capopassero.

Radar WĹąrzburg Riese

Radar Freya

Antenna Wasserman 31


I numeri Nella campagna di Sicilia, considerando i rinforzi giunti dopo lo sbarco degli Alleati, si contarono tra morti, prigionieri e dispersi o sbandati, circa : • 14.485 tedeschi , su 60.000, di cui: 4.369 caduti, 5.523 prigionieri, 4.593 dispersi; • 157.628 italiani, su 260.000, di cui : 4.875 caduti, 116.681 prigionieri, 36.072 dispersi; • 31.000 anglo-americani su 478.000 di cui 3.205 caduti britannici 490 caduti canadesi 2.899 caduti americani per un totale di 15.838 morti. Quasi tutti i tedeschi giacciono a Motta S.Anastasia, fuori Catania. Nel cimitero del Commonwealth, creato nella Piana di Catania riposano 2.142 inglesi, con altre 1.063 tombe a Siracusa. Agira custodisce i resti di 490 soldati canadesi. I morti americani, dopo essere stati tumulati in campi provvisori, furono rimpatriati oppure trasferiti nel cimitero di Nettuno (Roma). I caduti italiani riposano nei luoghi di origine o nell’ossario di Cristo Re a Messina. 1140 aerei dell’Asse furono persi in combattimento: • 740 della Luftwaffe • 400 della Regia Aeronautica contro i 375 velivoli e i 18 aerei degli alleati.

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Durante lo sbarco, nel territorio del comune di Pachino, morirono GIURDANELLA Raimondo, contadino MESSINA Sebastiano, militare MAZZOLA Giuseppe,soldato TELA Salvatore, civile, ORLANDO Carmela, civile, DISTEFANO Antonino, civile ROSA Domenica, civile, GIRMENIA Santo, civile, IOZIA Giulia Carmela, civile SCHEMBARI Salvatore, civile, BARONE Vincenzo, ten. di fant. del 243° Btg Costiero, IVa Compagnia, VASILE Paolo, civile, SANTACROCE Corrado, civile, FORTE Francesco, civile, DIPIETRO Gaetano, civile, MAZZARA Corrado, civile, RICUPERO Francesco, civile, RICUPERO Giovanni, civile, MONACO Giacomo, civile, PAPA Benito, civile, GAMBUZZA Sebastiana, civile RUBBERA Corrado, militare A questi uomini e a queste donne, a questi bambini e a questi anziani che la falce anonima e crudele della guerra ha mietuto e miete dedichiamo questo 60° anniversario consegnamo alle generazioni future la memoria della loro esistenza, della loro storia. La storia di questi uomini è rimasta sepolta non solo dalle bombe e dagli anni trascorsi, la memoria collettiva ha perduto ogni traccia del loro passaggio. Di questi uomini la storia ufficiale – la grande storia – non farà menzione, nessuno mai celebrerà anniversari, erigerà lapidi alla memoria, Essi appartengono alla sterminata schiera di coloro che non contano, che non lasciano nessun segno, che non fanno la storia.

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Benché oscurata per popolarità e conseguenze storiche dallo sbarco in Normandia, l’operazione Husky fu la più grande operazione anfibia della Seconda guerra mondiale in relazione al numero di divisioni sbarcate entro il primo giorno dell’invasione. Per 38 giorni mezzo milione di soldati, marinai ed avieri alleati, lottarono con i loro avversari tedeschi e italiani per conquistare l’avamposto meridionale delle forze dell’Asse. Da un punto di vista strategico, l’operazione ottenne gli scopi prefissati nella conferenza di Casablanca: • le rotte mediterranee erano ora sicure per gli alleati; • Hitler subì un primo decisivo scacco e in virtù dell’ingresso angloamericano nella penisola italiana; • Mussolini fu scalzato dal governo, arrestato e sostituito dal maresciallo Badoglio, aprendo la via alla resa del paese. Era il 10 luglio del ’43 ! Era una notte calda e stellata. All’improvviso il silenzio venne squarciato, il mare in fiamme. Era la guerra che ritornava sulle nostre coste dopo quasi mille anni di pace dalla cacciata degli arabi da Noto…

Al progetto hanno collaborato: I ragazzi dell’ I.T.I.S. indirizzo Telecomunicazioni Il Centro Diurno degli Anziani di Pachino Il Dott. Ottaviano Perricone L’ Imperial War Museum di Londra L’ Istituto Luce di Roma Terza edizione: 2013 Per la stampa:

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231a Brigata di Fanteria Malta

3a batteria

Battaglioni:

- 1° Dorset - 1° Hammps - 2° Devon

23a Brigata Corazzata: 9 luglio ore 23.35 40°/41° Commandos Royal Marines 52a 321a 153a Brigata Battaglioni: - 5° Black Watch - 5° Gordon - 7° Gordon 1a Brigata

10 luglio ore 06.30 54a

Ciriga

53a

10 luglio ore 02.30 1a Brigata Canadese: - Hastings and Prince Edward - Royal Canadian - 48° Highlanders of Canada

2a Brigata Canadese: - Seaforth Highlander of Canada - Princess Patricia’s canadian 10 luglio Light Infantry - Loyal Edmonton ore 07.00 3a Brigata Canadese:

- Royal 22° - Crleton and York - West Nova Scotia

10 luglio ore 11.00

154a Brigata: 152a Brigata:

Battaglioni: - 7° Black Watch - 1° Black Watch

Battaglioni: - 5° Camerons - 2° Seaforth

- 7° Argylls

- 5° Seaforth

Ore 07.00 - 1° Gordon

10 luglio ore 08.35

51a Divisione Highlander

10 luglio ore 02.45


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