Riflesso Lombardia 1/2014

Page 1



arte in copertina Riflesso lancia il concorso d’arte: “Disegna la tua copertina”! Invia la tua opera a: riflesso.lombardia@gmail.com


REDAZIONE Alessio Proietti, Giulio Siena, Marilena Badolato, Alessia Mencaroni, Selene Geraci, Francesca Casanova, Cesare Joly, Claudia Piccoli HANNO COLLABORATO Alessandro Biscarini, Elisa Giglio, Marina Manuela Sotgiu Giulia Brambilla, Christian Chiarelli, Sara Zoppi,Ilaria Zannettino, Michela Baretti, Attilio Campese, Michelangelo Doria EDITORE Ass. Media Eventi REGISTRAZIONE Tribunale di Perugia n. 35 del 9/12/2011 PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE R!style Project

Anno 1 - n.1

SITO WEB www.riflesso.info GRUPPO EDITORIALE Riflesso Umbria Riflesso Lombardia

“Ti amMIRÒ” “Questo è il colore dei miei sogni” sosteneva Joan Mirò dinnanzi al suo blu. Sognatore, energico e dinamico, è l’artista catalano che nel 1981,anno della sua celebre mostra al Castello Sforzesco, ritrasse “Milano”. E’ proprio in Mirò ed in Millano che trova ispirazione questa prima composizione, prodotta dal mixdesigner Daniele Bruschi appositamente per l’esordio di Riflesso Lombardia. Molteplicità di energie e colori che convivono, schizzano e si esaltano, così come in una grande città. Come sfondo il colore di un sogno, lo stesso che, inseguito con passione, ha portato alla nascita di un progetto editoriale nel centro Italia, poi diffuso sino al Principato di Monaco, ed al ora al suo esordio nello splendido territorio lombardo. La copertina di Riflesso Lombardia, costituirà un palcoscenico per artisti e graphic designer che ci accompagneranno per tutto il 2014!

EDITORIALE 5 Il nuovo asse umbro-lombardo verso un interscambio culturale

CONTATTI direzione@riflesso.info editore@riflesso.info artdirector@riflesso.info info@riflesso.info PUBBLICITÁ commerciale@riflesso.info

Copertina di Daniele Buschi

VICEDIRETTORE Carlo Timio

Gennaio/Febbraio

DIRETTORE RESPONSABILE Mario Timio

5

10

EVENTI 6 Tradizione, religione e fiori 10 Hobby show academy 12 Un tranquillo weekend di paura 14 Sapori e tipicità per festeggiare con gusto


GREEN ECONOMY 20 Quale incentivo per un intervento di efficienza energetica?

20

ARTE, ARCHITETTURA E TERRITORIO ARTE

23

23 Quando la cultura viaggia tra Foligno e Milano 26 Pollock e gli irascibili: la scuola di New York

32

30 Case e studio museo: gioielli immortali ARCHITETTURA E TERRITORIO

TEMPO LIBERO

32 Social Housing

MODA

36 Milano: una città in divenire che si riflette sulla superficie dei suoi nuovi edifici SOCIETÁ

48 Milano fashion week: La moda maschile la fa da padrona

SANITÁ

52 L’orchidea brillante e gli altri colori del 2014

40 Arte terapia: la creatività e il mettersi in gioco diventano strumenti di cura

CINEMA

44 Lombardia al centro del “metodo stamina”: tra promesse e polemiche

56 Le stelle del nostro sky 60 La primavera arriva con (le) rose TEATRO

64 “Restyling: faccio tutto” Teocoli torna a teatro

40

48

GIRI DEL GUSTO 66 Il risotto: la cottura


Lombardia

MILANO


eDItOrIALe

IL NUOVO ASSE UMBRO-LOMBARDO VERSO UN INTERSCAMBIO CULTURALE CARLO TIMIO

L

La domanda potrebbe sorgere spontanea a chi legge il numero d’esordio di Riflesso Lombardia. Vi chiederete il perché si è voluto estendere questo inedito quanto unico progetto editoriale in un’altra regione italiana. E allora veniamo subito ai fatti. Sì, perché con l’avvio di questo format editoriale, si è materializzata una sinergia tra le due redazioni, vale a dire quella umbra (già consolidata e esistente da due anni) e quella lombarda che ha appena preso forma. Intendo anche sottolineare che la nostra presenza nel Principato di Monaco costituisce una peculiarità che ci contraddistingue e la collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Montecarlo rappresenta un altro nostro asset strategico. Ma dove vogliamo arrivare? I nostri intenti sono principalmente tre. Il primo è quello di mettere ulteriormente in risalto e valorizzare le bellezze del territorio lombardo, attraverso la promozione della cultura, gli eventi, i personaggi di spicco, l’enogastronomia, la storia, i paesaggi naturalistici e tanto altro ancora. E questo rappresenta un valore aggiunto della nostra iniziativa. Non di poco conto sarà anche il tentativo di cercare affinità culturali – come è stato evidenziato nell’articolo a pag 23 “Quando la cultura viaggia tra Foligno e Milano” – in cui si mette in primo piano il legame tra queste due città, che recentemente hanno condiviso due esperienze culturali di grande rilievo: la prima – straordinaria –, è la mostra della Madonna grattacielo pirelli - milano

di Foligno di Raffaello, esposta a Palazzo Marino a Milano (realizzato tra l’altro dall’illustre architetto perugino Galeazzo Alessi), mentre la seconda – ordinaria –, è la prima alla Scala, che è bene ricordare, è un’opera progettata dall’architetto folignate Giuseppe Piermarini. Il secondo scopo è quello di guardare all’Expo 2015 dedicato al mondo dell’alimentazione perché l’Umbria, oltre ad essere presente con diverse sue eccellenze agroalimentari, intende farsi conoscere, promuovendo il binomio prodottoterritorio. Il terzo obiettivo che ci siamo prefissi si fonda sulla volontà di creare un flusso bidirezionale continuo di scambi tra le due regioni tali da trarre spunti reciproci dalle molteplici iniziative che costellano i due territori, sia sotto un profilo culturale, che letterario, giornalistico, imprenditoriale, artistico e architettonico. Va da sé che le eccellenze della Lombardia ed i grandi risultati conseguiti in diversi campi rappresentano significativi esempi da prendere come punto di riferimento, come una sorta di locomotiva cui agganciarsi in questa Italia da modernizzare. È doveroso infine ricordare che Perugia con i luoghi di Francesco d’Assisi e dell’Umbria è la Città candidata a Capitale europea della Cultura per il 2019. E questo collegamento culturale che abbiamo appena attivato potrà senz’altro costituire un canale virtuale dentro il quale far scorrere idee, proposte, progetti, e perché no, anche della buona cucina lombarda e umbra. In onore dell’Expo. Prosit! arco etrusco - perugia

5


eVeNtI

TRADIZIONE, RELIGIONE & FIORI BELLUSCO CELEBRA IL SUO PATRONO CON SFILATE RIONALI, CARRI BIBLICI, MUSICA E DEGUSTAZIONI ENOGASTRONOMICHE tipiche GIULIA BRAMBILLA

6


L

e tre parole che compongono il titolo racchiudono l’essenza della sagra di Santa Giustina, manifestazione organizzata in onore della santa patrona di Bellusco, un piccolo paese della provincia di Monza, che si svolge nella seconda settimana di settembre. La tradizione della festa patronale ebbe inizio nel 1955, salvo la parentesi tra il 1974 e il 1986, e fu da sempre legata principalmente alla figura della santa, vergine e martire romana dei primi secoli d.C., le cui spoglie sono conservata all’interno della chiesa del paese. Il tema scelto l’anno appena terminato è ‘la fede’ ed ognuno dei 5 carri, rappresentanti i 5 rioni del paese (Dante-Camuzzago, Bergamo, S.Martino-Garibaldi, CantoneS. Nazzaro e Castello), lo ha interpretato attraverso 5 diversi personaggi biblici. Oltre a celebrare la figura della santa patrona infatti, è molto importante innescare una riflessione sui valori religiosi ed etici nei cittadini e negli spettatori. Nei giorni precedenti la festa patronale, il comune organizza alcune attività ludiche che coinvolgono il paese e preparano i cittadini alla visione dei carri biblici fiorati, con musica, balli e rappresentazioni di vario tipo. I carri fanno la loro prima apparizione la domenica pomeriggio, sfilando per le vie del paese e raccogliendo applausi e sostegno dai cittadini specialmente durante il passaggio nella zona del rione di appartenenza. I cittadini si impegnano a fondo per la buona riuscita del proprio carro, progettandolo e realizzandolo con minuzia e passione, curando tutto nei dettagli, compresi i vestiti e gli accessori. Parte integrante del carro rionale stesso è il corteo che lo precede, composto da adulti e bambini che aiutano il pubblico a comprendere

appieno il significato più profondo dell’intera scena rappresentata, anche attraverso cartelloni che riportano frasi tratte dalla Bibbia o dai Vangeli. Per ricordare ai cittadini che la festa è dedicata principalmente alla santa patrona, la sfilata rionale si apre con un carro modesto su cui sono collocate le spoglie della santa, presentate solitamente da una bimba che rappresenta la santa stessa. Al seguito di questo carro procedono gli stendardi rionali e la banda che introducono direttamente poi la sfilata dei carri biblici fiorati. Sempre nel pomeriggio della domenica, all’interno dell’oratorio, volontari e volontarie organizzano una pesca di beneficenza e cucinano patatine e salamelle, creando un’atmosfera di condivisione e cooperazione cittadina. Nella piazza del mercato, invece, i più piccoli possono divertirsi con le giostre, tra autoscontri, trenini e zucchero filato. La sera della domenica i carri vengono illuminati e i chiaroscuri esaltano le strutture, creando un’atmosfera molto suggestiva; al termine della sfilata serale sempre di domenica, attorno alle 10 di sera, è possibile assistere ad uno spetta-



colo pirotecnico che tiene bambini e adulti con il naso all’insù. L’ultima sfilata dei carri avverrà la domenica sera, e si concluderà con la sosta del corteo di fronte alla chiesa e al comune. I giudici decreteranno il vincitore che farà ritorno al suo rione dopo un ultimo giro trionfale e appenderà lo stendardo del palio solitamente in un negozio collocato nel rione del carro vincitore.


eVeNtI

HOBBY SHOW ACADEMY nel 2014 nuovi corsi per la creatività manuale ELISA GIGLIO

I

l passatempo diventa oggetto di studio e lo fa in un modo del tutto originale. Si tratta di Hobby Show Academy, una nuova e interessante iniziativa all’interno della più importante manifestazione italiana nel settore delle belle arti e della creatività manuale. L’edizione primaverile di Hobby Show Milano, dunque, terrà a “battesimo” i corsi dell’HS Academy all’interno della fiera a Rho in programma dal 14 al 16 marzo. Per la prima volta in Italia, all’interno di una manifestazione fieristica dedicata alla creatività e al fai-da-te, si terranno in un’area appositamente allestita all’interno dei padiglioni tantissimi corsi gra-

10


tuiti aperti a tutti, donne, uomini, giovani e anziani. I seminari, i laboratori e i workshop saranno mirati ad incentivare la creatività in tutte le sue forme e riguarderanno discipline sia tradizionali che innovative. I temi trattati saranno la produzione di candele, la ceramica raku, la cartapesta, la tessitura con telaio, l’uncinetto, la pittura su stoffa, il decoupage, le composizioni floreali, la lucidatura del legno, la doratura di mobili, la lavorazione del rame, il mosaico e tanti altri ancora. L’attività di Hobby Show Academy, in collaborazione con alcuni espositori, potrà contare sul contributo di qualificati docenti ed esperti delle diverse materie, che metteranno le loro conoscenze a disposizione dei partecipanti e insegneranno loro le più svariate tecniche creative e decorative attraverso coinvolgenti e originali esperienze pratiche, fornendo tutti i materiali utili per la realizzazione dei lavori. Chi l’avrebbe mai detto che studiare sarebbe stato così divertente?


eVeNtI

UTWP... UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA sKateBoarD, nuoVe ramPe e musica: i Fan Della taVola a caccia Di emozioni GIULIA BRAMBILLA

A

nche se il titolo sembra appartenere allo slang di uno dei peggiori quartieri londinesi, in realtà è soltanto l’acronimo di “un tranquillo weekend da paura”, una festa di 3 giorni dedicata allo passione per lo skateboard che nel nome cita il film di John Boorman. “Un tranquillo weekend di paura”. L’evento si svolge ogni anno ad Usmate Velate, un paese in provincia di Monza, nel mese di settembre all’interno del Bonassodromo – skatepark. Un ruolo speciale va senza dubbio attribuito alla buona musica, che si occupa di donare alla manifestazione il suo gusto punk rock, quest’anno infatti si sono esibite band del calibro de ‘I ministri’ e ‘Punkreas’, attirando fan da tutta Lombardia e riempiendo l’intera zona allestita per l’occasione con gazebo e stand di vario tipo. Il cuore delle tre giornate rimane comunque tutto focalizzato su i contest di skateboard che richiamano ogni anno appassionati e skater di ogni genere e da ogni angolo della Lombardia e non solo e che quest’anno si sono sfidati sulla nuovissima rampa montata pazientemente dai ragazzi dello staff che offrivano anche un servizio di ristorazione all’interno dell’area destinata all’evento. Insomma un evento che ogni anno continua ad acquisire sempre più appassionati ma anche tanto divertimento e novità.

12


13


eVeNtI

SAPORI E TIPICITÁ PER FEST

IL FESTIVAL DI ISEO, GIUNTO ALL A SUA UNA KERMESSE DI MERC ATINI, PRODOT TI ENOGA ST

ILARIA

L

à dove i vigneti di Franciacorta cedono il passo alle acque del Sebino, nel delizioso comune di Iseo, torna il Festival dei sapori e delle tipicità “Natale con gusto”, l’appuntamento più atteso e goloso di fine anno. Nella ridente cornice del lago d’Iseo casette in legno festosamente addobbate accolgono i visitatori in un abbraccio di luci e profumi, conferendo al borgo lacustre magiche atmosfere. Giunta alla sua undicesima edizione, la manifestazione può essere a pieno titolo annoverata tra i più strutturati festival enogastronomici: tante le eccellenze del territorio bresciano, dagli ottimi vini ai pregiati oli extra vergine d’oliva, dai formaggi di qualsivoglia stagionatura agli squisiti insaccati, ma anche prodotti d’eccellenza extra regionali, in un felice connubio di sapori, colori, odori. Accanto alle succulente prelibatezze che il mondo intero invidia al Bel Paese, tante idee regalo da mettere sotto l’albero: cosmetici biologici prodotti con latte d’asina, infusi

14

a base di erbe officinali, originali oggetti d’artigianato e bigiotteria. Percorrendo il reticolo di vie e strade suggestive che si dipartono dalla piazza, sorseggiando tisane o deliziose cioccolate calde, si ha la possibilità di assaporare un momento di relax e spensieratezza e riscoprire le vetuste bellezze architettoniche cittadine, tra cui il medievale Castello Oldofredi, il palazzo dell’Arsenale, la Pieve e la Chiesa del Mercato. Tante le iniziative correlate nel corso delle quattro giornate di festa: l’esposizione pittorica Amici dell’Arte, il torneo di tennis Memorial Carlo Agazzi, l’inaugurazione della personale dell’artista Daniele Fabiani presso l’Arsenale, il concerto del coro polifonico Luca Marenzio, gli auguri in swing con la Swing Christmas Band diretta dal maestro Enrico Intra. Un’occasione unica per godersi un ambiente di rara suggestione e bellezza, che per l’occasione accresce il suo fascino dalle risate spensierate di chi giovane lo è, lo è stato o lo sarà!


TEGGIARE CON GUSTO

UNDICESIMA EDIZIONE, R APPRESENTA TRONOMICI, ARTIGIANATO E COSMETICI BIOLOGICI

ZANNETTINO


IL CAFFÈ ITALIANO CHE SOGNA GLI STATES un ambiente giovane immer so nel profumo degli states

S

e siete a Brescia ed entrate in un bar per bere un caffè, se mentre ordinate sentite profumo di donuts e notate bicchieri take away enormi con coperchi dotati di un piccolo foro,probabilmente penserete di trovarvi in uno Starbucks, sbagliate, eccome se sbagliate. Se le precedenti ipotesi coincidono vi trovate precisamente in Corsetto S. Agata e siete entrati nell’Eva’s Coffee, una caffetteria 100% made in Italy che offre una svariata scelta di prodotti made in U.S.A., tutto ciò in una cornice di soluzioni stilistiche e ambientali che, al-

16

meno nella città di Brescia, trovano rare similitudini. La voglia di States viene subito fuori dando uno sguardo a vetrine e menù, donuts, muffin e cupcakes sono in bella vista e personalmente il trasporto versi diversi telefilm americani viene naturale; c’è quasi la sensazione che da un momento all’altro a prendere l’ordinazione arrivi Brandon Walsh di Beverly Hills 90210 o una delle due sexy-irriverenti cameriere di 2 Broke Girls ,decisamente piacevole. Ma ciò che rende questo posto il simbolo della Nouvelle Vague dei caffè bresciani è la moltitudine

di soluzioni e possibilità pensate per ogni singolo e differente cliente. Si va dalla varietà di latte vaccino, alta digeribilità, soia e riso, alla diversa conformazione delle salette, una delle quali dedicata alla possibilità di lavorare, leggere o studiare. Avere a disposizione diversi ambienti con diverse finalità per diversi clienti, avere la possibilità di scegliere prodotti vegani o per celiaci, di portare il proprio cane e di navigare in wifi libero, nell’atmosfera di un dinner americano, fa davvero la differenza in un panorama di locali che seguono un po’ tutti lo stesso standard.



C’è qualcosa di diverso, di positivo, qualcosa che ti arriva, lo si percepisce, insomma sarà forse un tantino rischioso, come I Quattrocento Colpi di Truffaut, ma questi la rivoluzione l’hanno fatta sul serio, come i Quattrocento Colpi di Truffaut.



GreeN eCONOMY

QUALE INCENTIVO PER UN INTERVENTO DI EFFICIENZA ENERGETICA? l’ analisi Dell’energY & strategY grouP Del Politecnico Di milano, nel terzo energY eFFiciencY rePort sulla sosteniBilità Delle soluzioni Per l’eFFicienza energetica MARINA MANUELA SOTGIU

D

etrazioni fiscali, conto termico e titoli di efficienza energetica; questi i diversi meccanismi di incentivazione attualmente presenti in italia per diversi ambiti di intervento nell’efficienza energetica e per differenti soggetti che ne possono beneficiare. La detrazione fiscale, forse il meccanismo maggiormente noto, confermato al 65% fino alla fine del 2014, non può però essere richiesto dalle

20

pubbliche amministrazioni. I Certificati Bianchi o TEE (titoli di efficienza energetica), meccanismo di incentivazione ampiamente rodato soprattutto in ambito industriale, ma presente anche negli altri ambiti, si basa sulla certificazione da parte del GSE, dei risparmi conseguiti calcolati in tonnellate equivalenti di petrolio (Tep). Il Conto Termico, l’ultimo arrivato dei tre, erogato in base alle “dimensioni” e al tipo dell’in


tervento e non proporzionalmente all’energia risparmiata, nasce per incentivare interventi nell’ambito della pubblica amministrazione, e si rivolge parzialmente anche ai privati. Tutti e tre i meccanismi presentano pregi e difetti, ma tra questi si può dire quale sia il migliore, e sotto quale aspetti? Il quesito se lo è posto anche l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, nell’Energy Efficiency Report, analizzando in dettaglio la convenienza economica, con e senza incentivi, delle diverse tecnologie per l’efficienza energetica nei settori residenziale, terziario, industriale, e della pubblica amministrazione. Nel report si è confrontato, innanzi tutto, il costo del kWh risparmiato con un intervento di efficientamento, rispetto al costo di acquisto o produzione dello stesso kWh da una fonte tradizionale. Oltre a ciò, sono stati considerati i tempi di rientro (pay-back time) degli investimenti in presenza o meno dell’incentivo, per i diversi soggetti a seconda del tipo di intervento di efficientamento. Analizzando la differenza tra il kWh risparmiato e il costo di acquisto o produzione dello stesso kWh da fonte tradizionale, si evidenzia che quasi tutte le soluzioni per l’efficienza energetica (ad eccezione di chiusure vetrate e superfici opache) sono interventi economicamente sempre vantag-

giosi, in tutti gli ambiti d’applicazione, anche senza incentivi (nella tabella sotto sono riportati in centesimi di euro i kWh risparmiati per l’ambito residenziale e terziario). Considerando però il loro tempo di pay-back, il rientro economico dell’investimento è in media di molto superiore ai valori temporali ritenuti accettabili dai diversi potenziali investitori (valore “soglia”) e presi come riferimento dal gruppo di lavoro. Considerando più in dettaglio il tempo di rientro dell’investimento per i diversi soggetti a seconda dell’incentivo, nel report si arriva a interessanti osservazioni. La tabella sotto mostra la convenienza e non convenienza dei diversi incentivi in ambito residenziale e terziario rispetto al tempo di rientro dell’investimento. I TEE migliorano sensibilmente la convenienza economica delle soluzioni tecnologiche che non raggiungono la sostenibilità in assenza di incentivi, ma il loro pay-back time rimane comunque al di sotto del valore soglia considerato (ad esclusione della cogenerazione). In generale si evince invece che, tra tutti i sistemi di incentivazione, il Conto Termico premia maggiormente gli interventi di piccole dimensioni. Nel grafico sotto sull’installazione del solare termico e pompe di calore nel residenziale, si nota che, specialmente per il solare termico dove i costi sono contenuti, vi

COSTO MEDIO DEI KWH RISPARMIATI PER SOSTITUZIONE FORZATA IN AMBITO RESIDENZIALE-TERZIARIO

21


TEMPO DI RIENTRO INCENTIVI è una netta convenienza di questo incentivo rispetto alle detrazioni. Gli interventi sull’involucro sono ancora svantaggiati, soprattutto ora che non si possono più cumulare gli incentivi; i TEE per questo tipo di intervento risultano più efficaci sulle grandi dimensioni, mentre le detrazioni fiscali e il conto termico risultano maggiormente interessanti per interventi di dimensioni ridotte. Dallo studio emergono inoltre ulteriori dati degni di nota. Il primo è che le tecnologie che possono portare maggiore risparmio nell’ambito industriale, sono la cogenerazione (6,24 TWh all’anno) e illuminazione (6,17 TWh all’anno); nel settore residenziale, le pompe di calore (36,7 TWh all’anno) e gli interventi su superfici opache (29,6 TWh all’anno); negli altri settori invece, la cogenerazione (4,9 TWh all’anno) e le pompe di calore (4,4 TWh all’anno). Il secondo dato importante è che il settore residenziale resta comunque l’ambito al quale è associato il maggiore risparmio energetico atteso per raggiungere gli obiettivi europei al 2020. Alla fine dunque, qual è l’incentivo migliore? La risposta, alla luce di questo studio, è che attualmente la convenienza di un incentivo rispetto a un altro dipende dalla disponibilità di “attesa” dell’investitore rispetto al tempo di rientro economico dell’intervento. Forse allora meglio prima capire se si vuole investire a breve o lungo termine, e poi porsi la domanda: qual è il migliore intervento di efficientamento possibile rispetto alla mia necessità con gli incentivi presenti oggi? E per la giusta risposta, meglio affidarsi dunque a un tecnico competente che ci aiuti a valutare la nostra specifica problematica.

POMPE DI CALORE E SOLARE TERMICO A CONFRONTO


Arte

QUANDO LA CULTURA VIAGGIA TRA FOLIGNO E MILANO Dalla prima alla scala alla madonna di Foligno: un filo diretto che unisce il “centro del mondo” con una delle capitali europee della cultura MARIO TIMIO

R

ecentemente Foligno e Milano hanno condiviso due valenze culturali di grande rilievo: la prima, straordinaria, è la mostra della Madonna di Foligno, la seconda, ordinaria, è la prima alla Scala. L’esposizione a Palazzo Marino a Milano, sulla scia di una tradizione che risale al 2008 con la mostra monoopera su La Conversione di Saulo del Caravaggio , rappresenta un evento che ha fatto incontrare Raffaello con gli amanti della grande pittura all’insegna della Madonna di Foligno. Diciamolo subito, l’opera si chiama di Foligno ma non è stata dipinta nella città umbra. É un omaggio di Sigismondo de’ Conti che a Foligno è stato protetto da un grave evento dalla misericordia di Maria. Il committente foli-

gnate segretario del Papa Giulio II si rivolge al massimo artista del momento, appunto Raffaello Sanzio, che lo dipinge intorno al 1511. A Foligno il quadro ritorna dopo il 1564 per volere di una monaca nipote di Sigismondo de’ Conti e ivi rimane(nella chiesa di S. Anna) fino al 1797 quando viene sottratto dalle truppe di Napoleone. Da Parigi ritorna restaurato, seppure in modo esageratamente invasivo, nei Musei Vaticani. Da qui a Milano per continuare a godere di una popolarità sorprendente per la sua bellezza senza tempo. Nel ritorno verso Roma il dipinto fa mostra di sé a Foligno nella sua città che l’ha ispirato e conservato per oltre due secoli. É la sintesi di un viaggio culturale che ha coinvolto l’Umbria e la

23


Lombardia. Ma le due regioni sono coinvolte

culturalmente anche da un altro recente evento, seppure ordinario per Milano: la prima al Teatro alla Scala con la presentazione della Traviata dell’immortale Giuseppe Verdi. Tranquilli! Violetta non è di Foligno ma di Foligno è l’architetto del Teatro ove lei ha recitato con la voce di Diana Damrau: Giuseppe Piermarini. L’avvenimento come accade ogni anno per la presentazione nella giornata di S. Ambrogio ha avuto una grande enfasi mediatica. Il Corriere della Sera gli ha dedicato un voluminoso inserto, nel quale si parla in largo e lungo del“Mistero Traviata”, del suo Autore, della sue rappresentazioni, del primo flop, dei suoi successivi strepitosi successi, della prime donne che hanno interpretato Violetta. Si fa menzione dei salotti, delle “prime”, dell’amore-odio tra Verdi e Milano, della vicenda biografica del Maestro che riflette la vocazione italiana “a essere patria del canto”. Si ricorda addirittura del teatro milanese che nel 1883 fu illuminato per la prima volta dalla luce elettrica. Si citano gli allestimenti degli spettacoli e le feste nel segno dello stupore. Si fa accenno alle vicende architettoniche del teatro compreso il bombardamento del 1944. Ma dell’Autore della Scala non si fa menzione. Eppure Giuseppe Piermarini (1734-1808)) ha contribuito in modo significativo alla storia architettonica di Milano. Nella sua lunga permanenza lombarda, Piermarini con una documentata capacità lavorativa, fece costruire i teatri alla Scala e alla Canobbiana, il Palazzo Ducale, il Palazzo Belgioioso, la Villa di Monza,l’Accademia di Brera e la nuova Zecca. Ha fatto costruire il teatro di Mantova e di Crema, il Seminario Generale di Pavia. Per apprezzare appieno la figura del Maestro folignate che ha dato una ventata innovativa al mondo architettonico, é necessario sottolineare la sensibilità per i problemi urbanistici e la cura per il confort della vita cittadina. Egli viene elogiato per l’eleganza e la discrezione nelle proporzioni e nelle dimensioni. Chi frequenta la Scala lo sa benissimo. Non a caso del Piermarini si lodano lo stile del-

le ville e architetture rurali in cui si riscontra la trasformazione del concetto di magnificenza in quello di fruizione naturale di un palazzo accogliente, fatto a misura di tutti gli uomini. La sua bravura nel disegnare mobili, il rapporto tra Piermarini meccanico e Piermarini artista, la sua conoscenza dei giardini pittoreschi sono questioni aperte sul folignate. É certo che egli progettò il primo giardino all’inglese in Lombardia, probabilmente primo anche in Italia. Per questa vasta attività che ruota intorno al teatro della Scala, di cui si è detto anche da critici francesi che “est le plus beau et le plus majesteux del l’Italie d’une belle architecture de Piermarini”, egli ha goduto di una fama internazionale. A che cosa è dovuto tale successo. Alla fortuna o al valore? Il secondo non si mette in discussione anche se le critiche non sono mancate, seppure va sempre sceverata la giusta critica dall’acrimonia. Al fattore fortuna hanno contribuito alcune conoscenze: la protezione del ministro Kaunitz e del plenipotenziario Firmian, l’incitamento del gesuita scienziato Boscovich, l’amicizia con la ballerina Teresa Fogliazzi in Angelini. Se la fortuna assistette Piermarini da vivo, lo abbandonò da morto. La prepotenza napoleonica, la rivalsa dell’architetto Canonica, i critici romantici, le giornate peggiore della rivoluzione del ’48, gli incendi, la furia di Mussolini (contribuì ad abbattere il palazzo Reale) i bombardamenti, le disattenzioni delle amministrazioni municipali, molti insomma si son dati da fare per distruggere l’opera del Piermarini, o per non tutelarla a dovere. In definitiva il teatro alla Scala è stato un edificio fortunato, nonostante le trasformazioni,i rappezzi, gli attentati, i bombardamenti. Grazie all’arte del folignate Piermarini i milanesi- e non solopossono godere del fascino del più bel teatro del mondo. Se qualcuno se ne ricorda significa ripercorrere quel viaggio culturale che lega Foligno a Milano con la mediazione di un grande architetto neoclassico qual è Giuseppe Piermarini.


madonna di foligno - raffaello


Arte

Pollock e gli Irascibili: la scuola di New York Segno, gesto ed azione nella coinvolgente action painting di Jackson Pollock MICHELANGELO DORIA

I

n mostra fino al 16 febbraio l’esposizione di Pollock a Palazzo Reale propone la straordinaria stagione dell’Espressionismo astratto dell’arte americana dagli anni Quaranta agli anni Sessanta, in cui troneggiano nomi del calibro di Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline, Barnett Newman. E’ in una New York viva, brillante ed eclettica che nasce quest’arte di sfogo, di protesta e di affermazione con mezzi espressivi travolgenti per la loro carica rivoluzionaria.

26

L’action painting di Pollock, intrisa di sperimentalismo e di sofferenza, suggestiona per i suoi caratteri convulsi e violenti dove il segno, il gesto e l’azione irrompono sulla tela aprendo con modalità inedite nuove frontiere all’astrazione. Fu la scoperta di Picasso e dei surrealisti europei ad influenzarlo fortemente cosi come la fascinazione per l’analisi junghiana che lo spinse ad esplorare il profondo dell’inconscio. Comincerà poi a coltivare interesse per il segno e l’automatismo che lo condur-



ranno ad una pittura energica, agitata e frenetica dove manifesterà le pulsioni più vitali e inconsce. E’ l’esplosione di una gestualità energica ed ossessiva. Nell’immagine che risulta non vi è centro né direzione di osservazione: è pittura “all over” (a tutto campo). Le tele sono lavorate su tutti i lati, con la creazione di grovigli di segni, macchie, spruzzi, aloni; tutto il corpo dell’artista viene coinvolto e il segno è governato dalla gestualità del braccio. Si assiste ad una fusione non solo intellettuale ma fisica tra l’artista e la tela e l’opera enfatizza proprio l’atto fisico del dipingere. Pollock compie l’opera con pro-

foto by atlantidezine.it


cedimenti automatici, gesti incondizionati e spontanei e come i surrealisti dipinge in modo impulsivo e istintivo. Dinamica, pulsante, impetuosa e tormentata, l’action painting, rivelata dal colore applicato con una stecca, sgocciolato o versato direttamente dal barattolo su grandi superfici, stese a pavimento, che come dichiarò “In questo modo posso girargli tutt’intorno, lavorare da ogni lato, ed essere nel quadro, come gli Indiani dell’Ovest che lavoravano sulla sabbia”, coinvolge, “disturba” ed eccita lo spettatore rapendolo dalla realtà sensibile per condurlo nel fascino dell’immaginazione.


Arte e ArCHItettUrA

CASE E STUDIO MUSEO: GIOIELLI IMMORTALI storia e arte si mescolano nell’ intimita’ domestica delle dimore d’ eccellenza GIULIO SIENA

L

a lombardia, come ogni regione d’Italia, custodisce bellezze nascoste che troppo spesso non trovano lo spazio e l’attenzione che meritano. Il sistema di case museo é uno di questi gioielli nascosti, alcuni dei quali fortunatamente tutelati dalle istituzioni e da associazioni sensibili e motivate. Esempio illustre Villa Necchi Campiglio, realizzata dall’architetto Piero Portaluppi, negli anni ‘30, a cui subentrerà Tommaso Buzzi ideatore della metafisica e visionaria città ideale in Umbria. Elegante razionalismo italiano per la famiglia di imprenditori leader nelle celebri macchine da cucire, divenuti subito personaggi di spicco dell’alta borghesia milanese.

30

Villa Fogazzaro Roi, romanticamente affacciata sul lago di Lugano tra le montagne della Valsolda, nelle cui stanze echeggiano i ricordi del celebre romanzo Piccolo Mondo Antico. O ancora la splendida casa museo Bagatti Valsecchi con arredi d’ispirazione rinascimentale e la dimora Poldi Pezzoli, vera galleria d’arte di opere firmate da Bellini, Botticelli, Lippi, Pietro della Francesca, Pollaiolo… Più recente é invece stata l’apertura al pubblico dello studio dell’architetto e designer Achille Castiglioni, vincitore di numerosi compassi d’oro, illustre esponente dell’eccellenza italiana, apprezzatissimo in ogni dove. Queste solo alcune delle meravigliose case e studio museo da scoprire…buone visite!

ritratto femminile, pollaiolo-casa poldi pezzoli foto by www.painting-in-oil.com


villa necchi campiglio

villa fogazzaro roi


ArCHItettUrA e terrItOrIO

SOCIAL HOUSING milano - Villaggio eXPo: osPiterà aDDetti ai laVori e Delegazioni Da tutto il monDo. conclusa la maniFestazione, sarà conVertito nel PiÙ esteso comPlesso Di Housing sociale ALESSIO PROIETTI

N

egli ultimi anni, in campo immobiliare, e non solo, c’è un inglesismo che si è sempre più diffuso: social housing. Questo vocabolo può essere tradotto con “edilizia sociale”, o per estensione “ciò che attiene all’offerta sociale di abitazioni”. Esso rappresenta una questione culturale: è il risultato di politiche che tengono conto di elementi quali l’integrazione culturale, la riduzione di esclusione sociale, il recupero urbano e l’evoluzione in campo tecnologico atta a migliorare le prestazioni degli edifici senza au-

32

mentarne i costi. Il social housing è una risposta al disagio abitativo, fenomeno che oggi coinvolge un numero crescente di popolazione in Italia, comprendendo la cosiddetta “fascia grigia”, cioè coloro che non riescono ad accedere al mercato della compravendita ma nemmeno all’edilizia popolare, perché non sufficientemente “poveri”: nuclei familiari monogenitoriali, lavoratori precari, immigrati, studenti, anziani, single e i 7 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni che, non potendo acquistare una casa, restano in famiglia, o spen-


dono di affitto una media di 600/700 euro per una sistemazione in una città come Milano. Seppur con scenari differenti, la questione abitativa non è un argomento nuovo nel nostro Paese; già nel 1903 lo Stato metteva le basi al diritto all’abitazione con la “Legge Luzzatti” che introduceva tra l’altro, il concetto di Casa come elemento sostanziale dello sviluppo economico e sociale. Seguirono i programmi Ina-Casa per la ricostruzione post seconda guerra mondiale, per proseguire con le leggi degli anni sessanta e settanta, fino al decentramento delle competenze statali in materia di politiche della casa. In questo contesto si inserisce la recente costituzione della Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR e l’istituzione del Fondo Investimenti per l’Abitare. Ultimi tasselli arrivano direttamente dal MIT – Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, tra cui uno schema di provvedimento di fine anno 2013 contenente misure per il contrasto al fenomeno del disagio abitativo, per la valorizzazione del patrimonio residenziale pubblico e per l’ampliamento del mercato delle locazioni a canone concordato. Nel frattempo Milano si candida a custodire il più grande intervento di housing sociale mai realizzato in Italia. Si tratta del progetto “Cascina Merlata”: il villaggio expo 2015 che sta nascendo in prossimità del polo fieristico di Rho-Pero; un investimento dall’importo complessivo è di 1,2 miliardi di euro con progetti di Mario Cucinella Architects, Teknoarch, B22 e Pura. Il quartiere si estende su un’area di 540 mila mq, dove verranno realizzate residenze (52.500 mq di housing sociale, 127


mila mq di edilizia convenzionata e 143.500 mq di libera) e servizi come due asili, tre scuole, cinque parchi giochi e un centro ricreativo per la terza età. Al piano terra gli edifici accoglieranno degli spazi multifunzionali destinati ai servizi per gli ospiti del villaggio expo. L’insediamento è immerso in un parco pubblico di 200 mila mq, con 10 chilometri di piste ciclabili che collegheranno il villaggio alla città. Il progetto ha tenuto conto delle varie peculiarità degli ospiti che, provenendo da ogni parte del mondo avranno esigenze abitative molto diversificate. Per questo al Politecnico di Milano è stato affidato uno studio per ritrarre l’identikit delle persone che abiteranno il villaggi, così da ottimizzare il progetto sulla base di valori come ospitalità, multi-


culturalità oltre che alla sostenibilità ambientale. Per la progettazione dei complementi d’arredo degli appartamenti è stato lanciato un contest internazionale al quale hanno aderito ben 512 designer: “aadesignercercasi”; le premiazioni sono avvenute lo scorso dicembre presso la Triennale. Appare dunque evidente che la ricercatezza per la qualità debba fondersi con l’esigenza della quantità, per un concetto di edilizia sociale ben distante dalle cementificazioni stile anni ’70. Assodato che è la collettività che identifica i bisogni e le esigenze del vivere sociale, un’edilizia responsabile che parta da una forma sostenibile (sotto i vari punti di vista, anche economico) di casa, di quartiere, di città, potrebbe essere una mossa efficace per ottenere un cambiamento dal basso.


ArCHItettUrA e terrItOrIO

MILANO: una città in divenire che si riflette sulla superficie dei suoi nuovi edifici UNO SCENARIO URBANO IN DIVENIRE FRANCESCA CASANOVA

36


I

l progetto contemporaneo ha come matrice prevalente e significante quella di restituire identità a luoghi, o a crearne una ai non luoghi. Le parole chiave sono recupero, riuso, che si sostituiscono in qualche modo alla consolidata parola restauro. Un arricchimento che va ben oltre il rimettere in uso un edificio, strutturale o funzionale che sia, ma in primis il concetto si estende ad un area, ad un luogo e quindi si parla di ricucire e di riappropriarsi di uno spazio che ha perso la sua identità’. Questo con un’ analisi che non è più limitata all’edificio, ma che si dilata in una dimensione dai margini sfrangiati. Emblematico in tal senso, nella città di Milano, il riconoscere alcune di queste situazioni di vuoto urbano e/o di abbandono per restituire un nuovo volto; spesso ben riconoscibile dalla nuova pelle di rivestimento, sia che si tratti di un recupero che di un nuovo landmark urbano.

Esempi in tal senso sono: “I frigoriferi Milanesi” dello studio genovese 5+1 che riconverte un ex fabbrica del ghiaccio ad uno spazio espositivo culturale in chiave di design sostenibile. La pellicola con la quale viene trattato l’edificio gioca sui contrasti dei vetri dai colori caldi e accattivanti che riflettono il fronte opposto di matrice consolidata. Basamento e blocco scala hanno invece un aspetto massiccio marcato all’ ennesima potenza con un color nero catrame. Altro caso quello dell’ edificio per uffici di Sauerbruch Hutton che si affermano con la loro riconoscibile firma nella zona di Maciachini, dove si ergeva la fabbrica farmaceutica “Carlo Erba” dismessa nel 1998. Un complesso a fruizione del terziario la cui pelle esterna è composta da lastre vitree serigrafate orientabili elettronicamente di 35 differenti gradazioni di colore. Non ultimo il complesso B5 in zona


Crescenzago, dello Studio Barreca LaVarra, che si inserisce nell intervento di riqualificazione e ampliamento dell’area occupata dai vecchi uffici e dagli stabilimenti tipografici di RCS. La facciata in questo caso è scandita da elementi verticali che alternano i toni del bianco a quelli grigio e nero, ad eccezione del piano terreno dove è dominante il nero. Fra gli elementi verticali opachi si inseriscono le aperture a vetri degli uffici, schermate da un sistema di frangisole. Protagonista di questi interventi il vetro sulla cui superficie si riflette la mutevolezza delle stagioni, dell’intorno costruito e non, dei diversi contesti preesistenti , della città che si muove e dei fattori che permeano il complesso e in un continuo divenire, scenario urbano.

38



SANItÁ

ARTE TERAPIA: la creatività e il mettersi in gioco diventano strumenti di cura forme, colori ed emozioni in aiuto alle persone in difficoltà MICHELA BARETTI


“Se c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell’infinito e del vago che chiamano anima, questa è l’arte.”

Gustave Flaubert, Memorie di un pazzo, 1838

A

rte. Una parola piccola, semplice, calda ed estremamente ricca di significati. Una parola che già mentre la pronunci evoca immagini, forme, sfumature. Emozioni. Si è scritto, detto e fantasticato in ogni modo attorno a queste quattro lettere e forse non ci è dato comprendere appieno la grandezza che si portano dentro. Eppure, se c’è una cosa che accomuna gli artisti di ieri, di oggi e probabilmente quelli di domani, è la forza espressiva: quel bisogno profondo di creare plasmando la materia. E quando la creatività spontanea, che è affermazione, comunicazione, segno e frutto di un linguaggio universale in

grado di esprimere emozioni, viene accolta e supportata, succede qualcosa di grande e speciale: l’arte diventa strumento di cura. Ci sono persone che istintivamente si rifugiano nella funzione catartica dell’arte, scarabocchiando, scrivendo di getto, forgiando i più diversi materiali o scattando fotografie e grazie a questo sopportano momenti bui, trovano conforto, scaricano tensioni, cercano un modo per stare meglio. A volte però non è così semplice trovare il giusto canale ed è il caso di chiedere aiuto. Ecco che finalmente, anche in Italia, si sta cominciando a riconoscere una precisa figura professionale che pone le condizioni affinchè ciascuno sia libero di met-

tersi in gioco partendo da sé, dalla propria arte interiore, per cercare la forma, i colori o il senso, di vissuti e stati emotivi che spesso non trovano voce. Nei casi in cui bambini e adulti abbiano subito esperienza traumatiche, laddove ci siano deficit che compromettono il linguaggio verbale, ma anche in situazioni in cui semplicemente sia venuto a mancare uno spazio protetto e accogliente che garantisca la possibilità di esprimersi, l’arte terapia può offrire nuove possibilità. Al centro dell’arte terapia infatti, il paziente, supportato e accolto dal terapeuta, attraverso movimenti, forme, colori, emozioni, silenzi, segni, vuoti o pieni, dà


vita ad un processo creativo capace di portare alla luce parti più o meno nascoste di sé, affinchè possano essere accettate, elaborate e comprese nel corso di un arco di tempo più o meno lungo. Questa disciplina nacque e si sviluppò contemporaneamente, sia in Inghilterra che negli Stati Uniti d’America, intorno alla metà del secolo scorso, come modalità terapeutica per curare i disagi psicologici dei reduci di guerra e dei pazienti ricoverati in ospedali psichiatrici e si diffuse poi in svariati ambiti sanitari e socio educativi. Negli ultimi decenni ha iniziato a svilupparsi anche in Europa ed in Italia, dove oggi esistono numerosi arte-terapeuti qualificati, in grado di proporre progetti specifici adeguati ai diversi contesti, coniugando competenze e tecniche che riguardano l’arte e la creatività, con riferimenti teorici psicologici e psicodinamici, che risconosco il valore unico e

42

autentico di ogni individuo in quanto persona. La Lombardia è una delle regioni in cui l’arte terapia si sta maggiormente diffondendo, grazie anche alle numerose scuole di formazione presenti sul territorio. La nota associazione Art Therapy Italiana, fondata nel 1982 a Bologna col fine di promuovere la pratica dell’arte terapia e della danza movimento terapia in Italia attraverso attività di formazione, studio, ricerca-informazione, consulenza e interventi specifici a carattere clinico, attualmente ha una sede molto attiva, a cui fanno riferimento i professionisti di tutte le province lombarde, a Milano, in via Procaccini, 11. Se dunque, per dirla come D. W. Winnicott, “Vivendo in modo creativo ci si rende conto del fatto che ogni cosa che facciamo aumenta il senso di essere vivi, di essere noi stessi, insostituibili e unici.”, quale miglior modo dell’arte, per occuparci di noi stessi?



SANItÁ

LOMBARDIA AL CENTRO DEL “METODO STAMINA”: TRA PROMESSE E POLEMICHE la cura Di malattie graVi tramite l’utilizzo Di cellule staminali È al centro Di un DiBattito nazionale cHe Ha creato DiVerse correnti Di Pensiero MARIO TIMIO

F

orse inconsapevolmente, certamente non ricercata, la Lombardia sta al centro di una polemica che sta investendo tutta l’Italia. Si tratta di Stamina, il metodo a base di cellule staminali per la cura di malattie grave neurodegenerative, fino ad oggi orfane di terapia. Niente di particolare se il metodo fosse riconosciuto, come tutte le cure nel nostro Paese, dalle Autorità Sanitarie. Non è così ed allora le polemiche, le denunce, i giudici, i pretori, i clinici, i politici, certi ministri, tutti pronti ad attivare speranze e poi a reciderle. É una storia tipicamente italiana che riesuma il “Caso Di Bella” che ha tenuta desta tre lustri fa l’attenzione degli italiani. I quali come sempre si sono divisi in due fazioni, l’una contro l’altra armata. Una fazione favorevole a Di Bella che prometteva cure miracolose antitumorali e attivava ambiti di speranza, ma senza dimostrazioni cliniche testate , e l’altra contraria perché tali terapie non erano soste-

44

nute da prove scientifiche. La stessa divisione si sta verificando con il metodo Stamina. Seguiamone l’iter “storico” ponendo da una parte le patologie “orfane” e i suoi supporter e dall’altra il gruppo dei “freddi” scienziati. La partita si gioca essenzialmente in Lombardia, a partire da Brescia, con il cui ospedale Davide Vannoni, promotore del metodo, e la Fondazione Stamina avviano un collaborazione dai contorni misteriosi. Intanto chi ha autorizzato tale collaborazione, quali sono i termini, chi sostiene le spese, quanto deve pagare il singolo paziente? Appunto mistero. Anche perché lo stesso metodo era stato “sloggiato” prima da S. Marino e poi dall’ospedale di Trieste. Sempre per lo stesso motivo: mancanza dei presupposti scientifici richiesti dalla direttiva europea sulle cellule staminali. Ma anche agli Spedali Civili di Brescia le cose non vanno bene. Nel 2012 un sopralluogo dei Nas nei laboratori rileva carenze igieniche, inadeguata conservazio-


ne di alcuni prodotti, assenza di sicurezza. Si chiude con l’accordo del Ministero della Salute. Ma oramai Brescia è diventata la Mecca della salute impossibile altrove, l’ultima spiaggia di sogni infranti, la speranza che sostituisce la di-

sperazione, la progettualità che emerge da dolore, il futuro che recupera la consistenza della vita. E neanche quando si dice che il metodo non è scientifico la risposta è sempre una: “voglio provare”. Poi intervengono i tribunali che


impongono la terapia con il metodo Stamina. Oggi quindi la cura è nelle mani della giustizia. Già esistono oltre 60 sentenze che impongono agli Spedali Civili di Brescia, l’unica in Italia, a somministrare cellule staminali mesenchimali prelevate dal midollo osseo. Inserite in quelle che vengono definite “cure compassionevoli”, cioè terapie praticate in condizioni di urgenza pur essendo queste in fase sperimentale. Ma a Brescia ora c’è la lista d’attesa. Lunga di 3-4 anni. Creata essenzialmente sa giudici. É quella che fa dire a Vannoni. “La decisione dei giudici rappresenta una speranza”. Sempre in Lombardia si manifesta l’altra faccia della medaglia.

Stamina non ha nulla di scientifico ed allora gli scienziati intervengono. Demolendola. A Bergamo il Prof. Giuseppe Remuzzi, medico e scienziato di fama mondiale ripetutamente asserisce:”Oggi le cellule staminali mesenchimali (quelle utilizzate dal metodo Stamina) non apportano miglioramenti, così come si esprime anche il Ministero della Salute che ha testato affermando che nei preparati di Stamina ci sono ben poche cellule staminali e molti contaminanti”. C’è altro. Vannoni non segue le regole scientifiche previste per le sperimentazioni, né vuole rendere edotti gli altri le fasi del suo protocollo. Il Prof. Silvio Garattini an-


cora da Bergamo rincara la dose affermando che “Vannoni gioca con la vita dei pazienti, li vuole usare come cavie, continua a provocare per mezzo stampa, invece di sottoporsi alle regole accettate da decenni dalla comunità scientifica di tutto il mondo. Finiamola”. E di finirla è anche dell’opinione la neo senatrice a vita Elena Cattaneo che da Milano ribadisce che :”Stamina non ha alcun valore scientifico”, oltre ad essere una “truffa” da miliardi di euro. Ma se in Lombardia i contrasti ammorbano l’intera vicenda, a Roma non si scherza con le incertezze e i tentennamenti. Prima Balduzii, già Ministro della Salute dà l’OK per continua-

re la terapia a quelli che già l’hanno iniziata. Dopo di lui il Ministero Beatrice Lorenzin, prima stanzia tre milioni per la sperimentazione, poi l’annulla perché gli esperti asseriscono che nel metodo non c’è nulla di scientifico poi revoca la revoca nominando una commissione “terza”. Poi attende perché le fanno capire che questa non è la via più sicura. Intanto si becca una denuncia per “omicidio colposo” perché ha stoppato le cure. Uno stop che secondo Vannoni ha provocato” la morte di otto pazienti che attendevano di poter accedere alle staminali”. La matassa si ingarbuglia anche perché c’è gente che rimane con la speranza in tasca.


MODA

FASHION WeeK A MILANO: LA MODA MASCHILE LA FA DA PADRONA Collezioni per il prossimo autunno/inverno, nuove tendenze e idee per tutti gli amanti della moda: la capitale della moda si fa protagonista con sfilate, eventi, party e tanto glamour SELENE GERACI

A

nche quest’anno Milano apre il suo 2014 con la grande moda uomo. Le strade si affollano di modelli, stilisti, buyer ed esperti del settore. La città si trasforma in un grande unico evento fatto di sfilate party e tanto glamour. Durante la fashion week maschile vengono presentate le collezioni uomo per il prossimo Autunno/Inverno 2014-15. Il calendario è gremito di grandi nomi importanti, ma non mancano certamente le nuove proposte e i designer più giovani. Ad osservare tutto questo fervore per le strade milanesi, viene quasi da sperare che la crisi che negli ultimi anni ha colpito anche la moda italiana, possa fare un passo indietro lasciando spazio ad una ventata di speranza e perché no ad una vera e propria ripresa. Trentanove sfilate e ventotto presentazioni per mostrare ai buyer e alla stampa le 71 nuove collezioni dei grandi della moda italiana e non: Giorgio Armani, Salvatore Ferragamo,

48

Versace, Gucci, Prada, Ermenegildo Zegna, Calvin Klein Collection, Vivienne Westwood, Missoni, Moncler Gamme Bleu, Philipp Plein, Daks, Julian Zigleri, D.Gnak ( marchio coreano creato dal designer Kang Dong Jun). Ma anche nuovi nomi emergenti come MSGM e Andrea Pompilio, Andrea Incontri. Moschino ha scelto di non partecipare alla fashion week riservandoci il meglio delle sue creazioni per il mese di febbraio quando si terrà la Milano Moda Donna. Ma come sempre, per qualcuno che se ne va, c’è sempre qualcun’altro che ritorna, e se a tornare sono altri grandi dell’ineguagliabile made in Italy allora c’è forse davvero da ben sperare per il futuro della moda italiana. Già, perché dopo alcune stagioni di assenza Fendi e Roberto Cavalli hanno deciso di tornare sulle lunghe passerelle milanesi. Ma vediamo quali sono le nuove tendenze. Senza ombra di dubbio il grigio con tutte le


sue ormai famose sfumature sarà incoronato il colore del prossimo autunno-inverno. La verità è che l’uomo 2014 potrà trasformarsi in qualunque cosa desideri e per qualsiasi occasione, spaziando da uno stile elegante e sofisti-

cato, con il suo solito ma intramontabile abito blu ad una versione molto più aggressive e rock come quella proposta da John Richmond. Per i più audaci ci sono anche le belle gonne a pieghe di Iceberg o lo stile meno scozzese e più


british di Daks. La pelle rimane presente sulle passerelle di quest’anno così come le borchie, i montoni e gli immancabili piumini, come quelli stravaganti presentati da Moncler Gamme Bleu, che in controtendenza ha deciso di far sfilare anche le donne. Stessa scelta controcorrente anche per Prada che ha presentato la sua collezione donna in una passerella avvolta da un’atmosfera unica e magica. Insomma ce n’è davvero per tutti i gusti, ma ahimè! Come sempre forse non per tutti i portafogli.

50


51


MODA

L’orchidea brillante e gli altri colori del 2014 Vivacità delle tinte unite e delle stampe, colori accesi e abbinamenti insoliti è ciò che è emerso dalla settimana della Moda milanese dedicata alla donna CLAUDIA PICCOLI

Q

uali sono i colori del 2014? La Settimana della Moda milanese ha parlato chiaro: la parola chiave è vivacità, delle tinte unite e delle stampe. Via libera quindi ai colori accesi e fluo, al lilla, al giallo acceso, al verde smeraldo, al blu curaçao, alle sovrapposizioni e agli abbinamenti insoliti. Notevole soprattutto la collezione di Ermanno Scervino,

che declina giallo, verde smeraldo e blu in una variante chic grazie a tessuti come raso e seta; si distingue anche la collezione di Alberta Ferretti, in cui predominano tinte solari e carioca come arancione e rosso abbinati a fantasie floreali. Ma il colore che padroneggia su tutti è il radiant orchid (nome tecnico PANTONE 183224), ovvero l’orchidea brillante, eletto colore



dell’anno dal Pantone Color Institute, un miscuglio tra fucsia, rosa e viola, femminile e delicato ma anche appariscente e sgargiante. Adatto sia alla donna mediterranea dai capelli e dagli occhi scuri, sia alla donna nordica con capelli e occhi chiari, si abbina perfettamente alle tinte pastello, specialmente al giallo chiaro, e si rivela perfetto per ravvivare e sdrammatizzare le tinte più spente come il grigio e il beige. Come ogni anno, alle tinte unite si affiancano le stampe, che nel 2014 assumono un ruolo abbastanza rilevante. Prevale la fantasia floreale, da sempre la più vitale e femminile, in diverse varianti tra le quali si distinguono in particolar modo i fiori esotici della collezione di Roberto Cavalli e il contesto mitologico ed ellenistico in cui si stagliano i fiori della collezione Dolce&Gabbana. Decori geometrici e asimmetrie vengono proposti da Missoni, Tod’s e Massimo Rebecchi; dominano il tribale e l’esotismo nelle creazioni di Gucci e di Byblos. Si distinguono più di tutti Prada, che celebra la donna e la sua emancipazione proponendo stampe di volti di donne, e Dolce&Gabbana che rendono omaggio alla Sicilia e alla Grecia con stampe rappresentanti templi antichi.

54



CINeMA

LE STELLE DEL NOSTRO SKY sky celebra i suoi primi dieci anni di vita con la presentazione di format inediti o rinnovati all’insegna del glamour, della cucina e del talent show CESARE JOLY

P

er celebrare ed introdurre il nuovo palinsesto di SKY, in occasione dei dieci anni di attività, si è tenuto a Milano un grande raduno di icone della tv. Molti gli ospiti coinvolti che hanno partecipato ad un ingresso sul red carpet. Tra i volti più noti svettano i giudici di Masterchef Italia, come Bruno Barbieri, alcuni dal cast di The Apprentice, non poteva mancare Flavio Briatore, ed i molti inviati e presentatori SKY che hanno anche seguito la notte degli Oscar. Anche in questa occasione sembra che i personaggi più aspri (ed a volte invisi) che condurranno molti programmi saranno i più apprezzati. I format sui contest, che siano di cucina, o talent show sono quelli che hanno fatto più strada. Il pubblico riesce ad apprezzare i concorrenti delle sfide a patto che i giudici siano il più spietati possibile, come se riuscissimo ad immedesimarci solamente nei concorrenti che sono sottoposti a maggiori pressioni. Saremo tutti fan dell’esplosivo Gordon Ramsay, che si sa, ha dettato legge per questi format con la capacità di un deus ex machina. Il cuoco scozzese, anche se arriva da una nazione con non molte tradizioni legate all’arte culinaria, infatti, sembra aver anche toccato le corde del cuore di Carlo Cracco, che condurrà Hell’s Kitchen (Italia), ovvero il più celebre Cucine da Incu-

56

bo. Le serie tv ritorneranno con gran furore; ci si aspetta moltissimo dalla quarta (ed ultima?) stagione di The Walking Dead che il 14 Ottobre colorerà di rosso sangue le foglie che cadranno dai castani. La serie survival zombie è infatti sviluppata da Frank Darabont, regista di Shawshank Redemption, in Italia meglio conosciuto come Le ali della Libertà; ma non solo. La trovata produttiva conta infatti dodici milioni di spettatori solo negli Stati Uniti e circa venti in tutto il mondo, diventando un trionfo per AMC, siccome costituisce la serie con più spettatori della storia per ciò che concerne la tv via cavo. Sembra dovrà spadroneggiare anche la nuova stagione di Homeland, storia di un ex agente degli USA che dopo esser mandato in missione in Far East, viene accusato di alto tradimento della patria; cosa che in molti stati ancora e soprattutto oggi comporta la pena di morte. Moltissime le novità anche per ciò che riguarda i nuovi canali HD, che hanno strappato l’esclusiva alle maggiori emittenti italiane. Ad esempio RAI ha perso la Formula 1, siccome il potente Murdock ha vinto bando per far prendere il largo alla F1 HD. Non mancherà certo il calcio, (come potrebbe?). Il pilastro dell’intrattenimento italiano infatti si sbizzarrirà con le stesse versioni HD di UEFA Champions e l’Europa League.



Per ciò che riguarda il cinema invece sembriamo ancora illuminati dai colori e le emozioni dell’ultimo 007. SKY ha infatti riproposto un canale dedicato all’agente più amato del mondo che ha festeggiato da poco i suoi cinquant’anni d’esistenza artistica e letteraria. L’ultimo dei tanti, infatti, Skyfall vinse agli Oscar quest’anno la miglior colonna sonora grazie all’omonimo brano performato da Adele, nota cantante inglese. Per chi fosse rimasto ancora indifferente a questa nuova galassia che SKY in parte rinnova ed in altra parte ripropone, ricordiamo che esiste anche l’on demand che ha totalizzato ormai oltre settecentomila clienti che semplicemente connettendo il decoder ad internet, possono avere accesso ad una vastissima lista di film e programmi che si sono persi nei giorni addietro. L’emittente televisivo sembra in grande ascesa e continuerà a stupirci, è il caso di dirlo, con effetti speciali.



CINeMA

LA PRIMAVERA ARRIVA CON (LE) ROSE il Film cHe Fa riDere Di cuore e sPerare in meglio attingenDo alla realtà Degli anni ’50 QuanDo la sPeranza si traDuceVa Facilmente in realtà CESARE JOLY

R

ègis Roinsard, regista di “Tutti pazzi per Rose”, esordisce con un lungometraggio che è una boccata d’aria pulita che dona nuova speranza durante il periodo nero che il mondo intero sta attraversando. Il film è una finestra su di un prato in primavera per tutto il pubblico; l’opera è fresca e appassionante, e riesce a donare un sogno etereo che si prolunga per due ore a tutti coloro che lasciano che i fotogrammi tocchino le corde dei loro cuori. Il film, che affonda la propria trama alla fine degli anni cinquanta, è come se tentasse infatti di risollevare gli animi auspicando una nuova epoca d’oro ed una rinascita economica. La giovane attrice belga Deborah François, di soli ventisei anni, è l’interprete del ruolo principale del film: Rose Pamphyle, una giovane ragazza che vive in una cittadina della Normandia costretta ad aiutare il padre che porta avanti la sua attività commerciale. La ragazza trascorre le sue giornate col genitore in un piccolo negozio, dove viene assillata dal padre che tenta di convincerla a sposare un ragazzo del paesino che ella conosce ormai da anni. La richiesta del padre non è infondata, siccome l’uomo è già in età ed è rimasto vedovo. Rose però, apparente-

60

mente non ricca di personalità, siccome decide di seguire il desiderio di carriera molto in voga in quegli anni; ovvero quello della segretaria, dimostra invece di essere molto determinata ed ambiziosa. Ciò che spinge la giovane donna a prender tale scelta è la voglia di evadere dal suo piccolo mondo e conoscere le personalità degli uomini illustri per i quali intende lavorare, viaggiando con loro seguendo le esigenze e gli spostamenti che il suo incarico comporterà. Le aspettative rosee della giovane vengono smentite dall’uomo che la assume e ridimensiona il lavoro di segretaria agli occhi della ragazza. Il primo punto di svolta del film è proprio il colloquio: momento in cui la donna si propone per ciò che sa fare meglio, ovvero battere a macchina. La sequenza è molto divertente, siccome ad un montaggio veloce della ragazza che pigia i tasti con movimenti repentini e violenti vediamo anche una spallina del vestito scenderle e l’elastico dei capelli rompersi durante questa lotta-danza furibonda. Da questo momento il suo capo Louis innescherà degli ingranaggi tesi a migliorare la capacità di scrittura di Rose, che la porteranno a tutti i concorsi più importanti di velocità dattilo-



grafica. Il film è una produzione francese, per esser precisi una coproduzione tra più case, tutte pur sempre francesi. E’ una commedia brillante, visibilmente sviluppata secondo canoni hollywoodiani; meno autoreferenziale di un film europeo, quest’opera arriva a tutti, interessando e divertendo con leggerezza e finezza, avvicinandosi ad alcuni clichè della comicità ma senza mai sfociarvi perdendo di originalità. La regia è firmata da un ottimo miseur en scene, che sceglie un montaggio veloce spesso alternato a veloci inquadrature con movimenti di macchina rapidissimi per far sembrare lo scorrere del carrello della macchina da scrivere delle due avversarie faccia a faccia quasi una partita di tennis, al quale si aggiunge un brusio di tasti tintinnanti e sguardi taglienti condivisi di frequente tra le due contendenti. I personaggi sono esplosivi, sempre in cambiamento e sempre dinamici; la ragazza del negozio di campagna diventa una donna agguerrita, seppur lasci trapelare stanchezza durante le sfide e un tocco di ironica codardia che riesce sempre a strappare un sorriso al pubblico, specie mentre ci vengono presentata le altolocate avversarie, la ragazza manifesta la propria ritrosia nel manifestarsi a loro e tirar fuori le unghie. Giovane e bravissima è Deborah François, la nostra Rose, che mantiene l’innocenza e la spontaneità necessarie a differenziarsi dalle presuntuose concorrenti e di non perdere di personalità in ogni scelta della sua vita, che va commisurata con gli impegni previsti per ogni aspirante gareggiante al titolo mondiale di velocità dattilografica. Svettare tra gli attori del cast, seppure con un ruolo minore, Berenice Bejò. L’attrice nominata all’oscar due anni fa, in occasione della pellicola che ha strizzato l’occhio

62

all’Academy, riportando indietro la giuria ai bei tempi del cinema muto con “The artist”. Da un punto di vista delle relazioni e soprattutto delle attrazioni, tutto scorre abbastanza liscio, c’è sentore di “già visto”, ma comunque il film non annoia. Il nostro protagonista, nonché capo, mecenate e datore di lavoro di Rose, il celebre Romain Duris, sosterrà la ragazza nei suoi allentamenti in vista delle gare, e dimostrerà un visibile desiderio nei confronti di lei anche se è ancora attratto dalla bella moglie del migliore amico: un americano venuto durante la guerra, che ha rubato la donna al protagonista, incapace (anche sensatamente) di farle una proposta di matrimonio prima di partire per la guerra. Il nostro uomo si sentirà attratto da Rose, dolce fanciulla che non smette di esprimere flebile sensualità nei riguardi di lui. Il film fa tornare alla memoria gli anni del boom economico che ha dato al mondo intero una forte spinta verso lo sviluppo industriale, artistico e sociale; ricordiamo come moltissime band, stili ma soprattutto aziende che sarebbero poi diventate leader nei vari settori siano nate in questo periodo.


Proprio a questo proposito il Labour Film Fest di Sesto San Giovanni, introduce agli spettatori delle proiezioni delle varie pellicole presentate dai circoli Acli, Cisl che riportano la realtà tra di noi, intavolando discorsi attinenti alla dura condizione dei lavoratori in questo periodo di forte crisi. Il festival ha ormai raggiunto la sua nona edizione e quest’anno s’è tenuta nel cinema della Rondinella. Gli organizzatori propongono l’evento facendo riferimento alla settima arte proprio perché è il media più influente e diretto tra tutti, specie per tramandare e

trasmettere una serie di messaggi complessi e radicati all’interno del modo di fare umano. L’opera del regista riesce a farci capire come siano cambiai i tempi, le esigenze e soprattutto le aspettative del lavoro. In un momento storico dove tutto sembra esser cambiato e dove espatriare sembra un imperativo categorico invece, il film ci propone un’epoca in cui veniva ben sfruttato il lavoro accogliendo tutte le proposte e le opportunità con più interesse ed iniziativa, siccome sembrava potessero sempre tendere verso un miglioramento. Il film riesce insomma ad infondere nuovo calore anche allo spettatore più pessimista ed a scaldare l’animo di ogni giovane in cerca di lavoro.


teatro

“RESTYLING FACCIO TUTTO”: TEOCOLI TORNA A TEATRO Per tutta la stagione teatrale, il comico italiano animerà numerose piazze italiane e straniere... lo spettacolo é assicurato! SARA ZOPPI

I

l tour di “Restyling Faccio Tutto io” è partito dalla sua città, Milano, e per tutta la stagione, sarà in scena nei principali teatri italiani e non: Firenze, Lugano, Genova, Bologna, Torino, e molti altri. Lo spettacolo è la sintesi di cabaret e varietà, in un susseguirsi di monologhi, gag e divertenti momenti musicali, con le più ce-

lebri imitazioni e parodie. Teocoli porta sul palco il suo talento artistico e il suo repertorio senza una scaletta, affidandosi alle emozioni e all’ispirazione del momento. Un viaggio a ritroso nella sua carriera di attore, cantante, ballerino, uscendo ed entrando nei tanti personaggi che ha creato o imitato. Tra i più attesi, il surreale Felice Caccamo, l’amico Celentano, fino a Balotelli, il suo più recente cavallo di battaglia. Lungo il tour, ci saran-


no amici e colleghi che lo accompagneranno sul palco per narrare insieme altre storie che convergono e divergono, che ci accomunano ma anche per “Celebrare i 50 anni di carriera che ho superato tre anni fa senza che li abbia ancora festeggiati”. Un nuovo one man show cucito sulle sue migliori doti, un ritorno alle origini e all’essenzialità della comicità attraverso tutte le forme di spettacolo leggero. Un fuoriclasse della risata, che ha deciso di frequentare poco la TV e di dedicare al Cinema italiano solo alcuni camei (come in “Bar Sport”, tratto dal libro di Stefano Benni) apprezzatissimi dalla critica e dal pubblico. Ininterrottamente, da oltre dieci anni, Teo si dedica con grande successo al Teatro: gli show proposti nelle varie stagioni hanno raggiunto presenze da record nazionale, così come gli spettacoli sold out di Capodanno al Teatro Smeraldo (nel 2006) e al Teatro degli Arcimboldi (nel 2010) di Milano. Teocoli ha confessato in un’intervista al Fatto Quotidiano, che ”Per me la televisione è finita”, dopo dieci anni di assenza dagli schermi televisivi,

ha rifiutato il ruolo di giudice nello show di Rai 1 “Ballando con le stelle”, dichiarando che “Non l’è il mi mestè”. Teo si potrebbe definire un artista a tutto tondo, completo e inimitabile. Il primo contatto con il pubblico l’ha sperimentato in età adolescenziale come cantante di rock’n’roll nella sua band ”I Demoniaci”. Il successo vero e proprio arriva su Antenna 3 insieme a Massimo Boldi nel programma “Non lo sapessi ma lo so” nel 1982. Prima di dedicarsi interamente al teatro ha condotto alcuni programmi televisivi molto seguiti dal pubblico: “Striscia la notizia”, “Scherzi a parte”, ”Quelli che il calcio”, vincendo nel 1999 il Premio Regia Televisiva per il miglior personaggio maschile dell’anno. Con Teocoli sul palco si riscopre il piacere di andare a teatro e di passare una serata all’insegna del puro divertimento. zi a parte”, ”Quelli che il calcio”, vincendo nel 1999 il Premio Regia Televisiva per il miglior personaggio maschile dell’anno. Con Teocoli sul palco si riscopre il piacere di andare a teatro e di passare una serata all’insegna del puro divertimento.

65


GIrI DeL GUStO

IL rISOttO: LA COttUrA ItALIANA DeL rISO un ProDotto salutare, Di Qualità, consiDerato aDDirittura un Farmaco Durante il meDioeVo, QuanDo VeniVa usato in Piccole Dosi PercHé ritenuto sPezia rara e Preziosa MARILENA BADOLATO

R

isoptimo-risopto-risotto: questa forse è l’origine del vocabolo “risotto”, la nostra cottura italiana del riso. Non sappiamo chi per primo l’abbia così chiamato o se a un certo punto, di comune accordo, i parlanti abbiano deciso che il riso era buono, anzi era ottimo. Il riso faceva bene, aveva già una sua veste di salubrità e bontà, il suo biancore poi si accostava a quel nitore di tante ricette medievali, era accettato insomma come sano, come buono, come bello. E questo l’avranno certamente capito quei monaci benedettini, ora et labora, che cominciarono a coltivarlo in quelle terre malsane e paludose, inventando da esse qualcosa di utile, di commestibile, di medicale in certe situazioni di patologie gastrointestinali. Compiendo insomma un miracolo. Usa-

66

to in piccole dosi perché ritenuto spezia rara e preziosa, il riso nel Medioevo è considerato un farmaco, spesso consumato sotto forma di infusi e decotti di cui si beveva anche l’acqua di cottura. É utile per i “sofferenti di stomaco e intestino”, attestano alcune note trovate nei registri dell’ospedale di Sant’Andrea di Vercelli, del 1260, che riportano le somme spese per l’acquisto di riso da somministrare agli infermi. Questa fisionomia di alimento salubre, il riso la conserverà a lungo. In cucina era usato sempre tritato, come addensante per ispessire brodaglie, quando altro non c’era. Il riso, Oriyza Sativa, era entrato in Europa già nell’VIII secolo attraverso gli Arabi e la Spagna, gli stessi che lo porteranno nella nostra penisola. Soltanto nel Rinascimento, però, acquisterà il suo ruolo


di alimento, così naturalmente e plasticamente versatile che verrà usato per innumerevoli preparazioni storiche del tempo. La sua coltura in Italia, nell’Alto Medioevo e nelle zone paludose a sud-ovest di Vercelli, la troviamo documentata in una lettera del 1475, in cui il Duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, regala un quantitativo di riso in sacchi al Duca d’ Este, signore di Ferrara. Leonardo da Vinci avrà l’incarico dal Duca di perfezionare e canalizzare l’irrigazione delle risaie nella tenuta sforzesca presso Vigevano e nelle zone paludose del Po. Finalmente un medico senese, a dimostrare che questo era l’ambito in cui di riso si disquisiva, Andrea Mattioli (15001577) nel suo “Elogio del riso”, lo raccomanda come alimento gustoso, digeribile, fortificante. Ma il boom del riso si avrà nell’800, quando la risicoltura italiana si svilupperà grazie ad una rete di canali irrigui che, modellando il territorio, forniranno un approvvigionamento idrico alle valli del Po: il Canale Cavour del 1866, il Canale Villoresi, tra il 1884

e il 1893, il Canale Regina Elena del 1954. Anche in Inghilterra in questo periodo comincia diffondersi in modo massiccio il consumo di riso, soprattutto la ricetta della minestra di Milano, come veniva chiamata a Londra e di cui fioriranno innumerevoli versioni nei vari trattati di cucina: vivanda di riso alla lombarda, zuppa di riso alla milanese, riso giallo cotto in brodo, riso giallo alla milanese. L’Artusi, il primo a classificare il riso a seconda del metodo di cottura, nel suo trattato La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene, lo chiamerà risotto alla milanese, con lo zafferano che darà il colore e con varianti diverse, con o senza vino, con o senza midollo e cervellato, un antico e storico impasto di grassi speziati, tutto milanese. Codificherà così una cottura specifica del risotto: in casseruola, tostato in un composto di grasso e con la progressiva aggiunta di buon brodo caldo. Quello che Carlo Emilio Gadda descriverà in una delle pagine letterarie ancor oggi considerate tra le più belle della gastronomia internazionale.

IL PRODOTTO Il frutto di questa pianta è una cariosside (chicco) avvolto in una pellicola, il pericarpo, che racchiude le cellule ricche di amido: liberato dalle glumette, il chicco, opportunamente lavorato, si presenta di color bianco avorio e duro. Ricchissimo di amidi, oltre il 75% e povero di proteine, con una percentuale di lipidi bassa, il 3%, e in quello integrale ancora minore, presenta anche vitamine e i sali minerali. In base alle dimensioni del chicco e alla quantità in amido, le tipologie del riso sono divise per legge in 4 gruppi: originario o comune, semifino, fino, superfino. Una curiosità: il chicco è contemporaneamente il seme e il frutto della pianta, la sua origine e la sua fine !!! M.B.



Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.