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Dislivelli

Ricerca e comunicazione sulla montagna

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Torino il 21 aprile 2010. Direttore responsabile Maurizio Dematteis

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La Narrazione

montagna: l’amicizia tra Pietro e Bruno non esisterebbe senza la montagna. Non sarebbero mai diventati amici a Milano o a Torino: la montagna è come se fosse la terza gamba di uno sgabello, senza cui tutto cadrebbe.

Un terzo tema etico e narrativo nell’opera di Rigoni Stern è il rapporto tra padri e figli o, più in generale, tra chi è venuto prima e chi è arrivato dopo. In che misura ritrovi questo tema, e questo approccio etico, nella tua opera?

In Rigoni Stern compare spesso la guerra dei padri, la Grande Guerra, e quella dei figli, la seconda guerra mondiale: questa esperienza univa le due generazioni, pur nelle differenze, le accomunava per il tipo di esperienza vissuta. Mario era molto legato alle narrazioni della guerra fatte da suo padre, di cui trovava poi tanti segni lasciati in modo drammatico nelle montagne di Asiago. Per cui, quando toccò a lui di essere chiamato a combattere da alpino, sentì di rivivere esperienze simili. Nel mio caso, invece, sia a livello personale che nel mio romanzo, si tratta di un confronto tra due generazioni tra loro molto diverse: quella dei padri che abbandonano la campagna, per andare a vivere e lavorare nella grande città, aderendo a un modello ben definito di progresso, individuale e collettivo; e quella di completo smarrimento dei loro figli, che non sanno più che strada prendere, che non ritrovano più neppure un modello da seguire. Una generazione che si deve inventare, coltivando i propri miti e modelli presi qua e là, come si vede molto bene nel film “Le otto montagne” rispetto alla vicenda di Pietro, alla sua ricerca personale.

Eppure forse i figli della generazione di Pietro alla fine ritrovano in qualche modo i padri proprio nei sogni che questi avevano coltivato a lungo, senza riuscire a realizzarli, come quella baita da ricostruire in montagna. Forse per queste generazioni così distanti per biografie l’incontro può avvenire negli immaginari più che nelle esperienze vissute…

Può essere. Io qui non riesco a non pensare a mio padre. Ne parliamo ogni tanto, lui ed io, di come abbiamo vissuto traiettorie veramente distanti. Io so che mio padre aveva coltivato un suo talento per la scrittura, e che a me questo viene da lui; so che per carattere poteva tranquillamente essere un uomo che poteva fare un percorso artistico o comunque non convenzionale. E invece mi ha sempre colpito come lui abbia deciso di andare diritto per la sua vita, con la sua carriera, 35 anni in azienda, senza avere mai sgarrato, mai uscito di strada. Ma questo sono convinto che alla fine non dipenda tanto da lui quanto piuttosto dall’epoca in cui è vissuto, dalle condizioni sociali e culturali di quel periodo storico.

Andrea Membretti