ScubaZone n.52

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Sono troppo ottimista? Un illuso? Qualche anno fa mi capitò di spostare la barca di cui ai tempi ero un socio dal nord Sulawesi a Bali, con una lunga navigazione, punteggiata di immersioni per lo più a carattere esplorativo. Durante le lunghe serate a bordo, tra le chiacchiere con i pochi compagni di viaggio e l’ascolto di musica, mi capitava spesso di pensare che il viaggio per noi è diventato uno spostarsi da A a B, il più velocemente possibile. Il viaggio invece dovrebbe essere lo spostamento, il movimento stesso da A a B con tutto quello che c’è in mezzo, gli incontri casuali, i lenti cambiamenti del paesaggio, l’aerosol del mare che risale a prua, il vento che pettina i capelli. Una crociera mi aiutò a recuperare il senso più autentico del viaggiare. Da allora, ogni volta che salgo su una barca da crociera non posso fare a meno di pensare a come per una settimana – 10 giorni mi muoverò seguendo ritmi antichi, il ritmo del mare, del vento, dei navigatori. Tornerò in un certo modo ai ritmi degli esploratori del passato, dei Colombo, Magellano, Darwin, Wallace. E, andando indietro nel tempo, di Ulisse, che impiegò 10 anni per tornare da Troia a Itaca. Ecco, per me in qualche modo la crociera, col suo lento procedere punteggiato da immersioni e soggetto ai capricci del meteo e del mare, dovrebbe essere il modello a cui ispirarsi per la ripartenza. Una ripartenza decisa ma non frenetica, un movimento continuo ma in armonia col mondo che abbiamo attorno. Anche se questo ci porta a rallentare talvolta, a pensare, a visualizzare le possibili conseguenze dei nostri gesti. La crociera diventa una metafora della ripresa.

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SOMMARIO zone

DESK

ScubaZone è un pr odotto Zero Pixel Srl www.zeropixel.it - info@zeropixel.it

Ripartire in crociera di Massimo Boyer

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NEWS owner

News di prodotto

Zero Pixel Srl Via Don Albertario 13 20082 Binasco (MI) Italia P.iva e Cod.fiscale. 09110210961

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BIOLOGIA Mediterraneo notturno di Francesco Turano

managing and editorial director

Massimo Boyer massimo@zeropixel.it

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Altre menti: i polpi di Franco Tulli

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Francesca Scoccia - francesca@zeropixel.it

Sembra cibo ed odora come il cibo: ecco perché le tartarughe mangiano la plastica di Francesca Frisone

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contributors this issue

Il pesce persico alieno dal ‘700 di Adriano Marchiori e Massimo Boyer

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art director & graphic executive

Massimo Boyer • Francesco Turano • Franco Tulli • Francesca Frisone • Adriano Marchiori • Roberta Cipressi • Renato La Grassa • Nuova Caledonia Turismo • Roberta Cipressi • Donatella Moica • Andrea Alpini • Ilaria Gonelli • Max Valli • Claudio Ziraldo • Cristian Umili • Marko Tukic • Fabio Bruno • Antonio Lagudi • Orante Trabucco • Cristian Pellegrini • Ornella Ditel •

VIAGGI

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle immagini senza il consenso dell’autore.

I vantaggi di una crociera Nosytour di Roberta Cipressi

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La crociera subacquea di Renato La Grassa

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In crociera alle Maldive, perché di Massimo Boyer

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Le Maldive, paradiso incontaminato di Donatella Moica

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IMMERSIONI

Pubblicità: info@scubazone.it Download at www.scubazone.it

Hai detto tech?! Due facce della stessa medaglia Intervista a Michael Menduno e Mario Arena di Andrea “Murdok” Alpini

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Golfo dei Poeti e Cinque Terre. La Terra Magica di Ilaria Gonelli

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OPERATORI Malta. Il tuo sogno mediterraneo di Max Valli

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GARMIN DESCENT MK1

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Descent Mk1, il primo computer per immersioni dedicato al mondo della subacquea, delle immersioni, dell’apnea e della pesca in apnea con navigazione GPS in superficie, mappe TOPO a colori e funzioni multisport avanzate, il tutto nelle dimensioni di un orologio da polso. È possibile memorizzare e visualizzare i punti di immersione ed emersione sul luminoso display a colori da 1,2” che garantisce un’ottima visibilità anche sotto il livello dell’acqua. Il registro immersioni consente di salvare e analizzare i dati di 10.000 immersioni e di condividerli online tramite Garmin Connect e l’app per dispositivi mobile. Il nuovo Garmin Descent Mk1 non ti abbandonerà mai, supporta infatti diverse modalità di immersione: gas singolo, multi gas (incluso nitrox e tri-


NEWS mix), apnea e pesca in apnea. Dispone inoltre delle funzionalità multisport che contraddistinguono da sempre i prodotti Garmin, rendendoli indispensabili per chi pratica golf, SUP, canottaggio, nuoto, sci, corsa, escursioni e molto altro. Ha un design compatto ed elegante, perfetto per essere indossato in ogni situazione. Descent Mk1 infatti è anche smartwatch: funzione LiveTrack, visualizzazione delle Smart Notification del proprio smartphone e compatibilità con Connect IQ™ consentono di personalizzare i quadranti dell’orologio, i campi dati, i widget e le attività. Eleganza e stile fuori e dentro l’acqua Non solo un perfetto compagno di avventure, Descent Mk1 diventa complemento irrinunciabile in ogni attimo della propria quotidianità, anche grazie al design ricercato ed elegante e all’impiego di materiali preziosi, come la lente in vetro zaffiro della cassa da 51 mm. È disponibile in due versioni, per rispondere alle esigenze di stile di ogni appassionato: la versione standard con cassa in acciaio inossidabile e cinturino in morbido silicone e la versione Premium, ancora più pregiata, con cassa e bracciale in titanio spazzolato. Grazie alla tecnologia a sgancio rapido QuickFit™, è possibile sostituire con un semplice gesto cinturini

e bracciali, personalizzando ogni volta lo strumento a seconda della situazione, rendendolo sempre di più proprio, un must have a cui non poter rinunciare. Il Garmin Descent Mk1 permette a professionisti o amatori di pianificare la propria immersione direttamente dal polso e, una volta in acqua, avvia e interrompe automaticamente l’attività senza bisogno di premere alcun tasto. Oltre alle quattro modalità di immersione, ad aria, multi gas, apnea e pesca in apnea, il nuovo Descent Mk1 è dotato di bussola a 3 assi integrata per permettere di orientarsi facilmente anche sottacqua. Il nuovo sensore cardio da polso Elevate consente la registrazione della frequenza cardiaca durante l’attività senza bisogno di utilizzare alcuna fascia dedicata (quando indossato direttamente a contatto con la pelle e non su un’eventuale muta). Tutti i dati registrati dal nuovo Descent Mk1 vengono visualizzati chiaramente sul display Chroma™ a colori e ad alta risoluzione TFT da 1,2 pollici, perfettamente leggibile dentro e fuori dall’acqua. L’utente può scorrere le pagine e visualizzare gli innumerevoli campi dati premendo i tasti laterali o tramite l’utile funzione Double-Bump, che consente di scorrere le pagine tramite un doppio tocco su qualsiasi parte dell’orologio.

EON CORE UPDATE DELL’ALGORITMO Suunto EON Core, con l’update dell’algoritmo, si arricchisce di nuove funzionalità e miglioramenti. I clienti Suunto con un clic potranno aggiornare le funzioni dei loro computer (https://www.suunto.com). L’aggiornamento è gratuito. Conoscete già i vantaggi di questo computer: compatto, ideale per i principianti e per i subacquei evoluti. Con uno schermo a colori e cifre grandi, leggibilissime, presenta in modo semplice e immediato i dettagli principali delle vostre immersioni. Un computer per immersione completo e personalizzabile, ideale per ogni tipo di immersione. Un punto debole conosciuto nell’immersione profonda era questo: un computer troppo penalizzante nelle immersioni profonde in aria. Gli ingegneri Suunto hanno rivisto gli algoritmi Eon Core seguendo le vostre risalite, adattandoli alle attese. Quali sono i maggiori vantaggi di questo aggiornamento? ■■ Un logbook digitale con caratteristiche di condivisione: La App Suunto svolge le stesse funzioni di un logbook digitale dove registrare le proprie immersioni.

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NEWS Dopo l’immersione trasferisci facilmente il tuo logbook nel cellulare tramite Bluetooth. ■■ L’algoritmo è migliorato sulle immersioni profonde con aria e sulle ripetitive. Inoltre con l’aggiornamento potrai scegliere il profilo di risalita, continuo o a step. ■■ Possibilità di aggiornare e connettere il device con qualsiasi computer usando Suuntolink. Più in dettaglio, cosa c’è di nuovo? Segue un riassunto di tutte le nuove caratteristiche, miglioramenti e benefici di questo aggiornamento, con i punti cruciali del Fused RGBM 2.

CARATTERISTICA

CATEGORIA

EON CORE 2.0

Supporta l’algoritmo di immersione Suunto Fused™ RGBM 2, per circuito aperto o chiuso

Algoritmo

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Per le immersioni con deco possibile scegliere tra un profilo di risalita a tappe (soste ogni 3 metri) o un profilo di risalita continuo

Algoritmo

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Calcolo del no fly time rivisto e migliorato

Algoritmo

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Tempi di decompressione accorciati sulle immersioni profonde in aria

Algoritmo

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Fermata di sicurezza a 3 m rimossa dopo lunghe decompressioni

Algoritmo

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Aggiustamenti fini dei valori di M per immersioni in aria o nitrox

Algoritmo

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Aggiustamenti fini dei limiti e profondità di avviso acustico ICD (isobaric counter diffusion)

Algoritmo

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Cambio delle regole di arrotondamento per i gas normali

Algoritmo

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Migliorato visore del log, con più informazioni

Miglioramento

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Aggiunta del linguaggio cinese tradizionale

Miglioramento

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Nuovi settaggi iniziali e note legali

Miglioramento

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Manutenzione

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Principali errori corretti: ›› Comunicazione BLE ›› Affermazioni riportate dai consumatori

›› Calibrazione veloce della pressione/compensazione

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BIOLOGIA

MEDITERRANEO NOTTURNO di Francesco Turano

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vevo solo tredici anni (1978) quando i colori del mare si accesero per me, neofita dell’immersione, nell’oscurità tenebrosa. Da allora ho sempre subito il fascino dell’immersione notturna ed è di notte che ho fatto molte delle mie più belle fotografie. Ma quanti sanno veramente cosa significa immergersi di notte, anche a grandi profondità, sbirciare il fantastico mondo della fauna marina e trovarsi sott’acqua in pieno inverno, a luci spente, circondati da plancton bioluminescente? L’immersione notturna, per quasi tutte le didattiche oggi esistenti, è una delle tante specialità; ma è una pratica che andrebbe valorizzata e alla quale sarebbe doveroso dedicare particolare attenzione.

Nei miei viaggi in giro per il mondo ho sempre chiesto prima la possibilità di poter fare immersione notturne illimitate, magari a discapito della comodità della barca; meglio una barca spartana ma grandi possibilità operative, che una barca di lusso con poche opzioni. E in Mediterraneo? Solo per conto proprio o con pochi pazzi che subiscono il fascino di questa straordinaria attività; o presso i diving pazienti che possono aiutarci in questa direzione. Tra questi non posso dimenticare un caro amico di Alghero, Marco Busdraghi, col quale ho condiviso alcune splendide notturne nel mare di Capo Caccia, in Sardegna, a profondità esigue, mai superiori ai venticinque metri, ma con sorprese degne di essere menzionate. Alla fine degli anni ottanta il mare

di Capo Caccia nascondeva infatti una ricca fauna e incontrare grossi sparidi nel buio era a dir poco frequente. Era giugno e il cielo stellato era turbato soltanto dal fascio di luce del faro che sovrasta il promontorio a picco sul mare. Un’atmosfera da sogno, niente di meglio per iniziare la nostra avventura nel mare nero come l’inchiostro. “Il fascio delle nostre torce si perse nel nulla fin quando non apparve li chiaro colore della roccia sotto di noi: lentamente arrivammo sul fondo e subito iniziammo a vedere da tutte le parti occhiate, saraghi, mennole, e poi spigole, alcune anche di buona taglia; non credevo ai miei occhi. Riuscii a svegliare qualche grossa spigola prendendola dalla coda e non sapevo davvero cosa fotografare prima. Ma poi l’incontro che

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aspettavo, quello che Marco mi aveva promesso: lo sparide per eccellenza, colui che di giorno diffida della sua ombra. Un grosso dentice posò fermo davanti alla mia fotocamera”. Lo ricordo perché fu il primo dentice in notturna. La notturna in Mediterraneo è un’esperienza incredibile, sempre nuova, affascinante, ma rivolta a coloro che, del mare, desiderino carpire alcuni dei segreti della biodiversità. Non è adatta per godere di ampie visioni, poiché il solo campo visibile si riduce al raggio d’azione della nostra torcia. Ma se è la vita nel mare che vi entusiasma allora non esiste nulla di meglio. Certo, organizzare un’immersione notturna non è sempre facile. Personalmente ho sempre vissuto in luoghi sul mare e ho sempre fatto poca strada per raggiungere i punti interessanti per i tuffi nel buio. Tra l’altro ho auto la fortuna di fare sempre molte notturne partendo comodamente da terra e, ultima nota importante, ho potuto fotografare il Mediterraneo attraverso il mitico mare dello Stretto di Messina, ricco come pochi ma anche freddo e difficile. Per chi non vive al mare il discorso è certamente diverso. Senza considerare poi che sono spesso da mettere in conto

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le trasferte in gommone, non sempre agevoli nella brutta stagione. In pratica, si fa quel che si può, secondo i casi. Ma a parte la fase che precede l’immersione vera e propria, per il resto credo che, dall’esperienza fatta, possa tornare utile leggere queste righe per capirci qualcosa e provare a capire come si fa e in che modo. Considero interessante, di solito, muovermi sia in pochi metri d’acqua, con solo un dieci litri sulla schiena, sbirciando magari nella vita dei cavallucci marini senza neanche guardare mai gli strumenti, sia tuffarmi nell’abisso dei 50-60 metri, alla scoperta di pesci sornioni in caccia o appisolati sul fondo, comunque disposti a un approccio ravvicinato. Ecco i vantaggi della notturna, specie per gli appassionati di etologia (comportamento animale) o biologia marina: osservare da vicino ciò di giorno è sfuggente, osservare in esclusiva ciò che di giorno è invisibile. Quante specie di giorno sono insignificanti o non sono affatto visibili? La regina della notte, la fantastica Alicia mirabilis o il raro Aracnanthus oligopodus, per esempio, son sepolti nel sedimento e vengono allo scoperto solo di notte, mo-

strando ai sub il travolgente fascino e un’eleganza fuori norma. I cerianti della sabbia o i polipi delle madrepore o delle gorgonie, di giorno non sempre aperti e non sempre al loro massimo splendore, col buio sembrano esplodere: i tentacoli di ogni polipo sono aperti e tesi per la cattura del cibo trasportato dalle correnti. Gli echinodermi e i molluschi escono dai loro nascondigli diurni e si assiste a scene di predazione a dir poco intriganti: un gasteropode che mangia un riccio, un polpo che mangia un granchio, una murena che mangia un polpo. E poi personaggi tipicamente notturni come il calamaro, che guizza nel buio giocando con la luce della torcia, o l’elegante polpessa, con i suoi colori cangianti e le sue forme bizzarre, che danza sotto la luce leggiadra e timida al tempo stesso. Verso la seconda metà degli anni ottanta, quando la subacquea stava attraversando un periodo felice per l’avvento di didattiche americane e per la nascita dei primi diving center, nello Stretto di Messina ancora non si era formato un vero e proprio giro intorno all’attività subacquea moderna e l’unico che fotografava nel mondo sommerso da quelle parti probabilmente


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ero io. Ma la cosa più strana di tutte, che mi capitava quando emergevo dopo una rilassante e al tempo stesso strepitosa notturna, era quella di sentirmi dire cose strane dalla gente che mi osservava. Molti non credevano che potessi affrontare simili sacrifici, in pieno inverno, solo per scattare qualche foto; molti mi chiedevano, vedendo la Nikonos montata su una staffa con bracci snodabili, con doppio flash e faretto, cosa fosse quell’armamentario (alcuni mi chiedevano che tipo di arma fosse). I ricordi di tante avventure si accavallano e distinguerli uno dall’altro è sempre faticoso; fatto sta che ho accumulato una bella esperienza e posso dirvi che l’immersione notturna è, se fatta nel modo giusto e nei luoghi adatti, un’attività molto emozionante e appagante. Immergersi di notte richiede tanta pratica e immergendosi una volta tanto può sembrare ogni volta la prima volta. Se ci si immerge a profondità notevoli consiglio sempre almeno tre fonti di luce: un faro spot per vedere lontano, una luce diffusa per guardare nelle vicinanze e una torcia di riserva per ogni evenienza (allagamenti, guasti, altro). Le tre fonti di luce saranno sistemate con moschettoni al jacket in modo opportuno secondo

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le proprie esigenze o secondo i consigli della propria didattica. L’importante è ottimizzare la distribuzione degli accessori e non essere impacciati poi nell’uso sott’acqua delle diverse attrezzature. Per i fotografi il discorso è un po’ più complicato: una cosa è osservare e basta, godendosi lo spettacolo, un’altra è osservare, studiare e fotografare la fauna marina, nel modo migliore possibile e

senza disturbare l’ambiente oltre misura. Ma l’aspetto più intrigante di ogni immersione notturna è la scoperta della vita nel mare. Un mare nero come l’inchiostro che, da tenebroso come può sembrare all’inizio, può diventare accogliente e decisamente interessante nel suo mostrarsi insolito, senza veli, pronto a svelare molti di suoi segreti più intimi agli attenti di subacquei consapevoli e appassionati.


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BIOLOGIA

ALTRE MENTI: I POLPI di Franco Tulli

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ualche anno fa, lessi un articolo, dove alcuni ricercatori del Museo Victoria di Melbourne in Australia descrivevano un singolare comportamento di un polpo della specie Amphioctopus marginatus, osservato lungo le coste dell’isola di Bali e nella zona nord dell’isola di Sulawesi, in Indonesia. I ricercatori riportavano che questi particolari piccoli polpi, il cui corpo normalmente non supera gli otto centimetri, raccoglievano i gusci di noce di cocco, scartati e gettati in mare dalle popolazioni locali e disseminati sul fondo sabbioso, e li utilizzavano come strumenti di occultamento creando delle vere e proprie barriere difensive. In seguito, questo comportamento era stato confermato da oltre 500 ore di filmati video su venti esemplari della stessa specie e la ricerca era stata pubblicata nel 2009 sulla rivista “Current Biology”. In questi filmati si poteva osservare come questi polpi afferravano i gusci con i loro lunghi tentacoli, li trasportavano fino a 20 metri di profondità e poi li utilizzavano per

nascondersi al loro interno. In alcuni casi,utilizzavano le due cavità di una noce cercando, con le ventose, di chiuderle a sé, come un uovo; in altri casi, quando si spostavano in cerca di cibo, ne trasportavano una con sé a mo’ di ombrello, per l’eventuale accampamento notturno. Anche i polpi comuni utilizzano spesso oggetti estranei come rifugio, ma l’A. marginatus, chiamato anche polpo venato per la presenza di un tipico schema di colore con linee scure ramificate a venature, si spinge ben oltre. Infatti, non solo raccoglie i gusci, ma li trasporta per lunghe distanze e li rimonta altrove, come rifugio. Quest’utilizzo di strumenti da parte d’invertebrati, a detta degli scienziati australiani, non era mai stato osservato prima e ciò che lo rende veramente unico e diverso, ad esempio da quello che fa un granchio eremita, è che questa specie di polpo raccoglie i gusci per un uso successivo e durante il trasporto non ne riceve alcuna protezione: è raccogliere per un utilizzo futuro che è veramente insolito. In questa pubblicazione i ricercatori avevano ipotizzato che queste creature, in periodi precedenti probabilmente, utiliz-

zavano le conchiglie allo stesso modo; una volta che gli umani, tagliando a metà le noci di cocco e gettando i gusci in mare, hanno fornito loro del nuovo materiale, i polpi hanno scoperto un nuovo tipo di rifugio, ancora migliore! Con il ricordo di questa interessante ricerca in mente, quando sono tornato a immergermi nelle acque intorno all’isola di Sulawesi, in Indonesia, durante le sei ore d’immersione che ho effettuato quotidianamente per due settimane, ho sempre cercato di trovare, con il prezioso aiuto della guida locale Lumondo Maikel, questo piccolo essere per vedere se ciò che avevo letto potesse trovare un riscontro. La fortuna ha voluto che, alla fine, dopo lunghe e faticose ricerche, anche se non certo noiose, poiché premiate da tanti incredibili incontri di altri particolari e minuscole creature, trovassi quello che cercavo. Non solo avevamo davanti a noi il fantastico A. marginatus, ma questo sembrava assopito e tranquillo all’interno del guscio che aveva costruito unendo due valve di una conchiglia del genere Cardium. L’ipotesi dei ricercatori sull’utilizzo delle conchiglie come riparo, prima ancora delle noci di cocco sembrava, quindi, essere avvalorata. Pur cercando di disturbare il piccolo polpo il meno possibile, avvicinandosi con estrema prudenza e con il minimo di movimento, dopo i primi scatti fotografici, la piccola creatura si è smossa dal suo torpore, ha incominciato ad agitarsi e a cambiare colore, scurendosi notevolmente, segno che si stava arrabbiando! Allargando piano piano il suo guscio artificiale, ne è uscito, e in una scena, quasi comica, ha imbracciato (letteralmente) le due parti della conchiglia e in modo estremamente tranquillo ma deciso, si è allontanato da noi. Dopo questo episodio altre volte, in vari anni e in diversi luoghi, ho avuto la fortuna di incontrare questi spettacolari animali. In alcuni casi l’immagine che mi si presentava era molto simile alla prima volta, in altre l’ A. marginatus utilizzava intere conchiglie di varia grandezza fino anche ad adoperare il guscio intero di un Nautilus come casa e due valve come tappo ad ulteriore protezione delle sue uova. La triste diffusione poi, in questi mari, della presenza di spazzatura umana ha creato, al contempo, grande stress alla fauna locale, ma anche nuove nicchie ecologiche dando a questi intelligenti polpi nuovi

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BIOLOGIA

“strumenti”, tra cui bottiglie e barattoli, per proteggersi e magari superare indenni la gestazione della nuova generazione. Il polpo si è sempre distinto come invertebrato particolarmente intelligente, anche se è difficile dire con certezza se questa è una prova dell’uso di strumenti come viene definito scientificamente all’interno del regno animale ma, nell’osservarlo mentre si allontana, quasi impettito, trasportando la sua casa, è difficile pensarla diversamente. D’altronde è stato dimostrato, tramite alcuni test, che il polpo comune ha la capacità di apprendere per associazione osservando gli altri della sua specie, capacità che era stata dimostrata solo in alcuni mammiferi; si orientano in semplici labirinti, ci riconoscono e sviluppano simpatie e antipatie, mettono in atto comportamenti adattivi assolutamente improbabili. L’argomento è molto complesso e tanti scienziati hanno scritto e dibattuto sull’intelligenza del polpo e dei cefalopodi in generale, ma forse, come scrive Peter Godfrey-Smith nel suo bel libro “Others Mind” (Altre Menti), bisogna capovolgere completamente alcuni preconcetti; i cefa-

lopodi “sono un’isola di complessità mentale nel mare degli animali invertebrati”, scrive, essendosi sviluppati su di un percorso diverso dal nostro, “un esperimento indipendente nell’evoluzione dei grandi cervelli e dei comportamenti complessi”. È indubbio che i cefalopodi sono completamente diversi da noi. “Se siamo in grado di entrare in contatto con i cefalopodi

come esseri senzienti, non è a causa di una storia condivisa, non a causa della parentela, ma perché l’evoluzione ha costruito la mente due volte”: questa la teoria di Godfrey-Smith. E come sintesi di questo pensiero, citandolo ancora: “Questo è probabilmente quanto di più vicino all’incontro con un alieno intelligente ci possa mai capitare”.

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SEMBRA CIBO ED ODORA COME IL CIBO: ECCO PERCHÉ LE TARTARUGHE MANGIANO LA PLASTICA di Francesca Frisone (Foto subacquea di Mauro Galeano, foto della tartaruga recuperta di Carmelo Isgrò)

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no studio pubblicato lo scorso 9 marzo sulla rivista scientifica Current Biology, messo a punto da un’equipe di ricercatori americani dell’Università della Florida, sembra introdurre un ulteriore elemento di conoscenza rispetto ai “meccanismi sensoriali” di alcune specie marine che si trovano a contatto con inquinamento da plastica. Una delle ipotesi più accreditate fino ad oggi, assumeva essere la somiglianza di taluni oggetti ad altre forme di vita (ad esempio le buste di plastica trasparente alle meduse) ad indurre – ad esempio le tartarughe – ad interagire con il rifiuto alla deriva, spesso ingerendolo. Stando invece agli esiti di questa nuova ricerca, pare che anche l’odore emesso dai detriti in plastica possa attirare gli animali, esattamente come accade ai predatori attratti dagli odori delle prede. La questione può ricondursi ad un altro fenomeno già noto in ambito biologico, il biofouling, ovvero quel fenomeno che interessa gli oggetti sommersi, in breve tempo colonizzati, sulla loro superficie, da microorganismi, alghe, piante e piccoli animali. Quello che appare come un processo del tutto naturale ed inevitabile, risulta spesso, per gli esseri umani, una fastidiosa controindicazione – pensate alle chiglie delle imbarcazioni, puntualmente esposte a concrezioni – e talvolta problematico anche per l’ambiente stesso, come quando per effetto del biofouling sopra le carene, specie invasive e predatorie possono essere trasportate da un luogo all’altro, giungendo a mette-

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re a rischio le popolazioni animali e vegetali autoctone (vi ricordate l’alga killer, la Caulerpa taxifolia? Tra i diversi fattori considerati causa del suo arrivo, c’era il fouling di qualche imbarcazione). Sembra, dunque, che le tartarughe rispondano agli odori emanati dagli oggetti in plastica esposti ad un certo biofouling, nello stesso modo in cui rispondono agli odori emanati dalle loro prede. L’osservazione è stata condotta su 15 giovani esemplari di Caretta caretta, posti singolarmente in ambiente neutro privo di stimoli esterni, soprattutto olfattivi. Successivamente, all’interno di tale ambiente sono stati immessi attraverso un condotto degli agenti odoranti riconducibili ad elementi diversi (pla-

stica pulita; cibo; acqua deionizzata; bottiglie in plastica precedentemente immerse per cinque settimane in mare). I ricercatori hanno notato che le tartarughe reagivano all’odore del cibo ed a quello degli oggetti in plastica concrezionati attivando lo stesso cambiamento nel loro comportamento, e nel medesimo tempo, ovvero tirando fuori le narici dall’acqua nel tentativo di testare meglio gli odori, come sono solite fare quando sono in cerca di cibo. Ma di che tipo di odore si tratta? Secondo gli scienziati potrebbe trattarsi della prevalenza del gas dimetil-solfuro, un prodotto di scarto dei composti solforosi rilasciati dal fitoplancton e da molte alghe bentoniche negli oceani, responsabile a


BIOLOGIA sua volta di importanti dinamiche anche a livello climatico. Inoltre, i detriti di plastica forniscono un substrato per altri organismi come briozoi, idrozoi e piccoli crostacei, alcuni dei quali potrebbero a loro volta produrre composti organici volatili molto attraenti per le tartarughe. Questo dato, dunque, potrebbe spiegare in maniera più convincente perché le tartarughe (ma anche i cetacei, o gli uccelli) risultino così fatalmente attratte da oggetti in plastica sommersi o galleggianti che non hanno affatto le sembianze di cibo, anche da grandi distanze. Abbiamo chiesto a Carmelo Isgrò, fondatore del MuMa di Milazzo e membro del Museo della Fauna dell’Università di Messina, un parere rispetto a questo studio, anche in base alla sua esperienza di biologo in prima linea nei – purtroppo – numerosi ritrovamenti di capodogli (Siso il più “famoso”, oggi esposto al MuMa) e tartarughe avvenuti negli ultimi tempi lungo la costa tirrenica siciliana. “Questa teoria è certamente plausibile – commenta Carmelo – sebbene per quanto abbia potuto osservare, il maggior fattore di rischio per le tartarughe è rappresentato dalla ingestione di attrezzi da pesca, come i palangari (o palamitare)”. È infatti molto frequente che le tartarughe, attratte dalle esche, ingeriscano parte del “brazzolo”, puntualmente poi tagliato dai pescatori, che quasi mai intervengono per liberare l’animale. A quel punto, nel tentativo disperato di sbarazzarsi della trappola, la tartaruga lentamente ingerisce tutta la lenza, provocandosi ovvi blocchi intestinali, con produzione di gas nelle viscere, e la conseguente impossibilità di immergersi nuovamente: restare in superficie significa morire in breve tempo di inedia. Anche l’inquinamento, però, gioca la sua parte: “negli stomaci delle tartarughe spiaggiate ritroviamo per lo più molti tappi di bottiglia”, conferma Carmelo – “ma anche buste ed altri piccoli oggetti schiacciati ed ingoiati. Particolarmente eclatante è stato il caso di un giovane capodoglio di circa 7 anni ritrovato l’anno scorso vicino Cefalù con lo stomaco totalmente ostruito da diversi chilogrammi di plastica, al punto tale, probabilmente, da non riuscire più a nutrirsi”. Un triste computo, che determina ogni anno la perdita di circa 10 mila esemplari di tartarughe, vittime di “catture accidentali” ed ingestione di plastica, e per questo dichiarate in via di estinzione.

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IL PESCE PERSICO, ALIENO DAL ‘700 di Adriano Marchiori e Massimo Boyer (foto di Adriano Marchiori)

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l pesce persico (Perca fluviatilis), conosciuto comunemente in Italia come persico reale o persico, è un pesce di acqua dolce appartenente alla famiglia dei percidi, ordine perciformi. Originario dell’Europa centro-settentrionale e dell’Asia è stato introdotto in Italia nel ‘700, ed è ormai spesso considerato una specie locale. Ama correnti deboli e acque lacustri, si incontra anche nel Mar Baltico, poco salato. Ha forma tozza e dorso arcuato, con una “gobba” evidente, 2 pinne dorsali distin-

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te, coda forcuta. Dorso verdastro, con 5-8 fasce verticali scure, pinne ventrali, caudale e anale di colore rosso – arancione. Di solito è lungo circa 20 cm, anche se può raggiungere i 60 cm. Longevo, può vivere oltre 20 anni. Da adulto è un predatore di pesci. Ha carni squisite, ed è oggetto di pesca un po’ dovunque. Essendo acclimatato da molto tempo è diventato oggetto di ricette tradizionali locali. Secondo l’esperienza di Adriano Marchiori, è un vero predatore: sì, proprio

così, un pesce velocissimo e molto furbo, che si nasconde fra vegetazione e massi, molto aggressivo verso le sue prede che possono essere addirittura della sua specie. Per lui il cannibalismo è la norma. Si riproduce fra giugno e luglio lasciando dei nastri molto evidenti sulle piante acquatiche a forma di spirale e non si cura del la guardia della sua prole ma la abbandona al suo destino. Al momento della schiusa i piccoli si infilano nella vegetazione formando grandi branchi a forma di pallone.


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I VANTAGGI DI UNA CROCIERA NOSYTOUR di Roberta Cipressi

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he tu sia neofita in una scuola sub o veterano “master scuba”, di certo l’argomento è già stato affrontato con gli amici: perché pagare di più per una vacanza in crociera quando le immersioni posso farle anche col diving del Resort? Beh i vantaggi sono molteplici e compensano abbondantemente il maggiore esborso, anzi! Fra strutture ed imbarcazioni di pari livello e pari numero di immersioni previste, sommando il valore dei diversi e più numerosi servizi forniti da queste ultime, non solo i costi delle vacanze si equivalgono ma, addirittura, non di rado, risultano più convenienti le crociere. A bordo, infatti, il trattamento comprende sempre pensione completa e soft drinks illimitati (sappiamo quali prezzi possa raggiungere anche la semplice acqua in alcune parti del Mondo! E quanta ne dobbiamo bere!! Oramai lo sappiamo bene tutti: per diminuire i rischi di MDD è fondamentale mantenersi idratati bevendo almeno due litri d’acqua al giorno. Prima e dopo le

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immersioni, quindi, è sempre buona abitudine bere poco e spesso: un bicchiere d’acqua ogni 20 minuti è il minimo!!) e le immersioni previste dall’itinerario (normalmente in numero molto maggiore rispetto a quelle comunemente previste dai Resort) sono sempre incluse di qualsiasi tipologia siano: non verranno mai richiesti supplementi per le “immersioni distanti” quelle su relitti, in grotta, con gli squali, notturne e chi più ne ha più ne metta. La navigazione prevista dalla rotta offre panorami altrimenti incontemplabili e, quando possibile, visite alle meraviglie della destinazione. Spesso ci si sofferma presso i villaggi sulle isole toccando con mano la vera vita locale. Le escursioni organizzate dai Resort non sono sempre altrettanto autentiche e, generalmente, richiedono un extra da versarsi in loco. Vero che gli spazi disponibili a bordo sono limitati se paragonati a quelli del Resort, ma saranno da condividersi solamente con altre persone che hanno la tua stessa passione e con le quali, gli argomenti in comune, agevoleranno il dialogo e la

comprensione... anche in lingue differenti!! Che viaggi in coppia, con amici o da single, a patto di rispettare le reciproche abitudini e usanze (a bordo, le nazionalità di clienti ed equipaggio, possono essere le più disparate ed anche un bikini troppo succinto, a volte, può creare imbarazzo e non a chi lo indossa) la crociera è innegabilmente la migliore opportunità per stringere nuove amicizie. La navigazione permetterà di godere di punti d’immersione sempre nuovi e spesso esclusivi altrimenti non raggiungibili dalla costa e, per ultimo ma decisamente non ultimo, l’attrezzatura sarà sempre immediatamente e comodamente a tua disposizione. Non doverla caricare, scaricare, sciacquare alla fine di ogni giornata, potersi dedicare totalmente al solo puro divertimento sott’acqua ed, eventualmente, solo alle proprie riprese foto-video appena riemersi, non è decisamente poca cosa. Prima di decidersi a prenotare una crociera però, per essere certi di poterne godere ogni istante e non rischiare qualche “contrattempo” magari con i compagni di


VIAGGI (alcune imbarcazioni lo richiedono obbligatoriamente)... oltre che tenere l’aria condizionata ad una temperatura accettabile per evitare problemi di compensazione e con il nostro compagno di cabina. Se ancora vi manca questa esperienza, valutate bene periodo, destinazione, itinerario e difficoltà: troverete di certo la crociera che fa per voi in qualsiasi remoto porto del globo. Preso il largo una volta ci si “ammala di piede marino”... Mari calmi a tutti.

viaggio, bisogna procedere ad un’autovalutazione sincera: non tutti gli itinerari e le rotte sono adatti a qualsiasi livello di subacqueo. Quella che vorremmo scegliere offre immersioni che saremo in grado di affrontare serenamente? Come detto i siti potranno essere anche piuttosto remoti e non facilmente raggiungibili dalla costa il che comporta sia un grosso rammarico se, col nostro comportamento, dovessimo im-

pedire ad altri di non goderne (potrebbe significare, anche per loro, l’impossibilità a ritornarci per ritentarla) sia un oggettivo rischio in merito alla sicurezza: in caso di emergenza non sarebbe così immediato raggiungere il presidio medico e/o evacuare solo l’interessato. Per lo stesso motivo è bene infilare invaligia qualche medicinale di “prima necessità” ed attivare un’assicurazione tipo DAN

Per maggiori informazioni: NOSYTOUR - Diving Travel Concept Tel. 011/360.934 fax 011/3299030 www.nosytour.it . info@nosytour.it

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LA CROCIERA SUBACQUEA di Renato La Grassa

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er molti subacquei viaggiatori la scelta di una vacanza in crociera o in resort si rivela spesso un dilemma di non semplice soluzione. Da una parte ci sono i sostenitori dei resort, dei quali apprezzano le comodità, le possibilità di relax e l’opportunità di soggiornare con familiari e accompagnatori con i quali potersi dedicare alle escursioni, alla scoperta del territorio e delle culture locali. Dall’altra ci sono gli irriducibili delle crociere subacquee, le quali offrono l’indiscutibile vantaggio di esplorare in pochi giorni molti siti di immersione non sempre raggiungibili da un villaggio turistico. In questo articolo analizzeremo i pro e i

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contro di un viaggio in crociera, cercando di sfatare i pregiudizi ingiustificati di tante persone, semplicemente perché persuase da impressioni superficiali.

UN VIAGGIO PER ESPERTI E PRINCIPIANTI E’ abbastanza diffusa l’idea, specialmente da parte dei sub neo brevettati, che la crociera sia riservata solo ad esperti. Certamente alcune destinazioni richiedono almeno un brevetto advance e un numero minimo di immersioni certificate. Basti pensare, ad esempio, ai meravigliosi fondali delle Isole Brother’s e Daedalus in Mar Rosso, o agli impegnativi fondali Sudanesi, raggiungibili solo in crociera e consigliabili solo a divers con preparazione adeguata, a causa delle

condizioni del mare e della corrente non sempre ottimali e delle profondità impegnative. In generale sono numerose le destinazioni aperte a tutti, col vantaggio che al termine di questi viaggi si ritorna a casa con un notevole bagaglio di esperienze. Ricordo che durante una crociera sono previste mediamente tre-quattro immersioni giornaliere più, laddove possibile, le notturne che i sub più esigenti non disdegnano mai.

COME SI SVOLGONO LE IMMERSIONI Sia per un sub alle prime armi che per un esperto, la crociera è un’eccezionale palestra di addestramento e allenamento. Le giornate sono scandite da tem-


VIAGGI nante incontro con gli squali, assaporare il fascino delle notturne per scoprire le metamorfosi del paesaggio e dei suoi abitanti dal giorno alla notte; • Visitare luoghi lontani dal turismo di massa, navigando per giorni in totale simbiosi col mare, godendo del suo profumo e dei suoi benefici in totale armonia con l’ambiente circostante. I benefici derivano dalla combinazione di sole e acqua di mare che stimola la produzione di Vitamina D, con importanti risvolti positivi sul nostro sistema immunitario e sulle capacità di difesa del nostro organismo contro patologie come l’osteoporosi e l’artrite; • Favorisce l’incontro e la convivenza con altre persone con le quali condividere la passione per questo sport, stimolando la creazione di amicizie che spesso perdurano anche dopo la conclusione della vacanza;

LA CROCIERA E GLI ACCOMPAGNATORI NON SUB

pistiche ben precise, indispensabili per il rispetto del programma di viaggio. A ciascuno viene assegnato una cassetta dove stipare l’attrezzatura, un appendino per la muta e un posto nella rastrelliera per riporre oggetti vari. Dopo il primo tuffo mattutino riservato di solito alla ricerca del pesce pelagico, ci aspetta una colazione abbondante e una pausa di un paio d’ore da dedicare al relax. Seguono in sequenza il secondo briefing e relativa immersione, rientro a bordo e pranzo, pausa relax; briefing e terza immersione, rientro a bordo con pausa e appetitosi snack; briefing e quarta immersione (solitamente una notturna), rientro a bordo e cena. In alcuni casi viene offerta anche la quinta immersione.

Ovviamente nessuno è obbligato a farle tutte e chi lo desidera può saltare uno o più tuffi godendosi il sole e il relax in piena libertà.

PERCHÉ SCEGLIERE UNA CROCIERA SUBACQUEA Le crociere diving sono la scelta migliore per una vacanza dedicata totalmente alle immersioni. I vantaggi sono molteplici: • la possibilità di esplorare numerosi siti di immersione anche distanti fra loro, non fattibile partendo giornalmente in barca da un resort; • A seconda della destinazione e dell’itinerario scelto si possono compiere esperienze diverse, come visitare relitti, immergersi in corrente, esplorare fantastiche barriere coralline, vivere l’emozio-

Questo è un punto nodale nella scelta di un viaggio subacqueo, e affermare che una crociera possa essere indicata anche per i non sub dipende da vari fattori. Nel caso di un itinerario che non preveda alcun scalo a terra, l’accompagnatore deve essere una persona alla ricerca di solo relax e di tranquillità lontano dai luoghi affollati, diversamente è consigliabile il soggiorno in un resort. Viceversa, se l’itinerario contempla visite a terra per conoscere luoghi, popolazioni e culture locali, o sono garantiti ulteriori servizi come lo snorkeling attorno alle barriere, visitare spiagge deserte, barbecue sulle isole (com’è usanza alle Maldive), praticare altri sport come il kayak, la canoa o la pesca allora la crociera è consigliabile anche agli accompagnatori che di certo non avranno il tempo di annoiarsi.

CONSIGLI PRATICI La crociera subacquea è un’ottima scelta per tutti i vantaggi sopra descritti. Tuttavia, soprattutto per chi non c’è mai stato, è bene ricordare alcuni semplici accorgimenti per trasformare questo viaggio in una vacanza da sogno. ›› Attrezzatura Assicurarsi che l’attrezzatura sia in perfette condizioni e che non manchi nulla nel borsone, compresa la cintura che non sempre viene fornita a bordo. Poiché qualcosa si può sempre rompere, è una buona idea potarsi qualche pezzo di

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IN CROCIERA ALLE MALDIVE, PERCHÉ

3 IMMERSIONI & 3 SNORKELING CON GUIDA AL GIORNO - NITROX GRATUITO - SCOOTERS SUBACQUEI - NAUTILUS LIFE LINE GRATUITI di Massimo Boyer (Foto dall’archivio Albatros Top Boat)

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l trasferimento dall’aeroporto di Male dura poco, ed è piacevole, comodamente seduti in barca, essere accarezzati e rinfrescati dalla brezza, mentre si guarda (finalmente) il mare, che solo alle Maldive ha questo colore. Ed è subito briefing. Il nostro yacht è il Conte Max: 33 metri, costruito nel 2004 e ristrutturato nel 2018 con interventi annuali di manutenzione e ristrutturazione, ha 9 cabine eleganti e confortevoli al di là delle più rosee immaginazioni, con aria condizionata indipendente, ciascuna dotata di spazioso bagno con acqua calda e fredda e box doccia. Nell’elegante salone si trova la sala da pranzo con salotto, mentre un secondo ristorante è

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situato a poppa, all’aperto con stupenda vista mare. A prua, c’è una zona relax con comodi divani, mentre il secondo ponte ed il sun deck sono attrezzati con lettini prendisole. Ecco la parola magica, lasciatemi morire qui! Anzi, chiamatemi per la cena, non voglio perdermi la cucina di bordo, con il suo mix di piatti internazionali e locali che impareremo a conoscere. La notte ha portato il sonno meritato, finalmente in un vero letto, dopo la sedia dell’aereo che, per quanto comoda, non può reggere il confronto. E sono pronto per le mie 3 immersioni giornaliere. Confesso che non sono un habitué delle crociere, ho sempre pensato che la

tranquillità di un resort superasse i disagi della vita su una barca. Ma per visitare le Maldive, per immergermi tra secche e pass dell’oceano Indiano, due cose mi hanno convinto: il raggio di azione di una barca da crociera, che si sposta in continuazione, è molto maggiore di quello del diving basato su un’isola, che per forza di cose insisterà sui siti più vicini, che può raggiungere in un tempo ragionevole. La crociera permette al subacqueo di esplorare un’area molto più vasta e di cogliere il meglio di ogni atollo, e poi, volete mettere la sensazione magica di svegliarsi ogni mattina in un punto diverso, già pronti per l’immersione, senza



LE MALDIVE

PARADISO INCONTAMINATO di Donatella Moica (Foto subacquee di Luigi Carta)

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e Maldive sono uno dei luoghi più affascinanti del pianeta con una vita marina talmente incredibile da renderlo uno dei pochi paradisi a 360° gradi, adatto a tutti gli appassionati di mare e natura. La recente pandemia ha fermato tutti, ci ha lasciato attoniti e sgomenti, seppur vogliosi di riprendere a vivere e viaggiare come prima. Se, da un lato i danni sono stati ingenti, dall’al-

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tro, l’ambiente ha avuto una tregua dalla presenza umana e ha avuto modo di rigenerarsi. Questo vale per tutti gli ecosistemi da quelli più vicini a quelli più lontani da noi. L’arcipelago delle Maldive ha riaperto le sue frontiere il 15 luglio e, lentamente, torna alla normalità. Le barriere coralline sono più vive e ricche che mai e la quantità di fauna sembra aumentata in numero e varietà. Le immersioni e lo snorkeling sulle secche regalano imma-

gini acquerellate di colore e vita, quelle nelle pass fanno sperimentare l’adrenalina dei grandi incontri e l’emozione di trovarsi faccia a faccia con giganti quali lo squalo balena e le mante. Esistono ancora esperienze indimenticabili da fare e posti speciali, come le Maldive, sono in grado di offrirle a chi ha voglia e passione per accoglierle. Le crociere Macana riprendono il 1 ottobre 2020 con la programmazione abi-




IMMERSIONI zano la subacquea come la medicina, la cultura dell’immersione e la tecnologia. Quando e come è nata l’idea di importare aquaCORPS? Mario Arena L’idea è nata durante il mio corso allievo/istruttore (contemporaneamente, perché all’epoca si usava così) Nitrox IANTD, nel 1994. Era il secondo corso nitrox che si teneva in Italia, non esisteva ancora un centro ricariche in tutto il Paese. Fabio Ruberti aveva appena importato la specialità dagli USA, a fine corso mi regalò una copia del numero 7 di aquaCORPS che aveva preso al DEMA. La rivista mi entusiasmò e decisi di farne l’edizione italiana. Avevo 28 anni, eravamo un gruppo di giovani appassionati con energia da vendere e mia moglie Emily, che è di madre lingua inglese, mi dava in qualche modo rassicurazione sulla possibilità di realizzarne la traduzione. Il mio socio Luca era un mago con il Mac e in generale con qualunque cosa su cui mettesse le mani e la testa. Michael Menduno e Mario Arena, come si è evoluto il vostro rapporto dopo tanti anni dall’inizio della collaborazione attraverso la rivista? Mario Arena Ti dirò la verità, all’epoca della traduzione di aquaCORPS, la mia capacità di parlare e comprendere la lingua inglese parlata era pressoché nulla e il rapporto si riduceva quindi a qualche fax. Ho sempre avuto un’altissima considerazione di Menduno come autore: i suoi pezzi mi entusiasmavano, ne ammiravo il genio e la capacità di scrittura. Mi ha fatto quindi un enorme piacere ritrovarlo come collaboratore della GUE negli ultimi anni e vedere che continua ad avere la stessa vena di esuberante entusiasmo dei tempi di aquaCORPS. Poter nuovamente usufruire del suo talento darà un gran contributo a tutto l’ambiente dell’immersione tecnica. Come la tua idea ha influenzato lo stile subacqueo contemporaneo. Pensi che si possa parlare di eredità lasciata dalla rivista? Michael Menduno Due delle primarie ispirazioni che hanno guidato la nascita della rivista sono state: l’esploratore francese Jacques Cousteau e la serie TV “Sea Hunt”. Allora praticavamo la subacquea ricreativa e le comunità che stavano nascendo

sembravano piccole famiglie, stavamo mutando nel modo di agire e pensare, volevamo spingere sull’acceleratore e creare nuovi eroi. Onestamente credo che aquaCORPS abbia aiutato a creare nuovi modelli in cui identificarsi. Voglio dire, la subacquea è cambiata. L’approccio “tech diving” era davvero accattivante, l’attrezzatura era diversa e stimolante, i subacquei tecnici conducevano immersioni i cui limiti andavano ben oltre i canonici 40 metri o con tempi di fondo limitati. Un nuovo immaginario e un mondo inesplorato ci attendevano. Abbiamo spinto i limiti della rivista oltre quel che ci saremmo aspettati, questo ha fatto scaturire diverse controversie, ma ce lo aspettavamo. Un numero fu addirittura oscurato e combattuto da alcuni nuclei femministi dell’US Navy Experimental Diving Unit (NEDU). Questi gruppi osteg-

giavano il nostro servizio, provocatoriamente intitolato “Diving Discipline” che era supportato da immagini di dominatrici bondage e donne-combattenti-subacquee. Il numero ebbe un successo enorme tanto che esaurimmo le copie. Guardando all’oggi beh, anche i subacquei ricreativi vogliono sembrare “tech”, quindi sì, potrei dirti che a distanza di anni aquaCORPS ha aiutato e contribuito a creare quello che si può anche definire uno “stile”. Cosa aveva il mondo tech americano che in Italia non esisteva? Mario Arena Da un punto di vista qualitativo direi che i germogli del movimento tech americano avevano a disposizione libri di testo come il manuale US NAVY, il NOAA e altri che potevano fornire un supporto di

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IMMERSIONI

IMMERSIONI cercare il meglio da un punto di vista di addestramento e poi progredire senza fretta, ma anche senza perdere troppo tempo. Investire nell’addestramento ha molto più valore e ripaga ben di più rispetto ad investire in attrezzature o in viaggi, dovrebbe essere considerato prioritario. Un giovane dovrebbe inoltre curare e investire nella sua acquaticità, nel senso della capacità di nuoto e apnea, frequentando dei corsi di base di queste discipline. La fotografia è un’altra materia importante e in cui vale la pena di concentrarsi. Il resto dipende da gusti, tendenze ed ambizioni personali. Il circuito aperto è morto o ha ancora qualcosa da dire? Come vedi il futuro della subacquea?

informazioni che da noi sostanzialmente mancava. C’era poi una certa interazione tra qualche gruppo di subacquei sportivi e le istituzioni, quindi alcune tecniche e soluzioni della subacquea industriale/militare traspiravano gradualmente nell’ambito sportivo. Il loro movimento speleo-subacqueo ha contribuito molto allo sviluppo della disciplina grazie soprattutto alle caratteristiche delle grotte della Florida e per altri versi, del Messico. Inoltre vi erano personaggi come Sheck Exley e altri hanno permesso di sviluppare tecniche ed equipaggiamenti specifici per l’immersione tecnica, in modo qualitativamente migliore, di quanto si sia saputo esprimere qui, in Europa. Un fattore determinante è stata la spregiudicatezza imprenditoriale e il senso del business che faceva nascere imprese come IANTD, ANDI, ecc. Vennero creati percorsi didattici, materiali e istruttori che contribuivano all’evoluzione, all’espansione e all’estetica della disciplina. In Italia, prima di importare le didattiche americane c’era ben poco, e quel poco si svolgeva in circoli chiusi ed in modo poco attrattivo. La speleosubacquea si sviluppava più per servire gli speleologi che non per offrire un’attività ai subacquei, mentre ciò che rimaneva della subacquea esplorativa (e distruttiva) degli anni ’70 e ’80, dei tempi di Cousteau, si riduceva a qualche corallaro. Insomma, erano circoli chiusi e senza intenzione di diffondere l’attività, al di là di discepoli e percorsi iniziatici. Sostanzialmente, l’immersione tecnica la si è dovuta importare, anche se poi la comunità italiana è stata capace di interpretarla bene.

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Quale è stata l’immersione che ha cambiato il tuo modo di vedere la subacquea facendoti spostare l’attenzione sugli aspetti tecnici? Michael Menduno Hum, certamente la prima volta che ho provato a respirare sott’acqua in una piscina ha cambiato il mio approccio all’acqua, per sempre. Tuttavia l’immersione che realmente ha cambiato la mia prospettiva subacquea è stata la prima immersione con elio che ho fatto insieme a Captain Billy Deans, proprietario del Key West Diver, in Florida. È stata un’immersione sul relitto della USS Wilkes-Barre. Seguendo infatti i protocolli del Capitano Dean facemmo una prima immersione profonda ad aria (-76m). Il giorno seguente abbiamo rifatto la stessa immersione in “trimix”, la sensazione di avere la “testa libera” e vedere realmente la USS Wilkes-Barre è stata un’esperienza magica. Un giovane che si avvicina adesso alla subacquea a quali valori e quale sistema d’immersione dovrebbe guardare? Michael Menduno Bella domanda! Se fossi giovane e avessi molta meno sinusite, beh senza dubbio mi concentrerei moltissimo su ciò che qui negli USA chiamiamo “apnea tecnica”. Mi appassionerei in egual modo all’uso di miscele e tecnologie contemporanee per praticare l’apnea. Questi aspetti credo che siano la vera frontiera dell’immersione subacquea oggigiorno. Mario Arena Dipende ovviamente dalle ambizioni ma, in generale, un giovane oggi dovrebbe

Michael Menduno Assolutamente no, il circuito aperto non è assolutamente morto, tuttavia il futuro della subacquea profonda è destinato ad evolversi attraverso i sistemi a riciclo di gas come i CCR. Molto attivo è anche il segmento dedicato all’apnea tecnica e infine la ricerca delle “mute rigide”. Questi sono per me i punti da seguire in futuro. Mario Arena Se parliamo di immersione tecnica il futuro prossimo è il circuito chiuso elettronico. In realtà lo è anche nel presente. Le difficoltà di reperire dell’elio ed il suo costo lo stanno rendendo una scelta pressoché obbligata. Inoltre, le sempre più frequenti e diffuse opportunità di prendere parte a progetti e spedizioni dove la logistica di ricarica a circuito aperto diventa estenuante e limitante, portano anch’esse verso la scelta dei rebreather. Per l’immersione in grotta i semi-chiusi possono mantenere un certo conveniente impiego, a seconda delle situazioni e delle esigenze. Per l’immersione ricreativa e turistica invece credo che l’unico sistema accettabile sia il circuito aperto, sia adesso che in futuro. Cosa ti spinge ancora oggi and andare aventi nella ricerca subacquea e nel mercato che ne consegue? Michael Menduno Vorrei ampliare la tua domanda anche al mondo del nuoto, non soltanto allo scuba diving o all’apnea. Trovo l’idea di andare sott’acqua affascinante e avvincente. L’immersione unisce così tanti aspetti che mi elettrizzano: sfida fisica, scienza, medicina subacquea, tecnologia, bellez-







cala, su un fondale di roccia e Posidonia oceanica di circa 5 metri di profondità. Arrivati sul fondo, si raggiunge e si segue la parete caratterizzata da numerosi anfratti che offrono riparo a moltissime specie di pesci ed invertebrati. È il regno degli Apogon imberbis (i re di triglie), dei cavallucci marini, dei nudibranchi e degli cnidari. Una volta doppiata la punta del faraglione di roccia, la parete finisce sulla sabbia, dove è facile incontrare triglie, sogliole e rombi. Qui c’è la tana di Ugo, un grosso grongo che è il “custode” della baia. In questo tratto di parete si incontrano le spugne a canne d’organo (Axinella polypoides) e i primi rami di gorgonie

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(Leptogorgia sarmentosa). Proseguendo si apre un’ampia rientranza nella quale grandi massi fanno da tana per gronghi, murene, aragoste e magnoselle. Immersione ideale per le notturne. Sulle isole una delle immersioni più affascianti è quella della Grotta del Tinetto. L’immersione inizia scendendo lungo la parete, che dopo uno scalino a 5 metri, sprofonda in un muro verticale. Dopo qualche minuto di pinneggiata, si arriva all’ingresso della grotta davanti alla quale ci sono massi sparsi con spugne, qualche ventaglio di gorgonia e tane per cernie e saraghi. La grotta è caratterizzata da un ingresso molto ampio che consen-

te l’entrata a più subacquei. Continuando la penetrazione, si può ammirare l’enclave di ambiente profondo con spugne depigmentate, gamberi. Le pareti della grotta presentano molte spaccature che sono tane per murene e aragoste. In alto a destra c’è una spaccatura che è la tana di una famiglia di corvine. Sicuramente è molto suggestivo il camino in fondo alla grotta che la mette in comunicazione con una pozza superficiale visibile anche per chi sbarca sull’isola: si creano così giochi di luce molto particolari. Uscendo dalla grotta, proprio sopra alla volta si possono osservare gli “occhi di luna”, due fori attraverso i quali si può uscire intorno ai 13 metri. Usciti dalla grotta l’immersione continua per arrivare alla famosa parete a Paramuricea clavata che arriva fino al lato esterno dell’isola caratterizzato invece dalla presenza di colonie di Leptogorgia sarmentosa e di Pentapora fascialis. L’immersione si conclude facendo ritorno in direzione del gommone: a poca profondità è facile incontrare il piccolo pesce bentonico e nudibranchi. Spostandoci verso il Parco Nazionale delle 5 Terre, proprio sul confine con esso, c’è lo Scoglio Ferale che è uno scoglio a tronco di piramide a un centinaio di metri dalla Costa di Schiara ed all’omonimo paese aggrappato alla montagna, ed è facilmente riconoscibile per la croce sulla sua cima. Lo scoglio rappresenta uno dei pochi macigni rimasti lungo la costa di Tramonti. Gli altri, infatti, sono stati “spostati” dall’uomo per andare a costituire il baluardo difensivo del tracciato ferroviario delle Cinque Terre. Solitamente si ormeggia il gommone su un fondale di 5-6 metri sul lato est dello scoglio. La morfologia del fondale nei primissimi metri rispecchia la parte aerea dello scoglio: ci sono tante spaccature verticali che corrono lungo la parete che degrada con delle piccole cigliate fino ad arrivare alla sabbia e a qualche piccola patch di Posidonia oceanica. Numerosi anche i massi ricoperti da bellissime spugne arancioni. Dirigendosi verso il mare aperto si raggiunge la massima profondità: sul lato esterno dello scoglio sono numerosissimi i ventagli di Leptogorgia sarmentosa in tutte le sue varianti cromatiche. È facile incontrare saraghi, dentici, salpe. Spesso si incontrano i banchi di barracuda. Non mancano gli avvistamenti di gronghi e murene che trovano rifugio nei numerosi anfratti così come i polpi.


IMMERSIONI Ottima immersione anche in notturna. In zona A dell’AMP (Area Marina Protetta) delle 5 Terre a Capo Montenero nel borgo di Riomaggiore l’immersione più particolare è quella della Secca delle Aragoste che è posizionata al largo di Punta Montenero. Dal gavitello ci dirigiamo verso mare aperto e dopo una pianeggiata di circa 10 minuti incontriamo la secca dove possiamo ammirare una moltitudine di aragoste di notevoli dimensioni soprattutto nel periodo quando l’acqua superficiale è calda. È facile trovare esemplari di astice dentro le tane di aragosta. Oltre alle aragoste la secca è famosa anche per i suoi grandi ventagli di Eunicella verrucosa (gorgonia bianca). Al rientro sono numerosi gli incontri con pesce di passo: ricciole e dentici. Ad un miglio e mezzo al largo di Riomaggiore c’è il famoso relitto della motonave Equa, che era un cacciasommergibili costruito nel 1929, di proprietà della Società Armatrice Partenopea di navigazione con sede a Napoli. Fu requisito dalla Regia Marina il 13 Maggio del 1940 ed affondò il 10 giugno 1944, a seguito di uno speronamento da parte di un’unità tedesca, a quasi due miglia da Punta Montenero. Lungo circa 45 metri, il cacciasommergibili si trova adagiato in assetto di navigazione con orientamento est/ovest. All’esterno dello scafo ci troviamo ad una quota di 39 metri. Proseguendo verso prua lungo la murata di sinistra si trova la zona più interessante. Il primo incontro è con una mitragliera completa di torretta adagiata a sinistra della coperta, andando avanti sul ponte possiamo ammirare un cannone antiaereo perfettamente conservato davanti al quale si trova un bellissimo argano. Girando attorno al cannone si prosegue verso poppa sul lato di dritta della nave, dove possiamo passare attraverso quello che un tempo era un corridoio che ci porta a centro nave, dove spezzoni di una grossa rete da peschereccio offrono protezione a una grande varietà di animali marini. La struttura della nave è ancora molto solida, considerando che si trova sul fondo da circa 60 anni, inoltre si possono ammirare ampie colonie di anemoni gioiello, aragoste, castagnole, spugne e ostriche. I fondali di Porto Venere e delle 5 Terre rappresentano quindi un vero e proprio miracolo mediterraneo.

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Imbarcatevi per un’affascinante odissea nell’Oceano Indiano

Foto Giuliano Vercelli

Crociere classiche e nel sud estremo

delle Maldive

Foto Luigi Carta

Visita il nuovo sito web www.macanamaldives.com

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Per informazioni e prenotazioni info@macanamaldives.com - 0573.1941980 zone

CROCIERE E TOUR DIVING E SNORKELING: MALDIVE, SEYCHELLES, SRI LANKA, MADAGASCAR, OCEANO INDIANO


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MALTA

IL TUO SOGNO MEDITERRANEO Testo di Max Valli

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Malta potete esplorare 7000 secoli di storia pur vivendo con passione il presente. Percorrerete i millenni attraverso una sorprendente serie di elementi da esplorare. E ovunque andiate lo scenario e l’architettura dell’isola vi offriranno sempre uno sfondo spettacolare. I colori colpiscono l’immaginazione, pietre color miele che si stagliano contro il blu profondo del Mediterraneo. Le Isole Maltesi sono state descritte

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come un grande museo a cielo aperto. Ciò che le rende uniche è che una parte molto vasta del loro passato è ancora visibile oggi. Immergetevi nella preistoria misteriosa delle Isole, ripercorrete i passi di S. Paolo e guardate dove i Cavalieri di S. Giovanni difesero la Cristianità. Malta si presta alle vacanze secondo i vostri desideri e, grazie al clima soleggiato quasi tutto l’anno, potete godervi tutta l’aria aperta che volete. Per cambiare ritmo e paesaggi rispetto a Malta stessa, potete fare un salto alle

isole di Gozo e Comino, dove potrete godervi una vacanza nella vacanza, nel più rilassato dei ritmi mediterranei. Tutto questo naturalmente dopo essere tornati, accompagnati dallo staff di Orangeshark diving centre, dalle immersioni del mattino. Si perché una delle caratteristiche di Malta, neanche a dirlo, e’ il mare, e che mare, sempre cristallino con visibilità incredibili tutto l’anno. Orangeshark diving centre è sempre aperto, offre tutti I livelli di esperienza e corsi, da principiante a istruttore, ricreativi



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FOTO/VIDEO

L’ARCO DI GHIACCIO di Claudio Ziraldo - www.ziraldo.net (Ricerca Tassonomica di Alessandro Ziraldo)

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adre e creatrice presso molte culture, indomabile e romantica secondo i poeti, la Natura da sempre affascina ed ammalia il mondo con misteri degni di essere inseriti nei più rinomati racconti su maghi e streghe, ed effetti speciali inarrivabili anche per il più titolato tra i registi di Hollywood. Proprio per non smentire questa considerazione, ecco che piccoli cristalli di ghiaccio, localizzati nella parte superiore della troposfera, a circa 5-10 km di altitudine, riflettendo e rifrangendo la luce del sole, danno luogo ad una sorta di aureola luminosa

ben visibile ad occhio nudo, fenomeno questo conosciuto con il nome di “Alone”. Tra le tante tipologie di aloni individuate nel corso della storia, una delle più suggestive è senza dubbio quella conosciuta con il nome di “Arco di Ghiaccio”: una sorta di arcobaleno circolare estremamente luminoso, capace di smuovere anche il più insensibile degli animi. Immaginate dunque lo stupore e la curiosità che si possono provare, volgendo lo sguardo al cielo durante la navigazione, trovandosi davanti agli occhi proprio un “Arco di Ghiaccio”. Pressoché spontaneo è rimandare il pensiero all’occhio di Horus (noto anche come

occhio di Ra, in seguito al sopravvento religioso della città di Eliopoli sulla città di Menfi), simbolo egizio di rigenerazione, legato proprio al sole… e chissà che questo importante simbolo della cultura egizia non debba le sue origini proprio ad un “Alone”!!! Moalboal – Isola di Cebu – Filippine, un pomeriggio come tanti; usciamo dal Resort per fare rotta alla volta di Pescador Island, un isolotto che si trova a pochi minuti di navigazione dalla costa. L’isola è sempre più vicina e il cielo è di un azzurro intenso ma, come spesso succede nei “Cieli d’Asia”, sono presenti maestose formazioni di nuvole bianche; ad un tratto alzando gli occhi

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verso il manto azzurro che sovrasta le nostre teste, scorgiamo un disco luminoso intorno al sole; un’incredibile spettacolo che ci ha profondamente stupiti, ma anche un po’ turbati. Fermiamo immediatamente la barca e scattiamo diverse foto a quella spettacolare manifestazione del cielo; tornati a terra il proprietario del Resort, ci spiegherà che si tratta di un fenomeno atmosferico a cui aveva avuto modo di assistere diverse volte. Tornati a casa Alessandro, appassionato di ogni tipo di ricerca, si è attivato ed ha … “scoperto l’arcano”, chiarendo le modalità secondo le quali si manifesta quello che viene definito: “Arco di Ghiaccio”. Ed eccoci in mezzo al branco di sardine che da qualche tempo staziona intorno all’isola: luci ed ombre, improvvisamente il cielo si oscura per poi tornare luminoso; fotografo sempre in verticale per “catturare”, per quanto possibile, il controluce ed impiego il flash sempre dal basso verso l’alto, con

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lo scopo di illuminare la parte di pesci più vicina all’osservatore; lasciando poi che la luce si stemperi verso la superficie mescolandosi progressivamente con quella del sole. Una “montagna” di pesci e, in alto, la sfera luminosa del sole (foto in alto a sinistra). Quasi non sembra vero, ma le sardine in primo piano, illuminate dal flash, “certificano” che si tratta di un branco di pesci e non di uno scoglio. L’inizio di un “tornado” (foto in alto a destra). Una ripresa sulla diagonale sul fotogramma, ottenuta inclinando la fotocamera ed uno sprazzo di cielo e nuvole, di aspetto circolare, ottenuto grazie all’uso del Fish Eye; sono gli elementi di spicco di questa immagine. A volte la fortuna ci aiuta ma, in casi come questi, occorre mettere in atto tutte le strategie e le attitudini di cui abbiamo più volte parlato, solo così potremo dare vita ad immagini in grado di lasciare sorpreso l’osservatore e, perché

no, anche di trasmettere le incredibili sensazioni ed emozioni che abbiamo percepito al momento dello scatto. Purtroppo da diverso tempo le sardine si sono spostate e la magia è finita. Sulle pareti dell’isola si trovano bellissimi alcionari e qualche gorgonia ma, caso strano, la zona più interessante per riprendere questi spettacolari ventagli colorati è sotto costa; paradossalmente davanti ad una spiaggia bianchissima (foto pagina accanto). Da fuori non ci si aspetterebbe mai di poter assistere a scenari così affascinanti ma, sott’acqua, il fondale forma una parete che probabilmente è esposta a correnti che apportano sostanze nutritive, creando le condizioni per l’insediamento di questi meravigliosi organismi della famiglia dei coralli (ordine Alcyonacea); irrinunciabili per questo tipo di riprese il Fish Eye e due flash. 60 mm macro e due flash per questi tre rappresentanti della molteplice quantità di “critters” che si incontrano in questi fondali.


FOTO/VIDEO SUB

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FOTO/VIDEO SUB Un pesce fantasma arlecchino, Solenostomus paradoxus. Una mantide Odontodacylus scyllarus, che trattiene con le chele le proprie uova e un Frog Fish, Antennarius maculatus “appollaiato” tra i coralli. Dulcis in fundo, ripresi con obiettivo 17 mm. e due flash, un anemone con due pesci pagliaccio del genere Amphiprion perideraion. Data la varietà del tipo di fondali e la possibilità di effettuare diverse tipologie di ripresa, ritengo che il promontorio di Moalboal possa essere considerato uno dei più interessanti e completi siti per fotografare nella zona delle Visayas. “…e quindi uscimmo a rivedere l’Arco”. Claudio Ziraldo usa attrezzature SEA&SEA www.attrezzaturafotosub.com

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FOTOSUB IN VIAGGIO di Cristian Umili

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uesto periodo di scombussolamento crea e creerà qualche problema a noi fotografi subacquei per viaggiare: al momento in cui scrivo infatti, su tutti i voli da e per l’Italia, non si possono portare in cabina i bagagli a mano ma si devono stivare e questo fatto comporta un grosso problema quando abbiamo al seguito attrezzatura costosa e delicata come quella fotografica. Per questo chi vorrà viaggiare in aereo dovrà usare dei contenitori idonei per proteggere le attrezzature; in questo articolo cercherò di dare dei consigli che possano essere validi anche alla fine di questa emergenza.

VIAGGIO AEREO I due problemi che abbiamo noi fotosub quando viaggiamo in aereo sono il peso delle attrezzature e la loro fragilità. In una situazione normale possiamo portare a bordo con noi un bagaglio a mano e una borsetta (con le regole Covid solo una piccola borsa).

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BAGAGLIO A MANO Per prima cosa dobbiamo recuperare le dimensioni massime del bagaglio a mano, e lo si trova sul sito della compagnia aerea, le dimensioni più comuni sono 55 cm di altezza, 35 cm di larghezza e 25 cm di spessore (fonte: sito Alitalia) e un peso massimo tra i 7 e 8kg. Oltre a questo si può portare il computer portatile. Come bagaglio a mano da mettere in cappelliera io uso uno zaino fotografico al limite delle dimensioni, consiglio marche come Lowepro, Tamrac o altre marche che fanno zaini fotografici, perché sono fatti per resistere a contenuti pesanti e gli interni sono imbottiti. Io uso un vecchio Lowepro Computrekker AW con dimensioni 49 x 38x 16 cm con un peso a vuoto di circa 1,5kg; all’interno ci sta la custodia per reflex con dome da 6” montato, l’oblò piano per il 105mm, due flash tipo Nikon SB105, braccetti e cavi.

GILET FOTOGRAFICO Per regola tutto ciò che si indossa non è oggetto di pesata, per questo trovo mol-

to utile un bel gilet fotografico con tasche ampie, nel mio trova spazio un corpo reflex professionale, un obiettivo macro e uno fish eye, poi batterie per le reflex e batterie a stilo, caricabatterie per 4 stilo e un cari-


FOTO/VIDEO SUB

cabatterie per la reflex. Oltre ai documenti. Diciamo che è meglio togliersi il gilet prima di passare sotto un metal detector altrimenti si rischia di essere blindato all’istante! Un consiglio pratico: preferisco i gilet con la rete perché lasciano traspirare, mentre quelli con interno in acetato o materiale plastico fanno sudare.

tura che non si deve bagnare, sia quando spedisco in stiva alcune attrezzature. Nella mia riesco a farci stare due custodie senza oblò, un flash, attrezzi, cavi e altri piccoli accessori.

Consiglio sempre di non stivare le attrezzature ma se siamo costretti allora facciamolo usando valige apposite e mettendoci dentro equipaggiamento che difficilmente si può rompere.

BATTERIE La batterie al litio non possono essere messe in stiva ma devono essere portate con sé in appositi contenitori, per evitare eventuali cortocircuiti che potrebbero innescare un incendio. Per questo per trasportare le batterie è utile usare i contenitori di plastica che si trovano in commercio sia per le batterie al litio che per quelle NiMh. Le batterie vanno tolte da tutti i flash e fari per evitare accensioni accidentali, in qualche aeroporto mi hanno fatto aprire tutti i vani per controllare. Se dovessimo trasportare vecchi flash subacquei con le batterie interne, usiamo l’apposito fermo anti-accensione in dotazione e se non esiste creiamone uno home made. Se non abbiamo le scatoline per le batterie e/o il fermo di accensione del flash con batterie interne possiamo coprire nel primo caso i poli delle batterie con del nastro isolante e nel secondo caso usare il nastro per fissare il pomolo di accensione.

STIVARE PARTE DELL’ATTREZZATURA Sia per via delle regole Covid odierne che per comodità, se decidiamo di stivare una parte dell’attrezzatura, possiamo usare per contenerla una valigia stagna antiurto come quelle Pelican, Hprc o altre marche. Se la usate come bagaglio a mano fate attenzione alle dimensioni esterne, se invece la stivate come bagaglio extra siete sicuramente più liberi. Io ne uso uno con trolley, che mi viene utile sia se vado in barca (se c’è spazio) per riporre l’attrezza-

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VAQUITA - LA NUOVA VIDEOCAMERA DI PARALENZ di Marko Tukic dati molto più completa per documentare le condizioni dell’Oceano durante l’immersione. La ricerca oceanica potrá cosí contare su un numero enorme di punti di rilevazione in tutti gli oceani frequentati dai subacquei, invece di poche e costose boe di rilevamento dei dati (pagina accanto foto in basso). Il sensore GPS consente ai subacquei di condividere i loro filmati preferiti come pin sulla mappa nell’app gratuita Paralenz. Con l’app Paralenz puoi cercare ispirazione per scegliere i punti delle tue future escursioni subacquee ed avere una visione chiara di dove sei stato e dove vuoi immergerti. Quando condividi i tuoi filmati tramite l’app, contribuisci automaticamente a creare una base di conoscenza dell’oceano per gli scienziati marini di tutto il mondo, senza alzare un dito.

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n nuovo capitolo della storia di Paralenz, la nuova videocamera Vaquita aggiunge un significato in piú alla tua immersione, trasformando ogni subacqueo in un punto volontario di raccolta dati per partecipare agli sforzi di conservazione marina ogni volta che entra in acqua. “Paralenz Vaquita” è l’ultima tecnologia per parlare veramente a nome dell’Oceano, grazie ad importanti aggiornamenti tecnici, tra cui una più ampia gamma di sensori per la raccolta di dati marini e una migliore connettività all’app Paralenz. Tra le videocamere Paralenz, la Vaquita é la sorella maggiore; più robusta (arriva a 350 metri cosí come esce dalla scatola), con un potente processore video, un processore addizionale dedicato alla rilevazione dei dati e con molto altro ancora da dire. Preparati per un sorpren-

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dente aggiornamento del processore video che offre filmati più fluidi e di qualità superiore fino a 4K (60fps), una stabilizzazione dell’immagine più efficace, nonché un nuovissimo display OLED True Color che può mostrarti l’inquadratura dal vivo e un overlay con la curva di immersione in tempo reale mentre ti stai godendo la bellezza del mare (pagina accanto foto in alto). Dotata di un display OLED True Color per un inquadratura dal vivo e un overlay dei dati in tempo reale durante l’immersione. Come la Paralenz Dive Camera+, anche la Vaquita è dotata di sensori di profondità e temperatura, con l’opzione di poterli inserire in sovrimpressione sul video. Per rendere la Vaquita ancora più completa e “Marina”, sono stati installati sensori di conduttività e posizione (GPS). Con questa configurazione, Vaquita funge da strumento CTD e fornisce una raccolta di

COSA OFFRE PARALENZ VAQUITA • Gestione intuitiva: Paralenz Vaquita è realizzata per registrazioni subacquee. Si adatta perfettamente al palmo della mano, anche con i guanti. Permette la gestione più intuitiva per immersioni indisturbate. • Display OLED True Color: Un mirino live che consente di inquadrare facilmente le tue registrazioni. Presenta direttamente sullo schermo le informazioni su tempe-


FOTO/VIDEO SUB attacco a scatto, 1x cavo USB-C, 3 o-ring extra.

ASPETTI TECNICI • Paralenz Vaquita è alimentata da una batteria da 2000 mAh ai polimeri di litio con un tempo di registrazione di 3 ore + ora (1080p 280 fps) e tempo di registrazione di 2h + ore (4K 60 fps). • Risoluzione foto: 12 megapixel. • Risoluzione video: 4K 60 fps / 4K HDR 30 fps / 1080p 240 fps. • Il bitrate del video è 100 Mbps. • Stabilizzazione: EIS 4K 30fps. • Chip: Ambarella H2s65. • Sensore di immagine: Sony IMX577. • Connettività: Wi-Fi (5 Ghz, connessione app) e Bluetooth (futuri accessori). • Porte: USB-C, scheda Micro SD (fino a 128 GB, classe: U3 o V30, non inclusa)*. • Dimensioni display OLED: 0,95” con risoluzione 180x120p. • Formato video: codec MOV H.265 (4K 30fps) e codec MOV H.264 (4K 60fps). • FOV (1 / 1,8”) D135 ° H110 ° V57 °. • La videocamera misura 128 x 40 mm x 343 mm, pesa 240 g (100 g sott’acqua) ed il corpo è realizzato in alluminio nautico con una temperatura di funzionamento da -10 °C a +40 °C Una imbottitura in EVA, riduce al minimo la scarica della batteria in acqua fredda. • La videocamera è dotata di sensori GPS, pressione, conducibilità, temperatura, accelerometro e giroscopio, con microfono interno per la registrazione audio.

PERCHÉ “VAQUITA”?

ratura, profondità, tempo di immersione eccetera. • Correzione intelligente del colore (DCC): regola automaticamente il bilanciamento del bianco e brillantezza dei colori della registrazione in base alla profondità della tua immersione. • Impermeabile fino a 350 m / 1150 piedi: Paralenz Vaquita è realizzata in alluminio nautico al 100% ed è impermeabile fino a 350 m - non sono necessarie custodie subacquee o filtri aggiuntivi. • 4K 60 fps / 1080p 240 fps: Paralenz Vaquita registra video subacquei più fluidi e dettagliati. Il codec HEVC H.265 memorizza più informazioni sull’immagine, utilizza meno spazio di archiviazione e

conserva la gamma dinamica delle registrazioni. • Sensore GPS integrato: Paralenz Vaquita registra la posizione esatta dell’immersione con le tue registrazioni in modo da poter sempre rivisitare il punto di immersione. • Connettiti con l’app gratuita Paralenz: Collega il tuo Paralenz Vaquita con l’app gratuita Paralenz. Organizza, modifica e condividi perfettamente i tuoi video di immersione. Ispira i subacquei di tutto il mondo e aiuta a salvare il nostro oceano condividendo i tuoi dati sull’oceano con i ricercatori in tutto il mondo. • Cosa c’è nella confezione: 1x videocamera subacquea Paralenz Vaquita, 1x

Come azienda del settore subacqueo, Paralenz si sente obbligata ad integrare la missione di rigenerazione dell’oceano nel nome della nostra nuova videocamera. Secondo l’ICUN, la Focena Vaquita è una specie marina in pericolo di estinzione con meno di 19 esemplari esistenti. La loro triste storia deve servire a tutti per diffondere la consapevolezza di come gli interessi umani influenzano l’esistenza di intere specie, spazzandole via completamente a scopo di lucro. La videocamera Vaquita è un omaggio a quelli che rimangono. Insieme possiamo fare la differenza e, poco a poco, quel poco diventa molto. È possibile preordinare la Paralenz Vaquita, con Reso gratuito/Spedizione gratuita su ordini maggiori di 100€, 30 giorni di garanzia soddisfatti o rimborsati. Le fotocamere saranno consegnate a ottobre.

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fondità alla quale si trovano, nonché sulla direzione e percorso da seguire per raggiungere i diversi punti di interesse. La interfaccia grafica dell’App è in grado di fornire molte informazioni utili all’utente, come ad esempio il tempo di immersione, la profondità e la temperatura dell’acqua, la qualità del segnale acustico, le informazioni sul percorso e sui punti di interesse già visitati e quelli da visitare, migliorando l’esperienza di visita del sito sia per i subacquei ricreativi che per quelli tecnico-scientifici. Il tablet permette inoltre di scattare foto geo-localizzate

quelle elettromagnetiche, si propagano benissimo sott’acqua. Il tablet è alloggiato in una apposita custodia in alluminio prodotta da Easydive, la Divepad, la prima custodia al mondo universale per i tablet IOS e Android, compatibile con tutti i tablet fino a una dimensione massima di 10”. Come tutte le custodie Easydive è semplice e robusta. Il controllo del tablet avviene tramite l’elettronica interna alla custodia, una volta attivato il collegamento bluetooth. I tasti dotati di sensori ottici hanno permesso di eliminare i tasti fisici e le vie d’acqua potenziali che questi implicano. Permette di fare fotografie sfruttando tutte le potenzialità della fotocamera, di realizzare riprese video anche nella stessa immersione, e... molto altro. Il tablet è stato dunque dotato di un sistema di posizionamento subacqueo sviluppato dalla Applicon, un’altra Spin-Off Calabrese che opera nel settore delle comunicazioni acustiche subacquee. Questo sistema di localizzazione è in grado di sopperire all’assenza del segnale GPS in ambiente sottomarino attraverso l’utilizzo delle onde acustiche, che operano su frequenze non udibili dagli esseri umani e che non disturbano l’ecosistema marino. Grazie a tale sistema, il tablet fornisce ai sub le informazioni sulla propria posizione all’interno del sito, la pro-

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dei momenti più emozionanti dell’immersione. Questa funzionalità risulta utile non solo dal punto di vista ricreativo ma anche da quello professionale. Infatti, durante un’immersione di tipo tecnico o scientifico il sub, oltre ad avere una maggiore cognizione della sua posizione all’interno del sito, può documentare in maniera più accurata e semplice rispetto al passato, le attività svolte attraverso la scrittura di note o l’acquisizione di foto e video, con il vantaggio di poter conoscere il punto preciso dove ognuna di queste è stata prodotta. Questa tecnologia, che inizialmente è stata testata presso l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”, e stata anche esportata, grazie al progetto Interreg Med - BLUEMED (https://bluemed.interreg-med.eu), in Croazia e in Grecia dove può essere usata per visitare alcuni affascinanti relitti di navi antiche con carichi di anfore e dolia. Ma l’aspetto più innovativo che è stato sviluppato e testato negli ultimi anni è la possibilità di fruire, attraverso il tablet di contenuti in realtà aumentata specifici per i beni culturali subacquei. Questa tecnologia è stata sviluppata da 3D Research nel progetto di ricerca i-MareCulture (Immersive serious games and augmented reality as tools to raise awareness and access to european

underwater culture – www.imareculture. eu), finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma Horizon2020. Attivando la funzionalità di realtà aumentata, il sub è in grado di visualizzare, attraverso il tablet, l’ipotesi ricostruttiva del sito archeologico e di comprendere più a fondo le antiche rovine che sta visitando, osservando non solo quello che “è” ma anche quello che probabilmente “era”. Le ipotesi ricostruttive vengono realizzate attraverso un preciso flusso di lavoro che parte dal rilievo 3D del sito, realizzato attraverso la combinazione di tecniche ottiche e acustiche, per arrivare fino alla modellazione delle ipotesi ricostruttive. Grazie alla collaborazione con il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e l’Istituto Centrale per il Restauro, la sperimentazione della Realtà Aumentata Subacquea è stata condotta presso il Parco Archeologico Sommerso di Baia. Qui giacciono i resti di antiche ville romane, sommerse a causa del bradisismo, che vengono visitati da migliaia di sub, moltissimi dei quali provenienti dall’estero. Grazie a questa nuova tecnologia i turisti potranno apprezzare al meglio l’enorme estensione e le ricche finiture di queste lussuose ville, avendo la possibilità di capire in quali ambienti si stanno muovendo a colpi di pinne, leggendo la descrizione dei punti di maggiore interesse e, soprattutto, osservando in realtà aumentata le ricostruzioni 3D che mostrano come queste ville potevano apparire nel loro splendore originario. Ma il tablet subacqueo può essere anche un valido strumento di supporto per i subacquei tecnici e scientifici impegnati in attività di esplorazione, ricerca e recupero, documentazione. Grazie al progetto Lab4Dive (Mobile Smart Lab for augmented archaeological dives – www. lab4dive.eu), finanziato nell’ambito del programma EMFF dell’Unione Europea, 3D Research e l’Università Politecnica delle Marche hanno collaborato insieme a dei partner greci per rendere il tablet subacqueo un vero e proprio laboratorio portatile low cost che aiuta gli archeologi subacquei durante le attività di rilievo, documentazione e conservazione del patrimonio archeologico sommerso. Gli archeologi subacquei possono esplorare relitti e siti archeologici sommersi utilizzando il tablet per orientarsi anche in condizioni di scarsa visibilità, grazie alle funzionalità di navigazione aumentata e


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alla possibilità di pianificare, attraverso un apposito software, le attività prima di effettuare l’immersione. Il sistema consente inoltre di annotare aree di interesse direttamente durante l’immersione, memorizzando il punto esatto in cui è stata scattata la foto o è stata scritta la nota. A fine immersione, tutti i dati acquisiti tramite il tablet sono memorizzati su un sistema cloud per poter essere visualizzati ed elaborati successivamente. Il tablet, inoltre, si interfaccia ad una camera ad alta risoluzione per acquisire automaticamente le foto che possono essere utilizzate per produrre una mappa 3D del sito o di una porzione di esso. Le caratteristiche del sistema Lab4Dive consentono di velocizzare e semplificare le attività di documentazione dei siti archeologici sommersi. Inoltre, anche la sicurezza delle immersioni può beneficiare di queste nuove tecnologie, perché dalla superficie è possibile monitorare gli spostamenti dei sub dotati di tablet, di comunicare tramite messaggi predefiniti e, in futuro, si potranno anche monitorare i parametri vitali dei sub grazie alle tecnologie che alcuni partner stanno sviluppando nel progetto DIVESAFE (www.divesafe.eu).

3D RESEARCH La 3D Research nasce nel 2008 dall’idea di alcuni Ricercatori dell’Università della Calabria che si prefiggono l’obiettivo di innovare la fruizione dei beni culturali utilizzando le tecniche della realtà virtuale e aumentata. Dopo pochi anni trascorsi sulla terra ferma, decidono di concentrarsi sull’archeologia subacquea, sviluppando e sperimentando le prime applicazioni della fotogrammetria 3D sui beni culturali sommersi. Da lì arriva l’idea di usare la realtà virtuale per consentire a tutti, anche a chi non pratica la subacquea, di poter vivere l’emozione di immergersi su un relitto della Seconda Guerra Mondiale o sui resti di un’antica città sommersa. Infine, l’idea di mettere nelle mani dei sub un tablet che consenta loro di orientarsi ed esplorare più facilmente i fondali marini.

Foto in alto per gentile concessione del Ministero per la Cultura e lo Sport della Grecia – Eforato delle Antichità Subacquee. Foto in basso per gentile concessione del Parco Archeologico dei Campi Flegrei e dell’Istituto Centrale per il Restauro.

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TEST SUL CAMPO: MASCHERA D-MASK di Massimo Boyer (Foto di Francesca Scoccia)

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remessa: io sulle maschere sono molto pignolo. So che è una parte dell’attrezzatura poco tecnica, ma per me, fotografo e biologo, fanatico dell’osservazione dell’ambiente, una maschera è comunque la parte della mia attrezzatura che mi permette di vedere sott’acqua, la mia finestra su un altro mondo, che mi permette di stimare misure e distanze. Non amo fare graduatorie, ma se le facessi la scelta di una buona maschera sarebbe tra le prime cose da fare, per godersi l’immersione. La prima impressione stringendo la D-mask in mano è quella di una maschera a volume ridotto, comoda e buona per l’apnea oltre che per la subacquea, ma con lenti che si aprono lateralmente garantendo un ottimo campo visivo. Mi accorgo del filtro UV sulle lenti e sulle prime devo ammettere che storco un poco il naso: da fotografo il colore per me è tutto, non amo filtri colorati, che cambiano i colori dell’ambiente subacqueo. Ma in-

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dosso la maschera e devo subito ricredermi: questa maschera presenta lenti protettive UV a “colori reali” che offrono il miglior equilibrio tra protezione in superficie e nitidezza sott’acqua. Da fuori le lenti appaiono colorate, da dietro non alterano minimamente la percezione dei colori. La maschera è comoda, si adatta perfettamente al mio volto, e sono disponibili facciali di taglia ridotta o aumentata. Apprezzo gli inserti blu sul colore di fondo

nero, in tono con il secondo stadio D420. L’elastico è sostituito da una fascia in tessuto, confortevole e morbida. Con poche semplici manovre si possono inserire le lenti correttive, o un supporto per il computer Hud, a mani libere. Insomma, una maschera molto comoda, leggera, che si dimentica di avere indosso, che non mente sui colori, confortevole anche grazie alla fascia elastica. Cosa chiedere di più?



EARPRO, LA SOLUZIONE PER I PROBLEMI DI ORECCHIE LEGATI ALL’ACQUA. TEST SUL CAMPO. di Massimo Boyer (Foto di Francesca Scoccia)

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ecentemente, durante una settimana di immersioni all’isola d’Elba, ho avuto modo di testare un prodotto nuovo, che affronta gli annosi problemi alle orecchie, tradizionale nemesi dei sub, in un modo nuovo e moderno. EarPro è un comodo spray, a base di olio di origano, che contiene antibatterici naturali, attivi contro i batteri che possono causare infezioni (otiti) e dolori, ma che rispettano la normale e necessaria flora batterica dei nostri canali auricolari. Il meccanismo di azione è semplice: spruzzato nelle orecchie prima di entrare in acqua EarPro deposita sul canale uditivo esterno uno strato impermeabilizzante, che impedisce il ristagno di acqua. L’acqua che ristagna è responsabile di crescita di batteri nocivi, di infezioni (otite esterna), di dolori, irritazioni, gonfiori. L’olio di origano, oltre a profumare piacevolmente, contrasta lo sviluppo dei batteri nocivi. Test clinici confermano che i germi responsabili delle otiti sono uccisi in modo selettivo. La maggior parte dei prodotti che i subacquei usano per prevenire o curare problemi alle orecchie sono a base di alcool o di altre sostanze che asciugano eccessivamente un ambiente delicato e

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uccidono in modo indiscriminato tutta la flora naturale delle nostre orecchie. Ho usato EarPro prima di ogni immersione come da istruzioni, ottenendo da subito una sensazione di freschezza e di benessere all’orecchio, che rimane naturalmente morbido e umido. Non ho avuto mai la sensazione dell’orecchio tappato, o di un abbassamento dell’u-

dito. Lo consiglio sicuramente, per tutti i motivi elencati sopra. Per saperne di più: https://earpro.co/. Il subacqueo che volesse provarlo, o il nuotatore, snorkeler, surfer (tutti gli sportivi che vengono a contatto con l’acqua sono esposti al rischio di otiti o comunque di disturbi alle orecchie) trova EarPro QUI (https://www.thesyspharma.com).



20 RAGIONI PER UNA CROCIERA DIVING IN LIVEABOARD ALLE MALDIVE di Cristian Pellegrini

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n liveaboard alle Maldive può essere un’emozionante esperienza immersiva tra natura, avventura ed amicizia. Abbiamo mixato 20 ingredienti che ne fanno un cocktail tropicale, gustosissimo. 1. Mare, mare e ancora mare, a perdita d’occhio 2. È tutto più facile, dalla pianificazione alla scelta dell’attrezzatura, e meno faticoso rispetto alla tipica immersione locale.

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3. Fai tante immersioni, e non solo: hai anche tanto tempo libero. 4. La varietà incredibile delle immersioni: dalle immancabili pass, alle thille, alla ricerca dello squalo balena, ai manta point... 5. Riesci a scoprire un’area geografica estesa, molto più ampia dell’isoletta con il suo resort. 6. Il prezzo: rispetto ad un resort, di solito paghi meno e puoi fare anche 3 immersioni al giorno. 7. Vuoi mettere il barbecue, di sera, sull’isola deserta?

8. Pesce fresco, tutti i giorni. 9. Hai finalmente il tempo di conoscere il mare e di giocarci insieme. 10. Stare in liveaboard significa vivere sul mare. Sto parlando a te, che durante l’anno lo vedi davvero poco dal fondo del tuo ufficio. 11. Gli incontri inaspettati: conosci persone diverse che condividono la tua passione. Puoi fare tante belle amicizie. 12. Gli spazi ristretti spesso allargano le prospettive e migliorano i rapporti interpersonali.




ATOLL

PER DIVERTIRSI ANCORA DI PIÙ CON LO SNORKELING

Vivere e preservare il mare BEUCH ATTDIVIN G.COM





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