Il teatro della luna poi Angel Dal Foco

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stanziata per ottenere tale privilegio) per L’EDIFICAZIONE DI UN TEATRO nell’orto sopra li Macelli spettante alla Comunità di piedi 46 x 96 con quattro ordini di palchi affinchè si possa da ciascheduna casa dei medesimi Consiglieri conseguire il suo palchetto, nelle solite forme che si usano nelle altre città ....ed i rimanenti da affittare ad altre famiglie. Il capitano Giambattista Cameletti precisa che il 1° e 2° ordine di palchetti siano riservati alla nobiltà (della quale egli faceva parte), ed il 3° ed il 4° ordine per li cittadini......”. La somma disponibile non era sufficiente per realizzare un nuovo fabbricato, e la magistratura utilizzò quello esistente già descritto. Nella seduta consiliare del 17 febbraio 1754 fu decisa “la costruzione del nuovo Teatro nei locali dove funziona già il palco provvisorio, in funzione dal 1696, la cui spesa si aggira sui scudi 1550, la differenza da reperire tra gli utenti del Teatro stesso”. Il progetto di trasformazione fu redatto dall’architetto Raimondo Compagnoni di Bologna, il quale assunse anche la direzione dei lavori, unitamente all’architetto e pittore Alfonso Torreggiani suo celebre concittadino. Furono abbattute le pareti divisorie interne ed innalzato un muro a forma di U o a ferro di mulo, sul quale addossare tre ordini di palchi (e non quattro), il loggione (o piccionaia) definito da Giuseppe Verdi, come è noto “l’anima del Teatro”. Fu progettato un largo spazio per l’orchestra, e per il palcoscenico ed adiacenti camerini, servizi ecc.. Non erano ancora d’obbligo le uscite di sicurezza. Fu il primo teatro italiano a forma di U. I lavori iniziati nel 1754 terminarono nel giugno 1758; i Consiglieri scelsero il nome: “Teatro della Luna”. Oltre alle scene esistenti, altre ne furono commissionate e dipinte dal Torregiani e suoi collaboratori; dal pittore pergolese Gianfrancesco Ferri (1701-1775) che percepì 180 scudi. Il Teatro iniziò subito la sua attività, e riportiamo alcune notizie desunte dai verbali del Consiglio Comunale. Per il Carnevale 1760 l’impresario teatrale Francesco Bessi organizza spettacoli con opere in musica e commedie. Lo stesso anno il nobile Francesco Badalucchi vende il suo palchetto al Comune di Pergola. Il 26 dicembre 1762, il Consiglio delibera che gli scenari siano affidati agli Impresari dopo aver fatto l’inventario, e che l’incarico sia affidato al maestro Francesco Valentini, pratico nel maneggiare le scene stesse. Antonio Giannini ha percepito dal suo palchetto scudi 110, e li deposita nelle casse del Comune per estinguere un debito pubblico con la Cassa dei Riparti. Nel 1776 i nobili fratelli canonico Francesco, Giuseppe ed Antonio Orlandi, acquistano un palchetto dal Comune. Nello stesso anno 1776 alcuni organizzatori di spettacoli lirici e feste danzanti chiedono al Comune l’uso del Teatro e due palchetti per il Carnevale 1777. 48

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