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antologia parte tecnica

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Nell’autunno del 1960, quando io avevo sedici anni e mio padre era momentaneamente disoccupato, mia madre conobbe un certo Warren Miller e si innamorò di lui. Accadde a Great Falls, nel Montana, all’epoca del boom petrolifero nel bacino di Gipsy, dove mio padre ci aveva portati da Lewiston, Idaho, nella primavera di quell’anno, convinto che la gente – gente semplice, come lui – nel Montana facesse un sacco di soldi o, perlomeno, fosse sul punto di farli, e lui voleva una fetta di quella fortuna prima che tutto crollasse e se ne andasse via col vento. R. Ford, da Incendi, Feltrinelli, Milano 1991 Leonardo Dudreville (1885-1975), Amore: discorso primo, 1924, particolare.


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In questo grande dipinto (quasi tre metri per quattro), di cui presentiamo soltanto un particolare, l’artista ci presenta simultaneamente eventi che hanno luogo in spazi diversi. È lo spaccato di un palazzo veneziano visto di notte, con le diverse famiglie e vari episodi che si riferiscono ai molteplici aspetti dell’amore. Una cameriera si affaccia alla porta per scam-

biare un bacio furtivo con l’innamorato, due bambini si scambiano effusioni, mentre la statuetta canoviana di Amore e Psiche sul comò allude all’amore mitico. Intanto, per strada, due musicanti suonano una serenata, un uomo e una donna si allontanano a braccetto in una calle e due innamorati, in primo piano a destra, fanno una romantica gita in gondola.

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Lo spazio L’AMBIENTAZIONE SPAZIALE Maurits Cornelis Escher (1898-1972), Un altro mondo II, 1947, particolare. Lo spazio di Escher non soltanto è del tutto immaginario, ma soggiace a leggi prospettiche “assurde”, moltiplicando particolari osservati da vari punti di vista (si notino le cornucopie a destra e a sinistra), che tuttavia sembrano coesistere senza forzature nella medesima rappresentazione.

Ogni vicenda narrata, come si svolge in un certo tempo, così si colloca in uno spazio che può essere segnalato con precisione variabile: 1. dai riferimenti geografici puntuali (come abbiamo visto nel brano di apertura) 2. alle indicazioni più vaghe. Anche quando le coordinate spaziali non dovessero essere fornite (caso, questo, molto raro) sarà il lettore a integrare con la sua immaginazione quanto non viene detto, in base agli indizi presenti. Se il racconto, supponiamo, parla di un personaggio che percorre un lungo cammino, fermandosi di tanto in tanto ad abbeverarsi o a cogliere dei frutti, ecco che cominciamo a lavorare di fantasia, immaginando spazi aperti con zone alberate e ruscelli sgorganti dalla roccia… Una domanda che ci poniamo quando ci avviciniamo a un testo è: “Dove” è ambientata la narrazione (piano della storia)?

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SE VUOI LAVORARE SU... l’ambientazione spaziale

ti suggeriamo: Chesterton a p. 79; Mann a p. 85; Eva e l’origine del male a p. 184; Apuleio a p. 202; Afanase’ev a p. 210; Boccaccio, Una risposta... a p. 259; Harrison a p. 294; Blixen a p. 308; Cˇechov a p. 336; Djebar a p. 344; Faulkner a p. 357; Fenoglio a p. 366; Iyengar a p. 376; Joyce a p. 388; Serao a p. 411; Benni a p. 424; Maupassant a p. 443; Buzzati a p. 458; Pirandello a p. 468; Kafka a p. 475; Doyle a p. 486; Defoe a p. 496; Lewis a p. 505; Chateaubriand a p. 518; Manzoni, Renzo... a p. 536; Dostoevskij a p. 591; Vittorini a p. 649; e nel volume 200 pagine per leggere : Dumas a p. 17; Dickens a p. 31; Arlt a p. 44; Deledda a p. 75; Hardy a p. 92; Pasolini a p. 101; Kannan a p. 130; Conrad a p. 145; London a p. 154; Cortazar a p. 164; Bierce a p. 174. Troverai cenni sulla funzione dello spazio negli Strumenti di lettura di: Boccaccio,

Chichibio a p. 252.


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Sorgono però poi altre domande, relative al piano del discorso: “Come” si inserisce l’elemento spazio nella narrazione? Come interagisce con gli altri elementi del racconto? A quale funzione assolve? E così via. Per rispondere a queste domande occorre aver chiari i concetti che illustreremo di seguito.

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DOVE TROVIAMO QUESTE STRUTTURE?

Sarà più facile trovare riferimenti spaziali precisi, con descrizioni minuziose e dettagliate, nei testi narrativi che si fondano sull’aderenza alla realtà, come i romanzi storici del primo Ottocento, quelli naturalisti o veristi della seconda metà del secolo o quelli del “nuovo realismo” novecentesco. Ma, anche in racconti in cui la preoccupazione non è la documentazione di una realtà riconoscibile, la descrizione ambientale può essere accurata, pur se non consente un’identificazione di luoghi esistenti. La Lombardia di Manzoni, la Sicilia di Verga, le Langhe di Pavese sono luoghi che possiamo visitare seguendone l’eco nella nostra memoria; ma non meno vivide saranno le sensazioni suscitate in noi dalle minute descrizioni delle “città invisibili” di Calvino o del regno di “Fantàsia” di Michael Ende!

LE FUNZIONI DELLO SPAZIO La descrizione dello spazio è fondamentale per definire l’ambiente in cui la vicenda narrata si svolge, e spesso aiuta a comprenderne gli aspetti, costituendo fondali neutri, sottolineando atmosfere, condizionando l’azione dei personaggi, o proponendo sfondi simbolici.

;)

SE VUOI LAVORARE SU... le funzioni dello spazio

ti suggeriamo: Chesterton a p. 79; Mann a p. 85; Harrison a p. 294; Blixen a p. 308; Cˇechov a p. 336; Djebar a p. 344; Faulkner a p. 357; Fenoglio a p. 366; Iyengar a p. 376; Joyce a p. 388; Serao a p. 411; Benni a p. 425; Maupassant a p. 443; Buzzati a p. 458; Pirandello a p. 468; Kafka a p. 475; Doyle a p. 480; Defoe a p. 496; Lewis a p. 505; Chateaubriand a p. 519; Manzoni, Renzo... a p. 536; Dostoevskij a p. 591; Vittorini a p. 649; e nel volume 200 pagine per leggere: Dumas a p. 17; Dickens a p. 31; Arlt a p. 44; Deledda a p. 75; Hardy a p. 92; Pasolini a p. 101; Kannan a p. 130; Conrad a p. 145; London a p. 154; Cortazar a p. 164; Bierce a p. 174. Troverai cenni sulla funzione dello spazio negli Strumenti di

lettura di: Petronio a p. 225.

Lo spazio come sfondo neutro Una prima, elementare funzione che lo spazio riveste in un racconto è quella di fare da semplice sfondo agli eventi: in questo caso lo spazio non assume un rilievo determinante nella narrazione ma funge da “cornice” in cui si muovono i personaggi, spesso del tutto convenzionale e stereotipata, scelta solo in relazione al genere letterario prescelto. Enrico Reycend (1855-1928), Lungo Po, presso la Gran Madre a Torino, 1882 ca., particolare. Uno scorcio reale della Torino ottocentesca è descritto con affettuosa partecipazione emotiva da Reycend.


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Facciamo un esempio di spazio neutro partendo da un passo del romanzo medioevale Erèc e Enide di Chrétien de Troyes Vedi Appendice dove incontriamo la descrizione di uno scenario tipico della letteratura cavalleresca: è il giardino incantato in cui il re Evràin conduce Erèc perché elimini l’incantesimo che vi grava sopra.

PER ESEMPIO:

Spazio che funge da cornice

1. esimermi: evitare.

Il giardino incantato Il re lo guida fuori del castello, in un parco poco distante; la folla li segue invocando da Dio aiuto al temerario guerriero. Ma non posso esimermi1 dal darvi qualche notizia storica su questo giardino, prima di passare innanzi. Esso non era circondato da muro o steccato, ma soltanto da aria; però, per magia, l’aria lo chiudeva da tutte le parti in modo che vi si poteva entrare da un unico accesso, esattamente come se fosse stato chiuso da un’inferriata. Estate e inverno vi si trovavano fiori e frutti maturi; senonché i frutti, per incantesimo, si lasciavano mangiare là dentro ma si rifiutavano di lasciarsi portar fuori; chi avesse voluto portarne via uno non sarebbe stato più capace di ritrovare l’uscita fintanto che non l’avesse rimesso al suo posto. Vi si poteva ascoltare ogni specie degli uccelli che col loro canto dilettano l’uomo; e vi crescevano in quantità tutte l’erbe aromatiche e medicinali che la superficie della terra produce. Adattamento da Erèc e Enide, Carocci, Roma 2003

La descrizione del giardino incantato ricorre simile in questo e in altri brani di analogo genere.

Lo spazio come atmosfera È molto più frequente però che lo spazio non sia una semplice cornice, ma rivesta un ruolo significativo, fornendo un campo di azione idoneo e ancor più creando quella atmosfera di cui il racconto si nutre: nei racconti e nei romanzi di avventura i luoghi privilegiati sono gli spazi aperti, con perlustrazioni di foreste, viaggi per mare, assalti e castelli; siamo proiettati nel mondo della fantascienza dalla presenza di astronavi, pianeti sconosciuti e tecnologie avveniristiche; nelle storie gotiche e dell’orrore troviamo cupi monasteri, abitazioni diroccate e cimiteri che sono gli ambienti favorevoli all’apparizione di fantasmi e mostri; nei romanzi borghesi, le storie poco movimentate incentrate sulla psicologia dei personaggi si consumano in grigi interni domestici. Si può fare un esempio, prendendo in considerazione un brano di uno dei più famosi autori di racconti di avventura, Emilio Salgari Vedi Appendice , tratto da I pirati della Malesia, dove compare uno scenario marino dopo una burrasca.

PER ESEMPIO:

La burrasca La calma non tardò a regnare sul ponte del vascello naufragato. Del resto la burrasca, dopo d’aver raggiunta la massima intensità, cominciava a scemare. I nuvoloni, qua e là squarciati, lasciavano intravvedere di quando in quando il tremulo luccichio degli astri. Il vento, dopo d’aver fischiato, urlato, ruggito, si calmava a poco a poco. Tuttavia il mare continuava a mantenersi assai agitato. Gigantesche ondate correvano in tutte le direzioni, investendo con furia estrema le scogliere e sfasciandovisi


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L’insieme di elementi naturali crea l’atmosfera

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sopra con spaventevole fracasso. Il vascello, scosso, sbattuto a prua e a poppa, gemeva come un moribondo, lasciandosi portar via pezzi di murate1 e frammenti della chiglia2 frantumata. In certi momenti, anzi, oscillava da prua a poppa così fortemente, da temere che venisse strappato dal banco madreporico3 e travolto in mezzo ai marosi. Per fortuna stette saldo, ed i marinai, malgrado l’imminente pericolo e le ondate che si slanciavano di quando in quando in coperta, poterono gustare anche una qualche ora di sonno. da I pirati della Malesia, Mursia, Milano 1994

1. murate: i fianchi della nave al di sopra del galleggiamento. 2. chiglia: grossa trave longitudinale elemento fondamentale dello

scafo. 3. banco madreporico: barriera di coralli.

I particolari che vengono forniti sullo spazio (evidenziati in corsivo) contribuiscono a creare l’atmosfera del lento calmarsi della tempesta.

Lo spazio come elemento narrativo Se nei casi precedenti lo spazio serve a caratterizzare la storia, fornendo quelle coordinate fondamentali che ci consentono di collocarla in un determinato contesto, altre volte esso costituisce un elemento attivo della narrazione, perché: 1. condiziona l’agire del personaggio, ostacola o favorisce le sue intenzioni; 2. costituisce una proiezione del carattere, dello stato d’animo, della sua condizione. Così l’elemento spaziale si trasforma: da ambiente in cui l’individuo si muove e agisce, a forza con cui mettersi a confronto, quasi un altro personaggio. Prendiamo come

Corrado Alvaro

esempio del primo caso l’inizio di Gente in Aspromonte di Vedi Appendice

, un breve romanzo, ambientato all’inizio del Novecento, che narra la storia della dura vita dei pastori in Aspromonte. Vi è descritto uno spazio ostile contro il quale gli uomini devono lottare.

PER ESEMPIO: Ambiente ostile all’uomo

I pastori Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torrenti, corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque. I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali. Vanno in giro coi lunghi cappucci attaccati a una mantelletta triangolare che protegge le spalle, come si vede talvolta raffigurato qualche dio pellegrino e invernale. I torrenti hanno una voce assordante. Sugli spiazzi le caldaie fumano al fuoco, le grandi caldaie nere sulla bianca neve, le grandi caldaie, dove si coagula il latte tra il siero verdastro rinforzato d’erbe selvatiche. Tutti intorno coi neri cappucci, coi vestiti di lana nera, animano i monti cupi e gli alberi stecchiti, mentre la quercia verde gonfia le ghiande dei porci neri. Intorno alla caldaia, ficcano i lunghi cucchiai di legno inciso, e buttano dentro grandi fette di pane. Le tirano su dal siero, fumanti, screziate di bianco purissimo come è il latte sul pane. da Gente in Aspromonte, Garzanti, Milano 2000

I particolari evidenziati in corsivo disegnano uno spazio ostile, che condiziona l’agire degli uomini.


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Vediamo ora due esempi relativi al secondo caso. Gli ambienti, interni o esterni, che riflettono il carattere, la condizione o la psicologia dei personaggi sono numerosi nella letteratura. Ci basterà citare a titolo di esempio la descrizione della pensione in cui è alloggiato il protagonista nel romanzo Père Goriot di Honoré de Balzac Vedi Appendice .

PER ESEMPIO: La miseria dell’ambiente anticipa la meschinità della padrona

La sala da pranzo La sala da pranzo, dalla parete interamente rivestita di legno, fu tinta un tempo d’un colore oggi indistinto, che forma un fondo su cui l’untume ha impresso i suoi strati in modo da disegnarvi figure bizzarre. Ai muri, credenze appiccicose sulle quali son disposte caraffe sbeccate, appannate, tondi di metallo marezzato,1 pile di piatti di spessa porcellana, orlati di blu, fabbricati a Tournai.2 In un angolo v’è una scatola a caselle numerate che serve a tenere riposte le salviette, sporche e macchiate di vino, di ciascun pensionante. Vi si trovano poi quei mobili indistruttibili, ovunque proscritti,3 ma messi là come i resti della civiltà agli Incurabili. Vi vedrete un barometro col cappuccino che esce fuori quando piove, incisioni esecrabili4 da toglier l’appetito incorniciate in legno nero verniciato a filetti d’oro, una pendola di madreperla incrostata di rame, una stufa verde, lucerne d’Argand5 ove la polvere si combina con l’olio, una lunga tavola coperta d’incerata unta quanto basta perché un allegro studente in medicina «esterno» vi scriva il proprio nome servendosi del dito come di uno stilo, sedie zoppe, miserevoli piccole stuoie di sparto6 che si disfa sempre e non finisce mai, poi scaldinucci7 dai buchi rotti, dalle cerniere sconnesse, dove il legno si carbonizza. Per ispiegare quanto questa mobilia è vecchia, screpolata, tarlata, tremolante, logora, monca, orba, invalida, spirante, se ne dovrebbe fare una descrizione che ritarderebbe troppo l’interesse di questa storia e che i lettori che hanno fretta non perdonerebbero. da Père Goriot, Mondadori, Milano 2000

1. marezzato: percorso da mutevoli riflessi. 2. Tournai: città del Belgio occidentale, famosa per l’arte della porcellana e degli arazzi. 3. proscritti: banditi, che non voleva nessuno. 4. esecrabili: orribili. 5. lucerne d’Argand: lanterna inventata da F. Amie Argand intorno al

1785, che produceva una luce più luminosa, bianca e ferma di tutte le lampade a olio precedenti. 6. sparto: pianta con foglie a lamina rigida usata per fabbricare cesti, stuoie, ecc. 7. scaldinucci: recipienti si rame o terracotta che si riempono di brace per scaldarsi le mani.

Proseguendo la lettura emerge che il personaggio della padrona della pensione, Mme Vauquer, si rispecchia negli oggetti deteriorati, squallidi e di pessimo gusto che la circondano. Il procedimento di sentire il paesaggio come una proiezione del proprio stato d’animo, per lo più in consonanza, ma talvolta anche in opposizione, è tipico della narrativa romantica. Prendiamo ad esempio queste due lettere dello Jacopo Ortis di Ugo Vedi Appendice .

PER ESEMPIO: Gioia

Foscolo

Natura ridente e natura minacciosa Dopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più alte e ridenti, il mio aspetto più gaio, il mio cuore più compassionevole. Mi pare che tutto s’abbellisca a’ miei sguardi: il lamentar degli augelli,1 e il bisbiglio de’ zefiri 2 fra le frondi son oggi più soavi che mai; le piante si fecondano,3 e i fiori si colorano sotto a’ miei piedi; non fuggo più gli uomini, e tutta la natura mi sembra mia. Alfine eccomi in pace! – Che pace? stanchezza, sopore di sepoltura. Ho vagato per queste montagne. Non v’è albero, non tugurio, non erba. Tutto è bronchi: 4 aspri


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Animo desolato

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e lividi macigni; e qua e là molte croci che segnano il sito de’ viandanti assassinati. – Là giù è il Roia, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere delle Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due queste immense montagne. V’è un ponte presso alla marina che ricongiunge il sentiero. Mi son fermato su quel ponte, e ho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di altissime rupi e di burroni cavernosi, appena si vedono imposte su le cervici 5 dell’Alpi altre Alpi di neve che s’immergono nel cielo, e tutto biancheggia e si confonde: – Da quelle spalancate Alpi cala e passeggia ondeggiando la tramontana, e per quelle fauci invade il Mediterraneo. La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi. da Ultime lettere di Jacopo Ortis, Newton & Compton, Roma 1993

1. augelli: uccelli. 2. zefiri: vento primaverile. 3. le piante si fecondano: crescono e si moltiplicano.

4. bronchi: rami nodosi e spogli. 5. imposte su le cervici: posti sulle cime.

Nella prima lettera la natura corrisponde con aspetto gioioso la disposizione di spirito del protagonista. Lo spazio descritto nella seconda riflette invece la desolazione del suo animo.

La dimensione simbolica dello spazio SIMBOLO in greco sy´mbolon, dal verbo symbállein, “mettere insieme”.

Non è raro poi che in un racconto lo spazio, oltre a fare da sfondo all’azione e a interagire fortemente con i personaggi, assuma un valore aggiuntivo, quello simbolico: si carica di significati che investono valori morali, religiosi, affettivi; esprime desideri, paure, aspirazioni, ideali, facendosi così portatore di un messaggio più complesso, la cui decifrazione è importante per l’interpretazione del significato profondo di un testo. Spesso questo valore simbolico attribuito all’elemento spaziale si avvale di un sistema di coppie antitetiche, ognuna formata di due poli contrapposti, l’uno positivo e l’altro negativo: naturalmente la positività dell’uno e quindi la negatività dell’altro non si possono definire in assoluto, ma dipendono dal sistema di valori di una determinata società e dalla concezione del mondo dell’autore, che vi traspone, consciamente e talora inconsciamente, le sue convinzioni più profonde.

Félix Vallotton (1865-1925), Chiaro di luna, 1895, particolare. In questo paesaggio simbolista, le nubi e la luna riflesse nel corso d’acqua compongono una figurazione fortemente stilizzata e tuttavia carica di intensità poetica.

Le contrapposizioni simboliche che si incontrano più spesso nella letteratura sono: alto/basso: l’alto rappresenta la spiritualità, il luogo dell’anima libera dai vincoli del corpo, è quindi il polo positivo, mentre il basso è il luogo della materia, degli istinti, cioè il polo negativo della coppia. Questa contrapposizione, già presente nel mondo classico, è rafforzata dalla concezione cristiana del mondo, che colloca nelle viscere della terra l’Inferno e nei cieli il Paradiso. Così Dante Alighieri Vedi Appendice , che rappresenta in modo esemplare il sistema di valori del suo tempo, costruisce tutta la sua Commedia sullo schema di una discesa progressiva nell’Inferno, dove il più “basso”, oscuro e tenebroso, rappresenta anche il luogo dove è punito quanto vi è di più riprovevole dal punto di vista morale e religioso, mentre il Purgatorio e il Paradiso si configurano come una graduale ascesa, dai luoghi dove si sconta una tendenza peccaminosa che si fa via via più lieve nel salire


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la china del monte, alle sedi di una beatitudine sempre più sfolgorante nei successivi cieli, fino alla massima altezza e splendore della luce, dove a Dante si offre la visione di Dio; luce/buio: alla luce si attribuisce una connotazione positiva, mentre al buio una negativa. Anche questa coppia oppositiva, come quella alto/basso, ha finito per permeare il nostro modo di percepire le cose tanto da tradursi, come la prima, in usi metaforici di questi aggettivi comuni nel linguaggio quotidiano. Perciò i luoghi oscuri, oltre che rappresentare il peccato, assumeranno la valenza simbolica di “minacciosi”, “pericolosi”, “inquietanti” e così via, mentre quelli luminosi indicheranno sicurezza, tranquillità, serenità. Le contrapposizioni possibili sono molte e non sarebbe qui possibile elencarle tutte. Diremo solo che, accanto a coppie di valenza univoca come quelle citate, in cui un termine rappresenta la positività, il bene morale, l’ordine, e l’altro la negatività, il male morale, il disordine, ne compaiono altre il cui significato può essere ambivalente, come ad esempio l’opposizione: interno/esterno: il primo può significare sicurezza, protezione, abitato com’è da oggetti e persone famigliari, ma anche oppressione e chiusura alle novità, mentre il secondo è spesso simbolo di pericolo ignoto e di minaccia, ma può anche al contrario rappresentare la libertà e la possibilità di esperienze nuove; altre contrapposizioni: naturalmente le valenze simboliche di una rappresentazione dello spazio si moltiplicano se si analizza un testo nel suo complesso, trovandone i richiami interni e decifrandone tutta la simbologia, che non è detto che sia quella più consolidata e tradizionale, bensì può essere più complessa e ambigua. Facciamo un esempio partendo da un breve passo come questo, tratto dal romanzo più famoso dello scrittore Joseph Conrad Vedi p.133 , Cuore di tenebra, che racconta un viaggio all’interno del continente africano.

PER ESEMPIO:

1. perigliosa: pericolosa. 2. mota: fango. 3. mangli: albero delle Regioni tropicali. 4. parossismo: massima intensità.

Un luogo inquietante Si fece scalo in qualche altro luogo dal nome farsesco, dove la gioconda danza del commercio e della morte procede in un’atmosfera greve e terrosa come quella di una catacomba infuocata: qua e là tutta quella costa informe con la sua perigliosa1 frangia di risacca, quasi la natura medesima avesse cercato di respingere gli intrusi; fuori e dentro fiumi, correnti di morte in mezzo alla vita, le rive dei quali si stavan corrompendo in mota,2 e le acque, addensate in melma, invadevano il dominio dei mangli3 contorti, che parevan divincolarsi verso di noi nel parossismo4 di una disperazione impotente. Non ci si fermò abbastanza in nessuno di quei luoghi da poterne avere un’impressione particolareggiata: tuttavia un senso diffuso di vago e opprimente stupore veniva impadronendosi vieppiù di me. Era come un tetro pellegrinaggio traverso un repertorio di soggetti per incubi. da Cuore di tenebra, Feltrinelli, Milano 2003

L’ambiente naturale – uno spazio esterno – ha un aspetto inquietante e tenebroso, tutto trasmette una sensazione di disfacimento, di oppressione, di morte. L’aggettivazione, i verbi, le immagini suggeriscono una simbologia negativa, il cui significato però emergerà solo da una lettura integrale del romanzo.


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APPROFONDIMENTO CINEMA

L’espressionismo nel cinema icollegandosi alla pittura antinaturalistica e fortemente soggettiva di Gauguin, Van Gogh, Matisse, Munch, nella seconda metà degli anni Dieci si diffonde in area germanica la corrente artistica dell’Espressionismo (i gruppi Il Ponte di Dresda, 1905, e Il cavaliere azzurro di Monaco, 1911). Attraverso un uso esasperato del colore come segnale di una particolare “temperatura” emotiva, un segno grafico irruente e sintetico, e una accentuata distorsione delle forme, l’Espressionismo ricrea e trasforma la realtà in senso soggettivo, sottolineando la “singolarità” della visione dell’artista. Questa tendenza non riguarda soltanto la pittura ma anche la letteratura, il teatro, l’architettura e il cinema, che negli anni Venti conosce in Germania un’importante fase di rinnovamento

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A destra: una scena da Il gabinetto del dottor Caligari, 1920, di Robert Wiene, in cui risalta la tipica deformazione espressionista sia nell’ambientazione sia nel trucco e nei costumi dei personaggi. Sopra: un bozzetto per Il gabinetto del dottor Caligari, 1920, di Robert Wiene, opera del pittore e scenografo Hermann Warm, membro del gruppo espressionista berlinese dello Sturm.

proprio sulla base di modelli derivati dalla pittura, dal teatro e dall’architettura espressionista. Il primo capolavoro del cinema espressionista tedesco è Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene (1920), cui seguono, tra gli altri, Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau (1922), Delitto e castigo ancora di Wiene (1923), Tre amori fantastici, noto anche cone Il gabinetto delle figure di cera di Paul Leni (1924) e soprattutto Metropolis di Fritz Lang (1927). I film espressionisti esplorano soprattutto le possibilità del mezzo cinematografico di rappresentare l’irreale, la dimensione fantastica e visionaria, il sogno, i motivi della ribellione e del soprannaturale, innestando questi motivi sui temi tipici del cinema dell’epoca, come il racconto d’avventura, esotico, il melodramma, e quelli che oggi definiremmo l’horror e il noir. Il cinema espressionista tende per lo più a rappresentare il mondo dal punto di vista di un determinato personaggio, solitamente dalla personalità distorta o alterata a causa di particolari circostanze, e la realtà diventa così la proiezione “esterna” di una dimensione “interiore” fortemente caratterizzata sul piano psicologico. Gli strumenti più caratteristici del cinema espressionista sono la deformazione scenografica, l’uso di prospettive alterate, la tendenza ad attribuire tratti biomorfi alle cose inanimate, mentre le luci e le ombre, così come tutti gli elementi dello spazio scenico, vengono usati in modo non naturalistico per creare atmosfere sempre più “cariche” a livello emotivo.


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Lavoriamo insieme

LAVORIAMO INSIEME

Nel racconto La strada dell’ira, pubblicato nel 1932, lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton Vedi Appendice traccia con toni grotteschi il profilo dell’impiegato spersonalizzato e frustrato dal meccanismo produttivo. Ciò che viene descritto è molto simile a “brutto sogno”, come lo stesso Chesterton definiva il proprio racconto.

La strada dell’ira

1. reminiscenze: ricordi. 2. rammentare: ricordare. 3. rilegatura: modo in cui un libro è confezionato, sia unendo insieme le pagine sia racchiudendole in una copertina. Quando il lettore parla di rilegatura in genere si riferisce alla copertina. 4. propendo: sono favorevole. 5. che vi ha aderito: che lo riguarda e lo caratterizza. 6. City: quartiere londinese in cui si concentra il mondo degli affari. 7. avevano un occhio lievemente strabico: perché guardavano storto in direzione dell’orologio. 8. servaggio: schiavitù. Nel regime feudale indicava la condizione di chi pur non essendo giuridicamente schiavo, è tenuto a prestare servizi gratuiti. 9. finanziera: abito maschile con giacca lunga a doppio petto. 10. solenni: grandiosi, imponenti, che incutono rispetto. 11. mitra: copricapo indossato dal papa e dai vescovi, in questo caso simbolo di solennità. 12. efod: paramento sacro senza maniche, indossato dal sommo sacerdote presso gli antichi ebrei.

on riesco a ricordare se questa storia sia vera o no. Sospetto che qualora la rileggessi molto attentamente, finirei con il concludere che non lo è. Ma purtroppo non posso rileggerla molto attentamente perché, vedete, non è stata ancora scritta. L’immagine e l’idea di essa mi hanno ossessionato per gran parte della fanciullezza; può darsi che l’abbia sognata quando ancora non sapevo parlare; o che l’abbia raccontata a me stesso prima di saper leggere; o che l’abbia letta quando ancora non avevo la capacità del ricordo. Tutto sommato, però, sono sicuro che non la lessi. I fanciulli, infatti, conservano reminiscenze1 molto chiare di cose del genere; e dei libri che davvero mi piacevano riesco ancora a rammentare2 non soltanto il formato e lo spessore e la rilegatura,3 ma persino la posizione delle parole stampate su molte delle pagine. In complesso, propendo4 a essere del parere che tutto mi sia accaduto prima della nascita. In ogni modo, vediamo ora di raccontare la storia con tutti i vantaggi dell’atmosfera che vi ha aderito.5 Dovete immaginarmi, per consentirmelo, seduto a pranzo, in uno di quei ristoranti della City6 dove si mangia alla svelta e dove la gente ingurgita il cibo così in fretta da privarlo di tutte le sue piacevoli caratteristiche, e trascorre la mezz’ora di sosta così rapidamente da privarla di tutte le piacevoli caratteristiche del riposo. Affrettarsi durante il tempo libero è il meno pratico dei modi di agire. Portavano tutti alti cappelli a cilindro lucenti, come se non avessero potuto perdere un istante di tempo nemmeno per appenderli a un attaccapanni, e tutti avevano un occhio lievemente strabico,7 ipnotizzati com’erano dall’occhio enorme dell’orologio. In breve, erano gli schiavi del servaggio8 moderno, potevi udirne tintinnare le catene. Ognuno di loro era, in effetti, legato a una catena; la più pesante che sia mai stata applicata a un uomo... si chiama catena dell’orologio. Orbene, tra coloro che entrarono nel ristorante e sedettero di fronte a me, c’era un uomo che, quasi immediatamente, iniziò un monologo ininterrotto. Somigliava a tutti gli altri per il modo di vestire eppure sembrava, in maniera stupefacente, l’opposto degli altri per come si comportava. Aveva sul capo un alto e lucido cappello a cilindro e indossava una lunga finanziera,9 ma portava queste cose come, essendo tanto solenni,10 meriterebbero di essere portate; il cappello a cilindro di seta sembrava, sul suo capo, una mitra,11 e, quanto alla finanziera, la si sarebbe detta l’efod12 di un alto sacerdote. Egli non soltanto appese il cappello all’attaccapanni, ma parve quasi (tanto grande era la sua maestosità) chiedere al cappello stesso il permesso di fare una cosa simile, e scusarsi con l’attaccapanni perché se ne serviva. Quando si

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13. con l’aria di tener conto: apparentemente tenendo in considerazione. 14. riverenza: inchino compiuto in segno di ossequio. 15. prospero: florido, che gode di grande benessere. 16. noncuranza: disattenzione, indifferenza. 17. apocalittico: che evoca catastrofi. 18. circospetti: guardinghi, diffidenti, sospettosi. 19. sembrava esservi una sorta di rincrescimento nel suo sollievo: è contrastato fra due sentimenti contrapposti. 20. ne fosse andata a pallino un’altra: finita male, andata in fumo, in pezzi. 21. gravità e placidità: solennità e serenità. L’uomo assume l’atteggiamento di qualcuno che la sa lunga. 22. Leadenhall Street: una strada di Londra. 23. angoli ottusi: angoli superiori a 90°, qui usati per indicare uno spazio deformato. 24. abitudine accumulata: l’aggettivo accumulata indica un’abitudine che è tale da moltissimo tempo.

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fu accomodato su una sedia di legno, con l’aria di tener conto13 dei sentimenti che poteva avere, ed ebbe fatto una sorta di lieve inchino, o riverenza,14 anche al tavolo di legno, come se si fosse trattato di un altare, non potei evitare che un commento mi salisse alle labbra. Lo sconosciuto era infatti un uomo robusto, dalla faccia splendente di ottimismo e dall’aspetto prospero,15 eppure trattava ogni cosa con una cautela che equivaleva quasi al nervosismo. Tanto per dire qualcosa che esprimesse il mio interessamento, osservai: – Questi mobili sono piuttosto solidi; ma, naturalmente, la gente li tratta con una noncuranza16 di gran lunga eccessiva –. Mentre alzavo gli occhi dubbiosi, incrociai il suo sguardo, e mi sorpresi a essere fissato, come veniva fissato lui, in modo apocalittico.17 Lo avevo giudicato una persona normale, quando era entrato, a parte i modi strani e circospetti;18 ma se gli altri lo avessero veduto, si sarebbero messi a urlare precipitandosi fuori della sala. Non lo vedevano, comunque, e continuarono a mangiare, causando tintinnii con le forchette e mormorii con la loro conversazione. Ma la faccia dell’uomo era la faccia di un pazzo furioso. – Intendeva dire qualcosa di particolare con questa osservazione? – domandò infine, e il sangue gli riaffluì adagio alla faccia. – Assolutamente nulla – risposi. – Nessuno dice qualcosa di significativo, qui; rovina la digestione alla gente. Lui si appoggiò alla spalliera e si asciugò la fronte ampia con un fazzolettone; eppure, sembrava esservi una sorta di rincrescimento nel suo sollievo.19 – Pensavo che forse – disse a voce bassa – ne fosse andata a pallino un’altra.20 – Se si riferisce a un’altra digestione andata a pallino –, dissi io – non mi risulta che qualcuno, qui, abbia mai digerito bene –. – No, mi riferisco a un’altra strada andata a pallino – e poi soggiunse, con gravità e placidità:21 – Ma siccome presumo che questo non le spieghi molto, dovrò raccontarle, ritengo, la storia. Lo faccio sentendomi tanto meno responsabile in quanto so che non mi crederà. Per quarant’anni della mia vita sono invariabilmente uscito dal mio ufficio, che si trova in Leadenhall Street,22 alle cinque e mezzo del pomeriggio, reggendo un ombrello con la mano destra e una borsa con la mano sinistra. Per quarant’anni, due mesi e quattro giorni sono passato dalla porta laterale, ho seguito la strada sul lato sinistro, ho voltato al primo angolo a sinistra e al terzo a destra, dove mi sono soffermato a comprare un giornale della sera, ho seguito la strada sul lato destro intorno a due angoli ottusi,23 venendo a trovarmi accanto a una stazione della metropolitana, nella quale ho preso un treno per tornare a casa. Per quarant’anni, due mesi e quattro giorni ho seguito questo itinerario in forza di un’abitudine accumulata;24 non era un lungo tragitto quello da me seguito, e impiegavo circa quattro minuti e mezzo per percorrerlo. Dopo quarant’anni, due mesi e quattro giorni, il quinto giorno uscii sempre nello stesso modo, con l’ombrello nella mano destra e la borsa nella sinistra, e cominciai ad accorgermi che camminare lungo l’itinerario familiare mi stancava alquanto più del solito. A tutta prima pensai di non star bene di salute e di avere il fiato corto; sebbene anche questo sembrasse innaturale, in quanto le mie abitudini sono sempre state precise come un orologio. Ma dopo qualche tempo mi persuasi che la strada aveva una pendenza notevolmente più accentuata di quella a me nota sino ad allora; stavo decisamente ansimando in salita. A


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25. consueto: solito. 26. Ludgate Hill: luogo collinoso di Londra. 27. Matterhorn: altro luogo collinoso, ma evidentemente più alto del primo. 28. sella di un passo alpino: valico. 29. irrazionale: non dotato di ragione, istintivo. 30. botola: apertura nel pavimento o nel soffitto chiusa da una porta ribaltabile. 31. savio demone: demone saggio. L’aggettivo saggio è usato per ingraziarsi lo sconosciuto, nel caso fosse un demone. 32. Bumpton Street: una strada di Londra. 33. stazione di Oldgate: località di Londra. 34. gravità: serietà. 35. intollerabile: non sopportabile. 36. sfruttati: coloro dai quali si trae vantaggio senza retribuirli in modo adeguato. 37. trascurati: trattati con poco riguardo.

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causa di questo, senza dubbio, l’angolo della strada sembrava più lontano del consueto;25 e, quando voltai da quella parte, mi convinsi di avere sbagliato angolo. La strada era adesso, infatti, ripidissima, come quelle che si vedono nei quartieri collinosi di Londra, e nel mio quartiere colline non ne esistevano. Eppure, non avevo sbagliato strada. Il nome scritto sulla targa era sempre lo stesso; i negozi chiusi erano gli stessi; i lampioni e l’intero aspetto della prospettiva continuavano a essere identici; soltanto la strada era inclinata, come un coperchio. Dimenticando tutte le mie preoccupazioni per il respiro corto o la stanchezza, corsi avanti furiosamente e raggiunsi la seconda delle mie consuete svolte, che avrebbe dovuto condurmi quasi in vista della stazione. Ma, quando voltai a quell’angolo, per poco non stramazzai sul marciapiede. La strada, infatti, saliva adesso diritta davanti alla mia faccia come una ripida scala o il lato di una piramide. Per chilometri e chilometri tutto intorno a quel punto non esisteva un pendio come quello di Ludgate Hill.26 E io vedevo invece un pendio simile a quello del Matterhorn.27 L’intera strada si era sollevata come un’unica onda, eppure ogni sua minima cosa e ogni particolare rimanevano identici, e io vedevo in alto in lontananza, come dalla sella di un passo alpino,28 ben distinguibile in lettere rosa, il nome che sovrastava la mia edicola. Corsi e corsi, ciecamente ormai, lasciandomi indietro tutti i negozi e giungendo in quel tratto della strada dove si trovava solamente una lunga e grigia fila di case private. Provai, non so perché, la sensazione irrazionale29 di trovarmi su un lungo ponte di ferro gettato nello spazio vuoto. Un impulso mi afferrò e sollevai la botola30 di ferro di uno scarico del carbone. Guardando in giù attraverso essa, vidi il vuoto dello spazio e le stelle. Quando alzai di nuovo gli occhi, un uomo si trovava in piedi nel giardino davanti a casa sua, dalla quale, a quanto pareva, era uscito. Si appoggiava alla cancellata e mi guardava. Eravamo completamente soli, in quella strada da incubo; aveva la faccia in ombra; indossava un vestito scuro e comune; ma quando lo vidi, così immobile, capii in qualche modo che non era di questo mondo. E le stelle dietro il capo di lui apparivano più grandi e più intensamente luminose di quanto dovrebbe essere sopportato dallo sguardo degli uomini. “Se sei un angelo buono” dissi “o un savio demone,31 o se hai qualcosa in comune con il genere umano, spiegami che cos’è questa strada posseduta dai diavoli”. Dopo un lungo silenzio, l’uomo rispose: “Secondo te che cos’è?” “Ma è Bumpton Street”32 scattai. “Conduce alla stazione di Oldgate”.33 “Sì” ammise lui con gravità.34 “A volte conduce là. In questo momento, però, porta in cielo”. “In cielo?” dissi io. “Perché?” “Porta in cielo per avere giustizia” egli disse. “Devi averla trattata male. Ricordalo sempre, c’è una cosa che non può essere sopportata da nessuno e da niente. Questa cosa intollerabile35 consiste nell’essere sfruttati36 e inoltre trascurati.37 A esempio, si può sfruttare le donne... tutti lo fanno. Ma non si può trascurare le donne... ti sfido a farlo. Al contempo, è possibile trascurare i vagabondi e gli zingari e tutti coloro che sembrano essere i rifiuti dello stato, purché non li si sfrutti facendoli lavorare troppo. Ma nessuna bestia del campo, nessun cavallo, nessun cane possono tollerare a lungo che gli si richieda più del giusto lavoro senza


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Chaïm Soutine (18931943), La scalinata rossa, 1920 ca. Questa “scalinata rossa” che domina la composizione del quadro, inerpicandosi vertiginosamente attraverso un paesaggio fortemente deformato, evoca la bizzarra e inquietante alterazione percettiva di cui è vittima il protagonista del racconto di Chesterton.

38. pagani: non cristiani. 39. inghirlandato: ornato con ghirlande, cioè riverito e onorato. 40. insolenza: arroganza, mancanza di rispetto. 41. impennando: alzando come fa il cavallo quando si solleva sulle zampe posteriori.

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avere, per giunta, l’onore che meritano. “E la stessa cosa accade con le strade. Tu hai ammazzato di fatica questa strada, eppure non ne hai mai ricordato l’esistenza. Se vi fosse qui una sana democrazia, sia pure di pagani,38 avrebbero inghirlandato39 questa strada, dandole il nome di un dio. Allora essa se ne sarebbe rimasta tranquilla. Invece la strada ha finito con lo stancarsi della tua instancabile insolenza;40 e si sta impennando41 e sta alzando la testa verso il cielo. Non sei mai stato in sella a un cavallo che si impennava?”


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42. in rivolta: che si ribella. 43. mostarda: salsa a base di senape.

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Guardai la lunga strada grigia e per un momento mi parve che fosse identica al lungo collo grigio di un cavallo inarcato verso il cielo. Ma, dopo un attimo, il mio equilibrio mentale tornò e dissi: “Tutto questo è assurdo. Le strade vanno dove devono andare. Una strada deve sempre arrivare al suo termine”. “Perché la pensi così delle strade?” domandò lui, rimanendo ritto e del tutto immobile. “Perché le ho sempre viste fare la stessa cosa” risposi, logicamente irritato. “Un giorno dopo l’altro, un anno dopo l’altro, questa strada ha sempre portato alla stazione di Oldgate; un giorno dopo...” Mi interruppi, perché egli aveva alzato di scatto la testa con la stessa furia della strada in rivolta.42 “E tu?” gridò con accenti terribili. “Cosa credi che la strada pensi di te? La strada pensa forse che tu sei vivo? E sei vivo? Un giorno dopo l’altro, un anno dopo l’altro, ti sei recato alla stazione di Oldgate...” – Da allora, ho sempre rispettato le cose cosiddette inanimate! Poi, con lieve inchino al vasetto della mostarda,43 l’uomo entrato nel ristorante se ne andò. La strada dell’ira, in Racconti fantastici del ’900, vol. I, Mondadori, Milano 1994


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L’ambientazione spaziale 1 Nel racconto compaiono dei riferimenti spaziali? Sì No 2 Nel caso la risposta sia affermativa, si tratta di indicazioni: precise vaghe 3 Possiamo dire che nel racconto ci sono due narrazioni, una interna all’altra. 1. In quale luogo si sviluppa la prima narrazione? 2. Quali elementi vengono messi in evidenza? Sottolineali. 4 L’osservazione sul mobilio introduce una seconda narrazione. 1. Come reagisce il secondo narratore alle parole del primo a proposito dei mobili? 2. La situazione tra i due si risolve positivamente e il secondo narratore descrive a sua volta un luogo. Trova il punto in cui inizia la descrizione e sottolinea le caratteristiche che vengono messe in evidenza di questo luogo. 3. Che cosa cambia a un certo punto di questo luogo? Sottolinea i particolari che si riferiscono al cambiamento. 4. Come e da chi viene spiegato il cambiamento?

Le funzioni dello spazio 5 In questo racconto lo spazio è una semplice cornice narrativa o assume un ruolo determinante nella narrazione? Nella prima narrazione .............................................................................................................................................................. Nella seconda narrazione ........................................................................................................................................................ 6 La sala da pranzo del ristorante nella prima narrazione è carica di significato: è un luogo “dove si mangia alla svelta”. 1. A quale tipo di vita fa pensare? ..................................................................................................................................... 2. Quale elemento incombe sugli avventori? ................................................................................................... 3. Di cosa è simbolo? .......................................................................................................................................................................... 4. Dunque la descrizione della sala da pranzo ha funzione ......................................................... 7 Il luogo in cui si svolge la storia raccontata dall’impiegato costituisce una proiezione del personaggio, dunque ha una funzione. Narrativa Simbolica 8 Che cosa esprime la frase che lo sconosciuto rivolge all’impiegato: «Devi averla trattata male. Ricordalo sempre, c’è una cosa che non può essere sopportata da nessuno e da niente. Questa cosa intollerabile consiste nell’essere sfruttati e inoltre trascurati.»? 9 Quale sentimento proietta l’impiegato sugli oggetti quando dice: «Da allora, ho sempre rispettato le cose cosiddette inanimate!»?


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VERIFICA FINALE In questo passo che apre il romanzo Tristano di Thomas Mann Vedi Appendice viene narrato l’arrivo della giovane ed eterea Gabriella in sanatorio dove deve curare una malattia che la tormenta da che è divenuta madre.

L’arrivo al sanatorio ccoci qui, al sanatorio La Quiete! Col suo lungo fabbricato principale e le ali contigue, si stende, bianco e rettilineo, in mezzo all’ampio giardino, che assai piacevolmente adornano grotte, pergolati1 e chioschetti2 di corteccia d’albero, mentre dietro i tetti d’ardesia3 si ergono, imponenti, verso il cielo i monti verdi d’abeti e digradanti in morbide balze. Ancora il dottor Leander dirige lo stabilimento: barba nera biforcuta, dura e riccia come il crine di cavallo di cui s’imbottiscono i mobili; lenti grosse, scintillanti; aspetto di uomo che la scienza ha raggelato, indurito e riempito di un calmo e indulgente pessimismo. Coi suoi modi bruschi e riservati tiene in suo potere i pazienti, ossia tutti quegli individui che, troppo deboli per prescriversi delle leggi4 e attenersi ad esse, gli danno il loro denaro per ottenere la protezione della sua severità. Quanto alla signorina von Osterloh, essa sovrintende con dedizione instancabile al governo della casa.5 Buon Dio, com’è attiva nell’andar su e giù per le scale, nel correre da un estremo all’altro dell’istituto! È la signora della cucina e della dispensa, si arrampica su per gli armadi della biancheria, comanda la servitù; ispirandosi ai criteri dell’economia, dell’igiene, dei piaceri gastronomici e dell’eleganza esteriore, amministra la mensa; s’industria con frenetica circospezione,6 e nella sua attività eccezionale è implicito un permanente biasimo all’intero mondo maschile, di cui nessun rappresentante ha mai pensato a chiedere la sua mano. Ma, in due rotonde chiazze cremisi,7 arde tuttavia sulle sue gote l’inestinta speranza di diventare un bel giorno la signora Leander... Ozono, aria tranquillissima... Con buona pace degli invidiosi e dei rivali del dottor Leander, La Quiete è, per i malati di petto, un luogo altamente raccomandabile. Ma non solo tisici,8 bensì infermi di ogni genere vengono a soggiornare qui: uomini, signore, perfino bambini; e il dottor Leander può vantare successi nei campi più svariati. Vi sono ammalati gastrici, come la signora Spatz, moglie di un alto magistrato, che per di più soffre agli orecchi; altri signori con disturbi di cuore, paralitici, reumatici e nervosi di tutti gli stadi. C’è un generale diabetico che, borbottando da mane a sera, spende tutta la sua pensione. Molti signori dalle facce emaciate9 alzano le gambe in quel certo modo incontrollato che non fa presagire nulla di buono.10 La cinquantenne moglie del pastore Höhlenrauch, che, dopo aver dato alla luce diciannove figli, ha perso ogni facoltà di formulare un pensiero, non riesce a trovar pace e, spinta da un’inquietudine ebete, già da un anno si trascina per l’edificio al braccio dell’infermiera privata: rigida, muta, sinistra,11 senza meta.

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1. pergolati: strutture per piante rampicanti. 2. chioschetti: piccoli pergolati a cupola rivestite di piante. 3. ardesia: argilla grigioscuro o nera divisibile in lastre sottili, ideale per la copertura dei tetti. 4. prescriversi delle leggi: darsi delle regole. 5. sovrintende ... governo della casa: dirige il sanatorio dedicandosi senza stancarsi. 6. s’industria ... circospezione: si dà da fare in modo frenetico, convulso, ma nel contempo avveduto, prudente. 7. cremisi: rosse. 8. tisici: malati di tisi, cioè di tubercolosi polmonare. 9. emaciate: smunte, patite. 10. che non fa presagire nulla di buono: in quanto sintomo di gravi malattie vascolari alle gambe. 11. sinistra: con aria lugubre.

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12. cereo: color della cera, perché tra i tessuti non circola più il sangue. 13. applicazioni elettriche: tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo in medicina si cominciò a impiegare correnti elettriche a bassa frequenza per il trattamento di affezioni dolorose dell’apparato muscolo-scheletrico. 14. traspirazioni: sudorazioni forzate. 15. eccentrico: strano. 16. riverire: ossequiare. 17. stile Impero: dell’epoca di Napoleone. 18. stuoia: tessuto di giunchi o paglia qui usato per proteggere le aiuole dal freddo. 19. take care: fai attenzione. 20. alla buona: in modo semplice. 21. cocchiere: conducente della carrozza. 22. bai: di colore rossobruno, con la coda, la criniera e l’estremità delle gambe nere. 23. fumiganti: che esalano fumo, vapore. 24. trachea: tratto superiore dell’apparato respiratorio. 25. lidi: spiagge. 26. avvenente: affascinante. 27. gagliardo: che ha forza e potenza fisica. 28. languidamente: senza energia. 29. laccata: verniciata.

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Di tanto in tanto muore qualcuno dei “gravi”, che se ne stanno ritirati nelle proprie camere e non compaiono ai pasti né nella sala di ritrovo; e non viene a saperlo nessuno, nemmeno i vicini di camera. Nel silenzio della notte l’ospite cereo12 è portato altrove, e l’attività de La Quiete continua inalterata: massaggi, applicazioni elettriche13 e iniezioni, docce, bagni ed esercizi ginnastici, traspirazioni14 e inalazioni nelle diverse sale munite di tutti i ritrovati della scienza moderna... Sì, qui domina un ritmo veloce. L’istituto è fiorente. Quando giungono nuovi ospiti, il portiere, all’ingresso posto nell’ala laterale, suona la grossa campana; e coloro che partono vengono accompagnati alla carrozza, molto cerimoniosamente, dal dottor Leander nonché dalla signorina von Osterloh. Quali esistenze non ha già ospitato La Quiete! C’è perfino uno scrittore, un tipo eccentrico,15 che porta il nome di non so che minerale o pietra preziosa, e sta qui a sciupare il suo tempo... Dimenticavo: oltre al dottor Leander c’è ancora un altro medico, addetto ai casi leggeri e a quelli senza speranza. Ma si chiama Müller, e non vale neppure la pena di parlarne. Al principio di gennaio il commerciante all’ingrosso Klöterjahn – della ditta A. C. Klöterjahn e C.ia – condusse a La Quiete la sua signora; il portiere suonò la campana, e la signorina von Osterloh venne a riverire16 i nuovi arrivati, che giungevano da lontano, nel salotto al pianterreno, ammobiliato in purissimo stile Impero,17 come del resto quasi tutto il vecchio e signorile edificio. Subito dopo, entrò anche il dottor Leander: s’inchinò ed avviò una conversazione preliminare di orientamento per ambo le parti. Fuori, si stendeva il giardino invernale, con le aiuole ricoperte da stuoie,18 le grotte piene di neve e i tempietti deserti; due facchini trasportavano dalla carrozza, ferma sullo stradone davanti alla cancellata – poiché la casa era priva di accesso stradale – i bagagli dei nuovi ospiti. – Adagio, Gabriella, take care,19 angelo mio, e tieni la bocca chiusa – aveva detto il signor Klöterjahn mentre guidava la moglie attraverso il giardino; e su quel – take care – si sarebbe dichiarato d’accordo, tremando teneramente in cuor suo, chiunque l’avesse veduta: per quanto sia innegabile che il signor Klöterjahn avrebbe anche potuto dirlo alla buona,20 in tedesco. Lo stesso cocchiere21 che aveva trasportato i signori dalla stazione al sanatorio – un omaccione incolto, privo di sentimenti delicati – s’era stretto la lingua fra i denti, con impotente sollecitudine, allorché il commerciante aveva aiutato la moglie a scendere di carrozza; ed era parso perfino che i due cavalli bai,22 fumiganti23 nella gelida aria ferma, volgessero indietro gli occhi a seguire con ansietà la pericolosa impresa, preoccupati di tanta fragile grazia e delicata vaghezza. La giovane signora era sofferente della trachea:24 così si poteva espressamente leggere nella lettera con cui, dai lidi25 del Mar Baltico, il signor Klöterjahn aveva annunciato al medico dirigente de La Quiete la loro venuta; e c’era da ringraziar Dio che non fossero i polmoni! Ma se anche, tuttavia, si fosse trattato dei polmoni, nessun aspetto avrebbe potuto essere più avvenente26 e raffinato, più riservato e incorporeo di quello che ora mostrava la nuova paziente, mentre accanto al gagliardo27 consorte ascoltava la conversazione, languidamente28 abbandonata nella liscia poltrona laccata29 di bianco.


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30. arabeschi: ricami complicati. 31. eterea: delicata, quasi immateriale. 32. leggiadra: piena di grazia ed eleganza. 33. diafana: talmente delicata da sembrare trasparente. 34. fitte ombre: occhiaie. 35. onta: disonore. 36. nettezza: nitidezza. 37. darling: cara. 38. dardeggiò: guardò intensamente. 39. gutturale: rauco, aspro. 40. bisbetico: che ha un carattere lunatico.

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Le mani, belle e pallide, senza ornamenti all’infuori della semplice fede nuziale, posavano tra le pieghe di una pesante gonna di panno scuro; un attillato corpetto color grigio argento, dall’alto collo rigido, abbondantemente ornato di arabeschi30 di velluto in rilievo, le rivestiva il busto. Ma quelle stoffe calde e pesanti non facevano che rendere ancor più toccante, eterea31 e leggiadra32 l’indicibile delicatezza, la stanca soavità della sua testolina. I capelli castano-chiari, pettinati lisci all’indietro, erano raccolti in un nodo basso sulla nuca; un solo ricciolo, in prossimità della tempia destra, ricadeva arcuato e libero sulla fronte, non lungi dal punto dove, sopra il ben marcato arco del sopracciglio, una strana piccola vena si ramificava, azzurrina e malsana, sulla chiarità immacolata di quella fronte diafana.33 Ed essa, la piccola vena azzurra sopra l’occhio, dominava in maniera inquietante l’ovale squisito del viso. Bastava che la signora cominciasse a parlare, bastava anzi che sorridesse, perché la vena si facesse più visibile; e conferiva subito alla sua espressione un che di faticoso, perfino di tormentato, che destava indefinite apprensioni. Nondimeno, ella parlava e sorrideva. Parlava di buon animo e affabilmente, con la sua voce alquanto velata, e sorrideva con gli occhi che guardavano un po’ stanchi e ogni tanto sembravano tendere a scolorirsi, mentre gli angoli, presso l’esile radice del naso, erano immersi in fitte ombre;34 sorrideva con la bella bocca grande, che pareva risplendere ad onta35 del suo pallore, forse perché le labbra erano disegnate con tanto rilievo e nettezza36 di contorni. Di quando in quando era presa da una tossettina; allora portava alla bocca il fazzoletto, e poi lo osservava. – Non tossire, Gabriella – diceva il signor Klöterjahn, – lo sai, darling,37 che il dottor Hinzpeter te l’ha espressamente vietato; basta solo dominarsi un po’, angelo mio. Sì, come le dicevo, si tratta – ripeté – soltanto della trachea. Io, quando cominciò, ebbi proprio paura che fossero i polmoni: mamma mia, che spavento! Ma non sono i polmoni, perdio santissimo, eh, Gabriella? Noi non ci lasciamo tirar dentro in roba del genere, eh, eh! – – Senza dubbio – fece il dottor Leander, e dardeggiò38 la signora con lo scintillio delle lenti. A questo punto il signor Klöterjahn chiese del caffè: caffè e panini imburrati. Aveva uno strano modo gutturale39 di pronunciare la c dura e di dire “imburratti” invece di “imburrati” che avrebbe messo appetito a chiunque. Gli fu dato quel che desiderava, gli fu anche assegnata la camera per lui e per la moglie, e ci si dispose per il soggiorno. Infine, il dottor Leander si riservò il trattamento di questo caso e non ne mise a parte il dottor Müller.

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La personalità della nuova paziente destò uno straordinario interesse a La Quiete; ed ogni omaggio che le era reso venne accolto con soddisfazione dal signor Klöterjahn, abituato a consimili successi. Il generale diabetico, quando per la prima volta la scorse, interruppe per un istante il suo borbottamento; i signori dalle facce emaciate, quando le passavano vicino, sorridevano e compivano sforzi eroici per controllare le loro gambe, e la moglie del giudice Spatz le si affiancò subito in qualità di amica anziana. Sì, faceva una certa impressione, la signora che portava il nome del signor Klöterjahn! Uno scrittore che da qualche settimana trascorreva il suo tempo a La Quiete – un originale bisbetico,40 il cui nome


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John Singer Sargent (1856-1925), Madame X, 1884, particolare. Il tipo di bellezza femminile, tipicamente fin de siècle, proposto da Sargent, vive ancora, alle soglie del nuovo secolo, nella figura della fascinosa e languida Gabriella Klöterjahn del romanzo di Mann: pallida, quasi esangue, indicibilmente delicata, «eterea e leggiadra», «senza ornamenti» ma raffinatissima nel vestire, con i capelli «pettinati lisci all’indietro» e sobriamente raccolti sulla nuca. 130

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41. a puntino: con precisione. 42. rampollo: discendente diretto di una famiglia. 43. prospero: florido, in salute.

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suonava come quello di una pietra preziosa – addirittura si fece smorto quando lei gli passò accanto nel corridoio: si fermò, ed era ancora lì immobile, come inchiodato al suolo, dopo che era già sparita da un pezzo. Non erano passati due giorni, e già tutti gli ospiti della casa conoscevano la sua storia a puntino.41 Era nativa di Brema – cosa d’altronde riconoscibile, quando parlava, da certe piacevoli inflessioni di voce – e in quella città, due anni innanzi, aveva pronunciato davanti al signor Klöterjahn il sì che lega per la vita. Poi l’aveva seguito nella sua città natale, là sulle rive del Baltico, e circa dieci mesi prima, in circostanze eccezionali di difficoltà e pericolo, gli aveva donato un bambino, un rampollo,42 un erede, straordinariamente prospero43 e ben fatto. Ma da quei giorni tremendi non aveva più recuperato le forze, posto che le avesse mai possedute prima. da Tristano, Mondadori, Milano 1987


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Verifica finale

L’ambientazione storica 1 Ci sono nel brano elementi che ci aiutano a calcolare storicamente il brano? Sì No Giustifica la tua risposta ...........................................................................................................................................................

L’uso dei tempi e il rapporto tra i tempi della narrazione 2 Qual è il tempo prevalente usato nella prima parte della narrazione, fino al rigo 51? 3 Qual è il valore dell’imperfetto «dimenticavo» al rigo 49? Anteriorità Uso narrativo 4 Nella seconda parte (dal rigo 52 in poi) la narrazione diventa al passato. Perché secondo te? 5 Sottolinea con colori diversi i differenti tempi del passato. Spiega la differenza che intercorre tra passato remoto, imperfetto e trapassato prossimo. 6 Tra il rigo 66 e il rigo 68 compaiono due condizionali passati. Trovali e spiega la loro funzione, scegliendo tra: azione al futuro eventualità 7 Trova i trapassati prossimi dal rigo 136 al rigo 140 e specifica se sono: tempi di primo piano tempi di sfondo 8 Al rigo 108, nel discorso diretto, trovi l’espressione «quando cominciò, ebbi proprio paura». Spiega il valore di questi passati remoti rispetto alle altre parole del sig. Klöterjahn.

L’ordine e il ritmo della narrazione 9 Il rigo che abbiamo appena esaminato esprime: un’analessi una prolessi un’ellissi 10 Trova un altro flash-back nelle righe successive. 11 Al rigo 135 l’espressione «...due anni innanzi...» ti fa capire che ci troviamo di fronte a ...................................................., cioè il ritmo risulta .................................................... . 12 La parte che comincia «Era nativa di Brema...» fino a «...mai possedute prima...» costituisce un .................................................... e quindi: accellera rallenta 13 L’espressione «Non erano passati due giorni...» al rigo 133 costituisce: un’ellissi una pausa una scena


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14 Trova nel racconto due scene. 1. ...................................................................................................................................................................................................................................... 2. ...................................................................................................................................................................................................................................... Nella scena il tempo della storia è ............................................ al tempo del racconto. 15 Che cosa rappresenta il paragrafo da «Gli fu dato...» (rigo 116) a «...il dottor Müller...» (rigo 119)? 16 Esamina da «La giovane signora era sofferente della trachea...» (rigo 75) fino a «...e poi lo osservava» (rigo 104).

1. Di che cosa si tratta? Ellissi Analisi 2. Dunque: accelera

rallenta

Sommario annulla il ritmo della narrazione

3. Infatti tra la scena precedente e la scena successiva la narrazione: procede si ferma

L’ambientazione spaziale e le funzioni dello spazio 17 La prima parte della narrazione costituisce l’ambientazione spaziale. Dove si svolge la storia? ................................................................................................................................................................. 18 Sottolinea nel testo tutte le informazioni relative al sanatorio. 1. Ti sembra uno spazio: neutro di atmosfera simbolico 2. Che impressione emerge di questo luogo? 19 La descrizione di due personaggi contribuisce a creare l’atmosfera. Chi sono e che cosa viene detto di loro?


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