Energia Agricoltura e Sostenibilità . CO2 Zero Emissioni

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aprile 2012 | CO2 zero emissioni

Energia Agricoltura e Sostenibilità

CO2 Zero Emissioni Sper Sp erim er imen im enta en tazi ta zion zi oni,i, p on pro roge ro gett ge ttii e nu tt nuov ovee ov sine si nerg ne rgie rg ie d dii sv svilililup uppo up po p per er tter erri er rito ri tori to ri aad d al alta ta voca vo cazi ca zion zi onee aagr on grogr o-al oalim al imen im enta en tare ta re.. re

UNIONE EUROPEA Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali

“Il lavoro umano è fonte di sostentamento, ma anche di significati e ragioni di vita; è ciò che conferisce un senso all’individuo e alla comunità. Il lavoro si traduce in uno stile di vita e nella produzione di risorse vitali. ... Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creatività alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili è quello di operare all’interno delle realtà locali. Localizzare l’economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale.” Vandana Shiva La presente brochure raccoglie molto sinteticamente alcuni degli spunti di riflessione con i quali ci si è avvicinati e confrontati per la formulazione del progetto di “Parma in Valli e Sapori”, sperando che possano trasformarsi in momento di riflessione e di confronto per tutti gli operatori del territorio. Obiettivo è la costruzione di una coscienza etica comune sui temi dell’agricoltura e dell’ambiente, dell’energia e delle tradizioni delle “aree marginali “ e dei suoi abitanti, nella ferma convinzione che solo con un confronto franco e concreto si possa costituire una speranza di sopravvivenza della cultura e dell’economia dei luoghi.

24 aprile 2012


Indice

capitolo pagina

Edizione e redazione a cura di Roberto Bruni, Michele Donati e Ernesto Boglioli.

5. 0. 7. 1. 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6

Grafica e stampa HR lab digital foundry www.hrothbor.com

Autori: Presentazione Dott. Pier Luigi Ferrari Vice Presidente della Provincia di Parma Introduzione Dott. Michele Berini Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano capitolo 1 . 6 Agr. Ernesto Boglioli Parma in Valli e Sapori capitolo 2 . 3 . 5 . 6 Dott. Roberto Bruni Architetto capitolo 3 . 4 . 6 Dott. Michele Donati Prof. Filippo Arfini Università di Parma . Sezione di Economia Agroalimentare capitolo 7 Dott. Daniele Sogni Auditor sistemi ambiente ISO 14001 ed energia ISO 50001 capitolo 8 Geom. Michele Dellapina Direttore Consorzio Comunalie Parmensi capitolo 9 Dott. Enzo Raspolli Sviluppo impianti minieolici

3.

Stampato in occasione del Convegno CO2 Zero Emissioni a Medesano il 24 aprile 2012

14. 2. 16. 3. 3.1 3.2 3.3 19. 4. 4.1 4.2 4.3 4.4 23. 5. 5.1 5.2 5.3 27. 6. 6.1 6.2 6.3

30. 7.

32. 8. 33. 9.

©

Copyright by HR lab I testi sono di proprietà di HR lab e degli autori. Edizione 2a - aprile 2012 copia omaggio

34. 10.

Presentazione ______________________________________ Introduzione - Valori comuni ______________________________________ CO2 Zero Emissioni: obiettivi Premessa Scopo e campo di applicazione Atmosfera, CO2 ed effetto serra Il sistema di compensazione Compensazione di CO2 Calcolo del CO2 assorbito dalle piante ______________________________________ Abitare la Terra ______________________________________ Tradizioni produttive, innovazione e valori etico sociali Territori in abbandono Innovazione e trasformazione Rapporto tra natura e scienza ______________________________________ Sostenibilità ambientale vettore di sviluppo delle aree rurali Il Contesto Il rischio di abbandono Multifunzionalità dell’agricoltura Prodotto tipico e sviluppo rurale ______________________________________ Energia e Paesaggio Energia . alcuni concetti Design e tecnologia Sistemi di paesaggio ______________________________________ Il progetto di Valli e Sapori Presentazione del progetto Il contributo delle aziende di Valli e Sapori alla riduzione di emissioni di CO2 Impegno nella integrazione delle proposte con la promozione di una corretta didattica all’uso delle fonti rinnovabili e alla tutela dei valori del territorio. ______________________________________ I sistemi di gestione dell’energia ISO 50001:2011 - UNI CEI EN 16001 e l’efficienza energetica ______________________________________ Territorio ed energia ______________________________________ La diffusione dell’eolico ______________________________________ Epilogo ______________________________________


Presentazione

Jacob van Ruisdael (1628-1682) Paesaggio

La capacità di vedere il territorio come intreccio tra luoghi di produzione, ambienti di vita e socializzazione, spazi naturali e di pregio ambientale è il punto centrale della esperienza che viene presentata in queste pagine. Continuare a produrre e farlo bene è certo un primario interesse delle aziende agricole parmensi; con l’applicazione dei sistemi di compensazione ambientale nella produzione di CO2 questa attenzione viene rafforzata e strettamente legata a motivazioni etiche, così da portare a qualificare ulteriormente prodotti e filiere, già di per sè eccellenti. L’augurio è che simili realtà possano crescere nei nostri territori e rappresentare una valorizzazione riconoscibile per la serietà dell’approccio ed il coinvolgimento sempre più attivo delle imprese agricole parmensi e delle nostre comunità.

Pier Luigi Ferrari Vice Presidente della Provincia di Parma


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I processi innescati dall’uomo si combinano con quelli naturali nella misura in cui questi hanno maggiore o minore potenzialità evolutiva.1 Eugenio Turri

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Le condizioni industriali di Parma (1890)

Notizie sulle condizioni industriali della Provincia di Parma. L’industria del caseificio è una delle più importanti nella Provincia di Parma. Si hanno notizie particolareggiate di 170 latterie, sparse in 30 comuni, le quali sono tutte private, occupano complessivamente 376 operai, e danno la seguente produzione media annua: Burro Formaggio Prodotti secondari (ricotta e siero)

Kg. Kg.

199,874 683,628

Kg.

995,185

In generale il latte proviene dai fondi in cui trovansi le latterie, o è acquistato da altri proprietari nello stesso comune o nei comuni limitrofi; i prodotti si vendono sui mercati dei luoghi di produzione o deli altri comuni della provincia, e in parte nelle provincie vicine: sono acquistati pure da commercianti che li spediscono in tutta Italia e anche all’estero.

1. Eugenio Turri (1927-2005) Antropologia del Paesaggio Marsilio, Venezia 2008 . pag. 255


0 . Introduzione

Il Bosone di Higgs, la particella che potrebbe spiegare perchè esiste la massa nell’Universo.. La scoperta del Bosone di Higgs permetterebbe di comprendere meglio come le quattro forze fondamentali presenti in natura (la forza elettromagnetica, quella gravitazionale, la forza nucleare debole e forte) sono legate fra loro. foto wordpress.com

L’universo è energia. L’energia si è trasforma in materia e rimane con essa in equilibrio attraverso un flusso dinamico. Fu la genialità di Albert Einstein ad intuire e teorizzare questo straordinario fondamento della fisica moderna: E=mc2, una semplice equazione fisica che stabilisce l’equivalenza materiale tra l’energia e la massa di un sistema e teorizza che un corpo possiede la capacità di liberare energia trasmutando la sua massa in radiazione elettromagnetica. L’uomo, fin dagli albori della sua storia, ha imparato che questa energia poteva essere liberata ed utilizzata attraverso un sistema molto semplice: il fuoco. Il fuoco ha accompagnato cosi il percorso dell’uomo nel progresso tecnologico, dalla fusione del bronzo fino alla propulsione dei vettori spaziali. La scoperta e l’utilizzo di immensi giacimenti fossili di carbone e poi di petrolio hanno determinato quella straordinaria spinta industriale e tecnologica che ha saputo trasformare il nostro mondo così come oggi lo vediamo. Un mondo che offre ad una parte dell’umanità una vita sicura, agiata e confortevole, a fronte del prezzo che invece sta pagando l’umanità intera, derivante dall’immissione nell’atmosfera e nel terreno di enormi quantità di inquinanti, rilasciati dal questo sistema produttivo. La grande sfida dell’uomo, oggi, è comprendere come grandi fonti di energia possano essere cedute dall’universo, non più dalla combustione della materia, ma dalla conversione dell’energia del movimento: il vento, le correnti marine o il flusso dei fiumi; oppure dalla raccolta dell’energia già disponibile che ci offre il sole. Lo sviluppo di sistemi che possano raccogliere questa energia, sia in impianti di grandi dimensioni, sia in impianti per piccole utenze, è finalmente iniziato e promette sviluppi che in futuro ci sorprenderanno. Nostro dovere, quindi, lavorare ognuno per le sue competenze, perché questo processo virtuoso possa trovare un percorso sempre più condiviso. Michele Berini


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“zero emissioni” di CO2? Un processo virtuoso ed eticamente responsabile rispetto al Pianeta Terra, partendo dalla realtà nella quale viviamo. Come ha ricordato il Prof. Vincenzo Balzani al recentissimo Festival della Scienza di Genova: “ ... viviamo sull’astronave Terra. Un’astronave che non potrà mai attraccare in nessun porto ... un’astronave di 7 mld di passeggeri, che diventeranno 8 nel 2025, con un aumento di 75 milioni l’anno. Siamo tutti sulla stessa barca ... sulla stessa astronave [meglio]”. Significa operare un “controllo” sul processo produttivo che ci coinvolge come abitanti prima ancora che come cittadini e consumatori globali, significa restituire valori etici al nostro quotidiano.


1 . CO2 Zero Emissioni Introduzione a obiettivi comuni

1.1 Premessa

1.2 Scopo e campo di applicazione

La crescente preoccupazione maturata negli ultimi decenni in merito ai temi della conservazione dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile vede protagonisti consumatori ed imprese. La presa di coscienza delle problematiche ambientali chiede di porre rimedio alle forti ripercussioni che le attività umane hanno sullo stato degli ecosistemi terrestri.

Si definiscono i requisiti minimi e le regole da seguire ed attuare in modo puntuale per poter ottenere il bilanciamento tra la CO2 emessa con i processi produttivi e la CO2 immobilizzata sotto forma organica da una superficie vegetata o per adozione di specifiche tecniche produttive e/o colturali e la realizzazione di impianti ad energia rinnovabile. Le Aziende Agricole coinvolte sono ubicate in un comprensorio in cui da anni esse svolgono attività di produzione diretta e di offerta di servizi per la più ampia fruizione del territorio. Tale caratteristica, se gestita per mezzo di adeguati algoritmi di calcolo per il bilancio della CO2 emessa/CO2 assorbita dalle essenze vegetali, può divenire uno strumento valido per rispondere alla necessità di riequilibrio e di successivo mantenimento della concentrazione del gas indagato in atmosfera.

Tematica di principale preoccupazione a livello mondiale è il progressivo aumento della concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera, causa principale del cosiddetto effetto serra responsabile dell’aumento delle temperature con impatti di rilievo sullo stato del clima terrestre. Il controllo delle emissioni di anidride carbonica, se applicato su larga scala, potrebbe contribuire ad invertire il processo in atto di aumento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera con l’effetto di riequilibrare i carichi ambientali a medio termine. Per tale motivo le aziende di “Valli e Sapori”, che fanno dell’attenzione alle questioni ambientali il filo conduttore delle loro attività, hanno deciso di dotarsi di una norma per regolamentare e certificare i prodotti e i servizi ad emissione di CO2 compensata.

La sensibilità delle aziende aderenti al percorso Valli e Sapori si concretizza in modo particolare nell’adozione di buone pratiche agricole in grado di ridurre l’impatto ambientale dell’attività agricola. I dati relativi alla produzione di gas ad effetto serra indicano che anche il settore agricolo contribuisce in maniera significativa alle emissioni

Foto 1/1 Le Apuane dai crinali attorno a Borgo Val di Taro.


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biologica, l’inerbimento dei frutteti, l’adozione di rotazioni e avvicendamenti, il sovescio, la creazione di siepi e filari, la minima o la non lavorazione del suolo e, in generale, tutte le pratiche che concorrono all’aumento della biomassa e della sostanza organica nei suoli. Considerando i 3.6 milioni di ettari coltivati a cereali in Italia e tenendo conto dei circa 0.30 t/ ha di incremento medio della sostanza organica nel terreno che si sono ottenuti con l’interramento dei loro residui, si suppone che con tale tecnica si possano sottrarre annualmente all’atmosfera, sequestrandole nel terreno, circa 2.3 milioni di t di CO2 (L’Informatore Agrario n.28/2007). 1.3 Atmosfera, CO2 ed effetto serra

Foto 2/1 National Geographic “... ci vogliono tre quarti di gallone di petrolio per produrre una libbra di carne.” Per raggiungere l’obiettivo di crescita dell’animale è stato necessario un investimento agricolo pari a 283 galloni (1.071 litri) di petrolio, rappresentati nell’immagine dai barili rossi.”

Foto 3/1 Wikimedia Produzione di latte intensiva , mungitura in batteria.

di CO2 nell’ambiente. Tuttavia, l’agricoltura ha una vasta scelta di opzioni per ridurre queste emissioni, opzioni adottate dalle aziende di Valli&Sapori. Per ridurre la quantità di emissioni, esiste una larga varietà di alternative, che comprendono una migliore gestione delle colture, dei prati e dei pascoli (inerbimento, minima lavorazione e non lavorazione, minor uso dei fertilizzanti, agricoltura biologica, pratiche agronomiche più efficienti, migliore gestione dei residui agricoli, ecc.), il recupero di aree agricole degradate, un uso più razionale dell’acqua di irrigazione e delle tecniche di coltivazione del riso, la reintroduzione delle rotazioni, gli avvicendamenti, il set-aside e la miglior gestione della zootecnia, del letame e dei liquami. Il protocollo di Kyoto tratta questo tema all’articolo 3.4 (Gestione terre agricole, pascoli, vegetazione, gestione forestale): concretamente gli interventi in ambito agricolo che possono contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici sono la promozione dell’agricoltura

L’atmosfera è l’involucro gassoso che circonda la Terra. L’aria di cui è costituita l’atmosfera non è un composto chimico ma un miscuglio di gas ed è divisa in un certo numero di strati a seconda della temperatura e dalla caratterizzazione di particolari processi fisici. La parte più prossima alla superficie terrestre è la troposfera; essa arriva fino a 10 – 15 km di altitudine. La composizione dell’atmosfera terrestre è cambiata negli ultimi due secoli, anche per effetto dell’attività umana. L’avvento della rivoluzione industriale ha comportato un consumo sempre maggiore di combustibile e quindi una immissione crescente di anidride carbonica. L’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera è una delle concause principali del cosiddetto effetto serra, responsabile dell’aumento delle temperature, con impatti di rilievo sul clima. Inoltre alcune tipologie di pratiche agro-industriali e il crescente consumo energetico hanno determinato un aumento delle concentrazioni di metano e di protossido di azoto. Infine, in tempi più recenti (a partire dagli anni ‘50), la concentrazione di composti clorati è notevolmente aumentata a causa di una massiccia produzione di composti noti come clorofluorocarburi che vengono utilizzati (nonostante le attuali moratorie internazionali) in diversi tipi di attività industriale. L’effetto della variazione nella concentrazione di questi gas può essere diverso: l’anidride carbonica, il metano e il protossido di azoto contribuiscono ad aumentare l’assorbimento della radiazione infrarossa e quindi riscaldare la terra; altri, come clorofluorocarburi o composti comunque contenenti cloro, hanno la


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tendenza a reagire con l’ozono stratosferico (che è un “filtro protettivo” per la vita sulla Terra) e distruggerlo, contemporaneamente contribuendo anche loro all’effetto serra per le bande di assorbimento all’infrarosso che posseggono. 1.4 Il sistema di compensazione Il sistema di compensazione è un sistema funzionante a quote, determinate in Kg o t, di compensazione tra la frazione di rifiuti prodotti (emissione di anidride carbonica e/o altre emissioni, rifiuti solidi) e gli interventi agroambientali realizzati dall’azienda agricola, tesi a neutralizzare le produzioni negative.

di quote rappresentata dai vari interventi agroambientali che l’azienda adotterà.

Ad esempio, un ettaro di rimboschimento di nuova piantumazione, con le piante che mineralizzano (assorbono) un certo quantitativo di anidride carbonica (espressa in Kg annui), va a compensazione delle emissioni inquinanti prodotte da un certo modello di trattore nell’arco dell’anno (sempre calcolate in quote-Kg di emissioni).

- immobilizzata sotto forma organica da una superficie vegetata; - emessa in quantitativi inferiori per l’adozione di specifiche tecniche produttive e/o colturali; - non prodotta grazie a sistemi alternativi di produzione di energia e/o calore.

Sul profilo dell’esempio precedente, viene effettuato il calcolo di tutte le quote “negative” rappresentate dalle emissioni di rifiuti caratterizzanti il processo produttivo aziendale da compensare (neutralizzare) con la parte “positiva”

Foto 4/1 Il Ciclo del Carbonio

In questo modo si ottiene un bilanciamento tra la CO2 emessa con i processi produttivi e la CO2:

E’ possibile lo scambio di quote eccedenti fra le aziende aderenti all’iniziativa, al fine di creare aree di intervento ampie, contigue e fruibili. L’intento di queste aziende è quello di mostrare come, attraverso particolari metodi produttivi, si può concretamente contribuire alla riduzione Foto 5/1 Azienda Agricola ... unica sopra i 1200 m.quota della Provincia di Parma.

Ritmi di produzione elevati, concentrazione delle aziende in aree territorialmente favorite dalle infrastrutture con conseguente abbandono, ottimizzazione economica della produzione ... , tutti elementi a sfavore delle “aree marginali”, di territori storicamente vocati all’agricoltura che hanno difficoltà a mantenersi in attività e così anche a garantire con la loro presenza sul territorio le condizioni di “vigilanza”, di presidio attivo.


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La dicitura “100%” contrassegna le aziende che riescono a compensare al 100% le emissioni di CO2 provocate dalla loro attività; il logo in cui non compare la percentuale “100%” indica invece le aziende che non arrivano alla totale compensazione. L’insieme delle aziende presenti, possono fare massa critica nella produzione e compensazione globale dell’anidride carbonica. Le aziende pioniere, che stanno avviando queste tipologie di produzioni, sono ubicate fra i comuni di Fidenza, Noceto e Salsomaggiore, oltre ad altri, in un comprensorio in cui da anni esse svolgono attività di produzione diretta e di offerta di servizi per la più ampia fruizione del territorio.

delle emissioni di anidride carbonica. Coloro che aderiscono al protocollo realizzano prodotti della tradizione agricola parmense attraverso un metodo di produzione che, nell’insieme, ha un basso impatto in termini di emissioni di CO2. Le diverse aziende presenti, dunque, attuano, del tutto o in parte, tutte le tecniche di buona pratica agricola e hanno realizzato o realizzeranno impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in modo tale da compensare, come gruppo, le emissioni di anidride carbonica. Le aziende che partecipano alla realizzazione di questi obiettivi, si sono dotate di un proprio logo che porta la scritta “CO2 emission cancelled out zero emissioni”. Tale dicitura significa che l’emissione di CO2 determinata dal processo produttivo è stata compensata dall’assorbimento di CO2 da parte di un’adeguata superficie di bosco, prato o campo, vincolata a lungo termine.

Foto 1/2 Stop CO2 Marian Kamenský 2006

Indica inoltre la presenza di impianti di produzione di energia elettrica da fonti alternative (come ad esempio luce solare e forza eolica) che consentono di evitare la combustione di notevoli quantitativi di combustibili fossili, andando quindi a compensare la CO2 emessa per la produzione dei prodotti.

Le aziende coinvolte attuano già da tempo metodi di produzione agricola in cui non si fa uso di concimi di sintesi, o se ne fa un uso assai limitato, e dove si punta invece sull’utilizzo della concimazione organica, oltre che di lavorazioni che non richiedono l’utilizzo di potenti trattrici e quindi richiedono un minor consumo di carburante. Gli impianti di produzione di energia e calore da fonti rinnovabili sono presenti da diverso tempo in alcune aziende e molte altre realizzeranno a breve termine tali interventi, per un ulteriore contributo alla riduzione effettiva delle emissioni. Tutti gli interventi verranno realizzati a livello locale, le aziende e fattorie aderenti al progetto saranno visitabili dai consumatori, per mostrare tutti i passaggi di un sistema produttivo che rispetti l’ambiente che ci circonda. 1.5 Compensazione di CO2 Assorbimento di CO2 da parte delle piante La compensazione delle emissioni di CO2 può essere perseguita sfruttando la capacità delle specie vegetali di assorbire anidride carbonica per utilizzarla quale fonte di carbonio; a questo scopo, come già accennato, è importante tutelare le aree vegetate già esistenti ed eventualmente crearne di nuove. Risparmio di CO2: energia pulita Un modo per limitare le emissioni di anidride carbonica è quello di ricorrere alla produzione ed


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uso di energia elettrica “pulita”, cioè generata da fonti rinnovabili e non inquinanti; in questo modo si evita il consumo di combustibili fossili e, di conseguenza, l’emissione di CO2. Prendiamo ora in rassegna le diverse forme di energia alternativa utilizzati dalle aziende.

del 71%. Tra il caso di impiego della caldaia a metano e quello di integrazione di questa con i collettori si verifica una riduzione, in valore assoluto, di 0,58 kg di CO2 procapite, con una riduzione del 60%.

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Fotovoltaico Solare termico In media, in Italia si consumano circa 50 litri al giorno di acqua calda sanitaria pro capite, alla temperatura di 45°C. Ipotizzando una temperatura dell’acqua proveniente dall’acquedotto pari a 15 °C si può calcolare il quantitativo pro capite Q, di energia termica necessaria:

I benefici ambientali ottenibili dall’adozione di sistemi fotovoltaici sono proporzionali alla quantità di energia prodotta, supponendo che questa vada a sostituire dell’energia altrimenti fornita da fonti convenzionali. Per produrre un kWh elettrico vengono bruciati

Q = m * c * (Tu - Ta ) = 50 kg * 1 kcal/kg °C * 30 °C = 1500 kcal = 1.744 kWh avendo indicato con: m = massa d’acqua da scaldare (kg) c = calore specifico dell’acqua (kcal/kg) Tu = temperatura di utilizzo, pari a 45°C Ta = temperatura acqua dell’acquedotto (°C). In Italia, per produrre un kWh elettrico, le centrali termoelettriche a olio combustibile emettono nell’atmosfera in media 0,65-0.85 kg di anidride carbonica (efficienza elettrica 0.3-0.4). Pertanto uno scaldabagno è indirettamente responsabile dell’immissione nell’atmosfera di:

mediamente l’equivalente di 2,56 kWh sotto forma di combustibili fossili e di conseguenza emessi nell’aria circa 0,65 kg di anidride carbonica (2.56 kWh * 0.255 kg/kWh).

0,75 kg CO2 / kWh (elettrico) * 1,744 kWh (elettrici)/giorno = 1,31 kg CO2/giorno. Nel caso di una caldaia a metano, nella combustione si formano 0,205 kg CO2 per ogni kWh termico (0.5-0.6 kg/kWh elettrico); si dà quindi origine alla seguente produzione giornaliera di anidride carbonica procapite: 0,55 kg CO2/kWh (elettrico) * 1.744 kWh (elettrici)/giorno = 0.96 kg CO2/giorno Nel caso di impianti ibridi solare /metano, ossia impianti solari posti ad integrazione della caldaia a metano, assicurando lo stesso comfort durante tutto l’arco dell’anno, è possibile risparmiare il 60% del consumo di gas: si produrranno, allora, giornalmente 0,38 kg CO2. La riduzione delle emissioni di CO2 ottenuta con il sistema ibrido è notevole soprattutto rispetto al primo scenario: si passa da 1,31 kg di CO2 emessi a 0,38 kg di CO2, con una riduzione percentuale

Foto 7/1 Abel Pifre . Macchina tipografica alimentata a energia solare. 1882


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h = numero di ore di funzionamento annuo (ordine di grandezza: 7000-8000 h) A = potenza teorica stimata di produzione dell’energia (in MW) Quindi per esempio una turbina di 660 kW, che funzioni per 8000 ore/anno, contribuisce alla riduzione di 1.362 ton CO2/anno. [www.novambiente.it/DocumentiR/Energia/ Fonti-di-e/le–tecnologie-energetiche-a-confronto_ emissioni.htm_asc1] 1.6 Calcolo della CO2 assorbita dalle piante

Si può dire quindi che ogni kWh prodotto dal sistema fotovoltaico evita quindi l’emissione di 0,65 kg di anidride carbonica. Idroelettrico Anche la generazione di energia elettrica per via idroelettrica presenta il vantaggio ambientale di non immettere nell’ecosfera sostanze inquinanti, polveri, calore, come invece accade per i metodi tradizionali di generazione per via termoelettrica. In particolare si riducono le emissioni di CO2 di circa 700 g per ogni kWh prodotto. A parità di energia prodotta, una centrale idroelettrica che genera 6 GWh permette di ridurre l’emissione di anidride carbonica di 4200 t/anno rispetto a una centrale a carbone. Eolico Ogni unità di elettricità prodotta dal vento sostituisce un’unità elettrica prodotta altrimenti con combustibili fossili. Il livello di emissione dipende dai combustibili e dalla tecnologia di combustione e dall’abbattimento dei fumi. Si possono assumere i seguenti valori di emissione associate alla generazione termoelelettrica: per la CO2: 860 kg / MWh elettrico La riduzione delle emissioni associata all’uso di energia eolica può essere stimata come segue: CO2 (ton) =0.3 * A * h * 860/1000 dove: 0.3 = costante che dipende dalla natura intermittente del vento, dalla disponibilità delle turbine eoliche e dalle perdite

Le foreste sono l’ecosistema in grado di immagazzinare il maggior quantitativo di carbonio. A livello mondiale esse fissano globalmente circa 1.146 miliardi di tonnellate di carbonio (Kimmins, 1997). Pertanto, una mirata gestione del patrimonio boschivo esistente e la realizzazione di nuovi impianti forestali possono contribuire a mitigare l’effetto serra. Il Protocollo di Kyoto, nel delineare una strategia di contenimento del Climate Change, considera infatti espressamente i contributi delle aree forestali nella modificazione del bilancio fra emissione e assorbimento di CO2. La capacità di un ecosistema forestale di assorbire CO2 dall’atmosfera dipende dalle sue caratteristiche e particolarmente dall’entità della biomassa unitaria e, quindi, anche dal tipo di trattamento/governo a cui esso è soggetto. Le utilizzazioni forestali sottraggono all’ecosistema bosco biomasse legnose, che


possono rilasciare il carbonio in esse contenuto in tempi medio brevi (es. biomassa combustibile), ovvero accumularlo in tempi medio-lunghi (es. manufatti in legno). A questo riguardo, occorre valutare anche la destinazione d’uso dei prodotti. L’effetto di assorbimento e di fissazione della CO2 atmosferica può essere incrementato tramite un ampliamento della superficie forestale permanente oppure mediante la costituzione di piantagioni di arboricoltura da legno che possono avere carattere temporaneo o ancora tramite l’evoluzione spontanea della vegetazione in excoltivi e pascoli abbandonati. Un ecosistema forestale, comprensivo di vegetazione (arborea e sottobosco) lettiera e suolo, contiene un quantitativo di carbonio variabile. La produzione primaria netta (PPN) di un ecosistema ci fornisce la quantità di carbonio, al netto della respirazione, da esso sottratta annualmente all’ambiente e fissata sotto forma di biomassa, misurata in ton/ha di sostanza secca. La relazione tra sostanza secca e contenuto di carbonio è variabile , ma in genere si usa assumere che: 1 g s.s. = 0.5 g C = 1.83 g CO2 atmosferica fissata A livello di singola pianta, il saldo netto del bilancio del carbonio, che risulta dalla differenza

tra la fotosintesi lorda (assunzione totale di CO2) e le emissioni per respirazione, è influenzato dal rapporto tra parte autotrofica (tessuti fotosinteticamente attivi) ed eterotrofica (tessuti non fotosintetici). Nelle piante forestali tale rapporto dipende da caratteristiche strutturali e morfologiche intrinseche ad ogni specie e nelle piantagioni forestali è influenzato anche dalla densità di impianto e dalla forma di allevamento, con particolare riferimento al rapporto tra massa fogliare e organi legnosi epigei ed ipogei. Altri fattori che agiscono sul rendimento fotosintetico, oltre la luce e la superficie fogliare, sono la disponibilità idrica e i nutrienti (soprattutto l’azoto). In suoli poco dotati di elementi nutritivi, le piante presentano un apparato radicale relativamente più sviluppato e di conseguenza una maggiore porzione della biomassa totale viene allocata alle radici rispetto alla parte epigea. In altri casi, possono essere le caratteristiche fisiche del terreno, piuttosto che quelle chimiche, a limitare l’accrescimento delle piante, come ad esempio può avvenire nei terreni argillosi compatti, frequenti anche in alcune aree della Pianura Padana.

1. ermesambiente “Fissazione della co2 atmosferica negli impianti di arboricoltura da legno” Minotta e Negrini, 1995


2 . Abitare la Terra

Abitare la Terra

Nella nostra cultura, il paesaggio è, per il momento, l’immagine di un territorio differito nel tempo. ... siamo di fronte alla messa in scena della nostra nostalgia, che si nutre d’immagini materializzate. …. 1

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Le dimensioni della sussistenza, il bisogno alimentare del pianeta determinano anche le condizioni minime dell’economia. Per questo vanno conservati gli equilibri che il territoro già ci propone, con la sua storia e i valori produttivi che sà esprimere.

1. “Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio. – Elementi per una teoria del paesaggio.”, Claude Raffestin, Alinea Editrice, Firenze 2005.

Foto 1/2 Paul Scheuermeier . etno-linguista svizzero (1888 -1973) - Aratura

Foto 2/2 Le colture intensive hanno trasformato sia il paesaggio che i modelli di sfruttamento delle risorse. I terreni delle fascie collinari non sono più economicamente redditizi e le aziende vengono soffocate da logiche agroeconomiche “globali” e impietose.

“Che la qualità della vita dipende dalla qualità dell’ambiente - sostegno necessario alla vita - è un concetto vecchio. Quello che è nuovo, invece, è che l’intensità degli impatti sull’ambiente, e la rapidità con cui si deteriora la qualità dell’ambiente sono così gravi da essere arrivati al punto di crisi. Tutto ciò è ampiamente risaputo. Meno noto è perchè si sia verificata questa crisi e cosa si può fare per rimediarvi.”

valutino o a cui ci si riferisca. E più aumenta lo “spazio” che partecipa al nostro bisogno di ambiente, che sia nella nostra consapevolezza o coscienza di un maturato e diverso bisogno, o che diversamente ci riguardi solo per quello che biologicamente è per noi strettamente necessario per una prerogativa di vita, la sua qualità è assolutamente sempre più importante.

Questo dichiarava Barry Commoner nel suo intervento al symposium sulla qualità della vita a Bilbao nel 1977 .... . A distanza di oltre trent’anni siamo a riproporre le stesse affermazioni. E ci possiamo chiedere, ancora, perchè?

Quando idealizziamo un luogo in cui vivere, inconsapevolmente interveniamo sulla nostra capacità di predefinire il paesaggio, l’ambiente. Pensare di vivere in un determinato luogo, in uno spazio con precise caratteristiche mette in gioco la nostra criticità rispetto al mondo che ci circonda: togliamo virtualmente quello che non ci và dell’ambiente che viviamo nel nostro quotidiano e ci proiettiamo in un altro sul quale abbiamo idealizzato la nostra condizione di benessere, nel

Abitare: una consuetudine, un diritto, una condizione necessaria ... Possiamo associare all’azione, la funzione fondamentale dell’uomo, forse la prima, alcuni pensieri che si preoccupano di definire “dove”? “come”? Domandarci “dove abitiamo” implica la consapevolezza delle condizioni di luogo, dell’ambiente, ci riconduce all’azione che esprimiamo nell’essere in un preciso spazio e alle caratteristiche che questa dimensione ha. Le caratteristiche, le proprietà dell’abitare, la condizione degli spazi che occupiamo, la qualità dell’ambiente … Ambiente (hambius): ambiente domestico, ambiente famigliare, sociale, … I problemi di coesistenza si presentano quando qualcuno degli elementi che vi partecipano non risponde ai requisiti di prestazione che contribuiscono al benessere, al mantenimento di un equilibrio, in qualunque settore o ambito si


Abitare la Terra

quale ci immaginiamo in equilibrio e in pace, serenamente.

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Il fatto che non si possa logicamente considerare l’ambiente una proprietà porta a chiarire qualche interazione tra ambiente e interesse privato. Nuove leggi sull’ambiente e nuove interpretazioni di esse hanno cominciato ad avere un notevole impatto su questa relazione, tendendo ad allargare la sfera degli interessi sociali in nuovi campi. Le nuove leggi, ad esempio, sostengono che il suolo non è una proprietà privata, ma per certi aspetti può essere considerato una risorsa sociale; che l’inquinamento dell’acqua non è da combattere solo perché interferisce con i diritti di proprietà sull’acqua pura, ma principalmente perché la protezione dell’integrità chimica, fisica e biologica delle acque nazionali è una necessità sociale. Ma acqua pura, aria pura e suolo inquinato sono anche i principali input della produzione. Di conseguenza, questo nuovo aspetto legale può aiutare a fare comprendere che il processo di produzione, nonostante la sua attuale “privatizzazione”, è anche un processo sociale, che logicamente dovrebbe esser guidato dagli interessi della collettività anziché da interessi privati. Che il disegno e quindi la conduzione del moderno sistema di produzione è un fatto essenziale di interesse privato più che privato, io penso sia evidente dalle relazioni tra ecosistema, sistema produttivo e sistema economico. Ogni uomo, in quanto partecipe di una cultura, fa le proprie esperienze di paesaggio e quindi scopre e stabilisce relazioni con un suo paesaggio. Per un individuo che non abbia mai girato il mondo i paesaggi che contano o hanno contato sono pochi. Certe vecchie donne di montagna fino ad anni a noi vicini non si erano mai mosse dalla loro valle. Il mondo era la loro valle, un paesaggio preciso e concluso, specchio della totalità del mondo, con i suoi connotati insostituibili e perenni che potevano essere rappresentati dai versanti con i campi, i prati e i boschi, dalla cima sovrana (quella certa cima piegata in un certo modo nella limpidezza del cielo), da fondovalle percorso dal torrente, dai paesi che si ripetevano eguali alla base dei versanti, dall’albero solitario in mezzo al prato, dagli uomini impegnati nei lavori di fienagione o di aratura secondo le stagioni, dei piccoli cortei di gente diretta alla chiesa nei giorni festivi, i giorni della comunità montanara. Uno schema definito, una serie di forme, di linee, di rapporti necessari.

La fatica del lavoro, l’impiego di umili mezzi per dissodare laterra ... chi vive della fatica del lavoro dei campi lo sà. Ma che cosa possiamo rimpiangere di quel mondo, che cosa abbiamo idealizzato? Il rapporto con i ritmi della natura,nient’altro., in sinstesi la cnsapevolezza di quello che oggi viene definita biodiversità, sostenibilità ambientale, ma che i nostri nonni usavano associare alla consapevolezza e al rispetto delle stagioni e degli eventi naturali


Tradizione e innovazione

3 . Tradizioni produttive, innovazione e valori etico sociali.

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si estende nel lungo periodo, mentre le società moderne perseguono interessi in gran parte di breve periodo rendendosi conto dell’errore solo dopo la scomparsa delle risorse, cioè solo quando si produce il danno irreversibile.

3.1 Territori in abbandono

A. Koyrè, “Studi Newtoniani” Einaudi, Torino 1976

Perdita di biodiversità, processi di abbandono delle aree rurali, consumo di suolo agricolo sono tutti temi avvertiti come preoccupazioni dalla società, a cui però non riescono a seguire azioni efficaci per invertire le tendenze in atto. Si assiste, quindi, al progressivo spopolamento delle aree marginali, all’abbandono delle pratiche agricole ad alto valore di biodiversità, come i prati permanenti, e a crescenti prelievi di suolo conseguenti ai processi di urbanizzazione. Perché se esiste un’attenzione crescente verso questo tipo di problematiche, è così difficile porvi un rimedio? Gli economisti direbbero che i meccanismi di mercato di fronte a questi temi non funzionano in modo efficiente non permettendo l’incontro tra una domanda espressa dalla collettività e un’offerta espressa dall’ambiente, dalle risorse locali e dalle comunità rurali. Per questa ragione, non sarebbe possibile demandare al mercato la regolazione della biodiversità, delle altre risorse ambientali, del presidio del territorio, della presenza di comunità rurale nei territori marginali, e così via. E’ come ammettere che gli interessi privati prevalgono sempre di fronte agli interessi pubblici e che le azioni individuali si orientano in prevalenza verso obiettivi diversi dalla sostenibilità sociale, economica e ambientale. Il concetto di sostenibilità infatti

Cosa succede se una comunità rurale è costretta ad abbandonare il territorio alla ricerca di situazioni economiche e sociali più soddisfacenti? Le tradizioni locali, le relazioni sociali, le esperienze, il bagaglio di conoscenze, la cultura, la storia, i mestieri, lo stile architettonico, il controllo del territorio, le produzioni tipiche locali, i sistemi locali del lavoro, le filiere di produzione locali, il paesaggio rurale sono destinati a sparire per sempre. Se possiamo affermare che tutti questi elementi del territorio rappresentano un patrimonio collettivo, il costo della loro scomparsa viene sostenuto inevitabilmente dalle generazioni attuali e future. La responsabilità della conservazione di questo patrimonio deve dunque essere assunta non solo dalle comunità locali ma anche del resto della società, perché si tratta di salvaguardare una ricchezza importante per tutti. Grazie alle comunità rurali e ad un tessuto rurale vivo è possibile ricevere e trasferire un’eredità culturale, è possibile limitare il rischio di squilibri idrogeologici, mitigare gli effetti del riscaldamento globale e, in ultima analisi, garantire il sostegno alla vita. E’ necessario allora trovare gli strumenti per sviluppare i territori marginali e favorire la ricerca di opportunità nelle risorse locali disponibili. Ma ancor prima di definire gli strumenti, è importante che emerga una coscienza collettiva che permetta la condivisione degli obiettivi di sviluppo delle aree rurali con un’ottica proiettata nel lungo periodo e in una logica di solidarietà tra le generazioni. 3.2 Innovazione e trasformazione dei processi Sfogliando gli Annali d’agricoltura immediatamente precedenti l’Unità d’Italia, rileggendone gli indici e qualche articolo, ci si accorge di come il rapporto tra le attività agricole e la stagionalità dei prodotti fosse obiettivo principe dell’informazione e della ricerca tecnico scientifica del periodo. Un articolo del titolo “Osservazioni preliminari all’introduzione delle macchine agrarie in Lombardia” del 1854 introduce: “... non vi è paese


Tradizione e innovazione 3 15

Nel giugno del 1883 un piccolo mulino a vento per la produzione di formaggio fù eretto nella città di McPherson, Kansas. Un diametro di 22 piedi su di una torre di 72 piedi. Questo consentiva anche contemporaneamente l’estrazione dell’acqua da un pozzo scavato perpendicolarmente al piccolo fabbricato.

in Europa, ove l’agricoltura sia più ricca, più attiva, e più variata che nell’Italia nostra ...”, e prosegue ... Ci si trovano articoli sulla “conservazione invernale dei pomi da terra ...” piuttosto che sul “modo di raccogliere le sementi dalle fragole”, ... o [! mai più attuale come in questo periodo] “come si debbano govrnare i carciofi nell’inverno perchè reggano il freddo”, ... ecc. Si potrebbe obiettare ora che questa fase di “alfabetizzazione” alla scienza della produzione è ormai superata. Infatti nelle riviste specialistiche si trovano articoli di tutt’altro tenore, e le spinte prinpali che vengono dal mondo dell’informazione agraria trasferiscono all’esterno, ai profani che molto spesso sono anche consumatori, l’immagine di un mondo agricolo mirato al massivo sfruttamento produttivo dei luoghi. Siamo aumentati di numero, la popolazione vive in una condizione di mercato in cui l’accesso alle risorse alimentari è, deve essere facilitato, e l’obiettivo ricade sempre purtroppo su di una visione economica che incide sui sistemi e sulle reti produttive. E allora si parla di prodotti a kilometro zero, di sostenibilità ambientale nei consumi, ... Ma la sapienza necessaria ad un necessario equilibrio ce l’abbiamo già, ed è profondamente radicata sul nostro territorio. Dobbiamo migliorare le condizioni con le quali si incentivano le piccole produzioni a rimanere dove sono, a sviluppare e migliorare le loro condizioni di sopravvivenza, a integrare il loro reddito

mantenendo una dimensione di equilibrio con il territorio in cui operano, a favorire la visibilità dei loro prodotti. 3.3 Il rapporto tra natura e scienza e la conseguente applicazione tecnologica: una sfida o un obiettivo? La visione della natura è stata sottoposta ad un cambiamento radicale nei confronti del molteplice, del temporale, del complesso. La storia della trasformazione delle nostre concezioni della scienza e della natura può difficilmente essere separata dalla storia dei sentimenti che la scienza ha suscitato. L’interrogazione della natura ha preso le forme più disparate. ... la scienza occidentale, fondata nel XVIII secolo, ha aperto soltanto un nuovo capitolo nel dialogo senza fine tra la vita ed il suo ambiente. La scienza moderna è basata sulla scoperta di una forma nuova e specifica di comunicazione con la natura, vale a dire, sulla convinzione che la natura risponde veramente all’interrogazione sperimentale. Il tempo è ridotto ad un parametro, il futuro ed il passato sono equivalenti. Ognuno di noi ha una idea intuitiva di come avvenga una reazione chimica ... ma il

Foto 2/3 Cellule artificiali di conduzione elettrica. La più grande anguilla è in grado di produrre fino a 600 V di elettricità, abbastanza per accendere contemporaneamente per un attimo computer, monitor, stampante e la luce del tuo ufficio. Sapendo che alcune delle migliori idee provengono dalla natura, i ricercatori alla Yale University in collaborazione con l’National Institute of Standards and Technology (NIST) hanno studiato a fondo cosa accade nelle cellule delle anguille elettriche e come è possibile ricrearle artificialmente. genitronsvilippo.com


Tradizione e innovazione 18 3

comportamento in un orologio chimico tutte le molecole cambiano la loro identità chimica simultaneamente a regolari intervalli di tempo. ... un meccanismo di comunicazione tra le molecole. Tale tipo di comunicazione sembra essere la regola nel mondo della biologia. Forse è la base vera e propria della definizione del sistema biologico come un tutto [Parola del premio Nobel Ilya Prigogine]. “... la scienza moderna aveva rovesciato le barriere che separavano i Cieli e la Terra, essa unì e unificò l’Universo. Ma lo fece sostituendo al nostro mondo di qualità e percezioni sensibili, mondo nel quale noi viviamo, amiamo e moriamo, un altro mondo: il mondo della quantità, della geometria deificata, mondo nel quale c’è si posto per ogni cosa, ma non ce n’è per l’uomo. Così il mondo della scienza - il mondo reale - si allontanò e si separò interamente dal mondo della vita, che la scienza è stata capace di spiegare - anche attraverso una spiegazione dissolvente che ne farebbe un’apparenza “soggettiva”. ... E’ in questo che consiste la tragedia dello spirito moderno che “risolve l’enigma dell’Universo, ma solamente per rimpiazzarlo con un altro: l’enigma di se stesso”.

Siamo ritornati ad una sperimentazione “sul campo” con la natura, “l’incontro fra tecnica e teoria, l’alleanza sistematica fra l’ambizione di modellare il mondo e quella di comprenderlo”, e “perchè un tale incontro sia possibile non [è] sufficiente, contrariamente a quello che alcuni empiristi hanno creduto, un semplice rispetto dei fatti osservabili. I fondamenti e le scoperte della società Medioevale che proiettano l’Europa in epoca moderna, furono scoperte tempo prima in Oriente, ma non suscitarono gli stessi effetti destabilizzanti. Il costruttore di macchine utilizzava descrizioni e concetti matematici: rapporti fra le velocità, gli spostamenti delle parti operanti e la geometria dei loro relativi movimenti. Ma allora perchè la matematizzazione non si è limitata al funzioinamento delle macchine? Perchè i moti naturali sono stati concepiti ad immagine della macchina razionalizzata?


Sostenibilità

4 . Sostenibilità ambientale vettore di sviluppo delle aree rurali

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4.1 Contesto Le statistiche sui movimenti demografici delle zone collinari e montane della Provincia di Parma mostrano uno stato di evidente fragilità, con particolare riguardo alle aree lontane dai principali centri urbani. La dinamica degli spostamenti osservata in quest’ultimo decennio sembra identificare una sorta di effetto-travaso della popolazione dalle aree meno favorite da un punto di vista territoriale verso quelle dove sono presenti centri urbani importanti e dove si concentra prevalentemente la produzione agroindustriale. La riduzione della popolazione, che in certe aree arriva a superare il -20%, deve essere messa in relazione con la crisi che sta ancor oggi attraversando il settore agricolo in zone dove è più difficile ridurre i costi e migliorare l’efficienza. Come si evince dai dati del Censimento dell’Agricoltura del 2010 (Regione EmiliaRomagna, 2012), le aziende agricole della montagna in provincia di Parma hanno subito una forte riduzione che arriva a quasi il 36%, mentre nelle zone collinari la riduzione è ancora più marcata (-38%). Questi dati confermano il trend osservato nella precedente indagine censuaria evidenziando una situazione che, da più punti di vista, si presenta problematica e senza soluzioni di continuità.

La crisi dell’agricoltura e la mancanza di valide alternative economiche sono tra le cause principali del progressivo abbandono delle aree marginali. Si pensi ai giovani appartenenti alle famiglie di agricoltori che non trovano nell’attività di famiglia una concreta prospettiva economica e, per questa ragione, sono costretti ad abbandonare l’azienda per trovare occupazione in settori lontani da quello di origine. E’ in questo contesto che si sono sviluppate attività agricole part-time, dove il conduttore svolge un’attività principale esterna all’azienda agricola, mentre la conduzione del fondo agricolo è relegata al tempo libero. L’agricoltura diventa così un’attività residuale di complemento al reddito famigliare oppure finalizzata esclusivamente alla conservazione del patrimonio fondiario.

Foto 1/4 Agricoltura nelle zone declivi. I maggiori sacrifici sostenuti dagli agricoltori in montagna, se non adeguatamente compensati, rischiano di compromettere la produzione di beni alimentari, la conservazione del paesaggio rurale e l’assetto idro-geologico. foto spindle.it


Sostenibilità 20 4

Grafico 1. Variazione del numero di aziende agricole secondo il Censimento dell’Agricoltura (2000, 2010). Fonte: Università di Parma, Sezione di Economia Agroalimentare. Elaborazioni su dati Ufficio Statistico Regione EmiliaRomagna (2012).

Foto 2/4 Mungitura. I saperi, le esperienze e le tradizioni sono valori intrinseci del territorio e dei suoi prodotti.

4.2 Il rischio di abbandono delle aree marginali Come, purtroppo, i dati sui movimenti migratori dimostrano, i centri urbani più importanti, come Langhirano e Fornovo, rappresentano per le aree rurali delle zone declivi un elemento di forte spinta all’abbandono, data la presenza di importanti sistemi produttivi catalizzatori di occupazione. Questo fenomeno di attrazione del lavoro si concretizza soprattutto rispetto alle aree del territorio dove le occasioni di reddito sono estremamente ridotte e la conduzione dell’attività agricola molto difficile, anche in ragione delle difficoltà ad accedere ai servizi principali e ai centri urbani. E’ evidente che la fuga dalle aree più declivi da parte della popolazione rurale avviene per effetto dell’assenza di opportunità economiche nel settore agricolo che possano soddisfare i bisogni della famiglia. Questo processo di emarginazione dei territori agricoli montani obbliga la popolazione rurale a muoversi verso i centri urbani alla ricerca di prospettive economiche più certe e di un tessuto di relazioni sociali più dinamico. A questo si aggiunge, che i centri urbani più importanti offrono indubbie facilitazioni per quanto riguarda la prossimità dei principali servizi (scuole, ospedali, ecc.). I movimenti migratori verso i centri urbani, spiegati da motivazioni economiche, sociali, culturali, costituiscono pertanto una ragione di sicurezza e garanzia per le nuove generazioni che altrimenti troverebbero nelle aree rurali lontane dai centri urbani scarse possibilità di realizzazione personale e di partecipazione sociale. Questa problematica investe tutta la società rurale delle zone più marginali della montagna e andrebbe gestita limitando i fenomeni di abbandono attraverso la creazione di nuove occasioni di reddito e un contesto di servizi innovativi adattabile alle

caratteristiche del territorio. La capacità di un territorio di trattenere la popolazione dipende, infatti, non solo dalla possibilità di offrire occasioni di lavoro e di crescita professionale e un adeguato tenore di vita, ma anche dalla sua capacità di offrire un sistema di servizi alla persona che soddisfi adeguatamente sia i bisogni di primaria necessità, come quelli sanitari, assistenziali e formativi, sia i bisogni maggiormente legati alla sfera sociale, come la crescita culturale e la partecipazione a un tessuto di relazioni interpersonali ricco e stimolante. La capacità del territorio di trattenere le imprese dipende, non solo dalla possibilità di offrire manodopera qualificata e occasioni di reddito, ma anche dalla presenza di un sistema integrato di infrastrutture (in termini, sia di reti stradali che telematiche) e di servizi a supporto dell’attività imprenditoriale. (Vedi grafico 2). Se un territorio non è in grado di definire delle strategie integrate per sviluppare il contesto socioeconomico di tutte le sue componenti, allora quel territorio non può essere considerato “sostenibile”, né sotto il profilo economico né sotto quello ambientale. 4.3 La multifunzionalità dell’agricoltura Non vi è dubbio che l’agricoltura debba assumere un ruolo centrale nei meccanismi di sviluppo rurale e concorrere a ristabilire negli ambiti rurali un nuovo equilibrio socio-economico in grado di affrontare il cambiamento in atto nella società e nei mercati. Se nel passato le aree rurali potevano essere considerate dei sistemi statici e relativamente chiusi, nel senso che l’attività


economica seguiva dei modelli precostituiti difficilmente modificabili, perché dettati dalle tradizioni, dalle relazioni sociali locali e da un mercato sostanzialmente prevedibile, per il futuro è importante favorire dei sistemi rurali aperti e collegati in modo molto stretto con le dinamiche dei nuovi modelli di consumo. A questo riguardo, si fa richiamo al ruolo multifunzionale dell’agricoltura e alla sua capacità di produrre, congiuntamente alle produzioni vegetali e animali, una serie di servizi legati alla salvaguardia della biodiversità agraria, del paesaggio rurale, delle tradizioni contadine, ecc. Questi servizi prodotti dall’agricoltura possono essere considerati dei beni pubblici e, come tali, devono essere opportunamente salvaguardati attraverso un’attività di sostegno e valorizzazione. La multifunzionalità dell’agricoltura rappresenta una caratteristica a partire dalla quale individuare un percorso di sviluppo delle aree marginali fondato sull’offerta di beni e servizi in linea con la domanda espressa dalla collettività circa la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali, la conservazione del paesaggio e dei suoi beni, la preservazione dell’eredità culturale e delle tradizioni. Le strategie di valorizzazione del territorio non potranno prescindere da questo

Foto 3/4

complesso articolato di esigenze espresse dalla società che richiede all‘agricoltura di partecipare ad un nuovo percorso di crescita e di rivitalizzazione fondato sull’erogazione di una serie di servizi di natura multifunzionale.

4.4 Prodotto tipico e sviluppo rurale Tra le componenti multifunzionali espresse dal territorio, i prodotti tipici rappresentano un’importante leva per poter migliorare le condizioni di vita delle aree rurali più deboli. Si evidenzia che le produzioni tipiche hanno svolto un’azione di protezione dei redditi considerato che la riduzione delle aziende agricole di questi ultimi anni si è registrata con minore intensità, ancorché

Animali al pascolo sul sentiero che dai Vighen porta alla cima del monte Molinatico. La biodiversità agricola rappresenta un elemento del contesto rurale delle aree svantaggiate da preservare con politiche sviluppo territoriale Lungo sentieri frequentati solo da ormai pochi contadini allevatori, oltre i 1400 metri di altitudine: un territorio che offre opportunità di escursionismo di rara suggestione. La vista è dal crinale verso l’Appennino Toscano.

Grafico 2. Caratteristiche demografiche dei comuni della Provincia di Parma. L’indice di vecchiaia è calcolato come rapporto tra la popolazione con più di 65 anni di età e la popolazione con età inferiore ai 15 anni (base 100). Fonte: Università di Parma, Sezione di Economia Agroalimentare. Elaborazioni su dati Ufficio Statistico Regione EmiliaRomagna (2012).


Sostenibilità

significativa, proprio nelle aziende inserite nelle filiere dei prodotti tipici.

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Foto 4/4 Una vecchia stalla di montagna in uso sino ai primi anni del secondo dopoguerra. Un patrimonio di rara sapienza anche per la lavorazione del legno per la messa a ricovero degli animali. Testimonianze di un radicato processo produttivo che da sempre ha legato l’uomo al territorio che abita e che ora rischia di essere cancellato, di andare perso. Diverse condizioni economiche di produzione “diffusa” e sostenibile possono restituire nuove “energie” al tessuto sociale di un territorio che potrebbe riprendere così vita. Luoghi che ancora conservano le risorse naturali e il patrimonio di conscenze che hanno consentito all’uomo la sua presenza, possono rappresentare, se aiutate e ben coinvogliate, una importante risorsa per giovani generazioni.

Il ruolo dei prodotti tipici nello sviluppo delle aree rurali può essere rafforzato associando alla produzione tipica le caratteristiche del territorio e i metodi di conduzione agricola rispettosi dell’ambiente. Le aree agro-forestali, gli scenari naturali e i metodi agronomici eco-compatibili (agricoltura biologica) costituiscono parte integrante del valore dei prodotti tipici ottenuti in queste aree. La produzione di un prodotto tipico non riguarda solo una tecnologia o un disciplinare di produzione ma riguarda e coinvolge un territorio che esprime saperi, esperienze, “savoir-faire”, tradizioni, cultura, architettura, rapporti sociali, ambiente e risorse naturali. Il prodotto tipico costituisce un importante veicolo di informazione dei valori di un territorio e, sotto questo profilo, diventa un importante strumento per conservare la popolazione nelle aree rurali e valorizzare, quindi, le risorse locali. Il prodotto tipico può, allora, essere definito come “un prodotto che presenta alcuni attributi di qualità unici che sono espressione delle specificità di un particolare contesto territoriale in cui il processo produttivo si realizza” (Belletti et al., 2006). Le determinanti della specificità di un prodotto tipico non dipendono tanto dalla tecnologia impiegata per ottenerlo quanto piuttosto dal sistema delle relazioni locali, dagli obiettivi condivisi di stabilità e sostenibilità delle attività economiche e sociali delle comunità rurali.

Il concetto di “sostenibilità” è utilizzato in questo contesto per esprimere il tentativo di mantenere nel lungo periodo condizioni economiche, sociali e ambientali in grado di favorire la vitalità delle aree rurali marginali. Il prodotto tipico e il relativo sistema produttivo svolgono, così, una funzione strumentale agli obiettivi di un territorio che assume i contorni più pregnanti di ciò che la letteratura francese chiama “terroir”, cioè un insieme di caratteristiche non solo geografiche ma anche, e soprattutto, di natura sociale, economica, ambientale, culturale che identificano in modo univoco un luogo di produzione tipica (Casabianca et al., 2005). La conservazione del “terroir” è il presupposto della conservazione degli attributi di qualità di un prodotto tipico. Non è sufficiente l’associazione del prodotto tipico a un’immagine di ruralità, ma è prioritario mantenere ancorato il prodotto al territorio di cui è espressione.

Riferimenti bibliografici Belletti G., Brunori G., Marescotti A., Pacciani A., Rossi A. (2006), “Il processo di valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche” in Rocchi B., Romano D. (a cura di), Tipicamente buono. Concezioni di qualità lungo la filiera dei prodotti agroalimentari in Toscana, Franco Angeli, Milano, pp. 176-178. Casabianca F., Sylvander B., Noël Y., Béranger C., Coulon J.B., Roncin F. (2005), “Terroir et Typicité: deux concepts-clés des Appellations d’Origine Contrôlée. Essai de définition scientifique et opérationnelles, Symposium International «Territoires et enjeux du développement régional », Lyon.


Energia e paesaggio

5 . Energia e Paesaggio

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5.1 Energia . Alcuni concetti Energia viene dal greco ἐνέργεια che risulta da ἐν (in) e da ἐργον (ergon) che significa lavoro, opera, azione. Energia al lavoro, in attivo esercizio della forza che genera ciò per cui l’anelito dispone, ciò che si trasforma in dinamica essenza creatrice. In opera, quindi opera in costruzione, in via di svelamento, che si sta componendo per via della essenza creatrice in atto, in azione. L’azione non nel suo definirsi in quanto forza, ma nel suo preciso esercizio, nella sua manifestazione reale e non potenziale. Quindi l’energia è destinata ad esaurirsi nel momento in cui si esprime e rimane come forma o altra sostanza, in un percorso irreversibile. Il questa logica il disegno dell’energia è [stà] nella forma che ne muta il potenziale, equivale all’istante in cui si esplica e nel quale si trasforma e tras-forma. E’ la metamorfosi, e non il prima ne il dopo. L’energia è anima delle cose, alle cose dà la vita. Ma i concetti di energia quali forme possono assumere? Ogni periodo storico, il pensiero di ogni epoca ha espresso in diverso modo questi concetti, ma che sempre si sono costruiti sul complesso delle espressioni culturali, etico morali e scientifiche che l’uomo è stato in grado di concepire. Pneuma, il soffio vitale, semanticamanete affine a “anima”: con l’energia si innescano processi biomeccanici, la vita. Un prodotto è qualche cosa di vivo contiene, tiene dentro, in sè l’energia che lo ha animato, porta e ri-porta in vita l’energia che racchiude. Ma oggi l’applicazione meccanica ha preso il sopravvento. Tutto quello che ci circonda è energia, ma siamo aridi osservatori del paesaggio per non accorgerci e vedere l’energia nelle cose che ci circondano. Questa miopia che si mischia ad asuefazione quando percorriamo insensibili le periferie urbane di piccoli o grandi abitati, ci porta ad accettare i limiti della ricerca del disegno dell’innovazione; per dirla in breve il cattivo gusto che si trasforma in scempio quando per ragioni economiche ci accorgiamo che l’energia trasforma il nostro

mondo solo quando il nostro ambiente vitale è compromesso.

Foto 1/2 Il vento plasma le forme della natura.

L’armonia degli elementi che artificialmente compongono il “nostro” paesaggio [accezione intesa universalmente e senza tempo] è oggi più che mai complessa: gli elementi che l’uomo ha inserito a sua necessità e discrezione nel processo che oggi chiamiamo antropizzazione si sono sovrapposti e stratificati. Comprendere il loro significato e determinarne il valore assume connotazioni interdisciplinari e non solo estetiche. Il valore espresso dal territrio si con-fonde tra condizioni di naturalità e la memoria storica dall’uomo nella sua funzione di abitante. Il paesaggio è l’espressione della consapevolezza che una società è in grado di esprimere rispetto al suo habitat; non il singolo ma la società nel suo insieme, e per essa i valori etici sulle quali si basa, è portatrice dei principi di salvaguardia dell’ambiente. L’energia plasma la forma, la definisce. E la forma non è mai casuale, non si manifesta per una astratta definizione in sè. Potremmo affermare che la forma è la manifestazione mortale dell’energia. Nella forma ci sono i segreti della creazione, stà a noi comprenderli, indagarli e per quanto nelle nostre umane possibilità, immaginarli affidandoli a Miti o Valori di Creazione che non ci sarà mai dato comprendere. Renè Thom ha scritto “l’atto è bordo [limite] della potenza come la forma è il bordo della materia”. Esplorare le forme di conoscenza del linguaggio non significa comprende meglio o più a fondo la Natura, ma principalmente interrogare noi stessi sul nostro rapporto con essa.

Foto 2/2 Miniatura. Die vier Elemente - 1491 Heidelberg . Digitalisierte Handschriften aus der Bibliotheca Palatina.


Energia e Paesaggio

“ ... Ma perche a mover simili macchine ci bisogna una forza smisurata, però conobbi, ch’il solo vento era quello, la forza del quale è grandissima, e in ogni luogo senza spesa si trova; ... Mi spaventò per lungo tempo il considerare quanto grande fusse la violenza del medesimo, che da la cosa alcuna non si lasci reggere ne frenare; e quanto alle volte fusse debole, e il piccolo suo moto, onde si rendesse inutile

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In questa operetta dunque, ch’io con ogni ossequio, e riverenza umilmente offerisco a V.E. insegno il modo di fabbricar una macchina, che chiamerò Mulino a vento, la quale si mova nella stessa maniera, e con la medesima velocità, tanto quando il vento è debolissimo, quanto quando è gagliardissimo ...”

“Nuova invenzione di Fabbricar Mulini a vento” Bartolommeo INTIERI Napoli, 20 settembre 1716

5.2 Design e tecnologia Soggettivamente, quando tentiamo di definire un paesaggio, e non un luogo, riportiamo alla luce la inconsapevole sensazione che il ricordo di quel determinato sito ci evoca. E paradossalmente anche senza vederlo, un paesaggio è nella nostra memoria come se in una sensazione fossero [sono] racchiuse tutte le emozioni che quel luogo è stato in grado di trasferirci.

Foto 1/3 Dall’Enciclopedie di Diderot e d’Alembert XVIII sec.. - Mulino a vento

Ma i luoghi che possiamo racchiudere in un insieme di paesaggio, che possiamo accomunare in una unica accezione (paesaggio alpino, lacustre, collinare, ...) o che più nello specifico richiama alla memoria tradizioni o lavorazioni (che non necessariamente devono essere parte di epoche storiche differenti), sono territori unici, alla cui morfologia, storia, carattere delle abitazioni piuttosto che dei costumi, è associata un’anima [tutti ce l’hanno, ma non tutti l’hanno saputa o potuta trasferire alle persone e radicarla nel lavoro e nelle produzioni]. L’essenza di un paesaggio, come di una specie floreale, come per altro anche di una terminologia, tocca la nostra mente, stimola la nostra fantasia, ma si percepisce per diversità e attraverso apparati sensoriali diversi. Un fiore come la sua essenza profuma, ma un paesaggio?

E’ sempre così: prima si sperimenta animati dall’impulso dell’avanzare tecnologico, e poi, viste le ripercussioni negative, si corre ai ripari sperando di limitare i danni da un lato e proponendo miglioramenti estetici e funzionali che necessariamente creano diverse fascie di mercato. In questa ambiguità i più potenti la fanno da padroni, e sciolinano la loro scienza con grande maestria (che và assolutamente riconoscuta, anche in ragione delle strutture di cui si avvalgono) e con proverbiale supponenza (di cui non abbiamo assolutamente bisogno, visto il particolare momento economico). Anche grandi studi pensano all’interazione con il paesaggio, e stimolati da ormai una diffusa sensibilità estetica, cercano la migliore forma di integrazione. Ma queste sono costruzioni pensate già come sistema integrato di funzioni tecnologiche, rispondono ad una precisa richiesta, sono la volontà di un committente “illuminato” (nel caso di enel ...!). Noi, la nostra società ha bisogno bisogno di “mulini”!, e non di inseguire il luccichio di un mercato della produzione dell’energia. L’integrazione con il paesaggio và ricercata per i diversi luoghi in cui la si deve inserire, e non è assolutamente detto che un aerogeneratore sia ben integrato perchè di design firmato,


Energia e Paesaggio 5 25 Foto 5/5 1888 . La Turbina eolica di Charles Brush Foto 6/5

“Si tratta … di un valore estetico che rinvia alle sensazioni e ai sentimenti. Il valore di scambio applicato all’estetica rappresenta un giudizio di valore, che però non è definito una volta per tutte. … Sia l’arte che la scienza, come scriveva MerleauPonty, manipolano le cose e rinunciano ad abitarle: è la grande differenza tra il territorio che si abita e il paesaggio che si manipola. Il territorio riassume la totalità delle tracce della territorialità messa in movimento per soddisfare i bisogni umani, mentre il paesaggio, come oggetto di pensiero, ricapitola solo la parte superiore della piramide dei bisogni umani cioè quelli estetici dell’artista in generale: “Al modo stesso che il ruolo del poeta, secondo la celebre lettera del veggente, consiste nello scrivere sotto dettatura ciò che stà pensando, articolando in lui, il ruolo del pittore è di cogliere e di proiettare ciò che si vede in lui.

Johannes Juul, sperimentazione per la realizzazione di una turbina a corrente alternata da 200 kW. 1957 Foto 7/5 Toscana. Una pompa eolica come tante se ne vedono nella maremma.

Il paesaggio e’ una percezione, un modo di guardare. La gente deve assolutamente conservare questa immagine nella testa. Ma l’immagine non deve impedire l’evoluzione delle attivita’ economiche, commerciali e culturali” . Claude Raffestin

Foto 8/5

ma diversamente il progetto di inserimento, integrazione, mitigazione ecc deve essere l’obiettivo che accompagna la ricerca di equilibrio. Non è chi disegna o progetta o realizza l’aerogeneratore più bello quello che conterà nel prossimo futuro, anche se la ricerca nel design è importante se applicata a nuovi materiali o a nuove migliori prestazioni, ma come integrare nel miglior modo possibile le nuove necessità di produzione energetica con il rispetto di luoghi e tradizioni: non siamo che all’inizio. I risultati di migliore integrazione estetica con il paesaggio si evolveranno di pari passo con la nostra cultura e la nostra coscienza sociale. Così come importante sarà una diffusa e sempre più forte competenza non solo ingegneristica e tecnica, ma anche storica ed estetica dei luoghi, tipologica, biologica ed ecosistemica. Progettare l’inserimento di un impiando deve necessariamente coinvolgere competenze diverse che a cuore hanno il territorio e le presenza globali che in esso sono riscontrabili.

Pala eolica disegnata ... da Renzo Piano ed Enel Green Power. Inaugurato a Rovereto il prototipo di aerogeneratore che unisce innovazione tecnologica e ridotto impatto ambientale. Ha una capacità di 55 kW e può sfruttare anche i venti più leggeri. L’aerogeneratore ideato dalla Renzo Piano Building Workshop, con una capacità di 55 kW, ha una generazione continuata di energia elettrica, perché in grado di sfruttare anche i venti minimi, dell’ordine dei 2 metri al secondo. Fonte enel.it 18 ottobre 2011 Ma qualcuno non l’aveva gia fatto? Forse diverso per design e senza griffe, ma ...?


Energia e Paesaggio

L’uomo scopre il mondo attraverso il paesaggio, frase che traduce approssimativamente il principio “il mondo è ciò che percepiamo”. Eugenio Turri

Si tratta … di un valore estetico che rinvia alle sensazioni e ai sentimenti. Il valore di scambio applicato all’estetica rappresenta un giudizio di valore, che però non è definito una volta per tutte. … Sia l’arte che la scienza, come scriveva MerleauPonty, manipolano le cose e rinunciano ad abitarle: è la grande differenza tra il territorio che si abita e il paesaggio che si manipola. Il territorio riassume la totalità delle tracce della territorialità messa in movimento per soddisfare i bisogni umani, mentre il paesaggio, come oggetto di pensiero, ricapitola solo la parte superiore della piramide dei bisogni umani cioè quelli estetici dell’artista in generale: “Al modo stesso che il ruolo del poeta, secondo la celebre lettera del veggente, consiste nello scrivere sotto dettatura ciò che stà pensando, articolando in lui, il ruolo del pittore è di cogliere e di proiettare ciò che si vede in lui”.

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Foto 8/5 Una fantasiosa applicazione di un moderno mini generatore ad un antico casello per la lavorazione e la produzione del Parmigiano Reggiano.

Consideriamo la confusione tra territorio e paesaggio. I vecchi territori rurali e industriali che abbiamo ereditato ad una territorialità che non esiste più o che si è trasformata quasi completamente. Questi territori, quando erano ancora il prodotto dei sistemi di relazioni precedenti, per la gente che li abitava, non erano paesaggi. Erano i territori dell’esistenza, i luoghi della vita quotidiana, cioè quelli del lavoro inteso nel senso tradizionale. Questi territori di una volta sono diventati paesaggi dopo la scomparsa delle territorialità precedenti. Ciò significa che, nella nostra società, un territorio diventa paesaggio quando le relazioni che lo hanno creato iniziano a comparire. I resti di queste relazioni diventano oggetti di conoscenza che chiamiamo paesaggi. Il paesaggio dunque si costruisce su degli elementi del territorio che non hanno più un significato generale come testimonianze delle attività attuali, ma come reminescenze dei tempi passati. Il territorio diventa paesaggio, cioè immagini, nel momento in cui i prodotti delle attività spariscono. Si può dire che, per lo sguardo contemporaneo, il paesaggio nasce quando la territorialità che l’ha creato si trasforma e non è più vivente nel mondo rurale o industriale. Il paesaggio è il prodotto mentale mentale dello spostamento nel tempo dei resti di un territorio abbandonato.

Sistemi di paesaggio e “architettura dei luoghi”

Dal punto di vista paesaggistico, i caratteri essenziali e costitutivi dei luoghi non sono comprensibili attraverso l’individuazione di singoli elementi, letti come in una sommatoria (i rilievi, gli insediamenti, i beni storici architettonici, le macchie boscate, i punti emergenti, ecc.), ma, piuttosto, attraverso la comprensione dalle relazioni molteplici e specifiche che legano le parti: relazioni funzionali, storiche, visive, culturali, simboliche, ecologiche, sia storiche che recenti, e che hanno dato luogo e danno luogo a dei sistemi culturali e fisici di organizzazione e/o costruzione dello spazio (sistemi di paesaggio)”. ... Essi sono presenti (e leggibili) in tutto o in parte, nei caratteri attuali dei luoghi, nel palinsesto attuale: trame del passato intrecciate con l’ordito del presente. Essi caratterizzano, insieme ai caratteri naturali di base (geomorfologia, clima, idrografia, ecc.), gli assetti fisici dell’organizzazione dello spazio, l’architettura dei luoghi: tale locuzione intende indicare, in modo più ampio e comprensivo rispetto ad altri termini (come morfologia, struttura, forma, disegno), che i luoghi possiedono una specifica organizzazione fisica tridimensionale; che sono costituiti da materiali e tecniche costruttive; che hanno un’organizzazione funzionale espressione attuale o passata di organizzazioni sociali ed economiche e di progetti di costruzione dello spazio; che trasmettono significati culturali; che sono in costante trasformazione per l’azione degli uomini e della natura nel corso del tempo, opera aperta anche se entro gli auspicabili limiti del rispetto per il patrimonio ereditato dal passato.

“Linee-guida per il progetto di paesaggio degli impianti eolici”, Lionella Scazzosi, in Gli impianti eolici: suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica”, MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI DIREZIONE GENERALE PER I BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI SERVIZIO II – PAESAGGIO, Gangemi Editore, Roma 2006


Il Progetto Valli e Sapori

6 . Il Progetto Valli e Sapori

6.1 Presentazione del progetto Il progetto “Parma in Valli e Sapori” nasce grazie al contributo dell’associazione Agrithermae costituita nel 1985 da un gruppo di aziende agricole che hanno rappresentato i primi esempi di agricoltura multifunzionale sul territorio provinciale. Nel corso degli anni, è maturata la consapevolezza del ruolo primario che l’azienda agricola può dare come contributo all’ambiente, al territorio e alla collettività. Pertanto, forti degli obbiettivi comuni, si è deciso di dar vita all’Associazione Parma in Valli e Sapori/ Agrithermae al fine di coinvolgere le aziende associate nella produzione di prodotti e servizi ad emissione di CO2 compensata; ciò significa cercare di emettere il minor quantitativo di anidride carbonica possibile, grazie all’utilizzo di fonti di energia pulita e a particolari tecniche produttive e colturali sfruttando la capacità delle piante di fissare il carbonio. Oltre a tutte le tecniche di buona pratica agricola e forestale, le aziende realizzano impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (fotovoltaico, biomassa, eolico, idroelettrico, solare termico) in modo tale da compensare, come gruppo, le emissioni prodotte. Parallela all’iniziativa vi è una operazione di marketing di prodotto finalizzata a promuovere la vendita dei prodotti e dei servizi ottenuti attraverso il contesto di certificazione/ compensazione appena accennato, in particolare per la vendita del Parmigiano-Reggiano e l’offerta di servizi agrituristici. E’ importante sottolineare, in merito alla produzione energetica, il contributo positivo che coinvolge aspetti socio-economici legati al territorio in particolare in quelle zone della provincia di Parma definite “Aree con problemi di sviluppo”: collina e montagna. Si evidenzia la necessità obbligata, per le piccole aziende agricole ubicate nelle zone “critiche”, di trovare delle integrazioni al reddito al fine della permanenza sul territorio. Favorendo la continuità aziendale con il ricambio generazionale, i piccoli impianti di energia rinnovabile con le loro “economie” contribuiscono positivamente allo sviluppo locale ed al mantenimento del paesaggio rurale, idrogeologico e forestale. A differenza di quanto di solito accade per i “grandi impianti”, dove sono interessati grossi gruppi economici, spesso esteri, i piccoli interventi nelle rinnovabili rimangono totalmente in circolo nell’economia locale con tutti i benefici che possiamo ben immaginare.

I prodotti ed i servizi offerti a “Zero emissioni” porteranno un loro logo di identificazione che gli attribuisce valore aggiunto in termini di valenza ambientale, etica e sociale. “Parma in Valli e Sapori” intende dare, attraverso i molteplici investimenti effettuati nel corso degli anni in una forma di agricoltura più rispettosa delle risorse naturali del territorio, un contributo effettivo alla mitigazione degli effetti delle attività umane sull’ambiente e rispondere in modo concreto alla domanda della collettività per un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente, in grado di fornire materie prime collegate a filiere agroalimentari locali ed energia ottenuta dallo sfruttamento di fonti rinnovabili, come il sole, il vento, l’acqua, le foreste. I progetti sviluppati dall’Associazione hanno contribuito a dare una connotazione particolare non solo alle aziende associate, ma ad un intero territorio che ha assunto i caratteri di un comprensorio rurale dove l’attività economica cerca di sfruttare in modo sostenibile le risorse rinnovabili. In un territorio con poche alternative economiche, l’Associazione è riuscita infatti a dare impulso a nuove attività economiche incentrate sulla valorizzazione dei beni ambientali locali. L’attività dell’Associazione ha determinato le condizioni per conservare il tessuto socioeconomico rurale presente nelle aree con difficoltà di sviluppo della provincia di Parma riducendo il rischio di abbandono dell’attività agricola e, quindi, di disgregazione della rete di relazioni sociali ed economiche caratteristiche di quelle zone. È un territorio ricco di storia che si può vivere venendo a conoscere gli insediamenti romani, etruschi, medioevali, ricostruendo la storia del sale delle miniere locali, visitando le pievi, i castelli, cercando le case a “torre” riconoscibili in queste valli. Le aziende si contraddistinguono per una sensibilità e attenzione particolare al territorio, molte di queste hanno adottato da anni il metodo di produzione biologico mentre altre, metodi di produzione integrata. I prodotti di queste aziende rappresentano una vasta gamma di prodotti legati alle caratteristiche del territorio come vini, liquori, olive, olio, miele, cereali, farine, formaggi freschi, ParmigianoReggiano, Fungo porcino di Borgotaro, dolci, prodotti da forno, frutta “antica”, confetture, carni di suino Nero di Parma e di suino Borghigiano, salumi con sale di Salsomaggiore. Oltre ai prodotti, i servizi: fattorie didattiche, centro ippico, agriturismi e B&B.

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Foto 1/6 Il marchio di Produzione a Zero Emissioni di CO2 di Parma in Valli e Sapori.


Il Progetto Valli e Sapori

6.2 Il contributo delle aziende di Valli e Sapori alla riduzione di emissioni di CO2

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Il controllo delle emissioni di anidride carbonica, se applicato su larga scala, potrebbe contribuire ad invertire il processo in atto di aumento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera, con l’effetto di riequilibrare i valori di quest’ultima a medio termine. Per tale motivo, diverse aziende, aderenti a “Valli e Sapori”, caratterizzate da una forte e concreta sensibilità ambientale, hanno deciso di unirsi per condividere l’obiettivo di produrre prodotti e servizi ad emissione di CO2 compensata. Ciò significa cercare di emettere il minor quantitativo di anidride carbonica possibile, grazie all’utilizzo di fonti di energia pulita e a particolari tecniche produttive e colturali, e compensare le emissioni sfruttando la capacità delle piante di fissare il carbonio.

Foto 2/6 Disegno dell’impianto minieolico proposto per il Monte Molinatico. Il “rifugio” a fianco dell’aerogeneratore nelle previsioni di progetto conterrà un’aula didattica, oltre che un riparo, per scuole ed escursionisti. Dal progetto di Valli e Sapori.

Foto 3-4/6 Le costruzioni in sasso e legno, come gli essiccatori per le castagne, costituiscono una presenza tipica e caratterizzante sui sentieri dell’Appennino. Le baracche che si trovano sul crinale in lamiera, con accessori vari, no.

Integrare le necessità funzionali con le tradizioni lavorative delle costruzioni tipiche, anche nella loro semplicità, può rappresentare un significativo messaggio di consapevolezza nei confronti delle nuove generazioni e di un diverso modo di rispondere ai bisogni di un’economia in divenire. Uno stimolo a rileggere le costruzioni, spesso in critiche condizioni di degrado, che sono una parte delle testimonianze dell’antropizzazione dell’Appennino.


Il Progetto Valli e Sapori 6 29

6.3 Impegno nella integrazione delle proposte con la promozione di una corretta didattica all’uso delle fonti rinnovabili e alla tutela dei valori del territorio. “Accompagnare” la realizzazione e l’integrazione di un nuovo sistema tecnologico all’interno di un ambito territoriale implica sempre l’assunzione di consapevolezze culturali che si devono integrare con le scelte di progetto. L’inserimento di un impianto eolico, per le tradizioni che si porta appresso, evoca romantiche suggestioni che non sempre trovano riscontro nella realizzazione: sistemi che per esigenza di rendimento non rispecchiano luoghi e caratteri paesaggistici. La scelta di realizzare un casottino in legno di castagno con molteplice funzione rispecchia la volontà di chi propone l’installazione dell’impianto, sia per la cultura aziendale che esprime, che per tradizioni famigliari, di integrare quanto più possibile la struttura al paesaggio circostante, alla cultura dei luoghi: questo è, riteniamo, interpretare il paesaggio. E con questo spirito, raccogliendo iniziative e pensieri già in essere interpretabili dalle strumentazioni urnìbanistiche e dai programmi provinciali e regionali, si introducono in queste schede alcuni dei caratteri portanti con i quali si auspica possano essere integrati usi e funzioni di un punto di sosta sul Molinatico con aspetti divulgativi, didattici di conoscenza. La capacità di promuovere le caratteristiche intrinseche nell’area, il suo valore simbolico, la sua vocazione specifica sono altrettanti elementi che contribuiscono a promuovere lo sviluppo: infatti conservare le componenti che formano la qualità dell’ambiente e conservare le risorse che hanno qualità, è strumento per lo sviluppo economico sociale. Una valutazione delle caratteristiche costruttive Quello che è cambiato è il rapporto fra uomo e legno, fra uomo e profitto. Molti strumenti sono rimasti inalterati a testimonianza che la mano ha

ancora un indubbio, vitale ruolo. E’ arrivata l’elettrificazione introducendo nuovi ritmi, è arrivata la meccanizzazione togliendo all’uomo i residui di una atavica fatica, le strade sono arrivate fino al cuore dei boschi. Da questo nasce una profonda esigenza: che i documenti tecnologici patrimonio di tante genti nel corso dei secoli siano conosciuti non solo nei musei, ma nella scuola, che queste testimonianze di archeologia [pre]industriale siano conservate, ove è possibile, a ricordo, prezioso, dello stretto rapporto fra la struttura e comunità circostante. La memoria viene meno, l’umile strumento di ieri lascia il posto a forme nuove di tecnologia. L’importante è sempreche le condizioni nuove dei nostri giorni siano inserite nel lungo discorso generazionale, nella storia sociale della tecnica, in cui il legno e il bosco siano considerati complemento dell’uomo alpino e sempre fonte di vita.

Foto 5/6 Gli aspetti didattici sono importante veicolo fi formazione e sensibilizzazione all’uso delle risorse rinnovabili. Foto 6/6 Il “Museo del Viento”. museudelvent.net Fot 7/6 Inserimento eolico.


Il Progetto Valli e Sapori

La resilienza designa più semplicemente la capacità di un ecosistema di un ecosistema di resistere ai cambiamenti del proprio ambiente. Per esempio, come rieusciranno i grandi agglomerati urbani ad affrontare l’esaurimento del petrolio, l’aumento della temperatura e tutte le catastrofi prevedibili? La risposta dell’esperienza ecologica è che la specializzazione, se permette di accrescere le prestazioni in un ambito, incide negativamente sulla resilienza dell’insieme.

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Foto 8-9/6 Immagini del possibile inserimento di un mini impianto eolico integrazioni con i caratteri del territorio. Foto 10/6 Una costruzione in legno nel castagneto in località Vighen.

Bioregioni: la bioregione o ecoregione può essere definita un’entità spaziale coerente che traduce un’entità geografica, sociale e storica. Può avere caratteristiche più omeno rurali o urbane. La bioregione urbana, costituita da un insieme complesso di sistemi territoriali dodati di forti capacità di autosostenibilità ecologica, mira alla riduzione delle diseconomie esterne e del consumo di energia. Rimodellare lo spazio - tempo. Una territorio vasto, che si sostituisce alla città, ecologico, composto da villaggi urbani, dove gli uomini utilizzeranno un’energia rinnovabile, è verosimilmente destinata a sostituire le odierne megalopoli. Le città “puntano in primo luogo all’autosufficienza energetica ... e più in generale alla resilienza. Tale concetto, mutuato dall’ecologia scientifica, può essere definito come la permanenza qualitativa della rete di interazioni di un ecosistema, o la capacità di un ecosistema di assorbire le perturbazioni e di riorganizzarsi conservando sostanzialmente le proprie funzioni.

Viceversa, la diversità rafforza la resistenza e le capacità di adattamento. La reintroduzione di orti urbani, della policoltura, di un’agricoltura di prossimità, di piccole unità artigianali, e la moltiplicazione delle fonti di energia rinnovabili rafforzano la resilienza. Sul piano politico, tra democrazia diretta e bilanci partecipativi si sperimentano forme di autoprogresso per la difesa dei beni comuni, riprendendo l’idea del “villaggio urbano” o quella dell’ecomunicipalismo libertario di Murray Bookchin. L’autorganizzazione di “bioregioni” si colloca nel solco di queste varie iniziative e ne rappresenta lo sbocco. Queste “città di città” o “città di villaggi”, costituite da un insieme complesso di sistemi territoriali locali, dotate di una grande capacità di autosostenibilità ecologica, puntano alla riduzione delle diseconomie esterne e dei consumi energetici. Una gestione nuova dello spazio e dell’abitare che segna già una rivoluzione nell’uso del tempo. ... Tutte queste esperienze rappresentano altrettanti laboratori di un’alternativa e sono parte di quei “monasteri del terzo millenio” che preparano la civiltà di domani.”


I sistemi di gestione

7 . I sistemi di gestione dell’energia ISO 50001:2011 - UNI CEI EN 16001 e l’efficienza energetica

Con il Protocollo di Kyoto e la direttiva europea 20-20-20 (Climate package, approvato in seduta plenaria dal Parlamento europeo il 17/12/2008), il tema energetico è diventato un argomento di grande importanza a livello politico ed economico con significative ricadute nel tessuto sociale. Accanto all’importanza ambientale, l’efficienza energetica è oggi un obiettivo aziendale per migliorare la competitività e la prestazione delle aziende stesse, differenziarsi dai competitor e fidelizzare i propri clienti assicurando prodotti a basso impatto ambientale. ISO 50001:2011 e UNI CEI EN 16001:2009 aiutano le imprese a definire azioni e processi volti al miglioramento dell’efficienza energetica che porta a benefici economici e alla riduzione delle emissioni di gas serra. I vantaggi più significativi sono: • diminuire i costi energetici mediante una sistematica gestione dell’energia; • migliorare le proprie prestazioni energetiche in forma sistemica; • ridurre l’emissioni di gas ad effetto serra; • sensibilizzare i propri utenti/ dipendenti/clienti/cittadini circa l’uso responsabile della risorsa energetica; • differenziarsi dai competitor sul mercato, fidelizzando i clienti, associando ai propri prodotti un’effettiva politica environment-friendly tenendo lontano il green-washing. 7.1 Applicazioni Sono già molte le aziende che, con il supporto di un sistema di gestione dell’energia, hanno scelto di iniziare a risparmiare energia e di migliorare i processi produttivi. Per il settore lattiero-caseario, l’approccio parte dall’analisi di aspetti energetici critici quali generazione e uso di calore e vapore di processo, circuito di refrigerazione, regolazione sistema aria compressa, illuminazione, regolazione di motori e pompe, e della relativa contrattualistica energetica. Si passa poi alla valutazione della possibilità di far ricorso a tecnologie di micro-cogenerazione e fonti rinnovabili, particolarmente utili, sulle basse potenze, per aziende di trasformazione lattiero-casearie e con incentivi notevoli quali i certificati bianchi (Titoli di efficienza energetica) recentemente potenziati e che assicurano un ritorno veloce dell’investimento. Gli interventi di miglioramento eseguiti indicano una percentuale di risparmio energetico complessivo variabile tra il 15 e il 30%.

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7.2 Caseificio . esempio applicato • Produzione annua: 1.170 t di formaggio • Materia prima: circa 70.000 t di latte. • Emissioni annue: 3.200 tonnellate di CO2 • Consumi elettrici: 2.600 MWh • Consumi termici: 915.000 Nmc gas metano • Usi energetici significativi: refrigerazione, aria condizionata e vapore Interventi di miglioramento: • Accumulo dell’acqua calda, supportato da pannelli solari termici per incrementare l’efficienza delle caldaie • Preriscaldamento dell’acqua con recupero da impianti di refrigerazione • Sostituzione di lampade tradizionali al neon con equivalenti a LED • Risparmio complessivo pari al 12% del consumo totale 7.3 Caseificio-Allevamento . esempio applicato • Emissioni annue: 28 tonnellate di CO2 • Consumi elettrici: 9500 € • Usi energetici significativi: riscaldamento acqua, refrigerazione latte, impianto di mungitura, illuminazione e varie Interventi di miglioramento: • Dispositivo di raffreddamento per riduzione annua energia elettrica per refrigerare il latte per un risparmio annuo pari a 8% del consumo totale • Pompe a velocità variabile (VSD) per la mungitura con un risparmio del 5 % rispetto al consumo totale; • Recupero del calore dal compressore pari al 2,5% del consumo totale • Tempi di ritorno inferiore a 3 anni.

Foto 1/7 Integrazioni in realtà agrarie di un mini impianto per la produzione di energia al servizio dell’azienda . Le condizioni di ventosità dei luoghi sono condizione fondamentale


Tecnologie e territorio

8 . Territorio ed energia

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Comunalia di Baselica Comunalia di Pontolo

Le Comunalie Parmensi La Comunalia è la forma di bene comune più diffusa e importante della provincia di Parma; gli utenti sono i residenti delle frazioni su cui insistono i common e hanno diritto di godere dei beni collettivi gratuitamente e in proporzione alle proprie necessità. La Comunalia rappresenta una forma di possedimento sui generis che non tollera in alcun modo lo sfruttamento individualista o intensivo; lo scopo principale di questa istituzione è quello di preservare e migliorare il patrimonio collettivo per le generazioni future. La legislazione ha riconosciuto questo nobile principio proteggendo queste common land con i rigidi principi della demanialità: inalienabilità, inusucapibilità, imprescrittibilità e immutabilità. L’origine delle Comunalie risale all’epoca preromana allorquando la popolazione dei Liguri si stanziò in alta Valtaro (Parma); era infatti usanza (o forse necessità) del popolo semi-nomade godere in comune delle terre che venivano quindi fruite e sfruttate …per poi essere abbandonate. Sopravvissute all’Impero Romano, alle invasioni barbariche, a Carlo Magno e al feudalesimo, all’Impero di Federico II, ai Fieschi, ai Farnese e a Napoleone, le Comunalie trovano il riconoscimento ufficiale nazionale del proprio status giuridico con il Regno d’Italia e traghettano indenni per tutto il Novecento. Quello appena trascorso è stato probabilmente

il secolo più rischioso per la sopravvivenza delle Comunalie; eppure, nonostante i momenti critici, l’istituzione si è intensamente rafforzata grazie alla nascita del Consorzio Comunalie Parmensi nel 1957 che ha guidato l’azione dei singoli associati permettendo loro di stare al passo coi tempi. Uno dei settori in cui le Comunalie hanno maggiormente operato è quello delle energie rinnovabili: i motivi di questa scelta sono svariati: quello principale è certamente la sintonia con lo spirito che anima le Comunalie, ovvero preservare il patrimonio per le generazioni future; un’altra ambiziosa ragione è di essere un modello per lo sviluppo sostenibile e coscienzioso dell’intera zona. I primi investimenti di queste proprietà collettive risalgono addirittura ad inizio Novecento: a cavallo degli anni Venti e Trenta la Comunalia di Selvola in Comune di Bedonia investe parte dei propri ricavati nella costruzione di una piccola centrale idroelettrica che riesce a dare energia a tutta la frazione; nel decennio successivo le Comunalie di Volpara in Comune di Bedonia e quella di Granere in Comune di Bardi investono parte delle loro risorse per elettrizzare il paese; a metà degli anni Ottanta a Casale di Albareto il Consorzio Comunalie istalla una microcentrale idroelettrica che nel 2004 viene potenziata fino a ottanta chilowatt all’ora cosicché la produzione di questa centralina soddisfa il consumo energetico annuo di circa 100 famiglie e risparmia l’emissione annua in atmosfera di ben quaranta tonnellate di anidride carbonica (oltre al risparmio di 760 chili di Nox e di 560 chili di So2). Nel 2011 viene presentato un progetto di mini-impianto eolico con finalità sperimentalididattiche nella Comunalia di Baselica (Comune di Borgo Val di Taro) in collaborazione con: Comunalia di Pontolo, l’associazione Valli e Sapori, Università di Parma con il Prof. Michele Donati della Sezione di Economia Agroalimentare, l’architetto Roberto Bruni e l’azienda agricola Boglioli Ernesto. Fra gli obbiettivi del progetto, oltre alle valutazioni tecniche della tipologia d’impianto, vi è lo studio di un modello di economia locale (integrazione al reddito) al fine di favorire la permanenza nelle zone di montagna degli imprenditori agricoli e di conseguenza sostenere gli investimenti agro-forestali/ ambientali per la tutela del territorio.


La diffusione dell’eolico

9 . La diffusione dell’eolico

Il vento è un cavallo Ogni territorio è identificato dalle sue caratteristiche naturali. Pioggia, terreni, flora e fauna sono le impronte di ogni territorio. Nelle colline del parmigiano c’è un’altra presenza. Quella del vento. E’ una caratteristica del territorio, come le acque che lo bagnano, come le genti solide che lo abitano. Una caratteristica ed una ricchezza, come il sole nel deserto, come il petrolio nella penisola arabica. Valorizzare il territorio vuol dire quindi anche mettere “a valore” anche il vento, visto che è una “proprietà collettiva” ed un regalo piovuto sulla nostra terra. Un regalo doppio, perché è energia e perché è energia pulita. Ogni Kwh prodotto con il vento è un bicchiere di petrolio in meno che brucia, è un chilo in meno di CO2 che si produce in qualche punto della pianura sottostante. E questo regalo ci tornerà in aria un poco più respirabile, in minor pericolo di piogge devastanti che hanno portato lutti ai nostri fratelli al di la del crinale. Ma il vento è anche una ricchezza. Può essere ricchezza sfruttata da capitali finanziari e bancari che investono in grandi impianti, e non c’è nulla di male, perché produrre energia da rinnovabili è il miglior modo per attrarre capitali in opere anche socialmente utili. Ma il vento può essere anche una ricchezza anche per la gente a cui fa cadere il cappello. Il mini-eolico rappresenta questa possibilità, perché gli investimenti sono alla portata dei cittadini della zona, singoli o associati ed anche perché le turbine di mino-eolico vengono costruite in Italia, magari qui vicino a noi. Poi lo Stato, per incrementare questo settore, ha stabilito che la tariffa di vendita dell’energia sia premiale, proprio per incrementare questi investimenti e quindi una piccola pala eolica è la forma più conveniente di investimento. E poi, finalmente, non più investimenti nell’economia di carta, in tentativi di speculazione, ma in una macchina vera, che produce lavoro ed un bene vero, eticamente positivo: energia elettrica rinnovabile. Con i venti dei crinali della nostra zona una piccola pala eolica può produrre da 25 a 50.000 €/anno di reddito lordo ( prima della tassazione) per 15 anni e quindi può essere ammortizzata i 4 – 7 anni e produrre un utile lordo complessivo tra 175.000 e 550.000 €.

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Una buona integrazione per il reddito delle nostre famiglie e degli agricoltori. Ci sono zone in cui si stanno formando gruppi di famiglie per investire i propri risparmi in modo associato comprando una pala di mini-eolico. Insomma con il mini-eolico gli utili possono rimanere sul territorio che li ha prodotti, per compensare la fatica di raccogliere quei cappelli che il vento ha fatto cadere. Ma c’è un ma. Si chiama burocrazia. Ed ha pensato bene di ridurre questa possibilità, introducendo norme sempre più complesse ed ostacoli sempre più insuperabili per l’installazione. Le nuove norme della Regione Emilia Romagna sull’eolico, le difficoltà aggiuntive poste ad ogni passaggio da Comuni e Provincie sono il più grande ostacolo oggi presente al godimento, da parte dei cittadini, di questo bene e di questa opportunità.

Il vento è un cavallo: senti come corre per il mare, per il cielo. Vuol portarmi via: senti come percorre il mondo per portarmi lontano. P. Neruda

Ecco, quello che ci auguriamo è che i cittadini possano tornare padroni del loro territorio e del vento che lo attraversa.

Foto 1/9 Giovanni Branca . 1629 Applicazioni dell’energia eolica per una macchina impastatrice.

Foto 2/9 Impanro mini-eolico “Libellula”della ditta Aria.


Epilogo

Foto 1/10 Berkley Sperimentazioni di laboratorio su sistemi di coinvogliamento del vento e trasformazione tramite turbine in energia elettrica.

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10. Epilogo

Foto 2/10 NRC National Research Council of Canada -CNRC (Harry Turner) NRC Institute for Aerospace Research (NRC-IAR) L’ingegneria aerospaziale e la sperimentazione aerodinamica di grandi case porduttrici stà elaborando soluzioni che potranno avere in futuro applicazioni civili, ma per ora si presentano come figure inquietanti difficili da immaginare nel paesaggio che caratterizza i nostri territori.

I processi che tecnologicamente permettono un miglioramento delle produzioni avranno sempre più bisogno di energia per il funzionamento delle macchine. Ma alcuni processi di produzione che traggono la loro sapienza nella storia dell’uomo, che trasferiscono nel prodotto finito una millenaria sperimentazione che oggi si traduce in conoscenza scientifica, dall’energia e dalle macchine non potranno che beneficiare solo in parte.. Da tutti si alza unanime un coro: é necessario creare le migliori condizioni che possano favorire il mantenimento delle attività agrosilvo pastorali sul territorio, anche nelle zone con maggiori difficoltà di connessione, di collegamento con le principali reti di scambio commerciale. Questa è, per ora, l’unica forte condizione che garantirebbe il presidio che tanto agognamo di un territorio che si stà lentamente sgretolando. E non sono solo le fonti di energia rinnovabile a favorirne le condizioni, ma sicuramnete rappresentano un piccolo passo concreto con il quale la tecnologia, ma soprattutto sopra ogni altra cosa l’energia, sono alla portata di tutti, si presentano come risorse non ad esclusivo appannaggio del singolo gruppo di potere, ma si trasformano in alleati per chi ha deciso di fare del lavoro della terra un obiettivo di vita. La consapevolezza nel rispetto della biodiversità è radicata nei ritmi della natura e delle stagioni, che pur con gli aiuti che tecnologia e le bioscienze possono restituire ai processi produttivi, non possono essere alienati. Quasi nessuno, quando porta alla bocca una scaglia di formaggio Parmigiano Reggiano, riflette sui ritmi e le caratteristiche inderogabili a cui lavorazione e latte, nell’intero ciclo che coinvolge ambiente, animali, uomo, macchine ed energia, sono

sottoposti e devono rispondere per fare di ogni singolo pezzo prodotto un pezzo unico. Ci si affida (parafrasando luoghi comuni della moderna cultura giornalistica) alla pubblicità che della qualità vien fatta (e naturalmente al gusto). Ma la qualità di un prodotto fortemente radicato sul territorio, che fonda la sua storia e la sua unicità, la sua bontà, nella memoria delle persone e delle lavorazioni tradizionali nei luoghi in cui viene prodotto è unica, irriproducibile. La nostra capacità di mantenere questi equilibri stà nel farci portatori di una tradizione, e di quella anche custodi, ma capaci di comprendere anche come le trasformazioni che scienza e tecnologia ci offrono possono meglio combinarsi con la tradizione e le esigenze che la qualità unica del prodotto richiedono, non dimenticandosi tempi e ritmi della natura, e anche non affiddandosi ciecamente ad una scienza che se da una pare aiuta dall’altra impoverisce. “Non si tratta di tornare al passato, ma di trovare nell’ambito stesso della tecnologia un modo di concepire ... [la produzione] ... come un preludio per un’altra storia dell’essere”, riscrivendo continuamente per noi per come chi ci ha preceduto, e ripro-ponendo la solidità delle radici a chi ci seguirà. E parlando come ci succede in queste riflessioni necessariamente anche di paesaggio, “quando la tecnologia raggiunge la sua pienezza, trascende fino a farsi architettura”. “Salvare la terra” è l’imperativo di cui parla Heidegger ... “la salvezza non solo strappa qualcosa da un pericolo”; salvare significa propriamente facilitare a qualcosa l’ingresso nella propria essenza. Basterebbe rispettare le stagioni dell’anno, senza alterare la loro benedizione e la loro ingiuria, basterebbe non cambiare la notte in giorno nè fare del giorno una “corsa frenetica”.1 Una salvezza che ci rende partecipi e impegnati a condividere nuove regole di approvigionamento energetico, senza le quali comprometteremmo ultriormente le condizioni elementari di benessere, regole la cui via ci viene dettata dall’ambiente, dalla sapienza antica delle lavorazioni e dai luoghi che da sempre le ospitano. Osservare una conchiglia, la sua forma, le sue geometrie e la sua bellezza, riconducendo tutto ad un’armonia cosmica, senza riflettere sul mollusco che l’ha costruita e sulle condizioni “naturali” che l’hanno resa possibile è oggi più che mai un errore di cui stiamo già pagando le conseguenze.


Epilogo 10 35

Veranzio Fausto - 1615

Turbina eolica Kite Gen. Un grande aquilone viene dispiegato verso l’alto per circa 800 metri di altitudine, dove le velocità medie del vento sono quattro volte piÚ forti; vicino a terra le turbine eoliche.


Immagine di sfondo Jan Van der Straet . Giovanni Stradano o Stradanus (Bruges, 1523 – Firenze, 11 febbraio 1605) pittore fiammingo, attivo soprattutto a Firenze nella seconda metà del XVI secolo. Dalla sua opera è ripresa l’immagine di copertina dalla quale si legge: «MOLA ALATA. / Alata quae ventis agi nunc vult mola Ignota Romanis fuisse dicitur.». L’immagine che viene proposta ci restituisce un paesaggio frenetico, operoso, paragonabile alle nostra periferie industriali, nelle quali l’uomo e i prodotti della terra sono i protagonisti a differenza di quello che a prima vista potrebbe invece diversamente sembrare vista la copiosa presenza di mulini a vento. Il testo è tratto dagli Annali d’agricoltura, “Quali sensazioni desti nell’uomo educato il ritorno della primavera”, 1855

in collaborazione con

Agriform S.r.l.


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