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Dislivelli

Ricerca e comunicazione sulla montagna

La Narrazione

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mostra di sé, confabulano tra loro, disillusi sulle voci di un ripristino delle piste care a Mike Bongiorno: son fermi da 13 anni! «Andrebbero rimossi!», suggerisce il fotografo naturalista di fama Baldovino Midali, valligiano doc, che pure auspica la dismissione degli impianti sul San Simone per riportarlo ad area di grande naturalità. Ricca di fioriture di endemismi insubrici, di praterie alternate a macereti popolati di stelle alpine sul monte Cavallo, di fauna alpina della più varia di cui l’artista ha catturato fotogrammi indimenticabili è area vocata anche per escursioni invernali il cui motore, con ciaspole, sci o scarponi ai piedi, rimangono quei raffinati marchingegni a basso impatto ambientale rappresentati dalle nostre gambe. In altri comprensori la diversificazione procede spedita. A cavallo tra le estreme propaggini occidentali bergamasche, quali Piazzatorre e Valtorta, dove esse si confondono con i contrafforti lecchesi della Valsassina, una società di gestione riunisce in un unico distretto, dai Piani di Bobbio a quelli d’Erna, località che si propongono di far incontrare tutte le fasce di amanti delle scivolate sulla neve dagli “absolute beginner”, alle famiglie con bambini, agli escursionisti tal quali. Sui Piani d’Artavaggio, luogo di straordinaria bellezza e rinnovata naturalità, smesso il modello unico della discesa domenicale su piste battute, sta affluendo in misura crescente una vasta gamma di turisti, viandanti, villeggianti che di quell’incanto vogliono fruire senza consumare, godere senza deturpare. Valloni e poggi si popolano di sciatori con le pelli di foca, ciaspolatori, camminatori delle nevi, quanto in altre stagioni di ciclisti di ogni fede (fat, mountain, e-bike), sempli ci gitanti senza timer, amanti di natura e buona cucina, compagini di escursionisti curiosi di osservare e godere del “lusso” gratuito di un luogo di grande ricchezza intrinseca, che comunica magia a chi la sa cogliere nella sua nuda bellezza. Un afflusso che ha stupito e sorpreso: con il semplice passa parola, l’affluenza in vernale degli appassionati di una montagna ripensata ha superato quello estivo e addirittura quello del periodo d’oro degli impianti. Qui il “beyond snow” macina risultati: 5 rifugi aperti costantemente, decine di addetti ingaggiati a tempo pieno. Ricetta che segna una direzione di marcia, che apre nuovi territori da esplorare a chi vuole coinvolgere attivamente le comunità locali e non voglia agganciare il proprio declino ad un modello unico. Quello dello sci di massa che ha intrapreso la via del tramonto, specialmente a quote ormai proibitive. Ne sanno qualcosa a Schilpario, Selvino, Lizzola, Z ambla Alta, Oltre il Colle e Valcanale dove il sogno dei flussi turistici ed economici, legati agli sport invernali classici, si sono infranti contro l’evoluzione climatica, a cavallo tra i due secoli. Lì p iloni e funi pencolano nel vuoto da tempo.

Lorenzo Berlendis