Il teatro della luna poi Angel Dal Foco

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Questi ed altri elementi progressisti di vario genere, concorrono all’origine della lotta per l’Unità d’Italia. Possiamo quindi affermare, sulla scorta di documenti, che la democrazia pergolese ha le sue radici nella seconda metà del ‘700, e che i titolari di opifici e commercianti di questo periodo, hanno trasmesso le loro idee ai figli, nipoti e pronepoti, sino alla prima metà del secolo successivo ed anche dopo. E’ doveroso ripetere che sono state generazioni di una esemplare attività, onestà e rettitudine. “Scoppiata la Rivoluzione francese - si legge nel volumetto “Il Patriottismo Pergolese nell’Unità d’Italia - occupata l’Italia settentrionale da Napoleone, quei pochi pergolesi progressisti - ignari che proprio essi sarebbero stati i fondatori della moderna democrazia cittadina - manifestarono apertamente il giubilo per le vittorie napoleoniche e, quando le truppe francesi entrarono a Pergola il 12 febbraio 1797, nonostante la freddezza della popolazione, essi audacemente innalzarono l’albero della libertà e si insediarono nell’amministrazione della cosa pubblica, certi di poter attuare indispensabili riforme sociali fondate sulla libertà, fraternità, eguaglianza sociale”. I fondatori della democrazia pergolese sono i titolari dei laboratori artigianali e commercianti: Marco Mattei-Baldini, organizzatore della Guardia Nazionale nel Cantone di Pergola, Blasi Ascanio senjor, Ubaldo Orlandi, Pietro Cameletti, Egidio Domenico Guazzugli-Marini, Giovanni Ginevri, Giambattista Ludovici, Andrea Cherubini, Tommaso e Tancredi Gentilini, Ciaruffoli Luigi, Vincenzo Campanelli, Giovanni Berardi, Luigi Franceschini, Secondo Roccetti ed altri. Con le truppe napoleoniche, entrarono in città alcuni disonesti agitatori dei Paesetti vicini i quali, protetti dalle baionette francesi, commmettono abusi e soprusi imponendo gravose arbitrarie imposizioni ai benestanti, dando l’esempio di mal costume; inconvenienti che le Autorità ed i progressisti onesti non possono evitare. In realtà questa prima esperienza progressista, completamente negativa, induce clero e popolazione ad auspicare il ritorno dei precedenti amministratori alla guida della città. Il 19 febbraio 1797 viene firmato a Tolentino il Trattato di Pace tra Pio VI e Napoleone Bonaparte; ma le truppe francesi partono soltanto nell’aprile, mese in cui ritornano al loro posto gli amministratori clericali. I principali esponenti progressisti sono costretti all’esilio, subendo anche la confisca dei loro beni. Nel dicembre dello stesso anno giungono a Pergola le truppe della Repubblica Cisalpina, e tornano anche gli esuli alla guida della città. Istituita la Repuublica Romana, Pergola è prescelta quale Capoluogo di Cantone del Dipartimento del Metauro. E’ il periodo in cui la flotta austro-turca-russa, sbarca in Ancona in difesa del Governo Pontificio, e nel capoluogo marchigiano ed in alcune città dell’entroterra, ritornano al potere le autorità clericali, mentre in altre, compresa Pergola, in attesa dell’evolversi della situazione a favore dei papalini o dei repubblicani, viene istituito un Governo Provvisorio, costituito da 43

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