RUNA BIANCA 11

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RIALE

Siamo nel 2012, e in una maniera o nell’altra i Maya c’entrano sempre. Questa volta nella copertina è stato inserito il calendario Maya con Francisco Pizzarro a cui va il “merito” dell’annientamento di un popolo dell’america meridionale (INCA) e della distruzione del 90% dei loro documenti scritti. Quest’immagine rimanda all’articolo a pag 72 che tratta della storia della Chiesa cattolica, prendendo lo spunto dagli ultimi fatti di cronaca che vedono coinvolti il presidente dello IOR ed alti funzionari del Vaticano. Nello scrivere l’articolo ci eravamo posti però alcuni dubbi. Gli stessi dubbi che vengono se avessimo la sfortuna di avere una persona cara malata di una malattia grave ed incurabile. I parenti in quei casi si pongono la stessa legittima domanda se è il caso di NON far sapere la verità al malato e fargli vivere felici gli ultimi giorni della sua vita, o se piuttosto non è meglio non ingannarlo e dirgli TUTTA la verità. Se dovessi scegliere.....sceglierei di SAPERE.

EDIT

Penso che oggi si debba essere sufficientemente forti da preferire una verità scomoda ad una menzogna pietosa. Di maya e delle loro profezie ne parla anche Kiara Windrider nel suo articolo “esplorare il fenomeno del 2012”, anche se dal lato simbolico/spirituale. Pe quanto riguarda invece la veste grafica, alcuni lettori ci hanno informato che preferiscono il formato ad una pagina in quanto più comodo per la lettura a mezzo di iphone/Ipad. Poichè ISSUU obbliga al formato a due pagine, abbiamo lasciato questo formato per poterlo sfogliare su ISSUU, e il formato a pagina singola per poterlo scaricare e leggerselo comodamente con i propri dispositivi elettronici. Quindi... auguro a tutti una buona lettura del numero 11 del giugno 2012 della Runa Bianca.

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Editorial Staff: Astore Lilly, V. Di Gregorio, De Salvia Francesca Direttore responsabile : Vincenzo Di Gregorio Revisione Testi : Francesca De Salvia Graphic Design : Vincenzo Di Gregorio Contatti : redazione@runabianca.it lilly@runabianca.it v.digregorio@runabianca.it Website : www.runabianca.it Assoc. Runa Bianca : Via Per Bologna 2 - 23828 Perledo ( Lecco ) IVA/Cod.Fisc : 03374340135 Per ogni questione o richiesta, si prega contattare lo staff editoriale. La Runa Bianca è una rivista nata per diffondere al piu’ vasto numero di persone possibile le ricerche di noi italiani nel mondo. La riproduzione o la pubblicazione in toto o parziale degli articoli o immagini contenute in questo numero sono coperte da copyright. Può essere possibile la pubblicazione solo su richiesta espressa allo staff redazionale ( agli indirizzi mail suindicati ) e solo dopo specifica autorizzazione scritta della Runa Bianca. La Runa Bianca non si assume la responsabilità sui testi o immagini pubblicate sulla rivista, delegando la stessa ai rispettivi autori.

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In questo numero :

- 1 - Mauro Biglino

La Bibbia Rivelata

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- 2 - Antonio Crasto Il Tempio di Kom Ombo Rolando Beretta - 3 - Giovanni Lollo Energia e Condivisione

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- 4 - Livio Testoni

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La Cultura Cubana: LA SANTERIA

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- 5 - Hoseki Vannini Il Mistero dei Misteri: LA MORTE

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- 6 - A.C.Sparavigna Dodecaedro Romano: misurava le distanze

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- 7 - F. Rondina

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Le micidiali armi di HAARP e DARPA

- 8 - Kiara Windrider Esplorare il Fenomeno del 2012

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- 9 - F.G.Carpeoro

La CROCE (parte terza)

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- 10 - E.P.A.S.

Missione “GOST HUNTING”

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- 11 - M. Proclamato I Fondamentali dell’ IKEBANA

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- 12 - V.Di Gregorio

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L’Inganno della Chiesa Cattolica

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Mauro Biglino

Dalle traduzioni letterali della Bibbia ricaviamo che non ci hanno raccontato tutto e nemmeno il vero s11s

Nell’articolo precedente abbiamo iniziato ad esaminare l’ipotesi che la Bibbia contenga la descrizione di possibili sistemi di comunicazione via radio. Abbiamo terminato accennando all’”efòd”, un accessorio che era formato da dodici pietre che erano fissate su una pettorina che si portava sul torace, aveva due spalline e veniva fissata da due corde sulla schiena. Nelle versioni tradizionali si definiscono sempre i vari particolari dell’”efòd” come frutto di “lavoro artistico”, traducendo con questa espressione l’insieme dei due termini usati dall’autore biblico BvO Hv_Y [maasé choscèv], che significano invece letteralmente “lavoro di un assemblante, opera di un pensante” [Choscèv] è infatti il participio del verbo [chascàv] il cui significato è “combinare, mettere assieme, pensare, progettare”: con questi due accessori e l’aggettivo che li definisce la Bibbia ci pone chiaramente di fronte al lavoro di un tecnico e non a quello di un artista. E allora ci chiediamo: se la valenza era di ordine puramente estetico, perché era necessario il lavoro di un progettista-assemblatore? Perché si richiedeva tanta precisione tecnica? Evidentemente perché l’[efòd] e il pettorale non dovevano essere

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ornamenti atti ad abbellire: dovevano funzionare. La Bibbia purtroppo non ci fornisce una spiegazione diretta, didascalica, chiara della funzione che doveva svolgere quell’oggetto prodotto con una progettazione tecnica tanto precisa. In assenza di ciò che ci piacerebbe avere avuto ma che non ci è stato dato dagli antichi autori, troviamo però una risposta nella descrizione pratica che abbiamo in 1Sam 23 e 30. In 1Sam 23,6 e segg. Davide sta combattendo contro i Filistei; dopo avere liberato l’abitato di Keila vi si installa e viene raggiunto da Eviatàr nella cui mano, dice il testo, “era sceso l’[efòd]”. Apprendiamo quindi che Eviatàr era uno dei “sacerdoti” autorizzati a portare e usare quello strumento che, in qualche modo non meglio identificato, gli viene consegnato in quell’occasione. Presto se ne scoprirà l’utilità. Saul, rivale di Davide per il trono di Giuda, decide di porre l’assedio a Keila pensando di catturare con facilità l’esercito avversario (versetto 8) e composto da circa 600 armati. Davide viene informato di quanto sta avvenendo e dice al sacerdote Eviatàr (versetti 9-10): “avvicina lo-[efòd]” e solo quando ha a disposizione questo strumento prende a parlare con Yahwèh, al quale chiede informazioni su quanto aveva udito circa le intenzioni di Saul”.

L’Elohìm conferma che Saul sta marciando contro di lui e allora egli esce dall’abitato mettendosi in salvo nelle campagne circostanti. I versetti sono chiari: Davide parla con Yahwèh “solo dopo” essersi fatto avvicinare l’[efòd], la cui funzione era dunque quella di consentire le comunicazioni a distanza. Abbiamo detto prima che questo apparecchio «era sceso» nelle mani di Eviatàr, e ci chiediamo se non sia stato lo stesso Elohìm a consegnarglielo, affinché lo portasse a Davide, con cui intendeva comunicare in quel frangente per lui molto rischioso. Lo fornì di una RICETRASMITTENTE!? I versetti successivi riportano il dialogo costituito da una serie di domande e risposte che danno conto della concitazione del momento e della necessità di Davide di avere informazioni complete. Lo strumento risulta però prezioso anche in un’altra situazione. Gli Amalekiti hanno appena conquistato e distrutto la città di Ziklàg; hanno catturato tutti gli abitanti, tra i quali vi erano pure due mogli di Davide, Achinoàm e Abigail. I suoi uomini lo ritengono responsabile del disastro che aveva coinvolto le loro mogli e i loro figli: sono esasperati e stanno pensando di lapidarlo.


gessero da elettrodi contrapposti, con la funzione di scaricare l’elettricità statica accumulata dal condensatore che alimentava lo strumento ricetrasmittente? Una possibile risposta ci proviene dal libro dei Numeri, e precisamente dal passo in cui si dice con una certa chiarezza che quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con lui (7,89) “udiva la sua voce parlare da sopra il coperchio dell’Arca in mezzo ai cherubini”. Il testo è chiaro: Mosè ode una voce provenire da una struttura fatta di legno rivestito di oro, modellato in foggia particolare, con elementi aerei anch’essi in oro orientati in una precisa direzione. Ne consegue che in questo caso il termine rSBfU [keruvvìm] indicava un qualcosa di decisamente diverso da quanto è stato poi descritto da Ezechiele. Tutto ciò non ci deve stupire; nella polisemia della lingua ebraica le radici consonantiche sono portatrici di un significato originario che si estende a tutte le sue possibili applicazioni: così il valore di “coprire” insito nella radice [kerùv] poteva benissimo indicare sia la particolare conformazione di oggetti volanti con ali che coprono la struttura, sia la funzione svolta da pannelli che si trovavano sopra il coperchio dell’Arca. Non ne abbiamo ovviamente certezza, ma la coerenza dei racconti fornisce basi su cui costruire ipotesi attendibili.

Davide si trova quindi in una situazione di grande difficoltà e decide di chiedere consiglio al suo “capo”, ma l’Elohìm è lontano e allora si rivolge nuovamente al sacerdote Eviatàr e gli ordina (1Sam 30,7 e segg.): FJ`AH SW A[-HvSDH [efòd]-lo me-a su-(porta)avvicina e ancora una volta, solo dopo che Eviatàr gli ha messo a disposizione l’[efòd], Davide può parlare col suo “capo” che era lontano dalla scena. Qui, ancora più che nel passo precedente, abbiamo un’espressione colloquiale introdotta dalla particella A [na], il tipico avverbio esortativo con il quale noi sollecitiamo qualcuno a fare qualcosa con rapidità: “dài, forza, su...”. Davide, con tutta evidenza, ha fretta di consultare il suo Elohìm e chiede al sacerdote Eviatàr di portargli con sollecitudine l’[efòd]; ne ha un bisogno urgente e possiamo capirlo perché ormai sappiamo che, senza di quello, non può rivolgersi al suo “capo”: infatti, come già nella situazione precedente, solo dopo averlo ricevuto può avviare il colloquio con Yahwèh per farsi consigliare. Ci pare di leggere il resoconto sintetico di una normalissima operazione militare, e se lo trovassimo nella pagina scritta da un cronista di guerra dei giorni nostri non avremmo dubbi circa quanto è avvenuto: il comandante della truppa che si tro-

va in battaglia comunica via radio con il comando superiore per avere informazioni e prendere le necessarie decisioni sul da farsi in quel preciso frangente. Il problema nasce nel momento in cui a raccontarlo è l’Antico Testamento: questo è l’aspetto che lo rende inaccettabile a chi non abbia la serenità e il distacco necessari a cogliere la concretezza dei racconti biblici. Noi manteniamo la mente aperta e colleghiamo questi atti con i movimenti del [kevòd], con le caratteristiche dei cherubini, con le istruzioni tecniche per la realizzazione di tali oggetti, con l’agire di Yahwèh, e componiamo un mosaico la cui visione di insieme si presenta coerente in sé, senza la necessità di introdurre categorie teologiche per comprenderlo. Questa disponibilità mentale ci fa ovviamente procedere con cautela, per cui proviamo a riassumere in forma dubitativa gli elementi fino a qui acquisiti: L’[efòd], con annesso pettorale cui era fissato, fungeva da ricetrasmittente? Come si ricaricava l’[efòd]? L’Arca era un condensatore capace di accumulare energia? Come si produceva questa energia? Yahwèh parlava nel tempio-tenda stando sopra il coperchio dell’Arca? Possiamo supporre che i cherubini fun-

L’intero sistema costituito da Arca dell’Alleanza, cherubini ed [efòd] si presenta come un insieme di strutture avente forma e finalità strettamente legate alla necessità di comunicare a distanza e il cuore della rete pare essere proprio l’Arca, che appare dotata di molteplici funzioni: condensatore, sistema ricetrasmittente e anche potenziale arma. Abbiamo qui indubbiamente della tecnologia, e la tecnologia richiede energia. La ricerca continua.... Biografia : Mauro Biglino Realizza prodotti multimediali di carattere storico, culturale e didattico per importanti case editrici italiane, collabora con varie riviste, studioso di storia delle religioni, è traduttore di ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo: dalla Bibbia stuttgartensia (Codice di Leningrado) ha tradotto 23 libri dell’Antico Testamento di cui 17 già pubblicati. Tra i suoi libri ricordiamo: Resurrezione reincarnazione. Favole consolatorie o realtà? Una ricerca per liberi pensatori (Uno Editori, 2009), Chiesa romana cattolica e massoneria. Realmente così diverse? Una ricerca per liberi pensatori (Uno Editori, 2009), Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia (Uno Editori, 2010) e...

Il Dio Alieno della Bibbia Uno Editori 2011


Antonio Crasto

il Tempio di

Rolando Beretta

Kom Ombo

Sulla sponda destra del Nilo, a circa 40 km. a nord di Assuan, sorgono le rovine di uno dei primi templi tolemaici, purtroppo in cattive condizioni a causa di eventi naturali e della sottrazione di molti massi. Alla costruzione del grande tempio contribuirono vari faraoni tolemaici, da Tolomeo VI Filometore (180-145 a. C.) fino a Tolomeo XII Neodionisio (80-51 A. C.), ma fu completato da alcuni imperatori romani, fino al 3° secolo d. C. Il tempio fu sicuramente costruito nel sito di una precedente costruzione del Medio Regno, forse ristrutturata nel Nuovo Regno da Thutmose III. Il mammisi, sulla sinistra del tempio, fu fatto costruire da Tolomeo IX Soter. In prossimità del sito si trovava la città Pa Sobek, “La Terra del dio Sobek”, l’odierna Ombo, risalente forse al periodo predinastico. L’area fu abitata fin dal Paleolitico Superiore, lasciando intendere che il sito sia stato occupato prima del 10000 a. C. La struttura del tempio segue

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quella dei templi tolemaici, con un cortile colonnato sul fronte, una o due sale ipostile, uno o più vestiboli, il sancta sanctorum e alcune cappelle, dedicate a varie divinità. Il tempio costituisce però un’eccezione, nel fatto che fu consacrato a due divinità: Sobek e Horus l’antico, Haroeris, per cui si ha un doppio ingresso e un doppio santuario, cosa che ha forse imposto, per le sale ipostile, la scelta di un numero dispari di colonne per fila, così da avere una sequenza di colonne mediane che divideva le sale ipostile in due settori. Parte importante del tempio era costituita, come a Edfu e Dendera, dalle cappelle del terrazzo, quasi sicuramente dedicate ai Misteri di Osiride e raggiungibili tramite due scale, una a chiocciola e l’altra lineare. Triadi La metà orientale del tempio era dedicata al dio coccodrillo Sobek e alla triade: Hathor, Sole femminile, occhio destro di Horus l’antico, associato a un pianeta X oggi scomparso1, e “ma-

dre” del dio Sobek; Sobek, “figlio” di Hathor e associato al pianeta Mercurio; Khonsu, figlio di Sobek, e associato alla Luna. La metà occidentale del tempio era dedicata al dio falco Horus l’antico e alla triade: Horus, l’antico, Haroeris, da non confondere con Harsiesi “Horus figlio di Iside”; Tasenetnofret “ la buona sorella”, divinità senza alcun riferimento stellare; Panebtaui “il signore delle Due Terre”, divinità senza alcun riferimento stellare. Il tempio precedente di Thutmosi III dovrebbe esser stato dedicato, invece, alla sola triade: Horus l’antico, Hathor e Sobek. Le divinità venerate nel tempio avevano dunque una valenza stellare ed erano associate ai primi astri del Sistema Solare: Mercurio, pianeta X e la Luna, originariamente satellite del pianeta X1, segno di un’antica religione stellare di cui si hanno tracce nei testi delle piramidi. La presenza del Sole femminile Hathor


dovrebbe richiamare il Sole Ra, ma è probabile che, così come a Dendera, il Sole sia stato rappresentato come disco solare alato sugli architravi delle porte e/o sui soffitti dei vari corridoi. Coordinate geografiche Il sito si trova a circa 24,45° di latitudine e circa 32,93° di longitudine. In considerazione che il Sole risulta oggi allo zenit al Solstizio d’Estate sul parallelo di 23,45° (Tropico del Cancro) e che questa latitudine varia in 40000 anni fra 24,33° e 21,67°, si può ritenere che i raggi del Sole cadano quasi perpendicolarmente sul tempio di Kom Ombo e che questa approssimazione fosse più spinta nel Paleolitico Superiore, quando fu scelto il sito. La località potrebbe, dunque, essere stata un indicatore del Solstizio d’Estate e quindi un centro di venerazione del Sole. Nel tempio si celebrava, dunque, l’“incontro” del Sole solstiziale con le divinità associate alla sua controparte femminile e al suo primo “figlio” Sobek – Mercurio.

Orientamento del tempio

Lunghezza del meridiano terrestre

L’orientamento non è verso uno dei quattro punti cardinali, in quanto l’asse principale del tempio guarda a sud-ovest (circa 225°) o a nord-est (circa 45°). Il Sole sarebbe stato osservato alzarsi al Solstizio d’Estate a circa 64°, per cui difficilmente si può considerare un allineamento alla levata solstiziale estiva. C’è però da osservare che nel tempio esistevano due santuari per cui i raggi del Sole all’alba del Solstizio d’Estate avrebbero potuto penetrare da un foro della recinzione esterna ed entrare nel santuario di sinistra, quello dedicato a Horus l’antico / Hathor, il Sole femminile. Così come sul terrazzo del tempio di Dendera veniva cercato l’abbraccio del Sole nascente con la statua di Hathor nel primo giorno dell’anno civile, è possibile che a Kom Ombo si cercasse l’abbraccio del Sole solstiziale estivo con Horus l’antico / Hathor nel suo sacrario. A conferma di ciò sembra che anche oggi possa essere osservato un tale fenomeno2.

Le prime misurazioni della lunghezza di un meridiano terrestre furono fatte misurando un arco di un meridiano e il corrispondente angolo al centro. Esse risalgono al IV sec. a. C. e hanno fornito però risultati abbastanza deludenti. Una migliore misurazione fu ottenuta da Eratostene di Cirene (III sec. a. C.), il quale ipotizzò che le città di Alessandria d’Egitto e Siene / Assuan si trovassero sullo stesso meridiano e che la distanza lineare fosse circa 5000 stadi egizi3. In quel tempo Assuan si trovava sul tropico del Cancro, per cui a mezzogiorno del Solstizio d’Estate il Sole sarebbe stato allo zenit. A mezzogiorno dello stesso giorno i raggi del Sole avrebbero formato ad Alessandria un angolo con la verticale di circa 7,2°, per cui esso poteva essere considerato l’angolo al centro dell’arco di meridiano. Si otteneva, dunque, la misura approssimata del meridiano pari a 250000 stadi e, considerando uno stadio egizio uguale a circa 157,5 m., si aveva circa


39375 km, misura inferiore di circa 634 km rispetto alla misura reale di 40009 km. Per quanto detto a proposito del culto del Solstizio d’Estate nel tempio di Kom Ombo, si ritiene molto probabile che la mancanza di ombre a mezzogiorno del Solstizio d’Estate sia stata sperimentata proprio in questa località. Si ritiene, infatti, che invece di verificare l’assenza di ombre di un palo o una colonna verticale, si sia verificata la completa luminosità delle pareti di un pozzo abbastanza profondo, forse proprio il così detto Nilometro a nordovest del tempio. Pozzo sacro Nel cortile di nord-ovest furono realizzate quattro costruzioni, che sicuramente erano connesse a uno stesso rito. Un profondo pozzo circolare di circa 10 cubiti (circa 5,5 metri), un pozzo secondario più piccolo, una galleria d’accesso al pozzo principale e un piccolo tempio colonnato. Fra il pozzo principale e quello secondario fu creata una scalinata che porta ad affacciarsi sul pozzo principale. Sulla parete orientale del pozzo e in direzione del pozzo secondario si nota una piccola galleria, destinata a mettere in comunicazione i due pozzi. A sud del pozzo secondario e di fronte alla scalinata esiste una pietra dotata di canali di scorrimento, sicuramente un pietra sacrificale. La galleria d’accesso al pozzo principale è coperta nel primo tratto e quindi si porta, formando un angolo di circa 120°, alla base del pozzo, dove termina con una sequenza di bassi gradini. Il pozzo contiene, infine, acqua, sicuramente quella proveniente per vasi comunicanti dal vicino Nilo. In molte pubblicazioni il pozzo principale è descritto come un Nilometro, una di quelle strutture in cui il livello delle acque del Nilo durante l’inondazione poteva essere letto su scale graduate diseNilometro ? gnate su una parete. Tale livello era necessario per graduare le tasse in funzione della più o meno

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ricca inondazione e concimazione naturale dei campi. Il pozzo principale di Kom Ombo non presenta alcuna scala graduata e d’altra parte sembra strano che: si sia realizzato un Nilometro in collina e non nelle vicinanze del fiume; siano stati realizzati due Nilometri vicini, Assuan (isola di Elefantina) e Kom Ombo. Il fatto che il tempio fosse dedicato al dio coccodrillo Sobek e la complessa struttura del sistema lasciano ipotizzare, invece, che: nel pozzo principale fossero allevati uno o più coccodrilli sacri; dal pozzo secondario venisse dato da mangiare ai coccodrilli, gettandovi la carne sacrificale; la galleria d’accesso servisse a portare via i corpi dei coccodrilli sacri morti e a portare nel pozzo i nuovi coccodrilli sacri; il piccolo tempio nelle vicinanze fosse utilizzato per l’imbalsamazione dei coccodrilli.

La vicina necropoli per coccodrilli testimonia come gli animali sacri al dio Sobek siano stati allevati per tantissimo tempo. Possiamo sottolineare ancora come i coccodrilli, animali a sangue freddo, abbiano bisogno di calore e dei raggi del Sole per acquistare l’energia necessaria al loro movimento. Al tropico non avrebbero certo avuto problemi di riscaldamento anche alla base del sacro pozzo, ma possiamo cogliere un particolare simbolismo. Il dio coccodrillo Sobek era associato al pianeta Mercurio e considerato figlio di Ra-Horackty e Horus l’antico / Hathor (Sole femminile). Mercurio sembra non allontanarsi dal Sole, e parimenti i sacri coccodrilli cercavano continuamente i raggi del Sole e, in particolare il massimo riscaldamento del Solstizio d’Estate, quando i raggi entravano perpendicolarmente al bacino d’acqua del pozzo. Possibile omicidio Il periodo di costruzione del tempio coincide grosso modo con problemi dinastici per il periodo fra Tolomeo V


Vista l’importanza data a Kom Ombo per il Solstizio d’Estate, si ritiene possibile che le dimensioni del pozzo siano state studiate per avere l’immagine della Luna nel bacino d’acqua in corrispondenza del lunistizio superiore, avendo in particolare l’immagine del disco lunare tangente alla parete sud o nord rispettivamente al momento della minima e massima declinazione. L’immagine della Luna si sarebbe cioè spostata su un diametro del pozzo in un ciclo di 18,61 anni solari tropici. Conclusione L’importanza data dai sacerdoti di Kom Ombo agli eventi astronomici ci fa ritenere che essi osservassero anche le immagini degli altri pianeti sullo specchio d’acqua. Tutti i pianeti hanno, infatti, un movimento lungo l’Eclittica per cui almeno in prossimità del Solstizio d’Estate essi sarebbero stati quasi allo zenit del pozzo sacro.

Epifane e Tolomeo IX Soter (204-107 a. C.). Si sa che Tolomeo VIII Evergete avrebbe fatto uccidere il figlio, Tolomeo VII Neofilopatore, del fratello Tolomeo VI Filometore, ne avrebbe sposato la vedova, Cleopatra II, e, infine, avrebbe fatto uccidere il proprio figlio, Tolomeo Menfita, avuto da Cleopatra II, per fare dispetto alla moglie che aveva organizzato una rivolta, forse per vendicare l’uccisione del suo primo figlio. Al riguardo si racconta che Tolomeo VIII avrebbe fatto recapitare alla moglie Cleopatra II il corpo a pezzi del figlio4. Esiste però anche una leggenda che parla della morte di un membro della casa reale, scivolato nel pozzo e fatto a pezzi da tre coccodrilli. Non ci vuole molto a realizzare che Kom Ombo abbia visto uno dei più efferati omicidi nelle famiglie reali egizie. Il faraone Tolomeo VIII Evergete avrebbe fatto assassinare il proprio figlio dai sacri coccodrilli del tempio, come a far avallare la sua vendetta dal dio di Kom Ombo. Altri riferimenti stellari Abbiamo visto come i sacerdoti di

Kom Ombo abbiano cercato il Sole solstiziale per ottenere l’abbraccio di Ra-Horackhty con Horus l’antico / Hathor e abbiano allevato i sacri coccodrilli di Sobek all’interno di un profondo pozzo. Ci rimane da considerare i riferimenti relativi all’altra divinità venerata nel tempio, il figlio di Sobek, Khonsu. Khonsu era associato alla Luna, per cui possiamo ipotizzare che i sacerdoti abbiano considerato in modo particolare le immagini della Luna nel bacino d’acqua del pozzo sacro. Era come se Khonsu andasse a trovare il padre Sobek. Le notevoli dimensioni del pozzo e l’immagine riflessa della Luna sullo specchio d’acqua (vedi foto5) ci fanno ipotizzare che il diametro del pozzo sia stato scelto per evidenziare il ciclo di 18,61 anni solari tropici di retrogradazione dei nodi lunari6. Tale ciclo determina la variazione dell’azimut della levata della Luna nei lunistizi di circa ± 5° rispetto a quello della levata del Sole al Solstizio d’Estate (lunistizio superiore) o al Solstizio d’Inverno (lunistizio inferiore). Analogo discorso può essere fatto per il tramonto della Luna ai lunistizi.

Non è però detto che la luce da loro riflessa fosse sufficiente per disegnare un’immagine sullo specchio d’acqua. Quasi sicuramente ciò valeva per Giove, associato al dio Atum, e per Venere, associato sia alla Fenice, quale pianeta rinato dopo la “morte” del pianeta associato a Horus l’antico / Hathor, sia a Horus, figlio di Iside1. Al riguardo è molto interessante un’immagine presa durante una mia visita a Kom Ombo con alcuni amici. In essa si può notare: la differente illuminazione delle pareti del pozzo, la debole ellisse dei raggi solari, l’immagine speculare della bocca del pozzo, con la sagoma dell’interruzione per la scalinata, e un piccolo punto luminoso quasi sotto all’apertura per l’alimentazione dei coccodrilli che, viste le dimensioni e la carta stellare del giorno7, dovrebbe essere l’immagine speculare di Venere. Possiamo quindi ritenere che i sacerdoti del tempio di Kom Ombo fossero a conoscenza:

p dell’antica religione stellare; p delle correlazioni divinità/ astri del Sistema solare;

p dei moti del Sole e della Luna.


E che essi fossero specializzati in astronomia e abbiano costruito un perfetto indicatore dei moti della Luna, la cui conoscenza consentiva loro di prevedere alcune delle misteriose eclissi, durante le quali il Sole Ra-Horackhty oscurava la Luna, il nipote Khonsu, o era il nipote a oscurare il nonno. Il tutto veniva registrato sullo specchio d’acqua del Pozzo sacro, alla presenza dei sacri coccodrilli di Sobek. Bibliografia 1. Antonio Crasto, “DENDERA La sacra terra della dea”, © Ugiat, 2011 Cagliari; 2. sito web: http://viadellebelledonne.wordpress. com/2007/06/20/solstizio-destate-kom-ombochartresmarcianamarinadi-manrico-murzi/; 3. Lunghezza stadi: Grecia 177 m, Alessandria e Roma 185 m, Egitto 157,5 m; sito web: http://it.wikipedia.org/wiki/ Stadio_%28unit%C3%A0_di_misura%29; 4. Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, © tascabili Bompiani e RCS Libri, 2003 Milano; 5. sito web: http://arianna.libero.it/mmedia/abin/ img?from=30&query=Nilometro 6. Adriano Gaspani, “Elementi di “ (2° parte), sito web: http:// www.duepassinelmistero.com/ elementiarcheoastro2.htm 7. Programma: TheSky6 Astronomy Software, © 1984-2005, Software Bisque. I disegni relativi ai lunistizi sono tratti dall’articolo citato di Adriano Gaspani. Le foto del tempio di Kom Ombo sono di: Antonio Crasto, Paolo Pietrapiana, Carlo Ponghetti, Gianfranco Suadoni e Alessandro Turinetti. Copyright Antonio Crasto e Rolando Berretta Tutti i diritti riservati. È vietata la pubblicazione dell’articolo, anche in modo parziale, senza l’autorizzazione scritta degli autori.

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Biografia : Rolando Berretta Maresciallo dell’Aeronautica Militare in pensione. Dirige il laboratorio di Ricerca Storica presso l’Università della 3° Età di Quartu sant’Elena (CA).Appassionato di cartografia, si dedica al difficile studio degli schemi delle antiche carte portolane, il cui studio è purtroppo completamente trascurato in Italia. Antonio Crasto Nasce a Mogoro (OR) il 1/7/1944. Vive a Cagliari fino al 1° anno di Università e quindi si trasferisce, per seguire la sua famiglia, a Torino, dove si laurea in Fisica. Ufficiale geofisico–meteorologo dell’A.M., si specializza in Fisica dell’Atmosfera e presta servizio in varie sedi in Italia: Vigna di Valle, Milano, Cagliari, Perdasdefogu e Roma. Appassionato di storia delle antiche civiltà ha centrato le sue ricerche sull’antichissima civiltà egizia. I suoi lunghi studi lo hanno portato a una clamorosa scoperta scientifica in merito ai calendari e la cronologia egizia, scoperta divulgata nel suo primo saggio sull’antico Egitto. Hassaleh. L’occhio di Horus. Manetone aveva ragione! (Ugiat, 2007). Sulla spinta del notevole interesse destato dal suo lavoro scientifico, Crasto ha pubblicato di recente il nuovo saggio Dendera. La sacra terra della dea (Ugiat, 2011) nel quale esplora i misteri del tempio di Dendera, approfondendo in particolare: la cosmogonia, l’astronomia e la religione egizia.

Dendera. La sacra terra della dea Ugiat, 2011


Giovanni Lollo Lo sai cosa succede quando premi l’interruttore di casa tua, oppure quando premi il tasto avvio della tua lavatrice, del tuo frigorifero, oppure quando giri la chiave di avviamento della tua auto o della tua moto? Si? Davvero lo sai? Sorprendente, anch’io pensavo di saperne abbastanza ma, poco tempo fa, ho scoperto che non avevo capito nulla... Un po’ di storia, devo farlo, perdonami, ma non si può farne e meno!! L’elettricità è stata scoperta, circa, due secoli or sono, da Luigi Galvani e Alessandro Volta. Per oltre 100 anni si utilizzò, in modo molto limitato e solo alla fine del 1800 Nikola Tesla scopre la corrente alternata come oggi la conosciamo. E’ utile sottolineare che quello che

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ENERGIA e CONDIVISIONE

oggi è una cosa assolutamente normale, come premere il tasto avvio della lavatrice, non sarebbe assolutamente possibile se Tesla, agli inizi del secolo scorso, non avesse portato avanti le sue teorie contro la lobby di potere che all’epoca gestiva la produzione di energia elettrica (che fino ad allora, era esclusivamente a corrente continua). Thomas Alva Edison, il famoso inventore e all’epoca, il più potente imprenditore americano nel campo elettrico nel mondo, cercò in tutti i modi di ostacolare e impedire a Tesla di diffondere e mettere in pratica la sua scoperta. La fortuna volle che un imprenditore concorrente di Edison (George Westinghouse) credesse in Tesla, non per fede divina, ma per interesse personale! Perciò è grazie a Tesla ed al suo socio

Westinghouse che abbiamo la corrente elettrica alternata oggi, altrimenti avremo ancora le batterie e le dinamo delle biciclette a far luce in casa. Tesla morì povero ed emarginato durante la seconda guerra mondiale a New York. Bene, adesso sappiamo che l’energia elettrica a corrente alternata che utilizziamo oggi è stata scoperta circa 100 anni fa, è stata diffusa solo tra mille difficoltà, in modo rocambolesco e da allora nulla è sostanzialmente cambiato nulla nella sua modalità di produzione, trasporto e utilizzo; al massimo si è raggiunto un qualche miglioramento di efficienza, ma nulla di più. L’altra forma di energia largamente conosciuta ed utilizzata è data dai carburanti derivati dal petrolio. Con l’e-


nergia elettrica rappresentano la grande maggioranza di tutte le forme di energia che vengono utilizzate oggi nel mondo. Da sottolineare che gran parte dell’energia elettrica che utilizziamo nel mondo è prodotta bruciando derivati del petrolio (gas naturale, olio combustibile etc) o dal carbone e perciò l’insieme dell’energia elettrica/petrolio è un binomio molto stretto e interdipendente che ha ripercussioni sull’andamento dei prezzi dei rispettivi mercati (se aumenta

il prezzo del petrolio, aumenta anche quello dell’energia elettrica, etc, etc...). Il petrolio è conosciuto fin dall’antichità ed utilizzato per usi medicali, per illuminazione, e altri scopi, ma in modo marginale. L’utilizzo dei derivati del petrolio come combustibile per autotrazione è iniziato dopo il 1900, con la scoperta del sistema di raffinazione, tuttora utilizzato per ricavare tutti i combustibili commerciali (GPL, benzina, gasolio, cherosene, nafta, olio combustibile, etc). Analogamente alla corrente elettrica, quello che utilizziamo oggi come energia derivata dal petrolio è stata messa a punto, circa, 100 anni fa e da allora praticamente nulla è cambiato. Le altre forme di energie come quella solare, eolica, o

geotermica, rappresentano una frazione minoritaria dell’energia che utilizziamo anche se sono in grande aumento soprattutto dopo la tragedia di Fukushima. Il Giappone ha ufficialmente spento il suo ultimo reattore nucleare il 5 maggio 2012, la Germania ha ufficialmente abbandonato lo sviluppo del nucleare e chiuderà gradualmente tutti i propri reattori. In USA il totale della produzione di energia da fonti rinnovabili ha superato la produzione di tutti i reattori nucleari del paese, nel corso del 2011. Questi fatti ci fanno riflettere su una questione molto importante: Se in oltre 100 anni non si era riusciti a fare nessun passo avanti sostanziale nella ricerca e messa a punto di nuove fonti ener-


getiche, il secolo che stiamo vivendo ci sta facendo intravedere possibilità inimmaginabili anche solo pochi anni fa! Motori elettrici a magneti permanenti sono utilizzati in alcuni modelli di automobili prossimi alla commercializzazione di massa, dopo che sono stati usati per vent’anni dai militari, la fusione fredda entrerà nelle nostre case da quest’anno, se non la boicotteranno come hanno fatto negli ultimi decenni e sistemi di ricarica delle batterie delle auto ad altissima efficienza, permettono già da oggi percorrenze di 80 – 100 Km con un litro di benzina! Questo dato lo cito per farti riflettere sul fatto che 100 anni fa la Ford modello T, percorreva con un litro di benzina 12 – 13 km e guarda caso, dopo 100 anni le auto medie di oggi continuano a percorrere 12 – 13 Km con un litro di benzina. Che sia un fortuito caso? In realtà questi progressi stupefacenti non sono nulla in confronto a ciò che ci aspetta e che i nostri governanti fanno di tutto per tenerci nascosto, in particolare il semplice fatto, ormai assodato anche dagli scienziati più “ortodossi” che siamo costituiti letteralmente di energia. In realtà la materia è energia e si sta scoprendo che le forme che assume l’energia sono molte, molte di più di quelle che si immaginava fino a pochi anni fa.

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Un esempio? Il brevetto USA n. 1.119.732 del 01/12/1914 di Nikola Tesla descrive come trasmettere l’energia elettrica a distanza senza fili.

Nel film Il segreto di Nikola Tesla, si vede come (alla fine del 1800) Nikola Tesla avesse realizzato un modellino di nave radiocomandato e fosse in grado di dirigerne i movimenti con un telecomando senza fili. La storia ha dimostrato come il brevetto della radio di Guglielmo Marconi non fu nient’altro che la “brutta copia” di una invenzione di Tesla che Marconi rubò, durante una visita che fece nei laboratori di Tesla. Questa circostanza è stata confermata da un tribunale USA che ha dato a Tesla la paternità dell’invenzione della Radio, togliendola a Marconi. Ti basti sapere che sono già disponibili dispositivi di ricarica delle batterie di auto elettriche, senza fili. Basta installare sotto il fondo dell’auto una piastra, parcheggiando l’auto sopra u analoga piastra posta sul pavimento del garage. L’energia elettrica passerà attraverso le due piastre, come Tesla scopri e brevettò, circa 100 anni fa... Ma l’aspetto più sbalorditivo della scoperta di Tesla era soltanto che l’energia possa essere trasmessa senza fili, ma che non aveva bisogno di essere “prodotta” da una centrale o ricavata da una qualche fonte “esoterica”.

Semplicemente era sufficiente “riceverla” tramite una antenna. Il sistema scoperto, sperimentato e brevettato da Nikola Tesla potrebbe alimentare automobili, camion, navi, aerei, a qualunque distanza e senza limitazioni di potenza e senza l’utilizzo di nessuna centrale di produzione di energia, ma per avere a disposizione una scoperta simile ci vorrà ancora un po’ di tempo... E’ chiaro a chiunque che la diffusione di simili fonti energetiche con la relativa tecnologia necessaria al loro utilizzo, cambierebbero per sempre il mondo per come lo conosciamo, ma soprattutto cambierebbero il concetto di “competitività” e di “scarsità” che sta alla base dei sistemi politici, economici e sociali di tutto il mondo. I brevetti, i diritti d’autore, la proprietà intellettuale e la stessa la proprietà privata, sono concetti che servono a chi governa a mantenete il controllo sulla popolazione esattamente come sono riusciti a tenerci nascosti fonti energetiche illimitate, rinnovabili e gratuite per secoli! Stiamo vivendo un periodo straordinario perchè abbiamo di fronte una scelta fondamentale: 1 – Continuare a credere nella scarsità, nella competitività, nella proprietà intellettuale delle idee, etc, etc; 2 – Condividere la Creatività, l’Abbondanza e le Idee che ci faranno tornare a vivere nel Paradiso Terrestre che la terra è sempre stata, prima che cominciassimo a deturparla. La vita è cambiamento e l’assenza di cambiamento è


semplicemente morte, ma siamo talmente spaventati dai cambiamenti degli ultimi anni, che sono stati peggiorativi per la maggior parte, che piuttosto di cambiare qualcosa in questo preciso istante, preferiamo lo “status quo”. Torniamo consapevoli del significato di CONDIVISIONE e mettiamo in atto solo i cambiamenti CONDIVISI con le persone che amiamo. Non ci hanno soltanto nascosto scoperte scientifiche incredibili, ma ci hanno nascosto la natura del vero messaggio Cristico, attraverso una serie di regole, dogmi e rituali che nulla hanno a che fare con la CONDIVISIONE, che ci lasciò il Maestro come Suo più grande insegnamento. Torniamo a CONDIVIDERE la Conoscenza, la Creatività, il Lavoro e saremo orgogliosi di lasciare ai nostri figli un futuro radioso!

più celebre scoperta: Forza uguale a Massa per Accelerazione. Inoltre ha dimostrato come gli scienziati (da Galileo in poi...) siano fuori strada nella loro visione complessiva della realtà. Per altre informazioni su Massimo Corbucci vai al sito: www.atomo112.info/ italian.htm. www.scienzaeconoscenza.it Sito internet della rivista Scienza e conoscenza. TESLA lampo di genio Editore Macro Edizioni, autore Massimo Teodorani IL SEGRETO DI NIKOLA TESLA (Film in DVD) Regista Kristo Papic (in inglese, sottotitoli in italiano) Il libro, insieme al film, rappresentano bene come l’elite abbia potuto tenere nascosto le incredibili scoperte di Tesla, a tutta l’umanità. CRONOVISORE Editore Macro Edizioni, autore Massimo Teodorani TELETRASPORTO Editore Macro Edizioni, autore Massimo Teodorani Utile lettura di altrettante scoperte “nascoste” della élite, con la collaborazione attiva degli scienziati “ufficiali”, che fanno di tutto per non considerare in nessun modo le teorie esposte in questi libri.

Bibliografia consigliata: ALLA SCOPERTA DELLA PARTICELLA DI DIO Editore Macro edizioni, autore Massimo Corbucci Massimo Corbucci ha scoperto e dimostrato come Galileo Galilei aveva commesso un piccolissimo errore nella sua

WATERMARK Il segno dell’acqua Editore Macro edizioni, autore Joseph Christy-Vitale Testo bellissimo e appassionante. Descrive i fatti che hanno determinato il cosiddetto “diluvio universale” circa 12.000 anni fa. Contiene

numerosissimi riscontri e descrizioni di ritrovamenti che convalidano la descrizione di ciò che è accaduto i quei tempi. WHAT THE BLEEP WE KNOW? Che caspita ne sappiamo? (film in DVD) Editore Macro edizioni, Registi William Arntz, Betsy Chasse e Mark Vicente Esiste anche il libro (Editore Macro Edizioni). Questo è un film fondamentale per la comprensione della realtà in cui viviamo. Sono intervistati numerosi tra scienziati, teologi, studiosi e il film è assolutamente coinvolgente per il suo ritmo dolce, ma intenso. Da vedere assolutamente. Biografia Autore Giovanni Lollo, ricercatore autodidatta, ha come obiettivo la condivisione delle informazioni per consentire a chi lo desidera di scegliere in modo consapevole per se stesso e per i propri cari. Mai come oggi, nella società dell’informazione, siamo dis-informati e mai come oggi serve conoscere e condividere. Ha scritto ed auto-pubblicato un libro dal titolo CIAO! COME STAI? il cui le riflessioni generali proposte vertono tutte sulla ricerca individuale del nostro Insegnante Interiore. Si occupa di sviluppo personale, formazione, salute e benessere. Email:info@serenitalia.com sito: www.serenitalia.it


Livio Testoni

LA CULTURA CUBANA

LA SANTERIA

Magia, mistero, superstizione, filtri d’amore e di morte, in un miscuglio magico animico e sensuale, la Santeria, la vera religione di Cuba, si rifà ad antichi retaggi africani e spagnoli, confondendo in un mix al di fuori delle nostre concezioni ed aspettative, il sacro ed il profano La popolazione di Cuba è meticcia dal punto di vista culturale e lo è anche in campo religioso, dove convengono varie credenze liturgiche. Anche di questo si è arricchita la Santeria che in terra cubana ha messo radici e si è ulteriormente alimentata da nuove fonti. Conosciuta anche come “Regla de Ocha”, la Santeria è la più importante religione di origine africana tra-

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sportata a Cuba dagli schiavi di quel continente, mescolatisi in seguito nell’isola (il sincretismo) e praticata fino ai giorni nostri da un gran numero di fedeli al punto di essersi convertita in una rilevante componente culturale dell’identità nazionale cubana. Questo culto è originale dell’Africa equatoriale, più precisamente della regione compresa tra l’antico regno del Dahomey. Togo, Benin e il sud-ovest della Nigeria, dove vissero numerose tribù che avevano come idioma comune il “yoruba”. Oltre alla lingua, queste tribù dividevano tra loro molti tratti culturali e molte credenze religiose, specialmente quella per gli “orisha” che erano riconosciuti da tutte le tribù della regione. Con l’intensa tratta degli schiavi, che si svolse dal seco-

lo XVI al secolo XIX per il lavoro nelle centrali di produzione dello zucchero, arrivano a Cuba questi negri yoruba d’Africa che riuscirono a conservare vive le proprie credenze religiose grazie alla resistenza opposta nei confronti dei loro padroni e all’abile identificazione degli “orisha” con i santi della religione cattolica a partire da alcune caratteristiche comuni (si fonde così, ad esempio, l’immagine di Santa Barbara con l’orisha Changò, signore del fuoco e del fulmi-


ne, dio della guerra; o quella di San Lazzaro con Babalù Ayè, anch’egli divinità dei lebbrosi e delle malattie della pelle). Il complesso sepolcro “yoruba” è composto da numerosi “orisha”, che alla loro origine furono personalità reali dotate di “achè” (potere) e resi santi dai loro discendenti. L’orisha viene trasformato in una forza immateriale che non diventa percettibile agli esseri umani, se non quando prende possesso di uno di essi attraverso la cerimonia denominata “hacerse el santo”. Tra gli orisha più conosciuti -dopo Changò e Babalù Ayè- ci sono Elegguà (signore delle strade, fusosi con il Nino de Atocha o Sant’Antonio da Padova), Obatalà (creatore della terra e dell’essere umano, iden-

tificato con la Virgen de las Mercedes) e Yemayà (madre della vita, identificata con la Virgen de Regla). A Cuba ha un ruolo di rilievo anche Ochùn, dea dell’amore, della femminilità e del fiume che è stata identificata con la Virgen de la Caridad del Cobre (patrona dell’isola). Con l’abolizione ufficiale della schiavitù (1880) molti schiavi yoruba, emigrati in zone urbane de l’Avana e di Matanzas (province dove si pro-

duceva molto zucchero) cominciarono a praticare con maggiore libertà i propri vecchi riti africani già mescolatisi con la religione cattolica. In quel periodo, nei quartieri di Regla e nei pressi de l’Avana, si fondano le prime case dedicate a questo tipo di culto. Due avvenimenti furono decisivi per una definitiva cubanizzazione della Santeria: l’unificazione di diversi culti yoruba in una unica liturgia (la denominata Regla de Ocha) raggiunta dal “balalawo” (il sacerdote dell’orisha Orula, colui che indovina il futuro) Lorenzo Samà e dalla sua sposa Latuan sul finire del secolo XIX, la definizione della “Regla de Ifà” (sistema di predizione usato dagli yoruba) che si deve al babalawo Eulogio Gutierrez (dopo l’abolizione della schiavitù riesce a tornare in Nigeria, dove però riceve l’ordine divino di far ritorno a Cuba per stabilire la Regla de Ifà: l’ordine sacro dei babalawo, gli unici capaci a predire il destino di donne e uomini mediante la Tavola di Orula). Il sistema per predire il futuro usato dalla Santeria, conosciuto appunto come Regla de Ifà, funziona attraverso la “Tavola de Ifà” o di Orula (identificato con San Francesco d’Assisi) che è manipolata dal babalawo, categoria sacerdotale che può essere ricoperta solo dagli uomini e solo quando un altro babalawo (dopo aver consultato la tavola) scopre che può essere figlio di Orula. I denominati “santeros” -uomini e donne- pratica-

San Lazzaro Il Patrono degli ammalati


Tavola de Ifà Si perché la legge della colonia obbligava gli schiavi africani a battezzarsi, rinunciare alla loro fede e abbracciare il cattolicesimo. E loro lo fecero, per salvare la propria vita, almeno in superficie.

no la predizione del futuro quando il santo che hanno ricevuto in affidamento li autorizza per questa attività attraverso un sistema denominato Caracoles.

Le immagini cattoliche sono dense di simbolismo, per gli africani associare queste immagini alle loro divinità fu un processo lungo, ma inesorabile, al punto che tuttora, si fatica a distinguere la differenza tra gli Orishas e i santi della chiesa, nonostante il fatto che la religione cattolica non sia più imposta e che gli attuali sacerdoti delle varie religioni di ceppo africano presenti nell’isola stiano lavorando per separare le due entità.

storia, che suo padre venne ucciso dal fulmine subito dopo averla fatta decapitare perché cristiana. I colori rituali di Changò sono il bianco e il rosso, l’Orisha è un guerriero (la spada) e ama bere alle feste (la coppa), in oltre è il dio del fulmine che usa anche per castigare gli uomini indegni (il padre della Santa). E ancora, in uno dei racconti che riguardano Changò, si dice che una volta dovette travestirsi da donna per sfuggire ai suoi nemici Quindi il sincretismo tra il santo cattolico e l’Orisha può nascere da una motivazione profonda o da una similitudine estremamente semplice ed ingenua, dovuta anche al

La Santeria, come religione primitiva, ha un carattere pragmatico e attraverso di essa i suoi affiliati cercano di risolvere i problemi spirituali e materiali. Sono molto frequenti le feste dedicate agli orisha con musica e balli, grande quantità di cibo e bevande. Le feste più importanti sono di solito quelle del 4 dicembre, giorno dell’orisha Changò. ¡COMO ADORAN AL SANTO ESTAS TURBA SALVAJE! “Come adorano il santo questi selvaggi!” Questo dissero probabilmente gli spagnoli dell’epoca dello schiavismo riferendosi agli schiavi degli ingenios cubani, che in occasione delle feste religiose, danzavano e cantavano in onore al santo cattolico.

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Fu così che l’Orisha Changò, divinità della mascolinità, della guerra, del fulmine e del tuono, venne legato indissolubilmente alla figura di Santa Barbara, come è stato possibile che un Orisha maschio come Changò fosse abbinato ad una Santa? Semplice! Santa Barbara porta le vesti bianche e rosse, ha una coppa in una mano e una spada nell’altra e, racconta la sua

fatto che gli schiavi africani non sapevano assolutamente niente dei dogmi della chiesa e credevano che ogni immagine fosse a se stante, non capivano, e probabilmente non erano interessati a capire, che due diverse immagini della Vergine, con due nomi diversi fossero relative alla stessa persona, per loro non aveva senso!


YEMAYA’ Intorno al 1660 venne eretto nel casale di Regla, nei terreni del Ingenio Guaicamar, una casupola che custodiva un immagine della Vergine, la Regola (Regla) di Sant’ Agostino. (Racconta una leggenda circa il Vescovo Agostino, detto l’africano nato e morto in Africa (360-436), che quando era molto giovane ebbe la rivelazione di un angelo che gli ordinò di intagliare nel legno un’immagine che doveva collocare, ben ornata, nel suo oratorio. I secoli cancellarono il nome che Sant’Agostino dovette dare all’immagine, ma sembra che fosse Vergine della Regola. Diciassette anni dopo la sua morte, un discepolo di Agostino, conoscitore del segreto della rivelazione, chiamato Cipriano, per evitare che la figura venisse profanata dai barbari, imbarcò l’immagine in una piccola nave e arrivò sulle coste della Spagna, vicino al luogo dove si trova attualmente la Vergine della Regola, nella villa di Chipiona, Càdiz. Si dice che nonostante una tempesta che li sorprese in mezzo allo stretto di Gibilterra, l’immagine non si rovinò e non ebbero pericolo ne Cipriano, ne la piccola imbarcazione, questo è stato considerato il suo primo miracolo, che venne ampiamente commentato da marinai e pescatori. (Divenne così la patrona dei marinai.) Due anni dopo la casupola venne distrutto da una tempesta, Juan Martìn di Cyendo, una uomo pietoso e modesto, costruì con le proprie mani, e con l’aiuto economico di Don Alonzo Sànchez Cabello, commerciante Habanero,

una cappella . Venne terminata nel 1664, quando arrivò a La Habana una nuova immagine della vergine, portata da sergente maggiore Don Pedro de Aranda. La istallarono nella cappella. Lì divenne oggetto di grande devozione e il 23 dicembre del 1714 venne proclamata patrona della baia. Le sue feste divennero popolari in tutte le classi sociali. Bianchi, nobili e negri schiavi, liberati per pochi giorni, bevevano acquavite e organizzavano lotte di galli e inaspettate corride di tori. Nell’aria si sentivano allegri cori dedicati alla dolce Maria, ma anche profondi suoni di batà che evocavano Yemayà, la potente, l’altra madre. Il sincretismo di Yemayà con la Virgen de Regla risultò naturale, la Vergine è la madre di Dio, bisogna attraversare il mare per vederla e risiede sulla sua sponda; Yemayà è la potente madre di tutti gli Orishas, la misericordiosa regina del mare, che è la sua dimora.

vere qualunque offerta, il primo (e l’ultimo) cui si canta nelle cerimonie e nelle feste ed anche il primo che viene ricevuto dai credenti, insieme con Oggùn, Ochossi e Osun, in un gruppo denominato GUERREROS. E’ l’orisha che custodisce la casa, apre e chiude le porte al destino, rappresenta il bene e il male, la notte e il giorno, la disgrazia e la felicità. Tradizionalmente la sua figura è strettamente vincolata a quella di ECHU, l’incarnazione dei problemi e delle disgrazie dell’uomo. I suoi colori sono il rosso e il nero, i suoi giorni il lunedì, il martedì e ogni 3 del mese. Viene sincretizzato con il Santo Niño di Atocha, Sant’Antonio da Padova e l’Anima Solitaria. OGGUN il fabbro, violento e astuto è l’orisha dei minerali, le montagne, gli attrezzi, i fabbri, i soldati. Rappresenta il raccoglitore, il cacciatore solitario che vaga nel bosco e ne conosce tutti i segreti. Simbolizza Calderone della OGGUN

ORISHAS PRINCIPALI ELEGGUA’ è il primo orisha ad essere salutato, il primo a rice-


il guerriero brusco, barbaro e bestiale. E’ il signore delle chiavi, le catene ed il carcere. E’ considerato come una delle manifestazioni più antiche degli yoruba. I suoi colori sono il verde e il nero, i suoi giorni il martedì, il mercoledì e il 4 di ogni mese. Viene sincretizzato con San Pietro. OCHOSSI il cacciatore, patrono di coloro che hanno problemi con la giustizia, mago, indovino, guerriero, cacciatore e pescatore, lo s’invoca per avere protezione quando bisogna affrontare un’operazione chirurgica. I suoi colori sono il blu prussia e il rosso corallo, i suoi giorni sono il lunedì e il mercoledì e il 4 di ogni mese. Si saluta alzando la gamba sinistra ed imitando con le mani il lancio di una freccia. Viene sincretizzato con San Norberto.

OSUN il messaggero di Obatalà e Olofi, è il guardiano della testa degli uomini, Orula si appoggia a lui per ottenere il potere della divinazione e la conoscenza del reale e del trascen-

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dente, rappresenta la vita stessa. Gli appartengono tutti i colori (Osun vuol dire “pittura”), il suoi giorno è il giovedì. Viene sincretizzato con San Govanni Battista.

suoi segreti. I suoi colori sono il verde e il giallo, gli appartengono tutti i giorni di festa e il 4 ottobre. Viene sincretizzato con San Francesco d’Assisi.

ORULA

ODDUA

l’indovino, il benefattore dell’umanità, il suo principale consigliere perché gli rivela il futuro e gli permette di influirvi. Personifica la saggezza, la possibilità di influire sul proprio destino, anche il più avverso, medico e signore di uno dei quattro venti.

primo Re di Oyò, rappresenta i misteri e i segreti della morte. Signore della solitudine, è androgino. I suoi colori sono il bianco, il rosso e il nero. Il suo giorno è il giovedì. Si sincretizza con il Nome di Gesù e il Santissimo Sacramento.

Chi non ascolta i suoi consigli, sia uomo o Orisha, può essere vittima della mala sorte portata da Echu. Intorno ad Orula si è formato un complesso religioso che lo singolarizza rispetto a tutti gli altri Orishas. Per essere sacerdote di Ifà o babalawo, non è imprescindibile essere santero, anche se normalmente è così. Il suo potere è tanto grande che quando reclama qualcuno come suo figlio, questi deve abbandonare qualunque altro Orisha e dedicarsi a Orula. Solo gli uomini (neanche gli omosessuali) possono essere babalawos, alcune donne hanno accesso al mondo di Ifà diventando Apetebi e vengono considerate spose della divinità e partecipano ad alcuni dei

OBBATALA’ creatore della terra e scultore dell’essere umano, è la divinità pura per eccellenza, signore di tutto ciò che è bianco, della testa, dei pensieri e dei sogni. Venne inviato sulla terra da Olofi per fare il bene e per governare il pianeta, è misericordioso e amante della pace e dell’armonia. Tutti gli Orishas lo rispettano. Non permette a nessuno di spogliarsi in sua presenza o di pronunciare


CHANGO’ dio del fuoco, del fulmine, del tuono e della guerra. Dei tamburi batà, della danza della musica e la bellezza virile. Rappresenta il maggior numero di virtù e imperfezioni umane, è lavoratore, coraggioso, buon amico, indovino e guaritore, ma è anche bugiardo, donnaiolo, rissoso e giocatore. Buon padre finché il figlio obbedisce, ma non lo ammette codardo o effeminato. I suoi colori sono il rosso e il bianco, i suoi giorni sono il venerdì e il 4 del mese. Viene sincretizzato con Santa OKE’ divinità tutelare delle Barbara montagne. E’ la forza e il guardiano di tutti i santi. Si sincretizza con Santiago de Compostela, patrono di Spagna parole ingiuriose o volgari. Secondo la sua manifestazione può essere uomo o donna, vecchio e saggio o giovane e guerriero. Il suo colore è il bianco. Generalmente viene sincretizzato con la Vergine de la Mercedes.

YEMAYA’ madre della vita, signora del mare, fonte fondamentale di vita. Le piace cacciare e maneggiare il machete, è indomabile e astuta, i suoi castighi sono duri e la sua collera terribile, ma giustiziera, ma è anche madre dolce che ascolta le richieste dei suoi figli e si preoccupa per il loro sostentamento. I suoi colori sono il blu e il bianco, veste con sette gonne sovrapposte, un corpetto blu con serpentine bianche e una cinta con un rombo che copre l’ombelico. Il suo giorno è il sabato. Si sincretizza con la Vergine della Regola.

OCHUN signora dell’amore e della femminilità, divinità del fiume, è il simbolo della civetteria e della grazia femminile, amante di Changò, amica di Elegguà che la protegge. Accompagna sempre Yemayà. Vive nel fiume e assiste le gestanti e le partorienti. Viene rappresentata come una mulatta bella, simpatica, brava

ballerina e sempre allegra. E’ capace tanto di risolvere, quanto di provocare, liti tra gli Orisha e tra gli uomini. Il suo colore è il giallo, ma gli vengono attribuiti anche il verde acqua e i corallini. Il suo giorno è il sabato. Si sincretizza con la Vergine della Caridad del Cobre, patrona di Cuba. IBEYIS gemelli divini, figli di Changò e Ochùn, cresciuti da Yemayà. Proteggono i bambini. Sono sincretizzati con i Santi Cosma e Damiano

OYA’ YANSA’ amante di Changò, signora del fulmine e del cimitero. Violenta e impetuosa, ama la guerra e accompagna Changò nelle sue campagne, con il suo esercito di spiriti, combat-


tendo con due spade. Vive alla porta del cimitero o nei suoi dintorni. Con Elegguà, Orula e Obatalà, domina i quattro venti. Possiede tutti i colori tranne il nero, il suo giorno è il venerdì. Si sincretizza con la Vergine della Candelora

ORISHA OKO divinità della terra, dell’agricoltura e dei raccolti.I suoi colori sono il rosso e il bianco. I suoi giorni sono il lunedì, il martedì e il 12 di ogni mese. Si sincretizza con San Isidoro

OBBA moglie ufficiale di Changò, che la ripudiò quando lei, per amor suo, si tagliò un orecchio. Signora dei laghi e delle lagune. E’ la guardiana delle tombe. E’ il simbolo della fedeltà coniugale e viene rappresentata come una giovane donna sensuale e dalle carni sode. I suoi colori sono il rosa e il giallo. Il suo giorno è il venerdì. Viene sincretizzata con Santa Rita da Cascia.

BABALU’ AYE’ divinità delle malattie, santo molto venerato e pregato per ottenere la grazia della guarigione. Il suo colore è il viola vescovile. I suoi giorni sono il mercoledì e il venerdì. Si sincretizza con San Lazzaro

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OSAIN signore della natura, la natura stessa. Ha una sola mano, una sola gamba, un orecchio grande da cui è sordo e uno piccolo da cui sente tutto, anche il voli degli insetti. E’ il signore di tutte le erbe che hanno potere magico o curativo, bisogna chiedere a lui il permesso per raccoglierle. Il suo colore è il verde, il suo giorno il venerdì. Si sincretizza con San Silvestro.

La santeria qualcosa di più di una religione Per capire a fondo la cultura cubana non è possibile prescindere dalla santeria e dai suoi rituali. E’ forse uno dei misteri più affascinanti che unisce la variegata popolazione del caribe, composta da un crogiolo di razze e culture amalgamate da tempo in un popolo capace di sentire con forza la propria unità nazionale. A Cuba è una bestemmia solo parlare di razzismo: creoli, bianchi, mulatti e negri convivono da sempre senza problemi e la santeria ha la sua parte di merito. E’ vero che l’intensità con la quale si pratica questa religione non è uniforme, infatti a Oriente (Santiago e Baracoa) la sua influenza è maggiore che a Occidente, così come nelle campagne la religiosità è più diffusa rispetto ai grandi centri urbani. Basta aggirarsi un po’ per i quartieri de L’Avana per rendersi conto che a Guanabacoa si praticano riti santeri in misura superiore rispetto ai quartieri centrali del Vedado e Miramar e che là dove la popolazione nera è in maggioranza la santeria ha una percentuale di pratica e diffusione notevole. E questo è abbastanza ovvio se solo si pensa alle origini di queste credenze. La santeria nasce nella Nigeria sud occidentale, la patria degli Yoruba, che in pieno XVII secolo furono deportati nel Nuovo Mondo come schiavi. Fu così che gli africani trasferirono a Cuba la loro pittoresca e variopinta mitologia che prese nome di lucumì. Le divinità, chiamate orisha, ci ricordano molto da vicino gli dei dell’Olimpo greco perché sono un coacervo di vizi e difetti umani. La stessa religione africana si diffuse nel resto dell’America centro - meridionale con diverse modificazioni. A puro titolo esemplificativo diremo che in Brasile dette vita al candomblé o macumba e ad Haiti al vudù. A Cuba il tratto fondamentale di quella che si chiamerà santeria è dato da una commistione e identificazione della mitologia lucumì con la iconolatria cattolica dei dominatori spagnoli. Gli schiavi africani si preoccuparono di occultare le loro pratiche magiche e religiose agli occhi degli spagnoli, che non sono mai stati un esempio di tolle-


Abbiamo citato solo le divinità maggiori, per andare oltre non basterebbe lo spazio di un articolo, così come interessante sarebbe approfondire le leggende che si narrano attorno a ogni orisha. La mitologia che si è sviluppata nei secoli attorno alle singole figure non ha niente da invidiare a quella classica di tradizione greco – romana. Gli orisha vengono propiziati con sacrifici, ma non sempre c’è bisogno di una vittima e di uno spargimento di sangue. Più frequentemente si offrono frutti, fiori, candele o i cibi preferiti dagli orisha. Si ricorre a offerte più importanti solo se si devono risolvere problemi molto delicati e soprattutto si ricorre al sacrifico di sangue solo quando è a rischio la vita di una persona. Fissiamo un altro punto fermo dicendo che la santeria non è un culto o una pratica magica,come molti nel passato hanno tentato di liquidarla. ranza. Fu così che gli orisha presero i nomi dei santi cristiani e i riti magici yoruba andarono progressivamente a fondersi con le tradizioni della Chiesa cattolica. Ecco perché è appropriato parlare di sincretismo religioso a proposito della santeria, che oggi subisce pesantemente l’influenza del cattolicesimo. Quei santi che servivano inizialmente solo a mascherare la realtà di un culto che veniva dall’Africa, adesso sono una cosa sola e inscindibile con i rispettivi orisha. Al giorno d’oggi non c’è santero che non si dica cattolico e che non sia battezzato. La necessità di un tempo si è trasformata in una religione nuova che non nasconde più niente a nessuno, ma è diventata un cattolicesimo sui generis, costretto a fare i conti con i rituali venuti dall’Africa quattrocento anni fa. A Cuba la Chiesa non può che chiudere un occhio se vuole convertire e farsi accettare, perché qua non è possibile prescindere dalla tradizione. Ed è quello che sta facendo, come a suo tempo ha fatto il regime comunista, per impostazione culturale ostile a ogni culto religioso. La santeria è una religione terrena, un sistema magico-religioso dove ogni orisha si identifica con un aspetto della natura e trova il suo

corrispettivo nella tradizione cattolica. Changò è Santa Barbara e governa il fuoco, il tuono e il fulmine, oltre a essere il simbolo del potere bruto, della passione e della virilità. Oshun viene raffigurata come Nostra Signora della Caridad del Cobre, la patrona di Cuba, e simboleggia le acque del fiume, oltre a essere riconosciuta come dea dell’amore, della fertilità e del matrimonio. Yemayà è associata a Nostra Signora di Regla, patrona de L’Avana e simbolicamente rappresenta il mare. A lei si rivolgono le donne in maternità per ricevere protezione. Elegguà si raffigura come Sant’Antonio da Padova, ma per la tradizione santera è il bambino degli dei, imprevedibile e sconcertante. I suoi poteri sono enormi: apre tutte le strade e governa il destino, rendendo possibile ogni impresa. Obatalà è Nostra Signora della Misericordia ed è raffigurato come il creatore del genere umano. Oyà è Santa Teresa e simboleggia i venti, oltre a vigilare su cimiteri e fulmini. Oggùn si identifica con San Pietro ed è il patrono di tutti i metalli, proprio per questo protegge agricoltori, carpentieri, macellai, chirurghi, meccanici e poliziotti e tutti coloro che lavorano con metalli o armi metalliche.

I santeros sono soltanto la voce terrena degli orisha, così come i babalawos sono oracoli ancora più potenti, una sorta di sommi sacerdoti della santeria. Tutti parlano sempre per bocca dei santi e degli dei e tra loro è solo una questione di gerarchia e di potere. Il santero rispetta il babalawo e in caso di dubbio interpretativo chiederà sempre a lui una spiegazione esauriente. Il Dio supremo non manca a questa religione ed è chiamato Oloddumare, il creatore di tutti gli orisha, però l’elemento fondamentale resta il culto dei santi. La vita di ognuno di noi è governata da un orisha, una sorta di angelo custode che accompagna ogni azione dalla culla alla tomba e deve essere individuato prima possibile dall’interessato. La santeria si propaga e si diffonde per iniziazioni che a loro volta ne producono altre. Il neofita si dice che prende il santo e per un certo periodo (solitamente un anno) va in giro vestito di bianco, deve sottostare a certe proibizioni alimentari e, se si tratta di una donna, deve portare anche i capelli tagliati molto corti. Nel culto santero sono di fonda-


Concludiamo dicendo che non si può conoscere la santeria e apprezzarla in tutto il suo apparato tradizionale se non ci si cala nella mentalità cubana. La santeria non è solo una religione, ma uno stile di vita, un modo per conoscere il mondo circostante. E’ una religione fatta di elementi naturali, di mare, fuoco, vento, sole e fulmine. Il mondo è un insieme di spiriti nell’incontro tra cat-

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Elegguá

Ogni cerimonia rituale, detta rogacion de cabeza, si apre con l’invocazione e l’offerta agli eggun e si svolge attorno alla boveda, un tavolino con sopra coppe per l’acqua e al centro una coppa più grande consacrata alla guida spirituale del santero. Sulla boveda i santeri depongono fiori, sigari, rum, alcol aromatico (acqua di Florida), dolci, cibo e caffè. A volte anche una rosa rossa e un crocifisso. La messa spirituale è una seduta pubblica in cui i partecipanti siedono intorno a un tavolo spesso tenendosi per mano. Le cerimonie si svolgono dopo il tramonto e prima di iniziare ci si deve purificare con l’acqua di Florida. Il santero parla con una lingua a metà tra l’africano e lo spagnolo, incomprensibile per chi non è un iniziato. Invoca i morti con un bastone detto palo e prende le sembianze degli eggun che incontra nella stanza liberi di parlare e agire. La cerimonia è arricchita da preghiere in tutto e per tutto identiche a quelle che si recitano in una comune chiesa cattolica e offerte propiziatrici. Se c’è bisogno di divinare il futuro o di dare risposta a domande poste dai fedeli si ricorre a noci di cocco e a conchiglie, che vengono lanciate in aria e il loro modo di disporsi al suolo viene interpretato come segno di una ben precisa volontà.

Ochosi

I defunti hanno bisogno di essere nutriti e per questo motivo in casa di un santero troverete sempre, nel bagno o dietro le porte, bacinelle di acqua, tazzine di caffè, bocconi di cibo, mazzi di fiori e candele votive.

OddúaOddúa

mentale importanza gli spiriti dei morti, chiamati eggun, che vanno sempre onorati prima degli orisha.


tolicesimo e credenze africane. MODELLI TRANSCULTURALI DELLA CURA “La Filosofia di Ifà come struttura matematica del mondo”: lo sciamanesimo afro-cubano di origine Yoruba SACRO Pensiero primordiale - Relazione primaria - Costruzione del SIMBOLO per pensare l’Altro. - L’Altro si pone come un oggetto psichico in cui esercitare l’equilibrio fra posizione schizo-paranoide e posizione depressiva. - L’Altro è il principio della TRANSAZIONE propria al sistema simbolico. Rapporto di continuità fra pensiero arcaico e pensiero tecnologico: qual è il posto per il sacro nella società attuale? Prospettiva Bio-psico-sociale: sentimento di interdipendenza fra l’uomo e le cose (bosco-incrocio stradale) ANTECEDENTI Cuba era un Arcipelago circondato in ogni sua parte d’acqua e i suoi abitanti erano Indios pacifici: TAINOS, SIBONEYES e GUANAHATABEYES. Nel XV secolo iniziarono i viaggi alla scoperta del nuovo mondo. Il 28 ottobre 1492 Cristoforo Colombo, approdò a Cuba: “La più bella terra che occhi umani avessero mai visto!” La storia del regime schiavista spagnolo durò quasi quattro secoli, intrecciando tre continenti: Europa, Africa e America. La tratta degli schiavi africani data dal principio del XVI secolo, ma si distinguono quattro tappe fondamentali nel periodo compreso fra il 1762 e il 1873. PROCESSO DI TRANSCULTURAZIONE Sterminio della razza indigena da parte del conquistatore Diego Velasquez (1510) Due etnologhi e storici cubani, Don Fernando Ortiz e il suo successore Rómulo Lachatañeré, affermarono che furono introdotte a Cuba, approssimativamente, 99 etnie, di cui prevalsero, in funzione del loro livello di sviluppo: i LUKUMI o YORUBAS; i BANTÚ o CONGOS, i KARABALI e i MANDINGO ANEDDOTARIO L’influenza di quegli uomini deportati a Cuba come schiavi, fu tuttavia enorme, poiché seppero mantenere, preservare nella loro mente e trasmettere fino ai nostri giorni l’immensa ricchezza che è stata alla base della cultura cubana.

Biografia: Livio Testoni Nasce a Padova il 1° Settembre 1957. Si occupa, per una buona parte della sua esistenza, di trattamenti olistici, avendo portato avanti uno studio di “Medicina naturale”, in anni in cui si era giudicati “pseudo - stregoni”. Ha studiato, frequentato corsi, confrontandosi sempre con esperti delle varie discipline, filosofie e scuole di pensiero.Mentre camminava in questo percorso conoscitivo, il suo “bagaglio di conoscenze” aumentava esponenzialmente, rimanendo sempre, però, in uno stato di “apertura” a possibili nuovi aspetti da valutare. Livio ha operato anche nel settore farmaceutico per grosse compagnie multinazionali, dove ha svolto la sua opera per numerosi anni e all’interno delle quali ha potuto apprendere che “non è tutto oro ciò che luccica”, ovvero egli è venuto a conoscenza delle grosse manipolazioni di massa che queste potenti Lobbyes portavano avanti. Le attività nelle

quali oggi si sta prodigando con consapevolezza e serenità: propone conferenze d’Informazione, Seminari di Formazione ed incontri individuali.Le tematiche, gli argomenti e le tecniche che utilizzo a tal fine, possono così essere classificate: 1) Conferenze e presentazioni sulle “Memorie Sciamaniche” 2) “Il Potere Invisibile della Rosa” 3) Messaggi dal Cosmo e verità occultate. Il punto essenziale, che lega tutto ciò, è “La Visione Interdimensionale”. Sia le conferenze, i seminari e gli incontri individuali, sono mirati, per chi lo desidera, a Ri– scoprire (uscendo da vecchi schemi obsoleti) i propri talenti. Il suo motto è: “Opera per insegnare a operare, sempre e comunque, attraverso una Visione Interdimensionale”.

Il santero è un personaggio al quale si ricorre frequentemente per dare una soluzione ai problemi del quotidiano. E’ un guaritore e un divinatore del futuro, un oracolo e un preparatore di amuleti. Si va da lui con la stessa facilità con cui ci si reca da un medico e spesso lo si consulta anche quando la medicina tradizionale non ci dà speranza. La santeria è una religione piena di vita, così come piena di vita è la gente di Cuba, accompagna l’esistenza quotidiana senza obbligare i praticanti a rituali pesanti, inaccettabili per la mentalità locale. Non riesco a immaginare un cubano intento a recitare preghiere buddiste ogni giorno alle stesse ore e mi è difficile anche vederlo in una chiesa cattolica tradizionale a sgranare il rosario. La santeria invece ben si attaglia alla mentalità del posto, perché è una religione fatta di riti che danno un posto importante a tabacco e rum. E poi talvolta anche una sbronza memorabile o una frenetica danza in compagnia di una bella ragazze può far parte del rituale evocativo. A Cuba possiamo assistere a spettacoli di danze affascinanti ispirate alla vita degli orisha, così come si ascoltano canzoni di autori come Willy Cirino e Tito Puente che si soffermano su queste divinità sorridenti e gioiose. Comodamente seduti a sorseggiare un cuba libre o un mojito ci lasceremo prendere da musiche tribali di origine africana che scandiscono a colpi di tamburo e maracas i rituali santeri. E proprio per questo diciamo che la santeria è parte integrante della cultura cubana, così come lo sono il ballo e la musica. E non vi azzardate a dubitare con un cubano in merito ai poteri di Elegguà o Yemaya. Correreste il rischio di essere trascinati a una messa spirituale, dove il santero di turno vi caccerà via tutti gli spiriti maligni che infestano la vostra anima a colpi di rami di palma e spruzzi di rum e tabacco.


Hoseki Vannini

IL MISTERO DEI MISTERI :

LA MORTE

La vita degli uomini è immersa in tanti misteri e, bene o male, ogni essere umano si è “abituato” a fare i conti con quelli che affollano la sua esistenza… Ad un solo mistero l’uomo non si è abituato, ed è quello della morte. Per quanto sia, anche l’uomo più coraggioso, più incline a confrontarsi con il mistero in sé, con la sua innegabile parentela con la quotidianità, dinanzi alla morte si trova indifeso e non riesce a darsi alcuna spiegazione, perché ogni sua considerazione, di qualunque natura sia, al cospetto con l’idea della fine fisica di sé stesso, crolla e si svuota della sua forza dialettica. Eppure qualunque uomo, sin dalla notte dei tempi, si è dovuto misurare con questo dilemma ed avrebbe dovuto sviluppare una certa “familiarità” con questo evento, che colpisce indifferentemente tutti. Non basta, difatti, appartenere ad una razza, ad una classe sociale o ad una religione particolare per essere protetti contro questa sicura evenienza. A qual-

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siasi circostanza esistenziale, nel corso dei secoli, gli uomini hanno trovato riparo o soluzione, ma alla morte, no! Le scoperte scientifiche, una tecnologia avanzata sono state in grado di controllare tante malattie, hanno migliorato lo stile di vita di innumerevoli comunità, e dalle caverne si è passati ad abitare nei grattacieli; il cibo è diventato meno difficile da procurarsi, si è sperimentato il volo, l’esplorazione degli abissi marini, addirittura si è solcato lo Spazio con velocissimi razzi ma, al cospetto della morte, né cultura, né scienza, né filosofia hanno trovato un “perché” o un possibile rimedio, né una spiegazione esaustiva. L’umana capacità di adattamento, la flessibilità mentale degli uomini, a questo punto, ha escogitato mille miti, tante favole: leggende e testi sacri hanno elaborato le visioni più fantasiose o terrificanti per dare un senso compiuto a questo dato di fatto; soprattutto la fantasia degli uomini si è ingegnata ad inventare

una prosecuzione della vita dopo la morte, rifacendosi alle visioni di santi e santoni o ai dettati sacri di popoli diversi. Paradisi, inferni, eden o luoghi di ogni sorta sono stati popolati dai nostri predecessori ormai defunti, ci si è dati da fare per mettere in piedi sistemi di comunicazione con queste persone non più in vita, di tutto si è pensato od organizzato per forare quella “parete” buia oltre la quale i nostri cinque sensi non avevano accesso, ma niente… Oltre un “sentito dire”, nessuna “ prova”, buona per Tutti, ha suffragato la letteratura relativa al post mortem creata dai vivi. Di conseguenza, della morte si è discusso e si discute soltanto in termini ipotetici. Anche quando la medicina, con i suoi strumenti sofisticati, ha registrato casi di “pre-morte” felicemente risolti, ci si è trovati a dare connotazioni diametralmente opposte ai resoconti dei redivivi. Una parte degli studiosi ha registrato le visioni narrate come allucinazioni, altri come l’effettiva cronaca di


un percorso extra-corporale con valenza spirituale. Dunque, da un lato si sono schierati i convinti sostenitori di una vita oltre la morte fisica, dall’altro i sostenitori di un’esperienza del cervello sconvolto da un accidente traumatico che poco o nulla poteva dimostrare. E i secondi hanno portato a sostegno della loro tesi il fatto innegabile che, stricto iure, nessun medico è in grado di individuare, con certezza matematica, il momento esatto della morte. In questo modo, altra confusione si è aggiunta al quadro di nozioni già nebulose che aleggiano intorno al concetto di morte. Parlare di morte fisica, scientificamente, assume migliaia di variabili e qualunque medico può enumerare casi e casi di morti apparenti, di morti ritardate o anticipate, ma nessuno, paradossalmente, vi potrà dire, con precisione, in quale istante finisca la vita: potrà semplicemente verificare l’avvenuto decesso, annoterà un orario, ma non giurerà mai sul minuto, sul secondo che ha, senza

ombra di dubbio, decretato esattamente lo stop fatidico. Quindi, punto e a capo! Nonostante si sia capaci di viaggiare alla velocità della luce, quando ci dirigiamo verso la comprensione di questo fenomeno, non camminiamo, ma gattoniamo più incerti di quando, piccoli, abbiamo iniziato l’avventura della deambulazione e nessuno, nonostante dubbi, incertezze e timori, si è rassegnato a non tentare una sua personale ricerca su questa “faccenda”. Ogni qual volta un gruppetto di persone si ritrova a chiacchierare del più o del meno, questo argomento, come un commensale non invitato, sbuca da dietro un bicchiere o da un angolo appartato e si presenta per essere accolto in quelle pigre discussioni, innescando infinite disquisizioni che restano comunque appese, insolute fino alla prossima amichevole riunione… Negli ultimi tempi, però, la società moderna ha messo in giro un muto passa-parola e, come per magia, la morte è stata ac-

cantonata, si finge addirittura che non esista e, quando viene tirata in ballo, c’è sempre un’aria di riprovazione che investe il malcapitato autore di questa azione non politically-correct! Di questo passo, le nuove generazioni hanno assunto un atteggiamento indifferente nei riguardi della morte, se non quasi noncurante, e la morte è divenuta l’eterna assente finché – ahinoi! - non ci tocca da vicino. Quando, in effetti, questa non procrastinabile data si realizza, allora tutta la sua forza emotiva e spirituale irrompe sulla scena lasciando attoniti i protagonisti chiamati a recitare l’ultimo atto della loro vita. In quel frangente si assiste a conversioni dell’ultimo momento, a pratiche religiose o spirituali mai prima neppure immaginate ed Essa, la MORTE, fa il suo ingresso trionfale nella mente e nel cuore riproponendo, ancora una volta, intatto il suo mistero. Non sarebbe, invece, il caso di alzare i veli che ricoprono questo evento trasformato in feticcio culturale per ridare alla morte tutto il


suo valore educativo ed evolutivo nonché creativo? Oggi che la Spiritualità - un modo individuale ed alieno dalle tradizioni religiose di vivere il non conosciuto mondo dell’anima - sta instaurando una nuova visione dell’esperienza terrena degli uomini, non è il caso di esaminare, con gli occhi del cuore, con la sensibilità delle emozioni, alla luce delle innate intuizioni che sono parte del patrimonio umano, questo fenomeno innegabile? Decisamente l’educazione degli uomini prevede molte tappe formative: si insegna al fanciullo ogni tecnica esistenziale, si arricchisce la sua personalità con le fondamenta culturali che danno vita alla crescita del consesso civile, gli si fanno apprendere modalità di comunicazione e di indagine; infine si spronano i giovani a migliorare in qualsiasi maniera le loro conoscenze in ogni campo dello scibile umano, ma non si dice loro quasi nulla dell’Amore e della Morte, cioè dell’inizio e della fine della vicenda terrena di ogni essere senziente o non, se non in termini poco comprensibili o comunque ammantati di innumerevoli credenze desunte dalle pregresse e spesso fallaci esperienze dei loro Avi. Perché mai c’è tanto riserbo nel fornire un’educazione sentimentale ed una educazione alla morte? Avere le idee chiare su questi accadimenti, uguali e contrari, servirebbe a porre fine a tante sciocche paure, servirebbe a squarciare il buio sull’effettiva portata di questi eventi connaturati alla vita. Nel momento in cui un giovane è educato all’Amore, alla sua infinita potenza, alla sua forza creatrice dalle multiformi sfaccettature, è ben disposto a confrontarsi con il rovescio di questo sentimento che ha in sé il principio e la fine della curva esistenziale di ogni creatura vivente. In fondo, cos’altro è la morte se non un atto d’Amore? Interviene la Morte a porre fine ad un ciclo per dare la possibilità alla vita di continuare sotto altra forma: è vero, la Morte distrugge un’energia, ma solo perché un’altra energia si nutra di lei. Esattamente come fa l’Amore, la Morte annulla per creare…

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Ora, se si riflette sul processo messo in fieri dall’Amore, si è in grado di scoprire la sua analogia con il processo messo in fieri dalla Morte. Entrambi questi fenomeni annullano l’ego, ne sfumano i contorni in un’unione con qualcosa che è, di primo acchito, altro da sé. Quando ci si “innamora” di “ qualcosa”, qualunque cosa sia, ci si “perde” in lei, si diviene lei! Quando, ad esempio, si crea un ‘opera d’arte, tutto ciò, che quell’opera è destinata ad essere, finisce per contenere il suo Autore, mentre rende indistinguibile la sua identità: dunque, si crea “ qualcosa”, intanto che si distrugge “qualcuno”. E così in ogni “incontro” con altre realtà, ci si appropria di qualcosa proprio quando qualcosa si dà. C’è uno scambio simbiotico in ogni comportamento della natura, in ogni manifestazione della vita, e quindi della Morte! Imparando ad amare ciò che cediamo - l’atto del dare che è insito nel processo dell’Amore - impariamo a far morire un pezzetto di noi per farlo nascere o ri-nascere altrove. Questo è, a mio avviso, il segreto della Morte… ovunque c’è morte, di converso c’è vita… terminando il nostro tempo vitale, ci inoltriamo in un “non-tempo” che accoglie la nostra essenza per farla diventare luce, quindi, nuova energia! Ed all’origine di questa trasformazione si rivela la potenza dell’Amore, la sua inestinguibile Energia che nulla lascia perire, ma tutto muta… Imparare a morire, di conseguenza, vuol dire imparare ad amare, vuol dire lasciar andare l’attaccamento all’esistente che è frutto della nostra attività mentale, per abbandonarsi al campo di attrazione che la Natura delle cose genera in modo da tenere in essere l’eterno divenire del presente, sublimandolo nell’eternità. Accettare questo movimento ondivago che prelude allo scambio ed al ricambio, questo incessante fluire in direzione gli uni degli altri, ci consente di capire lo scopo della nostra esperienza terrena che consiste nel nutrire la vita attraverso l’azione della morte. Si diventa allora consapevoli della certezza che, in verità, non

esiste mai fine, ma solo continuo cambiamento. Esistono piani di esperienza diversa, ciò che sentiamo con i cinque sensi è sempre mediato dalle percezioni mentali che, a loro volta, sono guidate dalle intuizioni del cuore. Queste differenti scale di valori sono la cartina al tornasole della medesima realtà, tradotta da livelli percettivi e sensoriali di vario tono che noi chiamiamo appunto piani dimensionali. Entrare in contatto cosciente con questi aspetti dello stesso fenomeno aiuta a relazionarsi con l’immensità nascosta in ogni essere umano, aiuta a comprendere la relatività delle impressioni fisiche e la precisione delle pulsioni emotive, ma soprattutto allarga la nostra visione della realtà che ci circonda, una realtà che fluttua indifferentemente su diverse posizioni energetiche, di cui la Morte è una componente essenziale come lo è l’Amore. Prepararci a morire, in ultima analisi, significa proprio prepararci a vivere secondo i suggerimenti dell’Amore che informano tutti i piani dimensionali su cui incessantemente veniamo in essere. Significa entrare nel mistero della Morte da vivi per coglierne la grande valenza creativa, l’intima essenza che si traduce sempre e comunque in vita, una vita sotto altra forma che ha eliminato dal suo orizzonte l’azione della paura: l’unico fattore di distruzione vero e proprio! Insomma, per penetrare il mistero della morte va vissuto il mistero dell’Amore... amando la morte, amiamo la vita e ci consegniamo alla morte sapendo che è la porta di accesso all’azione dell’Amore… Forse l’unico mistero, che mistero non è, è solo la Morte: il volto in ombra dell’Amore.


Gustav Klimt: Vita e Morte Biografia :

Hoseki Vannini

Viene al mondo come Maria F. e diventa dopo un lungo, e spesso sofferto, percorso esistenziale Hoseki. Diplomata al liceo Classico, studia giurisprudenza senza convinzione o meglio con la certezza di aver scelto una facoltà non adatta a lei. Nel frattempo, si imbatte nei mille interrogativi sul significato della esperienza umana e inizia un cammino di personale ricerca spirituale, condotto in assoluta e dolente solitudine. Dall’età di quindici anni si

dibatte fra i dubbi della sua ragione e le tesi del suo cuore. La sua ricerca non è conclusa, ma ha attraversato, con entusiasmo e sofferenza in egual misura, ogni teoria capace, a suo avviso, di fornire risposte adeguate alle domande che le premevano dentro. Nel tempo ha pubblicato, con rispetto e umiltà, articoli della sua crescita interiore e che ora ha cercato di riassumere in parte nell’eBook Anima gemella: illusione o realtà.


Amelia Carolina Sparavigna

UN åDODECAEDRO ROMANO COME STRUMENTO PER MISURARE LE DISTANZE

Quest’articolo propone l’uso di dodecaedro romano, un manufatto di bronzo di origine galloromana, come strumento per la misurazione di distanze. Un dodecaedro, trovato durante alcuni scavi archeologici a Jublains, l’antica Nouiodunum e risalente al 2° o 3° secolo DC, ci farà da modello per spiegare il metodo di misura che si basa sulla similitudine dei triangoli.

tomba dell’architetto Kha, che visse durante il Nuovo Regno dell’antico Egitto. Questo strumento era particolarmente adatto a misurare gli angoli delle scale o dei cunicoli nella costruzione delle tombe sotterranee. Durante il Nuovo Regno, infatti, le tombe sotterranee, molto profonde ed elaborate, erano la norma: la ragione principale per questa scelta era di proteggerle dai saccheggiatori di tombe [3].

Lo studio degli antichi strumenti di rilevamento può diventare un interessante campo di ricerca multidisciplinare, dove la fisica sperimentale è certamente cruciale per valutare la conoscenza scientifica e metrologica del mondo antico. In effetti, lo studio sperimentale di alcuni oggetti antichi può rivelarne un uso come strumenti di misura, mentre un semplice approccio archeologico li potrebbe classificare solo come degli strani artefatti.

Di recente, ho saputo che esiste una classe di oggetti, i dodecaedri romani, che sono considerati come “mistero” dell’archeologia [4-6]. La Figura 1 mostra uno di questi dodecaedri. Si tratta di manufatti di bronzo di origine gallo-romana, aventi la forma di un dodecaedro, risalenti al 2° o 3° secolo DC. Questi oggetti si presentano in gran varietà di dimensioni e forme, sempre costituiti da dodici pentagoni regolari. I dodecaedri romani hanno un diametro compreso fra i quattro e gli undici centimetri. Alcuni di loro hanno al centro delle facce fori di diverso diametro. Ciascuno dei venti vertici è sormontato da una o tre sferette, forse per essere fissati su apposite su-

In alcuni articoli recenti [1,2] per esempio, ho parlato dell’uso come inclinometro di una custodia di bilancia, trovata nella

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perfici, oppure per averne una presa migliore quando venivano usati. Un centinaio circa di questi dodecaedri è raccolto in svariati musei europei. Si sono trovati in Gallia e nelle terre dei Celti: Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Germania, Svizzera, Austria ed Europa dell’Est. Secondo diversi articoli, si veda ad esempio il Riferimento 5, la loro funzione o uso è ancora alquanto misterioso, perché non si parla di loro in alcun testo antico. Sul loro uso ci sono così tante teorie riportate dal Web (candelabri, dadi da gioco, strumenti di rilevamento, strumenti militari), spesso proposte senza un riferimento bibliografico adeguato, che è impossibile valutarle e verificarle. Di primo acchito, ho pensato che questi oggetti fossero delle palle per una specie di antico gioco di bocce [7]. Tuttavia alcuni di questi dodecaedri sono così complessi, con fori di diverso diametro, che questa ipotesi mi è poi apparsa troppo debole. Anche l’ipotesi del loro uso come dadi da gioco o per la divinazione è debole, perché i dadi dodecaedrici romani


ra angolare di una certa scena che è visualizzata sul fondo della macchina fotografica dove c’è la pellicola o il sensore delle macchine di tipo digitale. Ovviamente, il dodecaedro romano ha al massimo sei angoli di vista fissi. Chiamati 1,2,3,4,5, e 6, i buchi del lato A, e 1’,2’,3’,4’,5’ e 6’ i buchi del lato B (vedi Fig.2), noi abbiamo le seguenti coppie di buchi opposti: (1‘,1),(2’,6), (3’,5), (5’,3), (4’,4) e (6’,2). I diametri dei buchi sono: 26×21.5 mm (1), 21.5 mm (2), 16.5 mm (3), 21 mm (4), 11.5 mm (5), 17mm (6), 25.5×21.5 mm (1’), 10.5mm (2’), 15.5 mm (3’), 22 mm (4’), 17 mm (5’) e 22 mm (6’).

erano molto diversi [8]. Nel 2010, un articolo molto interessante (si veda il Rif.[4]) ha discusso una nuova teoria, proposta da Sjra Wagemans, della DSM Research, che assegna una funzione astronomica a questi oggetti. Wagemans ha usato una copia di bronzo di un dodecaedro per vedere se era possibile determinare gli equinozi di primavera e in autunno. L’articolo [4], scrive che il dodecaedro, secondo Wagemans, è un oggetto legato al ciclo agricolo, sofisticato e semplice al tempo stesso. Esso era usato per determinare senza un calendario, il periodo più adatto durante l’autunno per la semina del grano. Ed avere un buon raccolto era di vitale importanza per le legioni romane situate in regioni lontane da Roma. Ciò che è notevole è che Wagemans abbia usato un approccio sperimentale, nel testare il dispositivo su un periodo di alcuni anni e in diversi posti a diverse latitudini [9]. Ho seguito anch’io l’approccio sperimentale, preparandomi un dodecaedro fatto di carta, seguendo i dati di uno di questi oggetti, dati

pubblicati nell’articolo del Riferimento 10. In questo articolo possiamo trovare una descrizione dettagliata che fornisce i diametri dei buchi circolari sulle facce del dodecaedro (vedi lFigura 2). Il dodecaedro, trovato a Jublains, l’antica Nouiodunum, è datato al secondo o terzo secolo DC. Qui di seguito, spiegherò come questo dodecaedro romano può diventare uno strumento per misurare le distanze, che funziona con l’ottica geometrica e la similitudine dei triangoli. Esso è un telemetro e quindi può essere considerato come una versione antica del nostro moderno teodolite (come pare avesse proposto nel 1957 un ingegnere, Friedrich Kurzweil, appassionato di archeologia). Il dodecaedro di Jublains ha cinque “angoli di vista” e, conoscendo la dimensione di un oggetto visto sotto uno di questi angoli, possiamo determinarne la distanza. Per capire che cosa è l’angolo di vista, ricordiamo come esso è definito in fotografia. L’angolo di vista è quel cono che coincide con l’apertu-

Scegliamo per esempio la coppia (2’,6) e guardiamo attraverso il dodecaedro, tenendolo con 2’ e 6 paralleli, con il buco 2’ come il più vicino ad un occhio e il buco 6 come il più lontano ed opposto. Se il dodecaedro è abbastanza vicino all’occhio, noi vediamo i due buchi. Se è invece troppo lontano, vediamo solo il buco più vicino, il 2’. C’è però una distanza alla quale noi vediamo le circonferenze dei due buchi circolari come perfettamente sovrapposte. Questo è uno dei specifici angoli di vista del dodecaedro che possono essere usati per la misura (il come è schematizzato nella Figura 3). Abbiamo quindi che, per un dato angolo di vista, come ad esempio quello dato dalla coppia (2’,6) l’uso giusto del dodecaedro come strumento di misura è quello che abbiamo quando le due circonferenze sono sovrapposte. In questa condizione siamo precisamente con la geometria mostrata nello schema in altro della Fig.3 e con la geometria della figura 4. Per mostrare come si determinano le distanze, consideriamo il seguente esempio. Immaginiamo che un soldato romano stia osservando uno stendardo, un vexillum, guardando attraverso il dodecaedro, e supponiamo che il soldato conosca le dimensioni del vexillum che osserva. Per esempio, egli sa che quel vexillum è lungo due metri in altezza. Se il soldato, con l’angolo di vista della coppia (2’,6), vede perfettamente il vexillum con la sua


altezza coincidente con il diametro delle due circonferenze 2’ e 6 sovrapposte, quale è la distanza dello stendardo? Per dare la risposta guardiamo i triangoli simili della Figura 4, dove A è l’occhio del soldato, BC il diametro di 2‘, EF il diametro di 6, e OO’ la distanza tra i due buchi sulle facce del dodecaedro. GH è la lunghezza del vexillum. Dalla figura abbiamo: (EO’−BO)/OO’=(GO’’−BO)/OO’’ Supponiamo GO’’>>BO, quindi (EO’−BO)/OO’=GO’’/OO’’, ed infine abbiamo: (EF−BC)/OO’=GH/OO’’ OO’’=GH×OO’/(EF−BC) Nel caso del nostro soldato, che vede il vexillum giusto come GH, abbiamo: OO’’= 2 x 100 cm x 50 mm / (6.5 mm) ≈15 m, dove abbiamo assunto che la distanza tra le due facce opposte, OO’, del dodecaedro sia di 50 mm. Questo è ciò che otteniamo per la coppia (2’,6). Vediamo che cosa capita per le altre coppie. I risultati sono mostrati nella tabella allegata fig. 5. Usando questi dati per il vexillum di 2m, troviamo le distanze di 15 m, 25 m, 100 m e 200 m, rispettivamente. Quindi il soldato ha a disposizione uno strumento con quattro differenti distanze. Oltre a queste, c’è la coppia (1,1’) che può essere anche lei usata con funzioni analoghe. Sembra quindi che guardando un oggetto attraverso il dodecaedro, come abbiamo discusso prima, ossia trovando la giusta distanza per vedere le due circonferenze sovrapposte, e se siamo in grado di stimare la dimensione dell’oggetto nella scena che vediamo, siamo anche in grado si averne una stima approssimata della distanza. Come detto all’inizio dell’articolo, i dodecaedri romani sono stati proposti come strumenti per il rilevamento e a scopo militare. Purtroppo ho trovato solo un accenno al loro uno come teodoliti, ma nessun riferimento al loro uso in balistica. Dall’e-

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sempio fatto sopra possiamo immaginarne un uso per valutare la distanza di un bersaglio e scegliere la giusta tensione delle corde delle baliste. Probabilmente il dodecaedro romano è un’invenzione del secondo secolo e quindi non poteva essere descritta da Vitruvio, lo scrittore latino che ci ha tramandato molte dettagliate descrizioni degli armamenti romani, scrittore che è vissuto nel primo secolo AC. Avendone preparata un copia, la mia conclusione è che l’ipotesi dell’uso dei dodecaedri per il rilevamento è più concreta di quelle che li vedono come dadi o bocce. Inoltre l’articolo al Riferimento 10 ci dice che il dodecaedro è stato trovato in un sito insieme ad una bilancia, sito che era la casa di un commerciante di preziosi. Può essere che il commerciante, oltre a pietre preziose, vendesse anche strumenti di misura come bilance e dodecaedri. C’è però da dire che gli autori dell’articolo sostengono l’ipotesi che esso sia un dado per la divinazione. Dato che le dimensioni dei dodecaedri sono abbastanza variabili, nuovi studi sono necessari per sottoporre a indagine altri modelli.

Riferimenti 1. A.C. Sparavigna, The Architect Kha’s Protractor, arXiv 2011, scaricabile al link http://arxiv. org/abs/1107.4946

2. A.C. Sparavigna, A Possible Use of the Kha’s Protractor, arXiv 2011, scaricabile al link http://arxiv.org/abs/1107.5831 3. A.C. Sparavigna, An Egyptian Surveying Instrument, Archaeogate, October 14, 2011. 4. Cinzia Di Cianni, comunicazione privata. Vedere l’articolo pubblicato su La Stampa, Il dodecaedro magico dei Galli che salvÚ le legioni romane: Specchio dellíUniverso e misura delle stagioni, 28 Luglio, 2010. 5. http://en.wikipedia.org/wiki/ Roman_dodecahedron 6. Alexandria Hein, History Mystery: Ancient Dodecahedronís Purpose Remains Secret, pubblicato il 10 Giuno 2011 da Fox News, http://www.foxnews.com 7. A.C. Sparavigna, Dodecahedral Bowling, arXiv 2012 8. A.C. Sparavigna, An Etruscan Dodecahedron, arXiv 2012, scaricabile al link http://arxiv.org/ abs/1205.0706 9. G.M.C., Sjra Wagemans, The Roman Pentagon Dodecahedron. An Astronomic Measuring Instrument, al link http://www. dodecaeder.nl/en/hypothese 10. G. Guillier, R. Delage and P.A. Besombes, Une fouille en bordure des thermes de Jublains (Mayenne) : enfin un dodÈcaËdre en contexte archÈologique!, Revue archÈologique de líOuest, Vol.25, p.269-289, 2008


Fig. 3 Consideriamo la coppia di buchi (2’, 6) e guardiamoci attraverso puntando ad uno stendardo, un vexillum, tenendo il dodecaedro con 2’ e 6 paralleli, con 2’ vicino ad un occhio e 6 dalla parte opposta. Se il dodecaedro è abbastanza vicino all’occhio, noi vediamo i due buchi. Se è troppo lontano, vediamo solo il buco 2’. C’è però una distanza che ci permette di vedere le circonferenze (nera e grigia in figura) dei due buchi come sovrapposte. Questo è l’angolo di vista che noi usiamo per la misura.

Fig. 4 - Geometria della Figura 3

Fig. 5 Tabella sulle coppie delle facce del dodecaedro

Biografia:

Politecnico. La sua ricerca principale è sulla Fisica della Materia.

Amelia Carolina Sparavigna si è laureata in Fisica presso l’Università di Torino. Ha poi ottenuto il Dottorato di Ricerca in Fisica presso il Politecnico di Torino. E’ ricercatore e professore di Fisica Sperimentale presso lo stesso

Ha inoltre sviluppato alcuni metodi di Image Processing per la microscopia. Ha applicato questi metodi alle immagini satellitari, per indagini geofisiche e archeologiche. Attualmente si occupa della scienza e degli strumenti di misura del mondo antico.


Note di Redazione Alla fine dell’articolo appena letto, facciamo notare alcuni collegamenti col precedente articolo pubblicato sul numero di Maggio della RunaBianca sul QUINTARIO di Giuseppe Sgubbi (pag 18/23). In questo articolo si descriveva la tecnica romana del tracciamento delle centuriazioni allo scopo di urbanizzare un territorio. Lo strumento principe per questo scopo era la “GROMA”. Gli storici si son limitati a segnalarne l’utilizzo, ma son stati molto parchi di spiegazioni su come si potesse con una semplice asta e 4 fili a piombo a determinare delle misurazioni molto precise e consentire ai romani di fare QUELLO che son riusciti a fare. Un esempio per tutti: Prima di tracciare le centurie, venivano tracciate le strade, realizzando un reticolo a maglia quadrata o rettangolare ma di estrema precisione. Infatti a lato di ogni strada (realizzata con sezione a “gobba”) vi erano due fossati che servivano sia a raccogliere l’acqua piovana della strada stessa, ma anche a “portare” l’acqua al confine di ogni singola centuria. Era infatti sufficiente che durante il tracciamento delle centurie si incontrasse una “roggia” o un “ruscello”, che automaticamente tutti i canali venivano riempiti d’acqua, realizzando un reticolo capace di condurla a distanza di svariati chilometri di distanza. Ricordiamo che la pendenza “minima” per far si che l’acqua comincia “scorrere” è di 1/1000, cioè un centimetro ogni DIECI metri. Quello che ci si chiede è come han fatto i romani a tracciare strade lunghe decine di chilometri dando a loro pendenze che potessero avvicinarsi a questo tipo di precisione ? Questo reticolo sopravvive ancora in diverse zone (ad esempio nel Pavese) e costituisce la struttura portante delle risaie. La culture del riso infatti richiede il costante allagamento di vastissimi spazi coltivati. A questo scopo si effettua un lavoro di preparazione del terreno livellandolo con strumenti che usano la tecnologia laser applicata a delle “semplici ruspe”.

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GROMA romana con l’ipotesi di applicazione sulla sua sommità del “DODECAEDRO” come elemento di misurazione simile all’attuale “teodolite”


Il sistema consiste sostanzialmente in una sorgente laser posta su un treppiedi (messo perfettamente in “bolla”, e quindi ortogonale al terreno) e da una stazione ricevente che è posta sul trattore in movimento. I due laser, comunicando alzano o abbassano automaticamente le pale del trattore che quindi si “limita” a passare più volte sul terreno. Se in un punto del terreno vi è troppo terra (rispetto al piano prefissato) le pale scendono e lo asportano, se ve n’è poca le pale si alzano, rilasciando la terra in esse contenuta. Quest’operazione va avanti sino a completo livellamento del terreno.

Misurazioni con Treppiede e Teodolite

Una lente in cristallo di rocca di 3.800 anni rinvenuta nella tomba del faraone Semempses .

Teodolite “OTTICO”

Teodolite “DIGITALE”

Lenti di provenienza VICHINGA (1.000 d.c.)

Determinazione con il DODECAEDRO della “PENDENZA” delle strade romane. Traguardando infatti ASTE poste a distanze diverse, si riusciva a determinare la posizione dell’asta rispetto alla stazione dove era posta la “groma”. Forse a questo scopo il Dodecaedro era dotato di diverse “coppie” di fori, in modo da poter determinare l’altezza di aste poste a distanza differenti. In base a questa ipotesi la Groma aveva non solo la funzione di tracciare linee tra loro ortogonali, ma anche determinare la PENDENZA delle linee stesse.

Si è quindi “ipotizzato” che ai tempi dei romani venisse utilizzato un sistema concettualmente analogo. La funzione del laser posto sul treppiedi sarebbe stata svolta dal famoso “dodecaedro” di cui sopra, ma applicato sulla “GROMA” che fungerebbe dal nostro “treppiedi”. Oggi tutte le misurazione topografiche vengono effettuate con delle “stazioni” su cui è utilizzato un “teodolite” (prima ottico e ultimamente digitale). La funzione è analoga a quella ipotizzata del Dodecaedro posto sull’asta dell Groma: cioè quella di “traguardare” dei punti di riferimento utilizzando anche delle aste di riferimento poste a varia distanza dalla stazione. La precisione del traguardamento a distanza è assicurata nei moderni Teodoliti da un gruppo di ottiche simile al telescopio. Una precisione simile si sarebbe potuta raggiungere anche ai tempi dei romani, se nei “fori” del dodecaedro romano si fossero applicate delle lenti d’ingrandimento. L’ipotesi non è da scartare a priori in quanto l’archeologia ci sta fornendo le prove dell’esistenza di questo tipo di lenti utilizzate (tra l’altro) proprio per lo scopo di ingrandire le immagini. La più famosa è quella rinvenuta in Egitto nella tomba del Faraone Semempses ed è stata datata intorno al 1800 ac. Ma son state trovate anche lenti realizzate in epoche più recenti in accampamenti “vichinghi” , datate intorno al 1.000 dc. Tutte queste lenti “antiche” son state realizzate in cristallo di rocca. Ma quello che ci interessa sottolineare è la “tecnica” di molatura che poteva benissimo essere applicata su del vetro comune consentendo una trasparenza di molto superiore.


Le micidiali armi di

Fabrizio Rondina

HAARP e

DARPA Sono poche le persone che hanno sentito parlare delle installazioni HAARP. Molte rimangono scettiche e preferiscono non credere. Una cosa però è sicura: credere o non credere non cambia certo la realtà di una struttura divenuta ormai mondiale; una struttura dotata di tecnologie occulte capaci di modificare i normali meccanismi che governano i cicli della natura e non solo. Gli impianti HAARP sono installati in tutto il pianeta, in particolari zone strategiche, e danno la possibilità a chi li controlla di alterare e/o manipolare, su scala globale, il clima e molto altro. Negli ultimi 15 anni tutti noi siamo stati testimoni di terrificanti eventi naturali creati artificialmente da questa diabolica struttura. Questa è la mappa mondiale dei siti HAARP in cui si trovano anche le più ricche miniere di uranio tanto apprezzate da Bill Clinton e dal suo socio ed amico Frank Giustra. L’esplorazione mineraria del sottosuolo è stata fatta dai satelliti mediante tecniche di radio tomografia. La sua precisione è ac-

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curata al cento per cento. In linea di massima, dal sito web di HAARP si legge che esso è un tentativo scientifico volto a studiare le proprietà ed il comportamento della ionosfera, con particolare attenzione a comprendere e utilizzare lo stesso per migliorare le comunicazioni e i sistemi di sorveglianza per scopi civili e di difesa. Il programma HAARP è impegnato a sviluppare un centro di ricerca mondiale sulla classe ionosferica composto da: Uno strumento di ricerca ionosferica (IRI), un impianto trasmittente di elevata potenza che opera nel campo dell’alta frequenza (HF). IRI sarà utilizzato per eccitare temporaneamente una zona limitata della ionosfera per studio scientifico. Una sofisticata suite di strumenti scientifici (o diagnostici) che verranno utilizzati per osservare i processi fisici che avvengono nella regione eccitata. L’osservazione dei processi derivanti dall’utilizzo di IRI in modo controllato permetterà agli scienziati di comprendere meglio i processi che si ve-

rificano continuamente sotto l’eccitazione naturale del sole. Strumenti scientifici installati presso l’Osservatorio HAARP diverranno utili nella ricerca che non comporta l’uso di IRI, ma sono strettamente passivi. Tra questi studi sono inclusi la caratterizzazione ionosferica tramite satelliti, l’osservazione telescopica della struttura fine dell’aurora e la documentazione a lungo termine della variazione dello strato di ozono. Ciò è quanto riportato direttamente dal sito HAARP. Al di la di questo va detto che non tutto è oro ciò che luccica. Tutti ormai conoscono il problema delle scie chimiche o chemtrails; è solo una sfaccettatura del discorso. Molta gente invece non conosce o non è al corrente del fatto che, al di là delle classiche ricerche sulla ionosfera, HAARP sia in grado di utilizzare diverse risorse per provocare danni all’ambiente e alle persone; e queste sono vere e proprie armi! Che cosa sono gli ordigni HAARP? Le armi HAARP scalari o direzionali, provate a quanto sembra anche sulla


popolazione, sono cariche energetiche a bassa o alta frequenza puntate sulla ionosfera terrestre e riflesse in modo mirato su obiettivi scelti: potenti concentrazioni di ioni diretti che possono far attivare vulcani, provocare terremoti, maremoti e far impazzire persone per l’interazione dei flussi elettro-magnetici artificiali inviati su ritmi biologici del DNA umano, sui flussi cerebrali e relativamente anche sull’emoglobina.

Eccone alcuni esempi: La principale arma ovviamente, quella di cui si sente sempre parlare, riguarda tutto il sistema del controllo climatico, su scala globa-

le o selettiva. Le forze armate degli Stati Uniti hanno sviluppato capacità che permettono loro d’alterare selettivamente i modelli climatici. La tecnologia si è perfezionata sotto il Programma d’Investigazione dell’Aurora Attiva ad Alta Frequenza (HAARP), che è un’appendice dell’Iniziativa della Difesa Strategica – “La Guerra Stellare”. Dal punto di vista militare, HAARP è un’arma di distruzione di massa operante sull’atmosfera esterna ed è capace di destabilizzare sistemi agricoli ed ecologici in tutto il mondo. La modificazione del clima, secondo il documento della Forza Aerea degli Stati Uniti, “offre al combattente della guerra un’ampia gamma di possibili opzioni per sconfiggere ed obbligare un avversario”; afferma che le sue capacità si estendono alla provocazione d’inondazioni, uragani, siccità e terremoti: “La modificazione del clima si convertirà in parte nella sicurezza interna ed internazionale e potrà realizzarsi unitariamente […] Essa potrà avere applicazioni offensive e difensive ed includere l’utilizzazione per propositi di dissuasione. La capacità di gene-

rare precipitazioni, nebbie e tormente sulla Terra o di modificare il clima nell’atmosfera […] e la produzione del clima artificiale è parte di un insieme integrato di tecnologie (militari)”

Rosalie Bertell, presidente dell’Istituto sulle Ricerche della Salute Pubblica, afferma che HAARP opera come “un gigantesco riscaldatore che può causare notevoli alterazioni nella ionosfera, creando non soltanto perforazioni, ma larghi squarci entro la zona


protettiva che impedisce alle radiazioni letali di bombardare il pianeta”. Teniamo presente poi che questo genere di modifiche climatiche “forzate”, oltre che cambiare il clima in sé, possono portare anche problemi intrinsechi, tutti legati al genere di forzature operate; si pensi in questo caso al discorso legato presumibilmente alle scie chimiche, nello specifico al morbo di Morgellons. Proseguendo poi in questa descrizione degli ordigni HAARP, troviamo altresì innumerevoli effetti che potrebbero essere causati da questa tecnologia: una ipotetica guerra elettromagnetica. HAARP potrebbe alterare la magnetosfera. Il ricorso ad armi elettromagnetiche molto potenti contro gli esseri umani è anche causa di malattie e di squilibri psichici: può indurre isteria o la passività per il controllo della popolazione. Potrebbe anche provocare il cancro o la possibilità di indurre alterazioni genetiche e altro. CONTROLLO MENTALE

Un ulteriore aspetto molto importante riguarda l’uso di HAARP per il controllo mentale delle persone. In che modo le onde E.L.F. (onde estremamente basse) agiscono sull’umore e sul pensiero ? In questo estratto da un documentario di History Channel, (6470214.pdf) attraverso il riferimento a brevetti militari e sulla base di studi condotti da scienziati ed esperti, tra cui Nick Begich e Nick Pope, è spiegato il tema del controllo mentale attuato dai governi mediante strumenti elettromagnetici come H.A.A.R.P. H.A.A.R.P può essere usato per controllare la mente umana. Le onde E.L.F. hanno dimostrato effetti sugli stati mentali. Si possono

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innescare cambiamenti d’umore enormi con specifiche frequenze. Il cervello umano opera su frequenze molto basse; è in grado di produrre onde alfa, beta, delta, theta. Durante gli stati meditativi, le onde risultano essere di 8 cicli al secondo; durante il sonno di 4 cicli. H.A.A.R.P. è in grado di generare tutti questi segnali e all’occorrenza di modificarli, con gravi disturbi sulle persone. PROGETTO MONARCH

Parallelamente a questo discorso, va anche ricordato che gli effetti del controllo mentale che può essere operato da HAARP potrebbero essere coadiuvati da un altro pericoloso progetto, il cosiddetto Progetto Monarch. La programmazione Monarch è un metodo per il controllo mentale utilizzato da numerose organizzazioni per scopi segreti. Si tratta della prosecuzione del progetto MK-ULTRA, un programma di controllo mentale sviluppato dalla CIA e testato su militari e civili. La programmazione Monarch è una tecnica di controllo mentale che comprende elementi del Satanic Ritual Abuse (SRA) e del disturbo di personalità multipla (MPD). Si utilizza una combinazione di psicologia, neuroscienze e rituali occulti per creare all’interno degli schiavi un alter ego che può essere attivato e programmato dai gestori. Gli schiavi della programmazione Monarch vengono utilizzati da varie organizzazioni collegate con l’élite mondiale in settori come l’esercito, la schiavitù sessuale e l’industria dell’intrattenimento. In questo articolo daremo un’occhiata alle origini della programmazione Monarch, alle sue tecniche e al suo simbolismo. Uno dei primi studi sulla metodica del controllo mentale basato sul trauma sono state condotte da Josef Mengele, medico che lavorava

in campi di concentramento nazisti. Inizialmente acquisì notorietà per essere stato uno dei medici delle SS che curò la selezione dei prigionieri in arrivo, determinando chi doveva essere ucciso e chi sarebbe diventato un operaio per i lavori forzati. Tuttavia, egli è noto soprattutto per aver condotto degli esperimenti macabri sugli esseri umani all’interno dei campi di concentramento. Mengele conduceva esperimenti pure sui bambini, motivo per il quale venne chiamato “l’angelo della Morte”. Lui e circa 5.000 altri nazisti di alto rango sono stati segretamente trasferiti negli Stati Uniti e nel Sud America all’indomani della seconda guerra mondiale in una Operazione progettata dalla Paperclip. I nazisti hanno continuato la loro opera nello sviluppo di tecnologie di controllo mentale e missilistica in segreto nelle basi sotterranee militari. Le ricerche di Mengele servirono come base per l’illegale e segreto programma di ricerca CIA chiamato MK-ULTRA. Il controllo mentale Monarch è chiamato in questo modo in riferimento alla farfalla Monarca – un insetto che comincia la sua vita come un verme (che rappresenta il potenziale non sviluppato) e, dopo un periodo nel bozzolo (programmazione) rinasce come splendida farfalla (lo schiavo Monarch). Alcune caratteristiche specifiche per la farfalla monarca sono applicabili anche al controllo mentale. “Uno dei motivi principali per cui la programmazione Monarch ha assunto questo nome fu la farfalla monarca. La farfalla monarca impara dove è nata (radici) e passa questa conoscenza genetica ai suoi discendenti (di generazione in generazione). Questo è stato uno degli animali che ha fatto tacere gli scienziati, rendendo scientifico il fatto che il sapere possa essere trasmesso geneticamente. Il programma Monarch si basa sugli obiettivi Nazisti/Illuminati di creare una razza superiore, in parte attraverso la genetica. Se la conoscenza può essere trasmessa geneticamente (ed è così), allora è importante che vengano trovati i corretti genitori che possano passare la corretta conoscenza a quelle vittime selezionate per il controllo mentale Monarch“.


Tralasciamo per ora il discorso Monarch (magari verrà trattato più approfonditamente in un altro articolo) e proseguiamo con il discorso delle armi HAARP e DARPA. A distanza di 52 anni, il cosiddetto “Dipartimento degli scienziati matti”, come si legge dal titolo del libro di Michael Belfiore, ha ancora la stessa missione: «Mantenere la supremazia tecnologica dell’esercito americano e prevenire sorprese tecnologiche che possano minare la sicurezza nazionale», come si legge anche nel sito web (www.darpa.mil) dell’agenzia. Tempo fa furono anche trovate alcune ricerche del DARPA sulle armi ad antimateria! E’ appurato che gli americani (e i russi) abbiano sviluppato le armi a microonde, alcune delle quali possono anche essere utilizzate dallo spazio. Esistono da anni delle unità composte di veicoli relativamente leggeri, con collocate, sul tetto, delle antenne. Queste antenne, chiamate ADS (Active Denial System), emettono fasci di onde cadenzate a 95 GHz. Dirette su persone o animali, queste onde provocano sensazioni di calore insopportabili in meno di 5 secondi! La rivista “New Scientist” ha reso pubblico che durante le prove condotte presso la base aerea militare di Kirtland, Nuovo Messico, i partecipanti siano stati invitati a togliersi lenti a contatto e occhiali per proteggere i loro occhi. In un altro test sono stati inoltre invitati a rimuovere qualsiasi oggetto di metallo che poteva trovarsi su di loro (monete, catenine, bottoni) per non sviluppare dei punti caldi sulla pelle. “Allora cosa succederebbe se qual-

cuno fra la folla non conoscesse questo pericolo?” ha domandato Neil Davison, coordinatore del progetto di ricerca sulle armi non letali dell’Università di Bradford in Gran Bretagna. “Come potete essere sicuri che la dose di onde non oltrepasserà il limite dei danni permanenti?” EARTH CONTROL-MEDUSA SPACE AGE WEAPON

Medusa è un cannone ad elettroni ad impulsione di un megawatt e mezzo. Questo sistema, montato su veicoli, ha come sorgente d’energia semplicemente un generatore elettrico a gasolio; Medusa è capace di “arrostire” a distanza l’elettronica di carri armati, navi, aerei, ecc. Immaginate gli effetti sugli esseri umani! Questo cannone può essere messo in funzione a partire da un aereo o un satellite, ed i test sono stai realizzati da anni... PAMIR 3, L’ARMA CHE CREA I TERREMOTI

Pamir 3 è parte di una serie di armi ambientali capaci di creare terremoti, tsunami, distruzione dell’equilibrio ecologico di una regione, modificazioni delle condizioni atmosferiche - nubi, precipitazioni, cicloni e uragani - modificazioni delle condizioni climatiche, delle correnti oceaniche, dello strato di ozono o della ionosfera. I terremoti e le eruzioni vulcaniche artificiali non sono impossibili, infatti una minima causa, ben localizzata, può generare un cataclisma. I terremoti sono legati al movimento delle placche, lungo le faglie. Sappiamo che un terremoto devastante è previsto lungo la faglia di S. Andrea, in California. Non conosciamo, a priori, l’energia sufficiente a scatenare il fenomeno, ma esiste una tecnica che permette di agire sugli strati profondi del sottosuolo con delle onde elettromagnetiche. Negli anni settanta i Russi avevano costruito un enorme generatore a pulsioni battezzato “Pamir” che poteva essere trasportato su un grosso camion. Era una variante del generatore di Sakharov (MK1), a compressione di flusso. Questo generatore, chiamato anche” Generatore di Pavloski”, utilizzava dei cannoni elettromagnetici, con un esplosivo chimico che interagiva con un potente solenoide (in regime di numero di Reynolds magnetico elevato). Va tenuto presente anche che una misteriosa arma al plasma fu vista poco prima del terremoto a Nigarta in Giappone, nel Luglio del 2007. Le stesse luci rosse, bianche e celesti riflesse sulle nuvole sono state viste e filmate poco prima del recente disastroso terremoto in Cina. Al di la di queste apparecchiature, che sono comunque molto pericolose, va detto che esistono altre armi il cui livello di pericolosità non è da meno. Vanno innanzitutto menzionate le armi Laser come ad esempio il THEL (Tactical High Energy Laser) qua a sinistra, in sperimentazione presso i laboratori dell’esercito USA, esistente anche in versione portatile (MTHEL, dove M sta per “mobile”). THEL significa Tactical High Energy Laser, ed è appun-


to un dispositivo laser ad elevata potenza. La compagnia che da alcuni anni si sta occupando dello sviluppo del progetto THEL si chiama Northrop Grumman. Durante diversi test, resi pubblici anche in video, il potente raggio laser viene utilizzato per fare esplodere missili e proiettili in volo. Proprio l’esercito israeliano annovera il THEL quale arma già in dotazione al suo esercito, e questo fa supporre che ne possieda già degli esemplari, probabilmente dislocati a difesa di basi militari e città. Il THEL utilizza delle sostanze chimiche (fluorite di deuterio) per creare un raggio laser invisibile capace di abbattere aerei e missili.

ABL Airborne Laser Il sistema d’arma Boeing YAL1 Airborne Laser (ABL) è un laser aviotrasportato, di tipo COIL (Laser chimico a ioduro d’ossigeno) e potenza dell’ordine dei megawatt, installato a bordo di un Boeing 747-400F. È progettato per abbattere missili balistici tattici, di teatro (TBM), a raggio intermedio (IRBM) o all’occorrenza intercontinentali (ICBM), colpendoli mentre si trovano nella fase iniziale di accelerazione. L’11 febbraio 2010 l’ABL abbatte in prova un missile balistico a corto raggio, aprendo la strada a futuri sistemi di difesa antimissile

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basati su questo prototipo.

HEL - Space-Based High-energy Laser

Il laser dell’ABL utilizza carburanti chimici simili a quelli del propellente per razzi per generare il fascio di alta potenza. I piani attuali prevedono che vi sia carburante per il laser sufficiente per circa 20 colpi. Se un obiettivo più difficile, come un ICBM, richiedesse un tempo maggiore (“di perforazione”) per danneggiare un missile, questo diminuirebbe il numero di colpi disponibili prima di dovere rifornire il laser. Per bersagli meno difficili, più vicini e vulnerabili come i TBM a corto raggio, che richiedessero meno “tempo di perforazione”, potrebbero spararsi anche 40 impulsi laser senza necessità di rifornimento. Gli aerei ABL devono atterrare sul loro aeroporto per rifornirsi del combustibile per il laser. I piani operativi preliminari prevedono che l’ABL abbia la protezione di caccia di scorta e, probabilmente, anche di aerei da guerra elettronica. Con ogni probabilità l’ABL sorveglierà per lunghi periodi i siti da cui si sospetta possa avvenire un lancio percorrendo, in attesa di bersagli da intercettare, orbite a forma di otto. Questo tipo di orbita permette all’aereo di non effettuare mai virate che lo allontanino dall’area bersaglio: entrambe le virate richieste sono verso il bersaglio. L’aereo può essere rifornito in volo, consentendo lunghi periodi di sorveglianza dell’obiettivo. L’intenzione è che l’aereo operi sopra territorio amico e che la distruzione del missile avversario avvenga sopra territorio ostile.

Si tratta di un armamento laser montato su di un satellite, e capace di colpire bersagli nello spazio, sulla terra ed in aria. Oltre agli Stati Uniti ed Israele, anche la Cina sta sviluppando un armamento laser pensato per distruggere i satelliti nemici orbitanti. L’arma si chiama ASATS (Anti-Satellite Simulation). In fase di test già nel 1998. HSV Laser a raggi ultravioletti La HSV Technologies Inc. di San Diego, California, ha sviluppato un’arma non letale che utilizza raggi laser a ul-


travioletti per immobilizzare persone o animali a distanza. Questo speciale laser è un dispositivo che utilizza due fasci di radiazione UV ionizzati che seguono la traiettoria per colpire il bersaglio identificato, impattando sui recettori neurali che controllano i muscoli, paralizzando gli impulsi nervosi e provocando forti contrazioni dolorose. Laser ZEUS Si tratta di un laser montato su di un Humvee (un veicolo militare dell’esercito USA simile ad una jeep). Secondo fonti ufficiali del Pentagono, mezzi militari muniti di questo dispositivo al laser sono stati impiegati in Afghanistan per fare brillare le mine. Secondo due accreditati siti di informazione militare, Defense Tech e Defence Daily, almeno tre veicoli simili sono stati utilizzati anche in Iraq.

pose agli Stati Uniti quale arma per battere i nazisti: fu considerato pazzo e la sua proposta non fu presa in considerazione. Il principio del “Raggio della morte” è qualcosa che sta a metà strada fra le armi laser e le armi al plasma. Alla sua morte, avvenuta nel 1943, tutti i documenti dello scienziato sul “Raggio della morte” furono misteriosamente trafugati. Parte di quei documenti è stata citata in un documento segreto del Governo USA su un’arma ad elettroni (documento declassificato nel 1980). Questa tipologia di armamenti ha parecchi tratti in comune con alcune armi laser. Il principio è quello di sparare contro il bersaglio un “proiettile” di energia, composto da materia elettricamente carica composta da elettroni, neutroni e protoni. Il tutto avviene attraverso un processo di ionizzazione dell’aria. Tale meccanismo è stato studiato approfonditamente dagli scienziati del DARPA (il Dipartimento per la Ricerca e l’Innovazione tecnologica del Dipartimento della Difesa USA), con la collaborazione di un’azienda tedesca. Armamenti di questo tipo sono in fase di avanzata sperimentazione da parte degli eserciti USA, israeliani e australiani. L’applicazione letale di questa tecnologia è stata chiamata Pulsed Impulsive Kill Laser (PIKL). Il dispositivo (di cui nella foto sopra si vede un prototipo) ha dimostrato la sua efficacia in diversi test, riuscendo a perforare anche armature in Kevlar e lastre di metallo di grosso spessore.

PEP Pulsed Energy Projectile La versione non letale del PIKL va sotto il nome di Pulsed Energy Projectile (PEP). Questo dispositivo è in grado di stordire uomini e animali, creando forte dolore e temporanea paralisi. La documentazione sui possibili effetti a lungo termine provocati dall’arma è però scarsa. Il principale ambito di applicazione previsto per il PEP viene indicato in scenari di controllo dell’ordine pubblico, mentre un’altra delle applicazioni prefigurate è quella di presidio dei checkpoint. Oltre a stordire le persone una simile arma dovrebbe essere capace di bloccare i veicoli, in quanto il suo “impulso energetico” interferirebbe con i sistemi elettrici di iniezione. Il raggio d’azione del PEP è di circa 2 Km, ed il suo funzionamento si basa sull’emissione di un impulso laser ad infrarossi (mediante l’impiego di un “deutorium fluoride laser”). Il plasma prodotto dalla parte iniziale dell’impulso arriva ad esplodere poiché i suoi elettroni assorbono l’energia della parte finale dell’impulso. L’esplosione di questo plasma ad elevata energia si tramuta in una forza d’urto combinata ad un’onda elettromagnetica. Altri dispositivi affini a questa tecnologia si chiamano: MARAUDER (Magnetically Accelerated Ring to Achieve Ultra-high Directed Energy and Radiation), XADS (Extreme Alternative Defense System).

ARMI AL PLASMA E AD IMPULSI PIKL Pulsed Impulsive Kill Laser Le basi per una simile tecnologia bellica furono poste negli anni ’40 dal fisico Nicola Tesla. Alle scoperte di questo scienziato si deve lo sviluppo di parecchie tecnologie: dalle bobine elettriche ai generatori di corrente, dalla radio alla televisione. Durante i primi anni del ‘900 Tesla iniziò a lavorare al suo progetto per un “Raggio della Morte”. Nel 1942 il progetto era pronto e Tesla lo pro-

HPM Electromagnetic Pulse, High Powered Microwave Si tratta di dispositivi anche esplosivi capaci di produrre onde elettromagnetiche comprese nel raggio dei 4 – 20 Ghz. Microonde comprese in tali frequenze sono capaci di “accecare” un gran numero di apparati tecnologici. Questa applicazione delle


microonde ad elevata potenza può servire a danneggiare i sistemi informatici, con effetti simili ad una piccola esplosione nucleare. Il tutto avviene anche in assenza di una reale esplosione: sistemi di questo tipo, comunemente chiamati HPM, liberano la propria energia in aria, senza produrre alcun suono o fenomeno visivo. L’effetto delle invisibili onde prodotte dalla propagazione risulta devastante per tutti gli apparecchi elettronici, mentre è praticamente nullo su cose e persone (tuttavia è appurato che sugli esseri viventi tutti i tipi di microonde provocano effetti dannosi come quelle emesse dai telefonini e dai forni a microonde). L’esercito russo disporrebbe infatti di un vasto e variegato arsenale di E-bombs, si va dalla versione “portatile” che sta in una valigetta (e che ha un raggio d’azione di 12 metri), alle versioni più pesanti, che necessitano di un aereo per essere “sganciate sull’obiettivo”.

ADS Active Denial System Questo dispositivo è in grado di indirizzare (“sparare”) un fascio di microonde ad alta energia verso un bersaglio preciso. La frequenza utilizzata si aggira intorno ai 95 Ghz. Il “raggio del dolore” è classificato come “arma non letale”, in quanto il suo raggio invisibile penetra sotto la pelle soltanto per alcuni millimetri, facendo temporaneamente impazzire i recettori del dolore. Nel giro di 1 – 2 secondi chi viene colpito dal raggio a microonde prova la sensazione di

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andare a fuoco. Ufficialmente infatti tali strumenti di guerra servirebbero per produrre un “raggio del dolore”, capace di “distogliere” qualsiasi nemico da azioni ostili. L’invisibile raggio microonde a 95 Ghz penetra sotto la pelle per alcuni millimetri provocando, nell’arco di alcuni millisecondi, una insopportabile sensazione di calore che però svanisce non appena si spegne il dispositivo o si scappa oltre il suo raggio d’azione. Negli esperimenti condotti su circa 400 volontari il tempo di esposizione massimo è stato fissato in 3 secondi, ma secondo il Boston Globe, soltanto una “cavia” è riuscita a resistere per tre secondi. Le fonti del Direttorio USA sulle Directed Energy Weapons sostengono che il “raggio del dolore” non provoca danni permanenti, ma esistono altri rapporti militari che indicano la possibilità di gravi ustioni alla pelle nel caso in cui l’esposizione duri 250 secondi o più. Durante gli stessi test alle “cavie” venivano fatti togliere sia gli occhiali che tutti gli oggetti metallici, in quanto potevano creare degli “hot spots”, capaci di ustionare la pelle. Il dispositivo prodotto dalla Raytheon può essere stanziale oppure montato su di un veicolo militare Humvee. Per quanto riguarda l’impiego del “raggio del dolore” nel campo di guerra, risulta dalla rivista militare Defence Industry Daily che siano stati ordinati 3 veicoli modello Sheriff per circa 31 milioni di dollari, e che sia stata richiesta l’approvazione per altri 14 veicoli da parte del Generale di brigata James Huggings, capo dello Staff della Forza Multinazionale in Iraq. E PER QUANTO RIGUARDA IL DARPA? La Defense Advanced Research

Projects Agency (nome inglese che tradotto letteralmente in italiano significa “agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa”), più conosciuto con la sigla DARPA, è un’agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare. DARPA è stata responsabile dello sviluppo e dell’implementazione di tecnologie importanti, che avrebbero influito notevolmente nella vita comune di milioni di cittadini del mondo: tra queste includiamo le reti informatiche (fondarono ARPANET, che si sviluppò nel moderno Internet), e di oN Line System (NLS), che a livello di programmazione costituì il primo tentativo di creare ipertesti con l’uso di un’interfaccia grafica. Il suo nome originario era Advanced Research Projects Agency (ARPA), ma fu rinominata DARPA (indicando che il suo scopo era la difesa militare) il 23 marzo 1972; il 22 febbraio 1993 tornò ARPA, e ancora DARPA l’11 marzo 1996. La DARPA è indipendente nel proprio operato dalle influenze di altre agenzie governative, e fa rapporto esclusivamente ai più alti ranghi del Dipartimento della Difesa. Attualmente il DARPA ha svolto numerosi progetti di apparati ad alta tecnologia e per certi versi “futuristici”. Sarebbe veramente lungo elencarli tutti, ma soprattutto passare in rassegna le loro particolarità e proprietà. Vediamo dunque di dare un’occhiata a qualcuno di questi progetti, cercando di evidenziarne le peculiari caratteristiche. HTV-2 Falcon Hipersonic Technology Vehicle (HTV-2) è il nome dell’aeromobile in grado di raggiungere velocità superiori a MACH 22, cioè circa 26000 km/h, in volo sub-orbitale. Il veicolo aereo, un incrocio tra la forma di una punta di freccia e un


il progetto. Il velivolo doveva essere sviluppato per decollare da una pista (non come un razzo) e raggiungere ogni posto della terra in circa due ore, volando anche appena al di fuori dell’atmosfera e a velocità ipersoniche; alla fine doveva atterrare sempre su pista. delta wing affusolato, è senza pilota e nasce all’interno di un progetto combinato tra la DARPA e l’USAF denominato Prompt Global Strike, che ha cercato di dare agli strateghi militari statunitensi la possibilità di colpire obiettivi in tutto il mondo nel giro di un’ora (da qui il nome Prompt Global Strike: Colpo Globale Immediato). Se il progetto da 320 milioni di dollari avesse funzionato, il Falcon avrebbe potuto sostituire i missili balistici intercontinentali; oltretutto ha una capacità di carico utile di 2500 kg, sufficienti per una testata nucleare. Considerando la velocità che raggiunge, anche senza la testata, l’energia sprigionata dall’impatto col suolo sarebbe sufficiente per devastare aree grandi quanto una città. Per resistere alle altissime temperature (circa 2000 C°) dovute al contatto con l’atmosfera, durante la fase di rientro, il Falcon è stato progettato con uno scudo termico a struttura metallica di nuova concezione. Il progetto dovrebbe concludersi nel 2025, anno in cui gli ingegneri delll’HTV-2 dovrebbero fargli raggiungere la velocità di 35400 km/h. HTV-3x “Blackswift”

HTV-3x, conosciuto anche come Blackswift, è un prototipo di aereo ipersonico senza pilota. Il Blackswift è uno spazioplano costruito grazie ad una cooperazione tra la sezione Skunk Works della Lockheed, Boeing e ATK. Nel settembre 2007 la USAF ha firmato un accordo per continuare

Il Blackswift doveva accelerare fino a Mach 3 con un motore a turbina e raggiungere Mach 6 con un motore Scramjet (supersonic combustion ramjet). I motori saranno della Pratt & Whitney Rocketdyne. Purtroppo nell’ottobre del 2008, tredici mesi dopo aver firmato l’accordo, tutto progetto Blackswift è stato annullato, a causa di mancanza di fondi. Progetto Avatar, soldati robot

e dotato dello scatto e dell’agilità tipici di un felino in corsa. A distanza di quasi tre anni, ecco il primo prototipo del robot. Nonostante non sia ancora in grado di fornire le prestazioni previste sulla carta, Cheetah è già il robot su zampe più veloce in assoluto, riuscendo a raggiungere agevolmente i 30 km/h. Tutti i movimenti di Cheetah sono ispirati ad un vero ghepardo in corsa, prendendo spunto anche da animali come cani e cavalli. Il robot non basa il suo movimento esclusivamente sulle zampe, ma fa affidamento su tutta la sua struttura muscolo-scheletrica per bilanciarsi e mantenere la velocità di corsa.

Robot FastRunner Nel 2013 con un budget di 7 milioni di dollari partirà il progetto Avatar della DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), che consisterà nel creare dei surrogati robotici dei soldati. Non è ancora chiaro di come i soldati interagiranno con i loro surrogati robotici, per esempio con tute piene di sensori abbinati a caschi di realtà virtuale, con interfaccia neurale o con dei semplici joystick. Sarà comunque fondamentale l’infrastruttura di rete wireless che dovrà ospitare le connessioni a questi “robot”, sia per una questione di velocità e di distanza, ma soprattutto per il fattore sicurezza. Cheetah, robot ghepardo Cheetah nasce da un’idea di Sangbae Kim, ricercatore del Massachusetts Institute of Technology (MIT) che nel 2009 propose la costruzione di un prototipo di robot-ghepardo, in grado di spostarsi ad oltre 100 km/h

Il robot finanziato dalla DARPA e partorito dall’inventiva dei ricercatori del Massachusetts Institute of Technology. Nel primo anno dei quattro previsti per il completamento del progetto, gli ingeneri hanno mostrato i risultati della loro ricerca, lasciando sbalorditi tutti gli appassionati di robotica. FastRunner sarà un robot bipede in grado di muoversi 10 volte più velocemente degli attuali modelli umanoidi e quadrupedi in circolazione, e sarà dotato di un’agilità mai vista prima d’ora. Imitare lo struzzo è forse una delle strade migliori per ottimizzare il movimento su due arti: è l’uccello corridore più veloce del mondo, e riesce a raggiungere i 70 km/h grazie alle sue zampe lunghe e robuste. Robot FastRunner Il robot finanziato dalla DARPA e


partorito dall’inventiva dei ricercatori del Massachusetts Institute of Technology. Nel primo anno dei quattro previsti per il completamento del progetto, gli ingeneri hanno mostrato i risultati della loro ricerca, lasciando sbalorditi tutti gli appassionati di robotica.

Uno speciale sistema di identificazione fornirà inoltre dettagli istantanei sui veicoli in avvicinamento, siglandoli come amici o nemici, anche nel caso si tratti di caccia aerei a 6.400 metri di altezza e 50 km di distanza.

FastRunner sarà un robot bipede in grado di muoversi 10 volte più velocemente degli attuali modelli umanoidi e quadrupedi in circolazione, e sarà dotato di un’agilità mai vista prima d’ora. Imitare lo struzzo è forse una delle strade migliori per ottimizzare il movimento su due arti: è l’uccello corridore più veloce del mondo, e riesce a raggiungere i 70 km/h grazie alle sue zampe lunghe e robuste.

to anche con un pipistrello, che è un mammifero). Precedenti tentativi basati su un impianto di elettrodi per stimolare il cervello o i muscoli delle ali degli insetti si sono rivelati fallimentari perché tali innesti erano incompatibili con i tessuti dell’animale. La nuova sonda è invece rivestita con materiali compatibili con il tessuto nervoso della falena e, pesando appena mezzo grammo, è facile da trasportare per l’insetto. Le falene in questione «sono belle robuste», ha detto Voldman, «hanno un’apertura alare larga quanto una mano». Il progetto ha attirato l’attenzione dei militari perché le falene-robot potrebbero trasformarsi, equipaggiate con apparecchiature di sorveglianza, in insospettabili spie per registrare l’attività dei nemici.

DARPA DiscRotor aereo o elicottero?

Occhiali olografici per l’esercito Sono degli speciali occhiali olografici, che ricordano molto quelli utilizzati negli ultimi videogiochi di guerra, o nei migliori film d’azione. Occhiali capaci di portare un sistema di “realtà aumentata” a disposizione dei soldati sul campo di battaglia, fornendo in tempo reale tantissime informazioni utili su quello che sta accadendo attorno a loro, con riferimenti diretti rispetto a quello che i militari stanno guardando. Oltre a fornire questi dati in diretta, possono interfacciarsi con droni di supporto per ottenere una visuale differente della battaglia direttamente nelle lenti, aumentando notevolmente il vantaggio ottenibile nell’utilizzo di questo tipo di robot da guerra.

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Il progetto è di DARPA, il dipartimento dei progetti avanzati della difesa americana, che sta sviluppando con il costruttore Boeing il primo elicottero con rotore retrattile al mondo. Il nome in codice è DiscRotor ed è un concept per la ricerca, il salvataggio e anche il combattimento, che è allo studio da diversi anni. Come dimostra un video online, l’obiettivo è creare il primo elicottero che a basse velocità si possa muovere agilmente, decollando e atterrando in verticale, ma alle alte velocità possa invece muoversi come un normale jet. Il merito è delle speciali pale del rotore, che sono retrattili e telescopiche: il primo modello di queste pale sarà provato nella galleria del vento il prossimo anno.

Volano le falene cyborg Il progetto s’inquadra in un programma del Darpa, che da anni sta cercando di sviluppare degli insetti robot (non solo insetti, hanno prova-

I robot liquidi e mutaforma della DARPA Darpa ha recentemente stanziato altri fondi per un progetto, chiamato “Programmable Matter” (Materia Programmabile), che prevede proprio la realizzazione di un robot realizzato attraverso uno nuovo stato della materia, in grado di modificarsi nella forma e nel funzionamento, auto-plasmandosi a piacimento. Diverse università, incluse la Harvard, la Cornell e il MIT, sono al lavoro su differenti approcci per risolvere questo problema, e creare della materia programmabile. Si tratta essenzialmente di realizzare micro-macchine programmabili in grado di assemblarsi in diverse forme e modificare il loro funzionamento in base alle differenti strutture che assumono. “La distinzione tra materiali e macchine sta diventando fumosa. I materiali agirebbero come computer e sistemi di comunicazione, ed i sistemi di comunicazione ed i computer agirebbero come materiali” spiega il manager del programma Mitchell R. Zakin. Non si parla di un progetto appena iniziato e che


non si sa se sarà realizzabile: il programma Programmable Matter è già nella sua seconda fase da oltre cinque mesi, e vi rimarrà per altri 10. La prima fase è stata la creazione di cinque differenti team di ricerca, due provenienti dalla Harvard, due appartenenti al MIT ed uno della Cornell University, tutti composti da informatici, ingegneri robotici, biologi, ingegneri chimici, meccanici, fisici ed artisti. Alla fine della fase due, i gruppi di ricerca dovranno essere in grado di comporre quattro o cinque diversi solidi tridimensionali partendo da micro-particelle. Occorrerà inoltre dimostrare che, dopo l’assemblaggio, ogni singolo elemento possa aderire agli altri con la stessa forza di una plastica industriale.

Questi sono solo alcuni progetti sviluppati dal DARPA, ma oltre a questi ve ne sono anche altri alquanto “mirati” che possono intervenire per modificare il controllo mentale. Va ricordato ad esempio che attraverso uno speciale elmetto ed una tecnologia chiamata “ultrasuono pulsante transcranico”, la DARPA può rilevare i livelli di stress che un soldato prova durante un combattimento e inviare impulsi per aumentare la sua resistenza e ridurre la percezione del dolore in caso di ferita. Si tratta di una sorta di alterazione della mente, ottenuta attraverso una stimolazione diretta del cervello mediante impianti: allo stato, l’Ultrasuono pulsante transcranico viene sperimentato alla Arizona State University dal Dr.William Tyler. Abbiamo inoltre la Smart Dust, o “polvere intelligente”. Il Pentagono la definisce “La tecnologia strategica dei prossimi anni”. Il pulviscolo intelligente è fatto di miriadi di computer microscopici. Ognuno misura meno di un millimetro cubo ma incorpora sensori elettronici, capa-

cità di comunicare via onde radio, software e batterie. Invisibile e imprendibile, la polvere di intelligenze artificiali si mimetizza nell’ambiente e capta calore, suoni, movimenti. Può essere diffusa su territori immensi e sorvegliarli con una precisione finora sconosciuta. Sa spiare soldati standogli incollata a loro insaputa, segnala armi chimiche e nucleari, intercetta comunicazioni, trasmette le sue informazioni ai satelliti. Come si vede dunque, esiste una varietà molto ampia e complessa nel campo di queste tecnologie. La realtà finale purtroppo, anche se viene inizialmente paventata per tecnologie ad uso civile o comunque per il miglioramento di alcuni aspetti della vita, è ampiamente impiegata in ambito militare e bellico. Ora, in base a quanto si conosce su questo genere di cose, qualche dubbio forse ce lo possiamo porre... il “know how” iniziale è solo frutto dell’intelligenza umana oppure c’è stato qualche input “esterno”? Questi organismi (come DARPA e HAARP) bene o male sono sempre andati di pari passo con le forze di potere globale... come gli Illuminati; e con questo si intuiscono pure le eventuali corrispondenze con progetti anche segreti come Monarch, Moonstruck, Orion, MK-Delta, Phoenix, Trident, RF Media, Tower, Clean Sweep. In definitiva, possiamo ammettere che siamo tutti controllati e, alla minima necessità o evenienza, possiamo essere annientati !

Fonti: newapocalypse.altervista.org www.haarp.alaska.edu www.cieliparalleli.com/ www.tankerenemy.com/ www.ecplanet.com it.wikipedia.org www.parrocchie.it lavvocatodeldiavolostorieirrisolte. blogspot.iI

Biografia: Fabrizio Rondina Fondatore del gruppo di ricerca HWH 22 e webmaster dello stesso sito www.hwh22.it Da oltre 30 anni si occupa, assieme ai suoi colleghi e amici, di ricerche “borderline”, svolte attraverso un’ampia gamma di interessi: dall’ufologia al paranormale; dall’archeologia misteriosa alle energie sottili e ai misteri in generale. Con il proprio gruppo ha portato avanti diversi eventi a carattere divulgativo, conferenze, dibattiti nonché attività radiofoniche e televisive. Assieme a tutto questo e a un buon numero di collaborazioni in Italia e all’estero, si occupa attivamente della ricerca sul campo, cercando con il proprio gruppo, di svolgere il tutto in maniera scientifica.


ESPLORARE IL FENOMENO DEL

Kiara Windrider

Per molti gruppi alternativi le profezie legate all’anno 2012 sono diventate un calderone di speculazioni senza fine. Mi pare che molta gente stia guardando questi tempi con brama e terrore, entusiasmo e paura in egual misura. Non esiste un unico scenario che spieghi il significato del 2012, sempre che un significato ci sia. Come facciamo a filtrare la realtà dalla finzione e preparaci ai cambiamenti in arrivo, qualunque essi siano, senza cadere nella doppia trappola fatta di credulità o cinismo? Qualunque cosa noi si possa pensare riguardo il dibattito sul 2012, per me è chiaro che ci troviamo ad un punto di svolta nella storia umana. La nostra relazione con il fragile ecosistema planetario sta rapidamente diventando insostenibile. Un terzo di tutte le specie sul pianeta negli ultimi cento anni sono state portate all’estinzione e chiedersi se la specie umana sarà la prossima ad estinguersi, è una domanda che sorge inevitabile.

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2012 Paradossalmente, molte situazioni pertinenti al 2012 rappresentano l’ultima grande speranza per l’umanità, la speranza che alcuni grandi eventi cosmici, l’intervento extraterrestre o un misterioso cambiamento di coscienza, improvvisamente ci strappino dal pozzo nero che noi stessi abbiamo stupidamente creato, per portarci in un’Età dell’Oro d’illuminazione, sostenibilità ecologica e pace. Senza dubbio a molti di noi piace crederlo. Ma sono questi esclusivamente desidéri o esistono basi reali per queste grandi speranze? Esiste un meccanismo reale che potrebbe generare questa trasformazione profonda nella coscienza collettiva?

su ricerche scientifiche attuali, profezie antiche ed intuizioni mistiche della realtà. Per aiutare a creare un contesto al nostro viaggio, vorrei proporre due assiomi:

Sento profondamente che ci troviamo all’apice di una trasformazione evolutiva; credo esista uno speciale meccanismo che sta guidando questo processo e che ora cercherò di spiegare. Vorrei tuttavia mettervi in guardia contro la tentazione di voler far per forza coincidere tutto ciò con delle date specifiche del tempo lineare.

I salti quantici sono la fondamentale chiave di lettura per comprendere come funziona il nostro universo. Come illustrato dall’astrofisico Paul LaViolette nella sua “teoria di una creazione initerrotta”, l’universo non è stato creato da un unico “Big Bang” iniziale ma, attraverso esplosioni periodiche d’attività intensa, continua a generare nuova energia, nuova materia e nuovi potenziali all’interno dei centri delle galassie.

Ciò che sto per descrivere si basa

1) Come affermano i mistici di ogni epoca, esiste una forza unificata intelligente che ha dato forma al nostro viaggio spirituale attraverso le Ere, un’intelligenza che non è separata da ciò che noi siamo. 2) All’interno di questo processo evolutivo esistono cicli ben precisi e prevedibili caratterizzati da lunghissimi periodi di cambiamento graduale seguiti da improvvisi salti quantici. Eccoci quindi attualmente all’apice di un importante salto quantico.


Possiamo considerare queste esplosioni come il battito del cuore galattico composto da energia cosmica ad alta frequenza e da raggi gamma. E’ un battito che si espande in onde concentriche di creazione attraverso le galassie. E’ dimostrato che nella nostra stessa galassia tali “superonde galattiche” attraversano ciclicamente il nostro sistema solare ogni 10.000 – 14.000 anni.

sono diventati sempre più forti in modo esponenziale e gli scienziati ci dicono che forse si sta avvicinando il momento in cui il campo magnetico terrestre potrebbe improvvisamente collassare ed invertirsi, come normalmente accade periodicamente.

Passando attraverso il sistema solare, le superonde galattiche avviano cicli corrispondenti di attività solari. Gli scienziati affermano che in questo momento il ciclo solare sta sperimentando un picco in grado di generare i più grandi brillamenti solari ed espulsioni di massa coronale degli ultimi 12.000 anni. Questo ciclo a lungo termine di attività solare è direttamente collegato al campo magnetico della Terra. L’aumento graduale dell’attività solare negli ultimi 12.000 anni è coinciso con il declino del campo magnetico terrestre, accompagnato dalle oscillazioni degli assi nord e sud magnetici terrestri. Questi spostamenti durante le ultime decadi

Tutta la vita sulla Terra è direttamente interconnessa attraverso i campi magnetici. Una trasformazione di tali campi causa cambiamenti nei nostri corpi fisici ed una trasformazione dei nostri stati di coscienza emozionali, mentali e spirituali. Uno spostamento all’interno del campo magnetico terrestre porta trasformazioni estreme e grandi cambiamenti nella no-

stra esperienza e percezione della realtà, con il corrispettivo crollo dei vecchi sistemi e delle strutture dell’identità. Gli scienziati, basandosi sullo studio dei campioni di ghiaccio, ci dicono che l’inversione della polarità magnetica in realtà tende ad accadere repentinamente, molto velocemente, generalmente nell’arco di pochi giorni, se non addirittura poche ore. Una volta che lo spostamento ha raggiunto il suo punto critico, avviene un’improvviso collasso e l’inversione dell’asse magnetico terrestre. Da una prospettiva leggermente diversa, anche molte profezie dei nativi di ogni parte del mondo parlano di un tempo di grande purificazione e cambiamento, un tempo di trasformazione in una Nuova Era di coscienza espansa. Don Alejandro Cirillo è un sacerdote maya, capo del Cocilio degli Anziani Maya, residente negli altopiani del Guatemala. Durante una mia recente visita, Don Alejandro condivise con il nostro


dante i tre giorni di buio, o l’alba di una nuova luce, fosse lo stesso fenomeno dell’inversione dei poli magnetici e racchiudesse la chiave per una comprensione più profonda della trasformazione evolutiva in arrivo?

gruppo l’informazione che nel suo lignaggio esistono tredici profezie riguardanti il “cambiamento delle Ere”. La tredicesima ed ultima profezia riguarda i tre giorni di buio. “Quando vi troverete a passare attraverso questi ‘tre giorni’ - enfatizzò - sappiate che il tempo del passaggio è vicino. Quello non sarà il momento di avere paura, ma di celebrare”. Don Alejandro ci disse che questo è il momento che stavamo aspettando da lunghissimo tempo e lo denominò “Anno Zero”. Sarà il tempo dell’inizio di una nuova Era di pace ed armonia con le forze della Terra, caratterizzato da una coscienza galattica. Tuttavia notammo che non aveva parlato di date specifiche. Come avviene per il parto, la natura ha i suoi cicli che possono differire dalle date prefissate che invece noi imponiamo al processo. “Sappiamo però per certo che il momento è vicino – ci disse – e che la caduta delle vecchie identità è parte integrante del processo di rinascita”. Anche il calendario indù parla di quattro stadi da attraversare durante il nostro viaggio lungo le Ere galattiche che partono dall’Età dell’Oro e, muovendosi lungo una spirale discendente, raggiungono periodi sempre più bui. La cosa interessante è che, mentre la discesa dalla luce all’oscurità è un processo graduale, il ritorno dalle tenebre alla luce accade all’improvviso. Credo che molti eventi futuri profetizzati nelle antiche profezie siano basati su una conoscenza dei cicli naturali e le memorie del passato. E se la profezia riguar-

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La nostra percezione della realtà è collegata al modo in cui il nostro sistema nervoso è cablato con i corpi sottili d’esistenza, i quali sono biologicamente connessi con i nostri codici genetici. Nel momento dell’inversione magnetica avviene un collasso temporaneo degli scudi magnetici della Terra; questo permette ad un’enorme quantità di radiazioni cosmiche di entrare nell’atmosfera terrestre. Normalmente tali radiazioni sarebbero altamente dannose alla sopravvivenza fisica. Tuttavia durante questi tre giorni di buio è come se entrassimo in uno stato di sogno nel quale ai nostri corpi fisici, emozionali e mentali, viene permesso di passare attraverso un profondo ri-orientamento d’identità e di coscienza. Come il bruco si chiude nel bozzolo, le radiazioni cosmiche in aumento inizieranno un processo di mutazione e metamorfosi in una nuova specie umana che alcuni chiamano uomo luminoso, o umano divino. In realtà questo processo di mutazione non è confinato esclusivamente agli esseri umani ed i biologi stanno ora cominciando a capire che la Terra è un’unica rete di vita interconnessa e che i cicli d’inversione magnetica del passato sono direttamente associati al salto evolutivo e alle mutazioni che avvengono adesso su tutto il pianeta. L’inversione magnetica è l’evento

che oggi conduce alla trasformazione di coscienza sulla Terra e nel sistema solare. Avevo già detto che esiste un’intelligenza presente all’interno di questo processo evolutivo e che noi non ne siamo separati. Questa comprensione ha delle profonde implicazioni per il nostro viaggio verso l’anno zero. Siamo osservatori passivi, vittime di ciò che potrebbe essere facilmente percepita come una spaventosa catena di eventi, oppure possiamo plasmare coscientemente gli eventi secondo una visione superiore della verità? In realtà, in quanto ad esseri che esistono sia all’interno che al di là della creazione, ci è dato il potere di camminare fra i mondi co-creando nuove dimensioni di realtà più grandi di quanto riusciamo ad immaginare! Traduzione dall’inglese Barbara aurelsai Lucini L’ultimo libro di Kiara “ILAHINUR, il Risveglio dell’Umano Divino”, edito dalla Quantic Publishing (www. quanticpublishing.com), fornisce ulteriori dettagli e documentazioni riguardo questo viaggio di risveglio planetario. Videointervista di Kiara Windrider riguardo le superonde galattiche, la discesa sovramentale, la trasformazione planetaria, il 2012, il Calendario Maya e Ilahinur, girato di fronte alla Grande Piramide, in Egitto, dal produttore Ahmet Yazman: http://www.youtube.com/watch?v =cXGGPeN9EWg&list=UUBKymawo Of9QwMG1r9yr47Q&index=3&featu re=plcp


ILAHINUR, 2012 E IL RISVEGLIO COLLETTIVO Stiamo entrando in quel tempo di trasformazione epocale descritto dai mistici e dai profeti di ogni tempo. E’ un momento d’intensa purificazione e grande trasformazione che porta a cambiamenti planetari e sociopolitici, oltre all’esperienza dello stato di coscienza multidimensionale. A mano a mano che ci avviciniamo al solstizio d’inverno del 2012, sono in molti a sentire che quello potrebbe essere un portale fra i due mondi, l’inizio di una nuova specie umana ed il momento del completo risveglio delle dimensioni creatrici all’interno dei campi della materia. Qualunque sia il nostro grado di comprensione di questo tempo di trasformazione, è necessario ricordare di non essere soltanto degli osservatori passivi, ma dei partecipanti attivi in questo processo di rinascita. E’ possibile espandere la nostra prospettiva tanto da trasformare la paura in estasi ed il caos in potere? Come possiamo costruire un ponte fra l’aspetto umano e l’aspetto divino del nostro essere di modo da poter intenzionalmente co-creare una nuova Terra? Questi sono gli argomenti dei quali parleremo prima di sperimentare l’iniziazione ad un campo morfogenetico ascensionale chiamato “Ilahinur” appartenente alla tradizione della scuola misterica, una tecnica pratica che permette di fonderci con il nostro Corpo di Luce e di creare un accesso diretto alla frequenze multidimensionali della guarigione, del risveglio e di manifestare il nostro straordinario destino sulla Terra. Workshop Ilahinur è il nome di un campo universale di “Luce Divina”, una tecnica semplice tuttavia molto profonda per fondersi con il Sé Superiore. Durante il seminario impareremo ad accedere a queste energie attraverso la comprensione della fisiologia cerebrale e la psicologia dell’anima. Apprenderemo anche a condividere questa tecnica con gli altri al fine di integrare nel corpo fisico queste frequenze superiori di Luce. Date - Bolzano, 12 Giugno 2012 – dalle 19.00 alle 23.00 Prenotazioni: Laura 328. 27.56.138 – laura.sabbadin3@gmail.com - Milano, 16 Giugno 2012 – dalle 10.00 alle 18.30 Prenotazioni: MariaPia 339. 64.75.171 – mariapiazandegiacomo@ali ce.it - Torino, 17 Giugno 2012 – dalle 10.00 alle 18.30 Prenotazioni: Isetta 339. 52.90.183 – isi_red@hotmail.com - Torino, 18 Giungo 2012 – dalle 19.00 alle 23.00 Prenotazioni Isetta o Carla 338. 84.37.355 – ilgiardinodellavita@libero.it - Bologna, 21 Giugno 2012 – dalle 19.00 alle 23.00 Prenotazioni: Tiziana 348. 52.63.048 – centroastrologico.bo@tiscali.it - Pisa, 29 Giugno 2012 – dalle 19.00 alle 23.00 Prenotazioni: Federico 328. 79.67.852 – info@hilos.co A tutti i partecipanti, compresa nel prezzo, verrà data una copia del nuovo libro di Kiara: “ILAHINUR, il Risveglio dell’Umano Divino”, Edizioni Quantic Publishing


Giovanni Francesco Carpeoro

LA CROCE parte terza

LE TEORIE DI GUENON

Guenon Renè

Guenon, che abbiamo più volte indicato nella prima parte di questa trattazione come l’autentico antesignano degli studi simbolici e tradizionali, ha considerato l’importanza del simbolo della croce al punto di dedicare al medesimo uno studio unitario. Già nell’introduzione vengono posti i fondamenti tipici dell’analisi guenoniana. L’affermazione dell’origine precristiana del simbolo, che peraltro ci trova perfettamente

d’accordo, è immediatamente seguita dall’osservazione critica, ricorrente nell’autore in oggetto, dello smarrimento, anche all’interno della tradizione cristiana a noi pervenuta, del significato del tutto intrinseco ed essenziale della croce. Il cristianesimo stesso, in ogni caso, almeno nel suo aspetto esteriore più conosciuto, sembra avere alquanto perso di vista il carattere simbolico della croce, per limitarsi a considerarla soltanto come segno tangibile di un avvenimento storico; in realtà, questi due modi di vedere non si escludono affatto, anzi il secondo non è, in certo qual modo, che una conseguenza del primo; ma ciò è talmente estraneo alla mentalità della maggior parte dei nostri contemporanei che, per evitare malintesi, è utile parlarne più diffusamente. La spiegazione della non contraddittorietà del senso storico rispetto al nucleo esoterico del simbolo è, per l’autore in oggetto, derivante da quella legge di corrispondenza che è il fondamento di ogni simbolismo e in virtù della quale qualsiasi

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cosa - che come tale procede da un principio metafisico da cui la sua realtà unicamente dipende - traduce o esprime, a suo modo e secondo il suo ordine di esistenza, questo principio, sicché da un ordine all’altro tutte le cose si concatenano e si corrispondono per concorrere all’armonia universale e totale, la quale, nella molteplicità della manifestazione, è come un riflesso della stessa unità principiale. Ed è proprio la storia precristiana del simbolo che ad avviso di Guenon genera, anche sotto il profilo storico, oltre che simbolico, lo schema del Cristo sulla Croce. Se Cristo è morto sulla croce, è proprio, si può ben dirlo, per il valore simbolico che la croce ha in se stessa e che le è sempre stato riconosciuto in tutte le tradizioni; ed è per ciò che, senza volerne sminuire il significato storico, si può considerarla come una semplice derivazione da questo stesso valore simbolico. Questa ed altre considerazioni di Guenon sono in effetti dirette a respingere tutte le interpretazioni


strettamente naturalistiche o materialistiche dell’origine di qualunque simbolo, croce compresa. Ciò non è totalmente in contrasto con la definizione del simbolo che noi abbiamo dato nella parte precedente di rappresentazione di un evento fisico o metafisico primordiale. In effetti Guenon sembra voglia sempre e comunque attribuire esclusivamente una origine divina e metafisica a tutti i simboli, e che sia tale origine di tale natura a configurare poi gli eventi storici e fisici che lo schema rappresentativo riproducono come necessità per il loro stesso verificarsi. A tale impostazione è anche possibile aderire, a condizione che si accetti un’accezione omniestensiva del termine metafisico, purché non si abbia la pretesa di far scaturire da essa una definizione del simbolo per come si manifesta nella nostra dimensione, che pragmaticamente debba prestarsi a tutte le sue successive analisi e classificazioni. Successivamente il grande simbolista francese introduce le varie analisi della croce, tutte caratterizzate dalla specularità archetipica. La realizzazione dell’Uomo Universale viene

simboleggiata dalla maggior parte delle dottrine tradizionali con un segno che è dappertutto il medesimo, poiché come abbiamo detto dall’inizio, è di quelli che si ricollegano alla Tradizione primordiale: si tratta del segno della croce, che rappresenta perfettamente il modo in cui viene raggiunta tale realizzazione, mediante la comunione perfetta della totalità degli stati dell’essere, ordinati gerarchicamente in armonia e conformità, nell’espansione integrale, secondo i due sensi dell’ampiezza e dell’esaltazione. Il senso orizzontale rappresenta quindi l’ampiezza, cioè l’estensione totale dell’individualità assunta come base della realizzazione, estensione che consiste nello sviluppo indefinito di un insieme di possibilità soggette a condizioni particolari di manifestazione; nel caso dell’essere umano, sia ben chiaro, questa estensione non si limita affatto alla parte corporea della individualità, ma dell’individualità comprende tutte le modalità, essendo lo stato corporeo una di esse… Il senso verticale rappresenta la gerarchia

– anch’essa a maggior ragione indefinita – degli stati multipli, ognuno dei quali, considerato nella sua integralità, rappresenta un insieme di possibilità corrispondente a uno dei tanti mondi o gradi che sono compresi nella sintesi totale dell’Uomo universale… In questa rappresentazione della croce, l’espansione orizzontale corrisponde dunque all’indefinità di modalità possibili di un determinato stato d’essere considerato integralmente, mentre la sovrapposizione verticale corrisponde alla serie indefinita degli stati dell’essere totale. Ampiezza ed Esaltazione, orizzontalità e verticalità sono le specularità tipiche della croce e, tramite le loro dinamiche, la croce descrive l’evoluzione di tutte le manifestazioni possibili. Ma proprio questa portata dimensionale non può per Guenon consentire interpretazioni del simbolo che ne limitino l’origine e l’essenza stessa ad ipotesi naturalistiche o meccanicistiche: Certi scrittori occidentali, dalle


pretese più o meno iniziatiche, hanno voluto attribuire alla croce un significato esclusivamente astronomico, sostenendo che essa è un simbolo della congiunzione cruciale che l’ellittica forma con l’equatore, nonché un’immagine degli equinozi, quando il sole, nel suo percorso annuale, occupa successivamente questi due punti… Le due frasi citate, anche se interpretate correttamente, contengono pur sempre un errore: infatti, in primo luogo l’ellittica e l’equatore non formano una croce perché questi due piani non si intersecano ad angolo retto; in secondo luogo i due punti equinoziali sono congiunti evidentemente da una sola linea retta, per cui ne risulta ancor meno la croce. In realtà sì tratta di considerare, nel primo caso, il piano dell’equatore e l’asse che, congiungendo i poli, è perpendicolare a tale piano; e, nel secondo, le due linee che congiungono rispettivamente i due punti solstiziali e i due punti equinoziali; otteniamo così quella che può essere definita una croce verticale nel primo caso, e una croce orizzontale nel secondo. L’insieme di queste due croci, aventi lo stesso centro, forma la croce a tre dimensioni, le cui braccia sono orientate secondo le sei direzioni dello spazio; queste corrispondono ai sei punti cardinali, i quali, unitamente al centro, formano il settenario. In un altro studio abbiamo avuto occasione di segnalare l’importanza attribuita dalle dottrine orientali a queste sette regioni dello spazio, e la loro corrispondenza con certi periodi ciclici… Lo stesso simbolismo si trova anche nella Kabbalah ebraica, in cui si parla del palazzo santo o palazzo interiore situato

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appunto al centro delle sei direzioni dello spazio. Le tre lettere del nome divino Jehovah, mediante la loro sestupla permutazione secondo queste sei direzioni, indicano l’immanenza di Dio in seno al mondo, cioè la manifestazione del Logos al centro di tutte le cose, nel punto primordiale di cui le estensioni indefinite non sono che l’espansione o lo sviluppo: Egli formò dal Thohu (il vuoto) qualche cosa, e fece di ciò che non era ciò che è. Egli intagliò delle grandi colonne nell’etere inafferrabile… Egli riflette, e la parola (Memra) produsse ogni oggetto e ogni cosa con il suo Nome Uno… Il punto primordiale da cui viene proferita la parola divina, si sviluppa, come abbiamo detto, non solo nello spazio, ma anche nel tempo; è il centro del mondo sotto tutti gli aspetti, cioè è ugualmente al centro degli spazi e al centro dei tempi. Tutto ciò, se inteso alla lettera, riguarda evidentemente soltanto il nostro mondo, l’unico le cui condizioni di esistenza siano direttamente esprimibili in linguaggio umano: infatti soltanto il mondo sensibile è soggetto allo spazio e al tempo. Ma, poiché in realtà si tratta del Centro di tutti i mondi, si può passare all’ordine soprasensibile effettuando una trasposizione

analogica, in cui lo spazio e il tempo non mantengono che un significato puramente simbolico… Il punto è effettivamente il simbolo dell’unità; è l’origine dell’estensione, la quale esiste solo in virtù del suo irraggiamento (il vuoto anteriore non è che una pura virtualità), ma non diventa comprensibile se non quando esso stesso si situa nell’estensione, di cui diviene allora il centro, come spiegheremo più esaurientemente in seguito. L’emanazione della luce, che conferisce all’estensione la sua realtà, facendo del vuoto qualche cosa, e di ciò che non era ciò che è, è una espansione successiva alla concentrazione: sono queste le due fasi di inspirazione e di espirazione di cui si parla tanto spesso nella dottrina indù, la seconda delle quali corrisponde alla produzione del mondo manifestato; si noti, a questo proposito, l’analogia con il movimento del cuore e con la circolazione del sangue nell’essere vivente. Così Guenon esplica, ma non troppo come suo costume, la vera vocazione simbolica della croce, che di seguito verrà anche da parte nostra esposta per quanto attenga alle nostre convinzioni: rappresentare un universo di quelli possibili nel suo centro-principio e nelle sue espansioni bidimensionali oppure tridimensionali. Il simbolismo delle direzioni dello spazio è precisamente quello che ci troveremo ad applicare in tutto ciò che segue, sia dal punto di vista macrocosmico, come nel brano citato, sia dal punto di vista microcosmico. La croce a tre dimensioni forma, in linguaggio geometrico, un sistema di coordinate al quale può essere riferito tutto lo spazio; e lo spazio sarà preso qui a simbolo dell’insieme di tutte le possibilità, sia di un essere


rentemente aggiungiamo noi) contrastanti. Per riferirsi alla croce come unione dei complementari egli precisa:

Purusha e Prakriti particolare che dell’Esistenza universale. Questo sistema è costituito da tre assi, uno verticale e due orizzontali, che sono tre diametri perpendicolari di una sfera indefinita, e che, anche indipendentemente da qualsiasi considerazione astronomica, si possono considerare orientati verso i sei punti carenali: nel testo già citato di Clemente d’Alessandria, l’alto e il

Clemente d’Alessandria

basso corrispondono rispettivamente allo zenit e al nadir, la destra e la sinistra al sud e al nord, l’avanti e il dietro all’est e all’ovest; ciò può giustificarsi mediante le indicazioni concordanti che si incontrano in quasi tutte le tradizioni. Si può anche dire che l’asse verticale è l’asse polare, cioè la linea fissa che congiunge i due poli, intorno alla quale tutte le cose compiono la loro rotazione; è dunque l’asse principale, mentre i due assi orizzontali non sono che secondari e relativi. Uno di questi due assi orizzontali, quello nord-sud, può anche dirsi asse solstiziale, mentre l’altro, quello est-ovest, può dirsi asse equinoziale: siamo dunque ricondotti al punto di vista astronomico, in virtù di una certa corrispondenza tra i punti cardinali e le fasi del ciclo annuale, corrispondenza la cui esposizione completa ci condurrebbe troppo lontano e che, inoltre, non presenta ora un particolare interesse: senza dubbio essa troverà un posto più adatto in un altro studio. La croce è allo stesso tempo visione congiunta di aspetti complementari, ma anche assorbimento di manifestazioni (forse solo appa-

è sufficiente considerare la croce, come si fa di solito, nella sua forma a due dimensioni… Stabilito questo, nella linea verticale si può vedere la rappresentazione del principio attivo, e in quella orizzontale la rappresentazione del principio passivo; tali principi, per analogia con l’ordine umano, vengono rispettivamente designati come maschile e femminile; considerati invece nel loro significato più esteso, cioè in relazione a tutto l’insieme della manifestazione universale, essi sono o principi ai quali la dottrina indù dà i nomi di Purusha e Prakriti… l’asse verticale che lega insieme tutti gli stati dell’essere attraversandoli nei loro centri rispettivi, è il luogo di manifestazione di quella che la tradizione estremoorientale chiama attività del cielo, cioè l’esatto equivalente della attività non agente di Purusha, in virtù della quale vengono determinate in Prakriti, le produzioni corrispondenti a tutte le possibilità di manifestazione. Quanto al piano orizzontale, vedremo che esso costituisce un piano di riflessione, raffigurato simbolicamente come la superficie delle acque, le quali acque, com’è noto, in tutte le tradizioni sono un simbolo di Prakriti o della passività universale… Da questo punto di vista l’androgino primordiale, di cui parlano tutte le tradizioni, dovrà dunque essere considerato come frutto dell’unione dei complementari… Dai complementari ai contrari, che sono per Guenon due concetti solo apparentemente diversi: … in questo caso si può dire che l’opposizione corrisponde ad un punto di vista inferiore o più superficiale, mentre il complementarismo, in cui, per così dire, si concilia e si risolve questa opposizione, equivale, proprio per questa ragione, a una visione elevata o più profonda, come abbiamo già spiegato altrove. L’unità principale implica infatti che non vi siano opposizioni irriducibili; quindi, se è vero che l’opposizione tra due termini


può esistere effettivamente nelle apparenze e possedere una realtà relativa a un certo livello di esistenza, questa opposizione deve dileguarsi come tale e risolversi armonicamente, per sintesi o per integrazione, quando si passi ad un livello superiore… Lo stesso complementarismo, che è ancora dualità, deve a un certo momento dissolversi di fronte all’unità, laddove i suoi due termini vengono in qualche modo a equilibrarsi e a neutralizzarsi, unendosi fino a fondersi indissolubilmente nell’indifferenziazione primordiale… Il centro della croce è quindi il punto in cui si conciliano e si risolvono tutte le opposizioni: in esso si conclude la sintesi di tutti i termini contrari che, per la verità, sono tali soltanto se giudicati dagli angoli visuali esteriori e particolari della conoscenza in modo distintivo. Nella prosecuzione dell’opera citata Guenon sviluppa la portata simbolica della croce come l’albero della vita ed il suo rapporto con l’altro aspetto dell’albero della conoscenza, altrimenti detto albero del bene e del male, ed altre correlazioni che non essendo questa opera una monografia sul simbolo in esame, sarebbe fuori luogo riportare in questa sede. Rimandiamo volentieri quindi alla integrale lettura del testo, lettura medesima che non ci stancheremo mai di suggerire a chi desideri approfondire ulteriormente e specificamente l’argomento.

Conclusioni finali Dall’analisi da noi effettuata della croce sotto il profilo storico, dalla pratica dei gromatici, dalle considerazioni di Cartesio e Guenon emerge una caratteristica ricorrente del simbolo che può essere considerata la sua essenza e, per certi aspetti, la sua missione La croce ricerca o stabilisce il centro, nascosto o indefinito, partendo dalle sue (del centro s’intende) emanazioni, le rette. Partire dalle manifestazioni visibili per giungere al principio invisibile è un percorso tipicamente umano, inverso a quello tutto divino della Creazione, laddove da un Principio invisibile si siano diramate le manifestazioni visibili. Stabilire il centro quindi, e ciò offre e rafforza una visione illuminante della presenza e della missione della croce nel simbolismo cristiano, laddove proprio la crocefissione del Cristo diviene il momento fondamentale del percorso del credente. Ma il rapporto tra la croce e il centro, anche come inizio, è anche la chiave di decodificazione della pianta delle chiese gotiche, cattedrali, abbaziali che assume la forma di una croce latina stesa al suolo. E per gli alchimisti la croce è il gero-

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glifico alchemico del crogiuolo, un tempo chiamato cruzol, crucibile e croiset (nel tardo latino, crucibulum, crogiuolo, ha per radice crux, crucis, croce). Il rapporto di analogia tra il crogiuolo degli alchimisti e la croce cristiana è evidente: nel crogiuolo la materia prima, come Cristo, soffre (la Passione) e muore per risuscitare trasmutata. Nel simbolismo della nostra matematica la croce assume due valenze: perpendicolare esprime l’addizione, obliqua la moltiplicazione. Quest’ultima operazione è quella stabilita e indicata da Dio nella Bibbia per l’evoluzione della razza umana ad Adamo


ed Eva: crescete e moltiplicatevi, e in quanto simbolo dell’evoluzione dell’umanità e non della divinità viene dall’apostolo Andrea, fratello di Pietro, richiesta, in luogo di quella verticale, per il suo supplizio. Quella verticale, quindi l’addizione, rimane esclusivamente prerogativa del figlio di Dio, cioè il Cristo, in quanto specificamente correlata alla creazione. Tanto la croce verticale che quella obliqua descrivono il Tutto che promana dal centro, ma le assi perpendicolari della prima emanano dal centro perché poste da chi ha creato, come analogicamente rappresentato dagli antichi gromatici, nel disegno del piano agricolo o urbano tramite la tracciatura del cardo e del decumeno, mentre le assi diagonali della seconda rappresentano la evoluzione, o moltiplicazione, del creato. È forse per questo motivo che nella modulistica e negli attuali questionari il modo per marcare positivamente le risposte scelte alle domande poste è quello di tracciare una croce obliqua all’interno del quadrato, laddove quest’ultimo è la delimitazione dello spazio posto, preesistente al simbolo tracciato che, ancora una volta, indica il centro di quello spazio congiungendone

i vertici. Quindi, oltre alla specularità verticale/orizzontale, riferita al piano cartesiano ed alle ulteriori specularità derivate dalla attribuzione di valori positivi e negatici alle due rette in funzione della loro intersezione che le trasforma in semirette, esiste una specularità strutturale e essenziale della croce fondata sulla distinzione del centro da ciò che lo circonda, o meglio dall’inizio e da ciò che ne deriva. Tale ultimo aspetto è la vera essenza del simbolo, il suo aspetto rappresentativo più importante.

d’Alveidre e di Sotto le Piramidi di Andrew Collins. È stato direttore delle riviste mensili PC Magazine, HERA e I Misteri di HERA. Il suo sito personale: www. carpeoro.com. Delle sue pubblicazioni ricordiamo: Il volo del pellicano (Bevivino, 2007), Labirinti (Bevivino, 2008) e...

Il re cristiano Bevivino, 2010

Biografia : Giovanni Francesco Carpeoro Nato a Cosenza nel 1958. Si tra- sferisce a Milano e si laurea in giurisprudenza presso l’ Univer- sità Cattolica per poi svolgere per trent’anni la professione di avvocato. Ha cura- to per Acacia Edizioni l’edizione italiana de L’Arche- ometro di Alexandre Saint’Yves


E.P.A.S. MISSIONE

GHOST HUNTING Con immenso piacere vedo nascere questa collaborazione tra il nostro gruppo e questa splendida e interessante rivista, lo scopo di questa iniziativa è quello di introdurre al mondo del paranormale il lettori interessati che si si affacciano per la prima volta a questi fenomeni, e di interloquire con quelli che già si interessano di questo. Lo faremo proponendo articoli e discussioni su questo tema, approfondendo di volta in volta un argomento, ma l’intenzione primaria è quella di interagire con voi, e lo faremo rispondendo ad ogni vostro quesito, o discussione che potrete rivolgere a noi trasmettendo alla redazione i vostri interrogativi, che saranno immediatamente a noi girati per le risposte, potrete inoltre sottoporci foto o filmati che ritenete meritino un approfondimento ed un analisi dal punto di vista paranormale o ufologico, nonchè segnalarci ogni tipo di fenomeno strano a cui avete assistito, siamo a vostra completa disposizione per ogni dubbio o indagine da effettuare nel campo.

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Il gruppo è formato da Cindy Pavan , Massimiliano Maresca, entrambi provenienti dall’esperienza con un altro team di cui Max era coofondatore, su Italia 1 con le prime serie di MISTERO, Brenna Freitas, Pippo Ferrara, Alessandro Tomasetto. un team ben assortito di appassionati che nella vita opera in settori diversi e che si ritrova al sabato pieni di entusiasmo e voglia di fare, per svolgere indagini sui fenomeni paranormali con la speranza di trovare prove certe sull’eterno interrogativo “ cosa c’è dopo la morte ?”

re eventuali elementi audio E.V.P. (Electronic voice phenomena). un geofono utilizzato in geologia , è un sensore atto a rilevare movimenti del suolo o onde sismiche. L’elemento sensibile è simile ad un microfono, capace però di rilevare frequenze molto basse, anche di pochi Hertz e di trasformare il segnale rilevato in impulso elettrico, questo ci permette di rilevare eventuali movimenti che fanno vibrare anche in modo impercettibile il suolo.. Una volta sistemato il tutto si avviano le registrazioni, l’indagine è partita.

Le nostre ricerche hanno come scopo primario analizzare l’ambiente in cui investighiamo e cercare di dare una spiegazione prima di tutto scientifica e terrena agli eventuali fenomeni che si manifestano, seguendo uno schema ben preciso, si comincia con un sopralluogo nella location interessata, dopodichè montiamo le attrezzature fisse composte da un DVR con 8 telecamere fisse all’infrarosso per registrare e riprendere da varie angolature tutte le fasi dell’indagine anche in condizione di buio, un microfono panoramico molto sensibile per acquisi-

Mentre gli strumenti fissi registrano autonomamente, il gruppo comincia a muoversi, diviso in squadre , muniti di videocamere con visione notturna, reflex digitali, rilevatori di campi magnetici, e registratore di suoni E.V.P. Si gira in lungo e in largo il luogo cercando di stabilire un contatto con eventuali entità presenti , e raccogliere più materiale possibile , che nei giorni seguenti verrà analizzato e previa autorizzazione del proprietario, pubblicato sul nostro sito www.europenapas.it....e sulla nostra pagina Facebook. Il materiale proveniente da tutte le indagini viene


Da sempre l’uomo sente il bisogno di comunicare con gli spiriti dei trapassati, sia per ristabilire un contatto con le persone care che ci hanno lasciato, che per capire cosa ci aspetta dopo la vita terrena.

archiviato in files specifici e conservato nei nostri archivi. LO SPIRITISMO Tra i fenomeni Paranormali, quello che ha da sempre più incuriosito l’uomo è l’apparizione o il contatto con un’entità. Da sempre l’uomo sente il bisogno di comunicare con gli spiriti dei trapassati, sia per ristabilire un contatto con le persone care che ci hanno lasciato, che per capire cosa ci aspetta dopo la vita terrena. Diverse furono le tecniche di comunicazione che si succedettero nell’antichità, fino ad arrivare

allo spriritismo come dottrina vera e propria, ad opera delle sorelle Fox. Nel 1848 le due sorelle Kate e Margaret Fox vivevano a New york in una casa situata ad Hydesville, insieme ai genitori. La casa aveva la fama di essere stregata. Alla fine di marzo di quell’anno, la famiglia Fox fu testimone di inspiegabili fenomeni: colpi nei muri e rumore di mobili spostati cominciarono a farsi udire all’improvviso. Credettero che un’entità volesse comunicare con loro. La notte del 31 marzo, Kate pensò di instaurare un contatto con il presunto spirito autore dei rumori, e lo invitò ripetere lo schiocco delle sue dita; l’esperimento sembrò funzionare, Kate ebbe un riscontro. Quindi le sorelle gli chiesero di battere tanti colpi quanti erano gli anni della loro età e, anche in questo caso,

il presunto spirito fece quanto richiesto. Chiamarono i vicini a testimoniare quell’evento, e nei giorni successivi venne sviluppata una sorta di codice di comunicazione, in cui i battiti erano utilizzati per rispondere “sì” e “no”, o per indicare precise lettere dell’alfabeto. Le ragazze inizialmente chiamarono il presunto spirito “Mr.Splitfoot” (Signor Piede-Biforcuto, un nomignolo per indicare il Diavolo), ma in seguito la presunta entità avrebbe dichiarato di essere lo spirito di un venditore ambulante di nome Charles B. Rosma, che sarebbe stato ucciso in quella casa cinque anni prima e poi sepolto nella cantina. Tuttavia non si riuscì mai a identificare alcuna persona scomparsa che portasse il nome di Charles B. Rosma, né fu trovato alcun corpo sepolto in cantina. Kate e Margaret furono dunque mandate nella vicina cittadina di Rochester, Kate presso la sorella Leah e Margaret presso il fratello David, ma il fenomeno dei colpi le


accompagnò. Amy e Isaac Post, una coppia amici di lunga data della famiglia Fox, invitarono le sorelle nella loro casa di Rochester. Convinti della genuinità del fenomeno, i Post si adoperarono per diffonderne la notizia presso i loro conoscenti quaccheri, che furono il primo nucleo del movimento spiritista. Le sorelle Fox divennero presto famose e iniziarono a tenere sedute pubbliche a New York, attirando tra il pubblico personaggi di spicco come William Cullen Bryant, George Bancroft, James Fenimore Cooper, Nathaniel Parker Willis, Horace Greeley, Sojourner Truth e William Lloyd Garrison, noti negli ambienti aristocratici. Il clamore da esse suscitato incoraggiò anche persone che presero a imitarle, o che fino ad allora non avevano osato rendere pubbliche le loro capacità di comunicare con il mondo degli spiriti, dando così il via alla dottrina dello spiritismo negli Stati Uniti; il fenomeno si diffuse presto anche negli altri paesi di lingua inglese. Sia Kate che Margaret divennero medium di fama, tenendo sedute spiritiche per tantissime persone interessate a tali fenomeni o semplicemente curiose. Queste prime sedute avevano un carattere frivolo, e il maggior interesse da parte del pubblico consisteva nell’informarsi su situazioni amorose personali o su altri banali interrogativi. Tuttavia l’importanza

William Crookers

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della comunicazione con i defunti divenne ben presto evidente: Horace Greeley, importante editore e uomo politico, divenne una sorta di mentore per le ragazze, introducendole presso gli ambienti delle classi sociali più elevate. Dopo la morte del primo marito, Leah sposò un banchiere di successo di Wall Street. Nel 1852 Margaret incontrò Elisha Kane, l’esploratore dell’Artico. Elisha era convinto che Margaret e Kate fossero succubi della sorella Leah, che cercava di approfittare di loro per trarne profitto e cercò di tirare fuori Margaret dalle loro attività. I due si sposarono e Margaret si convertì al cattolicesimo, ma alla morte del marito tornò prontamente alle attività medianiche. Nel 1876 raggiunse la sorella Kate, che nel frattempo si era trasferita in Inghilterra fin dal 1871. L’attività delle sorelle riprese come una sorta di missione, per cui tenevano sedute solo per persone di spicco che accettavano in cambio di far pubblicare i loro nomi in qualità di testimoni dei fenomeni spiritici cui avevano assistito. Nel 1872 Kate sposò H. D. Jencken, un avvocato di Londra e appassionato spiritista, con cui ebbe due figli prima della morte di lui, avvenuta nel 1881. Kate aveva fama di essere una medium potente, capace non solo di evocare “raps”, i famosi colpi che si udivano, ma anche fenomeni quali luci spiritiche, scrittura diretta, la materializzazione di ectoplasmi e il movimento di oggetti a distanza. Tra il 1871 e il 1874 era stata una dei tre medium esaminati dal famoso scienziato William Crookes, chimico e fisico britannico e presidente della Society for Psychical Research dal 1896 al 1897 che attestò la genuinità dei fenomeni prodotti dalla donna e sottolineò la potenza delle capacità di Kate rispetto a quelle della maggioranza dei suoi colleghi. Nel corso degli anni Margaret e Kate, a causa del loro carattere molto libertino, avevano sviluppato un serio problema con l’alcol. Intorno al 1888 furono coinvolte in una disputa che le vedeva unite contro la sorella Leah e altri leader spiritisti, i quali ritenevano che Kate, a causa del suo problema d’alcolismo, non fosse in grado di accudire i suoi figli adeguatamente. Nel frattempo Margaret, che stava meditando un

ritorno al cattolicesimo, iniziò a convincersi sempre più che i suoi poteri fossero di origine diabolica. Desiderose di danneggiare il più possibilela la sorella Leah, Kate e Margaret si recarono a New York, dove un reporter aveva loro proposto una ricompensa di 1.500 dollari in cambio della verità circa i loro metodi e l’esclusiva sulla storia. Margaret fece una pubblica apparizione, in presenza della sorella Kate, alla New York Academy of Music il 21 ottobre 1888, dichiarando che tutta la storia era una truffa. Davanti a un pubblico di 2000 persone Margaret mostrò come riusciva a produrre ad arte dei colpi che potevano udirsi in tutto il teatro facendo schioccare le articolazioni delle dita dei piedi: i dottori presenti in platea salirono sul palco per sincerarsi della veridicità di quanto affermato. Margaret raccontò la sua versione circa l’origine del fenomeno dei battiti in una confessione firmata, che fu pubblicata sul New York World il 21 ottobre 1888. Questa fu la spiegazione data circa i fatti accaduti ad Hydesville: “Quando la sera andavamo a letto legavamo una mela a uno spago, quindi la tiravamo su e giù facendole colpire il pavimento oppure lasciandola cadere per terra, causando uno strano rumore ogni volta che rimbalzava. Fu questo che nostra madre sentì per un certo periodo di tempo. Non capiva cosa stesse succedendo e non sospettava che noi potessimo essere autrici di un tale imbroglio, data la nostra giovane età”. “Loro [i vicini] erano convinti che qualcuno fosse stato assassinato in quella casa. Ci chiesero di domandarlo agli spiriti e noi battevamo un colpo se la risposta dello spirito era “sì”, non tre colpi come facemmo in seguito. Essi conclusero che l’omicidio doveva essere stato commesso in quella casa. Passarono al setaccio l’intera campagna circostante alla ricerca dei nomi dei precedenti proprietari. Alla fine trovarono un uomo di nome Bell e affermarono che quel povero innocente aveva commesso un assassinio in quella casa, e che i rumori provenivano dallo spirito della vittima. Il povero signor Bell fu evitato e trattato come un assassino dall’intera comunità”. “Mrs Underhill, la mia sorella mag-


gnamenti, pubblicando a proprie spese “Il libro degli spiriti”, considerato il testo base dello spiritismo, che ottenne subito un enorme successo. Nel 1861 pubblicò quindi “Il libro dei medium”, dove descrisse i vari tipi di facoltà medianiche e i metodi per dar modo a chiunque di dialogare con gli spiriti ed apprendere la dottrina direttamente da essi. Questo scatenò immediatamente la reazione degli ecclesiastici cattolici, i quali iniziarono una durissima repressione in tutta Europa, mettendo all’indice i libri di Kardec e vietando categoricamente ogni tipo di pratica spiritica. Si arrivò persino a bruciare in piazza a Barcellona i libri di Kardec, considerandoli opera diabolica. Una specie di moderna Inquisizione.

giore, portò me e Katie a Rochester. Fu là che scoprimmo un nuovo modo per far risuonare dei colpi. Mia sorella Katie fu la prima a notare che muovendo le dita poteva produrre certi suoni attraverso le nocche e le articolazioni, e che lo stesso effetto poteva essere ottenuto tramite le dita dei piedi. Una volta scoperto che potevamo creare dei battiti con i piedi, prima con uno poi con entrambi, ci allenammo fino a che fummo in grado di farlo facilmente quando la stanza era buia. Come accade per molte cose inspiegabili, è sorprendente quanto esse siano semplici una volta chiarito il mistero. I battiti sono semplicemente il frutto di un perfetto controllo dei muscoli della gamba al di sotto del ginocchio, muscoli che governano i tendini del piede e che permettono un movimento delle dita dei piedi e delle ossa della caviglia che generalmente non è noto. Tale perfetto controllo è possibile solo quando si prende un bambino in tenera età e gli si insegna con cura e costanza ad esercitare quei muscoli, che negli anni successivi si irrigidiscono... Questa, dunque, è la semplice spiegazione dell’intero metodo usato per generare colpi e battiti”. “Molte persone, quando sentono i battiti, immaginano immediatamente che gli spiriti li stiano toccando. È un’illusione molto comune. Alcune persone molto facoltose vennero a trovarmi alcuni anni or sono, quando

abitavo sulla 42°Strada, e produssi qualche battito per loro. Feci battere lo spirito sulla sedia e una delle signore gridò: “Sento che lo spirito mi sta toccando sulla spalla!”. Naturalmente era pura immaginazione”. Quella dello schioccare delle articolazioni era una delle teorie preferite degli scettici, avanzata fin dal 1851. Gli spiritisti che avevano familiarità con la larga varietà di battiti prodotti durante le sedute delle sorelle Fox, battiti che per di più provenivano da vari punti della stanza, non furono tanto colpiti dalla spiegazione addotta da Margaret circa l’origine dei rumori quanto dalla dichiarazione di creare battiti di proposito, che creò grande delusione e sospetto tra coloro che avevano seguito le pratiche delle sorelle. Nel novembre del 1889, Margaret si pentì di quello che aveva fatto e cercò di ritrattare la confessione. Nel giro di cinque anni entrambe le sorelle morirono, in povertà ed evitate dagli amici di un tempo. Furono seppellite in tombe destinate agli indigenti. Dopo la morte delle sorelle Fox il fenomeno continuò ad essere studiato, e da li a poco l’interesse si diffuse in tutto il mondo; i gruppi di appassionati si moltiplicarono. Dopo le sorelle Fox, Allan Kardec fu il primo ad indagare in modo sistematico i fenomeni spiritici; dopo anni di ricerche si convinse della loro realtà e iniziò a divulgarne gli inse-

Kardec continuò a scrivere e pubblicò altri 3 volumi: “Il Vangelo secondo gli spiriti”, “Il cielo e l’Inferno” (La Giustizia Divina secondo gli spiriti) e “La Genesi” (Miracoli e premonizioni secondo gli spiriti). Dopo la pubblicazione di questi testi sorsero migliaia di centri spiritici in tutto il mondo, nonostante la repressione cattolica, e in particolare in Brasile, dove lo spiritismo si integrò facilmente con la cultura e la tradizione locali. Nel 1870 lo spiritismo contava già 10 milioni di seguaci, che diventarono oltre 15 milioni nel 1890. Dopo Kardec, l’elaborazione della dottrina spiritista fu continuata dall’ing. Gabriel Delanne e da Ernesto Bozzano negli aspetti scientifici, e da Leon Denis e Chico Xavier negli aspetti filosofici. Secondo numerosi studiosi di parapsicologia lo spiritismo è una scienza, in quanto gli esperimenti

A. Kardec


sarebbero condotti con metodo scientifico e in quanto le ricerche vorrebbero dimostrare che il manifestarsi dei fenomeni sia una conferma delle teoria della vita oltre la vita, un’evoluzione della nostra anima dopo il trapasso. Per la comunità scientifica lo spiritismo invece non può essere assolutamente considerato una scienza, poiché non c’è alcuna prova certa e nessuna pubblicazione scientifica o sperimentazione che attesti la veridicità del fenomeni; ogni volta che gli scettici hanno effettuato esperimenti, nessun fenomeno è stato osservato. Gli stessi parapsicolgi hanno ammesso la difficoltà di fare accettare le loro ricerche alla comunità scientifica. Ancora oggi ci sono prosecutori della dottrina di Allan Kardec: l’Unione Spiritica Italiana (USI), presieduta da Regina Piccoli, è membro del Consiglio Spiritista Internazionale (CSI) ‒ istituto mondiale che racchiude le associazioni rappresentative dei movimenti spiritici nazionali ‒ fondato il 28 novembre 1992 a Madrid (Spagna). Il CSI pone le basi delle sue attività nella dottrina spiritica codificata da Allan Kardec nelle sue opere. L’USI, fondata nel 2009, è l’organo promotore e coordinatore dello spiritismo in Italia. Le sue finalità sono: la promozione dell’unione fraterna tra i gruppi presenti in Italia; l’impegno per l’unificazione del movimento spiritista locale e mondiale; la promozione dello studio e la diffusione della dottrina spiritica nei suoi tre aspetti ‒ scientifico, filosofico e religioso ‒ e l’esercizio della carità materiale e morale. Oltre ai gruppi affiliati, di cui si danno sopra i riferimenti, ci sono altri centri spiritisti non affiliati: il Nucleo Spiritista Allan Kardec di Milano, il Gruppo di Studi Spiritici MEIMEI di Monza e il Gruppo di Roma Allan Kardec. Il Centro Italiano Studi Spiritici Allan Kardec nasce ufficialmente nel 1992 dall’esperienza dei sei membri fondatori che, in seguito a un’attività ufficiosa iniziata nel 1990 ‒ peraltro a sua volta erede di precedenti interessi in comune nei confronti dello spiritismo ‒ si organizzano nella forma attua-

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le dopo l’incontro con l’Union Spirite Française di Lione – centro con il quale la collaborazione prosegue anche ai giorni nostri – e diventano membri fondatori del Consejo Espirita Internacional (Consiglio Spiritico Internazionale), la maggiore organizzazione spiritista del mondo, che riunisce trentadue federazioni nazionali kardeciste, fra cui la FEB brasiliana. Attualmente, i gruppi precedentemente collegati al Centro Italiano Studi Spiritici Allan Kardec di Aosta, Lecco, Milano, Peschiera del Garda (Verona), Roma e Treviso sono tutti affiliati all’USI (Unione Spiritica Italiana), insieme ad altri. La dottrina è rigorosamente kardecista, secondo la presentazione sistematica di Adolfo Bezerra de Menezes, noto anche come “il Kardec brasiliano”. Lo spiritismo è definito come l’insieme dei princìpi rivelati nelle opere di Allan Kardec, che costituiscono una vera e propria “codificazione spiritica”. È una scienza, ma rivela anche la verità sulla religione. Lo spiritismo, così inteso, insegna l’esistenza di un Dio creatore, che oltre alla Terra ha creato il mondo spirituale, dimora degli spiriti, e numerosi altri mondi nell’universo. L’uomo è uno spirito incarnato in un corpo materiale attraverso il legame costituito da un corpo semi-materiale chiamato perispirito. Gli spiriti, creati semplici e ignoranti, si evolvono di reincarnazione in reincarnazione, tante volte quante sono necessarie al loro perfezionamento. Possono non progredire, ma non regrediscono mai: nella scuola del pedagogo Kardec è prevista la bocciatura e la ripetizione di una classe, mai il ritorno alla classe precedente. Uno dei motti dello spiritismo kardecista, forse il più importante, è: “Nascere, morire, rinascere ancora e sempre progredire. Tale è la legge”. A seconda del loro grado di evoluzione gli spiriti si distinguono in puri, buoni e imperfetti: tutti comunicano con noi, ma gli spiriti imperfetti possono indurci al male. L’uomo deve rispettare la Legge di Dio, che è stata rivelata nel modo più puro da Gesù Cristo, che è la guida e il modello per tutta l’umanità. I suoi insegnamenti sono però stati travisati dalle Chiese, e i messaggi degli spiriti puri che parlano attraverso le opere di Kardec sono oggi necessari per interpretarli correttamente. Non esiste

un culto esteriore, perché Dio – che desidera le nostre preghiere – “deve essere adorato in spirito e verità”: una differenza con le “Chiese” spiritiche che derivano dal movimento anglo-americano. La medianità è una facoltà che molti hanno già al momento della nascita a prescindere dalle idee che svilupperanno successivamente, ma può essere chiamata “medianità spiritica” solo quando è esercitata in conformità ai princìpi dello spiritismo kardecista e della morale cristiana, così come è ricostruita nelle opere di Kardec. LA PARAPSICOLOGIA La parapsicologia o metapsichica è la disciplina che studia con metodi scientifici tre categorie di fenomeni anomali: poteri pschici, l’ interazione tra mente e materia e la sopravvivenza dell’anima alla morte La parapsicologia quindi non studia tutti i fenomeni paranormali, nonostante si occupi di fenomeni specific inerenti a processi estranei alle comuni leggi fisiche e alle esperienze sensoriali, ma comunque attribuibili alla psiche dell’uomo. Alcune organizzazioni mondiali , come l’Associazione Parapsicologica (Parapsychological Association, Inc.), sostengono l’esistenza di talune forme di abilità psichiche paranormali in base ai risultati dei loro test. La comunità scientifica tuttavia non ritiene provata l’esistenza di fenomeni paranormali Oggetto di critica sono sia i metodi utilizzati negli studi, sia i risultati ottenuti e la considera una pseudoscienza vista la mancanza, in più di un secolo di ricerche, di alcun tipo di prova oggettivamente verificabile circa l’e-


sistenza dei fenomeni paranormali . ll termine parapsicologia fu coniato intorno al 1889 dallo psicologo Max Dessoir e fu poi adottato da J.B. Rhine nel 1930 Il termine deriva dal greco παρά (para) e psicologia I parapsicologi chiamano i fenomeni psichici oggetto della loro ricerca con il termine “Psi. Il filosofo e psicologo americano William James (1842-1910) fu tra i primi a effettuare ricerche nel campo della parapsicologia Nel 1882 venne fondata a Londra la Society for Psychical Research (SPR). L’ istituzione di questa società fu il primo passo che gli scienziati fecero per organizzarsi al fine di investigare sui fenomeni paranormali. I primi associati furono filosofi, studenti, scienziati, educatori e politici .L’SPR distinse i propri studi in diverse aree: telepatia, ipnosi, apparazioni, e spiritismo. Uno dei primi lavori svolti dall’SPR fu il “censimento delle allucinazioni” volto a ricercare esperienze di apparizioni e allucinazioni in persone sane prive di problemi psichici. Tale ricerca fu il primo tentativo di dare una valutazione statistica dei fenomeni paranormali; la successiva pubblicazione del rapporto, nel 1886, Phantasms of the Living costituisce ancora oggi un fonte importante per la ricerca parapsicologica. L’SPR fu l’inizio di una nuova era per lo studio, altre associazioni sorsero in altri paese europei e negli Stati Uniti d’America verso la fine del XIX secolo. Nel 1885 a New York City nacque l’American Society for Psychical Research (ASPR) soprattutto grazie al supporto dello psicologo William James . Oggi sia la SPR che la ASPR continuano i loro studi su fenomeni psi. Il fine della SPR è dichiarato in ogni numero del proprio giornale: esaminare senza pregiudizio e con spirito scientifico quelle facoltà dell’uomo, reali o supposte, che appaiono ine-

spicabili a qualsiasi spiegazione razionale .

mote viewing) per utilizzarlo nelle sue ricerche psi nel 1974 .

Nel 1911 la Stanford University divenne il primo istituto accademico negli Stati Uniti a studiare la percezione extrasensoriale (ESP) e la psicocinesi in laboratorio. I lavori erano guidati dallo psicologo J. E. Coover. Nel 1930 la Duke University divenne la seconda maggiore università al mondo che indagava criticamente i presunti fenomeni ESP e la psicocinesi. Sotto la guida dello psicologo William McDougall e con l’aiuto di altri come Karl Zener, Joseph B. Rhine, and Louisa E. Rhine e utilizzando dei volontari scelti tra gli studenti, il laboratorio divenne operativo. Al contrario del tradizionale approccio della ricerca psichica che generalmente richiedeva “prove qualitative” per i fenomeni paranormali, gli esperimenti alla Duke University puntarono alla ricerca “quantitativa”, usando un approccio statistico con le carte Zener e i dadi. Conseguenza di questi esperimenti alla Duke fu che tale tipo di metodo fu adottato in larga parte del mondo da chi indagava i fenomeni paranormali , e tuttora ancora usato.

In quegli anni l’interesse per la Parapsicologia ebbe il suo culmine , anche gli accademici che non si occupavano di parapsicologia sembravano ottimisti sulle ricerche che si stavano conducendo. Nel 1979 un sondaggio tra più di 1100 professori universitari negli Stati Uniti mise in luce come solo il 2% degli psicologi ritenesse la percezione extrasensoriale impossibile. Una più alta percentuale (34%) riteneva che i fenomeni ESP fossero già provati o che comunque fosse possibile provarli. In un’altra area di studio la percentuale fu perfino più alta: il 55% di coloro che si occupavano di scienze naturali, il 66% di coloro che si occupavano di scienze sociali (esclusi gli psicologi) e il 77% degli insegnanti d’arte e di materie umanistiche riteneva che fosse utile compiere ricerche sull’ESP. All’inizio degli anni ottanta la Parapsychological Association affermò di avere ricercatori affiliati in più di trenta Stati. Inoltre, analoghe ricerche erano condotte da ricercatori non affiliati alla PA nell’europa dell’est e in Unione Sovietica.

Negli anni settanta nacquero altre importanti organizzazioni: l’Academy of Religion and Psychical Research, l’Institute of Noetic Sciences (1973), la International Kirlian Research Association (1975), e il Princeton Engineering Anomalies Research Laboratory (1979), lo Stanford Research Institute (SRI). Lo psichiatra Ian Stevenson condusse gran parte delle proprie ricerche sulla reincarnazione durante questi anni. Lo psicologo Thelma Moss impiego molto del suo tempo nello studio dell’effetto Kirlian nel laboratorio parapsicologico di UCLA. Il direttore dell’American Society for Psychical Research, Karlis Osis, condusse esperimenti sulle esperienze extracorporee e sui viaggi astrali. Il fisico Russell Targ coniò il termine “visualizzazione remota” (re-

Dagli anni settanta in poi l’interesse per le ricerche parapsicologiche è andata via via scemando. Le prime ricerche furono considerate inconcludenti Alcuni effetti che sembravano essere paranormali, ad esempio l’effetto Kirlian, scomparvero quando furono testati sotto stretto controllo, lasciando quindi queste ricerche ad un punto morto. Molti laboratori di ricerca statunitensi furono chiusi, citando come ragione la mancanza di accettazione da parte della scienza e lasciando così la ricerca parapsicologica confinata nelle istituzioni private . Due università negli Stati Uniti hanno ancora dei laboratori per la parapsicologia: il dipartimento per gli studi percettivi, che è una unità del dipartimento di medicina psichiatrica dell’università della Virginia, studia la possibilità di una permanenza del conscio dopo la morte del corpo; il laboratorio Veritas dell’Università dell’Arizona conduce ricerche sui medium. La Gran Bretagna è


leader in europa nella ricerca parapsicologica con privati che hanno fondato laboratori all’interno della Università di Edimburgo, della Universita di Northampton, e della Liverpool Hope University. Indagine al Castello di Vezio Domenica 29 gennaio 2012 , appuntamento a Lecco per poi procedere insieme alla volta di Perledo dove ci aspetta il Castello di Vezio, inizia così la prima indagine dell’ E.P.A.S. e con essa la nostra attività. L’emozione è tanta e la voglia di fare ancora di più, Arriviamo all’ingresso del castello dopo un’interminabile salita con l’auto, tornante dopo tornante, un’impresa titanica con le strade scivolose per la neve gelata e l’angolo strettissimo delle curve. Finalmente ci fermiamo in uno spiazzo dal quale proseguiamo a piedi per le viuzze del paesino che trasuda storia da tutti i muri, il castello ospitò Teodolinda, regina dei Longobardi, che qui trascorse i suoi ultimi anni di vita , la leggenda narra che la regina si aggiri ancora tra queste mura. Dopo un breve sopralluogo decidiamo di non montare le telecamere fisse per ovvie ragioni, sia per la difficoltà di trovare un allacciamento alla rete elettrica e sia per le condizioni del terreno, coperto di neve e quindi a rischio di folgorazione, la prima regola che vige nelle nostre indagini è proprio la nostra sicurezza. Decidiamo quindi di usare le video camere portatili solamente ,quindi consumata una veloce cena in una trattoria vicina, iniziamo l’indagine. Ci dividiamo come sempre in 2 gruppi e con macchine fotografiche dogitali e videocamere si inizia a scattare foto e riprendere immagini del sito. Aggirandoci dentro il perimetro delle mura di cinta , tra i fantasmi di gesso sparsi nell’area circostante , arriviamo vicino alla torre, qui il primo segnale, il rilevatore di campi magnetici K2 si accende e per 2 volte arriva a fondo scala, poi più nulla, è comunque sufficiente per dimostrarci che qualcosa è successo, una qualche forma di energia è stata rilevata dallo strumento, quindi concentriamo le ricerche in quella zona. Scattiamo centinaia di

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foto e in una di queste Cindy , nel rivedere l’immagine notò qualcosa di strano, di anomalo. Fotografando una parete interna delle mura di cinta, ad occhio nudo non notò nulla, ma quando rivide lo scatto sul display della fotocamera si vede una forma che ricorda una figura antropomorfa e che sembra indossare un’armatura, altri scatti eseguiti nella serata mostrano piccole nubi di quello che sembra essere fumo, da premettere che la serata era limpidissima e quindi non vi era possibilità alcuna di banchi di nebbia e non c’erano fonti di calore che potessero creare fuoriuscita di vapore o altro. Da alcuni scatti eseguiti sui muri perimetrali risaltano delle figure che sembrano volti

, alcuni molto chiari e marcati, pareidolia ? Normalmente si tende a minimizzare il fenomeno dei volti con questa spiegazione. La pareidolia è la tendenza a interpretare secondo schemi noti forme casuali ed indistinte. In particolare le nostre menti sono “programmate” per vedere volti e forme umane, ma alle volte sono così netti e chiari che questa soluzione sembra non reggere. Durante l’indagine più volte abbiamo dovuto sostituire le batterie delle macchine fotografiche e delle videocamere, nonostante fossero nuove o appena ricaricate, secondo una teoria, le entità per manifestarsi hanno bisogno di forti quantità di energia, assorbendola quindi oltre che dallìambiente, an-


che dagli accumulatori delle apparecchiature. Intorno alla mezzanotte mentre io e Cindy camminavamo lungo un vialetto con il K2 in cerca di un segnale, avvertiamo chiaramente uno scalpiccio come di passi alle nostre spalle, ci fermiano e ci giriamo di scatto , ma nulla, niente si mostra alla nostra vista e il rumore cessa, aspettiamo fermi qualche secondo e il rumore si ripresenta, e sembra passarci a lato, come se qualcuno ci sorpassasse, ma anche stavolta non vediamo nulla. Continuiamo a cercare altri segnali o cogliere qualcosa con gli strumenti, ma più nulla. Dopo un po concludiamo l’indagine. Raccogliamo tutti i nostri strumenti e torniamo a casa. Nei giorni successivi, analizziamo il materiale raccolto, ma niente di anomalo oltre alle cose già descritte, risulta dal materiale video e fofografico raccolto quella sera. In conclusione possiamo dire che sicuramente l’esperienza è stata entusiasmante già per il solo fatto di essere stati in un luogo così interessante per i trascorsi storici, alcune anomalie sono state riscontrate, attenzione parliamo di anomalie, non diciamo di aver trovato prove certe dell’esistenza di fantasmi, quello che abbiamo riscontrato, non sono certezze, dopo aver valutato le cose e cercato di trovare per ognuno di questi avvenimenti, una spiegazione scientifica razionale, non avendone trovate le cataloghiamo come Anomalie. Poi sta ad ognuno di voi leggendo quanto da noi riportato e guardando le foto a suggerirci una personale interpretazione o spiegazione e infine trarre conclusioni. Noi intanto ricarichiamo le batterie delle attrezzature, riavvolgiamo i cavi e ci prepariamo per un’altra indagine che senzaltro ci coinvolgerà emotivamente e fisicamente, alla ricerca di una prova che possa affermare l’esistenza dei fenomeni paranormali in maniera inconfutabile e ci possa confermare che qualcosa sopravvive alla nostra morte. Pippo Ferrara per EPAS


Michele Proclamato: È uno scrittore, simbolista, che vive all’Aquila. Conduce una rubrica dedicata ai Crop Circles ed ha pubblicato numerosi articoli sulla rivista Hera, Misteri di Hera, Totem, Scienza e Conoscenza. Sono in uscita alcuni suoi articoli per Vivere lo Yoga e il Ria. È collaboratore di diversi siti telematici quali: Il Portale del Mistero, Stazione Celeste, Paleoseti, Cropcircle Connector, Altrogiornale, Riflessioni, Ufo network, Nonsiamosoli, Esonet. Il suo sito è: www.micheleproclamato.it. Tra i suoi libri ricordiamo: Il segreto delle tre ottave dai rosoni di Collemaggio ai cerchi nel grano alla ricerca delle leggi dell’universo (Melchisedek, 2007), Il genio sonico. La scoperta incredibile che lega ogni opera di Leonardo, ad un codice divino (Melchisedek, 2008), L’ ottava. La scienza degli dei (Melchisedek, 2008), La storia millenaria dei cerchi nel grano (Melchisedek, 2009), Quando le stelle fanno l’amore. Ossia: la teoria eterica del tutto (Melchisedek, 2010)

Osservo. E mi emoziono. Mi emoziono perché posso percepire la bellezza. E’ presente in me, come in tutti noi, spesso… sicuramente per decisione divina. E l’uomo sa, a volte, come potervi accedere. Da millenni stilla gocce divine di Creazione, osservando la natura, cogliendo la sua essenza. E quando lo fa e ci riesce, per un attimo, anche se infinitesimale, assomiglia a “LUI”, a Dio. Respiro con calma e guardo ancora, e ciò che vedo è Rikka, il primo, il più antico degli stili Ikebana. E so di essere di fronte ad un sunto floreale fatto di tecnica, arte e spiritualità. Provo gioia.

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FONDAMENTALI di

IKEBANA Gioia nel percepire il senso altissimo della bellezza riposta nella creazione attraverso un’opera umana, frutto di un lunghissimo percorso meditativo. La mente lentamente cede il suo scettro. E finalmente il cuore mi spinge verso il non tempo, il non spazio, dove finito e infinito si fondono, dove un lacrima, un amore, un sogno sono, valgono e durano allo stesso modo. In quel luogo, l’uomo è! E percepisce la sua grandezza infinitesimale. Poi chiudo gli occhi, ritorno in me e sento. Sento una voglia fortissima di far intuire a tutti come anche l’Ikebana, insieme ad una moltitudine di arti marziali e scienze mediche orientali, altro non è che il meraviglioso lascito di un sapere senza tempo e paternità. Conosco quel sapere.

Io lo amo. So cosa è stato capace di fare. So cosa potrebbe ancora fare e fa. Lo schema costruttivo fondante del Rikka sarà sufficiente per mostrare il suo potere. I suoi 3 rami principali e 4 secondari, chiaro riferimento al Settenario, avvolti da un contesto ternario di foglie e fiori è più che sufficiente per condurvi con me, in un mondo in cui dire Ikebana


in che cosa consisterà la contaminatio. Ebbene l’anatomia su cui opera il Para-Tan non sarà quella occidentale ma, come nel caso dello Yoga, altra. Per la precisione, quella geometricamente rappresentata dalla simbologia dello Shri Yantra. Shri Yantra inteso come il simbolo divino, responsabile della macro- come della micro-creazione.

IKEBANA - RIKKA

Infatti l’operazione avverrà distendendo supino il “paziente”, mentre i mantra verranno emessi come se fra il maestro e lui ci fosse lo scheletro geometrico sopra illustrato. Lo stesso risulterà costituito, ad una attenta visione, da 4 triangoli (maggiori) intrecciati. Di conseguenza, dire Para-Tan vorrà dire: ZODIACO di DENDERA

vuol dire anche: YOGA Non credo infatti che molti abbiano notato come l’anatomia sottile dello Yoga (“Oriente”, Melchisedek Edizioni), esattamente come il Rikka, sia sostanzialmente costituita da 3 gruppi di Nadi (canali) attraverso i quali scorrono 4 tipi di energie, confluenti nel Prana. Energia destinata ad essere “filtrata” e purificata a livello non solo fisico, ma anche emotivo, da 7 Chakra preposti ad una vera e propria ascesi cromatico-spirituale.

Chakra da millenni identificati da una simbologia triangolare. Di conseguenza, dire Yoga vorrà PARA-TAN Shri Yantra E’ il Para-Tan, una delle tantissime arti curative orientali in grado di intervenire fisicamente sul nostro corpo, professando ed ottenendo risultati curativi attraverso l’uso del suono. Suono inteso come mantra emessi dal Maestro preposto all’opera. Ma in questo caso vi chiederete

Si, perché lo Zodiaco Egizio più famoso al mondo, oggi al Louvre, da ben duemila anni ci mostra una visione sferica della nostra galassia, compresa da 12 esseri i quali, con le loro immense braccia, sostengono, come Atlanti, pianeti, stelle e galassie. Eppure anche gli egizi si sono sentiti in dovere di suddividere i 12 in: 4 donne, 4 uomini (Neter) e altri 4 uomini. Totale: 3 gruppi di 4 esseri. Mi dovrete quindi concedere come attraverso un simile compendio stellare sia possibile parlare del:


TEOREMA di PITAGORA Nel caso specifico ciò che in Egitto erano 12 esseri responsabili della Via Lattea, nelle mani del Chiomato di Samo, diventeranno un teorema in cui i cateti di un triangolo saranno i responsabili della nascita delle aree dei quadrati costruiti sugli stessi. Se poi a ciò vorremo aggiungere che il mondo della matematica tutto è poggiante su tale fondamentale, credo che l’opinione sull’intervallo di Quarta (così i 3\4 vengono definiti in campo musicale) possa finalmente poggiare su una certa ufficialità.

Ufficialità che per secoli, sempre grazie a Pitagora, insegnò le 7 Arti Liberali suddividendole in (3) Trivium e (4) Quadrivium, tanto da trasformare il fondamentale teorema in: LA DIVINA COMMEDIA Fu nel 1304 grande la premura del “Divino Dante”, posta nel dividere la sua opera in 3 parti (InfernoPurgatorio e Paradiso) ripartite in 33 canti ciascuna, con un’eccezione sola, riconosciuta per l’Inferno, preceduto da un proemio. Il grande Alighieri, su cui moltissimo potrei aggiungere, suddivise quindi la sua “commedia” in rispettivamente: 34, 33, 33 canti. Non credo sia difficilissimo notare come quello che definirei il “nostro “ intervallo in questo caso sia stato ripetuto non una ma 2 volte. Sarà sufficiente sommare quante volte il 3 appare nei due canti rimanenti per osservare i 3\4 nell’inferno e 4\3 nel Purgatorio-Paradiso. Una specularità pregna di signifi-

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cati.

Le Idee

Allora lasciate che la Divina Commedia diventi un opera pittorica... divina.

Le Vestigia delle Idee

IL CENACOLO Non fu certo il caso che spinse il grande Leonardo a suddividere gli Apostoli nella “sua” Ultima Cena in 4 gruppi da 3.

Le Ombre delle Idee Il tutto percepibile attraverso 4 elementi: I Sensi L’Immaginazione La Ragione

Tantomeno a ripetere la stessa suddivisione alle loro spalle. Considerato ciò, sarà possibile trasformare un’opera pittorica in una filosofia unica, se insegnata ai fini della comprensione della memoria non formale, ma immortale, come nel caso di:

GIORDANO BRUNO Era per Bruno estremamente chiaro come il Creato fosse suddivisibile in 3 parti, le seguenti:

La Memoria Non dovremo più stupirci quindi se sarà possibile trasformare la filosofia bruniana nella planimetria


della sontuosa dimora eretta a Uraniborg, in Svezia, dal più grande astronomo del passato: Ticho Brahe. Uraniborg

nare, a livello scientifico, la Legge di Rifrazione della Luce o legge del Seno. Nell’acqua l’angolo di rifrazione di un raggio di luce è pari a “4\3”;

dietro a 3 numeri elevati al quadrato. Può bastare? O devo parlare del metodo costruttivo del Palladio, del Triplice canone di Bach, di Dalì, Picasso, Escher, Newton, Tesla, Einstein? O vogliamo dissacrare ogni parvenza ufficiale fin qui faticosamente costruita attraverso uno dei tantissimi Cerchi nel Grano apparso negli ultimi anni, di cui considerano me essere un conoscitore, in quanto simbolista. Vogliamo farlo?

L’uomo dal naso d’oro, come Brahe passò alla storia dopo un duello giovanile in cui parte del suo naso, sostituito poi con protesi d’oro, venne immolato sull’altare dell’onore, non poté fare a meno di suddividere la sua tenuta in 4 zone triangolari. Lo stesso “vincolo” permise al padre del razionalismo di creare gli: ASSI CARTESIANI Vorrei citare un piccolo passo tratto dal “Discorso sul Metodo” dell’avvocato Descartes: “Giacché, per esempio, vedevo bene che, supposto un triangolo, era necessario che i suoi angoli fossero uguali a due retti; ma con questo non vedevo nulla che mi assicurasse dell’esistenza di qualche triangolo nel mondo. Mentre, tornando alla mia idea di un essere perfetto, trovavo che l’esistenza vi era compresa come è compreso nell’idea di un triangolo che i suoi angoli sono uguali a due retti, o in quella di una sfera che tutte le sue parti sono equidistanti dal centro, o anche con maggiore evidenza; e per conseguenza che Dio, che è questo essere perfetto, è o esiste, è almeno altrettanto certo quanto potrebbe esserlo una qualunque dimostrazione della geometria”.

Ecco qui: quest’evidenza gli permise, per la prima volta, di codificare il meccanismo fisico della nascita dell’arcobaleno. A questo punto credo mi possiate permettere quasi tutto, persino di trasformare la costante dell’Angolo di Rifrazione in un rebus matematico che per secoli ha sconvolto, e continua a farlo, il mondo della fisica e della matematica. Fu il principe dei matematici, contemporaneo di Renè, a schernire le più grandi menti con il suo Ultimo Teorema. Il magistrato Pierre de Fermat, aprendo le porte alla nascita del calcolo infinitesimale, alle equazioni modulari, e ad algoritmi di ogni natura, sentenziò di possedere una soluzione bellissima per la quale:

Cinquantamila metri quadri, forse più, senza strade di accesso, caratterizzati solo dai solchi dei trattori, dove 12 solidi appaiono secondo il “solito“ intervallo. Sconcertante? No, pura realtà! Come quando scientificamente ci siamo accorti di come geneticamente veniamo “costruiti”. Una realtà in cui 4 elementi chimici (Adenina, Tiamina, Citosina e Guanina), costituenti il nostro DNA, vengono letti dall’RNA il quale ne coglierà 3… per sessantaquattro volte. CONCLUSIONI - 3\4 è tutto

Chi codificò Dio per l’uomo dandoci il modo di creare tutto?

Assi responsabili oggi di invenzioni come il tom-tom, il fax, lo scanner.

Sostanzialmente Fermat affermava che non potevano esistere, nell’equazione riportata, soluzioni per numeri “finiti”, quando le potenze erano superiori alla “seconda”. Ma come suo solito, disponendo di poco spazio a margine delle sue letture, preferiva non lasciarci dimostrazione di ciò.

Ma se qualcuno non fosse ancora soddisfatto, sempre Cartesio utilizzò lo stesso intervallo per determi-

Peccato, nonostante Andrew Wills, oggi mi sarebbe piaciuto scoprire cosa si nasconde, veramente,

E so di aver reso felice un bambino

Da ciò sarà possibile evidenziare come due triangoli con 4 angoli retti saranno i veri predestinati a diventare Assi Cartesiani.

- Ikebana è tutto - Tutto è Dio

Ora posso riaprire gli occhi. Respiro con calma e guardo ancora, e ciò che vedo è Rikka, il primo, il più antico degli stili Ikebana.


IL GRANDE INGANNO DELLA

Vincenzo Di Gregorio

CHIESA CATTOLICA

Questo articolo non vuole essere un attacco alla Chiesa Cattolica, ma un tentativo di capire quanto vi siano al suo interno (oggi come allora) forte influenze economico/politico/finanziario che mal si accordano con la facciata spiritual/religiosa. Quando si parla di questi argomenti si glissa spesso ritenendo che in qualche maniera, l’uomo sia “peccatore” e quindi incline al male, e che non si debba guardare verso il basso, ma alzare gli occhi verso il cielo. Giusto e per molti versi condivisibile. Ma a volte è proprio guando si guarda da qualche altra parte che ..ti rubano il portafoglio. E poi...che l’uomo sia “fallace” lo si sa, ma certe “debolezze” che possiamo anche accettare dal singolo individuo, diventano pesanti come macigni quando chi le commette sono coloro che dicono di farlo in “nome di Dio”...e sappiamo che nella storia dell’uomo i peggiori crimini son stati commessi proprio al grido : “Dio lo vuole”. Per questo si è voluto cercare di capire cosa ci sta “dietro” a quell’organizzazione chiamata “Chiesa Cattolica”...iniziando dalle sue origine e ripercorrendo le tappe salienti della sua evoluzione storica. E’ noto che al suo interno vi siano ANCHE uomini Santi, Pii e pieni di

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entusiasmo. Ma proprio per quelle persone (poche o tante) che ancora credono in certi ideali, proprio per rispetto di coloro che han dato anche la propria vita per amore degli altri che si vuole far vedere come “altri” abbiano utilizzato il Potere a loro conferito per attività di... “altro tipo”. Cominciamo quindi...dalle “origini”. COSTANTINO IL GRANDE Tutti hanno sentito parlare di Costantino come “fondatore” della Chiesa Cattolica, o meglio del fatto che grazie a lui i cristiani, che sino a quel momento erano stati perseguitati e costretti a celebrare i loro riti nei sotterranei delle catacombe, finalmente furono in grado di uscire allo scoperto e la loro religione diventò addirittura la “religione dell’impero romano”. E’ sicuramente una storia a lieto fine... ma se fosse solo una STORIA? … E se non fosse vero? Se questa versione dei fatti ci è stata raccontata in maniera talmente distorta da essere esattamente

l’opposto di quello che effettivamente è successo a quei tempi? Iniziamo a studiare la figura di questo grande imperatore romano chiamato COSTANTINO. Flavio Valerio Aurelio Costantino, conosciuto anche come “Costantino il Grande” o “Costantino I”, nacque a Naissus il 27 febbraio 274 e morì a Nicomedia il 22 maggio 337. Fu imperatore romano dal 306 alla sua morte. Che non abbiano raccontato proprio tutta la verità su di lui comincia a venire in mente quando ci si accorge che Costantino è considerato santo e “simile agli apostoli” dalla Chiesa cristiana ortodossa e da alcune Chiese orientali cattoliche... eppure il suo nome non è presente nel Martyrologium Romanum, il catalogo ufficiale dei santi riconosciuti dalla Chiesa Cattolica. Come se la Chiesa Cattolica lo avesse fatto Santo in quanto “fondatore” della stessa, ma sapesse cose sul suo conto che gli hanno impedito di essere scritto nell’elenco dei santi “canonizzati”. Ma chi era VERAMENTE Costantino. Pur essendo un personaggio arcinoto, di lui si sa stranamente molto


poco. Le fonti primarie sulla vita di Costantino e le sue relative vicende da imperatore devono essere prese con le dovute cautele. Infatti gli storici più antichi che ci hanno tramandato la storia di Costantino lo hanno fatto influenzati dai propri rapporti con lui. Godendo della sua attiva “protezione”, hanno descritto le sue azioni in maniera “enfaticamente glorificatrice” (Eusebio di Cesarea, Lattanzio) o, per contro, da acerrimi nemici o semplicemente non “in linea” con la storiografia

Vi erano infatti diverse religioni diffuse a macchia d’olio in tutto l’impero, tra cui quella cristiana... forse quella col numero più esiguo di persone, in quanto Diocleziano aveva effettuato un’intensissima campagna di persecuzione, che si era rivelata molto efficace.

le due famiglie (almeno così credeva). La sera del suo arrivo in Germania Costantino uccide il padre e si fa eleggere dalle sue legioni come suo successore. In questo modo diventa uno dei “magnifici 4”.

Per la legislazione romana l’imperatore riuniva sia il potere politico che quello religioso. Costantino quindi decise di fondare una nuova religione in cui confluissero tutte quelle presenti allora, e per questo chiamò questa chiesa CATTOLICA, cioè universale.

Ne mancavano 3... ed uno di questi era proprio suo suocero Massimiano. Lo invita quindi a passare qualche giornata a mare, a Marsiglia. Quando arriva, lo fa dapprima imprigionare, e poi lo uccide.

Il Dio da adorare era ovviamente LUI!

Testa statua di costantino

Cerca, immediatamente dopo, di far uccidere il figlio, Massenzio, ma senza riuscirvi.

Per essere sicuro che la SUA chiesa avesse sèguito impose l’edificazione di chiese in tutte le parti del suo impero e assunse persone che obbligassero i fedeli a “cambiare” religione.

Massenzio fugge e subentra al ruolo del padre. Si concentra quindi sugli altri due, Massimino Daia e Licino, cognato di Massenzio.

Era figlio di Costanzo Cloro e della sua compagna Elena. Si conosce pochissimo della sua gioventù: perfino la sua data di nascita è incerta, mentre si ha una descrizione della sua statura, definita “imponente”, in grado di terrorizzare i suoi coetanei, ed era detto “Trachala” per il suo largo collo. L’impero romano a quei tempi era diviso in 4 parti e fu affidato a 2 imperatori e a 2 vice-imperatori o Cesari. Costantino era figlio di uno di questi 4 “capi” (il padre Costanzo Cloro abitava in Germania). Per evitare scherzi il Tetrarca “rivale” dell’impero d’oriente, con la scusa di fargli conoscere i lustri e gli sfarzi della sua corte, lo tenne praticamente prigioniero (come riscatto) per una quindicina d’anni. In questa gabbia dorata, ed al fine di consolidare le due famiglie, gli diede in sposa sua figlia, diventando suo suocero. Giunto alla maggiore età, con la scusa di andare a trovare suo padre, che non vedeva da molto tempo, si recò in Germania portandosi dietro la moglie. Il suocero glielo concesse in quanto ormai aveva legato stabilmente

Idea geniale: si allea con Licino fingendo di dargli il dominio di tutto l’oriente, e gli da in sposa sua figlia Costanza. Matrimonio celebrato a Milano (ritorneremo su questo punto, per chiarire meglio cosa avvenne a Milano in quell’occasione. Questa occasione di essere entrambi nella stessa città avrebbe indotto Costantino a promulgare il famoso ”editto di Milano”, che avrebbe riconosciuto la religione cristiana. Falso).

Prima di Costantino i simboli usati dai VERI cristiani erano: il Pavone, l’Ancora, il Pesce, ecc. E la croce? Aveva impostato la sua chiesa a Roma (dove vi è l’attuale Vaticano) esattamente come un tempio Greco, dotato sempre di una statua COLOSSALE all’ingresso che incutesse timore a chi entrava.

Licino quindi come da accordi sfida in battaglia e sconfigge Massimino Daia, che muore.

Ebbene Costantino volle strafare e si fece costruire una statua a sua immagine alta oltre 12 metri (testa e mano si possono ancora ammirare nei musei capitolini. Alte entrambe oltre 2 metri. (Come mostrato dalle foto allegate)

A questo punto rimanevano solo due rivali al potere ASSOLUTO: Licino e Massenzio, entrambi cognati. La lotta con Licino si protrasse dal 313 al 324, ed alla fine fu sconfitto a Crisopoli ed ucciso. Ne rimaneva solo UNO! E’ la battaglia decisiva quella nei pressi del ponte Milvio a Roma, il 28 ottobre del 312: la famosa battaglia dell’ IN HOC SIGNO VINCES. A quel punto Costantino diventa l’UNICO IMPERATORE dell’intero impero romano. Per arrivare a questa posizione c’erano voluti 18 anni di trattati, congiure, alleanze, matrimoni combinati e delitti familiari. Avendo finalmente riunito TUTTO il potere economico dell’impero romano in una sola persona (la sua) gli venne la felice idea di riunire anche l’intero potere “religioso” in una sola persona (la sua).

mano statua di costantino

imperante a quei tempi, come Zosimo e Ottato di Milevi.

Per dare maggiore solennità e credibilità fece inventare inni e musiche da essere suonate e cantate nelle varie processioni. Inni e musiche che inneggiavano la sua persona e di cui ci sono rimaste tracce.


Tralascio buona parte della sua rimanente vita per passare alla sua fine. Già mentre era sul letto di morte iniziò tra i suoi figli una lotta acerrima alla sua successione (talis pater-talis filii), che durò decine d’anni. In questo marasma di non regno, che fine fecero le chiese della sua nuova religione Cattolica? I capi di queste chiese si riunirono e studiarono la situazione che non era delle più felici... era morto il LORO DIO! Che cosa avrebbero fatto? Occorreva sostituire il Dio Costantino con un altro che potesse garantire che non morisse dopo 20 anni! Costantino aveva lasciato per il mantenimento delle sue chiese una cospicua eredità, ma si sarebbe presto esaurita. Quindi, si inventarono di sana pianta una specie di “TESTAMENTO DI COSTANTINO”.

Quindi tra la fine del ‘300 e gli inizi del ‘400 era necessario riuscire a capire in cosa dovesse credere questa religione. Vi furono diverse riunioni, e coloro che vi parteciparono furono denominati i “Padri fondatori” della chiesa cattolica. In quel periodo si decisero quali testi biblici accettare e quale escludere, e furono eliminati tutti quelli che davano di Gesù una versione “umana”, privilegiando quella DIVINA. Avevano bisogno di un dio da adorare, e non di un “martire”. Poiché una delle religioni più diffuse allora era l’Arianesimo col culto del dio Mitra (dio Sole), ebbene il nuovo dio ne ricalcò pedissequamente le gesta, come la nascita in una mangiatoia da una vergine il 25 dicembre. Tutto molto giusto... ma sarà vero? Consideriamo che la storia l’hanno scritta i vincitori. Non abbiamo testi contemporanei ai fatti, ma solo quelli che A POSTERIORI hanno ricostruito gli eventi dando una loro versione dei fatti. Da diversi anni stanno venendo alla luce scritti, reperti storici che mettono in discussione molte di queste certezze. Sulla religiosità di Costantino e la sua estraneità alla religione cristiana giova tenere conto di alcune cose: Costantino non volle MAI battezzarsi, e non lo fece neppure in punto di morte ( si conoscono ben 6 presunti battesimi di Costantino, tutti ovviamente non veri. Analizzati più avanti).

All’insaputa di tutti, sopratutto dei suoi veri eredi, fecero uscire una bella pergamena con tanto di firma “autografa” di Costantino in cui lui REGALAVA praticamente metà del suo impero alla sua Chiesa, che in questo modo si trovò a non avere più problemi economici da li ai successivi... 2000 anni! Questo testamento non fu messo in discussione al momento, ma da una sua rilettura storica in medioevo fu considerato la più clamorosa “truffa” perpetrata nella storia italiana (almeno solo per il valore economico del “furto”), ma ormai in quel periodo il potere della chiesa “cattolica” era “capillare”.

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Il famoso editto di Milano del febbraio 313, che sarebbe stato fatto da Licino e Costantino, non ha alcuna consistenza storica. L’editto fu emanato dal solo Licino e valeva solamente per l’Oriente, di cui Licino era uno dei due Cesari. L’Editto di Milano se lo inventarono alcuni secoli dopo gli storiografi cattolici, regalando a Costantino una benemerenza indebita ed immeritata. Costantino non fondò nessuna chiesa CRISTIANA, ma solo chiese destinate a diventare l’unica religione del mondo allora conosciuto, chiamata Cattolica (cioè universale). Questa chiesa era del tutto PAGANA ed il dio adorato era lui, il dio Sole - Costantino. L’attuale basilica di S. Giovanni in Luterano in Roma, quella di S. Pietro in Vaticano e tante altre erano TUTTE dedicate a Nostro Domine: Costantino. Costantino, come tutti i suoi predecessori, volle essere adorato pubblicamente nei Fori di tutte le più grandi città, nelle pubbliche vie ma

sopratutto all’interno delle sue chiese. L’abside di tutte le chiese da lui fondate era rigorosamente riservato a lui ed al suo trono, quando presenziava alle celebrazioni. Per tantissimo tempo quel luogo venne chiamato “Sancta Santorum”. Quando però lui non era presente veniva surrogato col nome di “Sancta Sedes”. Il vescovo ed il clero non potevano entrare nell’abside e prendervi posto. Essi sedevano sulla navata centrale: l’Abside divenne solo molti secoli dopo “praesbyterium”. Nell’abside, oltre alla statua colossale dell’imperatore (come già detto quella del vaticano era di 12 metri), troneggiavano affreschi e mosaici raffiguranti unicamente immagini dell’imperatore e della sua famiglia. A volte veniva raffigurata anche una divinità concorrente, quando per motivi politici riteneva opportuno “gemellarsi”. In tal caso Costantino diventava il “nuovo Ercole”, il “nuovo dio Sole”, “il nuovo dio Mitra”, “il nuovo DIO GESU’” (di ciò vi sono prove archeologiche emerse nei vari scavi in tutte le provincie romane).

CHIESA CATTOLICA E CHIESA CRISTIANA Molti confondono la chiesa CRISTIANA con la chiesa CATTOLICA fondata da Costantino. La chiesa cristiana è quella che ha fondato Cristo in persona. Però dopo la riforma del 1517, per distinguerle da quella CATTOLICA, si chiamarono “cristiane” tutte quelle chiese che si “ispiravano” agli ideali di Cristo, e la chiesa riprese il nome di CATTOLICA, che gli era stata attribuita dal cosiddetto “fondatore” Costantino. … E si diedero queste definizioni. Chiesa Protocattolica, dal 315 al 365; Chiesa Deyterocattolica, dal 365 agli inizi del secolo VIII; Chiesa Cattolicopapale, dal secolo VIII al 1054; Chiesa Cattolica Romana, dal 16 luglio del 1054 al 1122; Chiesa Cattolicocristiana, dal 1122 ai nostri giorni.

CONTRADDIZIONI Tutti gli esperti di archeologia e storia cristiana sanno che Costantino considerava tutti gli dei dell’Olimpo e lo stesso Gesù Cristo suoi “colle-


richiesto oltre 18 anni di omicidi per arrivare a diventare l’unico imperatore romano. Caratteristica di un imperatore romano era il controllo della parte “economica” dell’impero e di quella spirituale, in quanto diventava un dio da adorare e riverire. Pensare che un personaggio di questo tipo rinunciasse alla sua “divinità”, inchinandosi ad una delle tante divinità delle religioni allora imperanti nelle sue terre, significava anche PERDERE IMMEDIATAMENTE anche il dominio POLITICO ed ECONOMICO per cui tanto aveva lottato. Il Battesimo cristiano di Costantino è quindi un FALSO costruito apposta per “rifargli il look” come fondatore della chiesa Cattolica... da parte di storici di parte.

La DONAZIONE di costantino ghi”, e i primi dodici apostoli come suoi “ministri” o comunque suoi “dipendenti”. Per questo si fregiò del titolo di “Episcopos ton ectos”, Vescoco esterno o dall’alto, e successivamente di “Triscadecatos apostolos”, tredicesimo apostolo. Si conoscono dei riti che aveva fatto istituire a Costantinopoli dove, nel solstizio d’inverno, si faceva trovare prima dell’alba davanti al suo tempio, in modo da farsi inondare dai raggi del sole nascente... da lì partiva una processione che faceva tre giri intorno alla chiesa prima di entrarvi. Durante questa processione si cantavano inni unicamente inneggianti alle doti magnifiche di Costantino - “novello Dio Sole” (sono sopravvissuti pochi frammenti di pergamena in greco riferiti a questi riti). COSTANTINO E L’EDITTO DI MILANO L’editto di Milano non è stato fatto a Milano ma da Licino in Nicomedia (sua capitale) che, rientrato nei suoi territori, decise di promulgare un editto di “tolleranza” verso i cristiani. Gli storici successivi hanno voluto agganciare alla volontà di Costantino questa “apertura” ai Cristiani, attribuendogli una sua “pressione” nei confronti di Licino quando venne a trovarlo a Milano (in occasione del matrimonio con sua figlia), ma ciò è totalmente arbitrario e senza alcuna prova storica. Molto più realistico è invece ritenere che il fulcro dell’accordo tra Costantino e Licino fosse la spartizione dell’impero romano e la volontà di far fuori Massimino Daia, come detentore di metà dell’Impero Roma-

no d’Oriente. Ma l’importanza di questo “editto di Tolleranza” di Licino è praticamente pari a ZERO, in quanto Licino non fece altro che confermare l’editto dell’imperatore Galerio, che qualche anno prima aveva promulgato (lui si!) un’indulgenza ai pochi cristiani che erano rimasti, poiché cito: “Assecondato un capriccio erano stati presi da follia e non obbedivano più alle antiche usanze [...] In nome di tale indulgenza, essi farebbero bene a pregare il loro Dio per la Nostra salvezza, per quella della Repubblica e per la loro città, affinché la Repubblica possa continuare ad esistere integra e loro vivere tranquilli nelle loro case”.

Vi sono 6 storici (almeno quelli a me noti) che hanno voluto descrivere il presunto battesimo di Costantino. Descriverò la loro tesi e dimostrerò come sia falsa. 1. Eusebio di Cesarea, considerato il biografo “ufficiale” di Costantino, nella sua “Vita di Costantino” ci dice che nell’anno 337 d. C. l’imperatore, all’età di 57 anni, reggeva saldamente l’impero romano da oltre 24 anni in modo indisturbato. Si trovava nel palazzo imperiale di Nicomedia ed era in procinto di partire per una spedizione militare contro l’imperatore persiano Shahpur II, quando si ammalò improvvisamente. Il medico di corte lo convinse a rinunciare a partire e gli consigliò un ciclo di cure termali alle terme di Ancirone. Ma queste non gli giovarono affatto... anzi si

Cosa c’entra dunque Costantino con L’editto di Milano? NULLA! Praticamente Licino, ritornando in patria (impero d’oriente), ha CONFERMATO l’indulgenza che Galerio aveva concesso ai cristiani dell’Impero Romano d’Occidente. Ma il MERITO di tutto ciò se lo è preso Costantino. COSTANTINO E IL SUO BATTESIMO “CRISTIANO” Come si è già detto, Costantino non era proprio quello stinco di santo, docile come un agnellino, che la storiografia ci ha dipinto. E’ stato un imperatore romano tra i più sanguinari, che non ha esitato ad uccidere metà della sua famiglia solo per poter accedere a QUEL posto di comando. L’impresa, meditata a lungo, gli ha

aggravò, e dopo ESSERE STATO BATTEZZATO dal vescovo ARIANO di Nicodemia, di nome Eusebio, morì improvvisamente il 27 maggio del 337 (bibliografia Eusebio di Cesarea, “Vita di Costantino I”, capitolo IV, pag. 63). Da questa versione dei fatti risulta quindi che


Il Battesimo di Costantino da parte del Vescovo Silvestro

il luogo del battesimo di Costantino fu Nicomedia, l’attuale Izmit in Turchia, capitale della Bitinia, e che il giorno del battesimo fu il 27 maggio del 337. Riprenderemo questa informazione più avanti. 2. La seconda versione è quella del vertice cattolico, il quale sostiene, UFFICIALMENTE e da SEMPRE, che l’imperatore Costantino fu battezzato in Laterano a Roma da Silvestro nell’anno 313. A sostegno di quanto sopra, si può constatare questa informazione recandosi a Roma e leggendo l’epigrafe alla base dell’obelisco di Piazza S. Giovanni in Laterano: “Costantinum per crucem victor a s. silvestro hic baptizatus crucis gloriam propagavit” Per i non cultori del latino, “Costantino, dopo aver vinto per mezzo della croce, qui battezzato da san Silvestro, propagò la gloria della croce”. Questa versione è quella “ufficiale” della chiesa cattolica, che l’ha inserita anche nel famoso Testamento di Costantino (clamoroso falso). Anzi, in quel testo si dichiara che Costantino si fosse ammalato di peste e fu guarito miracolosamente da Papa Silvestro, e per riconoscenza si fece battezzare in Vaticano. Per inciso e per correttezza storica, nel 313

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d. C. era vescovo di Roma un certo africano Melchiade o Milziade (311314 d. C.), e assolutamente non Silvestro! 3. Terza ipotesi: lo storico Antonino Lopes, nel suo libro “I Papi, la vita dei pontefici attraverso 2000 anni di storia”, (Futura edizione, Roma 1997, pag.11) ci dice che Costantino non fu battezzato né a Nicomedia di Bitinia, né in Vaticano... bensì a Gerusalemme in Palestina, in occasione della consacrazione della chiesa del Santo Sepolcro voluta da sua madre S. Elena sul Calvario. Si noti che di questa affermazione, che contrasta e di parecchio con tutto quello che si sa da sempre, non viene fornita alcuna indicazione su dove abbia tratto questa tesi. 4. Quarta ipotesi: è quella del Mons. G. B. Proja, canonico della Basilica Lateranense di Roma, nel suo libro “il Battestero Lateranense (Tipografia Trullo, Roma 1999, pag. 12). Cito “Costantino ebbe il desiderio di ricevere il battesimo, e per questo voleva recarsi nel Giordano, ma non se ne fece nulla. Le preoccupazioni dell’impero lo tenevano legato. Fu però battezzato QUALCHE GIORNO PRIMA DI MORIRE dal vescovo Eusebio a Nicomedia, il 22 maggio del 337. Poiché però ai cri-

stiani dei primi secoli e del medioevo sembrava impossibile che un imperatore tanto benemerito della Fede non fosse neanche battezzato, sorsero fantasiose narrazioni sul suo battesimo, amministratogli da Silvestro papa come si evince sia sulla scritta dell’obelisco, sia in una pittura nel transetto della Basilica Lateranense”. In base alla tesi di Mons. G. B. Proja la data esatta del battesimo di Costantino fu il 22 maggio del 337, al posto del 27, data della sua morte e riferita da Eusebio di Cesarea... COME MAI? Questo solo per impedire che si pensasse che Costantino fosse stato battezzato in “Articulo Mortis”, cioè in punto di morte e quindi senza la sua piena volontà... come invece faceva sottintendere lo storico Eusebio. In base a questa tesi Costantino avrebbe abbracciato la fede Cristiana 5 giorni prima di morire, facendosi battezzare! 5. Quinta Tesi, quella che storicamente è stata da sempre accettata (quella prima di Eusebio), che dichiara che il battesimo sia giunto in punto di morte. Ma molti altri testi, altrettanto storici, dichiarano come Costantino abbia SEMPRE RIFIUTATO, in vita, il battesimo. Eppure, nella citata “Vita di Costantino” di Eusebio, si legge questa dichiarazione testuale dello stesso Costantino: “Io avevo


in mente di recarmi al Giordano, nelle quali il Signore nostro Salvatore si dice abbia ricevuto il lavacro per nostro modello; ma Dio, che sa quel che conviene, già da ora ce ne giudica degni. Che se il Signore della vita e della morte voglia che io viva qui, ed è stato deciso una volta per sempre che così per il resto della mia vita io venga annoverato nel gregge del popolo di Dio e partecipi alle orazioni in comune, stando nella ecclesia insieme con tutti gli altri, avrò assegnato a me stesso le leggi di vita convenienti a Dio”. Un vero “angioletto”. Ma saranno parole VERAMENTE pronunciate da Costantino scritte frettolosamente su qualche tavoletta di cera o pergamena e rinvenuta dallo storico Eusebio? ...o scritte di sana pianta secoli dopo e a lui attribuite? Giova ricordare che il suo “storico ufficiale”, Eusebio di Cesarea, era contemporaneo di Costantino. Ma come tutti sanno i libri sono scritti con la carta o con la pergamena, materiali deperibili. Infatti questi suoi scritti ci sono pervenuti solo dopo diverse RISCRITTURE fatte da frati emanuensi che ce li hanno tramandati. Non si conoscono infatti testi di Eusebio più antichi del VII secolo d. C., epoca in cui la chiesa Cattolica aveva ampiamente consolidato il suo potere “temporale” e abbondantemente rimaneggiato la storiografia costantiniana. 6. ULTIMA TESI: l’imperatore Costantino non solo non aveva nessuna voglia di battezzarsi ma, come si è detto prima, NON POTEVA farlo senza perdere i suoi attributi di imperatore. Nel Diritto Romano era espressamente vietato che un Augustus (Dio in terra) potesse autodefinirsi un “uomo qualsiasi”. Questo in forza di uno specifico editto entrato in vigore nella Costituzione Imperiale Romana grazie a Diocleziano, per sé e per i suoi successori, con tutte le conseguenze penali e civili che ne scaturivano. Nell’ottica del diritto romano, se Costantino si fosse battezzato avrebbe commesso un gesto irresponsabile e folle... quello di un dio che diventava SERVO di un altro dio nel Pantheon delle divinità romane. Questo, qualunque giurista romano lo sapeva e lo capiva perfettamente. Infatti lo scrittore cristiano Tertulliano, che era anche un avvocato ed esperto in diritto, in proposito scrive che per un imperatore romano era impossibile che potesse diventare cristiano; infatti, abbracciando la fede cristiana, avrebbe cessato di esercitare il suo potere sovrano. Anche Salvatore calderone, che ha condotto lunghi studi sui rapporti di Costantino col cristianesimo, così afferma nel suo libro (“Costantino ed il Cattolicesimo”, Vol I, Firenze Le Monnier, 1962, Prologo, p. XXXVII-XXXXVIII ): “Costantino, in quanto “imperator” e quindi capo dello stato, non può far parte di una ecclesia, e per questo deve ritardare il battesimo il

più possibile. Infatti il Cesare che diventa cristiano cessa di essere dio”. Dopo tutta questa lunga trattazione, la mia personale opinione è che Costantino non solo non avesse potuto battezzarsi in vita, ma che questa idea non gli sia MAI passata neanche per l’anticamera del cervello, in quanto la chiesa Cattolica, che aveva fondato e che esisteva quando lui era in vita, non adorava Gesù Cristo ma LUI! Solo dopo la sua morte i responsabili delle numerose chiese da lui fondate si sono trovati nella necessità di sostituire il protagonista del loro culto con qualche altra “divinità”... e lui è rimasto nella storia come il “padre fondatore” della chiesa Cattolica, che nel frattempo si era “EVOLUTA” e trasformata! Che la folgorante idea di abbracciare la fede Cristiana sia venuta a Costantino la notte prima della famosa battaglia di Ponte Milvio (dopo aver sognato il simbolo della croce in cielo ed una voce che gli diceva “in hoc signo vinces”, con questo segno vincerai) non sia stata proprio così “folgorante” ce lo dicono alcuni altri indizi. Per svariati anni dopo la famosa battaglia di Ponte Milvio le zecche orientali (Alessandria, Antiochia, Cyzicus, Nicomedia, ecc.) continuarono a produrre monete dedicate a Giove salvatore (“Iovi conservatori”); nello stesso periodo le monete delle zecche occidentali (Arles, Londra, Lione, Augusta Treverorum, Pavia, ecc) continuarono a coniare monete dedicate al Sole invitto “compagno”. L’attributo “compagno”, che manca in monete analoghe di precedenti imperatori, è singolare e occorre chiedersene il significato. Normalmente viene interpretato come “al compagno (di Costantino), il Sole Invitto”; indicherebbe quindi una indiretta deificazione dell’imperatore stesso. Il vero significato, però, potrebbe anche essere completamente diverso. Nell’età imperiale, infatti, la parola latina “comes”, oltre che “compagno” indicava un funzionario imperiale e perciò da essa è derivato il titolo nobiliare conte. Alle orecchie dei cristiani, quindi, questa strana legenda poteva ricordare che il sole non era un dio, ma una potenza subordinata alla divinità suprema. A sua volta l’imperatore si presentava come l’autorità suprema in terra allo stesso modo come il sole lo era in cielo; autorità, però, entrambe subordinate. Questa interpretazione è confermata dall’emissione del 316 (durante la prima guerra civile contro il pagano Licinio), la cui legenda recita “SOLI INVIC COM DN” (soli invicto

comiti domini), che potrebbe essere tradotto come “al sole invitto compagno del signore”, ma che sembra più logico tradurre “al sole invitto, ministro del Signore”. Le monete in questo periodo con simboli cristiani (o supposti tali) sono rare e costituiscono solo circa l’1% delle tipologie conosciute. IN HOC SIGNO VINCES Ecco un’altra “storiella” inventata a posteriori per far presa nell’immaginario collettivo e dare un imprinting divino alla conversione cristiana di Costantino (che non avvenne mai).

La vittoria di Costantino su Massenzio era già stata raccontata da Eusebio in un’altra sua opera, la “Storia Ecclesiastica”. La narrazione fu scritta poco dopo i fatti (anche se l’opera fu completata con un altro libro nel decennio successivo), quando Eusebio non aveva ancora conosciuto Costantino. In quest’opera manca qualunque evento prodigioso. Eusebio paragona la brutta fine di Massenzio, annegato nel crollo del ponte Milvio, da lui stesso costruito, alla fine del faraone affogato durante l’Esodo del popolo ebraico dall’Egitto, e attribuisce la vittoria di Costantino alla protezione divina. La vicenda è trattata anche dallo scrittore cristiano Lattanzio, precettore dei figli di Costantino, nel “De mortibus persecutorum”, opera anch’essa scritta poco dopo i fatti. Egli non menziona alcuna visione prodigiosa, ma riferisce che la notte prima della battaglia Costantino avrebbe ricevuto in sogno l’ordine di mettere sullo scudo dei propri soldati un segnale celeste divino (“coeleste signum dei”), senza specificare chi avesse dato quell’ordine né quale simbolo gli fosse stato ordinato di utilizzare. Il segno concretamente utilizzato da Costantino è descritto da Lattanzio in modo poco chiaro: potrebbe trattarsi non di un Chi-rho (Cristogramma) ma di uno staurogramma. Vi è anche un’altra interpretazione: Costantino avrebbe avuto un sogno o una visione mentre vi-


sitava il tempio di Apollo-Grannus a Grand, una località sulla via da Treviri a Lione. Costantino avrebbe visto tre “X” o tre corone d’alloro, promessa di un trentennio di vittorie: Vidisti enim, credo, Constantine, Apollinem tuum comitante Victoria coronas tibi laureas afferentem quae tricenum singulae ferunt omen annorum. Si osservi che Apollo era proprio il dio a cui Ottaviano aveva attribuito il merito della vittoria di Anzio. Il panegirico sarebbe stato letto a Treviri nel 310 e descriverebbe una visione che, però, sarebbe da collocarsi verso il 309 o prima, in modo che l’emissione di monete costantiniane dedicate al sole invitto, iniziata appunto in quell’anno, possa esserne interpretata come una conferma. La precisione temporale della previsione (il regno di Costantino, mai sconfitto in battaglia, durò esattamente poco più di trent’anni) induce a sospettare che si tratti di una profezia ex post; da collocarsi quindi in contemporaneità alla Vita di Costantino. La presenza di eventi prodigiosi e la discordanza fra le diverse versioni degli eventi ha portato a conclusioni contrapposte. Alcuni hanno cercato di conciliare Eusebio e Lattanzio, dando origine alla versione tradizionale, più rappresentata nell’iconografia, che colloca la visione celeste nel giorno precedente la battaglia. Altri hanno ipotizzato che la Vita di Costantino non sia opera di Eusebio o comunque sia stata interpolata dalla tradizione ecclesiastica. Altri ancora hanno polemizzato se la profezia cristiana sia stata ricalcata su quella pagana o viceversa. Secondo alcuni storici la leg-

genda del sogno di Costantino ha una base nel fatto che in quel periodo nell’esercito romano era particolarmente diffuso il culto del dio orientale del sole Mithra, identificato sincreticamente con il Sol Invictus. I suoi fedeli dipingevano sullo scudo il suo simbolo (formato da una croce sovrapposta ad una X, con al centro un cerchio), simile al chi-rho (X-R). La leggenda della visione di

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Costantino andrebbe quindi vista, storicamente, come trasformazione di una leggenda in origine pagana, che attribuiva non a Gesù bensì al Sole Invitto in persona, venerato dalla casta militare, l’apparizione nel luogo più logico, il cielo, assicurando la vittoria a Costantino e chiedendogli che fosse fatto quanto i soldati spontaneamente già facevano, ovvero dipingere il proprio simbolo sugli scudi. E in effetti una delle due fonti della pia leggenda, Eusebio di Cesarea, specifica addirittura che il simbolo apparve a Costantino sovraimpresso al sole. Dopo la scomparsa di Costantino, la cui autentica conversione al Cristianesimo è posta in dubbio da molti storici, la leggenda sarebbe stata cristianizzata, adattando l’episodio ai simboli della nuova religione ormai trionfante. In una successiva memoria agiografica dell’imperatore, che Eusebio scrisse dopo la morte di Costantino (“Sulla vita di Costantino”, ca. 337339), l’apparizione miracolosa avvenne quando gli eserciti si incontrarono sul Ponte Milvio. In quest’ultima versione l’imperatore aveva meditato sulla questione logica delle sfortune che accadono agli eserciti che invocano l’aiuto di molti dei, e decise di cercare l’aiuto divino per l’imminente battaglia, dal “Solo Dio”. A mezzogiorno Costantino vide una croce di luce sovrimpressa al Sole. Attaccata ad essa c’era la scritta “In hoc signo vinces”. Non solo Costantino, ma l’intera armata avrebbe visto il miracolo. Per giustificare la nuova versione degli eventi, Eusebio scrisse nella “Vita” che Costantino stesso gli

avrebbe raccontato questa storia, “e la confermò con dei giuramenti”, in tarda età “quando fui ritenuto degno della sua conoscenza e compagnia”. “In effetti - dice Eusebio - se avesse raccontato questa storia chiunque altro, non sarebbe stato facile accettarla”. Lo storico Ramsey MacMullen, moderno biografo di Costantino, spiega: “Se la scritta fosse stata vista in cielo, fu vista da oltre 40.000 uomini... il vero miracolo risiederebbe nel loro silenzio sull’accaduto” (Costantine, 1969). Sta di fatto che tra i molti soldati raffigurati sull’Arco di Costantino, che venne eretto solo tre anni dopo la battaglia, il labarum con il “Cristogramma” non compare assolutamente, né è presente alcun indizio della miracolosa affermazione di protezione divina che era stata testimoniata, dice Eusebio, da cosi tanti. Se si crede al racconto di Eusebio, sarebbe andata sprecata inspiegabilmente una grandiosa opportunità per il tipo di propaganda politica che l’Arco era stato espressamente costruito per presentare. Riepilogando, mentre la “storia” del segno prodigioso visto in cielo che ha dato un imprinting divina alla vittoria di Costantino e quindi alla sua legittimità nell’assumere il potere su tutto l’impero romano è testimoniato da scritti (Eusebio o Lattanzio) pervenuti in forma “cartacea” solo a partire dal VII d.C., il bassorilievo realizzato proprio per inneggiare alla vittoria di Costantino (con lui stesso come committente) non fa alcuna memoria di questo evento prestigioso. A chi credere? La sua iscrizione dice che l’impe-


ratore aveva salvato la res publica INSTINCTU DIVINITATIS MENTIS MAGNITUDINE (“per istinto [o impulso] della divinità e per grandezza della mente”). Quale divinità non viene specificato, anche se Sol Invictus - il Sole Invincibile (identificabile anche con Apollo o Mitra) - è iscritto sul conio costantiniano del periodo. Analizzando questo bassorilievo della Battaglia di Ponte Milvio (“Proelium”), sul lato meridionale si nota all’estrema sinistra il ponte Milvio con una personificazione del Tevere che si affaccia mentre passa Costantino tra la Virtus e la Vittoria; segue il massacro e annegamento dei cataphractrarii di Massenzio da parte della cavalleria costantiniana; all’estrema destra i trombettieri dell’esercito vincitore richiamano le truppe. Nessun segno del Cristogramma, o Staurogramma o qualsiasi altra croce raffigurata sugli scudi, mentre (ripetiamo) in quegli anni Costantino batteva monete che lo ritraevano insieme al “sol invictus” di mitriana memoria. LA NUOVA CHIESA CATTOLICA Alla morte di Costantino (senza battesimo) i ministri della SUA chiesa, che avevano officiato culti inneggianti alla sua persona, si sono ritrovati senza ulteriori finanziamenti e senza il soggetto stesso del loro culto. Mentre gli eredi legittimi dell’impero di Costantino si uccidono a vicenda (degni figli di tale padre), per risolvere i loro problemi immediati di sussistenza economica “fabbricano” un falso testamento: passato alla storia come “Constitutum Constantini”, ossia “decisione”, “delibera”, “editto”. Dopo una nutrita sezione agiografica, il documento recante la data del 30 marzo 315 (ricordiamo che Costantino morì nel 337 d.C.) afferma di riprodurre un editto emesso dall’imperatore romano Costantino I. Con esso, l’imperatore avrebbe concesso al papa Silvestro I e ai suoi successori il primato sui cinque patriarcati (Roma, Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme) e avrebbe attribuito ai pontefici le insegne imperiali e la sovranità temporale su Roma, l’Italia

e l’intero Impero Romano d’Occidente. L’editto avrebbe confermato inoltre la donazione di proprietà immobiliari estese fino in Oriente e costituito atto di donazione a Silvestro in persona del palazzo Lateranense. La parte del documento su cui si basarono le rivendicazioni papali recita: “In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo... Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell’Italia e delle regioni occidentali”. Seguendo ancora la versione di alcune leggendarie Vite di San Silvestro, il documento presenta la donazione come una ricompensa al “vescovo di Roma” per aver guarito l’imperatore dalla lebbra grazie a un miracolo, con la narrazione di un episodio fittizio tendente a rendere maggiormente accettabile il falso, oltre a screditare i pagani. Nella circostanza inventata si narra dell’imperatore Costantino, che avrebbe contratto la lebbra, e dei sacerdoti pagani che avrebbero costruito una fonte sul Campidoglio, tentando di persuaderlo a riempirla con il sangue di bambini: Costantino avrebbe dovuto bagnarsi nel sangue ancora caldo e sarebbe guarito. L’imperatore avrebbe avuto compassione nei confronti delle lacrime versate dalle madri dei bambini scelti per il sacrificio e avrebbe rimandato tutti a casa, colmandoli di doni. Quella stessa notte avrebbe incontrato in sogno gli apostoli Pietro e Paolo che gli avrebbero detto di mettersi in contatto con Silvestro, a quel tempo eremita sul monte Soratte: egli gli avrebbe mostrato una fonte miracolosa che lo avrebbe mondato, poi avrebbe dovuto restaurare le chiese cristiane in tutto il mondo, smettere di pregare gli idoli e adorare il vero Dio. Costantino fece come gli era stato consigliato: «Quand’ero sul

fondo della fonte, vidi una mano toccarmi dal cielo». Convinto di essere stato guarito dal potere degli apostoli, Costantino, in segno di riconoscenza, avrebbe concesso al pontefice il primato spirituale nella Chiesa e il potere temporale in Italia e nelle province occidentali, in nome del Senato e di tutto il popolo romano. Ovviamente è tutto falso. Sia la storia che avrebbe spinto Costantino a donare al Vescovo di Roma metà dell’Impero Romano, sia il finto testamento. Nel 1440 l’umanista italiano Lorenzo Valla, sulla scia delle pesanti perplessità già espresse da Dante Alighieri e, pochi anni prima, dal cardinale Nicola Cusano, dimostrò in modo inequivocabile come la donazione fosse un falso. Lo fece in un approfondito, sebbene tumultuoso studio storico e linguistico del documento, mettendo in evidenza anacronismi e contraddizioni di contenuto e forma: in particolare, ad esempio, egli contestava la presenza di numerosi barbarismi nel latino, dunque necessariamente assai più tardo di quello utilizzato nel IV secolo. Altri errori, come la menzione di Costantinopoli, allora non ancora fondata, o di parole come feudo, erano addirittura più banali. Tuttavia l’opuscolo del Valla, il “De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio” (Discorso sulla donazione di Costantino, altrettanto malamente falsificata che creduta autentica), poté essere pubblicato solo nel 1517 e in ambiente protestante, mentre la Chiesa cattolica difese ancora per secoli la tesi dell’originalità del documento: nel 1559 lo scritto del Valla fu incluso nell’Indice dei libri proibiti in quanto pericoloso per la fede. Il dibattito successivo sulla datazione e sull’origine della falsificazione si è mosso su “piste” differenti: l’ubicazione della tradizione manoscritta, l’uso strumentale che i potenti fecero del documento, l’individuazione di motivi leggendari nel testo del constitutum, sono tutti argomenti che si è cercato di sfruttare al meglio per dare una risposta.


Quindi la conversione Costantiniana era essenziale per tutti i secoli successivi, per avvallare la veridicità di quel documento che è stato sventolato in tantissime occasioni (ultimamente anche riguardo ai diritti della chiesa sui territori americani dopo la scoperta di Colombo).

possiamo verificare dalla vita di Flavius Claudius Iulianus: imperatore romano detto l’Apostata (Costantinopoli 331 - in Mesopotamia 363).

Anche Dante lo aveva ritenuto vero, e contro questo scrisse una delle sue terzine: Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre. (Dante Alighieri - Inferno, Canto XIX) La “nuova” chiesa cattolica, quando alla morte di Costantino ha dovuto ripartire da zero ed INVENTARSI un culto ad un nuovo dio, ha scelto nella figura di un “certo” Gesù, la PERSONA che meglio poteva sostituire la figura di UOMO-DIO che sinora era stata rappresentata da Costantino. Ovviamente, a distanza di secoli, colui che aveva fondato la Chiesa Cattolica non poteva essere anche lui Cristiano e battezzato... come si faceva a dire che la Chiesa Cattolica era stata fondata da un pagano, e per giunta non uno “stinco di santo”. Quindi è diventata SANTA sua madre, a lui sono stati tributati pregi ed onori da grand’uomo ed anche miracoli, quali quello della vincita del suo “nemico” Massenzio... IN HOC SIGNO VINCES! Spesso infatti i segni del cielo sono presi come volontà delle divinità che danno l’imprinting sull’autorevolezza di certi uomini e delle loro scelte. Allora anche il famoso Editto di Milano è stato interpretato per darne una versione edulcorata e favorevole al castello costruito successivamente. Chi ha sostenuto che l’accordo tra Costantino e Licino sia stato fatto per dare libertà di culto ai cristiani, e quindi per agganciare la fede di Costantino al Cristianesimo? La nuova Chiesa Cattolica molto tempo DOPO i fatti. GIULIANO L’APOSTATA Il fatto che, subito dopo la battaglia con Massenzio, non vi era nell’impero romano tutta questa “ansia” di dichiararsi cristiani, lo

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Figlio di un fratellastro di Costantino il Grande, fu costretto a fuggire da Costantinopoli nel fatidico 337 col fratello Costanzo Gallo, e sopravvisse al massacro della sua famiglia (susseguito subito dopo la morte di Costantino per la corsa alla sua successione). Nel 355 Costanzo II lo nominò Cesare inviandolo in Gallia dove, a Strasburgo, nel 357, riportò una grande vittoria sugli Alamanni. Le truppe al suo seguito, reclamate in Oriente da Costanzo, lo proclamarono Augusto nel 361. Con esse si mise in marcia contro lo stesso Costanzo, che intanto moriva. Rimasto padrone unico dell’Impero, promulgò varie leggi tese a restaurare il paganesimo a danno del cristianesimo, essendo un accanito sostenitore del culto del “sole invicto” (ma che coincidenza). Restaurò templi, riorganizzò i sacerdozi, riformò l’amministrazione dello Stato, favorendo nell’insegnamento e negli alti impieghi gli elementi riferentesi al culto del dio Mithra. Intrapresa una grande spedizione contro i Persiani, fu ferito in battaglia e ivi morì. E’ stato successivamente ribattezzato dalla chiesa romana col nomignolo di “l’Apostata”, il rinnegatore. Infatti secondo la versione “ufficiale” Costantino aveva introdotto il cristianesimo nell’Impero Romano come “religione di stato”, e Giuliano invece l’avrebbe rinnegato ripristinando i culti a Mithra. Versione “non ufficiale”: Costantino non ha mai introdotto il cristianesimo come religione di stato, ma ha favorito in tutti i modi possibili l’adorazione della sua persona personificata nel “sole invicto”. I suoi successori (di cui Giuliano), in sua memoria e rispetto, hanno semplicemente continuato a perpetrare la “sua” religione ed il culto a Dio Mithra, che era enormemente diffuso tra la classe militare.

DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO A MEZZO DEI VANGELI Molti della Bibbia conoscono i vangeli “canonici”, cioè quelli che la chiesa cattolica (post-Costantino) ha deciso che fossero “degni di fede”. Attribuiti a 4 apostoli, ma molto probabilmente scritti da terzi molti decenni dopo i fatti ed attribuiti agli apostoli per devozione o attendibilità. Non si sa quando siano stati scritti, ma sicuramente i primi frammenti risalgono a circa 100 anni dopo i fatti (papiro 52 [Rylands] datato 120/130 d. C.). Altri frammenti risalgono al II al III al VIII secolo, ecc. I Vangeli erano dunque dei “libercoli” che parlavano della vita di Gesù Cristo e venivano letti tra i fedeli. Se ne conoscono ben 34: Vangelo dei Segni – Vangelo di S.Tommaso – Vangelo Oss. 1224 – Sofia di Gesù Cristo – Vangelo secondo Marco – Vangelo Egerton – Vangelo di Pietro – Vangelo segreto di Marco – Papiro di Fayyum – Vangelo secondo Matteo – Vangelo secondo Luca – Vangelo greco degli Egiziani – Vangelo degli Ebrei – Vangelo di S. Giovanni – Libro segreto di Giacomo – Vangelo degli Ebioniti – Vangelo dei nazareni – Vangelo di Ossirico 840 – Tradizioni di Mattia – Vangelo di Basilide – Vangelo di Maria – Dialogo del Salvatore – Vangelo del Salvatore – Apocrifo di Giovanni – Vangelo di Giuda – Vangelo di Giacomo – Vangelo dell’infanzia di Tommaso – Vangelo della Verità – Libro di Tommaso – Vangelo di Apelle – Vangelo di Filippo – Vangelo di Bardesane – Pistis Sophia . Il primo scopo della chiesa postconstantino è stato quello di selezionare tra questi 34 vangeli SOLO quelli (4) che di Gesù davano una versione di “uomo-Dio”, bollando gli altri come “apocrifi”, che vuol dire letteralmente “nascosti”, in quanto in opposizione ai testi “canonici”; essi furono eliminati fisicamente o sepolti in qualche biblioteca. Ogni tanto qualcuno riaffiora (come il Vangelo di Giuda) da qualche scoperta archeologica in territori di periferia dell’impero romano. Ad esempio nel vangelo di Filippo si scrive: “Il Signore amava Maria Maddalena più di tutti i discepoli e la baciò più volte sulla bocca. Le altre donne vedendo il suo amore per Maria gli dissero: “perché ami lei più di noi tutte?” ..eppure essendo Filippo uno degli apostoli, questo suo vangelo è stato ritenuto “inaffidabile” ed escluso dalla pubblica fede. Ci si chiede: in base a quali documenti storici ? Eppure molti particolari della vita di Gesù son tratti proprio dai Vangeli apocrifi, come la localizzazione della nascita in una


grotta, che è tratto dal protovangelo di Giacomo. Mentre la presenza dell’asino e del bue (un classico di tutti i presepi) deriva dallo “pseudovangelo” di Matteo. Vi è stata quindi un’accurata selezione di quello che è VERO da quello che era NON VERO, o meglio di quello che era meglio sapere da quello che era meglio...nascondere. Per facilitare la diffusione di questa “nuova” religione, la chiesa ha cercato in tutti i modi di inglobare date, riti, copricapi, canti, celebrazioni, leggende da tutte le religioni “pagane” esistenti a quel tempo. L’elenco sarebbe lunghissimo e per certi versi è anche noto ai più; un caso tra tutti: la sostituzione della figura di “uomo-Dio” di Costantino che si identificava col Sol Invicto (Mithra) con la figura di Gesù Cristo, ha portato ad una quasi identità della leggenda dei loro natali. Mithra infatti sarebbe nato da una “vergine” che lo ha partorito in una grotta il 25 dicembre... con la differenza che Mithra esisteva prima che Gesù nascesse. I culti al Dio Mithra infatti avvenivano in locali interrati simili a grotte chiamati Mitrei (solo in Italia ne sono sopravvissuti una trentina). Molte chiese di quel periodo furono anche costruite sopra Mitrei (come San Clemente a Roma, in Romagna, Lazio, Puglia, Calabria). Questo allo scopo di confondere e trasmettere ai “fedeli” la sensazione che in fondo vi fossero poche differenze tra i due culti. Col nome “Mitra”, ad esempio, è stato addirittura chiamato il cappello del vescovo. Per venire incontro invece agli adoratori del Dio-Pesce si è inventata la “TIARA”, strettamente derivata da un cappello mediorientale la cui foggia rappresentava una testa di pesce con la bocca aperta... e si potrebbe andare avanti.

EPISODIO DELL’ADULTERA

IL PRIMO PAPA

Nel Vangelo di San Giovanni (8,1-11) si parla diffusamente di un episodio che Gesù avrebbe utilizzato come insegnamento e massima: è il celeberrimo episodio dell’Adultera.

Nei quiz televisivi quasi tutti “cadono” sulle domande riguardanti la religione cristiana. Ma son sicuro che se si facesse la domanda di : “Chi è stato il primo PAPA”, tutti noi risponderemmo “PIETRO” ... su questa pietra fonderò la mia chiesa. Lo stesso Papa attuale si definisce “successore di Pietro”. Ebbene, anche questa volta sbaglieremmo ...e di grosso.

Lo abbiamo sentito innumerevoli volte la storia in cui Gesù percorrendo le strade di Gerusalemme si imbatte in una lapidazione di una donna condannata a questa fine per avere tradito il marito. Gesù prende le sue difese frapponendosi tra la donna e i lapidatori. Per far cessare l’esecuzione raccoglie un sasso dal suolo e pronuncia le famose parole: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Poiché tutti erano peccatori, la folla si disperde e Gesù aiuta l’adultera a rialzarsi e a ritornare alla sua vita ma con l’animo pentito. Ebbene...è tutto falso. San Giovanni non si è mai sognato di scrivere questo episodio nel suo vangelo. Infatti, fortunatamente, abbiamo dei manoscritti molto antichi ed affidabili del vangelo di San Giovanni in lingua greca risalenti al II secolo oltre dei papiri del III secolo (Paipiri 66 del 200 d.c. Papiro 75 e 45 del 250 d.c. ), ai codici risalenti al IV secolo, il Codex Sinalticus e il Codex Vaticanus. Non risulta neanche nella quasi totalità delle versioni nelle lingue Siriache, Sahidiche, gotiche, armene e georgiane. Neanche il “Diatessaron” (II secolo ) lo riporta. Solo nel V secolo questo brano appare nel Codex Bezae in due versioni: una in latino e l’altra in greco. Prova quindi CERTA di come i vangeli siano stati modificati ed adattati con l’aggiunta di passi mai scritti dagli autori e quindi anche di omissioni di altre parti o volute o involontarie.

episodio dell’Adultera Giovanni (,1-11)

Che questo episodio dell’Adultera sia un falso aggiunto in epoca posteriore era stato segnalato anche da Becker che ha scritto: “non presenta il caratteristico stile giovanneo e rompe i discorsi tenuti da Gesu’ durante la festa delle capanne”. ( G.Segalla, Introduzione al Vangelo di San Giovanni, in La Bibbia, nuovissima versione con i testi originali, Edizioni San Paolo, 1991, p.641

Lo stesso San Paolo, quando decide di recarsi a Gerusalemme per esporre il suo programma, dice: « Giacomo, Cefa (Pietro) e Giovanni, che son reputati “colonne”, dettero a me ed a Barnaba la loro mano, perché noi andassimo ai Gentili, ed essi ai circoncisi » (Galati 2:9). Dunque il presunto papa e qui presentato come una delle “colonne” della Chiesa, insieme a Giacomo e Giovanni e non e neppure nominato per primo. Vi è invece una lista lunga di “vescovi di roma” che hanno ambito appellarsi in modo da dimostrare (a se e agli altri) di essere “diversi” dagli altri vescovi. Pelagio I (555-561) fu il primo a farsi chiamare “pontefice”. Un’altro nome “papabile” è Bonifacio III (607d.c), autodefinitosi “padre”. Comunque il nome di “padre” o “pontefice” era puramente un titolo “onorifico” privo di qualsiasi significato religioso.. A quei tempi tutti erano “VESCOVI” e quello più importante era il “vescovo di Roma”, solo per il fatto che si è sempre sostenuto che lì era morto Pietro, considerato il capo degli apostoli. Ovviamente altra “inesattezza”, in quanto Pietro non si è mai spostato dalla sua terra (la Palestina) e non ha mai messo piede nè in italia nè tantomeno a Roma. Il martirio lo subì nella sua terra in quanto Gesù gli affidò lì il suo mandato e lì lo svolgeva. Mentre fu Paolo che fu mandato dai “gentili” e venne portato a Roma per essere processato ed ucciso ( in quanto egli stesso era “cittadino Romano” e doveva subire un processo romano). Praticamente il capo della Chiesa e della Cristianità è ed è sempre stato Gesù Cristo... è Lui il mezzo ed il tramite tra la Chiesa e Dio. Tutti gli altri sono a lui sottomessi (come tralci di vite)... quindi il massimo della “carica” era quella di vescovo. Quello di Roma non aveva un ruolo più importante se non quel-


lo rappresentativo, quindi si poteva considerare un “primus inter pares “ (primo tra persone di pari dignità). Chi possedeva il titolo di papa aveva come UNICO privilegio quello di possedere la Tiara o Triregno del baldacchino e della sedia Gestatoria. Come riconoscimento di questo titolo si instaurò anche il rito del bacio simbolico dei piedi, obbligatorio non solamente per i laici ma anche per tutto il clero,vescovi e arcivescovi compresi. Uso che era riservato agli imperatori di Roma pagani che pretendevano culto ed onori divini. L’ultimo papa ad usare la Tiara (copricapo costituito da tre corone d’oro) fu Paolo VI (1963-1978). Il termine “papa” è stato inventato per imitare quello dei “pope” dell’impero romano d’oriente. L’istituzione del “papato” ha avuto quindi una gestazione di quasi 800 anni. Vi sono due date importanti in cui il “vescovo di Roma” ha cominciato ad atteggiarsi a SOVRANO sia temporale che spirituale. La prima è il 728 d.C., in cui a Liutprando (re dei Longobardi) venne l’infelice idea di REGALARE all’allora “vescovo di Roma” (Stefano II) la città di Sutri (attuale Viterbo). Questa città era situata su un’altura ed era considerata una fortezza inespugnabile. Di pertinenza alla città vi era anche un vasto territorio, ed il Vescovo di Roma cominciò ad apprezzare l’emozione di possedere un piccolo “regno”. A Sutri il vescovo di Roma terrà diversi concili e troverà sicuro rifugio nei periodi di pericolo. Questi possedimenti, dunque, gli piacquero e pretese dai Longobardi di più... molto di più. Avanzò la pretesa di avere “in dono” buona parte dell’Italia centro-settentrionale. Ovviamente i Longobardi erano completamente sordi a quelle richieste. Allora questo “santo uomo” fece chiamare Pipino (re dei Franchi) e si incontrarono a Quiercy, in Francia, il 754, dove stipularono l’accordo secondo cui se i Franchi avessero eliminato i Longobardi, al “vescovo di Roma” sarebbero andati Il ducato di Roma, L’esarcato di Ravenna (praticamente tutta la Romagna) e la Pentopoli (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona, dai ricchissimi traffici navali). DETTO FATTO.

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Ma i suoi successori si montarono ulteriormente la testa ed alzarono il tiro. Nel 779 il “vescovo di Roma” era Leone III. Questo pare godesse di una pessima reputazione. Era stato accusato dal Clero romano di adulterio (cioè era tranquillamente sposato, ma tradiva la moglie), di spergiuro e pessima gestione del territorio da lui amministrato. A conseguenza di ciò, il 25 aprile del 779, durante una processione pubblica, Leone III fu preso dalla folla, picchiato a sangue e vi fu un tentativo di linciaggio. Fortunatamente riuscì a scappare e, alquanto malconcio, riuscì a cavallo a raggiungere la Germania, dove chiese la protezione del re dei Franchi Carlo Magno. Riuscì a convincerlo ad invadere l’Italia (fece in realtà pochissima fatica), e con lui tutto il suo seguito di soldati arrivò sino a Roma. Qui venne messo in piedi un tribunale che, con i soldati di Carlo Magno dietro le spalle dei giudici, ASSOLSE di tutte le accuse Leone III. … E si giunge al 25 Dicembre del ‘800. Nella basilica vaticana Leone III incorona Carlo come IMPERATORE del Sacro Romano Impero. Finita l’incoronazione, l’imperatore si gira ed incorona Leone III come Papa della Chiesa Cattolica. Già il titolo di papa era stato usato (come si è detto) a titolo onorifico. Da questa occasione in poi, viene sancito un patto d’intesa tra il potere economico-politico (Carlo Magno) e quello del Papa della Chiesa Cattolica. Da allora tutti i successori “vescovi di Roma” aumentarono le proprie prerogative sino ad arrivare a Gregorio VII (1073-1085), che volle tributati sia in pubblico sia in privato onori divini e cominciò a farsi chiamare “ Vicario di Dio in Terra “.

SCOMPARSA DEI CRISTIANI ORIGINI

DELLE

Anche questa storia è stata accuratamente NASCOSTA per decine di secoli, ma sta lentamente venendo a galla anche a seguito di nuove scoperte. L’attuale Chiesa Cattolica mette molto in risalto che la sua stessa esistenza si basa sulla CONTINUITA’ storica con i primi cristiani, con i martiri che si son fatti sbranare dalle fiere nell’arena del Colosseo, ecc. Anche questo dato è INESATTO. La persecuzione dei cristiani durata secoli da parte dell’impero romano ha raggiunto il suo scopo. I cristiani ...quelli VERI, quelli la cui fede li ha spinti piuttosto di rinnegare Cristo a farsi uccidere...QUELLI ..son stati uccisi TUTTI ! Non ne è sopravvissuto uno. Per ottenere questo risultato degno di essere quantomeno “ricordato” dai posteri, furono messe in atto MOLTE tecniche. Questi fatti non son mai stati pubblicizzati dalla storiografia successiva (per motivi che si può ben capire), ma stanno emergendo chiari ed incontestabili da molte parti. Sia da rinvenimenti archeologici, sia da documenti di archivio in varie biblioteche. Come si è visto per la “divinità” di Costantino, l’impero romano era molto elastico nei confronti delle divinità dei popoli conquistati. Il “Pantheon” romano si arricchiva infatti di TUTTI gli dei che venivano adorati nel loro immenso impero. Ma il Cristianesimo era differente. Sosteneva che Gesù Cristo era l’ UNICO dio, e che SOLO a lui andava portata adorazione e rispetto. Questo ledeva alla base la religione romana che riteneva che l’unico vero Dio fosse lo stesso imperatore, il quale poteva anche essere visto abbinato ad altri dei ( giove, sole invicto, ecc ) ma da “pari a pari”. Una religione che sosteneva esattamente il contrario, se si fosse propagata, avrebbe indebolito il potere del “capo” dell’impero romano, indebolendo a sua volta lo stesso impero. In questo scenario molte provincie e regioni dell’impero si potevano ribellare all’autorità centrale ren-


dendo difficile se non impossibile il suo controllo. Una religione di questo tipo era quindi da DISTRUGGERE prima che facesse danni irreparabili. Quando si trattava di distruggere alle fondamenta città o popoli....i romani era dei professionisti ineguagliabili (Cartagine docet). Per riuscire a far emergere dall’anonimato TUTTI i cristiani e, o ucciderli o fargli cambiar religione vennero coniate queste CATEGORIE di persone: 1 - I SACRIFICATORI A questa categoria appartenevano coloro che essendo stati dichiarati da un TRIBUNALE come “cristiani” avevano TRE scelte:

A costoro, che erano i CAPI del culto non fu chiesto di rinnegare formalmente il Cristo, ma solamente consegnare TUTTI gli strumenti per celebrare il loro culto ( dopodichè essendo schedati, venivano curati a vista per evitare che reiterassero il loro “reato” ). Abbiamo diverse testimonianze di cio ....una è di una pergamena che racconta come il 19 maggio del 303 nella città di Cirta (Numidia, attuale Costantina), il Vescovo ed i suoi collaboratori avessero consegnato al magistrato di turno tutte le loro sacre scritture ed il materiale di culto . Nell’elenco dell’inventario risultavano tra l’altro 2 calici d’oro e 6 d’argento.

vano chiederti di mostrarla e chi non ne era in possesso veniva arrestato...e diventava un “sacrificatore” di cui al punto 1. Di queste pergamene ne son state ritrovate alcune in scavi archeologici in africa occidentale. Quindi TUTTI i superstiti della religione cristiana, qualora ve ne fossero ancora, erano persone che considerava quel credo inferiore alla propria vita e preferiva svolgere ANCHE riti pagani per poter avere QUEL certificato che gli garantiva la VITA !...alla faccia dei MARTIRI che piuttosto si facevano sbranare dai leoni nel colosseo !

- B essere condannati : “DAMNATIO AD METALLA” ...che voleva dire schiavi a scavare nelle miniere, ovvero : condanna ai lavori forzati perpetua...tanto resistevi forse un paio d’anni.

Un cristianesimo quindi o completamente scomparso o diluito all’acqua di rosa, senza più sacerdoti che dicevano messe, e senza quella FEDE che avevano i PRIMI cristiani....e Costantino in punto di morte aveva una voglia MATTA di diventare QUESTO TIPO di Cristiani ?!!!...dubito fortissimamente !

- C Cambiar religione e SACRIFICARE a dei pagani vittime scelte per quei riti, partecipando a pubblici riti alle varie divinità pagane imperanti in quel tempo.

Parallelamente alla lotta senza quartiere dei cristiani in TUTTO l’impero, Diocleziano si dedicò a rinverdire il culto degli Dei pagani .

- A essere messi a morte

Cipriano di cartagine ci riferisce: Moltissimi passarono all’idolatria, Ancor prima che li accusassero in piazza ed offrivano sacrifici agli dei, ed il numero degi “pentiti” era talmente alto che i magistrati desideravano rimandarli al giorno dopo....!

3 - I LIBELLATICI Terza categoria erano i Libellatici o “lapsi” cioè coloro che pur di salvare la pelle scelsero la via del compromesso. Magari interiormente seguivano Cristo ma a parole e per ISCRITTO si proclamavano pagani. Erano coloro che come da parabola han preferito “seguire due padroni”. I LIBELLI erano delle specie di “carta d’identirà RELIGIOSA”. Vi era scritto “nome e cognome” del possessore (o meglio: Nome e Famiglia di appartenenza) e una dichiarazione giurata da parte di un sacerdote di una religione pagana, che asseriva che in tal giorno ed in tal ora la persona sudddetta aveva partecipato attivamente alla funzione religiosa “pagana”.

2 - I TRADITORI o CONSEGNATARI A questa seconda categoria appartenevano in quella categoria dei “pentiti”, coloro chiamati in latino “traditorse” o Consegnatari . Erano i “capi” gli ufficianti il culto (gli attuali sacerdoti) chiamati così in quanto CONSEGNAVANO nelle mani dei magistrati romani i libri sacri e tutti gli strumenti per celebrare ( calici, ampolline,ecc ) che erano in dotazione della circoscrizione da loro presieduta.

Questa pergamenina ( dimensioni di cm 20 x 7 ...arrotolata ) veniva portata SEMPRE al collo quando si usciva di casa.

I “servizi segreti” romani avevano in archivio i nomi di tutti gli “officianti” al culto , e ne monitoravano la loro esistenza informando dettagliatamente l’imperatore se erano morti, o avevano rinnegato la loro fede. Quando finalmente gli giunse la voce che NON NE ERA RIMASTO PIU’ NESSUNO...Diocleziano volle aspettare ancora alcuni mesi, forse anche oltre un anno. Dopo questo lasso di tempo senza più alcuna relazione sia dei servizi segreti sia dagli stessi cittadini ( vicini di casa, che se venivano presi diventavano “complici” e arrestati come gli altri) ...a quel punto venne dichiarato ufficialmente “l’ESTIRPAZIONE” della fede “cristiana”. Diocleziano in persona volle celebrare questa che per lui era una vittoria personale, ordinando festeggiamenti grandiosi e trionfali in tutto l’impero Son state rinvenute in Spagna due colonne celebrative recanti le scritte (nella prima): “Per aver estirpato totalmente e dapertutto la superstizione di Cristo e fatto rifiorire il culto degli Dei”. Nell’altra : “Per aver estinto il nome dei cristiani che avevano portato lo stato alla rovina”. Colonne che son citate da più storici tra cui il Bosio e Airenti, ma che son attualmente irreperibili.

Infatti in qualsiasi momento pote-

Non contento di ciò volle co-


niare una medaglia celebrativa dell’avvenimento, il cui testo laconico e lapidario dice: NOMINE CHRISTIANO DELETO (per aver cancellato il nome stesso di cristiano). Nei secoli successivi, ogni volta che veniva ritrovata una di queste medaglie, veniva sequestrata dai membri della chiesa cattolica e FUSA. Se ne è avuta conoscenza perchè sino a qualche decennio fa la sua foto era riprodotta ed esibita in un testo apologetico ad uso dei seminari cattolici, in cui si affermava trionfalisticamente che quella chiesa che Diocleziano affermava di avere distrutto era viva e vegeta come prima e meglio di prima. L’esistenza di questa medaglia è documentata anche dal Milner in storia della Chiesa IV, 1:38 , Milano 1982, pag.77.

nell’abbigliamento; fra i fratelli si praticavano la frose e l’inganno; i Cristiani si univano in matrimonio con i miscredenti; si bestemmiava senza rispetto e senza coscienza. Con altezzosa rudezza disprezzavano i loro superiori ecclesiastici; inveivano l’uno contro l’altro con oltraggiosa acrimonia, e litigavano con grande cattiveria; perfino molti vescovi, che dovevano essere una guida ed un esempio per gli altri, trascurando i doveri della loro carica, si dedicavano alle “questioni secolari”. Essi disertavano i loro luoghi di resi enza e le loro “greggi”; viaggiavano di provincia in provincia, a volte in localita’ lontanissime, in cerca di piaceri e di profitto, e presi da una insaziabile sete di denaro trascuravano di porgere aiuto ai fratelli bisognosi. Con la frode si impossessavano di proprieta’ e praticavano l’usura”. IL POTERE “TEMPORALE” DELLA CHIESA CATTOLICA 754 - Pipino il Breve toglie ai Longobardi i territori bizantini dell’Esarcato di Ravenna (Emilia) e della Pentapoli (Marche), ma invece di restituirli a Bisanzio li assegna al papa (infatti crede che gli spettino, in base alla falsa “Donazione di Costantino”). Quest’azione è considerata la fondazione dello Stato pontificio: il papa è diventato re. 782 - L’alleanza tra il regno dei Franchi e la chiesa si consolida con Carlo Magno, il quale in Germania fa decapitare 4.500 Sassoni che hanno rifiutato il battesimo e stabilisce la pena di morte contro quelli che fingono di essere cristiani per evitare di essere battezzati.

In epoche successive si è ritenuto da parte dei “vertici” che queste notizie potevano essere diversamente interpretate ed è scomparsa definitivamente qualsiasi foto o raffigurazione di detta medaglia. Ad ulteriore riprova di cio’ alla metà del II secolo d.c. Il vescovo di Cartagine Cipriano in questo modo così poco edificante descriveva i “cristiani” della sua diocesi: “Ciascuno si era dedicato al miglioramento del proprio patrimonio, dimenticando quello che i credenti avevano fatto sotto gli apostoli, e quello che dovevano fare sempre: essi stavano rimuginando sul sistema di ammassare ricchezze; i pastori e i diaconi avevano dimenticato il loro dovere; le opere di misericordia furono trascurate, e la disciplina era indecadenza; predominavano la lussuria e l’effemminatezza; si coltivavano le arti dell’appariscenza

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1053 - Il papa riesuma la “Donazione di Costantino” per riaffermare il potere della Chiesa sul mondo. Probabilmente, per questa ragione, viene scomunicato dal patriarca di Costantinopoli. Nel 1054 nasce la chiesa cristiana greco-ortodossa (Scisma d’Oriente). Pochi anni dopo lo scisma d’Oriente comincia l’epoca delle Crociate, ufficialmente per riconquistare la “Terra santa” (Gerusalemme) sottomessa agli Arabi e per “evangelizzare” i musulmani. In realtà le Crociate furono soltanto guerre di sterminio e di saccheggio. Il progetto era innanzitutto quello di invadere il Medio Oriente e l’Europa orientale per impedire la diffusione del cristianesimo ortodosso. Quando ne ebbero la possibilità, i crociati massacrarono indiscriminatamente musulmani, ebrei e cristiani ortodossi e, lungo il tragitto attraverso l’Europa nord-orientale, non si lasciarono sfuggire l’occasione di sterminare un buon numero di “pagani” sassoni e

slavi. In un’epoca in cui la popolazione europea non superava i 15 milioni di abitanti, le vittime delle crociate furono 5 milioni. Nello stesso periodo cominciarono a diffondersi in Europa i movimenti cristiani “pauperisti”, che predicavano la povertà ed il ritorno agli ideali di fratellanza del cristianesimo originario. Contro questi “eretici” la chiesa scatenò una serie supplementare di crociate in cui furono sterminati i Càtari, i Valdesi ed i seguaci di altri movimenti minori. In questo bagno di sangue non furono risparmiati gli ebrei, anche se le vittime furono in numero minore. Con la conquista dell’America si giunse al genocidio sistematico. Le popolazioni delle isole centro-americane (Caraibi), ridotte in schiavitù, si estinsero e furono sostituite da schiavi importati dall’Africa; sul continente i Maya, gli Aztechi e gli Inca furono sterminati e la chiesa si impegnò in modo particolare a distruggere ogni traccia della loro millenaria cultura. I superstiti che non volevano accettare il battesimo vennero torturati e poi messi al rogo. Per il perfezionamento dell’opera, al macello su scala industriale si doveva aggiungere l’omicidio “mirato”: fu creata quindi la “Santa Inquisizione”, che con i suoi tribunali provvedeva ad eliminare i singoli “eretici”, le streghe, gli ebrei ed i musulmani (anche quelli che si erano convertiti). 1064 - “Crociata” contro gli Arabi in Spagna. E’ la prima della serie (la numerazione tradizionale delle “crociate” è molto imprecisa); l’ultima, chiamata ottava, si concluderà oltre 200 anni dopo (1270). Quando i crociati entrarono a Gerusalemme, massacrarono 40.000 civili senza fare distinzione tra musulmani, ebrei e cristiani ortodossi. Ma, fra una crociata e l’altra, i papi si tenevano in esercizio: 800 ebrei massacrati a Magonza e altri 700 a Worms (1096); 4.000 ungheresi sterminati di passaggio, andando verso la Palestina (1098); centinaia di altri ebrei massacrati in Germania e in Francia (1146); altri 18 bruciati vivi a Blois (1171). 1076 - L’imperatore tedesco Enrico IV destituisce il papa; scomunicato nel 1083, conquista Roma e nomina un anti-papa. La lotta per le investiture si conclude cinquant’anni dopo con un compromesso: il potere politico sarà concesso al papa dall’imperatore, quello religioso dai vescovi. 1177 - Francia: nasce il movimento dei “Poveri di Lione”, poi chiamati Valdesi dal nome del fondatore (il predicatore Pierre Valdes) i quali, imitando l’esempio di Valdes, si spogliano di tutti i loro beni e predicano


la povertà. La risposta della chiesa è immediata: il Concilio del 1179 stabilisce che le crociate si possono condurre anche contro gli eretici e crea il tribunale dell’Inquisizione, dandogli il potere di condannarli al rogo. 1208 - Francia: il papa bandisce la “Crociata” contro i càtari (i “puri”, detti anche Albigesi) nella regione della Linguadoca (Francia). Il vescovo che guida la spedizione ordina ai soldati di sterminare l’intera popolazione, albigesi o no, al motto di: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”. Nella sola città di Beziers vengono uccise almeno 20.000 persone, compresi i bambini. Da notare che gli “eretici” erano circa 300. 1227 - Siamo intanto alla “sesta” crociata: il papa scomunica l’imperatore di Germania Federico II perché (essendosi ammalato) non ha realizzato una nuova Crociata. In seguito Federico si reca di propria iniziativa in Palestina e, con una trattativa pacifica, ottiene la Terra Santa. Il papa lo proclama “anticristo”: conferma che non ha il minimo interesse per il “santo sepolcro” di Cristo e che sta continuando a cercare pretesti per qualche altro sterminio di “infedeli”. 1229 - Il Concilio di Tolosa proibisce ai laici di possedere copie della Bibbia. 1234 - Il Concilio di Terragona condanna al rogo le copie della Bibbia tradotta in “volgare” (cioè non in latino, ma nella lingua parlata dalla gente). 1252 - Fin dal 1184 gli eretici potevano essere condannati anche in

mancanza di testimonianze contro di loro. Ora il papa introduce l’uso della tortura per costringerli a confessare. I governanti sono obbligati ad eseguire, entro 5 giorni, le sentenze di morte pronunciate dalla Santa Inquisizione. Attualmente la Chiesa sostiene di non essere responsabile dei circa 500.000 omicidi dell’Inquisizione... perché le vittime furono uccise dai governi. Dopo il 1270 non ci sono più crociate “per la Terra Santa” ma si intensifica la persecuzione degli eretici e degli ebrei, che vengono messi al rogo in tutta Europa. Fra gli altri, vengono sterminati gli “Apostolici” del frate Dolcino e 4.000 ebrei in Spagna. Bruciati sul rogo 200 catari e valdesi nell’Arena di Verona, oltre ai due teologi Giovanni Hus e Giròlamo da Praga, colpevoli di avere fondato un movimento di riforma della chiesa (1416). In un solo anno (1482) nella sola Andalusia saranno uccisi circa 2.000 ebrei e musulmani convertiti. Questo è il periodo in cui i papi raggiungono il massimo grado di criminalità e corruzione. 1377 - A Cesena, 4.000 civili sono massacrati dai mercenari pontifici in quanto ribelli al governo del papa. Altrettanti vengono deportati, la città viene distrutta. Le truppe papali sono guidate dal cardinale Roberto di Ginevra, che poi sarà papa col nome di Clemente VII e col soprannome di “Boia di Cesena”.Gli eretici cominciano a scarseggiare, ma la chiesa e l’Inquisizione non si perdono d’animo: si apre la stagione della “caccia alle streghe”. A questo punto il sadismo degli inquisitori rivela apertamente la sua componente di

perversione sessuale, inventando gli strumenti di tortura più fantasiosi. 1440 - L’umanista Lorenzo Valla dimostra la falsità della “Donazione di Costantino”. Il libro viene immediatamente messo all’indice. Falliscono due tentativi della chiesa di fare uccidere Valla. 1455 - Essendo il padrone di tutto il mondo, il papa assegna l’Africa ai re portoghesi, invitandoli a prenderne possesso. 1492 - “Scoperta” dell’America. Cristoforo Colombo, convinto di avere raggiunto le “Indie”, sbarca sulle isole dell’America centrale (Antille o Caraibi: San Salvador, Cuba, Haiti) e ne prende possesso piantando croci e bandiere spagnole. 1493 - Continuando ad essere padrone del mondo, il papa assegna “le Indie” ai re di Spagna e Portogallo: “per l’autorità di Dio onnipotente a noi concessa, tutte le isole e terre trovate e da trovare, scoperte e da scoprire ... che siano dalle parti dell’India o che siano da qualunque altra parte”. Il bottino sarà enorme (migliaia di tonnellate d’oro e d’argento) e la chiesa riceverà la sua parte. Secondo lo storico David Carrasco, nel 1500 l’America del sud aveva circa 80 milioni di abitanti. Nel 1550 ne erano sopravvissuti solo 10 milioni. La popolazione del Messico si ridusse da circa 25 milioni nel 1500 a un milione nel 1600. Gli Indios furono anche decimati dalle epidemie portate dagli invasori. Ma alla chiesa non bastava il genocidio: si dovevano sradicare totalmente quelle millenarie culture. In meno di 30 anni vengono bruciati tutti i libri, vengono distrutte centinaia di migliaia di opere d’arte, fuse per farne lingotti d’oro e d’argento, vengono demoliti templi antichissimi e sulle loro rovine vengono edificate chiese cristiane. Juan de Zumàrraga, primo vescovo del Messico, incendiò, fra le altre, la biblioteca di Texaco che era “alta come una montagna”. Il vescovo Diego de Landa, successore di Zumàrraga, completa la santa impresa facendo bruciare 5.000 idoli e 27 antichi codici maya. “Questa gente usava anche certi caratteri o lettere con le quali scrivevano nei loro libri di argomenti antichi e scientifici, e con questi disegni e segni apprendevano e insegnavano le loro cose. Trovammo un gran numero di libri scritti in questo loro alfabeto, e


Francisco Pizarro siccome non contenevano altro che superstizioni e falsità del demonio, li bruciammo tutti, il che li impressionò e addolorò molto”. Nel 1496, il papa Alessandro IV promulgò un codice di purezza anche per gli ordini monastici, e questo rappresentò il primo vero e proprio esempio di razzismo ideologico. Con questo atto si mise la parola fine alla lunga convivenza da parte del popolo iberico con tutte le etnie del Mediterraneo. La conseguenza di queste leggi è rappresentata dal famoso “massacro di Lisbona” (17 Aprile 1506), con milioni di vittime. Prima di quest’epoca, il razzismo poteva esprimersi contro chi parlava una lingua diversa, chi non professava la stessa religione. Tuttavia la società antica preferisce suddividere l’umanità in base a concetti castali, più che razziali: il nobile è ovviamente superiore al plebeo, e il plebeo libero è superiore allo schiavo. 1510 - Il re di Spagna autorizza la tratta degli schiavi africani per sostituire gli schiavi indigeni dei Caraibi, le cui popolazioni si sono estinte in meno di 15 anni. 1519 - Martin Luther (Martin Lutero) viene dichiarato eretico e scomunicato. Nel 1522 sarà pubblicata la prima edizione della

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sua traduzione in tedesco del Vangelo. La nascita della chiesa luterana rappresenta una svolta storica abbastanza importante sotto il profilo politico: il papa perde gran parte del suo potere nei confronti dei governi europei i quali, man mano che il protestantesimo si diffonde, si appoggiano sempre di più alle loro chiese nazionali. La chiesa cattolica reagisce esasperando la ferocia delle sue persecuzioni ed istituendo (1542) il tribunale dell’Inquisizione romana (poi chiamata Sant’Uffizio, attualmente “Congregazione per la dottrina della fede”). 1521 - Dopo che almeno 4 papi avevano ordinato espressamente ai tribunali dell’inquisizione in Germania, in Francia e in Italia di perseguitare “la setta delle streghe”, il papa Leone 10° minaccia di scomunica tutte le autorità civili che si oppongono ai roghi delle streghe condannate dall’Inquisizione. In 10 anni ne vennero bruciate vive circa 3.000. 1524 - Lo spagnolo Francisco Pizarro invade l’impero Inca (Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile e Argentina). La conquista viene completata nel 1533. In 25 anni, l’88% degli indigeni saranno sterminati. Giova constatare che certe “cose” sembrano relegate al “medioevo”, a periodi storici dove le atrocità o i comportamenti “non ortodossi” erano all’ordine del giorno... eppure...

Maggio 2007, “Conferenza” dei vescovi latino-americani. Parole di verità e di fede pronunciate da Sua Santità papa Ratzinger sulla conquista spagnola dell’America. “ Ma, che cosa ha significato l’accettazione della fede cristiana per i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi?Ha significato conoscere ed accogliere Cristo, il Dio sconosciuto .... il Salvatore a cui anelavano silenziosamente .... avere ricevuto lo Spirito Santo che è venuto a fecondare le loro culture purificandole .... In effetti, l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un’alienazione delle culture precolombiane, né fu un’imposizione di una cultura straniera. Le autentiche culture non sono chiuse in sé stesse né pietrificate in un determinato momento della storia, ma sono aperte, cercano l’incontro con altre culture ”. Questo accostamento tra il passato e i giorni nostri ci porta a analizzare come si sia trasformata la segreta (ma non troppo) voglia della Chiesa Cattolica di guardare verso il cielo ma con i piedi ben piantati nella realtà economica, finanziaria e politica. Ma qual’è OGGI l’istituto vaticano preposto a questo aspetto?


Giulio Andreotti e Licio Gelli in una foto dell’epoca Il Banchiere di Dio

Lo IOR Tutti ne hanno sentito parlare, ma pochi vogliono riflettere su quello che avviene tra le mura dello stato del Vaticano. L’Istituto per le Opere di Religione (meglio noto con l’acronimo IOR e comunemente conosciuto come Banca Vaticana) è un istituto privato, creato nel 1942 da papa Pio XII e con sede nella Città del Vaticano. È erroneamente considerato la banca centrale della Santa Sede, compito invece svolto dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Il suo direttore generale riporta direttamente ad un consiglio di amministrazione composto da cardinali, che a loro volta rispondono al Papa.

Recentemente sono state chieste le dimissioni del suo capo Ettore Gotti Tedeschi a causa di “poca trasparenza finanziaria”, e i dossier che stanno raccogliendo i magistrati richiederanno molto tempo per essere letti e decodificati. Lo IOR non è nuovo a “scandali” di questo tipo. In più di un’occasione ha fatto parlare di sé ed ha legato il proprio nome a scandali finanziari, fra i quali spiccano l’”Affare Sindona” o il “crac del banco Ambrosiano”. Lo IOR fu, tra il 1946 e il 1971, il maggior azionista del Banco Ambrosiano. Già nel 1978 il capo della Vigilanza della Banca d’Italia Giulio Padalino aveva eseguito un’ispezione sui conti del Banco, facendo luce sulla “parte occulta” della contabilità: dietro alle varie società estere che acquistavano cospicui pacchetti di azioni Am-

Calvi, Sindona, Gelli e Marcinkus

“Quando due persone conoscono un segreto, questo non è più un segreto”. Basta questa frase per capire la personalità di Roberto Calvi è un uomo schivo, riservatissimo, che non ama la vita mondana e che ha come pensiero fisso quello degli affari. La sua carriera cominciò nel 1947, quando entrò nel Banco Ambrosiano, il cui motto era quello di offrire credito senza infrangere i principi etici del cristianesimo, infatti, per iscriversi come soci, bisognava addirittura consegnare il certificato di battesimo e il certificato di buona condotta che doveva essere fornito dal parroco. Nell’arco di trenta anni , Calvi riuscì a raggiungere prima la carica di direttore generale nel Banco Ambrosiano e poi nel 1975 quella di presidente. Il suo obiettivo era chiaro: lanciare la sua “creatura” nella finanza mondiale tramite spericolate e illegali speculazioni finanziarie. Le “amicizie“ fondamentali, a questo scopo, sono le amicizie con membri della loggia massonica deviata P2, di cui in seguito divenne membro, e i legami con esponenti del mondo degli affari ma soprattutto della mafia. Nel 1968 conobbe Michele Sindona divenendone socio in affari; nel 1975 Sindona gli presentò Licio Gelli e Calvi entrò nella loggia P2. La svolta decisiva per la sua carriera però, è sicuramente l’incontro con l’arcivescovo Paul Marcinkus il numero uno dello IOR, la banca vaticana. I modi di fare poco chiari, lo portarono a creare e ad intrecciare una fitta rete di società fantasma con sede nei principali paradisi fiscali, il tutto con la supervisione dello IOR. E’ proprio la banca vaticana il punto centrale di tutta questa incredibile matassa finanziaria infatti, l’impero di Calvi si sviluppa a dismisura diventando il fulcro del riciclaggio dei soldi sporchi della criminalità, ma anche di operazioni internazionali: dal traffico di armi nella guerra del Falkland ai finanziamenti su richiesta del Vaticano ai «Paesi e ad associazioni politico-religiose» soprattutto nell’Europa orientale (ad esempio Solidarnosc) e in America Latina (come i Contras) «allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste». La prima grave crisi del banco Ambrosiano è del 1977 , la mattina del 13 Novembre i muri di Milano furono tappezzati di manifesti in cui si denunciavano le presunte irregolarità del Banco. L’artefice era stato Michele Sindona, che voleva vendicarsi di Calvi, poichè questi non aveva voluto prestare dei soldi alle sue banche. Successivamente alcuni ispettori della Banca d’Italia analizzarono attentamente la situazione del Banco Ambrosiano e denunciarono molte irregolarità che furono prontamente segnalate al giudice Emilio Alessandrini, il quale venne però tragicamente ammazzato il 29 gennaio 1979 dai terroristi di estrema sinistra di Prima Linea. Nel periodo successivo il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità, che venna risolta grazie all’aiuto della BNL e dell’ENI. Nel 1980 il Banco era di nuovo sull’orlo del baratro, ma la situazione si risolse trami-


Corpo di Roberto Calvi “suicidatosi” impiccandosi sotto un ponte sul tamigi a Londra te un nuovo finanziamento dell’ENI di 50 milioni di dollari. Ma come riuscì Calvi ad ottenere tutti questi soldi dall’ ENI? Dagli atti processuali risulta certificato che pagò tangenti a Claudio Martelli e Bettino Craxi. ” Tanto tuonò che piovve” e così l’impero dell’Ambrosiano si ridusse quel che era: un cumulo di debiti bancari. Il crack avvenne nel 1981, subito dopo la scoperta della loggia P2. Senza la protezione di Gelli e compagni, Calvi si trovò solo poichè anche i vecchi “amici” dello IOR gli avevano voltato le spalle.... « Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest… sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste... e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato… » lettera di Calvi al Papa poco prima di essere ucciso. il 21 maggio, venne arrestato per reati valutari, processato e condannato. In attesa del processo di appello, Calvi fu messo in libertà provvisoria, tornando a presiedere il Banco. Nel tentativo di trovare fondi per il salvataggio dei conti, strinse rapporti con Flavio Carboni, un finanziere sardo legato ad ambienti politici e malavitosi romani come la Banda della Magliana. Rosone, direttore generale del Banco, fu vittima di un attentato da parte di Danilo Abbruciati, un boss della banda della Magliana, a causa delle perplessità espresse circa alcuni finanziamenti concessi dal Banco a Carboni senza la presenza delle dovute garanzie. Il 9 giugno 1982 Calvi si allontanò da Milano, giungendo a Roma in aereo, dove incontrò Flavio Carboni, col quale organizzerà la fuga verso l’estero. L’11 giugno il banchiere si diresse a Venezia, per poi raggiungere Trieste, e successivamente la Jugoslavia. Dal paese slavo proseguirà poi per Klagenfurt. Il 14 giugno Calvi incontrò Carboni al confine con la Svizzera, per poi partire il 15 giugno verso Londra, dall’aeroporto di Innsbruck. Il 16 giugno Carboni partì da Amsterdam per raggiungere Calvi a Londra. Il 18 giugno Roberto Calvi, venne trovato impiccato da un impiegato postale, sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi in circostanze molto sospette, con dei mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso. La sua segretaria Graziella Corrocher si “suicida” il 17 Giugno (giorno prima del ritrovamento del corpo di Calvi). Partecipa all’ultima riunione del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano. Finita la riunione si affaccia dalla finestra del 4° piano del Banco e si “suicida” buttandosi di sotto. Con lei scompaiono i libri contabili della P2 che descrivevano dettagliatamente i rapporti tra Calvi e lo IOR di Marcinkus...che non furono più ritrovati.

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brosiano c’era lo stesso gruppo di Calvi e lo IOR. A quel tempo, lo scandalo non ebbe alcun seguito. Tuttavia, dopo il crac del Banco Ambrosiano, le responsabilità furono confermate nel corso delle indagini dal ritrovamento di lettere di patronage concesse nel 1981 da Marcinkus (direttore dello IOR dal 1971 al 1989) a Roberto Calvi (direttore del Banco Ambrosiano), con le quali confermava che lo IOR «direttamente o indirettamente» esercitava il controllo su Manic. S.A. (Lussemburgo), Astolfine S.A. (Panama), Nordeurop Establishment (Liechtenstein), U.T.C. United Trading Corporation (Panama), Erin S.A (Panama), Bellatrix S.A (Panama), Belrosa S.A (Panama) e Starfield S.A (Panama), società fantasma con sede in noti paradisi fiscali, che avevano fatto da “paravento” alla destinazione dell’ingarbugliato circolo di denaro che aveva drenato duemila miliardi di lire dalle casse dell’Ambrosiano. L’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impose la liquidazione del Banco Ambrosiano. Andreatta riferì in Parlamento l’8 ottobre 1982, dichiarando che il Banco aveva un buco di circa due miliardi di dollari, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo IOR.Marcinkus fu indagato in Italia nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, il quale fu accusato di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la P2, una loggia massonica “coperta” guidata da Licio Gelli. Le dichiarazioni del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara, ritenute verosimili dal tribunale di Roma nel 2003, sembrano avvalorare questa tesi, raccontando di contatti fra Marcinkus, Calvi (esponente della P2) e membri di Cosa Nostra. Il 20 febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, emise un man-

dato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello IOR, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crac del Banco Ambrosiano. Il mandato non fu però eseguito perché Marcinkus godeva di passaporto diplomatico vaticano, mentre gli altri due si rifugiarono dietro il portone di bronzo e la richiesta di loro estradizione non ebbe alcun esito: alla fine la Cassazione non convalidò il provvedimento in quanto, per il fatto di aver agito in qualità di organi o di rappresentanti di un ente centrale della Chiesa cattolica, furono considerati, ai sensi dell’art. 11 dei Patti Lateranensi, coperti da immunità penale. La Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano, ma fu creata una commissione mista (Agostino Gambino, Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per il Vaticano, Filippo Chiomenti, Mario Cattaneo e Alberto Santa Maria per lo Stato Italiano) con il compito di approfondire la questione. Il responso, pur non raggiungendo “conclusioni unanimi” sulla responsabilità giuridica dello IOR, portava ad ammetterne una responsabilità morale. Il 25 maggio 1984, a Ginevra, lo IOR, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti, siglò un accordo con le banche creditrici dell’Ambrosiano, versando 406 milioni di dollari a titolo di “contributo volontario” . Al crac fecero seguito diverse morti: Graziella Corrocher, la segretaria di Calvi, fu trovata morta dopo un volo dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano, il 17 giugno 1982. Roberto Calvi, membro della P2 e presidente del Banco Ambrosiano dal 1975, fuggito a Londra, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Michele Sindona, altro piduista, faccendiere colluso con la mafia siciliana e vicino allo IOR, mentre scontava la pena in carcere per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, fu avvelenato da un caffè al cianuro il 20 marzo 1986 e morì due giorni dopo. SCANDALO ENIMONT Nel 1993, negli anni di Tangentopoli, il giudice Borrelli del pool di Mani pulite


appurò il transito nelle casse dello IOR di 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro destinati a quello che fu conosciuto come scandalo Enimont. In quell’occasione, in via del tutto eccezionale, lo IOR decise di rispondere ad una rogatoria richiesta dal pm Antonio Di Pietro che lavorava allora nel pool di Mani pulite ed indagava sul caso. Tuttavia i magistrati hanno poi denunciato che la banca vaticana aveva falsificato i documenti, nascondendo i conti di Giulio Andreotti e non trasmettendo la documentazione su molte altre posizioni. Successivamente, per far tornare i conti, ulteriore documentazione inviata venne ritenuta falsa. Da allora, questo risulta esser stato l’unico caso in cui lo IOR abbia risposto a rogatorie internazionali. Secondo il giornalista Peter Gomez, lo IOR risulta essere l’unica banca del mondo ad aver trasmesso informazioni false alla magistratura italiana. Alti prelati e dirigenti dello IOR, tra cui il presidente Angelo Caloia, non poterono essere processati - e tanto meno arrestati - a causa dell’articolo 11 dei Patti Lateranensi che recita: «Gli enti centrali della Chiesa Cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano». OPERAZIONE SOFIA Il giornalista Gianluigi Nuzzi nel suo libro sostiene che lo IOR fosse impegnato nella fondazione di un partito di centro destinato a sostituire la Democrazia Cristiana, crollata in seguito a Tangentopoli. CASO FIORANI - BPI Il 10 luglio 2007 uno dei “furbetti del quartierino”, Giampiero Fiorani, rivelò ai magistrati milanesi la presenza, nella BSI svizzera, di tre conti della Santa Sede da «due o tre miliardi di euro» e di aver versato in nero nelle casse dell’APSA (la Banca centrale vaticana) oltre 15 milioni di euro. CASO ANEMONE – GRANDI OPERE Nell’inchiesta sulle “Grandi Opere” del 2010 sugli appalti del G8 a La Maddalena (nota anche come “Caso Anemone”), è stato accertato

che Angelo Balducci (ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, arrestato per corruzione) avesse un conto presso lo IOR, dove - secondo i pubblici ministeri - avrebbe trasferito buona parte delle sue rendite. Nel 2006, interrogato dall’allora PM di Potenza Henry John Woodcock, aveva ammesso lui stesso l’esistenza di tale conto, usato per ripagare un debito da 380.000 euro contratto da monsignor Franco Camaldo, prelato d’onore e cerimoniere del Papa, intermediario nell’acquisto di una villa dove avrebbe dovuto avere sede un nuova loggia massonica. Balducci aveva un conto allo IOR in quanto “gentiluomo di Sua Santità” nonché “consultore” e “supervisore” del patrimonio della Propaganda Fide, la quale ha affittato decine di abitazioni a molti dei 412 personaggi inclusi nelle liste dell’imprenditore Diego Anemone. I magistrati sospettano ulteriori collegamenti con lo IOR a seguito di sequestri di documentazione contabile, in particolare a Angelo Zampolini, intermediario della “cricca” di Anemone e Balducci nell’acquisto di un appartamento a Roma per l’ex ministro Claudio Scajola. Gli inquirenti ritengono altresì che parte del denaro accumulato da alcuni degli indagati con le tangenti pagate da Anemone e da altri imprenditori si trovi depositato presso IOR. L’Unità di informazioni finanziarie della Banca d’Italia ha appurato che tra i beneficiari dei bonifici transitati su di un conto dello IOR presso la banca Intesa San Paolo c’è don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, coinvolto nell’inchiesta e, secondo i pm perugini, custode dei fondi neri di Diego Anemone. I documenti dei magistrati di Perugia e la contabilità sequestrata a Don Evaldo Biasini svelano come i soldi tenuti da Don Bancomat per conto di Diego Anemone transitassero per i conti IOR della Congregazione del Preziosissimo Sangue.

OPERAZIONI DI RICICLAGGIO per conto della MAFIA Nel maggio 2010 la procura di Roma ha aperto un’indagine sui rapporti sospetti tra lo IOR e altre dieci banche, fra cui Unicredit, Intesa San Paolo, Banca del Fucino. Le quotidiane operazioni da milioni di euro fra questi istituti e lo IOR sotto forma di miriadi di assegni dagli estremi non chiari avevano destato già nel 2009 i sospetti dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. È stato accertato dai magistrati che lo IOR utilizzava in modo cumulativo un conto aperto presso la filiale 204 della Banca di Roma in via della Conciliazione a Roma, versandovi assegni da parte dei propri clienti senza dare alcuna comunicazione in merito, violando così le norme antiriciclaggio (legge 173/1991 e D.Lgs 231/2007). Attraverso tale conto sarebbero transitati circa 180 milioni di euro tra il 2006 e il 2008, per poi interrompere le operazioni con l’integrazione della Banca di Roma nel gruppo Unicredit. I PM sospettano che le transazioni attraverso conti “schermati” intestati allo IOR celino in realtà operazioni per conto di società o singoli individui con residenza fiscale in Italia, volte all’occultamento di reati vari, dall’evasione fiscale alla truffa. La Guardia di Finanza ha inoltre accertato casi di beneficiari fittizi fra quelli comunicati agli inquirenti. La magistratura italiana non ha però competenza ad indagare sullo IOR senza una rogatoria internazionale, a causa della sua natura formalmente estera. Il 20 settembre 2010 vengono sequestrati dalla procura di Roma (su segnalazione della Banca d’Italia) 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa intestato allo IOR, per operazioni bancarie effettuate in violazione della normativa antiriciclaggio. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo IOR di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan di Francoforte e di 3 milioni alla Banca del Fucino. Restano indagati il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani. Nel frattempo sono venute alla luce anche altre due operazioni sospette, ovvero un prelievo in contanti da 600.000 euro, effettuato nell’ottobre 2009 dallo IOR per finalità non precisate su un conto Intesa San Paolo, e assegni per 300.000 euro incassati nel novembre dello stesso anno su un conto Unicredit. Dall’analisi degli inquirenti è risultato fittizio il nome del negoziante fornito dallo IOR, mentre la cifra proveniva in realtà da una banca di San Marino. Alcuni dei conti di transito presso le banche italiane utilizzati dallo IOR


Antonio Bonaccorsi - Olio su Tela eseguito da Paolo Leonardi nei recenti scandali legati al riciclaggio sono attivi dai tempi del Banco Ambrosiano. A seguito di questi eventi, il Papa ha comunicato il 30 dicembre 2010 che verrà finalmente data applicazione alla convenzione monetaria firmata con l’Unione europea il 17 dicembre 2009, attraverso l’adozione di leggi antiriciclaggio che entreranno in vigore il 1º aprile 2011. Tuttavia “l’emanazione di tale normativa”, come successivamente rappresentato in una comunicazione della Banca d’Italia, “di per sé, non modifica il regime applicabile allo IOR quale banca insediata in uno stato extracomunitario a regime antiriciclaggio non equivalente”. Nel Marzo 2012 la procura di Roma ha avviato una rogatoria internazionale per conoscere i movimenti di denaro del conto corrente dello IOR presso la Jp Morgan di Francoforte (http://www.atlasweb.it/2012/05/25/ vaticano-licenziato-il-presidentedello-ior-stampa-europea-impietosa-579.html). Con un freddo e implacabile comunicato diffuso dai media vaticani, al direttore dell’Istituto per le opere di religione, lo IOR, è stato dato il ben servito dal Consiglio di sovrintendenza dello stesso istituto. “Nella sede di riunione ordinaria di questo Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto per le Opere di Religione, il 24 Maggio 2012, alle ore 14, questo Consiglio ha adottato una mozione di sfiducia del Presidente Ettore Gotti Tedeschi e ha raccomandato la cessazione del suo mandato quale Presidente e membro del Consiglio” dice la nota. “I membri del Consiglio – prosegue – sono rattristati per gli avvenimenti che hanno condotto al voto di sfiducia, ma considerano che quest’azione sia importante per mantenere la vitalità dell’Istituto. Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente Presidente, che aiuterà l’Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l’Istituto e la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standard bancari internazionalmente accettati”. A ricamare sugli ultimi sviluppi della travagliata vita della banca vaticana sono stati molti media europei. Nel suo sito internet, la Bbc ha ricordato che Gotti Tedeschi nel 2010 era finito in un’inchiesta della magistratura italiana sul riciclaggio di denaro e ha anche ricordato lo scandalo del Banco Ambrosiano, circondato da morti ancora misteriose e da perdite milionarie. Poco tenero anche Le Monde, secondo cui il licenziamento di Gotti Tedeschi avviene in “un clima avvelenato in seno all’amministrazione

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della Santa Sede”. Il riferimento del quotidiano francese è a diversi documenti confidenziali trasmessi dallo scorso gennaio alla stampa italiana e rivelanti lotte di potere interne e corruzione. Gotti Tedeschi era stato chiamato alla guida dello IOR nel 2009, e tra i suoi compiti c’,era quello di portare la banca al rispetto degli standard europei. Un compito che, leggendo la nota vaticana, non sembra essere stato completato. Dulcis in fundo si è alzato anche un lembo di lenzuolo che collega lo IOR con la Mafia nel suo ruolo di riciclaggio del denaro “sporco” mafioso. Il 28 Ottobre del 2010 il giornale La Repubblica pubblica una storia che, per quanto interpelli la responsabilità penale dei singoli, conferma l’intuizione di “sistema” dell’inchiesta per riciclaggio che la procura di Roma stava conducendo sui rapporti tra IOR e istituti di credito italiani e sulla natura delle loro operazioni. Un’inchiesta in cui questa vicenda catanese aveva trovato una prima generica “discovery” e che ha messo a rumore le stanze vaticane e il torrione di Niccolò V, dove hanno i loro uffici il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il suo direttore generale Paolo Cipriani, indagati a Roma per «omessa osservanza delle norme antiriciclaggio» (reato per il quale sono stati sequestrati 23 milioni di euro su un conto della Banca Vaticana presso il Credito Artigiano). Ma torniamo a Catania... e al 2006, quando i protagonisti di questa storia - un sacerdote, suo padre e lo zio - entrano nel cono di attenzione prima dell’UIF (Unità di intelligence finanziaria) di Bankitalia, quindi della procura distrettuale Antimafia che ne raccoglie una segnalazione di operazione sospetta, e infine della Guardia di Finanza, delegata all’indagine.

I tre hanno un nome e una storia. Vincenzo Bonaccorsi, 59 anni, è uomo del “clan” siracusano dei “Nardo”. Nel luglio del 2000 è stato condannato per associazione mafiosa e, due anni dopo, con la conferma definitiva della sentenza, viene sottoposto a misure di prevenzione che dovrebbero annullarne la capacità patrimoniale. Dovrebbero. Perché Vincenzo ha un fratello, Antonino, con cui condivide proprietà fondiarie e interessi. Ma, soprattutto, ha un nipote: “padre” Orazio, 35 anni, che di Antonino è il figlio e studia a Roma all’Università Gregoriana. Ebbene, nel 2006 Vincenzo e Antonino combinano una truffa ai danni della Regione Sicilia. Un finanziamento di 600 mila euro, grattati dai Fondi strutturali europei, per la realizzazione di «un allevamento di trote» e di «una pesca sportiva» che, naturalmente, non hanno visto neppure la posa di un mattone. Il 3 gennaio 2006, una prima tranche di quel finanziamento, 300mila euro, viene accreditata dalla Regione sul conto 1511 della filiale di Catania della Banca Popolare di Novara, intestato ad Antonino Bonaccorsi. Quindici giorni dopo, da quel conto, 250mila euro vengono bonificati alla filiale numero 15 della Bnl di Roma, dove “padre Orazio” ha un conto personale, il 12138. Nella causale del bonifico, si legge «beneficenza». Bankitalia non deve credere troppo alle opere di bene di Antonino. Segnala l’ operazione come sospetta alla procura e per “padre” Orazio cominciano i guai. Il sacerdote trasforma infatti una parte di quei 250 mila euro di “carità cristiana” in un assegno Bnl girato a sé stesso di 245 mila euro (ritagliando per sé, e Dio solo sa perché, visto che si parla di “beneficenza”, un obolo di 5 mila). Quindi, con quell’assegno in mano entra nell’allora “Banca di Roma”, dove lo IOR ha uno dei suoi conti («il 2838150») e su cui ha la delega ad operare. E lo versa, ribadendone la causale: “beneficenza”. Il gioco è fatto. Quel denaro, ora che è nelle casse


dello IOR, non ha più né un padre, né un figlio. «Tutto può essere confuso», per dirla con le parole del procuratore di Catania Vincenzo D’ Agata. E Antonino può tornare in scena. La Finanza accerta infatti che, grazie ai codici di “home banking” del conto Ior che ha avuto dal figlio Orazio, tra febbraio e ottobre 2006, dei 245 mila euro arrivati, Antonino ne fa ripartire 225 (la differenza di 20 mila che rimane sul conto è forse davvero l’ unica “opera di beneficenza” in questa storia) con «nove bonifici» telematici verso il suo conto della filiale di Catania della banca Popolare di Novara, casella di partenza di questo di giro dell’oca. Qualche tempo dopo Vincenzo, il mafioso, passa allo sportello e preleva quel denaro in contanti. È la sua «stecca» nella truffa. Non sa che il Diavolo, questa volta, ci ha messo la coda. Al Vaticano sono stati richiesti documenti bancari e atti confidenziali che pescano direttamente nel passato più torbido della “banca di Dio”, quello degli scandali Sindona e Calvi, del crack del Banco Ambrosiano, dei miliardi di dubbia provenienza nascosti al fisco e spediti all’estero sotto la direzione di monsignor Paul Marcinkus, presidente dello IOR dal 1971 al 1989, morto nel 2006. Ma nonostante i passi avanti nella trasparenza finanziaria fatti dalla Santa Sede, le rogatorie, cioè le richieste di collaborazione giudiziaria per eseguire atti processuali fuori dal territorio nazionale di competenza (tra Italia e Stato Vaticano,

in questo caso), rimbalzano da un ufficio all’altro tra le mura dello stato della Chiesa, senza risposta. Un silenzio lungo ormai dieci anni che ha spinto il magistrato romano Luca Tescaroli, titolare dell’inchiesta su Calvi, a scrivere lo scorso 16 dicembre al neoministro della Giustizia Paola Severino perché si attivi ufficialmente nei confronti del governo della Chiesa e “solleciti l’evasione delle rogatorie”. Una “rogna diplomatica” per il governo italiano, stretto tra due necessità: mantenere i buoni rapporti stabiliti con il Vaticano ma anche mandare segnali concreti di contrasto al riciclaggio e all’evasione fiscale. Che Cosa Nostra abbia nascosto una parte dei suoi capitali nello IOR e nel Banco Ambrosiano è una realtà giudiziaria assodata dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma, nella sentenza del 7 maggio 2010 di assoluzione con formula piena per Giuseppe “Pippo” Calò, Ernesto Diotallevi e Flavio Carboni, imputati per l’omicidio di Calvi. Scrive nell’occasione la Corte: “Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo IOR come tramite per massicce operazioni di riciclaggio. Il fatto nuovo emerso è che avvenivano quanto meno anche ad opera di Vito Ciancimino (ex sindaco mafioso di Palermo, morto nel 2002, ndr) oltre che di Giuseppe Calò”. Lo stesso Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ha più volte raccontato di operazioni bancarie sospette e rapporti del padre con alti prelati dello IOR. Ecco quindi perché le tre rogatorie “mai

ULTIMISSIME SUGLI SCANDALI DELLO IOR Il 24 maggio del 2012 il presidente dello IOR “Gotti Tedeschi” è stato licenziato dal consiglio direttivo dell’istituto. La causa “ufficiale” è la poca TRASPARENZA con cui aveva condotto i suoi 2 anni di presidenza dello IOR. Dopo il primo momento di sbigottimento, in cui la notizia ha fatto il giro del mondo, lo stesso Gotti Tedeschi ha stupito (e continua a farlo) i “media” per la portata delle sue “dichiarazioni”. Sembra di assistere ad un Deja-vù, a storie che pensavamo ormai dimenticate e perse nella notte delle P2, degli omicidi/suicidi di Calvi e la sua segretaria. Qui di seguito si riportano i link ad “alcuni” articoli di questi ultimi giorni, ma se si vuole approfondire il web è una fonte inesauribile di informazioni (cliccare sui titoli in colore rosso). Lo stesso Tedeschi ha, qualche giorno fa, temuto per la sua stessa vita, paragonando il suo caso a quello di Calvi, e rifacendo le stesse cose che fece l’allora presidente del Banco Ambrosiano. Ha scritto una lettera al Papa prendendo le distanze da certe “scelte” e dando nomi e cognomi di personaggi eccellenti, ma ha rincarato la dose, scrivendo un suo “memoriale” ed affidandolo alla magistratura, temendo per la sua stessa incolumità fisica, con la dicitura “se morirò almeno saprete perchè”. Ma cosa ci può essere di così compromettente nei conti segreti della Banca del Vaticano ? Dalle prime indiscrezioni: riciclaggio di denaro della Mafia, finanziamenti per operazioni illecite alle stesse “Forze Armate”, corruzione di politici, faccendieri, passaggio di denaro di provenienza illecita su conti correnti di preti e suore, presenza di conti correnti “cifrati” per impedirne l’identificazione del proprietario, promesse del Papa di eliminarli, mai eseguite, il ruolo svolto dallo IOR nel “buco” da 1,5 miliardi di euro dell’ospedale San Raffaele..ecc Insomma....le “SOLITE COSE”... scene e fotogrammi di un film dal copione già visto. Alle dichiarazioni di Gotti Tedeschi vanno aggiunte le “fughe di documenti” dei vari “CORVI” che stanno imperversando nei quotidiani di tutto il mondo.

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evase” assumono un ulteriore e nuovo interesse investigativo. Con la prima, datata 28 novembre 2002, la procura chiedeva al Vaticano di “verificare i flussi finanziari intercorsi nel periodo 1976-1982” tra lo IOR e una serie di banche italiane ed estere, come il Banco di Sicilia, la Sicilcassa di Palermo, il Banco Ambrosiano (sedi italiane ed estere), la Banca svizzera del Gottardo e la rete di società ad esse collegate in Perù, Argentina, Bahamas, Nicaragua, Lussemburgo e Venezuela. Non solo, si chiede di accertare se “nell’anagrafe clienti dello IOR ci siano i nomi di persone coinvolte nelle indagini”, di individuare “quali fossero le società riconducibili allo IOR nel periodo 1975-1982”, “quali quelle interessate al rastrellamento di azioni del Banco Ambrosiano” e quali fossero “le operazioni riconducibili alla società Inecclesia (una finanziaria venezuelana, ndr)”. In pratica, la Santa Sede dovrebbe accettare di aprire un cassetto tenuto sigillato per trent’anni. E svelare la ragnatela di attività e di finanziamenti dell’Istituto per le Opere di Religione, nascoste per anni dietro lo status di “soggetto autonomo in uno stato extracomunitario”, opaco al fisco e al di fuori delle normative internazionali in materia bancaria. Nella seconda rogatoria, del 23 gennaio 2004, il magistrato italiano chiedeva di visionare i “telex riguardanti operazioni effettuate da Calvi sull’estero sfruttando le strutture materiali della Città del Vaticano”. Nell’ultima, la più recente, datata 20 novembre 2008, punta ad accertare se e quando le due lettere scritte a macchina da Calvi pochi giorni prima di morire e dirette a papa Giovanni Paolo II e al cardinale Pietro Palazzini, all’epoca prefetto della Santa Congregazione delle cause dei Santi, siano state ricevute dai destinatari. Lettere dal contenuto contraddittorio e per alcuni non autentico, nelle quali Calvi, spaventato e disperato, sentendosi “braccato” racconta nei dettagli alcune operazioni finanziare “imbarazzanti” condotte sotto copertura per conto di alti prelati. Le domande della procura romana fino ad oggi non hanno avuto risposta. Una mancanza di collaborazione che potrebbe congelare la procedura avviata dal Vaticano per entrare nella “white list” degli stati “finanziariamente virtuosi”, cominciata nel 2009 con la firma della convenzione monetaria con l’Ue e che avrà a metà del 2012 un passaggio decisivo con la presentazione al Consiglio d’Europa del rapporto finale di un gruppo di esperti su come lo stato della Chiesa si è adeguato al sistema di antiriciclaggio vigente nell’Unione. Con questo obiettivo il 30 dicembre del 2010, infatti, Papa Benedetto XVI ha promulgato la legge n.127, in vigore dall’aprile di quest’anno, che col-


pisce il riciclaggio del denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. All’articolo 41 si legge che la neonata Autorità di informazione finanziaria pontificia “scambia informazioni in materia di operazioni sospette e collabora con le autorità degli Stati esteri che perseguono le medesime finalità di prevenzione e contrasto del riciclaggio”. Per ora, a quanto pare, solo a parole. CONCLUSIONE Dopo tutti questi dati occorre tirare alcune somme e rivedere certe certezze. - 1- La chiesa fondata da Cristo ha avuto la sua massima forza 100/150 anni dopo la sua morte ( fase di espansione). 2 - Questa espansione fu notata dai capi dell’impero romano che la videro come una minaccia al loro stesso ordinamento giuridico che vedeva nell’Imperatore l’unico Dio da adorare e ne decretarono la sua eliminazione. 3 - Questa eliminazione (persecuzione) è stata praticata con metodo e determinazione riuscendo dopo oltre 100 anni, sotto il regno di Diocleziano a raggiungere il suo obiettivo. In quell’occasione furono coniate medaglie ed incise su colonne commemorative la frase NOMINE CHRISTIANO DELETO. 4 – A quasi 100 anni di distanza da questi fatti, emerge la figura di Costantino, che dopo 18 anni di lotte e di omicidi parentali, riesce a riunire in se stesso le cariche sia politiche che spirituali divendendo imperatore romano. A Costantino che ha tanto fatto per arrivare a quella posizione diede fastidio che nel SUO impero si adorassero tanti Dei al di fuori di lui. Fonda quindi una religione che chiama “Cattolica” ( universale) che avesse LUI come Dio da adorare...e per questo costruì chiese e ordinò sacerdoti che gli celebrassero inni ed onori. 5 – Alla morte di Costantino tutte le chiese ed i suoi sacerdoti, si trovarono senza un “uomo- Dio” da adorare e senza sostegni economici. Per la parte finanziaria fecero un falso testamento dichiarando che quando Costantino era ancora in vita gli avrebbe donato metà dell’impero romano ( quello di occidente ). Per la parte “religiosa” si inventarono una nuova religione che avesse in un’altro “uomo-Dio” il suo culto. Per aumentarne i fedeli utilizzarono come riferimento sia la parte “esteriore” dei culti pagani esistenti ( nelle vesti, nei corpicapi, nei riti) ma anche quella delle date di celebrazione (esempio il 25 dicembre). In questo modo molte persone con scarsa cultura poteva confondere i riti e i celebranti. 6 – Vennero effettuate dai “padri

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fondatori” un’attenta selezione di tutti i documenti esistenti riferentesi alla figura di Cristo selezionando solo quelli che ne dessero una versione divina, relegando gli altri come “apocrifi”. 7 – Nei secoli nessun testo ci è arrivato nella sua edizione originale, ma è stato ricopiato più e più volte, dagli esponenti della chiesa Cattolica. In questa fase vi son stati ampi rimaneggiamenti: eliminazioni di passi ritenuti “scomodi” o aggiunte di altri per esigenze contingenti all’epoca in cui son state fatte (es: chi è senza peccato....). 8 – In oltre 1700 anni tutti coloro che “osavano” esprimere “perplessità” o peggio “critiche” venivano eliminati fisicamente in vari modi. ( crociate, “santa inquisizione”, scomuniche, persecuzioni, roghi, ecc). 9 – Nei secoli nella chiesa Cattolica son convissuti due aspetti: quello spirituale e missionario di aiuto agli indifesi e di propaganda della fede, e quello dove forti interessi economici hanno indotto ad accettare illeciti compromessi col potere o con organizzazioni malavitose o “deviate”. 10 – Negli ultimi 60 anni il “mezzo” con cui il Vaticano ha tessuto trame ed accordi con il peggio della società italiana ed internazionale è l’istituto dello IOR. Pur essendo un’organizzazione “privata”, è costituita da un consiglio composto da cardinali che riferiscono poi direttamente al Papa. Chi ha quindi ipotizzato che certi “loschi traffici” fossero solo frutto di iniziative “personali” di alcuni membri corrotti dal potere, deve anche giustificare come si possano perpetrare certe “manovre” (pubblicizzate con scandali nei m e dia di tutto il mondo) per decenni, senza che i “vertici” non ne fossero a conoscenza o avvallassero certe scelte moralmente discutibili. Alla fine di questa lunga e sicuramente carente trattazione, mi è venuto un dubbio. Lo stesso dubbio che spesso si incontra quando una persona è malata di una malattia grave ed incurabile ed i suoi parenti si pongono la legittima domanda se è il caso di NON far sapere la verità al malato e fargli vivere felici gli ultimi giorni della sua vita, o se piuttosto non sarebbe meglio non ingannarlo e dirgli TUTTA la verità. Se dovessi scegliere, io sceglierei di SAPERE. Penso che oggi si debba essere sufficientemente forti da preferire una verità scomoda ad una menzogna pietosa.


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