Fixing 09 2016

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Anno XXIV - n.9 - 1,50 euro

Direttore Alessandro Carli

Venerdì 4 Marzo 2016

E ditoriale Conto fiscale, arrivano S torie L’Iran e le Bollini 13 donne in politica

Proprio a ridosso della festa delle donne, una buona notizia è arrivata dall’Iran. Dopo la recente cancellazione delle sanzioni internazionali a causa del controverso programma nucleare, il Paese ha iniziato anche un “new deal” sociale e umanitario e si è aperto politicamente all’altra metà del cielo. Durante le elezioni di fine febbraio difatti 13 donne sono state elette al nuovo Parlamento: un dato che se in Europa può valere poco, per la repubblica islamica rappresenta l’avvio, il primo passo verso una nuova era. Certo, è solo un sassolino nello stagno, ma per una Nazione a stampo teocratico e ancora fortemente maschilista, rappresenta una piccola ma significativa conquista. Un riconoscimento dovuto, che si inserisce nel filone di una nuova “culturizzazione” dell’Iran, dove il 60% degli studenti universitari è di genere femminile, mentre sono il 90% le donne che frequentano un istituto scolastico. A loro, alle 13 donne iraniane e a tutte quelle che compaiono sul numero di questa settimana di San Marino Fixing – la “ragazza-madre” di “4/3/43” di Lucio Dalla, Ida Valli, Patrizia Gallo, Hillary Clinton, Emma Marcegaglia, Simona Michelotti, Elisa Giorgetti, Jessie White Mario, Roberta Barazza, Anita Garibaldi, Bianca Milesi Mojon, Carolina Pepoli Tattini, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Enrichetta di Lorenzo, Giorgina Craufurd Saffi, Giuditta Bellerio Sidoli, Cristina Righi, Patrizia Bollini, Alfonsina Strada, Arianna Serra e Simona Bisacchi Pironi – dedichiamo questo editoriale, ricordando che, come disse la scrittrice britannica Virginia Woolf, “dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”. Alessandro Carli

online i debiti e i crediti

e la passione per le 2 ruote

Le disposizioni inserite nel DD n. 98 del 2015 sono in vigore da inizio anno. Progetto articolato ma “penalizzato” dalla mancanza della PEC a pag.3

I SS

Ricette web San Marino batte l’Italia

a pag.6

C ultura

La data di avvio del Conto Fiscale che, come specificato nel DD 98/2015 e riportato in autunno da Fixing, ovvero il 1 gennaio 2016, è stata rispettata. Anche se il progetto non è ancora a pieno regime, i primi operatori si sono già rivolti all’Ufficio Tributario per avere tutte le informazioni. A breve giro di posta, conferma il Direttore Ida Valli, sarà disponibile online la visualizzazione di tutte le posizioni di debito e di credito. “Alcuni debiti, come ad esempio le ritenute da redditi diversi o redditi da lavoro dipendente, che devono essere versate periodicamente, non sono conosciuti a priori - o meglio alla relativa scadenza - dall’Amministrazione Finanziaria”. Sul Conto Fiscale poi pesa, ma non solo su lui, la mancanza della posta elettronica certificata, la PEC. Servizio a pag. 2

Jessie White Mario, donna del Monte

alle pag.8-11

spaz io riserv ato all’indiriz z o


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F ocus

Questione di num3ri

La tentazione è troppo (Piazza) grande per non poterci cascare dentro. Del resto, come diceva Lucio Dalla, “(non) siamo dei”. Il 4 marzo è una sola data: quella della nascita (e della successiva canzone) del cantautore bolognese che nel lontano 1971 proprio con “4/3/43” si presentò alla platea del Festival di Sanremo, dove la eseguì in coppia con la Nuova Equipe 84. La canzone è la storia di una ragazza-madre e originariamente era intitolato “Gesù bambino”. I censori radio-televisivi – scrive Maurizio Targa - non gradirono questo titolo, e per consentirne il passaggio in RAI imposero la modifica di alcuni versi del testo. “Gesù Bambino” ha una genesi travagliata. Nata di getto, a detta di Lucio, nel corso di una vacanza in Puglia assieme a Paola Pallottino, composta in pochi minuti e senza ausilio del pianoforte, venne giudicata dai più stretti amici di Lucio bellissima, ma inadatta ad una vetrina come quella di Sanremo, poco consona a simili ballate. Polisemantica invece riporta un altro aneddoto. Il testo originale nell’epilogo della storia doveva essere “e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino” ma dopo una breve trattativa e il verso divenne “e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”. Si è voluto inoltre creare un contrasto, una antitesi tra il fatto che Gesù bambino giochi a carte e beva vino con la gente del porto, tra cui “ladri e puttane” ma si tratta invece anch’essa di una citazione per coloro che dimenticano che il Gesù storico era solito frequentare peccatrici e pubblicani, poiché diceva “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Ma la chicca è in una parola, apparentemente innocua: “(…) che io mi porto adosso”, con una “d” sola. Sottoproletariato, retaggio pasoliiniano, chissà. A noi piace pensare che quella “d” che manca, Lucio l’abbia messa nel proprio cognome.

F inanze

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di Alessandro Carli

Come previsto dal Decreto Delegato numero 98 del 30 giugno 2015, il 1° gennaio del 2016 sono entrate in vigore le disposizioni per la contabilizzazione dei crediti e dei debiti iscritti nel conto fiscale. Disposizioni che chiaramente non sono ancora a pieno regime (“Si tratta di un progetto molto importante e prioritario per l’Ufficio Tributario, ma anche assai complesso” conferma il Direttore Ida Valli) ma che hanno già iniziato ad attirare le attenzioni di alcuni operatori che, dall’inizio del nuovo anno, hanno chiesto una serie di informazioni. Sull’importanza del ‘conto’ il Direttore non ha dubbi: “Parliamo di una strumento che, appena sarà perfezionato, sarà in grado di dare una serie di agevolazioni all’operatore stesso, anche perché permetterà una certo automatismo delle pendenze fiscali. I debiti e i crediti potranno essere contabilizzati in brevissimo tempo”. Come anticipato dalla dottoressa Valli, il ‘conto’ è un progetto ambizioso e piuttosto articolato. “Il ventaglio di casistiche è davvero ampio e pieno di particolarità. Alcuni debiti, come ad esempio le ritenute da redditi diversi o redditi da lavoro dipendente, che devono essere versate periodicamente, non sono conosciuti a priori - o meglio, alla relativa scadenza - dall’Amministrazione Finanziaria. Vanno quindi fatti alcuni distinguo: le imposte indirette e dirette. Su quest’ultime il Direttore specifica che si tratta di una “tipologia in cui la registrazione del debito non è sempre precedente o automatica”. Non vanno inoltre dimenticati il lavoro di “ribaltamento” dei dati, dei debiti e crediti delle annualità pregresse e relativo controllo e si ragiona in un’ottica di una rilevante mole di dati , sia alcune ataviche “arretratezze” del sistema Paese, una su tutte la mancanza della posta elettronica certificata, uno strumento “accessorio” in grado di agevolare le procedure. Appaiono quindi chiare e motivate le difficoltà che l’Ufficio Tributario sta incontrando in questa fase iniziale. Per rendere operativo al 100% il progetto in tempi abbastanza ragionevoli, lo staff dell’Ufficio Tributario sta altresì studiando e valutando, assieme “al partner informatico Ciscop, la possibilità di poter creare e registrare online sul Tribweb il relativo modulo di versamento periodico delle ritenute con automatico ribaltamento del debito nel conto fiscale in modo che gli

Dal 1° gennaio sono in vigore le disposizioni previste dal DD 98/2015

Conto fiscale, a breve la visualizzazione online Ida Valli: “Ogni contribuente potrà vedere i propri debiti e crediti” operatori possano “compilarlo e trasmetterlo telematicamente alla relativa scadenza di versamento”. Passo dopo passo, sta comunque prendendo forma e corpo il Conto Fiscale. “Entro i prossimi mesi – assicura – verrà perfezionata la visualizzazione online - da parte di ogni singolo contribuente - del proprio conto fiscale, con il dettaglio dei debiti e dei crediti”. La registrazione sul Conto fiscale L’Ufficio Tributario procede, attraverso il Conto Fiscale, alla compensazione dei debiti con gli eventuali crediti disponibili. Prima di liquidare un credito a favore del contribuente però, spiega il DD 98/2015, deve coprire gli eventuali debiti del contribuente stesso. “L’Ufficio Tributario – prosegue il Direttore - nell’effettuare la compensazione dei debiti, in assenza di diversa disposizione espressa da parte del contribuente, da esercitarsi entro il termine della scadenza del debito, osserva un ordine ben preciso. In prima battuta utilizza il credito disponibile a compensazione dei debiti meno recenti non ancora iscritti. Poi, a seguire, utilizza il credito disponibile a compensazione dei debiti già iscritti a ruolo partendo dal meno recenti esclusi quelli per i quali è stata formalizzata la dilazione di pagamento”. In caso di copertura parziale

del debito, la compensazione avviene a partire dalla “vera sorte” – ovvero dal debito “originale” - per poi passare alle sanzioni e infine agli interessi. Nel caso in cui dopo le eventuali compensazioni risultino ancora somme a credito, le stesse vengono liquidate con le normali pro-

cedure, su richiesta del contribuente. L’Ufficio Tributario effettua i controlli e gli accertamenti di competenza in base alle modalità ed alle tempistiche previste dalle specifiche normative fiscali e provvede alla rettifica del debito o del credito in base alle risultanze degli accertamen-

ti e controlli eseguiti. Se in fase di verifica l’Ufficio Tributario deve rettificare il debito o il credito del contribuente, inserisce nel Conto Fiscale un nuovo credito e/o un debito maggiorato delle eventuali sanzioni e interessi dovuti, in base alle risultanze emerse dal controllo.


S toria di imprenditori

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Dalla bicicletta tanti insegnamenti: pianificazione, innovazione e sicurezza

“Le salite come l’impresa Servono gambe e testa” Alessandro Bollini (La Splendor) svela la sua passione per la MTB di Daniele Bartolucci

E’ il numero due a caratterizzare in questo momento la vita di Alessandro Bollini: due sono le sue figlie, prima di tutto, ma anche le imprese a cui sta dedicando la sua attività lavorativa (La Splendor e Progetto Autonomia), e infine due sono anche le ruote dell’amata bicicletta. “La mia passione per la bicicletta, sia da strada che da mountain bike, non è basata come si potrebbe credere sull’agonismo: nonostante faccia anche alcune gare e partecipi a diverse competizioni, è più una sfida con me stesso. E’ una sfida ma anche una grande fonte di insegnamento”, spiega Bollini, “tanti insegnamenti che ho trasferito anche nel mio lavoro. Anzi, credo che affrontare una corsa di mountain bike sia molto simile a mandare avanti un’impresa: ci sono salite e ci sono discese, ma se non le affronti nel modo giusto, rischi di non arrivare in fondo. E’ vero ad esempio che in discesa o in pianura si fa meno fatica, ma se non metti da parte le energie in questa fase, poi la salita non la finisci. In gergo si dice che servano gambe e testa, la stessa cosa è in azienda: senza pianificazione, monitoraggio dei flussi, quindi dei momenti buoni e di quelli meno buoni, si rischia di non chiudere l’anno”. Il concetto in effetti è semplice, ma manca di due fattori determinanti, anch’essi fondamentali: “Tutto si basa sul lavoro e sulla tenacia con cui il ciclista, così come l’imprenditore, affronta tutte le sfide”.

Due doti che non sembrano mancare a Bollini, che di sfide ne ha affrontate parecchie in questi anni, portando La Splendor da impresa di pulizie alla moderna multiservizi che tutti conoscono: oggi infatti il core business della storica azienda, non è più soltanto il settore “Pulizia e igiene”, ma spazia dalla tinteggiatura e servizi dell’edilizia (comprese le opere in cartongesso), ai traslochi, fino alla gestione urbana e delle aree verdi, alla disinfestazione. Tutte attività per cui la selezione del personale e gli investimenti in attrezzature all’avanguardia devono fondarsi sulla massima qualità possibile, dalle pulizie domestiche o industriali fino ai servizi più specializzati, come la bonifica post incendio. “E’ stata una salita graduale, se vogliamo usare un linguaggio ciclistico, dove abbiamo conquistato metro su metro, costruendo una serie di servizi per le altre imprese e per i pri-

vati, che ci sono costati, è vero, tanta fatica, ma che ci stanno dando anche tante soddisfazioni”. Il tempo della “discesa”, del riposo, per Bollini è invece nella famiglia e nella bicicletta, sono queste che ricaricano le sue batterie e gli permettono di affrontare poi le salite di cui si parlava prima. E anche di nuove, come Progetto Autonomia, “studiato appositamente per dare un aiuto quando c’è bisogno, perché l’assistenza alle persone è un settore ancora poco sviluppato a San Marino, e questo al di là del possibile business che si potrà creare”. Un business invece in cui crede molto è quello della green economy, e anche questo trae fondamento dall’esperienza personale: “Lavorando anche nel settore dell’edilizia sono obbligato a tenermi aggiornato sulle innovazioni tecnologiche, così come tutti i nostri dipendenti, collaboratori e consulenti, ma solo quando ho ristruttu-

San Marino FIXING settimanale di informazione economica, finanziaria e politica Direttore responsabile Alessandro Carli a.carli@fixing.sm Redattore Daniele Bartolucci d.bartolucci@fixing.sm Responsabile commerciale Roberto Parma 339.8016455 roberto.parma@fixing.sm Per la pubblicità su Fixing 0549.873925 commerciale@fixing.sm

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rato casa mia ho potuto constatare l’effettivo vantaggio che queste possono portare. E, al di là degli incentivi o sgravi fiscali, l’ho visto nella

classica bolletta: più che dimezzata grazie agli accorgimenti che ho voluto adottare, dagli infissi di ultima generazione al cappotto termico in

alcune zone, dalla scelta della caldaia a doppia condensazione al camino, non ultimo la domotica per controllare il riscaldamento. Non è quindi una questione di investimenti e costi, c’è bisogno di un salto culturale, ma dobbiamo farlo tutti, a partire dalle nostre case e dalle nostre abitudini, che spesso non ci accorgiamo di quanto siano dannose finché non capiamo quanto costano, o a noi o alla comunità”. Un po’ come l’auto elettrica? “Abbiamo già delle auto ibride aziendali e stiamo ipotizzando di sostituirne alcune con quelle totalmente elettriche, io stesso ho in progetto di acquistarne una”. Un’auto o una bicicletta elettrica? “No no, in bicicletta si pedala”.

A lt(r)adefinizione Per condividere il significato delle parole senza dare nulla per scontato

di Roberto Parma “La formazione è un costo per le aziende che spesso non produce risultati tangibili”. Purtroppo quando nel mio lavoro sento ripetere questa frase non posso che essere d’accordo. Quando si è costretti a ricorrere a percorsi formativi per colmare il gap di conoscenze e competenze che si è creato nei confronti dei competitor, gli effetti benefici, quando ci sono, tardano a farsi sentire.

È chiaro, chi è costretto a rincorrere si trova sempre in affanno. Non è lui a decidere quando prendere fiato. Le imprese che si approcciano in questo modo alla formazione, sono imprese che rincorrono, imprese con il fiato corto. Per proseguire con la metafora, la formazione deve assomigliare più ad un allenamento che ad una fase di recupero delle energie perdute, o addirittura mai possedute. Non si tratta solo di tempistica. La progettazione o la pianifi-

cazione dell’attività aiuta a impiegare meglio le risorse, ma non basta. La formazione deve diventare un atteggiamento organizzativo, un’occasione di motivazione e di condivisione degli obiettivi. Solo abbracciando questa prospettiva si potrà essere d’accordo anche con un’altra affermazione: “se è vero che non tutte le aziende che investono in formazione ottengono risultati positivi, è altrettanto vero che solo chi ne fa buon uso può guardare al futuro con fiducia”.


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R ifiuti

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Successo per il workshop organizzato da ANIS sul tema degli imballaggi

CONAI, per le imprese competitività assicurata Molte le domande dei 40 partecipanti, tutte soddisfatte dai relatori

G estione Rifiuti

Rubrica a cura di: Va bene la “campionatura” ma con grande accortezza

L’attenzione sul tema dello smaltimento rifiuti è sempre più alta, come dimostra la grande partecipazione al workshop organizzato da ANIS e CONAI il 1 marzo. Una quarantina di imprese, quasi tutte associate ANIS, ha partecipato direttamente o tramite propri responsabili e consulenti, all’incontro con Massimiliano Polizzi e Filippo Alfano, i relatori del Consorzio Nazionale Imballaggi, per aggiornare la propria conoscenza sulle normative vigenti in Italia e in Europa, che rappresentano i mercati di riferimento di moltissime imprese di San Marino. Come noto a seguito del “Decreto Ronchi” del 1997, è stato istituito il CONAI, che oggi rappresenta circa 1 milione di imprese consorziate nei sei Consorzi rappresentativi dei materiali che vengono utilizzati per la produzione di imballaggi, ovvero: acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro. Anche nell’ultimo anno il Sistema CONAI si è confermato un attore fondamentale sia nella salvaguardia dell’ambiente sia di un’intera filiera industriale che va dalla raccolta al trattamento e alla valorizzazione dei rifiuti di imballaggio. Si calcola che l’attività del Consorzio abbia effettivamente contribuito per un risparmio di quasi 535 milioni di euro di costi socio ambientali evitati alla collettività in un quinquennio di prevenzione. A questi si aggiungono i dati della green economy creata dal consorzio: ben 15,2

miliardi di euro di benefici economici e ambientali derivanti dall’attività di riciclo, bel 125 milioni di tonnellate di CO2 evitate in quindici anni di attività e 100 discariche che grazie al sistema consortile si è potuto evitare di costruire in Italia. Secondo i dati 2014, infine, cresce in maniera significativa, infine, la gestione dei rifiuti di imballaggio in convenzione ANCI-CONAI (+7,2% rispetto al 2012), per un totale di 3,6 milioni di tonnellate gestite direttamente. Come noto con CONAI già nel 1998 ANIS stipulò un accordo che consentì alle imprese sammarinesi di aderire al sistema consortile fin da subito, per mantenere la piena operatività delle aziende ed evitare la conseguente perdita di competitività. Un impegno che si è rinnovato negli anni e che ha portato all’organizzazione workshop dei giorni scorsi. La parola “imballaggio” è ormai diventata di uso comune in tutte le aziende, in particolar modo quelle che utilizzano un qualsiasi tipo di contenitore (bottiglia, scatola o altro) per le proprie merci e prodotti. Sia che il prodotto venga imballato direttamente in un processo interno, sia che arrivi in azienda già imballato e venga poi reindirizzato altrove, esiste una variegata casistica di norme e obblighi. Lo scopo del workshop era quindi quello di fornire alle aziende (produttori, importatori, esportatori, utilizzatori) tutti gli aggior-

namenti normativi e rivedere obblighi e opportunità connessi alla partecipazione al CONAI, che per le imprese sammarinesi resta volontaria. Pur non essendo un’iscrizione obbligatoria per le imprese del Titano, si tratta comunque di una scelta commerciale, in quanto il contributo ambientale, se non già assolto dall’impresa sammarinese, una volta commercializzato in Italia ricadrebbe sul cliente, con perdita di competitività per l’azienda sammarinese. Per questo durante l’incontro è stato dedicato ampio spazio all’adesione volontaria al CONAI, ricordando i principali adempimenti per produttori e utilizzatori di imballaggi, le opportunità per gli esportatori, ma anche alle casistiche di esenzione, esclusione o riduzione del Contributo Ambientale per particolari tipologie o flussi di imballaggi. Oltre a questi temi, sono state illustrate anche tutte le modalità di regolarizzazione delle aziende già consorziate che però hanno commesso errori nell’applicazione della normativa. Molti dei presenti hanno potuto inoltre porre domande dirette durante il seminario su costi e procedure inerenti l’iscrizione al Consorzio. Ma anche molte domande su specifiche su casi particolari, ottenendo tutte le risposte che cercavano, grazie alla presenza diretta dei responsabili CONAI invitati appositamente. Daniele Bartolucci

La fotografia che ci restituisce il nostro territorio è ancora la stessa, anche se, e questo va detto, qualche miglioria, ultimamente, c’è stata. Vista e considerata l’enorme mole di lavoro che in questi giorni si sta facendo e delle tante parole che girano attorni ai rifiuti abbandonati, affrontiamo questo mese il delicato tema della dispersione sul suolo di materiali pericolosi. Un argomento che, nonostante sia sotto gli occhi di tutti, purtroppo evidenzia una scarsa conoscenza delle conseguenze, anche gravi, che può arrecare al territorio. Se l’Italia gioca a “scaricare”, sbagliando, il problema sugli immigrati, la Repubblica di San Marino non può vantare questo “alibi”: la colpa è esclusivamente nostra. Fortunatamente non si corre il rischio di dover “scontare” la pena con quel celebre “contrappasso” di dantesca memoria: basta qualche attenzione. Ma se questo è l’auspicio per il futuro, il presente non è così roseo: ancora oggi difatti capita sovente di vedere barattoli di vernici o addirittura frigoriferi abbandonati vicino ai cassonetti a causa di una rarefatta informazione sui pericoli oppure, ed è ancora peggio, per pigrizia. Come detto, rispetto a qualche

anno fa la situazione è lievemente migliorata, ma non basta. E ci piace pensare – concedetecelo – che questa sensibilità sia cresciuta nelle persone anche grazie alla campagna di comunicazione che la IAM srl sta portando avanti da oltre un anno sia sui giornali che sui social media. La nostra realtà imprenditoriale ha riscontrato “sul campo” una crescita culturale: i cittadini che ci chiamano e conferiscono i loro rifiuti – spesso della categoria “pericolosi” - sono in aumento. E sempre più spesso scoprono che quello che apparentemente poteva sembrare un semplice costo di smaltimento, in realtà – chiaramente per alcuni materiali specifici – si può trasformare in un piccolo ma significativo guadagno. Vi faccio un esempio concreto: recentemente ci sono stati conferiti circa 25 kg di ottone derivato dalla ristrutturazione di un appartamento privato. Il cliente, invece di spendere tot euro, quasi con meraviglia e stupore si è ritrovato in tasca una moderata somma di denaro. Il battage di informazione sulla materia ha fatto sì che i cittadini abbiano iniziato anche a “campionare” alcuni rifiuti. Una pratica lodevole, sulla quale ci permettiamo di precisare alcuni passaggi e di dare qualche consiglio.

La prima parola che mi viene in mente è “accortezza”. Ben vengano i prelievi che testimoniano la dispersione sul suolo, ma con “professionalità”. O meglio, con piccole ma utilissime precauzioni. In prima battuta, “mai a mani nude”. Bastano un paio di guanti in lattice “usa e getta” per evitare il contatto con la pelle. In seconda battuta, munitevi di barattoli asettici: quelli in vetro che magari contenevano un ragù di carne non vanno bene perché, nonostante i ripetuti lavaggi a cui possono venire sottoposti, si corre il rischio che all’interno vi rimangano alcune tracce. Idem per quelli che contenevano vernici: anche dopo numerosi risciacqui, alcune particelle possono, come si dice in gergo, “rimanere attaccate”. Viene da sé quindi che l’acqua e i detergenti impiegati per pulire i barattoli di solventi e pitture non debbano essere svuotati nel terreno o nei tombini. Mattia Marinelli


G reen Economy

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In progetto la sostituzione del parco mezzi pubblici e incentivi ai privati

Con Tesla per la mobilità sostenibile del Titano L’azienda statunitense, leader nel mondo, ha incontrato il Governo Tesla non è solo una casa automobilistica: è un’azienda improntata alla tecnologia e al design, con una particolare attenzione alle innovazioni in campo energetico. Ed è in questo senso che risulta molto interessante l’incontro con il Governo di mercoledì mattina, che si inserisce all’interno del progetto in materia di mobilità sostenibile che, come annunciato da Fixing nelle scorse settimane, nei prossimi mesi dovrà essere approntato dal Governo. “E’ infatti evidente l’importanza di un focus sulla mobilità elettrica”, spiega una nota congiunta delle Segreterie al Turismo e al Territorio, i cui rappresentanti Teodoro Lonfernini e Antonella Mularoni, hanno incontrato i responsabili della Tesla Motors, che “rappresenta l’eccellenza a livello mondiale. La Repubblica di San Marino ha tutto l’interesse a vedere allestiti in territorio punti di ricarica di automezzi elettrici e sta già predisponendo quanto necessario per l’ubicazione di due di essi al parcheggio 7, interessato al momento dai lavori di abbellimento e recupero dell’area che interessa il percorso fra i parcheggi 6 e 7. Tesla ha finora lavorato su supercharger, ovvero stazioni di ricarica in grado di caricare le auto Tesla in una ventina di minuti. Ora sta lavorando su un progetto in grado di favorire la permanenza dei proprietari di auto elettriche nei territori ed in questo senso l’interesse della Repubblica di San Marino è massimo in quanto ciò permetterebbe di coinvolgere privati, come albergatori o ristoratori, che vedrebbero certamente aumentato il numero di clienti, che sceglierebbero le strutture ricettive anche in ragione della opportunità di ricarica dell’automezzo. Dopo questo primo contatto, nei prossimi giorni saranno approfondite le vari e tematiche, anche per impostare le politiche del futuro relative al parco automezzi pubblico, che è auspicabile che sia sempre più improntato alla eco-sostenibili-

tà”. Tesla Motors è una società con sede negli Stati Uniti, fondata nel 2003 da un gruppo di ingegneri della Silicon Valley intenzionati a dimo-

strare che le auto elettriche sono da ogni punto di vista superiori agli automezzi con propulsione tradizionale. L’azienda sta allargando la

produzione anche ad altre aree, come Tilburg, nei Paesi Bassi, dove ha un impianto di assemblaggio, o Lathrop, in Californa, dove ha uno stabi-

limento specializzato. In arrivo anche un veicolo economico di massa, dai costi fortemente contenuti. Daniele Bartolucci

N INI

Il 16 marzo la 15esima edizione

Il sito di Nuove Idee Nuove imprese, la business plan competition che da 15 anni raccoglie idee innovative d’impresa (grazie al sostegno di dieci enti della Provincia di Rimini e della Repubblica di San Marino) è in fibrillazione. E’ di questi giorni difatti la notizia che il Ministro dell’Economia e della Finanze italiano, Pier Carlo Padoan, ha confermato le agevolazioni fiscali, sia per le Startup, sia per gli investitori che credono e sostengono le nuove imprese innovative. Mercoledì 16 Marzo alle 11,30 intanto, all’interno di Innovation Square di Rimini, verrà avviata concretamente la 15esima edizione della competizione, con la presenza di due importanti relatori: l’ingegner Ruggero Frezza, consulente di Innovation Square e il dottor Alessandro Giari, Presidente del Techno Science Park di San Marino. Con l’occasione saranno presenti anche i concorrenti, autori delle idee Innovative di impresa 2016. Il più lontano dei partecipanti vive a Bristol (Regno Unito), poi da Trento, Pavia e Catania. Il più giovane ha 20 anni e il meno giovane 67 anni. I settori, come sempre, sono vari: energia, web e digitale, ricerche di mercato e pubblicità, turismo, food, spettacolo. Qualche dato Dal 2002 al 2015 be 2.516 giovani hanno partecipato alla competizione; 1.015 sono state in totale le Idee di Business; 326 Business Plan completati da cui sono nate 56 aziende, tra nuove impres e quelle rivitalizzate dal Business Plan.


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S anità

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Il formato elettronico è stato introdotto in Italia solo lo scorso 1° marzo

Ricette online, il Titano le emette già da 20 anni Ogni anno sul Monte sono oltre 320 mila e “valgono” 5 milioni di Alessandro Carli

La Repubblica di San Marino “batte” l’Italia. Mentre il “celebre vicino” è alle prese con l’avvio della ricetta nazionale elettronica, partita ufficialmente il 1 marzo tra molte polemiche e valida in tutte le farmacie italiane, sul Titano la pratica è già in vigore da parecchi anni e accompagna quella più tradizionale, in cartaceo. “La Repubblica – spiega il dottor Mauro Chiaruzzi, Direttore delle farmacie e del centro farmaceutico dell’Istituto per la Sicurezza Sociale – sin dal 1997 utilizza Informix, il sistema informatico per emettere ricette per i sammarinesi e i residenti nel nostro Stato. A breve Informix verrà sostituto da Areas che, oltre a gestirle, le emetterà”. Quasi 5 milioni di euro ogni anno Il dottor Mauro Chiaruzzi poi ci ha fornito i “volumi” di ricette emesse dell’ultimo lustro. Nel 2011 sono state 317.987 per un totale di 837.541 farmaci consegnati. La spesa a ricetta è stata di 16,12 euro per un totale di 5.128.585 euro. L’anno successivo le ricette sono state 319.094, 841.597 invece i farmaci consegnati e un totale di 4.960.635 euro (14,79 euro a ricetta). Nel 2013 invece le ricette hanno raggiunto un numero complessivo di 326.863 per 842.482 farmaci consegnati (la spesa a ricetta è stata di 14,51 euro, con un totale di 4.835.969 euro). E se il 2014 ha visto la compilazione di 324.360 ricette per 808.392 farmaci consegnati (per una spesa di 12,96 euro a ricetta e un totale di 4.707.897 euro), lo scorso anno si è registrato un boom: nel 2015 difatti le ricette sono state 363.263 per 816.280 farmaci consegnati. La spesa a ricetta è stata di 13,98 euro per un totale di 5.079.636 euro. Il nuovo software Areas A breve giro di posta – qualche mese - entrerà in funzio-

ne Areas, un nuovo software informatico che assembla in un unico modulo la gestione

dei magazzini economato, farmaceutico, farmacie (per distribuzione prodotti e ri-

cette) e quello relativo agli ordini per i reparti, servizi diagnostici, ambulatori, servizi

territoriali e uffici amministrativi. Questo nuovo gestionale, che il Comitato Ese-

cutivo e la Segreteria di Stato alla Sanità spiegano essere stato comunque progettato ai fini “dell’integrazione di tutto il sistema sanitario e per implementare i servizi offerti anche allo scopo dell’accreditamento istituzionale, passo che ci permetterà di dialogare a tutto tondo con la realtà sanitaria di altri Stati e della vicina Italia”, permetterà agli utilizzatori di adoperare la medesima piattaforma e di avere il diretto monitoraggio dello scarico dei farmaci utilizzati sui malati ricoverati. L’introduzione del nuovo sistema è stata preceduta da una fase formativa del personale addetto. Dispensazione delle ricette e validità La ricetta, redatta dal medico su modulo ISS, è di norma informatizzata e ha una validità di 15 giorni dalla data di emissione. La stessa procedura viene effettuata per ricette ripetibili in duplice copia, utili in caso di terapie croniche poiché evitano inutili code presso i Centri Sanitari. Per questo tipo di ricette l’utenza deve attenersi alle date dei ritiri prestabilite: da 7 giorni prima a 14 dopo la data indicata. Qualora si tratti di ricetta cartacea manuale (cioè redatta su modulo ISS, scritta a mano dal medico e non con il computer), ha la validità 15 giorni dalla data di emissione; in ogni caso, al momento della consegna dei medicinali, viene generata una ricetta informatizzata a cui viene allegata la ricetta manuale originaria. Qualora si tratti di una ricetta contenente la richiesta di farmaci stupefacenti (validità 3 giorni dalla data di emissione) si inseriscono i dati di colui che ritira tramite presentazione di documento d’identità (il farmacista ricopre un ruolo di pubblico ufficiale), si crea ricetta informatizzata e la si evade con timbro e firma allegando le fustelle dei farmaci.


F ormazione

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L’ANIS lancia la prima edizione del “Master in Business Control”

Non è più tempo di decisioni alla cieca “Il modello di controllo deve rispecchiare le esigenze strategiche” di Roberto Parma

Assieme al Master in General Management, Anis propone un’altra interessante proposta formativa in collaborazione con quattro eccellenze dell’imprenditori sammarinese: Alluminio Sammarinese, Ceramica Del Conca, Colombini e Sit. Lunedì 11 aprile è previsto difatti il primo incontro del Master in Business Control. Il percorso formativo si articolerà in dieci incontri e affronterà cinque temi fondamentali per la crescita professionale delle figure aziendali che si occupano di programmazione e controllo. Incontriamo il dottor Simone Selva, consulente e formatore Senior per capire perché non è più “pensabile” un’azienda senza personale amministrativo dotato di queste nuove competenze. Dottor Selva, per il secondo anno un percorso in Amministrazione Finanza e Controllo tutto curato da lei. Quest’anno però con un taglio diverso. Perché la scelta di un master in Business Control? “Innanzitutto le dico che per me quella di fare formazione è un’opportunità molto importante. Per i professionisti la formazione è essenziale in quanto ci costringe all’aggiornamento continuo. In aula poi il rapporto, che è, e deve essere, assolutamente fra pari, favorisce un clima di confronto molto fruttuoso per discenti e docente. Questi percorsi nascono dalla convinzione che, quando si parla di Controllo di Gestione, ci sia ancora molta confusione. Il principale limite, che purtroppo sovente noto, è quello di concepire l’attività amministrativa come la funzione delegata alla mera elaborazione di numeri. Numeri, peraltro, tipicamente prodotti per ragioni sostanzialmente giuridiche, siano esse fiscali o di bilancio. Quello che manca è la consapevolezza delle potenzialità che alcuni strumenti di pianificazione e controllo possono dare nella gestione operativa

del business. Ecco, da questo punto di vista credo che ci sia ancora tanto da fare. Non bisogna mai dare per assodati determinati concetti o modelli ma sempre devono essere aggiornati. Il modello di controllo deve rispecchiare le esigenze strategiche ed il modello di business e siccome la realtà cambia e le aziende pure, per adattarsi ad essa, perché il modello di controllo dovrebbe rimanere uguale?” Può farmi un esempio? “Lei pensi ad un’azienda che ha sempre operato nel B-to-B servendo piccoli negozi di quartiere. Il modello di controllo è focalizzato su fatturato (magari mensilizzato), costi variabili (di produzione/ commercio) e costi fissi in quanto la clientela è sostanzialmente omogenea e le vendite procedono con una certa stabilità. Tutto a un tratto si pensa di intraprendere un percorso di crescita entrando in altri canali di vendita come ad esempio la Grande Distribuzione Organizzata o l’e-commerce. Siamo sicuri che la struttura di costo aziendale a livello Logistico, Amministrativo, di Marketing, IT e Commerciale non sarà influenzata dal servire questi nuovi canali? Siamo in grado di valutare questi impatti? Abbiamo ripensato il modello di controllo per evidenziare i risultati effettivi dei nuovi segmenti di mercato? Ma soprattutto c’è qualcuno in azienda che senta il bisogno di richiedere o di produrre tali informazioni?”. Chiarissimo. Secondo lei un ragazzo che oggi esce dall’Università o da una scuola tecnica, mi riferisco ai giovani che non hanno occasione di lavorare immediatamente in contesti strutturati, trova nel proprio bagaglio culturale queste competenze? L’impressione è che spesso i giovani quasi non ne abbiano consapevolezza. “Le rispondo da consulente: dipende. Dipende in quanto

sicuramente chi ha seguito un percorso di studi più aziendalistico ha, mi passi il termine, nel ‘cervelletto’ l’importanza dell’orientamento strategico e dunque, qualsiasi impiego abbia in azienda, sarà molto attento al modello di business aziendale, magari ad identificare i famosi ‘fattori critici di successo’ e potrà fornire spunti utili, se inserito in un contesto aziendale favorevole. D’altra parte noto che chi ha affrontato un percorso prettamente amministrativo ha una focalizzazione molto difensiva”. In che senso? “Nel senso che immagina il proprio lavoro principalmente come risposta ad adempimenti burocratici. Il buon amministrativo risponde in tempo e in modo preciso alle scadenze burocratiche. Attenzione! Questo aspetto è fondamentale, però non sufficiente. Stiamo parlando di grandi numeri, sia chiaro, non mi permetto di dare una valutazione oggettiva anche perché non sono in grado, però certamente questi aspetti sono rilevabili”. E in generale secondo lei quando un giovane, anche preparato, entra nel mondo del lavoro a cosa deve prestare attenzione? “Innanzitutto deve prestare attenzione. Un mio professore diceva che quando si esce dall’Università, o da altri percorsi formativi, si corre il rischio di pensare all’azienda come ad uno Space Shuttle dove tutto è organizzato e oliato. In realtà, diceva sempre il mio professore, vi troverete davanti a delle barche a vela. Cioè la distanza tra i modelli teorici aziendalistici che si studiano e la realtà è spesso abissale. Cosa fare allora? Avendo sempre in mente i principi dei modelli aziendalistici occorre verificarli, testarli nella realtà aziendale. Testarli, aggiungo, con pazienza. Roma non si è fatta in un giorno e allora allo stesso modo occorre cambiare, dove necessario,

un pezzo alla volta, partendo magari da cose semplici ma che immediatamente fanno percepire l’utilità del cambiamento. Questo può generare un effetto positivo in azienda e un contesto favorevole per cambiare e crescere sempre più”. Tra i moduli del master c’è un modulo di Finanza Aziendale. Come mai gli aspetti finanziari di un’azienda diventano sempre più importanti? Forse perché le aziende stanno crescendo “male” ossia si assumono rischi senza sapere di averlo fatto? È un problema unicamente relativo alle banche che non supportano adeguatamente le aziende? “Gli aspetti finanziari sono da sempre centrali, la frase ‘Cash is The King’ (il re è la cassa, ndr), può apparire provocatoria ma ha più che

un fondo di verità. Se un’azienda non produce utili non è sostenibile in quanto non propone al mercato un valore tale da remunerare i propri fattori produttivi. È anche vero però che può esserci un’azienda sana dal punto di vista commerciale, il prodotto piace, ed anche relativamente efficiente nel senso che i costi di produzione sono allineati rispetto ai prezzi di vendita. Ebbene se quest’azienda inizia a non incassare, o acquista troppo magazzino rispetto alle reali richieste del mercato, o si indebita oltre le sue possibilità, essa rischia di collassare. Credo che un sistema di controllo veramente completo non possa esimersi dal controllo finanziario. In secondo luogo, per rispondere alla sua domanda, certamente quando i denari non scarseg-

giano, e le banche sono propense a finanziare le imprese, il controllo sui flussi di cassa sembra essere meno rilevante. La crisi da questo punto di vista ci ha insegnato molto, sicuramente le minori risorse finanziarie disponibili hanno riacceso l’attenzione su questi temi”. In una parola, che cos’è il Master in Business Control? “Una finestra. Un percorso che vuole far aprire i partecipanti alle potenzialità insite in quegli stessi numeri che tutti i giorni elaborano, affinché possano essere utili alla gestione operativa dell’azienda fornendo importanti in-put strategici”. Per informazioni e iscrizioni, contattare il Coordinatore del progetto ai numeri 0549. 873925 - 339.8016455 o via email al seguente indirizzo: informa@anis.


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A ttualità

FIXING - Anno XXII - n.22 - Venerdì 6 Giugno 2014

Dal voto nel 1964 tante altre sfide Le donne sammarinesi hanno conquistato uno ad uno i propri diritti sociali solo nell’ultimo mezzo secolo, ma ancora oggi sono in minoranza nei ruoli più importanti della politica e dell’economia di Daniele Bartolucci

Indipendenza, diritti, libertà sociali ed economiche delle donne sono concetti tornati di strettissima attualità, soprattutto in una società, quella occidentale, che finalmente sta prendendo piena consapevolezza di questo valore, e non si parla più di “concessioni” ma di vere e proprie conquiste. Anche per dissociarsi da chi ancora rinnega questi diritti: una visione corta e forse anche un po’ populista (si pensi a chi ne fa o ne potrebbe fare una bandiera per attaccare gli immigrati, la comunità islamica o altre culture), che evita accuratamente di ricordare che tali “conquiste” sono per lo più recenti, anzi, recentissime se si guarda alla Repubblica di San Marino. Le donne sammarinesi hanno infatti votato per la prima volta il 13 settembre del 1964, ben 5 anni dopo che la legge del 29 aprile 1959, entrata in vigore solo il primo gennaio del 1960, aveva esteso anche a loro il diritto di voto attivo. Ma non potevano ancora essere votate. Solo con la legge del 1973 i diritti delle donne vengono parificati a quelli degli uomini e poterono assumere incarichi e funzioni politiche. Prima di queste leggi, ovvero meno di mezzo secolo fa, la donna sammarinese non poteva assolutamente essere protagonista della vita economica del proprio Paese, e trascorreva la propria vita passando direttamente dal potere del padre o degli uomini di famiglia alla potestà del marito, in quanto non aveva la minima disponibilità dei propri beni. Non potevano votare, ma non avevano nemmeno diritto di intestarsi i propri capitali, terreni o immobili. Il voto passivo divenne esecutivo nel 1974 e da allora le donne hanno cominciato a far parte attiva della politica sammarinese. E oggi “nei partiti e movimenti politici le donne sono presenti tra gli iscritti con una media del 40%, ma i numeri si abbassano se cerchiamo la presenza femminile

negli incarichi dirigenziali, nelle cariche parlamentari e nelle nomine nelle commissioni. Oggi”, spiega Patrizia Gallo, Coordinatore della Commissione per le Pari Opportunità, “il nostro Parlamento, che è composto da 60 Consiglieri, ha 11 donne, solo il 18,33%, mentre il nostro Congresso di Stato è composto da 9 Segretari, di cui una sola donna, l’11%. La presenza femminile negli incarichi dirigenziali rappresenta solo il 30%, anche se devo sottolineare che solo in quest’ultima legislatura su 9 partiti politici presenti in parlamento 3 donne sono state nominate segretari generali di partito”. E questo mentre Hillary Clinton, Donald Trump permettendo, aspira a diventare la prima Presidente donna degli Stati Uniti d’America. Un primato che tutto il mondo (femminile e non solo) guarda con notevole interesse, non fosse altro perché rappresenta, insieme a tantissime altre donne impegnate in politica, un simbolo di questa emancipazione. Se guardiamo al contesto internazionale, infatti, San Marino non eccelle per femminilità nemmeno nella diplomazia: “A San Marino oggi sono accreditati 73 Ambasciatori di cui 17 sono donne; su 65 Consoli 12 sono donne”, spiega ancora Patrizia Gallo. Ma non è solo una que-

stione di numeri, bensì di scelte strategiche riguardo alle sfide globali, che oggi si chiamano immigrazione, guerra civile e terrorismo. “Più responsabilità alle donne in ambito politico-istituzionale è solo una scelta giusta ed equa, ma anche quella più intelligente: le donne devono partecipare ai processi di pace perché sono una parte in causa del conflitto esattamente tanto quanto gli uomini. E gli accordi funzionano bene solo se a stringerlo sono i diretti interessati. Tutti, nessuno escluso. Anche perché fino ad ora la supremazia maschile in tema di gestione di pace non ha avuto così grande successo”. L’altro grande tema è quello dell’economia, dove le donne stanno finalmente prendendosi il giusto spazio e occupano sempre più posizione di vertice (non è un caso che sia Confindustria sia ANIS abbiano avuto Presidenti come Emma Marcegaglia e Simona Michelotti). “Ma”, avverte Patrizia Gallo, “la costruzione delle carriere parte dai livelli meno elevati. È lì che dobbiamo individuare personalità ricche di talento che non hanno ancora avuto l’opportunità di emergere come leader. Sono le donne che vanno identificate e aiutate a sviluppare queste loro doti strategiche”. A tal proposito, va ricordato che “le

leggi sammarinesi che hanno riconosciuto i diritti delle donne e che tutelano le pari opportunità sono diverse, a partire dal diritto al voto, al diritto di cittadinanza, al diritto di pari retribuzione, al contrasto della violenza di genere, alla tutela della famiglia, al diritto del lavoro part time, alle quote di genere nelle liste elettorali fino al contrasto del fenomeno delle dimissioni in bianco”. Passi avanti, dunque, che però non hanno ancora invertito il trend: gli ultimi dati confermano infatti che le donne disoccupate (983 la media 2015) sono sempre di più degli uomini (528) e nonostante il sostegno all’imprenditoria femminile, non si può ancora parlare di “pari opportunità”, visto che l’impegno in famiglia (figli, casa, assistenza ai genitori anziani…) viene ancora assunto prevalentemente dalle donne. E per farlo, spesso devono rinunciare a lavoro e carriera. E’ quanto emerge dal monitoraggio che sta effettuando la Commissione per le Pari Opportunità sta predisponendo sull’empowerment femminile. “Dai primi dati raccolti”, spiega Patrizia Gallo, “si è evidenziato che le donne ricoprono ancora soprattutto ruoli di manovalanza generica tra gli operai, la percentuale è molto alta tra gli operai generici e non tra i qualifi-

cati e nel settore impiegatizio i ruoli femminili sono soprattutto tra gli impiegati, pochi tra i responsabili, pochissimi tra i dirigenti. Eppure da uno studio della World Bank è risultato che nel campo dell’istruzione il gap tra uomo e donna sembra si sia invertito in molti Paesi. Anche a San Marino da diversi anni le donne raggiungono titoli di studio più elevati rispetto agli uomini”. Inoltre “molte donne lavorano nella Pubblica Amministrazione, dove le leggi sulla parità e tutela sono garantite: qui è alta la presenza femminile nei ruoli dirigenziali, anzi è prevalente (la puoi togliere, ho controllato non è prevalente anzi su 3763 dipendenti PA le donne sono 2297 i dirigenti al contrario sono in totale 71 e dirigenti donne sono 30), e non vi sono discriminazioni di salario a parità di incarico e ruolo. Non si può dire altrettanto nel settore privato dove l’ostacolo della maternità è ancora fortemente sentito e i ruoli apicali e relativa valutazione salariale hanno una forte disparità. Se si guarda dunque al passato, San Marino ha fatto davvero passi da gigante negli ultimi decenni, ma la strada verso una vera emancipazione femminile è ancora lunga, comunque non impossibile. Assieme alla creazione di un Ufficio apposito, con l’affiancamento stabile di un consulente legale, potrebbe essere la prossima tappa di questo percorso. Inoltre si potrebbe introdurre lo strumento delle “quote rosa”. Quest’ultimo, pur essendo una forzatura di legge, ha consentito in tanti altri sistemi “paritari” e oggi presi ad esempio, compresi i Paesi nordici, di favorire quel cambiamento culturale necessario a stabilire un nuovo equilibrio tra donne e uomini. Un equilibrio che potrebbe rivelarsi molto positivo per la politica, per l’economia e quindi per la tutta la società.

F ocus

Le fiabe fotografiche di Elisa

“Scatto foto per paura, paura che si perda il ricordo di situazioni, cose o persone che ho incontrato o amato. Così li proteggerò facendoli diventare immortali”. Preciso, anzi, a “fuoco” come solo una fotografa sa fare. Lei è Elisa Giorgetti, e sta esponendo a Palazzo Graziani (piazzale lo stradone, 12) sino al 13 marzo un suo prezioso lavoro, “Fotografiaba, Regine dell’Antica Terra”. Un percorso di vita attraverso dieci scatti fotografici con cui l’artista sammarinese si racconta e mostra la sua visione della donna. “Un omaggio all’universo femminile e al territorio attraverso le Regine la cui delicatezza e forza vengono esaltate dai suggestivi paesaggi e dai luoghi incantati della più antica Repubblica al mondo, avvolti da un’atmosfera magica e fiabesca”. Ancora lei: “La voglia di fare, di creare, di immortalare è attiva in me dal primo momento in cui mi sveglio fino a sera, prima di coricarmi per andar a dormire. Non credo esistano traguardi definitivi nella vita, bensì obiettivi in grado di migliorarmi sempre e comunque. Amo ogni espressione di fotografia, ma mi appaga cogliere attimi nascosti, sguardi segreti, abbracci appassionati, baci fugaci, sorrisi radiosi, ancora risa che scaldano non solo il cuore ma anche la mia macchina fotografica, il prolungamento dei miei occhi”. L’invito è quella di andare ad ammirare le sue opere tutti i giorni dalle 10 alle 18. L’ingresso è libero.


S peciale Cultura

FIXING - Anno XXIV - n.9 - Venerdì 4 Marzo 2016

Il suo nome è, per la maggior parte delle persone, pressoché sconosciuto. Eppure Jessie White Mario, cittadina onoraria della Repubblica di San Marino (negli Atti del Consiglio Principe del 27 giugno 1883 si legge che “finalmente, sulla proposta dell’Eccellentissima Camera”, le venne “accordata la cittadinanza onoraria”), soprannominata “Miss Uragano” o la “Giovanna d’Arco della causa italiana” (quest’ultimo appellativo le fu dato da Giuseppe Mazzini), diede un importantissimo contributo alla nascita dell’Italia, operando al fianco di personaggi del calibro di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Il suo “Vita di Giuseppe Mazzini”, secondi i critici, rimane oggi una testimonianza unica e di immenso valore storico, impreziosita dalla conoscenza diretta dei fatti e dal legame profondo che la univa a Mazzini: uno dei documenti più ricchi e approfonditi sulla nascita, la formazione e la vita del grande patriota e filosofo italiano. Lo stesso premio Nobel Giosuè Carducci, altro personaggio ben conosciuto a San Marino, la descrissi in questo modo: “Una grande donna a cui, lo scrivo senza enfasi, noi Italiani dobbiamo molto”. Di nascita inglese, si è dedicata sin da giovanissima alla causa dell’indipendenza italiana prima, e al suo riscatto civile e politico poi. Corrispondente di guerra e crocerossina dei Mille, autrice fecondissima di reportage sulle condizioni di vita e di miseria in Italia, nel 1854 conobbe Garibaldi, che così la salutò: “Voi sarete l’infermiera dei miei feriti nelle prossime battaglie”. Profezia che poi avvenne. Pur essendole stato precluso l’accesso all’Università, Jessie studiò medicina di propria iniziativa. Sposato Alberto Mario e trasferitasi con lui in Italia, si prodigò nell’assistenza dei volontari garibaldini in occasione dell’Impresa dei Mille, dei fatti di Aspromonte, della Terza Guerra d’Indipendenza, della spedizione nel Lazio del 1867, della spedizione in Francia nel 1870. “Una aspetto interessante degli scritti di Jessie White – scrive Roberta Barazza - è il suo sguardo di inglese sulle vicende italiane. Molti, nei suoi scritti, sono i confronti tra l’Inghilterra e l’Italia. E molti non sono affatto, per noi, lusinghieri. Jessie White è un’inglese che osserva il nostro Paese e spesso non riesce a trattenere lo sdegno per quanto vi avviene e per

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Jessie White Mario divenne cittadina onoraria della Repubblica di San Marino nel 1883

La “Giovanna d’Arco” inglese amata e odiata dall’Italia Per Giosuè Carducci “la democrazia conta un solo scrittore sociale. Ed è una donna”

A gricoltura Innovativa Rubrica a cura di: Un nuovo approccio culturale verso la terra con i frutti antichi

come le persone si comportano. I suoi giudizi sono a volte molto severi. Penso che questo confronto sia molto interessante. L’amicizia e la frequentazione di Mazzini e Garibaldi sono stati determinanti per il coinvolgimento della giovane inglese nella lotta politica italiana. Fin dall’inizio il punto di riferimento politico del suo pensiero politico fu Mazzini, di cui ammirava l’idealismo, la devozione totale al programma politico e i principi repubblicani”. Eppure lei, assieme a Anita Garibaldi, Bianca Milesi Mojon, Carolina Pepoli Tattini, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Enrichetta di Lorenzo, Giorgina Craufurd Saffi, Giuditta Bellerio Sidoli – le cosiddette “donne del Risorgimento italiano” – non furono ben viste da tutti: per Pio IX erano “sfacciate meretrici”, mentre l’ex garibaldino Crispi le definì, senza mezze parole, “demoni tentatori”. Ebbe però anche moltissimi attestati di stima. Pasquale Villari ammira la donna che “dopo aver nella sua gioventù assistito i feriti garibaldini per tutti i campi di battaglia, passa ora tutta la sua vita, sempre laboriosa, scrivendo le biografie di nostri patrioti e percorrendo le nostre province più misere per difen-

dere nei suoi scritti la causa degli oppressi”. Per il garibaldino Ernesto Pozzi “al campo non poteva mancare il più caratteristico tipo garibaldino, la signora Jessie White Mario, infermiera, medichessa, diplomatica, corrispondente di fogli inglesi e americani, soccorritrice con rischio di vita da una ad altra colonna, ambasciatrice fra gli eserciti, irrequieta e sempre britannicamente flemmatica, genio del bene e provvidenza di tutti”. Il giornalista Luigi Bertelli, riporta “Enciclopedia delle donne”, le attribuisce il merito di aver conquistato alla causa italiana l’opinione pubblica inglese, e dichiara che Jessie si prodigò nella propaganda attiva, incessante, “fatta da pochi generosi ai quali Giuseppe Mazzini aveva trasfuso la irresistibile forza della sua fede. Tra questi, prima nell’affrontare arditamente una vita tutta di abnegazione per l’ideale di un’Italia libera, fu senza dubbio Jessie White”. La risposta più bella a queste affermazioni le ritroviamo nelle parole che ancora il Carducci le dedicò: “La democrazia conta un solo scrittore sociale: ed è un inglese, ed è una donna; la signora Jessie Mario, che non manca mai dove ci sia da patire o da osare per una nobile causa”. Alessandro Carli

Riscoprire la storia, i tradizioni e i gusti del passato attraverso gli alberi da frutto, in particolare i cosiddetti frutti antichi, significa anche scoprire, spesso per la prima volta nella propria vita, anche il buonsenso della natura. Per frutti antichi non si intendono solo quelle varietà scomparse da tempo, difficili da reperire, rare se vogliamo, ma quegli alberi che fanno parte della tradizione locale, espressione di un territorio, che possono donare profumi e sapori più aromatici e gradevoli, perché più veri e più legati alla stagionalità oltre che a un determinato luogo. Quel gusto della tradizione e, soprattutto, la riscoperta della genuinità, che non hanno quindi niente a che vedere con la qualità che si trova oggi in commercio. A tal proposito, un’altra differenza dai comuni frutti in commercio è quella di possedere una capacità di conservazione assai maggiore, si parla anche di diversi mesi per alcuni di questi frutti. Il caso principe è rappresentato dala “Pera Decana del Comizio”, un frutto di grandi dimensioni che si mantiene anche per tre mesi, migliorando nel tempo le sue proprietà organolettiche. Un altro albero

strabiliante e proveniente dal nostro territorio, è il ciliegio conosciuto come il “Durone di Vignola”, ma forse non tutti sanno che esiste anche il “Durone di Cazzano”, una varietà antica, di pezzatura anche in questo caso molto grossa, ma nonostante questo è croccante e resistente alla pioggia. Come si capisce anche dal nome, sono piante legate a un luogo o anche a tradizioni locali, come potrebbe essere la “Susina Coscia di Monaca”. Tutti questi alberi hanno poi un’altra importante virtù, ovvero quella di non necessitare di ampi terreni o campi di grandi dimensioni e spazi: Infatti bastano i terreni marginali, oppure quelli cortilizi ad uso familiare o domestico, quindi alla portata di ogni cittadino. Va infine detto che il periodo migliore per la messa a dimora di queste piante va dall’autunno alla primavera. La tempistica dunque è fondamentale, come in tutte le fasi della pianta, dalla messa a dimora alla raccolta dei frutti. Oggi c’è una rinnovata attenzione anche da parte del pubblico e non solo dei vivaisti e produttori, per questo tipo di piante, utili a riscoprire un sano rapporto con la natura e favorire

una più corretta cultura ambientale, oggi più che mai necessaria nella nostra società. La cura di queste piante, durante tutte le fasi di sviluppo, fioritura, impollinatura e raccolta frutti, educa inoltre chi le possiede alla stagionalità dei frutti. Saper riconoscere quando i frutti sono maturi e pronti da cogliere è importante, ma è anche essenziale anche per una corretta alimentazione: come dimostrano molte ricerche scientifiche, infatti, è consigliabile mangiare solo frutta fresca di stagione. E avere cura di un albero da frutto aiuta a prendere consapevolezza di quali siano effettivamente le stagioni e i ritmi della natura. Oltre a regalare sapori genuini e, per rimanere in tema stagionalità, tutti i gradevoli profumi e colori della fioritura, che rappresentano il risveglio dall’inverno che accompagna sempre la primavera. Cristina Righi


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FIXING - Anno XXIV - n.9 - Venerdì 4 Marzo 2016

Al Teatro Titano Patrizia Bollini ripercorre la pagina di sport femminile

“Finisce per A”, il giro d’Italia di Alfonsina Il regista Eugenio Sideri: “Fu una straordinaria eroina dei suoi tempi” Uno scandalo, visti i tempi. Eppure quando Alfonsina Morini, maritata Strada, si iscrive e partecipa al Giro d’Italia del 1924 - prima e unica donna a farlo, in quel tempo – forse non sapeva che a distanza di oltre 90 anni qualcuno – l’attrice sammarinese Patrizia Bollini e il regista Eugenio Sideri – avrebbe “messo in scena” la sua storia. L’8 marzo difatti al Teatro Titano buio in sala su “Finisce per A - Soliloquio tra Alfonsina Strada, unica donna al Giro d’Italia del 1924, e Gesù”, delizioso monologo sulla “corriditrice” che tutti credevano volesse sfidare gli uomini.

Lo scandalo fu anche nel lancio della sua partecipazione. A tre giorni dalla partenza sulla Gazzetta dello Sport compare come “Alfonsin Strada di Milano”; non si sa se la “a” mancante fosse dovuta a un errore o a precisa volontà, fatto sta però che un altro quotidiano, il Resto del Carlino di Bologna, andò a riportare il nome “Alfonsino Strada”. Solo alla partenza gli organizzatori chiarirono che il partecipante era Alfonsina Strada, e la stessa Gazzetta si astenne da articoli particolarmente vistosi. In breve la notizia si diffuse in tutta Italia, creando curiosità, sospetto, approvazione e

scherno. Giunse fuori tempo massimo durante la tappa L’Aquila-Perugia. Inizialmente, alcuni membri della giuria non vollero estrometterla dalla corsa, considerando anche il tanto tempo da lei perso per cadute e forature. Ma in seguito si optò per una linea dura: Alfonsina Strada fu esclusa dalla classifica del Giro. “Quando Patrizia mi ha parlato, per la prima volta di Alfonsina – racconta il regista ravennate -, le ho visto gli occhi luccicare. Io sono un uomo, un ‘maschio’, e credo che non potrò mai capire fino in fondo cosa possa significare

C onsorzio Terra di San Marino

per una donna, specie in quegli anni, affrontare la società – seppur sportiva - dei ‘maschi’. E così ho provato a salire anche io sulla bicicletta delle parole, e a ripercorrere, insieme ad Alfonsina, il suo Giro d’Italia e le sue successive mirabolanti imprese che ne fecero un’eroina del tempo. E ho provato ad immaginare questa ragazza che, nella solitudine delle salite o nelle lunghe traversate delle pianure afose sulle strade sterrate, pedalasse e parlasse… parlasse per non sentire la fatica, per non ascoltare chi la osteggiava, per non smollare mai… ecco, avviasse un dialogo con Gesù. Si tratta di

un Gesù nei ricordi del Catechismo, un Gesù che sta nel Cielo e nella Terra, nelle cose che la circondano, nel vento che le sbatte contro, nella pioggia che le serra gli occhi, nel sole che la acceca… un Gesù che, come lei, è stato condannato dalla legge dei ‘maschi’. Non si tratta di una preghiera, ma di un vero e proprio soliloquio, parole dette nella mente, raccolte nelle gambe e animate dal respiro, affaticato ma felice, di chi non si è mai voluto arrendere”. Patrizia Bollini dà voce e corpo a questa incredibile pioniera dello sport femminile, meno nota della coetanea

San Marino “entra” in una pubblicazione dell’OMS: Consorzio e Authority a lavoro per la salute e l’educazione alimentare dei piccoli studenti

“L’educazione è il pane dell’anima” disse Giuseppe Mazzini, politico e filosofo italiano. Lo sa bene il Consorzio Terra di San Marino che proprio su un particolare aspetto dell’educazione – quello dell’alimentazione e della qualità dei prodotti del territorio - dedica da tempo le proprie attenzioni: i laboratori del gusto, che vede coinvolti gli studenti delle scuole elementari e delle medie, ne sono un esempio cristallino. Parallelamente però il Consorzio Terra di San Marino sta portando avanti un’altra iniziativa, che “lancia” idealmente, per la seconda volta in pochi mesi i percorsi di accompagnamento alla cultura dei prodotti tipici a livello internazionale. Il Consorzio e l’Authority sanitaria stanno portando avanti un importante studio che verrà pubblicato, entro la fine dell’anno, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e che riguarda, tra le altre cose, anche la salute e l’educazione alimentare tra i più piccoli. Il dottor Andrea Gualtieri entra nelle pieghe del pro-

getto, e parte da un evento di grandissima caratura, quell’Expo 2015 di Milano a cui il Titano ha partecipato. “Nei sei mesi di durata della manifestazione meneghina l’ONU ha promosso un programma sulla salute 2020 legato a come i Paesi debbano trattare gli aspetti legati alla salute delle persone. Il Titano, in questo senso, ha già attivato una serie di progetti che coinvolgono anche le scuole, dove dietisti e

nutrizionisti forniscono un’educazione agli stili corretti e ai cibi di qualità”. Un progetto intersettoriale, quello dell’OMS, e che riguarda “i servizi sociali, la nutrizione, gli stili di vita e l’ambiente. Oggi si parla di globesità, ovvero di obesità in scala mondiale”. Un fenomeno che colpisce anche i Paesi più poveri: si risparmia sul cibo, a discapito della qualità. Tra i punti salienti del pro-

gramma “2020” dell’OMS anche con un focus sulle persone più piccole, che riguarda la salute e l‘obesità. “Il documento che stiamo preparando – spiega la dottoressa Arianna Serra, Coordinatrice del Consorzio Terra di San Marino - si inserisce in questo percorso, e mette al centro l’importanza della nutrizione in ambito scolastico”. Un tema, questo, su cui San Marino è sensibile da tempo. Durante i laboratori

difatti i “giovanissimi praticanti” hanno la possibilità di conoscere da vicino e soprattutto realizzare – l’esperienza pratica ma anche quella sensoriale sono fondamentali – il miele, il latte e i suoi derivati, i formaggi, l’olio, l’uva ed anche i cereali e i suoi derivati. La dottoressa Serra si sofferma sulla pubblicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e ne estrapola le linee salienti. “Si tratta, in estrema sintesi, di un progetto interdipartimentale e si pone come obiettivo quello di creare, attraverso un’operazione integrata e coordinata che permetta a tutte le parti coinvolte, una sorta di ‘fotografia’, di vademecum. Un modello replicabile anche per altri Stati”. E San Marino, soprattutto in campo alimentare, rappresenta senza ombra di dubbio un’eccellenza. Un’eccellenza che ha base solide. Il marchio collettivo “Terra di San Marino”, nel rispetto di specifici “disciplinari tecnici di produzione”, garantisce per ogni linea produttiva il percorso che un prodotto

Ondina Valla, ma altrettanto importante nella storia dell’emancipazione sportiva – e sociale - delle donne. Patrizia-Alfonsina si racconta, parlando con Gesù, attraverso una Via Crucis in bicicletta, attraverso le lunghe e faticosissime tappe del Giro d’Italia del 1924,e delle altre imprese, dando voce alle storie, agli aneddoti ma pure dando voce al primo marito –recluso e morto in manicomio- e alla madre, Virginia, massaia analfabeta della Bassa Emilia, madre di altri otto figli. Un avvincente monologo tra sudore e stati d’animo semplici e generosi. Alessandro Carli

Rubrica periodica a cura del Consorzio terra di San Marino tel.(00378)0549-902617 Fax.(00378)0549-906278 mail to: consorzioterradisanmarino@ omniway.sm

agroalimentare fa “dal campo alla tavola” e può essere rilasciato solo ed esclusivamente in seguito ai controlli effettuati su tutta la filiera. “Quando si parla di qualità di un prodotto alimentare – prosegue -, si deve fare riferimento ai diversi aspetti che concorrono alla ‘qualità totale’, conoscere e verificare non solo la qualità organolettica dell’alimento, ma anche quella dell’intero processo produttivo, dalla coltivazione della pianta fino alla produzione, trasformazione, conservazione, distribuzione e commercializzazione”. Tutti passaggi che i giovani frequentanti dei laboratori conoscono e “sperimentano” ogni giorno nelle mense.


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Quelle col nome corto, quelle che giocano a carte e spazzano via la polvere

Ci sono donne che... fanno tutto con maestria Non è l’apparenza ma la profondità il metro che guida i loro passi di Simona Bisacchi Pironi

Ci sono donne che occupano un piccolo spazio nel mondo. Uno spazio nascosto e di-

screto. Non è l’apparenza ma la profondità il metro che guida i loro passi.

Profondamente agiscono, nelle profondità toccano questa terra, fino a nutrire e

reggere alberi dai tronchi solidi e dalle chiome vigorose. Sono le gentili radici dell’uo-

mo e di ciò che di bello risiede nella vita, ma può capitare di passar loro di fianco senza nemmeno notarle, perché la sbadataggine è negli occhi di chi non vuol vedere. Ci sono donne che camminano leggere sulla superficie del mondo, come se la loro stazza pesante o i polpacci troppo grossi fossero solo un trucco per distogliere gli sguardi dalla loro danza sottile. Silenziosa. Implacabile. Ci sono donne che tengono per sé solo le confidenze che gli altri confessano, e condividono tutto il resto, che sia un cioccolatino o la gioia di vivere. Gioia di vivere che tirano fuori solo per te anche quando non ne hanno voglia, anche quando è il loro turno di essere nel tunnel dell’esistenza. Perché alcune donne sanno farlo. Sanno ridere, cucinare e parlare come se fosse un continuo bacio sulla fronte di chi hanno davanti. Giocando a carte con te sanno scacciare le malinconie, con la maestria con cui si spazza la polvere fuori casa. Ci sono donne che sanno essere madri, anche senza ave-

re figli. Sanno essere amiche, anche se potrebbero erigersi a maestre. Ci sono donne che sanno rendere simpatica anche la saggezza. Donne che nella loro volontà di comprendere chi hanno di fronte - anche quando non è facile, anche quando non è

Alcune sanno rendere simpatica anche la saggezza conveniente - svelano strade mai percorse, ti accompagnano nelle scoperte e nella conoscenza, senza mai smettere di essere divertenti. Senza mai smettere di lasciarti essere te stesso. Donne che si portano addosso un nome corto, semplice, trascurato, e lo rendono solenne. Sublime. Ci sono donne che rendono tutto questo possibile.

Simona B. Lenic scrittrice, autrice di “Setalux” libro candidato al 51° Premio Bancarellino Su San Marino Fixing scrive di libri, letture e lettori.

La TOP FIVE di Fixing

1

Adesso (Chiara Gamberale) Feltrinelli € 16

2

Numero zero (U. Eco) Bompiani € 17

3

Il gioiello che era nostro (C. Dexter) Sellerio € 14

4

Il buio oltre la siepe (H. Lee) Feltrinelli € 9,50

5

La meraviglia degli anni perfetti (C. Sanchez) Garzanti € 17,60



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