ScubaZone n.44

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zone MAGAZINE

SUBACQUEA E LIFESTYLE

8,90 EURO

EUDI SHOW


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DESK

Avanti tutta! di Marco Daturi

DIVING SAFETY SINCE 1983

S Accesso esclusivo ai piani assicurativi

Assistenza medica d’emergenza 24/7 in tutto il mondo

Assistenza legale e di viaggio

e chi ben comincia è a metà dell’opera la subacquea quest’anno ci regalerà delle belle soddisfazioni. Sole e temperature primaverili hanno riscaldato questa 27-esima edizione dell’Eudi Show portando a Bologna migliaia di sub. Sotto lo stesso tetto del nuovo padiglione 30 quasi trecento espositori sono stati impegnati per 3 giorni intensi tra eventi, workshop e progetti. Se lo stesso risultato continuerà per tutto l’anno e il sole continuerà a scaldare i nostri mari c’è da aspettarsi una stagione interessante. A questo Eudi Show dedichiamo gran parte di questo numero con un servizio prettamente fotografico per lasciare a ScubaPortal la presentazione dinamica delle novità 2019. Ancora una volta vogliamo ringraziare gli organizzatori con i complimenti per il successo ottenuto, grazie!

Partecipazione a progetti di ricerca medico-subacquea

Consulenza medica

DANEUROPE.ORG

Ringraziamo anche i nostri collaboratori, tutti gli amici e i nostri lettori che sono passati a trovarci e gli sponsor che vi permettono di avere a disposizione anche questo ScubaZone sempre gratuitamente in versione digitale. Se l’unico modo per iniziare a fare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a fare, mi fermo qui e torno a preparare la mia attrezzatura. Buone bolle!

FOTO: KURT ARRIGO

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SOMMARIO

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ScubaZone è un pr odotto Zero Pixel Srl www.zeropixel.it - info@zeropixel.it

DESK Avanti tutta di Marco Daturi

NEWS

owner

Zero Pixel Srl Via Don Albertario 13 20082 Binasco (MI) Italia P.iva e Cod.fiscale. 09110210961

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BIOLOGIA

managing director

Marco Daturi info@zeropixel.it

La nobile aragosta del Mediterraneo di Francesco Turano

pag. 26

Lo strano cobite orientale del Garda di Adriano Marchiori e Massimo Boyer

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editor

Massimo Boyer massimo@zeropixel.it

VIAGGI Viaggio a Raja Ampat di Claudia Benedetti

pag. 32

art director & graphic executive

Plastica e immersioni, una storia sbagliata di Ornella Ditel

pag. 34

Moyo, isola delle cascate di Cristina Ferrari e Luigi Del Corona

pag. 36

Albatros Top Boat naviga in Mar Rosso di Dodi Telli

pag. 40

Un viaggio nell’acquario del mondo con Mete Subacque di Renato La Grassa

pag. 42

Francesca Scoccia - francesca@zeropixel.it legal advice

Avv. Francesca Zambonin info@avvocatozambonin.it

contributors this issue

Marco Daturi • Massimo Boyer • Jimmy Muzzone • Francesco Turano • Adriano Marchiori • Claudia Benedetti • Ornella Ditel • Cristina Ferrari • Luigi Del Corona • Dodi Telli • Renato La Grassa • Cesare Balzi • Andrea “Murdock” Alpini • Vincenzo Mattei • Giovanni Laganà • Roberto Antonini • Luca Coltri • Pino Tessera • Claudio Ziraldo • Emanuele Aini • Alessio tenenti • Omar Scialpi • Maurizio Banfi • Claudia Alpa • Guy Thomas • Claudio Di Manao •

IMMERSIONI

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, del testo e delle immagini senza il consenso dell’autore.

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22 febbraio 1944, l’UJ 2208 diviene relitto di Andrea “Murdock” Alpini

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La Secca di Mezzo Canale e la leggenda di Zanara di Vincenzo Mattei e Giovanni Laganà

pag. 54

RIFLESSIONI Sidemount: evoluzione, moda o filosofia? di Roberto Antonini

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L’identificazione del relitto dell’Andromeda di Cesare Balzi

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DESK VIDEO/FOTO SUB My Shot 2018, i vincitori

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I monitor di Easy Dive di Luca Coltri

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Le nuove custodie Sea&Sea per le mirrorless di Pino Tessera

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Fish face di Claudio Ziraldo

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ATTREZZATURA Taccuini impermeabili Atlaua di Emanuele Aini

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Gav integrato Scorpion Cressi, testato sul campo di Alessio Tenenti

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SeacÂŽ Modular di Omar Scialpi

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Sharknet, un innovativo strumento di sicurezza ed allenamento di Maurizio Banfi

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Il computer I770R testato per voi di Massimo Boyer

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FOTO DI COPERTINA Claudio Zori

OPERATORI Immergiti alle isole Tremiti con le attrezzature Apeks di Claudia Alpa

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SALUTE Dispersi in mare? Ecco come farsi ritrovare di Guy Thomas

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RELAX Il fantasma dei coralli morti di Claudio Di Manao

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LIBRI - Aqua, misteri del mondo sommerso di Pietro Formis

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L’ EUDI SHOW NUMERO 27 IN NUMERI E IN IMMAGINI di Massimo Boyer (foto di Massimo Boyer, Pierluigi Peis , Francesco Turano, Cristian Umili)

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a musica è finita, l’edizione numero 27 di EUDI Show si è da poco conclusa (Bologna 1 - 3 marzo 2019). Come sempre è stato un grande appuntamento per tutti gli appassionati di subacquea, a tutti i livelli, che hanno potuto incontrare i produttori, i tour operator, le aziende coinvolte, conoscere e toccare con mano le ultime novità. Uno straordinario popolo, numeroso e attento, di oltre 30.000 subacquei ha calpestato i corridoi del padiglione 30, il nuovo padiglione di Bologna Fiere che per il 2019 ha ospitato EUDI Show, più ampio e spazioso rispetto all’anno scorso. Questa edizione si è dimostrata l’edizione dei record, con 250 eventi in 3 giorni, 15 aree interattive, 6 mostre, oltre 30.000 visitatori, oltre 250 espositori. Sentiamo direttamente dalla voce di Lorenzo Cervellin, presidente di Assosub, le prime impressioni sulla fiera. È finita da poco l’edizione 2019 di EUDI Show, possiamo tentare un primo bilancio? Avremo le statistiche definitive tra qualche tempo, divise per genere, provenienza, età. Tuttavia, basandoci sui primi dati degli ingressi ai tornelli, possiamo parlare di un aumento del 6% circa rispetto al 2018. Un aumento significativo pare, ed è confermato anche dalle prime voci che ci arrivano dagli stand, si registra tra i giovani e nelle presenze dall’estero. In sostanza un dato su cui riflettere, e che mi inorgoglisce parecchio, è l’incremento netto che tutte le edizioni di questa manifestazione hanno fatto rilevare anno dopo anno. L’EUDI sta diventando per il subacqueo italiano, e non solo, un vero punto di incontro annuale, con la trasformazione in fiera interattiva che lo mantiene al passo con i tempi. In un certo senso ha già risposto alla mia domanda successiva: ha ancora senso nel 2019, in piena era di internet, una fiera? Ha senso, perché dobbiamo considerare come l’evoluzione tecnologica e l’evoluzione umana siano profondamente sfalsate. Oggi con Internet si trova tutto ovunque, ma una buona fetta di pubblico sente ancora la necessità di toccare con mano il prodotto, e la fiera gli fornisce proprio questa opportunità, soddisfa le nostre esigenze più umane.

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In due parole, come conclusione, come vede il futuro della subacquea? Ci vorrebbe davvero la sfera di cristallo per predire il futuro, preferisco guardare al passato e al presente. Guardando al passato vedo un boom negli anni ‘90 che posso considerare per molti versi anomalo. Il presente ci offre un’economia in calo generale, che non può non ripercuotersi su un settore di nicchia come la subacquea. Un elemento che mi rende ottimista è il miglioramento della qualità del servizio offerto, a tutti i livelli. Prendiamo i diving center come esempio: un accompagnatore non subacqueo fino a qualche anno fa rappresentava un corpo estraneo, per seguire un compagno subacqueo rischiava di annoiarsi, di passare una giornata pessima e a gioco lungo di spingere anche il sub a smettere. Adesso i diving center si sono finalmente accorti delle esigenze degli accompagnatori, che possono godersi la giornata, come fa da molto chi accompagnava il compagno a sciare, per esempio. Grazie per il tempo che ci ha dedicato e per la collaborazione. Diamo l’appuntamento ai nostri lettori per il 2020, ci può anticipare quale sarà la sede? Ancora per i prossimi due anni l’EUDI rimarrà a Bologna che si conferma sede molto idonea, per la qualità del servizio offerto e per la posizione centrale gradita al pubblico. La prossima edizione avrà luogo dal 27 febbraio al 1 marzio 2020.


NEWS

SCUBAPORTAL PREMIATO DA SEA SHEPHERD Domenica 3 Marzo 2019 abbiamo ricevuto un attestato di ringraziamento da Sea Shepherd, un GRAZIE che ci fa molto piacere e che condividiamo con tutti gli amici e collaboratori che in questi 16 anni di attivitĂ ci seguono sui nostri canali. Grazie da parte nostra a Nello - Antonello Fumagalli- per la sempre generosa disponibilitĂ ed attenzione.

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ITALY MERMAID CONTEST di Marco Daturi (foto di Cristian Umili)

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i è tenuta il 9 Febbraio 2019 a Milano la prima edizione dell’Italy Mermaid Contest. L’evento è stato organizzato da Milano Sub che già da mesi mette a disposizione la struttura per far provare chi si volesse avvicinare al mermaiding. Il ‘mermaiding’ (ndr. mermaid = sirena) è la pratica di indossare una coda e un costume da sirena e di utilizzarli per nuotare. Se il mermaiding per alcune sirene

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è diventato una professione ma anche come hobby sta prendendo sempre più piede anche in Italia e da oggi, con l’Italy Mermaid Contest, aggiunge un evento che potrebbe diventare un importante riferimento del settore. Il contest si è tenuto al Gardanella Village dove sono accorse oltre 50 sirene dall’Italia e dall’estero, applaudite da centinaia di visitatori a bordo piscina. Dopo la registrazione delle squadre e il briefing di gara, il contest ha visto le partecipanti

prima sfilare per le votazioni ‘fashion’ per poi sfidarsi tra prove di nuoto, apnea e acquaticità, naturalmente esclusivamente con la loro preziosa coda da sirena. Al termine delle prove, la premiazione di molte vincitrici sia per gli aspetti atletici dell’evento, sia per la loro bellezza e cura del costume. Fotogallery su: www.scubaportal.it/italy-mermaid-contest.html


NEWS

AQUA LUNG E L’AMBIENTE di Claudia Alpa

L’azienda subacquea leader di mercato è impegnata a livello internazionale nella salvaguardia dell’ambiente marino e da oggi orgogliosa Supporter di Sea Shepherd Italia.

I

l Capitano Jacques-Yves Cousteau, ideatore del primo autorespiratore subacqueo (l’aqua-lung), è stato un ambientalista della prima ora e il suo messaggio continua tutt’oggi a vivere. Aqua Lung adotta la sostenibilità ambientale, supporta i partner di tutto il mondo che si ispirano a questi principi e svolge la propria attività cercando di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente. Nel corso degli ultimi cinque anni, Aqua Lung ha stretto partnership con associazioni no profit dedite alla salvaguardia degli oceani. Tra le quali Coral Guardian, fondata in Francia nel 2010, associa protezione degli habitat marini e valorizzazione della biodiversità a sviluppo di soluzioni socio-economiche sostenibili. Un’altra partnership di Aqua Lung è quella stretta con Sea of Change, fondazione che finanzia la tutela delle risorse marine e iniziative di ricerca che hanno un impatto diretto sull’oceano. Philippe Cousteau Jr. prosegue l’opera pionieristica cominciata dal nonno e dal padre. Quindici anni fa, insieme alla madre Jan e alla sorella Alexandra, ha dato vita a EarthEcho International, la principale organizzazione ambientale giovanile a sfondo educativo. L’obiettivo è stimolare i giovani di tutto il mondo ad agire in favore di un pianeta sostenibile. Philippe e la moglie Ashlan sono da quest’anno Global Ocean Ambassador Aqua Lung ufficiali.

AQUA LUNG E SEA SHEPHERD ITALIA Aqua Lung è da oggi orgogliosa di poter essere annoverata tra i Supporter di Sea Shepherd, organizzazione senza scopo di lucro costituita nel 1977 la cui missione è quella di fermare il disfacimento dell’habitat naturale e garantire la sicurezza delle specie selvatiche negli oceani di tutto il mondo al fine di conservare e proteggere l’ecosistema e la biodiversità. Sea Shepherd pratica la tattica dell’azione diretta per investigare, documentare, agire e, quando è necessario, impedire le attività illegali in alto mare. Salvaguardando la delicata biodiversità degli ecosistemi oceanici, Sea Shepherd opera per assicurarne la sopravvivenza delle generazioni future. Aqua Lung ha donato alla divisione Dive di Sea Shepherd Italia materiale neces­sario alla pulizia dei nostri fondali, patri­monio naturale di inestimabile bellezza che garantisce la sopravvivenza di tutte le specie viventi del pianeta terra. Allo scopo di supportare le attività dei volontari on-shore, sono state inoltre donate attrezzature per la MY Bob Barker, nave

oceanografica che solca i mari di tutto il mondo battendo bandiera Sea Shepherd dal 2009. L’educazione al rispetto del mare e della biodiversità è uno dei valori in cui crediamo da sempre. Per poter garantire un futuro più sano e vivibile alle generazioni che verranno. Per questo motivo in primavera, Aqua Lung, Sea Shepherd Italia e alcuni Diving Center italiani uniranno le proprie forze per promuovere la salvaguardia e la protezione dei nostri mari, organizzando un tour di tre giornate dedicate alla pulizia di fondali e spiagge in giro per lo stivale. • 13 e14 aprile – Loano (Savona) con Marina Diving Center • 12 maggio – Baia di Bacoli (Napoli) con Sub Evolution • 2 giugno – Moregallo (Lecco) con DNA Sub Le giornate sono aperte a tutti gli appassionati subacquei e non. Verranno organizzate attività di pulizia in acqua idonee a tutti i livelli di abilità subacquea ed anche per chi non possiede brevetti per immersioni. Per saperne di più www.aqualung.com. #FaiLaTuaParte con noi. Insieme per gli oceani.

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MUTA STAGNA BLIZZARD DI AQUA LUNG Blizzard, la muta stagna entry level proposta da Aqua Lung, offre un alto livello di qualità abbinato ad un design accattivante. Il modello è stato rivisitato includendo una nuova tasca cargo con una grande apertura e un pannello di drenaggio integrato in rete. Blizzard è realizzata in neoprene precompresso 4 mm per limitare il galleggiamento e mantenere il suo spessore anche in profondità. Viene fornita con bretelle tecniche e molto confortevoli. Caratteristica eco sostenibile: neoprene P.A.H. free (Polycyclic Aromatic Hydrocarbons), realizzato da un materiale non a base di petrolio approvato REACH (normative dell’Unione Europea). Il neoprene è ora prodotto con carbone nero riciclato. La fodera interna in plush ad asciugatura rapida ottimizza calore e comfort. Il colletto doppio in neoprene con tab Hook and Loop consente una migliore regolazione.

GAV SEAHAWK 2 SCUBAPRO Nuovo Seahawk 2 ottimizzato per il 2019. Il famoso equilibratore multiuso è stato rinnovato con degli spallacci dal nuovo design ergonomico con fibbie rotanti e un nuovo schienalino morbido rinforzato, che lo rendono molto più leggero del modello precedente ed estremamente facile da piegare e riporre. La fibbia Super Cinch in acciaio inox è posizionata più in basso rispetto al modello precedente ed è integrata da un cinturino aggiuntivo in velcro per fissare la bombola durante le immersioni. Le nuove caratteristiche includono inoltre una fascia ventrale da 50mm con fibbia leggera a camma, capienti tasche ridisegnate, nuove valvole e gruppo di comando in linea con gli ultimi equilibratori SCUBAPRO. Grazie alla sua forma dinamica - ma che offre sempre una spinta notevole quando è necessario il nuovo Seahawk 2 è la scelta perfetta per i subacquei che desiderano libertà di movimento, comfort e stabilità durante le immersioni in profondità.

EROGATORE MARES EPIC ADJ 82X La Mares in occasione dei suoi 70 anni ha deciso di rinnovare il suo parco erogatori, con un cambiamento epocale che coinvolge una grande ricerca e test accuratissimi. L’Epic ADJ 82X rappresenta il prodotto di punta per Mares. Ha un primo stadio di dimensioni compatte, a membrana e torretta girevole, rivestito con sistema PVD. Ha uscite HP inclinate in modo ottimale e DFC su tutte le uscite LP (il sistema esclusivo che riduce al minimo il calo della pressione intermedia durante l’inspirazione). Il sistema AST previene infiltrazioni di acqua. Il secondo stadio, in metallo rivestito con

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sistema PVD, ottimo per l’uso in acque fredde, presenta sistema twin power per fornire una potenza extra di erogazione quando sia necessaria. Il sistema VAD, crea, in fase di inspirazione, una depressione all’interno del secondo stadio, il

sistema PAD, pneumatically assisted design, riduce ulteriormente lo sforzo respiratorio. Una comoda manopola permette, se necessaria, la regolazione del flusso respiratorio. Nuova frusta superflex.


NEWS MASCHERA PLAZMA AQUA LUNG Per i subacquei nuovi ed esperti, Plazma è una maschera frameless per immersioni ricreative, che offre una perfetta vestibilità, abbinata ad un eccellente comfort, garantita dall’utilizzo di silicone medicale di elevatissima qualità e dalla tecnologia ExoHex. Plazma presenta un design leggero e compatto a basso profilo abbinato a colori freschi e vivaci, ed è disponibile con lenti Clear e Ambra. Caratteristiche e vantaggi includono: • Costruzione frameless derivante dalla tecnologia Micromask brevettata Aqua Lung. • Vestibilità eccezionalmente confortevole & ExoHex Stabilization. • Le zone di stabilizzazione ExoHex sono incorporate nel facciale in silicone in punti strategici per aiutare ad alleviare la pressione della maschera sul viso durante le lunghe immersioni. Questo design (patent pending) utilizza una trama esagonale per rinforzare la stabilità del facciale nei tradizionali punti di stress. • Due opzioni di lente: Clear e Ambra, quest’ultima riduce i riflessi ed esalta il contrasto colori.

MUTE UMIDE DEFINITION SCUBAPRO Gli steamer Definition 2019 offrono maggiore elasticità, maggiore comfort e più caratteristiche dei modelli precedenti. I pannelli posti strategicamente sulla zona del petto, ai lati, sulle gambe, sulle braccia e dietro le ginocchia creano una forma che si adatta come un guanto e fornisce un’elasticità extra ove maggiormente necessario. Si tratta della protezione termica idonea per le immersioni attive in acque temperate e per immersioni in acque calde. Definition 5 & 7mm sono dotate di singoli pannelli elasticizzati senza cuciture su gambe e braccia, con doppie tenute con cerniera lampo, per facilitare la vestizione e la svestizione. Le imbottiture ruvide antiabrasione su spalle, gomiti e ginocchia rivestono le zone più esposte e aumentano la durata a lungo termine. Sono classificate rispettivamente per temperature dell’acqua comprese fra 7-12° C (7 mm) e comprese fra 10-18° C 5 mm). La muta 3 mm offre il livello perfetto di calore e comfort per le immersioni in acque calde. Adatta per temperature dell’acqua superiori a 22ºC.

EROGATORE MARES ULTRA ADJ 82X O 72X Il secondo stadio Ultra ADJ in tecnopolimero ultraleggero, che concentra il meglio della tecnologia Mares in soli 192 g, risultato della continua ricerca e innovazione da parte del reparto di Ricerca e Sviluppo. Il sistema “Vortex Assisted Design” (VAD) garantisce una respirazione naturale costante. Il collaudato sistema Twin Power offre un’ulteriore regolazione, consentendo al subacqueo di variare la velocità del flusso d’aria. Il secondo stadio è bilanciato pneumaticamente con il sistema Pneumatic Assisted Design (PAD), che offre una respirazione comoda e senza sforzo in ogni situazione, ed

è inoltre dotato di un meccanismo per regolare lo sforzo di cracking. Si può unire all’affidabilità e alla tecnologia elevata del I stadio 82X, col quale crea un connubio perfetto, o abbinare al I stadio 72X in modo ideale per configurazioni ricreative come per configurazioni tecniche. Il primo stadio 72X, con uscite HP preorientate e ben 8 uscite LP di cui 4 verticali e 4 radiali, presenta una unica plasticità di configurazione, che lo rende ideale per la subacquea tecnica. Il sistema anti infiltrazioni AST completa il quadro. Per maggiori informazioni sulle innova-

zioni tecniche Mares leggete su Scubaportal gli articoli sui nuovi secondi stadi Mares (https://www.scubaportal.it/nuovi-secondi-stadi-mares.html) e sui nuovi primi stadi Mares (https://www.scubaportal.it/nuovi-primi-stadi-mares.html).

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NEWS LANYARD QUESTO SCONOSCIUTO

Cos’è il lanyard? È un cavetto di sicurezza a sgancio rapido che vincola l’apneista al cavo guida durante le immersioni in profondità. Può essere indossato al polso nella specialità di assetto costante, alla cintura durante la disciplina della rana subacquea, alla caviglia nell’immersione libera. A cosa serve? Durante l’immersione il cavo conduttore lega l’apneista al cavo di discesa e assicura una discesa più lineare grazie ad una lunghezza di circa 100cm dal cavo principale, in questo modo il sistema di sicurezza permette di poter scendere nel blu con più facilità anche ad occhi chiusi come accade da alcuni atleti nelle gare di apnea, in questo modo è più facile mantenere la concentrazione sapendo di rimanere comunque costantemente nella fase verticale. In caso di incidente l’apneisti rimarrà vincolato al cavo principale di discesa e per l’assistenza sarà più facile il recupero soprattutto oggi dove le quote di profondità si sono spostante più in profondità. Caratteristiche:

Parlare di sicurezza in apnea non è mai abbastanza, ogni minimo attrezzo o gesto può essere fondamentale ai fini della sicurezza. Il miglior sistema di sicurezza è un compagno che ti assiste, però a volte è essenziale l’aggiunta di alcune attrezzature per facilitare il lavoro dell’assistente in caso di soccorso. Il lanyard è ancora sconosciuto da molti apneisti e anche chi lo conosce non lo utilizza, ha lo scopo di migliorare la sicurezza dell’apneista durante l’allenamento e le competizioni di profondità.

• Braccialetto con strappo rapido e d-ring in acciaio per moschettone • Cavo in acciaio intrecciato da 100 cm rivestito da guaina in gomma • Moschettone a sgancio rapido con sistema girevole anti attorcigliamento Jimmy Muzzone

LA NUOVA SERIE GARMIN GPSMAP 8400 Garmin Italia, una società di Garmin Ltd. (NASDAQ: GRMN), leader mondiale nella navigazione satellitare, annuncia la nuova serie GPSMAP 8400, ora disponibile anche con modulo ecoscandaglio integrato CHIRP da 1 kW doppio canale nella versione xsv. I nuovi chartplotter ad alta risoluzione dalla connettività illimitata sono ora disponibili con wide display Full HD multitouch da 10”, 12” e 16”, che vanno ad affiancare le versioni da 17”, 22” e 24”. Questi strumenti sono dotati di un nuovo e potente processore che consente performance mai viste su un dispositivo dedicato alla nautica. Possono essere installati a incasso o a filo, trasformando la plancia dell’imbarcazione in un’elegante consolle di cristallo completamente integrata. I modelli xsv sono dotati di modulo ecoscandaglio integrato CHIRP da 1 kW

doppio canale e funzione CHIRP ClearVü, la tecnologia ad alta frequenza che restituisce immagini estremamente nitide e dettagliate degli oggetti, delle strutture e dei pesci al di sotto dell’imbarcazione, SideVü, un aiuto prezioso per vedere cosa accade ai lati dell’imbarcazione grazie a immagini incredibilmente nitide e ad alta risoluzione, e UHD Ultra High Definition, il nuovo ecoscandaglio ad altissima definizione che fornisce immagini nitide e incredibilmente dettagliate delle strutture e dei pesci sotto e ai lati dell’imbarcazioni.

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BIOLOGIA

LA NOBILE ARAGOSTA DEL MEDITERRANEO di Francesco Turano

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ei miei ricordi è ben presente l’immagine di tutte quelle antenne disposte in file nelle fenditure delle scogliere sommerse; estremità sensoriali in continuo movimento che alla luce di un faro si accendevano di rosso e arancio svelando i segreti dei nascondigli delle

aragoste. Da quando frequento il mare sott’acqua ho sempre avuto sporadici ed occasionali incontri con quello che è considerato il più noto e il più nobile di tutti i crostacei. Sto parlando, com’è facile intuire, dell’aragosta: un animale che ha subito, nell’ultimo ventennio, una drastica rarefazione, per motivi che son da ricercare esclusivamente nel suo in-

discriminato prelievo da parte del mefistofelico e stolto essere umano, che ne sta provocando l’inevitabile estinzione. Piatto nobile sin dall’antichità, ha stregato il palato degli umani che la considerano, da sempre, cibo pregiato. Ho frequentato fondali tra i più diversi nel Mediterraneo ed ho fatto appena in tempo a vedere l’aragosta nel suo am-

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biente, grande privilegio. Ricordo le aragoste di taglia discreta in colonie, una accanto all’altra, lungo le spacche orizzontali delle scogliere profonde di Capo Caccia, ad Alghero (in Sardegna ci sono sempre state tante aragoste), con le lunghe antenne che trovavano spazio all’ombra delle fitte ramificazioni di gorgonie rosse; uno spettacolo difficile da dimenticare, una situazione oggi sempre più rara. Ricordo anche come, tornando l’anno dopo negli stessi posti, i crostacei purtroppo diminuivano sempre: la loro presenza si affievoliva nel tempo e le vedevi scomparire praticamente sotto gli occhi, giorno dopo giorno. Anche nel canale di Sicilia, in mezzo al Mediterraneo, tra la penisola italiana e la Tunisia, sulle estese scogliere dei banchi Scherchi, Talbot e Avventura, le aragoste erano abbondantissime, a pochi metri di profondità, e grandi, veramente grandi. Ma la pesca intensiva anche li, a miglia e miglia dalla costa, ha causato la rarefazione della specie e ultimamente la situazione è triste. E come potrei non ricordare le aragoste di casa mia, quelle calabresi, che nel-

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lo Stretto di Messina erano diffuse sia sullo Jonio sia sul Tirreno, e che ora non si sa a che profondità abbiano deciso di vivere. Parlare oggi di aragoste del Mediterraneo è come parlare del passato, ma non posso astenermi dal raccontare qualcosa del più nobile dei crostacei. Palinurus elephas è un crostaceo di taglia medio-grande, con una lunghezza media di 20-40 cm e massima di 5060 cm; il peso può arrivare fino a 5 kg circa, in casi rari anche di più. Il corpo è di forma sub-cilindrica, con una corazza che durante la crescita cambia molte volte sostituita da una nuova (la famosa muta che tutti i crostacei fanno per forza di cose). Il carapace è diviso in due parti: il cefalotorace (parte anteriore) e l’addome (parte posteriore); con una colorazione che varia dal rosso-brunastro al viola-brunastro, presenta sul corpo spine a forma conica, rivolte a uncino in avanti. L’addome è formato da 6 segmenti mobili e ben articolati. Caratteristica tipica dell’aragosta è la presenza, anteriormente, di due antenne più lunghe del corpo; queste presentano striature

gialle e rosse a tratti, ed hanno la funzione di organi sensoriali e di difesa; sulla fronte sono anche presenti due spine divergenti a V. La coda, bellissima, ha la forma di un ampio ventaglio. Possiede diverse gambe, ma solo una parte di queste vengono utilizzate per camminare. A differenza di altri crostacei non è provvista di chele. Diffusa nel mar Mediterraneo e nell’oceano Atlantico orientale, vive preferibilmente su fondali rocciosi, dai 20 m fino ai 150 m di profondità, anche se capita di incontrare aragoste su fondi misti e persino sabbiosi, o durante gli spostamenti notturni o in una tana casuale (ricavata sfruttando un piccolo relitto o una pietra isolata sul piatto fondale). Nonostante sia specie gregaria, ama la vita sedentaria e si incontra spesso insieme a numerosi esemplari di taglia più o meno simile. Condivide quindi il proprio “tetto” con amici e parenti senza patire la convivenza, anche se oggi vedere una colonia di aragoste di una certa pezzatura a profondità accessibili è diventato più unico che raro. Golosa di plancton, ma anche di alghe, spugne, anellidi, echinodermi, briozoi,


BIOLOGIA nare l’impegno della Sardegna e i vari tentativi in corso per cercare di migliorare la situazione.

Tutti dovremmo impegnarci per cercare di salvare il salvabile, anche nel mondo delle aragoste; e i subacquei, attraverso le loro immersioni e osservazioni, con l’ausilio di diving center e associazioni per la tutela e la salvaguardia degli ambienti marini, potrebbero fare tanto per cercare di promuovere la conservazione di una specie, attraverso la sua conoscenza, con l’acquisizione della giusta consapevolezza.

altri crostacei e persino pesci (a volte anche carcasse di questi), si può considerare praticamente quasi onnivora. Si riproduce alla fine dell’estate e in inverno nascono le larve, che raggiungono fin dall’inizio i fondali che le ospiteranno per il resto della loro esistenza. Ma torniamo al problema della sopravvivenza del nostro tanto amato crostaceo. Poiché è un fatto che l’aragosta ha subito una drastica riduzione, rispetto agli anni passati, a causa del sovra sfruttamento degli stock ittici, nonché del prelievo e della vendita

illegali di esemplari sottotaglia, recentemente si è cercato di porre rimedio a questa crisi allevando e liberando esemplari per un possibile ripopolamento di alcune aree. L’aragosta arriva alla maturità sessuale, e quindi la possibilità di riprodursi, solo al raggiungimento della lunghezza di 26 cm, parametro che è stato recepito anche dalla nuova normativa nazionale, motivo per cui il divieto di prelievo al di sotto di questa taglia dovrebbe in un certo modo contenere i danni. A tal proposito, non possiamo non menzio-

L’incontro del subacqueo con l’aragosta può regalare l’emozione di conoscere e comprendere attraverso l’osservazione diretta. Magari poi si potrebbe far uso della fotografia o del video per mostrare e condividere quanto apprezzato in natura in prima persona, ponendo in risalto la biologia del crostaceo e, una volta tanto, non il suo sapore in cucina. Grande è sempre stata per me la gioia di fotografare l’aragosta in natura e, nonostante tutto, ho racimolato in archivio un discreto numero di scatti di esemplari diversi, realizzati in molti luoghi del Mediterraneo. L’eleganza e la straordinaria bellezza, per forma e colori, del più nobile tra i crostacei, sono sempre stati elementi di spicco per la costruzione di una fotografia naturalistica carica di fascino. Nell’ultimo anno (2018) lo Stretto è stato buono concedendomi qualche incontro, di cui l’ultimo con un esemplare di grossa taglia, reperito in pieno giorno su un fondale detritico all’imboccatura nord dello Stretto di Messina. Ho colto l’occasione di questo recente incontro per scrivere queste righe, augurandomi che possano servire al lettore per riflettere su questo sempre più complicato rapporto tra uomo e natura, anche sott’acqua. Spesso ci si concentra troppo sull’aspetto tecnico delle attività praticate sott’acqua, distraendosi dalla contemplazione delle peculiarità straordinarie del mondo sommerso, ma sarebbe opportuno fermarsi ogni tanto, amare il mare in modo disinteressato. Proviamo a riflettere su questo!

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IL MISTERIOSO COBITE ORIENTALE DEL GARDA di Adriano Marchiori e Massimo Boyer (Foto di Adriano Marchiori)

ADRIANO

- Non credevo ai miei occhi, in quarant’anni di attività subacquea e centinaia di immersioni notturne non avevo mai visto niente del genere. È stata una emozione indescrivibile e unica. il Lago di Garda mi ha regalato un altro soggetto nuovo. Incredibile il suo modo di muoversi, a piccoli guizzi, per poi fermarsi immobile per pochissimi secondi. Avevo deciso così per caso di immergermi in un posto nuovo, perché d’estate il turismo e la confusione fanno da padroni, ma d’inverno le cose cambiano.

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Ho sempre saputo che il Lago di Garda nasconde molto bene i suoi tesori per svelarli a pochi. Non basta saper mettere occhio, mirino e cuore nella stessa direzione per fare una buona foto, ci vuole tenacia e un po’ di fortuna.

MASSIMO – Sì, ma cos’è? Come lo chiamiamo? Non mi vergogno di ammetterlo, sono un esperto di pesci di mare, ma se passiamo all’acqua dolce la mia conoscenza scende vertiginosamente, nemmeno io avevo mai visto niente del genere. È un cobitide, OK, ma quale?


BIOLOGIA

Ci viene in aiuto l’esperienza dell’amico Angelo Mojetta, grande conoscitore dell’ittiofauna di acqua dolce. E cade il mistero, il nostro piccolo amico ha un nome e un cognome, Misgurnus anguillicaudatus o, in italiano, cobite di stagno orientale. Si tratta di un pesciolino originario dell’asia sud orientale, dalla Birmania alla Siberia.

Abbastanza apprezzato per acquari e stagni domestici, è stato introdotto un po’ in tutto il mondo, ed è presente in Messico, Stati Uniti, Hawaii, Australia. In Europa sembra che sia arrivato attraverso la Germania. Il primo avvistamento in Italia è del 1997 in una roggia a Carbonara Ticino (PV), ma attualmente si è diffuso in tutto il bacino del Po.

Di forma allungata (anguilliforme), bocca rivolta in basso e ornata di barbigli, occhi piccoli, pinne arrotondate, la dorsale molto arretrata. Colorazione a macchiette nere irregolari. Arriva eccezionalmente a 28 cm, di solito è lungo sui 10-15 cm. Si nutre prevalentemente di piccoli crostacei e larve di insetto. Può sprofondarsi nel sedimento se insidiato da un predatore. È molto resistente alla carenza di ossigeno, che può estrarre dall’aria inghiottendone bolle in superficie. Questo gli permette di sopravvivere in acque stagnanti praticamente anossiche. Una curiosità: spesso è conosciuto come weather loach, cobite del tempo, per la sua sensibilità alla pressione atmosferica che lo porta a essere più attivo quando il tempo cambia. In Cina è anche usato nella medicina popolare, per la cura di cancro e epatite.

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VIAGGIO A RAJA AMPAT di Claudia Benedetti (foto di Marco Montaldo)

C’

è stato Sharm, e quel sudatissimo brevetto Open Water che mi ha spalancato le porte di un mondo che nemmeno immaginavo potesse esistere. Ci sono state le Maldive, e le prime vere immersioni godute senza più la preoccupazione di trovare la pesata giusta e di mantenere il corretto assetto sott’acqua. Gli ultimi mesi del 2018 sono stati ricchi di sorprese, tra queste, la passione per la subacquea è stata sicuramente la più inaspettata. Inizio questo nuovo anno con l’entusiasmo di una bambina che ha scartato il suo regalo e non vede l’ora di iniziare finalmente a giocarci. Seriamente.

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Non passa infatti nemmeno un mese che ho già comprato parte della mia attrezzatura e sono di nuovo in agenzia viaggi, di nuovo da Click and Travel, di nuovo da Luca a fantasticare sulla prossima vacanza. Questa volta non ho dubbi, vorrei che le immersioni non fossero solo un contorno, ma il filo conduttore del mio prossimo viaggio. E nemmeno Luca ha dubbi. “Raja Ampat!” Questa la sua proposta. E lo dice con così tanto entusiasmo che quasi mi convinco anche io. Io che lavoro per un grosso tour operator, che il turismo è da anni il mio pane quotidiano, ma che Raja Ampat non l’avevo ancora mai sentita nominare. Mi incuriosisce, e un po’ mi lascia perplessa. Il viaggio è lungo, ci troviamo in

Papua Nuova Guinea Indonesiana, le immersioni tante e alcune impegnative, ma l’eccezionalità del luogo - mi dice lui - ripaga di tutto. Mi racconta del suo viaggio a Raja, considerata l’ultima frontiera dell’immersione subacquea, un incredibile arcipelago Indonesiano di oltre 700 isole di insuperabile e impareggiata bellezza, sia dentro che fuori dall’acqua. Paradiso del diving e della natura incontaminata, lontana dal caos e dalle folle di turisti, si trova nel cuore del Triangolo dei Coralli e ospita la più grande concentrazione di biodiversità marina del pianeta. Una destinazione remota, esclusiva, per chi ha già visto tutto e vuole vivere in prima persona la straordinaria ricchezza di vita, le vertiginose cromie, gli immensi


VIAGGI banchi di pesci multicolori che hanno fatto di questo paradiso vergine e ancora intoccato l’ultima imperdibile destinazione del turismo subacqueo. Non manca molto a convincermi, ma Luca continua a raccontare e io, appassionata di viaggi, lo ascolto rapita immaginandomi tra qualche mese a vivere le sue stesse avventure. Mi racconta di Melissa Garden, uno dei siti di immersione più rinomati dell’arcipelago, dell’incredibile distesa di coralli di tutte le forme, dimensioni e colori, che rendono questo spot magico. Mi parla dei migliaia di anthias variopinti che entrano ed escono dai coralli come in una sorta di balletto, e delle mille tonalità di verde e di azzurro della laguna, una delle cinque più belle al mondo, dove dal fondale si ergono pinnacoli di roccia ricoperti da una vegetazione lussureggiante, a creare un affascinante labirinto di canali che si può osservare da due terrazze panoramiche in tutta la sua maestosità. Mi spiega che a fare le immersioni erano solo in quattro subacquei, più la guida, perché all’Agusta Eco Resort, dove ha soggiornato e dove indirizza anche me, organizzano solo piccoli gruppi per esplorare al meglio i fondali. Mi parla di Mara e di Marco e della loro impeccabile gestione, tutta italiana, del Resort, dell’ottima cucina che unisce sapori indonesiani e italiani, della piscina di acqua dolce, l’unica a Raja Ampat, dove rilassarsi al tramonto dopo una giornata di diving. Mi mostra le foto dei caratteristici e suggestivi cottage costruiti con legni pregiati e nel rispetto della tradizione locale, tutti vista mare, semplici ma funzionali e curati in ogni dettaglio, immersi nella splendida vegetazione tropicale che cresce sull’isola, un’isola privata, dove l’Agusta Eco Resort è l’unica struttura presente. Mentre lui parla, io mi sono già innamorata di questo posto. Tantissime le immersioni proposte dal centro diving della struttura, Luca mi garantisce che, ovunque ci si immerga, è una festa di coralli e pesci colorati. Già immagino il mio logbook riempirsi di nomi di siti di immersione tra i più belli e rinomati al mondo, ed eccomi lì, con la mia nuova muta e il mio computer subacqueo, mentre mi godo incredula quello spettacolo indescrivibile che fino a pochi mesi fa non potevo nemmeno immaginare, mentre cammino sorridente lungo la finissima spiaggia di sabbia bianca che circonda l’Agusta Eco Resort e che è lambita da un mare cristallino e invitante. Eccomi lì a

prendere il sole sui comodi lettini adagiati sulla terrazza in legno che circonda la piscina, al termine di una giornata trascorsa in mare, magari con una birra ghiacciata tra le mani, chiacchierando con gli altri subacquei e ripensando alle altre immersioni della giornata, Blue Magic, Sardine Reef, ripensando alle tartarughe, ai cavallucci pigmei e alle centinaia di altri pesci colorati che affollano la nostra memoria. Ho in mano il mio biglietto aereo per Raja Ampat, la partenza è tra poco più di tre mesi. Alloggerò all’Agusta Eco Resort, da Mara e Marco, la migliore soluzione possibile per me che ho voglia di ritrovare un po’ di casa anche quando viaggio. Luca di Click and Travel mi ha convinta e adesso non vedo l’ora di vivere questo

viaggio per la seconda volta, perché la prima è stata oggi, attraverso i racconti, le parole e gli occhi pieni di entusiasmo di un subacqueo, e agente di viaggio, che non sbaglia un colpo.

Per maggiori informazioni:

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TRAVEL TOUR OPERATOR tel. 0331/492100 info@clickandtravel.eu

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PLASTICA E IMMERSIONI, UNA STORIA SBAGLIATA di Ornella Ditel

Q

ueste pagine hanno spesso ospitato parole e immagini su avvistamenti spettacolari, mete di viaggio e consigli utili per godersi al meglio i nostri preziosi minuti subacquei. In questo numero di Scubazone che esce subito dopo l’EudiShow di Bologna, invece, vogliamo riflettere su un aspetto spesso dimenticato, il ruolo essenziale dei sub per la protezione dell’ambiente e quindi del futuro di tutti noi.

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“Noi subacquei condividiamo una strettissima connessione con il Mare, e possiamo contribuire a tutelarlo ogni volta che ci immergiamo, viaggiamo o semplicemente viviamo la quotidianità”, ci dice Beth Sanders, coordinatrice delle attività ambientali al Camel Dive Club & Hotel di Sharm El Sheikh. Gli operatori subacquei nelle destinazioni più famose hanno senza dubbio una responsabilità importante nella divulgazione di pratiche e comportamenti attenti all’ambiente.

Le condizioni psicologiche quando siamo in vacanza, inoltre, sono particolarmente favorevoli per riflettere e occuparci di aspetti spesso seppelliti dalla vita frenetica. “Abbiamo pensato a diversi momenti tipici per molti sub che si immergono con noi al Camel: il ritorno dalle uscite in barca, per esempio, in cui spesso ci si siede nel cortile del diving a mangiare una coppetta di gelato. Oppure l’uso di contenitori usa e getta da asporto per la colazione, quando si visita il relitto del Thistlegorm”, continua Beth. Un rapporto della Ellen MacArthur Foundation al World Economic Forum dell’anno scorso afferma che se non verranno prese misure drastiche a livello globale, entro il 2050 ci saranno più detriti di plastica nell’oceano che pesci. Siamo diventati una società usa e getta e siamo tutti troppo pronti a liberarci degli oggetti dopo un singolo uso, spesso solo perché è la scelta più economica. “Al Camel non ci stiamo, e non intendiamo sottrarci al ruolo che da operatori, ma soprattutto da amanti del Mare, sentiamo profondamente parte della nostra attitudine come subacquei”, prosegue Beth. Per questo il 2019 segnerà per il Camel


VIAGGI e i suoi sub un momento fondamentale nel percorso dello storico centro di Sharm El Sheikh. Dopo il successo nel 2018 della campagna “STOP ALLE CANNUCCE DI PLASTICA”, infatti, dal 1° Marzo 2019 tutti i ristoranti e il Camel Bar hanno smesso di servire cucchiaini di plastica con i gelati da asporto. Potrebbe sembrare una cosa da poco, in realtà si tratta di un’altra pietra miliare degli sforzi ecologici di questa struttura in Mar Rosso. “Negli ultimi quattro anni, solo nella gelateria Vanilla del Camel Hotel sono stati serviti 137.000 cucchiaini di plastica. Questo numero, così come successo con le cannucce, ci ha fatto inorridire. Era una storia sbagliata, abbiamo voluto riscriverla. I cucchiaini di plastica sono stati rimpiazzati da mini spatole di legno, che oltre a migliorare notevolmente l’esperienza del gelato artigianale, risparmieranno all’ambiente kg di plastica inutile”, ci dice il proprietario egiziano del Camel Hesham Gabr. Dal punto di vista dei costi operativi, scelte simili comportano sforzi maggiori rispetto all’utilizzo di materiali usa e getta e a volte, anche la ricezione da parte degli ospiti non è omogenea. Lavorando con sub di nazionalità e background culturali diversi, è normale che le rea-

zioni all’innovazione non siano le stesse per tutti. Il passato però ha insegnato al Camel che vale la pena correre il rischio, e mostrare l’esempio: anche i più scettici sulla rimozione delle cannucce di plastica ora sono alcuni dei sostenitori più convinti! Il piano per il futuro del Camel Dive Club & Hotel, è quello di continuare a sviluppare iniziative ecologiche pionieristiche in Egitto. Gli altri piani per il 2019 includono, tra altre misure, lo stop dell’uso di sacchetti e dei contenitori di plastica per il cibo da asporto. Queste azioni si aggiungono ad altre pratiche ecologiche già in atto e che si sono evolute gradualmente dall’apertura del Camel Dive Club nel 1986, come per esempio l’introduzione di un sistema di bottiglie d’acqua riutilizzabili, un innovativo metodo di riscaldamento solare nella piscina usata per i corsi sub e infissi isolanti che riducono al minimo il consumo di energia mantenendo una temperatura confortevole nelle camere dell’hotel. Nella scelta delle vacanze, dei centri sub e degli hotel, a qualunque latitudine, abbiamo la possibilità di fare la differenza, semplicemente documentandoci e scegliendo operatori responsabili che investono sul futuro dell’ambiente. Nella ricerca spesso spasmodica del prezzo migliore, non scordiamo che una

differenza di pochi Euro potrebbe celare uno sforzo economico delle aziende turistiche essenziale per ridurre l’impatto ambientale delle nostre vacanze. Premiamo questi sforzi con le nostre scelte. Facciamo la nostra parte, sarà il nostro “Grazie” al Mare per le bellezze che ci consente di ammirare quando esploriamo le sue profondità.

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MOYO, ISOLA DELLE CASCATE di Cristina Ferrari e Luigi Del Corona (foto sub di Massimo Boyer)

GIGI ~ La vetusta imbarcazione per Moyo Island ci attende attraccata al moletto di Mulut Kali, a Sumbawa. Sotto il tettuccio di una bassa tuga, una ventina tra donne e bambini aspettano, accovacciati su un tappeto di moquette verde, pazientemente, il “tutto esaurito”. CRI ~ Caricate scatole, sacchi e alcune motorette, si salpa. Siamo solo 5 turisti. La mamma di una graziosa bimba di un anno, agghindata con un minusco-

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lo Hijab, mi offre, come cuscino, il suo zainetto. Un vento teso che soffia da Est ci investe appena usciti in mare aperto e ci accompagnerà per tutto il soggiorno.

GIGI ~ L’isola, Parco Nazionale dal 1986, ci scorre davanti, disabitata, selvaggia. Spiaggette solitarie e rocce si alternano incorniciate dalle colline verdi dell’interno dove vive uno dei più strani uccelli al mondo: il Macrocephalon maleo o Maleo, che, dopo aver deposto

un uovo enorme (5 volte quello di una gallina), sviene per la fatica, ma lascia, in compenso, il compito della cova alle sabbie calde o alle sorgenti termali. Alla schiusa, dopo ben 80 giorni, il pulcino è completamente autosufficiente e spicca il volo senza briefing.

CRI ~ Il nostro piccolo resort, che prende il nome proprio dal curioso gallinaceo con l’elmetto, è talmente nuovo che non è ancora finito. Denny, il giovane


VIAGGI CRI ~ Ad Octopus garden, avvistiamo un simpatico gruppo di delfini prima di sprofondare a 32m nelle nubi di unicorni lisci, fucilieri, farfalla, che sembrano caderci intorno come neve. Sul bel fondale pullulante di vita non manchiamo il consueto squalo pinna bianca e un serpentone di 2m. Sting ray hill, a 26m, si connota, altrettanto, per i fitti sciami di pesci di barriera e per la presenza di una grossa tartaruga e di un pinna nera. GIGI ~ La parete di Takat Sagele, a 31m, con la sua suggestiva penombra, è un palcoscenico in cui si succedono un balestra pagliaccio, tra le gorgonie violette, con i suoi buffi contrasti, un porcospino gigante che si libra nella corrente, una schiera di Lutjanidi che passano veloci con le loro iridescenze, barracuda, Carangi dai riflessi blu e dorati, razze e… un pinna bianca! simpatico manager è indonesiano, Evert il responsabile del diving è un olandese lupo di mare. Il nostro bungalow fresco e luminoso per le pareti bianche, ha la forma bombata delle capanne di Lombok e un ampio bagno all’aperto sul retro.

GIGI ~ La vita si svolge tranquilla nelle semplici case dell’isola, scandita dalla voce, per fortuna sommessa, del muezzin. La gente vive di un’economia essenziale basata sulla coltivazione di anacardi e l’allevamento di bufali; l’indotto turistico è pressoché assente, per il momento, ma si prospettano insediamenti sulla lunga spiaggia deserta a Sud del villaggio. CRI ~ Complessivamente i siti subacquei sono una quindicina. Angel è un vero e proprio acquario popolato da miriadi di farfalla piramide (Hemitaurichthys polylepis) con il singolare triangolo bianco incastonato nel giallo smagliante. Sullo sfondo si stagliano argentatissimi Platax boersi, Carangi giganti, barracuda, tonni affusolati che schizzano in caccia. Raggiunti i 30m compaiono 3 squali pinna nera che sfilano, magnifici, a pochi metri di distanza. Poi è la volta di un pinna bianca che ci gironzola intorno a lungo. GIGI ~ Bellissimi gli incroci delle strisce dei gruppi di pesci sergente con i farfalla dal vessillo che vanno in direzioni opposte e i guizzi delle bande cangianti delle folte armate di fucilieri. Ci divertiamo ad allertarli con bruschi movimenti per osservare il loro repentino ordinarsi in assetto difensivo, orientandosi tutti, istantaneamente, nella stessa direzione.

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CRI ~ Fantastico anche qui il gruppo di banners, mescolati ai fucilieri, che si intrecciano sospesi nell’orizzonte del blu. A fine immersione sul plateau, fra i coralli di fuoco, guizzano nugoli degli “elettrici” Pomacentrus bavi e anguille giardiniere sbucano ovunque dalla sabbia. GIGI ~ Il tempo in “emersione” lo riempiamo con belle passeggiate: a Sud sulla lunga spiaggia deserta o verso Nord, costeggiando il ruscello per un breve tratto, fino alla cascata Diwu Mba’i, dove dei locali ci invitano ad appenderci a funi sospese per tuffarci nella pozza ma… bypassiamo il brivido. Proseguendo oltre le ultime abitazioni si giunge al nuovissimo delizioso Resort italiano BLUEMOCEAN. CRI ~ La gita in barca a Sangalo, con annesse cascate e picnic su una graziosa spiaggetta, regala un’immersione su un pendio digradante a 28m, ricoperto da un fitto tappeto di enormi masse di alcionari, pulsante nei suoi multiformi polipi, in cui si incastonano coralli duri multicolori, ventagli giganteschi di gorgonie infiorate dai gigli dei crinoidi, spugne, anemoni Heteractis magnifica.

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GIGI ~ Sorvegliano il fondale tartarughe e squali pinna bianca uno dei quali, di considerevoli dimensioni, girovaga vicinissimo, con un fare un po’ distaccato; enormi branchi di Lutjanus quinquilineatus e fucilieri dalla coda gialla fluttuano nell’acqua cristallina. CRI ~ L’ultimo giorno raggiungiamo a piedi Mata Jitu, la cascata più grande, a

7 km dall’albergo, scartando i taxi-motorette perché la strada, molto accidentata, causa spesso scivolate e ammaccature. Il fiume scorre tra alberi di alto fusto, palme, fitti cespugli di piante dalle foglie gigantesche fino al salto sotto il quale si può nuotare in piscine limpidissime sulla cui superficie specchiata si riverberano sprazzi di luce filtrati dalla copertura frondosa: un luogo idilliaco e… imperdibile.


VIAGGI A PPUNTI DI VIAGGIO

L’

incontaminata Moyo Island era nota, fino a poco tempo fa, solo per aver ospitato alcuni VIP, tra cui la principessa Diana, Mick Jagger, David Beckham, presso l’unico resort ultralusso esistente “Amanwana” e pochi fortunati crocieristi “liveboard” si erano immersi nelle sue acque. Il 2018 ha dato il via al repentino sviluppo turistico dell’isola con l’apertura di due diving resort: Il BLUE EMOCEAN (www.bluemoceanresort.com), sobrio ed elegante, i cui proprietari, Mauro e Valentina, sono italiani, è situato in una ampia radura in una zona isolata al di là dei villaggi, sulla costa occidentale. Un vero boutique resort che vanta una piscina, un ristorante italo-indonesiano, oltre ad un comodo lungo pontile che consente l’ingresso in acqua degli ospiti e l’attracco delle barche per il diving indipendentemente dalle maree.

Il MALEO MOYO (www.scubadivemoyo.com), più spartano ed economico, è costruito al limitare del villaggio di Labuan Aji e dispone anche di un dormitorio comune. L’atmosfera che vi regna è molto informale, non ha WI-FI ma la ricezione voce/ dati tramite SIM locale è ottima, grazie alla vicinissima antenna. La spaziosa barca per il diving è ormeggiata al molo del villaggio e l’equipaggiamento viene “scarrellato” dallo staff. Raggiungere “Pulau” Moyo non è semplice, a meno che non si noleggi un idrovolante (come i clienti di Amanwana). Da qualsiasi parte si entri in Indonesia (Jakarta, Bali, Makassar, Manado) bisogna fare scalo a Lombok e compiere l’ultima tratta di 40 minuti su ATR ad elica per atterrare sulla pista di Sumbawa troppo corta per i Jet. Poi taxi o triciclo fino a Mulut Kali ed infine 2 ore di barca. Molti turisti approdano in giornata per ammirare le magnifiche cascate di Mata Jitu.

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ALBATROS TOP BOAT NAVIGA IN MAR ROSSO di Dodi Telli

L’

Egitto meta turistica per eccellenza di milioni di vacanzieri da tutto il mondo, ha conosciuto dal 2011 un periodo di crisi senza precedenti nella, indubbiamente lunga, storia egiziana. Da meta ambita da subacquei e non come il paradiso sopra e sotto le acque, è entrato a far parte dei peggiori incubi, appartenenti all’immaginario collettivo del viaggio “a rischio”. La stessa Farnesina ha più’ volte negli ultimi anni “sconsigliato” l’Egitto come meta di villeggiatura. Quindi Italiani in testa e tutta l Europa a seguire e poi anche Russia e resto del mondo hanno lentamente, ma inesorabilmente, disertato questa irrinunciabile meta, che ha da sempre rappresentato, insieme terra di

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mistero bellezza ed avventura.. L’Egitto poteva contare su un flusso medio di 14 milioni di turisti all’anno, rappresentanti circa il 13% del PIL nazionale. La sola Russia serviva 4 milioni di turisti annui per lo più’ clienti di resort. A sancire il vero inizio della crisi egiziana e certamente stato il movimento rivoluzionario di piazza Tahrir nel 2011 con questo il settore è entrato in una fase di profonda crisi. E da allora solo da 2017 si può dire in reale ripresa. Cosa possiamo dire oggi dell’Egitto e più in particolare delle mete che interessano il turismo subacqueo da sempre affezionato alla bellezza unica e magica dei fondali del mar Rosso. Una risposta è certa, il turismo è tornato, dapprima lentamente oggi sta nuovamente riempendo le liste dei voli e le prenotazioni in resorts e crociere non mancano.

Quindi bene per il Mar Rosso, ma dopo questo periodo di “ fermo biologico” del turista subacqueo cosa e’ accaduto ai fondali alla vita sottomarina? Facile da intuire, è tutto tornato ad essere come anni fa uno splendente acquario sommerso, vivo e palpitante di colori come ricordavo nei miei viaggi di ormai quasi 20 anni fa. I coralli sono più colorati che mai la vita sommersa è ricchissima e le avventure all’ avvistamento di specie rare sono cose oggi assicurate. biondi semaforo verde alle immersioni in mar Rosso, e si ricomincia con un’altra avventura per poter tornare da questo paradiso incantato con il cuore e gli occhi stracolmi di bellezza. Buon divertimento quindi a chi sceglierà di reimmergersi od immergersi per le prime volte in Mar Rosso divertimento e stupore, assicurati.


VIAGGI LA FLOTTA MV Tala Il MV Tala è un’imbarcazione da 37 metri con scafo in acciaio, che accoglie i suoi 22 ospiti con ampie sale climatizzate, aree relax all’aperto e 11 cabine con bagno privato. Il MV Tala è un’imbarcazione stabile, in grado di raggiungere la velocità di 14 nodi. Dotata di una gamma completa di attrezzature sub tra cui scooter subacquei, bombole e gas, è inoltre altamente riconosciuta per il supporto che è in grado di fornire alla subacquea tecnica. Lunghezza: 37 metri - Larghezza: 7,25 metri 3 ponti - 11 cabine Ponte superiore: 1 Suite Ponte principale: 1 Suite + 1 cabina a due letti Ponte inferiore: 6 cabine a due letti + 2 cabine con letti a castello

MV TALA

MV Nouran Il MV Nouran è una barca da 36 metri con scafo in mogano che accoglie i suoi 24 ospiti con 12 cabine e bagni privati; dispone di un ampio salone con aria condizionata, una sala da pranzo indipendente e diverse aree relax all’aperto tra cui scegliere. Completamente equipaggiata con scooter subacquei, bombole, attrezzatura sub, è inoltre specializzata per la subacquea tecnica con guide altamente preparate. Cortesia, disponibilità, ed una cucina attenta ai gusti degli ospiti con ingredienti freschissimi. Lunghezza: 36 metri - Larghezza: 7,5 metri 3 ponti - 12 cabine Ponte superiore: 2 Suite + 2 cabine con letti separati Ponte inferiore: 8 cabine doppie con letti separati

M/Y Princess Diana Il M/Y Princess Diana è un’imbarcazione a 5 stelle, perfettamente attrezzata per sub, kitesurfer ed amanti del sole. Dispone di 13 cabine per 26 ospiti; tutte sono dotate di aria condizionata e bagno privato. L’ampia sala da pranzo al coperto può accogliere comodamente 28 ospiti, mentre lo spazioso salone del piano superiore offre un vasto assortimento di home entertainment con TV e sistema audio. Vi sono anche due ampie terrazze per prendere il sole, parzialmente ombreggiate e dotate di lettini, il luogo perfetto per una pausa di relax tra le immersioni. Una grande piattaforma per le immersione situata nella parte posteriore della barca offre ampio spazio per riporre le bombole, conservare e sciacquare l’attrezzatura. Lunghezza: 38 metri - Larghezza: 9 metri 4 ponti Ponte superiore: 8 cabine doppie + 4 Suite Ponte inferiore: 1 Suite

GLI ITINERARI

MV NOURAN

M/Y PRINCESS DIANA

Ogni itinerario ha il suo fascino ed una crociera subacquea in Mar Rosso è un’esperienza indimenticabile... ›› Nord (imbarco e sbarco ad Hurghada) ›› Abu Nuhas, Thistlegorm, Ras Mohamed, Bluff Point, Rosalie Moller, Small Giftun, Gota Abu Ramada, Shaab Al Erg (Dolphin House). ›› Nord e Dahab (imbarco e sbarco ad Hurghada) ›› Abu Nuhas, Tiran, Dahab (Blue Hole, Canyon) Ras Mohamed, Thistlegorm, Rosalie Moller ed altri relitti. ›› Nord & Brothers (imbarco e sbarco ad Hurghada) ›› Abu Nuhas, Thistlegorm, Rosalie Moller, Isole Brothers, Safaga. ›› BDE (imbarco e sbarco da Hurghada o Ras Ghaleb) ›› Isole Brothers, Daedalus e Elphinstone. ›› DRZ (imbarco e sbarco da Port Ghaleb) ›› Daedalus, Rocky Island, Zabargad. ›› Deep South (imbarco e sbarco da Port Ghaleb) ›› Le barriere coralline di St. John, Fury Shoal ed Elphinstone.

ALBATROS TOP BOAT Diving Tour Operator Tel. 0323-505220 cell. 335-6773164 Email: info@albatrostopboat.com Uffici: Verbania e Milano

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UN VIAGGIO NELL’ACQUARIO DEL MONDO

CON METE SUBACQUE di Renato La Grassa (foto di Jacob Brunetti - www.cabosharkdive.com)

C

osì Jacques Cousteau battezzò questo angolo del pianeta, il Mare di Cortez, ed è questa la destinazione che Mete Subacque, in collaborazione con I Vagabondi Del Mare, ha selezionato per dare seguito al suo nuovo

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concept di viaggio subacqueo, rivolgendosi cioè non solo a chi si immerge con le bombole ma aprendo le porte anche al mondo dell’apnea. Un’esperienza entusiasmante durante la quale, accompagnati da professionisti del settore che da anni collaborano con importanti istituti di ricerca di biolo-

gia marina, fotografi e documentaristi di fama internazionale, andremo a esplorare la zona della Baja California che va da La Paz fino a Magdalena bay, in un susseguirsi di opportunità assolutamente eccezionali. Abbiamo infatti elaborato un programma di Free Diving, con la presenza di un bio-


VIAGGI L’attività subacquea e video-fotografica si svolgerà esclusivamente in apnea, poiché le fasi di caccia avvengono principalmente nei primi metri di superficie. Al termine del Sardine Run ci sposteremo a Cabo Pulmo National Park, il parco marino esempio mondiale di conservazione ambientale, con una biomassa in crescita del 97% negli ultimi 4 anni. Avremo a disposizione barca e guida privata, per andare ad esplorare, con bombole o in apnea, acque che raggiungono facilmente i 30 m di visibilità, condizioni perfette per ammirare i grandi banchi di carangidi, gli squali toro, le cernie giganti, i dentici e le 362 specie di pesci di barriera che popolano questo incredibile sito d’immersione. La tappa successiva ci condurrà a Los Islotes in La Paz, tre piccole isole conosciute per essere la casa della colonia di Leoni marini più grande della Baja California, dove sono spesso presenti anche graziosi cuccioli, molto giocosi e simpaticissimi. Oltre ad osservare e fotografare questi animali, ci si può immergere naturalmente per esplorare anche la vita sommersa e constatare la grande ricchezza di flora e fauna che caratterizza questo tratto di mare. Faremo inoltre snorkeling con lo squalo balena, un frequentatore abituale di questa zona nel periodo autunnale. Nei due giorni rimanenti di free diving, le nostre guide ci accompagneranno, in barca privata, a uno shark snorkeling tour con silky sharks (squali seta), durante il quale potremmo incontrare grandi banchi di Mobule per poi spostarsi nell’area marina protetta di Cabo San Lucas, per effettuare alcune delle migliologo marino/istruttore subacqueo che ci accompagnerà in snorkeling nei vari siti di immersione, insegnandoci a interagire con gli squali in mare aperto e in tutta sicurezza. Si inizia proprio a Magdalena bay con tre full day in barca privata, a nostra completa disposizione, per vivere l’esperienza indimenticabile del Sardine Run messicano, e assistere alla migrazione dei marlin più grande del mondo, the Mexican Sardine run! Centinaia di Marlin, pesci vela, mahi mahi (nome Hawaiano della Lampuga) e sea lions a caccia delle baitballs di sardine, senza escludere la possibilità di avvistare humpback whales (megattere), fin whales (balenottere) e blue whales (balenottere azzurre).

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VIAGGI

ri immersioni al mondo. Le condizioni per immergersi sono ottimali grazie alla mancanza di correnti, la buona visibilità e i grandi banchi di pesci di barriera e pelagici, mobule e leoni marini. Dedicheremo infine una giornata di escursione a Todos Santos, una piccola città sulla costa pacifica della Baja California Sur, che ha ricevuto lo status di Pueblo Mágico, città magica, dal governo messicano per la sua importanza come punto di riferimento culturale e per le sue spiagge bianchissime che attraggono un numero sempre crescente di turisti. Ovviamente imperdibili la tequila e il cibo messicano.

APNEA A CABO SAN LUCAS La possibilità di praticare liberamente l’apnea in tutte le giornate diving previste nel programma di viaggio e immergersi in totale autonomia a contatto con i gran-

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di predatori, leoni marini, squali balena, razze, mobule e tante altre specie presenti in un questo ambiente naturalistico così straordinario renderà il viaggio per tutti, apnesti e divers, un’esperienza entusiasmante. In particolare per gli apnesiti, ci sarà la possibilità di immergersi a scopo di allenamento nella bellissima natura di Cabo San Lucas, in un campo scuola appositamente predisposto. Su specifica richiesta, a seconda del proprio livello, un istruttore di Freediving guiderà l’allievo con sessioni di respirazione, allenamento mentale e lezioni di addestramento subacqueo, allo scopo di ottimizzare le prestazioni, pur godendo dei più alti standard di sicurezza. Questa opportunità vale anche per i non apneisti che desiderino avvicinarsi a questa appassionante disciplina, iniziando dalle basi sotto la guida di un esperto professionista del settore.

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IMMERSIONI

L’IDENTIFICAZIONE DEL RELITTO DELL’ANDROMEDA di Cesare Balzi (foto di Michele Favaron e Mauro Pazzi – foto esterne Ben Haxhiaj)

I retroscena che hanno condotto componenti delle Iantd Expeditions alla localizzazione e identificazione del relitto della torpediniera italiana Andromeda, affondata la notte tra il 16 e 17 aprile 1941 in Albania, nella baia di Valona.

LO STUDIO DEL CANNONE 100/47 DELLA OTO Studiando i piani costruttivi dell’Andromeda, notai che la torpediniera era dotata di tre cannoni da 100/47 mm, fabbricati a La Spezia presso lo stabilimento OTO Melara del Muggiano. Ne parlai con l’Ammiraglio Celeste, presidente dell’Associazione Amici del Museo Navale e della Storia della Spezia e dell’Associazione Venus, Archivio Fotografico Navale Italiano. L’Ammiraglio mi informò che un

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cannone 100/47 mm OTO, era ancora conservato nello stabilimento Leonardo Divisione Sistemi Difesa, ex OTO Melara Spa. Un pomeriggio di novembre, l’Ammiraglio Celeste ed io varcammo la soglia dello stabilimento; l’ingegner Giuliano Franceschi, consigliere e membro del comitato scientifico dell’Associazione Museo della Melara e la dottoressa Alessandra Vesco, custode dell’archivio, ci stavano attendendo per farci visitare il 100/47 OTO, un cannone navale italiano,

impiegato nel tiro antinave e antiaereo sulle unità di superficie e sottomarine della Regia Marina, durante la Seconda Guerra Mondiale. Fissai nella mente le parti principali, le linee geometriche squadrate dello scudo, i tratti dell’affusto e della bocca da fuoco.

LA SPEDIZIONE La spedizione salpò dal porto di Brindisi con destinazione Valona alle 23.30, ripercorrendo la rotta dei convogli italia-


ni diretti in Albania. La spedizione era composta, oltre al sottoscritto, da Massimiliano Canossa videoperatore, Michele Favaron fotografo, Beni Haxhiaj fotografo esterni, Edoardo Pavia videoperatore, Mauro Pazzi fotografo, Igli Pustina responsabile organizzativo. A bordo del traghetto che ci stava accompagnando a Valona, non restava che raccogliere tutte le informazioni acquisite e condividerle con gli altri componenti della spedizione. Seduti attorno ad un tavolo nel salone passeggeri, trascorremmo le prime ore di navigazione a studiare fotografie, documenti storici e disegni tecnici della torpediniera, per poi andare a coricarci nelle rispettive cabine solo a tarda ora, quando il nostro traghetto era già al centro del Canale d’Otranto.

L’IDENTIFICAZIONE DEL RELITTO

Accese le strumentazioni della barca, GPS ed ecoscandaglio, non dovemmo attendere molto per trovare, alla profondità di 53 metri, la sagoma di un relitto posto esattamente sulla verticale

di un punto geografico che custodivo dal 2007. Il pedagno filò in acqua velocemente e arrivò sul fondo dopo pochi istanti; all’estremità fissammo la boa ad alta visibilità e ci preparammo. La scelta dei gas da respirare nel corso di questa immersione era ricaduta su trimix 18/40 in bibombola come miscela da utilizzare sul fondo, oltre a un trimix 21/35 in bombola S80, e per le fasi di risalita trimix 50/20 in bombola S80 e ossigeno in bombola S40. Scesi con Massimiliano per verificare la posizione del pedagno, la visibilità, la corrente e la presenza di eventuali ostacoli come reti da pesca o lenze. Seguimmo la cima di discesa in maniera cauta, il chiarore diminuì a poco a poco e arrivammo sul pedagno nascosto sotto un fondale fangoso alla profondità di 53,5 metri. La visibilità non era ottima, ma un’ombra alta e scura si stagliava sulla nostra destra a tre metri dalla nostra posizione. Rivolsi il fascio di luce in quella direzione e apparve il profilo di una murata di una nave. Segnalai a Massimiliano che avrei portato il peda-

gno più vicino al relitto, sulla coperta della nave. Mi alzai dal fondo e volgendo lo sguardo verso l’alto, riconobbi subito un cannone, dotato di scudo e con la canna rivolta verso la superficie. Segnalai a Massimiliano la presenza del cannone e in prossimità di esso lanciò in superficie il segnale. Durante quei pochi istanti, infatti, non avevamo osservato grossi ostacoli, se non delle pesanti reti da pesca a strascico appoggiate qua e là, ma al contrario, avevamo già entrambi il sentore che fossimo davanti al relitto dell’Andromeda.

L’IMMERSIONE Scesero nell’ordine anche Edoardo, Mauro e Michele, lungo la cima che li avrebbe condotti a fianco al cannone. L’affusto, la canna e il profilo geometrico dello scudo protettivo, corrispondevano fedelmente a quelle esaminate presso lo stabilimento Leonardo, ex OTO Melara. Senza dubbio, eravamo di fronte al cannone 100/47 OTO modello 1931. Dopo poche pinneggiate, apparve la sagoma

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IMMERSIONI

di un secondo cannone, su un ponte inferiore. Ricoperti da una moltitudine di reti da pesca e da un pesante strato di concrezioni, erano orientati nella stessa direzione e con le canne al cielo: erano i due cannoni installati a poppa della Regia Torpediniera Andromeda. Sotto uno spesso strato di sedimento, inoltre, Edoardo e Massimiliano riconobbero due tubi lancia siluri da 450 mm in dotazione all’Andromeda. Proseguendo, incontrammo una moltitudine di lamiere

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contorte, dilaniate e irriconoscibili: era il punto in cui avvenne l’esplosione che provocò l’affondamento. Il siluro, lanciato dal Fairey Swordfish inglese, centrò l’Andromeda sotto il fumaiolo e provocò una deflagrazione che spezzò la nave in due tronconi, strappando dalla coperta l’intero ponte di comando. A prora apparve il terzo cannone, questa volta scoperto da reti, però con lo scudo di protezione collassato. Durante l’esplorazione della zona esterna il relitto, Edo-

ardo notò un oggetto metallico, dalla forma circolare, fuoriuscire dalla sabbia poco lontano dalla murata di dritta. Una volta raggiunto e illuminato, riconobbe un particolare strumento di navigazione. Era la cuffia della chiesuola bussola di rotta, cioè la parte superiore della struttura di sostegno e di protezione della bussola magnetica, priva oramai sia del cristallo per la visione della rotta da parte del timoniere, che delle sistemazioni dei lumi per la visione notturna.



20 FEBBRAIO 1944, L’UJ2208 DIVIENE RELITTO di Andrea “Murdock” Alpini (foto di Marco Mori)

L’

UJ2208 è stato costruito nel 1926 a Saint Malò presso Ateliers & Chantiers De Bretagne per conto dell’armatore francese Eugène Lemoigne che lo varò come peschereccio d’altura FV Alfred. La nave aveva stazza lorda di 966 tonnellate, dimensioni pari a 65 x 9,8 x 3,9m, sistema propulsivo con motore a vapore a triplice espansione

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e un’elica in grado sviluppare una velocità di navigazione pari a 10,5 nodi. Nel 1933 il peschereccio è ceduto ai fratelli Jean Baptiste e Victor Pleven che lo terranno fino al 1939 quando, prima dello scoppio della Guerra, la Marina francese lo requisì e lo trasformò in nave da carico armata, ribattezandolo Alfred P-129. Con questo nome navigò fino al 1942, anno in cui passò di mano alla Kriegsmarine che lo trasformò de-

finitivamente nel caccia sommergibili UJ2208. La nave, comandata da Oscar Schmidt è affondata nel 1944 a causa dell’impatto accidentale con una mina posizionata nel Golfo di Genova dalla stessa Marina tedesca. Il relitto è diviso in due tronconi separati di circa 160m tra di loro, la parte prodiera misura all’incirca 25m, mentre quella poppiera è di circa 35m, il corpo centrale della nave è esploso durante l’urto.


IMMERSIONI

Il 3 ottobre 1943 il sottomarino HMS Sickle affiora per silurare il caccia sommergibili tedesco UJ2208. Lancia un siluro che manca l’obiettivo e inizia le manovre di immersione. L’UJ2208 nell’ingaggio a fuoco non colpì il sottomarino inglese in quanto l’operatore di bordo sbagliò a localizzarlo. Il giorno seguente l’UJ2208 è nuovamente sotto il fuoco britannico, ma questa volta è nelle mire del sottomarino HMS P-32 Usurper che aveva dimensioni pari a 58,22 x 4,88 x 4,42m, disponeva di 4 tubi lancia siluri nella parte prodiera e aveva una mitragliatrice sul ponte di coperta. Fu costruito nel 1941 per conto della Royal Navy presso i cantieri gallesi della Vickers Shipbuilding & Engineering Co. Ltd. L’HMS P-32 aveva lasciato Algeri il 24 settembre 1943 con ordine di fare rifornimento presso La Spezia. Il 3 otto-

bre riceve l’ordine di muoversi presso il Golfo di Genova per poi tornare alla base di Algeri il 12 dello stesso mese. Non vi farà mai ritorno. Non è del tutto chiara la dinamica dello scontro, tuttavia l’UJ 2208 rendiconta che in data 4 ottobre 1943 ingaggia uno scontro con un sottomarino nemico. Una fonte cita infatti il sottomarino inglese affondato per via di una mina, un’altra invece lo dà affondato per mano dell’UJ2208 che dagli scivoli di profondità poppieri rilascia 69 bombe di profondità tra le ore 9:56 e le 11:55. L’Usurper britannico, comandato da David Roger Oakeley, affonda nel Golfo di Genova con a bordo il suo equipaggio di 35 uomini. A oggi non è mai stato ritrovato. I registri della Marina militare inglese riportano il sottomarino HMS P-32 Usurper come “scomparso” in data “ottobre 1943”. Il 20 febbraio 1944 alle ore 19:23

l’UJ2208 urta accidentalmente una mina del suo stesso campo minato: morirono 61 soldati dell’equipaggio tedesco. La collisione spezza la nave tedesca in due tronconi che affonderanno in due punti separati tra loro. L’esplosione coinvolge anche il piroscafo italiano SS NINA che si trovava a poca distanza e affonderà su una batimetrica di -115m sull’orlo della scarpata marina. Scendendo sul relitto il primo impatto che si ha con l’UJ2208 è per mezzo del pezzo di artiglieria binato della zona poppiera. Le due canne puntano verso l’alto e arrivano a sfiorare i -90m, il corpo del cannone invece lo si ritrova qualche metro più in basso, ben piantato sulla base circolare rotante che lo contiene. L’immagine che se ne ha,

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IMMERSIONI

purtroppo, è molto parziale a causa dei drappi a strascico che lo rivestono: sembra una sposa all’altare pronta a essere celata. Attraverso ortogonalmente la poppa da sinistra verso destra, seguo la forma circolare del cestello che regge il Flack 38, la struttura è parzialmente collassata sotto il proprio peso e giace ora coricata sullo specchio di poppa. Dopo alcune pinneggiate lungo la murata di dritta, seguendo il profilo del timone arrivo al bulbo, monco, dell’elica. Una sola pala è rimasta coesa con la struttura, le altre si sono distaccate durante l’impatto con il fondo, di cui una giace piantata come un totem a pochi metri di distanza sulla sinistra, ridossata allo scafo. Sorprendentemente sul fondo la visibilità è migliore che altrove. Il fumaiolo, che nella scorsa immersione avevo identificato a fatica, ora si mostra in tutta la sua lunghezza. È coricato parallelo allo scafo a quota -102m, di fianco s’intravedono parti di un paranco anch’esso adagiato nel limo. Mi alzo di qualche metro e come da pianificazione recupero la murata di sinistra. Il bordo è ancora ben definito e non intaccato dalle ostriche. È largo, possente. Torno in direzione poppa per poggiare lo sguardo su ciò che rimane del cassero.

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Nessuna penetrazione è stata pianificata, l’obiettivo giornaliero è arrivare fino alla fine dello scafo per vedere quanto e come è rimasto del ponte di coperta. Proseguo e noto che alcune tubazioni scorrono longitudinalmente allo scafo per poi interrompersi bruscamente. La mina ha colpito con grande intensità sconquassando completamente lo scafo che, a oggi, si presenta come un dedalo di lamiere. Iniziamo l’esplorazione seguendo quelle di sinistra che improvvisamente scartano verso dritta per poi impennarsi verso il cielo di 5/6m. Dopo alcuni minuti trascorsi qui lo spaesamento è forte. Denti di lamiera si ritorcono verso di noi, poi all’improvviso si vede il fondale con una serie di interessanti reperti che varrebbe la pena di approfondire. Ancora qualche pinneggiata e lo scafo prende finalmente una forma più definita. Si scorgono una coppia di bitte ma soprattutto un passaggio interessante che conduce sotto coperta. La tentazione non mi sfiora nemmeno, lo fisso nella memoria per il prossimo incontro. Sono ormai quasi a poppa, un ultimo sguardo al cannone binato e poi è ora di risalire: 25 minuti a -98m è ciò che batte il profondimetro. A -6m uno spettacolare carosello di palamite e ricciolette accompagna tutta la durata della tappa

ossigeno. Qua e là galleggiano squame argentate del pasto di qualcuno.

ANDREA “MURDOCK” ALPINI è istruttore trimix ipossico e advance wreck. Si immerge unicamente in circuito aperto, organizza corsi tecnici e spedizioni su relitti. www.wreckdiving.it MARCO MORI è istruttore tecnico e fotografo subacqueo.



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IMMERSIONI

LA SECCA DI MEZZO CANALE E LA LEGGENDA DI ZANARA di Vincenzo Mattei e Giovanni Laganà per MEGISS Dive Lab (foto di Vincenzo Mattei e Simone Nicolini)

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on l’ingresso in MEGISS Dive Lab di nuovi e qualificati associati abbiamo immaginato un’organizzazione che potrà consentirci di raccontare del Mare Nostrum anche al di fuori dei confini siciliani e calabresi proprio per rendere omaggio ad un Paese – l’Italia – in cui, quasi in ogni Regione, il profumo del mare è essenza vitale.

Per questo motivo, in questa occasione, il nostro viaggio ideale fa dirigere la prua della imbarcazione verso il Tirreno Centrale, puntando le coordinate della Secca di Mezzo Canale o delle Vedove, secondo la leggenda che racconta di diversi pescatori che non ne hanno più fatto ritorno, inghiottiti da questo tratto di mare spesso battuto da forti correnti. Senza alcun dubbio è uno dei siti più interessanti ed emozionanti del Mediterraneo,

al centro tra la costa dell’Argentario e le isole di Giannutri e del Giglio. Ci accompagnano la competenza e l’esperienza di Stefania Mensa (guida ambientale subacquea e prima detentrice del record mondiale di permanenza in acqua nel 2005) e Simone Nicolini (Regional Manager di UTD) di Argentario Divers, il diving che opera a Porto Ercole dagli anni ‘90. Una traversata in gommone di circa tre miglia dalla costa ci separa dalla nostra

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meta: l’isola di Zanara. Già, Zanara… Un amico del Diving, infatti, ci racconta la storia di quest’isola, che compare sulle carte nautiche del XVI e XVII secolo, per poi scomparire, durante il XVIII secolo, da tutti i documenti cartografici successivi, proprio sulle attuali coordinate della secca. Fu Gerardo Mercatore, nel 1589, il primo a segnalare l’esistenza di Zanara: non un semplice scoglio, ma una vera isola con rilievi e dimensioni paragonabili a quelli di Giannutri. L’ipotesi suggestiva è che l’isola si sia misteriosamente inabissata senza lasciare più alcuna traccia di sé, trascinata in fondo al mare da qualche catastrofico evento naturale. In effetti la conformazione del sito è quella di una spina montuosa, che parte dal fondo impostato sulla batimetrica dei 100 metri e sale fino a circa 25 metri dalla superficie, sviluppandosi in direzione nord-ovest/sud-est per circa 500 metri, con pareti ripide fino ai 50 - 60 metri, che si trasformano verso la base fangosa in splendide franate di massi. Zanara diventa per noi la Secca di Mezzo Canale!

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Ci siamo! Quando il motore del gommone è spento la concentrazione è massima e l’emozione per la nostra avventura riempie l’aria di attesa, di aspettativa e anche di controllata euforia. Briefing accurato e puntuale, un ulteriore controllo alle attrezzature già meticolosamente assemblate sul molo del porto,

l’ultimo cenno di assenso e giù. L’immersione è impegnativa, per le profondità che si possono raggiungere e per la possibile presenza di correnti impetuose e a volte proibitive (anche oltre i 3 nodi). Tutto però è scrupolosamente pianificato in base alle nostre capacità, per godere serenamente degli scenari unici che co-


IMMERSIONI

minciamo a scorgere. La corrente è fortunatamente leggera e la discesa nel blu è tranquilla fino al cappello della secca, regno di dentici, barracuda e ricciole che spesso vi si aggirano alla ricerca delle prede più piccole (salpe, castagnole, piccolo pesce azzurro, ecc.). Intorno ai 35 – 40 metri il versante più ricco: un paesaggio dai mille colori, composto da grandi ventagli di gorgonie rosse o gialle e bellissime spugne

incrostanti, tra cui vivono saraghi, scorfani, cernie, murene, aragoste, musdee, anthias rosa, re di triglie e quasi tutta la fauna mediterranea. È proprio qui che prendono la scena, tra guglie e pinnacoli che si alternano a valli, le vere “star” di Mezzo Canale: le stelle gorgoni (Astrospartus mediterraneus), meravigliose e sempre presenti per deliziare i nostri sguardi ammaliati, anche a “grappoli” di diversi esemplari ravvicina-

ti, ancorate alle gorgonie o alle rocce con i loro bracci filiformi e riccioluti, un regalo della natura che le immagini cercano di rappresentare, nell’intento di fornire, anche solo embrionalmente, il fascino completo della realtà. Ma non finisce qui. Oltre i 50 metri (solo per chi è abilitato) sono possibili altri incontri interessantissimi: cernie brune di buona taglia o eleganti pesci San Pietro sospesi fra i rami di corallo nero (Antipathella subpinnata) e falso corallo (Gerardia savaglia), piume di mare (pennatule), aragoste a passeggio, grossi ricci melone o ricci matita posti nelle cavità della roccia. È tempo di risalire cercando, nel blu più cupo e con un po’ di fortuna, pesci luna, tonni e ricciole di grosse dimensioni. Ci attende una buona “deco”, ma il tempo scorre veloce, con gli occhi e il cuore ancora colmi di emozione, la stessa che rimarrà a lungo dentro di noi e darà colore al grigio delle giornate invernali che ci aspettano. Un’esperienza eccezionale, che deve farci riflettere su quanto la natura sviluppa e conserva le sue meraviglie solo dove l’uomo non riesce, con la sua presenza continua, invadente e spesso ignorante, a distruggerla.

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SIDEMOUNT: EVOLUZIONE, MODA O FILOSOFIA? di Roberto Antonini

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i capita spesso, praticando subacquea, di immergermi con amici in configurazione Sidemount. Già dalla vestizione, non manca la battuta spiritosa da parte di qualcuno, nel sottolineare che chi indossa un bibombola faccia parte della preistoria. Un giurassico!!! In un paese restio all’innovazione e molto tradizionalista, mi rendo conto che anch’io sono molto conservatore e legato alla storia visto che amo indossare sempre il mio fido Bibo. Qualche volta, però, sforzi importanti nel raggiungere la riva o la zona pre-immersione, con un carico notevole sulle spalle, hanno generato in me più

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RIFLESSIONI

di un dubbio sulla necessità di ricercare un modo più agevole per affrontare i miei tuffi. Il Sidemount, letteralmente “montaggio laterale”, è un metodo d’immersione diverso da quello classico con il sistema ara posizionato sulla schiena: le due bombole sono situate parallele ai lati del corpo e fissate in due punti con moschettoni od elastici ad un gav privo di piastra molto semplice rispetto a quello tradizionale. Il SM moderno non è più quello degli anni ’60, nato in Inghilterra e denominato, appunto, con il termine di “configurazione all’ inglese” che, nei decenni, si è sviluppata sovente con soluzioni ad hoc e soprattutto “home made” consentendo passi da gigante alla sua evoluzione. Oggi la configurazione è standardizzata in quanto rispecchia le necessità personali e l’utilizzo della specifica immersione. Destinato inizialmente per immersione tecniche, ai giorni nostri, non ci si può più sorprendere se qualche allievo subacqueo, all’inizio del suo percorso, decida di scegliere questa formula per immergersi. La continua ricerca di agevolare la discesa in acqua al fine di essere più idro-dinamici o per rendere ogni tuffo più sicuro, fa di questo metodo di immersione il più semplice all’apparenza, più comodo e ideale per l’utilizzo di 2 bombole. In effetti la facilità di manovra con entrambe le mani sulle rubinetterie dei primi stadi, rende il compito estremamente più facile che non esercitare lo stesso movimento dietro la testa. La velocità di esecuzione nel caso di un problema può garantire una migliore ge-

stione dell’assetto nell’eventuale rottura improvvisa di una guarnizione o dell’erogazione continua di un primo stadio. Anche il trasporto diventa molto più semplice: stivare due bombole singole in auto e trasportarle, camminando, in mano o in spalla, una alla volta fino alla riva da raggiungere, non ha eguali; la possibilità della vestizione all’ultimo istante su un gommone appena ancorato o addirittura in acqua, avendo raggiunto un certo grado di dimestichezza e di esperienza, fissando le bombole alla cima o facendosele passare dall’equipaggio, assicura un enorme vantaggio. Possiamo quindi asserire che il Sidemount possa essere la vera “Evoluzione della specie”? Un dato è certo, se fino a poco tempo fa immergersi con i sidemounters poteva essere una rarità, di questi tempi è sicuramente una costante. Una moda? Anche questo aspetto potrebbe essere considerato, soprattutto col proliferare di video-web subacquei che fanno sembrare questa disciplina così facile e tale che tutti possano “sperimentare” eseguendola nello stesso modo. Purtroppo non è così. Chi si cimenta e decide di iniziare questo percorso deve affidarsi non solo ad un ottimo istruttore, che troverà per l’allievo il giusto settaggio dell’attrezzatura, ma anche ad una persona che fa di questa disciplina una filosofia. Qui passa la differenza, a mio avviso, tra un istruttore ed un maestro. Viviamo un periodo in cui ci sono più istruttori subacquei che allievi. Istruttori tantissimi, maestri pochi. Mi sono ancora più persuaso di quanto af-

fermato, durante e dopo un’immersione fatta a Salò al lido delle Tavine in compagnia di tanti amici sidemounters ed insieme ad uno degli esponenti di spicco di questa disciplina: Nicola Ferroni. Nel corso di una bellissima immersione, lo seguiamo, rapiti dall’eleganza e dalla linea che esprime Nicola in questa configurazione. Tutto fa pensare che nulla sia lasciato al caso; tempo e sudore fino ad arrivare alla sua completa realizzazione, sacrificio e passione si percepiscono guardandolo lì a mezz’acqua pulito in ogni movimento ad ogni profondità ed in ogni situazione. “E’ questo che dovrebbe servire da sprone ai meno bravi: migliorarsi di volta in volta” mi dico. Mentre raggiungiamo il fondo seguendo un fettucciato sagacemente posizionato a profondità progressive: Madonnina, barca a vela, tubone, campanella, fino al relitto Berardi, osserviamo Nicola sott’acqua. Si notano subito le bombole perfettamente ubicate, sempre parallele al corpo, sia all’inizio che alla fine del tuffo e quando, verso la fine, tendono ad assumere una posizione obliqua rispetto alla linea orizzontale del subacqueo. La domanda immediata che mi pongo è: “Quanti possono arrivare a questa eccellenza”? Avendo la possibilità di interloquire e scambiare qualche opinione in merito con Ferroni, persona disponibile con tutti e molto preparata, emerge che, come in tutte le discipline e in ogni campo sia lavorativo che sportivo, ciò che fa la differenza è la perseveranza, la passione, la serietà e la cura dei dettagli per raggiungere l’obiettivo prefissato a scapito, purtroppo, ma necessario, del tempo da passare con gli amici e in famiglia. La cosa più importante è andare in acqua più volte la settimana e in tutte le stagioni. Il SM, è assodato, non può essere una configurazione per subacquei estivi o vacanzieri. Per raggiungere buoni risultati, ci vogliono anni di assidua frequentazione “macinando” immersioni, seguiti e corretti da persone competenti. Paradossalmente la configurazione SM è la più semplice per andare in acqua, ma non la più facile da gestire. Anche in ambito tecnico risulta difficile l’impiego di più bombole. Per obiettivi molto profondi meglio non complicarsi troppo la vita, prediligendo per chi non volesse tornare al metodo primordiale di un bibombola, quello futuristico di un sistema rebreather in sidemount.

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MY SHOT 2018 – I VINCITORI

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YSHOT, il concorso fotografico organizzato da Zero Pixel, si è chiuso nella edizione 2018 con centinaia di partecipanti che si aggiungono agli oltre 5.000 partecipanti nelle edizioni precedenti. Sono state presentate foto di altissima qualità, in certi casi il lavoro della giuria non è stato semplice. Questa edizione 2018 ha posto l’attenzione sui problemi di inquinamento per valorizzare il ruolo dei sub ed in particolare dei fotografi subacquei come ambasciatori del benessere del pianeta sommerso. La Giuria è stata composta da Marco Daturi, Cristian Umili, Francesco Turano, Massimo Boyer, Pietro Formis, Mauro Francesconi e Luca Coltri.

Gli sponsor di MyShot sono:

Vi presentiamo le foto premiate, ricordandovi che le potete visionare anche su www.scubaportal.it dove sono visionabili anche i video.

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FOTO/VIDEO SUB CATEGORIA - COMPATTA AMBIENTE

1° classificato - Marco Lausdei 2° classificato - Andrea Falcomatà 3° classificato - Everi Guidi

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CATEGORIA - COMPATTA MACRO

1° classificato - Stefano Cerbai 2° classificato - Andrea Michelutti 3° classificato - Marco Fantin

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FOTO/VIDEO SUB CATEGORIA - REFLEX AMBIENTE

1° classificato - Alessandro Giannaccini 2° classificato - Flavio Vitiello 3° classificato - Alessandro Buzzichelli

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CATEGORIA - REFLEX MACRO

1° classificato - Claudio Zori 2° classificato - Andrea Pescarolo 3° classificato - Lorenzo Terraneo

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FOTO/VIDEO SUB CATEGORIA - RAJA AMPAT

1° classificato - Claudio Zori

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I MONITOR DI EASYDIVE di Luca Coltri

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asydive, azienda italiana leader nel settore delle custodie subacquee universali e non solo, apre il 2019 con una grossa novità, i Monitor esterni per le custodie Leo ! Non rilassatevi però, Fabio Benvenuti, promette ancora tante sorprese, continuate a seguirlo sulle pagine social e sul sito.

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Il Monitor esterno per riprese subacquee lo considero un fondamentale accessorio per chi fa riprese subacquee utilizzando DSLR o Mirrorless. Tanti penseranno che essendoci già un display sulle macchine fotografiche, il monitor esterno sia superfluo, ma io vi posso assicurare che avere un monitor esterno orientabile fa la differenza mentre fate riprese.

PERCHÉ È IMPORTANTE IL MONITOR ESTERNO? Le macchine fotografiche sono state progettate per fare foto e la posizione da tenere, rispetto a chi fa video è molto diversa. La fotografia è statica e vi concentra per qualche istante, la video ripresa è movimento e per poter rendere qualitativo


FOTO/VIDEO SUB il vostro filmato per tutta la durata della scena bisogna tenere molte cose sotto controllo. Mentre sto riprendendo devo: tenere l’assetto, controllare gli strumenti, guardare il compagno, riprendere, mantenere una buona inquadratura, utilizzare al meglio le luci. Questi sono i motivi per cui reputo fondamentale il monitor esterno. Easydive ha puntato su affidabilità e funzionalità e in mancanza di uno standard unico per la gestione dei segnali video in uscita ha dovuto creare due monitor distinti.

› MONITOR BLACK MAGIC È compatibile con le DSLR Canon, le mirrorless Canon e le mirrorless GH4/ GH5 Panasonic. Lo si può montare sulle custodie: Leo3, Leo3 plus, Leo Wi.

› MONITOR SMART VISION È compatibile con le mirrorless Sony. Lo si può montare sulle custodie: Leo3, Leo Wi.

PRIMO SGUARDO AL BLACK MAGIC Come voi sapete sono un “Canonista” e quindi questo primo articolo sarà incentrato sul monitor dedicato a Canon/ Panasonic ma a breve avrò modo di usare anche la Sony Alpha 7M3 e non mancherà un articolo dedicato a lei! La custodia del monitor è in alluminio, l’apertura è sul fronte, il sistema a cerniera la chiusura con sicura e il doppio o-ring rendono il tutto molto affidabile. Sul fronte un ampio plexiglas e il paraluce assicurano una buona visuale, vi sono poi due fori filettati da entrambi i lati per il posizionamento della sfera che vi permetterà di scegliere la migliore posizione in base alle vostre esigenze ed infine un tasto di accensione e spegnimento. Al suo interno si trova il monitor Blackmagic Video Assist, un ottimo accessorio da utilizzare anche per riprese esterne, avete un sacco di funzioni da poter impostare utilizzando il menù come: peaking, zebra, linee guida e tanto altro. Il monitor viene fornito senza le batterie, ospita 2 canon LP-E6 o compatibili, io ho fatto diverse prove e vi consiglio di acquistare delle batterie da 7.2 volt a 2040 mAh Li-ion, è vero che potete spegnere il monitor quando volete ma come ben sapete, l’autonomia non basta mai ! Il cavo con innesto rapido porta un segnale al monitor in SDI, questo è possi-

bile grazie a un convertitore di segnale che Easydive posiziona all’interno della custodia. Ho fatto diverse prove e non mi manca la risoluzione 4K mentre sono sott’acqua, il monitor mi serve per tenere una buona inquadratura e verificare in tempo reale la copertura luminosa. All’interno della custodia, oltre alle classiche connessioni per la pulsantiera e lo scatto, come anticipatovi, trovate la scheda di conversione del segnale alla quale verrà collegato un cavo HDMI, una volta collegato dovete abilitare sulla macchina fotografica il monitor esterno con dati e a questo punto sarete pronti.

Il monitor in acqua non è neutro, andrà ad appesantire la vostra custodia ed essendo staccato dal corpo tenderà a sbilanciare il sistema, io ho risolto con dei bracci galleggianti di Carbonarm e ho poi appesantito l’aletta del Doom con dei piombi tipo pesca, in questo modo ho riportato la mia custodia in assetto ! Si conclude questo primo sguardo sui nuovi monitor, presto un video della prova in mare, restate connessi !!!

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LE NUOVE CUSTODIE

SEA&SEA

PER LE MIRRORLESS di Pino Tessera

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EA&SEA si rilancia sul mercato delle custodie professionali con una nuova linea per le fotocamere “MIRRORLESS” Proseguendo l’alta qualità, utilizzando le migliori tecnologie e i materiali più idonei, SEA&SEA presenta tre nuove custodie per mirrorless “full frame”: • MDX-Z7 per Nikon Z7 e Z6 • MDX-R per Canon EOS R • MDX-α7lIl per Sony α7Ill e a7RIII

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Caratteristiche comuni alle tre custodie, oltre la cura maniacale nei dettagli e la facilità con cui tutti i comandi sono sotto controllo grazie all’accurato studio ergonomico, sono lo sviluppo tecnologico del TTL Converter dedicato al firmware specifico di ogni fotocamera. Infatti ogni custodia può utilizzare un TTL Converter dedicato per utilizzare al meglio i flash esterni sia in modo manuale che in modo TTL, regolando finemente la quantità di luce necessaria per una corretta illuminazione per gli effetti desiderati. Il TTL Converter può utilizzare anche due flash diversi regolando la potenza di ciascuno. Le custodie sono altresì dotate di connettore a 2 Pin per collegare tutti i flash con cavo synchro tipo N. In questo caso il controllo dei flash è solo manuale. Con un cavo doppio è possibile utilizzare anche due flash. Il comando Focus/Zoom delle custodie per le Nikon Z7/Z6 e per la Canon R ha due ghiere una per i tradizionali obbiettivi della serie F con adattatore FTZ (Nikon) e EF (Canon) e l’altro per i nuovi obbiettivi dedicati Z (Nikon) e RF (Canon). Il pannello di controllo superiore della fotocamera è visibile attraverso l’apposita finestrella. Aumentando la luminosità del pannello di controllo superiore della fotocamera, la visibilità migliora notevolmente.

Numerose altre caratteristiche e soluzioni tecniche le rendono le più avanzate nella loro categorie: ■■ Tutti i comandi sono equipaggiati di stickers luminosi per renderli visibili in condizioni di luce scarsa. ■■ La ghiera per il controllo delle diottrie è posta all’esterno della custodia in modo che due persone diverse possano utilizzarla nella stessa immersione. ■■ Quando si estrae verso l’esterno il comando della ghiera di messa a fuoco / zoom, il dispositivo all’interno delle custodie si sposta verso l’esterno consentendo di montare facilmente obiettivi di grande diametro. ■■ Tutti i comandi/selettori sono dotati di ammortizzatori a molla per fornire un funzionamento sicuro. ■■ Innesto per due cavi a fibra ottica ■■ Tutte le funzioni della fotocamera possono essere usate sott’acqua.

■■ Gli oblò e gli obiettivi possono essere sostituiti senza dover aprire le custodie. ■■ Il pulsante di rilascio dell’obiettivo sulla fotocamera è accessibile dall’esterno delle custodie. ■■ Equipaggiate con due diodi di zinco consumabili per evitare elettrolisi ■■ Il foro per il cavalletto è posto al centro sotto le custodie.. ■■ La profondità di esercizio di 100 metri le rendono ideali anche per le immersioni tecniche ■■ Fornite con un mirino magnificatore standard 0,5x. è disponibile anche un mirino magnificatore 0,8x opzionale) ideale nelle riprese macro. ■■ Possono montare il nuovo mirino angolare VF45 e quello lineare VF180. Con questi mirini si verifica una leggera vignettatura agli angoli del mirino della fotocamera. Le custodie utilizzano tutti gli oblò e gli ingranaggi per le custodie reflex della serie MDX.

Distrubuite da www.attrezzaturafotosub.com Per ulteriori informazioni contattare: pinotessera@alice.it info@attrezzaturafotosub.com

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FISH FACE di Claudio Ziraldo (Ricerca Tassonomica di Alessandro Ziraldo)

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a Fotografia di ritratto è la ripresa di una persona o un gruppo di persone realizzata al fine di visualizzane l’espressione, la personalità e l’umore. Il centro di interesse della fotografia ritrattistica è di solito il volto della persona stessa, anche se in taluni casi diventano parte dello scatto anche lo sfondo ed il corpo del soggetto. Per i ritratti di pesci valgono praticamente le medesime regole, naturalmente con tutte le limitazioni e le difficoltà che comporta essere in acqua ed avere a che fare con soggetti che difficilmente collaborano. Per anni chi come me proviene dalla generazione di utilizzatori di fotocamere del gruppo Nikonos – www.nicovandijk.net/nikonos.htm, salvo in rari casi, come nella foto di apertura “Acanthurus leucosternon”, ripreso di notte con Nikonos III – Obiettivo 80 mm. e Complesso Macro Nikonos; per anni la realizzazione del ritratto di un pesce è stato un sogno e, solo in pochi casi ed in particolare di notte, si poteva sperare in qualche raro risultato. Infatti avevamo a disposizione, per effettuare riprese macro: tubi di prolunga, lenti addizionali ed il famoso Complesso Macro Nikonos, un sistema ottico di alta qualità; ma tutti questi accessori necessitavano di una astina distanziatrice e di un inquadratore terminale, che forniva la dimensione dell’area di ripresa. Per soggetti sessili pochi problemi, ma riprendere un pesce avvicinando un riquadro metallico a pochi millimetri, non era certo una impresa semplice. Con l’avvento delle fotocamere reflex scafandrate e poi delle digitali, i sogni sono potuti diventare realtà; anche se comunque ottenere apprezzabili risultati non è mai troppo semplice o scontato. Fatte queste premesse, occorre dire che, in particolare di giorno, è preferibile rivolgere la nostra attenzione a pesci dotati di poca mobilità come Antennaridi, Scorpredini, ecc… Nelle due foto qui acanto sono riprese con 60 mm macro (1 flash) due diverse specie di Frog Fish. Anche nel caso dei pesci (come per le persone) per quanto possibile, si deve cercare di metterne in evidenza l’espressione, eventuali atteggiamenti particolari, l’umore ecc… infatti quando vengono disturbati alcuni animali marini subiscono variazioni cromatiche del mantello; al riguardo non possiamo dimenticare le reazioni dei cefalopodi. In alcuni casi si tratterà di vere e proprie espressioni comportamentali (es. mutazioni cromatiche da irritazione), in altri casi semplicemente del normale atteggiamento di un soggetto e, infine, potremo essere noi, attraverso semplici artifici fotografici, a creare situazioni interessanti. Veniamo alla foto del primo frog fish: Antennarius commersonii il più grande della famiglia; mi aveva colpito l’espressione imbronciata che ho cercato di rappresentare nella foto e mi pare di essere riuscito nell’intento. Nella foto del secondo frog fish, Antennarius pictus ho “letto” una sorta di espressione di meraviglia, che certo non è reale ma che, a mio avviso, traspare guardando la foto.

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È anche importate acquisire la capacità di vedere e pensare situazioni inusuali come, nel caso specifico, la “maschera” del pesce pietra, Synanceia verrucosa; (foto a destra, in alto - 105 mm macro, 1 flash) intrepretando in modo insolito la ripresa di un determinato soggetto, per ottenere immagini particolari e fuori dai soliti schemi. I pesci pappagallo, che di notte dormono negli anfratti del reef, sono i soggetti che offrono le maggiori opportunità di mettere a pagliolo dei veri e propri “ritratti d’autore”. Nel nostro caso si tratta di un esemplare della specie Scarus rubroviolaceus (foto a destra, al centro - 60 mm macro, 1 flash), ma ci sono molte altre specie con mantelli dai colori sgargianti e diversi tra loro; davvero un universo di opportunità. Occorre tenere però presente che bisogna immergersi nell’orario adatto, infatti se si va troppo presto sono ancora svegli e l’avvicinamento è alquanto arduo. Per contro se si va in acqua troppo tardi troveremo i pesci pappagallo avvolti totalmente o in parte in una sorta di “bozzolo” che funziona come un sistema di allarme e, se si tocca inavvertitamente anche soltanto un filamento, se la danno immediatamente a… pinne! Oltre agli scaridi, veri e propri “attori” della notte, molti altri pesci, raramente fotografabili di giorno, riposano nel reef e quindi, mentre dormono, abbiamo l’opportunità di realizzare buoni scatti. Il pesce lima arlecchino Oxymonacanthus longirostris (foto accanto, in basso - 60 mm macro, 1 flash) di giorno è davvero un soggetto ostico, lo si trova in genere in acque basse, quasi sempre in coppia, dove si muove in continuazione stando spesso in posizione verticale. Questo pesce ha una particolarità: si avvale di un mimetismo “odorifero”. Si nutre dei polipi dei coralli Acropora e, in tal modo, finisce per odorare in maniera molto simile al suo cibo, confondendo i predatori che hanno difficoltà a distinguerlo dall’habitat corallino circostante. Naso brevirostris (pagina accanto, foto in alto - 60 mm. macro – 1 flash), della famiglia degli Acanturidi, di giorno frequenta in branchi molto spesso numerosi, le acque libere intorno alle punte dei reef e, realizzarne un ritratto è praticamente impossibile ma, quando si trova “tra le braccia di Morfeo”, può diventare una preda facile.

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La murena dagli occhi bianchi Siderea thyrsoidea (foto a destra - 60 mm macro, 2 flash) è un pesce abbastanza collaborativo anche di giorno e realizzarne qualche buon ritratto non risulta particolarmente difficile. Nel caso specifico impiegando tempi e diaframmi adeguati è stata ridotta la profondità di campo per ottenere una immagine un po’ particolare dove il corpo, fuori fuoco, fa da sfondo alla foto. Dulcis in fundo, sempre di giorno, un ultimo scatto di un Frog Fish della specie Antennarius maculatus (foto in basso - 60 mm macro, 2 flash). Scegliendo una inquadratura con un taglio un po’ inusuale e fuori dagli schemi ne è uscita una vera e propria “maschera di carnevale”. Claudio Ziraldo usa attrezzature SEA&SEA www.attrezzaturafotosub.com

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TACCUINI IMPERMEABILI ATLAUA

COMUNICARE DURANTE LE IMMERSIONI NON È MAI STATO COSÌ FACILE di Emanuele Aini

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l marchio Atlaua è una delle novità dell’estate 2019, un brand italiano con base in Sardegna che ha creato una linea di articoli di cartoleria pensati per gli sport estremi, le attività outdoor e tutto il mondo del diving. Tutti i prodotti Atlaua sono infatti completamente impermeabili e ultra resistenti, permettendo così ai loro utilizzatori di scrivere senza difficoltà e con qualunque matita sulle pagine bagnate, in ambienti umidi e direttamente sott’acqua all’occorrenza. Linee di Quaderni, Taccuini e Block notes compongono l’attuale proposta del giovane brand sardo che ha esordito sul mercato nell’estate 2018, suscitando da subito tanta curiosi-

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tà tra gli addetti ai lavori. Diversi diving center hanno testato i prodotti, nelle immersioni esplorative risultano essere un supporto comodo per disegnare e annotare percorsi da segnalare successivamente ad altri sub, mentre durante i corsi sono stati utilizzati per comunicare in maniera immediata con principianti alle prime armi, segnando senza difficoltà gli esercizi da ripetere durante l’uscita, azione che risultava più scomoda con le classiche lavagne di plastica a cui spesso l’istruttore è costretto a rinunciare per motivi di ingombro e poca praticità. La maneggevolezza è stata la caratteristica più apprezzata dai sub, le dimensioni ridotte infatti (cm 10 x 15) fanno sì che i taccuini


ATTREZZATURA

siano facilmente adattabili ad ogni tipo di tasca del Gav, inoltre essendo dotati di pratico moschettone e matita incorporata possono essere agganciati alla muta lasciando le mani libere. Atlaua ha riscosso successo non solo tra i professionisti, tanti gli appassionati che hanno trovato in questi taccuini innovativi un articolo da regalo originale da acquistare come ricordo di un viaggio all’insegna delle immersioni. Tutti i prodotti Atlaua sono realizzati artigianalmente in Sardegna, i fogli sono stampati su una innovativa carta di pietra, ricavata dagli scarti delle cave e composta per il 97% da carbonato di calcio. I vantaggi dati dall’utilizzo di questa particolare carta sono molteplici, il principale è senza dubbio l’assoluta impermeabilità, alla quale si unisce una maggiore elasticità e resistenza agli strappi rispetto alla carta tradizionale. Nei confronti di quest’ultima vanta anche un impatto ambientale molto minore, non contenendo cellulosa, per la sua creazione non viene abbattuto neanche un albero contribuendo così a ridurre la piaga della deforestazione, inoltre il suo ciclo produttivo prevede un basso consumo d’acqua e comporta una riduzione del 65% di emissioni di CO2 nell’atmosfera. Tutte queste peculiarità rendono la carta di pietra più ecologica anche della carta riciclata e se lasciata esposta ad agenti atmosferici è fotodegradabile in 12 mesi. Il rivestimento dei taccuini è costituito da morbido neoprene Sheico bifoderato da 2 mm il quale consente al prodotto di galleggiare senza difficoltà e gli dona una estrema malleabilità. Le collezioni Atlaua sono disponibili sul sito ufficiale del marchio www.atlaua.it e sono declinate su due colori (nero e blu) e diversi temi interni (pagina bianca, righe orizzontali, quadretti…), già attivo anche il servizio dedicato alle aziende e ai rivenditori con possibilità di personalizzazione completa del prodotto con scelta di colori, formati e temi diversi rispetto a quelli presenti a catalogo.

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GAV INTEGRATO SCORPION CRESSI,

TESTATO SUL CAMPO di Alessio Tenenti

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nni di ricerche e migliorie nel campo degli equilibratori subacquei si riassumono per Cressi con il nuovissimo Scorpion, caratterizzato in particolare da un rivoluzionario sistema di zavorra integrata. Nei classici gav ricreativi, le tasche di zavorra a sgancio rapido sono generalmente posizionate ai fianchi del subacqueo, unite alle tasche portaoggetti, internamente o esternamente ad esse che siano, ed orientate sulla loro stessa linea. Spesso questo fa sì che i piombi inseriti all’interno riducano lo spazio disponibile nelle tasche portaoggetti; inoltre, essendo sviluppate una a ridosso dell’altra, a volte una limita l’accessibilità all’altra, e soprattutto causano un ingombro laterale, ai fianchi del subacqueo, che aumenta proporzionalmente al gonfiaggio del gav. Il neo brevettato Sistema di zavorra Cressi LAS (Lock Aid System) 2.0 montato sullo Scorpion, prevede invece che le tasche portazavorra siano completamente separate da quelle portaoggetti, posizionate dietro di queste, ed orientate verticalmente in linea con la bombola; in tal modo le

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tasche di zavorra a sgancio rapido risultano perfettamente integrate nel profilo del gav e, data la posizione, fungono al contempo da trim pockets, per agevolare l’assetto del subacqueo. Le tasche portaoggetti, di conseguenza, come elemento a sé stante, sono di facile accesso, non affatto ingombranti, e la loro capienza non può essere condizionata dai pesi inseriti nelle tasche di zavorra. A mio avviso la vera chicca di questo sistema di zavorra risiede nel design pensato per ovviare alla perdita accidentale delle tasche, studiate con un sistema brevettato di ancoraggio con “effetto molla”, che consente un certo gioco alla maniglia, il che impedisce alle tasche di sganciarsi indesideratamente, anche qualora questa si dovesse agganciare per sbaglio a qualcosa: l’unico modo per sfilarle, è dunque esercitare una forza decisa e continua verso il basso, che solo il braccio del subacqueo può produrre. Da notare che tale movimento risulta comunque facile al sub in immersione, permettendo un semplice rilascio della zavorra in caso di emergenza. Si tratta di un dettaglio che non è così scontato in altri dispositivi che ho avuto occasione di provare o vedere,

proposti con un sistema di zavorra a prova di perdita accidentale, generalmente garantita da meccanismi piuttosto complessi da rilasciare in velocità qualora si presentati un’emergenza. Se in passato la mia esperienza personale mi aveva portato a guardare con scetticismo le tasche di zavorra integrata - in quante immersioni mi è capitato di trovarne di perse da altri subacquei! - ora con piacere ho accolto il Cressi Scorpion che è riuscito a risolvere questo sensibile problema. Preciso che ho sperimentato, come rovescio della medaglia, che le tasche potrebbero risultare piuttosto difficili da agganciare una volta che il jacket è indossato, di conseguenza il mio consiglio è di inserirle prima di mettersi in spalla il gruppo ARA, o eventualmente farsi aiutare da un compagno. Ma senza dubbio, mettendo il tutto sul piatto della bilancia, preferisco sicuramente indossare un dispositivo che mi garantisca di non perdere le tasche in immersione! Lo Scoprion è un gav a volume posteriore: il sacco è realizzato in nylon 420D combinato ad altri 3 tessuti, che ne evitano il deperimento e scolorimento; è caratterizzato da una forma idrodinamica concepita per espandersi verso l’esterno dell’area


ATTREZZATURA Il sistema di gonfiaggio/sgonfiaggio risulta estremamente ergonomico: pulsante di scarico con gioco ampio, che permette un utilizzo sensibile, sigillato da una guarnizione in silicone per evitare l’azione bloccante di eventuali granelli di sabbia, e pulsante di carico integrato nel profilo per evitare di azionarlo accidentalmente qualora si tirasse il corrugato per sgonfiare. La nuova valvola di scarico superiore è a basso profilo e con valvola di non ritorno che impedisce l’ingresso indesiderato di acqua. La struttura pieghevole molto utile per lo stivaggio e la robustezza dei materiali uniti ad un peso contenuto di 2,45 Kg (taglia M), rendono lo Scorpion un modello indicato per chi ama viaggiare ma non vuole rinunciare ad un gav di alte prestazioni.

dorsale e attorno alla bombola, senza fuoriuscire dal profilo del subacqueo. Grazie al sistema di imbracatura indipendente dal sacco, non si avvertirà dunque alcuna oppressione della zona toracica, ascellare o addominale al gonfiaggio del sacco. Questa imbracatura è stata realizzata con un materiale a celle chiuse che assicura un galleggiamento neutro nonostante la confortevole imbottitura, inoltre evita l’accumulo di acqua permettendo una rapida asciugatura. Le cuciture interne evitano qualsiasi sfregamento o attrito con la muta, rendendo il gav confortevole addirittura qualora dovesse essere indossato “a pelle”. Le cinghie con ancoraggio ascellare e la possibilità di spostare la clip pettorale a tre altezze differenti, lo rendono un modello unisex.

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SEAC MODULAR ®

di Omar Scialpi

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EAC® Modular è il nuovo jacket a sacco posteriore di SEAC® pensato per il diver più esigente che cerca un GAV modulabile che lo possa accompagnare durante le diverse esperienze subacquee. La sua robusta imbragatura con anima in acciaio nello schienalino morbido è la base da cui iniziare per personalizzare il proprio SEAC® Modular. Il subacqueo può poi aggiungere e sostituire le diverse parti del jacket in totale autonomia. Su misura in autonomia: ogni singola parte del jacket SEAC® Modular è intercambiabile. Velocemente e con sempli-

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cità è possibile regolare la struttura del GAV e trovare l’assetto perfetto in ogni condizione. Attacchi standard: lo schienalino del jacket SEAC® Modular può ospitare sacchi e schienalini differenti, grazie agli occhielli con passo standard per il fissaggio con cinghie e bulloneria. La sua imbottitura evita il fastidio dei serraggi a contatto con la schiena. Comodo in viaggio: SEAC® Modular è il jacket che entra comodamente in valigia, ideale per le vacanze subacquee. Si smonta velocemente, occupa poco spazio e pesa solo 3 kg, così è possibile utilizzare il proprio GAV, settato su misura, anche in viaggio.

Dotazione base: la dotazione base di SEAC® Modular comprende: imbragatura con spallacci rimovibili e schienalino morbido con anima in acciaio removibile, bi-sacco anulare da 13.5 litri, 2 tasche con sgancio rapido della zavorra, D-ring e fibbia ventrale in alluminio anodizzato. L’imbragatura del jacket SEAC® Modular può ospitare sacchi e schienalini differenti, grazie agli occhielli con passo standard per il loro assemblaggio.


ATTREZZATURA SPECIFICHE TECNICHE SEAC® MODULAR IMBRAGATURA •

Tessuto Cordura 1000 denari e Mesh 3D.

Spallacci con sistema di aggancio Frame to Back.

D-ring e fibbia ventrale in alluminio anodizzato.

2 tasche trim pocket per zavorra fino a 2 kg con

flap in velcro per lo sgancio rapido. Cinghia sottocavallo rimovibile. SACCO

Sacco anulare in tessuto Cordura 1000 denari.

Camera d’aria in poliuretano da 400 micron.

Inflator a pistone.

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SHARKNET,

UN INNOVATIVO STRUMENTO DI SICUREZZA ED ALLENAMENTO di Maurizio Banfi

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n un settore in cui l’innovazione si misura spesso nel continuo perfezionamento di attrezzatture dalla funzionalità già da tempo affermata, una startup di PoliHub (l’incubatore di impresa del Politecnico di Milano) ha introdotto uno strumento di nuova concezione, che porta una ventata di novità nelle attività e negli sport subacquei. L’obiettivo del team che ha sviluppato SHARKNET era quello di creare uno stru-

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mento che potesse aumentare la sicurezza delle attività subacquee e, al contempo, essere anche un utile ausilio per il monitoraggio delle immersioni da parte di sub ed apneisti. Inoltre, per quanto tecnologico, lo strumento non doveva interferire in alcun modo con le attività che tutti noi siamo abituati a svolgere sott’acqua: in superficie siamo ormai “connessi” con ogni sorta di tecnologia ma quando ci immergiamo uno dei piaceri è quello di

“scollegarsi” e rimanere a tu per tu con la natura. Per questo motivo, SHARKNET deve semplicemente essere indossato prima dell’immersione: l’utente può poi dimenticarsene e lo strumento svolge in piena autonomia le sue funzioni. Esploriamo dunque cosa fa. Quando il sub è ancora a terra, presso il Diving Center, SHARKNET emette un segnale che è captato dagli smartphone su cui è stata caricata la sua

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ATTREZZATURA e la sua posizione viene rappresentata su una foto satellitare nella App del barcaiolo, insieme ad una freccia con rotta e distanza per andare a recuperarlo. Se il sub è invece ancora in immersione, il suo dispositivo risponderà al momento della riemersione. La funzionalità di “richiesta di posizione” può essere impiegata non solo dal barcaiolo, ma da chiunque conosca il codice (segreto, per evidenti questioni di privacy) del dispositivo del sub. Per esempio: compagni di immersione, famigliari preoccupati, etc. SHARKNET può essere adoperato anche dallo stesso sub/apneista che si smarrisce o sia in difficoltà: in questi casi, se in superficie, l’utente deve semplicemente dare una doppia pacca al suo SHARKNET. Il dispositivo inizierà a lampeggiare e trasmetterà un allarme con la propria posizione al barcaiolo e a tutti gli altri contatti di emergenza precedentemente impostati dall’utente. Se l’emergenza dovesse verificarsi sott’acqua, dopo la doppia pacca il dispositivo dovrà essere mandato in superficie con la boa di emergenza. Oltre al caso d’uso descritto, una categoria di utenti che potrebbe trarre particolare vantaggio dalla possibilità di SHARKNET di trasmettere segnali di allarme è quella dei pescatori subacquei che, spinti dal mare, da piccoli incidenti o anche solo da avarie alla propria bar-

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App (scaricabile gratuitamente da Apple Store o da Android Google Play). Con la App il gestore del Diving crea con un click una lista di imbarco: quando i sub sono in barca, diretti verso il luogo di immersione, la stessa App (ora sul telefono del barcaiolo) controlla continuamente la presenza di tutti i partecipanti. Quando ogni sub si immerge, il suo nome viene evidenziato in rosso; alla sua riemersione e ritorno in barca, il nome torna ad essere verde. Questo semplice controllo di presenza garantisce al barcaiolo di non

lasciare indietro nessuno: un’eventualità non così rara nei Diving o nei siti di immersione più affollati, dove magari una barca raccoglie erroneamente altri sub e smarrisce i propri (a molti di noi è purtroppo già capitato di temere una situazione del genere). E se un nome rimane evidenziato in rosso ed il sub risulta quindi mancante? Sempre con la App, il barcaiolo può mandare una richiesta di posizione al dispositivo SHARKNET del sub: se già in superficie, il dispositivo risponde subito

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ATTREZZATURA

ca, si trovino impossibilitati a raggiungere il punto di approdo previsto. SHARKNET chiaramente non è una misura di sicurezza idonea contro il rischio di sincope e di molti altri eventi drammatici che possono accadere in mare: il dispositivo non può in nessun modo sostituire tutte le norme di sicurezza e buon senso che ci hanno insegnato sin dalla nostra prima lezione di sub, a partire dalla necessità di immergersi in coppia e di non eccedere i nostri limiti personali. SHARKNET rappresenta in ogni caso un’utile misura di sicurezza aggiuntiva, a disposizione dei Diving più attenti e di chiunque si immerga e può fare la differenza in un ampio ventaglio di situazioni sfortunate. Lasciando ora da parte gli eventi sfortunati, gli inventori di SHARKNET hanno voluto in ogni caso dotare lo strumento di funzionalità utili anche per tutte le immersioni che si concludono felicemente (quasi tutte!). SHARKNET infatti registra (come un Dive Computer) il profilo di profondità di ogni immersione ma, a differenza di un normale computer, lo trasmette automaticamente alla App dell’utente, che si ritrova tutte le

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immersioni rappresentate su una carta geografica ed elencate in un logbook elettronico sempre aggiornato, senza che sia richiesta alcuna azione da parte nostra. Facendo click su ogni immersione, se ne apre il dettaglio ed il profilo di profondità. Se l’immersione è registrata quale svolta in apnea, l’utente potrà visualizzare sul proprio smartphone o tablet il profilo di ogni singolo tuffo ed analizzarne tutti i parametri, inclusi la velocità istantanea di discesa e risalita. Per realizzare questi strumenti di analisi e rendere lo strumento un utile ausilio all’allenamento in apnea, il team di SHARKNET si è avvalso dell’esperienza e dei consigli di Marco Mardollo, cofondatore di Apnea Academy e direttore di vasca di Y-40. Se invece l’immersione è registrata quale ARA, è sempre possibile visualizzarne il profilo di profondità, ma l’esperienza dell’utente è più “social”, in quanto i nomi degli altri partecipanti alla stessa immersione (ed i link al loro profilo SHARKNET, se pubblico) vengono automaticamente inclusi fra i dettagli dell’immersione. La pagina “Social” della App consente inoltre di fare ricerche per area geografica

di immersione, genere, età e brevetti e, eventualmente, mettersi in contatto con altri sub e scambiarsi informazioni ed opinioni.


Imbarcatevi per un’affascinante odissea nell’Oceano Indiano

Foto Giuliano Vercelli

Crociere classiche e nel sud estremo

delle Maldive

Foto Luigi Carta

Visita il nuovo sito web www.macanamaldives.com Per informazioni e prenotazioni info@macanamaldives.com - 0573.1941980

www.scubazone.itOCEANO83INDIANO CROCIERE E TOUR DIVING E SNORKELING: MALDIVE, SEYCHELLES, SRI LANKA, MADAGASCAR,


IL COMPUTER I770R TESTATO PER VOI di Massimo Boyer

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qua Lung ha da poco fatto uscire questo nuovo computer, e noi di Scubazone lo proviamo per voi. Apro la scatola che contiene oltre all’interfaccia USB, il cinturino NATO e un Bungee kit, la protezione per lo schermo e una ricca manualistica. Accendo, e mi colpisce subito il display a colori, davvero molto chiaro e leggibile in qualsiasi condizione di luminosità ambiente, anche per chi sta ormai spe-

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rimentando un calo della vista dovuto all’età che avanza... L’uso dei pulsanti mi sembra da subito molto intuitivo, tutte le funzioni si richiamano con 2 pulsanti di navigazione, nella parte inferiore e un pulsante “Seleziona” strategicamente posizionato nell’angolo in alto a destra. Dall’inizio non ho avuto problemi a memorizzarne la posizione e a ritrovarli, nemmeno indossando i guanti. Tra le funzioni apprezzo la presenza di una bussola con compensazione com-

pleta di inclinazione sui tre assi, anche questa molto chiara e di uso immediato. Una barra di direzione opzionale può essere inserita sulla schermata principale utilizzando un pulsante, e anche visivamente diventa una vera bussola, come quelle magnetiche che, da nativo analogico, sono abituato a usare. Per me è una novità la connettività wireless Bluetooth. Scarico sul tablet (Android, ma è disponibile anche la versione iOS) la app gratuita Diverlog+ con la quale, senza fili, posso controllare a


ATTREZZATURA distanza tutte le impostazioni di i770R, scaricare le immersioni, visualizzare dati di registro e profilo, aggiungere posizioni, condividere i propri ricordi, statistiche, foto e sito di immersione sui social media. La batteria è una comoda ricaricabile al Litio, il cavo di ricarica è incluso nella confezione. L’uso in immersione mi permette di apprezzare alcune altre caratteristiche. Senza frusta, con una sonda, il Gas Time Remaining Algorithm (algoritmo per il calcolo del gas residuo), brevettato, fornisce i calcoli in tempo reale, permettendo una gestione accurata della miscela, aria o nitrox. È possibile una gestione multipla dei gas, fino a 4 miscele Nitrox (utilizzando 4 sonde), ognuna con impostazione del PO2 differente. L’accoppiamento tra sonda e unità da polso è permanente, si fa una volta sola e poi non è necessario ripetere l’operazione ogni volta.

Il conto alla rovescia della Sosta di Sicurezza è indicato in minuti e secondi. Ogni singola sonda ha un proprio indi-

catore di carica della batteria. Esistono 4 modalità operative: Aria, Nitrox, Profondimetro/Timer e Apnea.

PRINCIPALI DATI TECNICI Profondità massima (Modalità Dive e Free Dive)

100m

Percentuale ossigeno nitrox

21% to 100%

Utilizzo miscele nitrox Max PO2

si – max 4 1.1 - 1.6

Allarmi sonori

si

Gauge Mode

si

Freedive

si

Sosta di sicurezza

si

Bookmark

si

Deep Stop

ON/OFF

Batt power indicator

si

Display LCD

TFT

Bussola

si

Preview Screen

no

Air integration

si

Cavetto per ricarica e download dati Bluetooth

si

Allarmi sonori ON/OFF

si

Deep Stop On/Off

si

Impostazione allarme profondità

si

Impostazione allarme EDT ( durata

Logbook

si

Modalità cronologia

si

Download

si

Numero pulsanti

3

Selettore acque dolci / salate

tessuti)

si

Temperatura

Impostazione allarme DTR ( durata

si

residua immersione)

Algoritmo Impostazione fattore conservativo Attivazione a contatto con acqua o a pulsante Opzioni montaggio Altitudine

Z+ (Buhlmann ZHL 16) si si Polso Regolazione automatica

incluso

immersione)

si

Impostazione allarme N2BG (indicatore graduato carico azoto nei

Impostazione profondità/tempo sosta di sicurezza Timer sosta sicurezza Impostazione attivazione contatto acqua ON/OFF

si

si si si si

Impostazione unità misura

si si

Indicatore velocità di risalita

si

Allarme livello max PO2

Plan mode

si

Profilo immersione

via Download

Calendario

si

Memoria Apnea

via Download

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OPERATORI

IMMERGITI ALLE ISOLE TREMITI CON LE ATTREZZATURE APEKS di Claudia Alpa

Marlintremiti è il primo Diving Center italiano Partner Ufficiale Apeks

D

all’imminente stagione 2019, il Marlintremiti sarà il primo centro immersioni in Italia ad essere Partner Ufficiale Apeks, marchio facente parte del Gruppo Aqua Lung International. Apeks, da oltre 40 anni Azienda Leader nella produzione di attrezzature di elevata qualità per la subacquea tecnica, è riconosciuta dai subacquei di tutto il mondo come sinonimo di affidabilità ed innovazione. I prodotti Apeks sono concepiti per ottimizzare l’esperienza subacquea a tutti i livelli. Il

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focus è su prodotti di qualità e all’avanguardia, che consentono un’ampia varietà di configurazioni per soddisfare le singole necessità degli appassionati subacquei. Il Diving Center Marlintremiti è situato sull’Isola di San Domino, dove si trovano le principali strutture ricettive, ed è inserito all’interno dell’Hotel Eden. L’arcipelago delle Isole Tremiti è un piccolo angolo di paradiso, in cui la limpidezza del mare, i fondali variopinti e puliti, il clima gradevole, l’aria pulita, la vegetazione rigogliosa e le coste aper-


COGLI L‘ATTIMO DC 2000

te da cale e grotte suggestive creano zone di una bellezza eterea cui nessun appassionato del mare e della natura può resistere. Sin dall’apertura della nuova stagione, presso il Marlintremiti saranno a disposizione G.A.V., erogatori, maschere, pinne, mute, computer ed accessori in grado di accontentare anche i subacquei più esigenti. Una scelta che guarda al futuro. Conoscenze, metodo, approccio, buona tecnica e attrezzature performanti sono gli standard indispensabili per effettuare le immersioni in sicurezza. Marlintremiti da sempre segue queste semplici ma imprescindibili regole. Un grande sforzo tecnico reso possibile grazie al lavoro di squadra e alla collaborazione con Aqua Lung, Apeks e DIVEstore DWSM (Diving World San Marino). Con Apeks al Marlintremiti la subacquea è “senza compromessi”, non solo per i più tecnici ma anche per isubacquei che si avvicinano per la prima volta alle immersioni.

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La fotocamera subacquea più all‘avanguardia di SeaLife Assapora la massima libertà creativa con la fotocamera digitale subacquea DC2000 di SeaLife. Caratterizzata da un ampio sensore d‘immagini retroilluminato da 20MP di SONY® e da capacità di formattazione RAW, la fotocamera DC2000 lascerà alla tua ispirazione subacquea il compito di guidarti verso risultati sorprendenti. --Sensore d‘immagine Sony da 1“ retroilluminato da 20 megapixel. --Formato RAW ad alta risoluzione per immagini non compresse: opzioni di editing fotografico virtualmente illimitate. --Modalità video Full HD 1080p per riprese video ad alta risoluzione: fino a 60 fotogrammi al secondo e due microfoni per la registrazione audio stereo. --Obiettivo con messa a fuoco automatica a risposta rapida. Otturatore rapido con risposta in 0,1 secondi. --Potente batteria removibile agli ioni di litio da 1130mAh@3,7V, con autonomia di funzionamento superiore a 2 ore. Wi-Fi/Bluetooth per il download wireless

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DISPERSI IN MARE? ECCO COME FARSI RITROVARE

di Guy Thomas

TI PIACEREBBE ESSERE VISTO SE FOSSI DISPERSO? Quando ti ritrovi troppo lontano dalla barca o dalla riva, un DSMB (Boa o Tubo di Segnalazione di Superficie) e un fischietto possono aiutare ad attirare l’attenzione, ma questi due dispositivi potrebbero non avere l’esito sperato. Esistono co-

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munque diversi strumenti per la sicurezza che sono meno comuni, o addirittura sconosciuti ai subacquei. La trombetta (un fischietto meccanico che si collega alla frusta del GAV) aumenta le probabilità di essere udito da lontano, ma se questo non dovesse bastare, dovrai fare affidamento sui servizi di ricerca e soccorso (SAR) per essere ritrovato. In base alla situazione del

luogo e alla disponibilità, barche, aerei o elicotteri potranno essere utilizzati durante le operazioni di ricerca. In casi come questi, probabilmente ti piacerebbe essere grande come un elefante per attirare l’attenzione. Invece, nella realtà, saresti solo un puntino (o potremmo dire un topolino invisibile) sulla superficie dell’acqua. Quando si impiega un aereo o un elicottero per


SALUTE le operazioni di ricerca, ci sono alcuni strumenti utili che possono essere utilizzati dai subacquei. Il primo è uno specchio: si possono catturare i raggi solari e rifletterli verso l’aereo, l’elicottero, o addirittura verso una barca, anche se con minori probabilità di successo. In aggiunta e sicuramente utile per le operazioni SAR da un velivolo, un Rescue Streamer (striscia arancione visibile dall’alto) può fare la differenza. Ricorda che sei piccolo come un topolino ma vuoi apparire come un elefante. È esattamente a questo che serve un Rescue Streamer. Contenuta in una piccola custodia, vi è una striscia galleggiante di polietilene, completa di riflettenti approvati SOLAS1 e luci chimiche, che può essere utilizzata in superficie. Questa striscia, quando è aperta, misura circa 7.5m di lunghezza e 15cm di ampiezza, rendendola visibile anche da molto lontano e quindi aumentando le probabilità che possa essere avvistata da un velivolo. Esistono attrezzature ancora più efficaci, ma ad un costo relativamente elevato. In ogni caso, se fossi disperso, sicuramente saresti pronto a pagare dieci o anche cento volte più di quanto può costare un equipaggiamento standard. Quello che vorresti davvero è essere visibile anche quando nessuno può vederti, ed essere sicuro che i soccorsi stanno arrivando. Diamo quindi un’occhiata ad alcuni dispositivi di sicurezza elettronici che potrebbero essere di vitale importanza nel caso di un subacqueo disperso in mare.

IL PERSONAL LOCATION BEACON (PLB) Un PLB è un localizzatore personale satellitare che permette ai servizi SAR di localizzare una persona sia sulla terraferma che in mare. Quando è attivato, il PLB trasmette un messaggio codificato sulla frequenza di emergenza 406 MHz, che è monitorata dalla rete satellitare COSPAS-SARSAT2. Il messaggio è poi inoltrato tramite una stazione terrestre di comunicazione via satellite al più vicino centro di coordinamento del soccorso, che attiverà i servizi SAR del luogo. Una volta sul posto, i servizi di soccorso riescono a localizzare il subacqueo usando il trasmettitore homing 121.5Mhz integrato. Se il PLB dispone anche di un GPS integrato, la sua precisione è di circa 60 metri. Le normative COSPAS-SARSAT prescrivono che la batteria del PLB

sia in grado di trasmettere per almeno 24 ore in condizioni di freddo intenso (-30°C); la durata aumenta quando il PLB si usa in condizioni normali. Tuttavia, anche quando usi un PLB, non puoi aspettarti di essere soccorso in pochi minuti. Anche se l’attivazione dei servizi di emergenza può avvenire rapidamente, il tempo che trascorrerà fino all’arrivo dei soccorsi dipende da un numero di fattori, come la lontananza geografica del posto dove ti trovi, le condizioni meteo, l’orario e la disponibilità dei servizi SAR del posto. Ovviamente, più è sperduto il luogo, più lungo sarà il tempo di risposta; inoltre non ci si dovrebbe aspettare la disponibilità di un elicottero SAR in qualsiasi posto del mondo. Infine, anche se fosse disponibile, potrebbe non essere attivato immediatamente, e non tutti gli elicotteri possono operare dopo il tramonto. I PLB sono di dimensioni relativamente piccole e la maggior parte sono resistenti all’acqua, ma non alla pressione. Alcuni produttori dispongono di contenitori stagni per poterli portare in immersione. I PLB non richiedono il pagamento di nessun abbonamento, ma devono essere registrati a nome di una persona. Simile ad un PLB, un EPIRB (acronimo inglese che sta per Emergency Position Indicating Radio Beacon) funziona nello stesso modo, ma è progettato per essere trasportato o registrato su un natante, non una persona. È di dimensioni maggiori ed in grado di trasmettere per tempi più lunghi, ma per la dimensione e la scarsa resistenza alla pressione, normalmente non può essere usato in immersione.

IL SISTEMA DI IDENTIFICAZIONE AUTOMATICA (AIS) - MARKER UOMO A MARE (MOB) Un sistema AIS - MOB funziona in modo diverso da un PLB. In parole semplici, il sistema è progettato per essere trasportato dagli equipaggi delle navi e usato nel caso di un uomo a mare. Quando è attivato, questo sistema trasmette un messaggio MOB contenente la posizione e l’identità della persona tramite un AIS. La trasmissione sarà rilevata da tutti i natanti equipaggiati con un AIS entro il raggio d’azione. Un GPS integrato e una luce strobo possono aiutare i soccorritori a determinare

con precisione la tua posizione in acqua. Questo sistema non manda una chiamata di emergenza sulla frequenza 406 MHz, il che limita l’intervento ai natanti nelle vicinanze che rispondano al segnale MOB. Non ci sono quindi garanzie che una nave nelle vicinanze riceverà davvero il segnale e risponderà all’emergenza. Se la barca che usi per andare a fare immersioni è dotata di un sistema AIS, l’equipaggio sarà in grado di localizzarti immediatamente, rendendo più facile il ritrovamento. Tieni a mente che se sulla barca non sono dotati di questo sistema, dovranno richiedere l’assistenza dei servizi SAR, come la Guardia Costiera, o un natante nelle vicinanze per localizzarti. Questa è un’alternativa valida ad un PLB e potrebbe anche ridurre gli effettivi tempi di reazione, ma bisogna capire le differenze. È interessante aggiungere che alcuni sistemi AIS-MOB sono stagni e testati per profondità pari o superiori a 60 metri. Forse hai sentito parlare del trasmettitore di emergenza AIS SART, un dispositivo di localizzazione progettato per le zattere di salvataggio. Anch’esso utilizza la tecnologia AIS. La stessa tecnologia è usata da alcune aziende che hanno progettato e messo sul mercato un sistema di localizzazione specifico per subacquei simile al sistema MOB.

L’ENOS® L’ENOS3 è un sistema relativamente conosciuto, sviluppato dalla Seareq, una compagnia tedesca che produce attrezzature di sicurezza e salvataggio. Non utilizza la frequenza 466 MHz, né la tecnologia AIS, ma presenta un criterio simile. Il sistema ENOS® non dipende dal supporto di servizi di salvataggio. È costituito da due unità, un ricevitore (a bordo della barca immersioni) e uno o più trasmittenti, portati dai subacquei. Il ricevitore è la stazione base dalla quale l’operazione di salvataggio ha inizio. Dopo aver acceso il ricevitore, questo indica la posizione tramite GPS ed è pronto a ricevere e valutare segnali dei trasmettitori ENOS®. In caso di emergenza, i trasmettitori sono attivati dai subacquei. La loro posizione GPS verrà così trasmessa al ricevitore tramite una radiofrequenza utilizzabile senza licenza. La posizione del trasmettitore, come la sua distanza e direzione nei riguardi del ricevitore, sono mostrate sul display del ricevitore tramite un grafico di facile comprensione.


SALUTE Il sistema permette una risposta immediata - per la localizzazione e il ritrovamento del subacqueo disperso - da parte del personale rimasto a bordo della barca. Ma ricorda: ENOS non attiva nessun servizio di soccorso, né trasmette la tua posizione ai natanti nelle vicinanze. Dipendi quindi dalla barca immersioni per la localizzazione e il ritrovamento. Senza dubbio un sistema molto utile, ma che necessita sempre di un ricevitore a bordo. Dipende quindi dal centro immersioni se investire su un sistema così e metterlo a disposizione dei clienti.

CHE ALTRO? Esistono altri sistemi elettronici simili sul mercato. Tuttavia, come per i dispositivi già citati, fate attenzione e selezionate un prodotto fabbricato da un produttore serio, visto che non tutti i sistemi garantiscono la stessa affidabilità e dispongono, per esempio, dello stesso raggio d’azione. E tu? Ti piacerebbe essere visto se fossi disperso?

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note SOLAS1: Safety of Life at Sea – Una convenzione internazionale marittima che prescrive degli standard minimi di sicurezza per i materiali salvavita (fra l’altro). COSPAS-SARSAT2 : COSPAS-SARSAT è un sistema satellitare solidale di ricerca e soccorso. SARSAT è un acronimo inglese per Search and Rescue Satellite-Aided Tracking. COSPAS è un acronimo russo per “Cosmicheskaya Sistyema Poiska Avariynich Sudov,” che significa “Sistema spaziale per la ricerca di imbarcazioni in emergenza,” che è indicativo delle origini marinare di questo sistema di avvertimento in caso di emergenza. ENOS3: In Tedesco: “Elektronisches Notruf- und Ortungssystem” che tradotto significa elettronico di ricerca e salvataggio.

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RELAX

IL FANTASMA DEI CORALLI MORTI di Claudio Di Manao (Foto di Massimo Boyer)

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o spirito, o fantasma dei coralli morti era l’entità in assoluto più temuta dagli equipaggi del Mar Rosso. All’inizio molti Rais avevano dubbi. Era strano per loro collegare un danno al reef per una manovra sbadata all’ira funesta, alla vendetta che si scagliava sulle loro barche. Ma una serie di misteriosi malfunzionamenti, e qualche affondamento, tutti accaduti dopo aver danneggiato accidentalmente la barriera, instillò un diffuso sospetto. All’inizio si convinsero tutti che si trattasse di uno spiritello un po’ stronzo che colpiva a casaccio. L’attacco immediato dello spirito dei coralli iniziava spesso con un urlo angoscioso che partiva dalle viscere della barca e saliva su fino al sundeck. Era, quello, un grido che sapeva di orrore, di fasciame ritorto, di calafataggi scomposti, di zampilli d’acqua salata nel vano motore, di scarafaggi che cominciavano a debordare a sciami neri. L’urlo dello scafo era subdolo come il lamento di un gatto che imita il pianto di un bambino. Finito di urlare, lo spirito dei coralli morti arrivava strisciando come Popobawa e s’infilava in forma d’acqua salata nelle cuccette e nelle cabine. Oppure aspettava covando, per salire su di punto in bianco dal vano motore, con una fumata nera come l’inferno. Tenerlo lontano, dopo che la barca aveva solo sfiorato la barriera, era impossibile. Anche se lo scafo avesse retto, nel giro di una settimana la sventura si sarebbe abbattuta inesorabilmente. Se la sarebbe presa con l’impianto elettrico, coi cilindri, col parastrappi, o con l’elica. La prima mossa fu quella di offrire in sacrificio allo spirito dei coralli morti pile essiccate di corone di spine, o Acanthaster planci, le stelle marine mangia coralli. All’inizio si pensò che offrire al nemico il suo peggior nemico, con tanto di roghi rituali, sarebbe bastato a placare la sua sete di vendetta. Niente da fare. Incidenti e malfunzionamenti continuavano a colpire qualunque equipaggio avesse oltraggiato i coralli. Non funzionava neanche cambiare barca o cambiare equipaggio: tanto la fortuna era cieca quanto lo spirito dei coralli morti ci vedeva benissimo. Ci vedeva così bene che molti cominciarono ad immaginarselo come un falco. O giù di lì. E non bastava neanche lasciare la barca ferma sperando che si sfogasse da qualche altra parte. Anche il pontile, in

quei casi, si rivelava un luogo pieno d’insidie. Si animava e colpiva le barche. Non bastava neanche ammazzare il karouf e spalmare col sangue lo scafo durante l’Eid. Per molti anni nessuno pensò potesse trattarsi di manovre avventate o di carenza nelle manutenzioni. Poi qualcuno ci arrivò. La buona novella si diffuse e barche ed equipaggi finirono di cadere vittime dello spirito dei coralli morti per cadere, più serenamente, vittime delle loro negligenze e dalla sbadataggine. Oggi, purtroppo, allo spirito dei coralli morti non ci crede più nessuno. Dico purtroppo, perché non solo preferirei che ci credessero ancora, allo spirito dei coralli morti, ma che esistesse davvero. Vorrei che iniziasse a far miagolare qualche palazzo, e che si infilasse sotto le porte, come Popobawa, in certi consigli d’amministrazione, o che facesse zampillare acqua salata sui tappeti e nelle cabine di qualche mega-yacht. Pensate quanto potrebbe essere grosso e cattivo lo spirito della Grande Barriera Corallina, o del Golfo del Messico dopo il DeepWater Horizon. Se esistesse davvero. Anche in quel caso, per sbadataggine, balordaggine, ma soprattutto avidità, c’è stata una grossa mancanza di manutenzioni. Del clima e del mare. Vorrei che esistesse davvero, perché adesso la stiamo pagando tutti, quella mancanza di manutenzione. E sono quasi certo che i responsabili la smetterebbero subito. www.claudiodimanaoblog.blogspot.com

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AQUA, MISTERI

A cura di Massimo Boyer

DEL MONDO SOMMERSO di Pietro Formis Daniele Marson Editore, 2019

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ovità editoriale in arrivo per l’estate 2019: AQUA, misteri del mondo sommerso, libro fotografico di Pietro Formis, edito da Daniele Marson Editore, con il supporto di EIZO Italia. Un libro dedicato all’acqua, fonte di vita, Madre di tutte le creature del pianeta. Un viaggio attraverso le forme, i colori, le luci, e i comportamenti delle creature d’acqua. Il volume sarà diviso in otto capitoli: • L’oscurità e le sue creature misteriose. • La luce fonte di energia per l’ecosistema e creatrice di spettacolari giochi. • I colori, codici di comunicazione di un mondo complesso e meraviglioso. • Le forme, forgiate dall’evoluzione, declinate in una varietà indescrivibile di soluzioni funzionali. • Le maschere antropomorfe di esseri apparentemente mostruosi ma incredibilmente affascinanti. • La vita e la morte, strettamente legate: l’investimento della specie per il proprio futuro; dalle cure parentali che genitori determinati dedicano alla prole, fino al sacrificio estremo dell’individuo che dona la sua vita per la vita della nuova generazione. La predazione regola universale del mondo della natura, mangiare ed essere mangiati. • La sopravvivenza: sopravvivere e adattarsi al predatore più avido, cinico e determinato, l’uomo.

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Animale tra gli animali, predatore tra i predatori, che ha dimenticato il punto di equilibrio con l’ambiente in cui vive. Una selezione di immagini provenienti da diversi luoghi del pianeta, dal Mar mediterraneo, al Mar Rosso, dall’oceano indiano fino ai paradisi tropicali

del triangolo dei coralli. Idealmente un viaggio attraverso un solo oceano, caratterizzato da creature fantastiche accomunate da comportamenti e strategie evolutive universali. Pietro ci presenta una raccolta di immagini dal forte impatto, evocative a tratti


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teatrali, ritraggono i soggetti svelandone il loro lato più misterioso. Dalle immagini notturne di creature magiche, ai piccoli gioielli di biodiversità immortalati nelle macro-fotografie, ai ritratti ambientati con l’utilizzo di lenti grandangolari. I testi scritti da Pietro Formis con la collaborazione di Emilio Mancuso (Istituto per gli studi sul mare Milano) accompagnano le fotografie raccontando la storia dei soggetti ritratti, inoltre all’interno di ogni capitolo saranno presenti schede di approfondimento su aspetti di biologia specifici.

La presentazione ufficiale e l’uscita è prevista per inizio giugno 2019. Il volume è disponibile, in prevendita a prezzo scontato del 20% e firmato dall’autore, sul sito: www.danielemarson.com (per la versione online: https://www. danielemarson.com/editoria/it/pubblicazioni-daniele-marson-editore/59-aqua-misteri-del-mondo-sommerso-9788897123286.html)

PIETRO FORMIS Nato a Milano nel 1978, da sempre a contatto con il mondo dell’immagine, ha frequentato il liceo artistico ed è laureato in Visual Design al Politecnico di Milano. Nel 2008 inizia a dedicarsi alla fotografia subacquea, una passione, quasi un’ossessione, che l’ha portato a viaggiare verso paradisi tropicali, così come a immergersi nel nostro meraviglioso mediterraneo, a esplorare le acque dolci di fiumi e torrenti italiani. Diverse le immagini pubblicate su riviste di settore SUB (ITA), La rivista della Natura (ITA), Ocean Geographic (AUS), Unterwasser (GER), Naturphoto (GER) RollingStone Italia, Oasis (ITA), Photo Professional (ITA) e fornite a enti come lo IUCN. Ha ottenuto riconoscimenti in diverse manifestazioni e concorsi di fotografia subacquea internazionali tra cui UPY (Underwater photographer of the year), GDT – European photographer of the year, Asferico, “Ocean Geographic”, Ocean Art, ed altri ancora nel panorama italiano ed internazionale. Svolge workshop teorici e pratici in Italia ed all’estero e collabora con EIZO, azienda leader nella produzione di monitor professionali per la fotografia.

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il primo magazone nella storia della subacquea

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bio

compagni

di scuola

mostruosamente belli guardare

e non toccare

kriegsmarine

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diederichsen

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S620 Ti LA RIEVOLUZIONE DEGLI EROGATORI PROSEGUE La versione S620 Ti vanta una lunga lista di caratteristiche concepite per migliorare l’esperienza del subacqueo. Oltre a offrire un miglior processo di erogazione (sforzo d’inspirazione inferiore del 37 per cento rispetto alla serie S600) in un formato più compatto e leggero, il modello S620 Ti nasce all’insegna della robustezza. In tal senso, spiccano la sede in titanio inserita all’interno di una robusta custodia in tecnopolimero rinforzato e la copertura frontale con un nuovo telaio in acciaio inox più largo. S C U B96 APRO.COM

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