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Dislivelli

Ricerca e comunicazione sulla montagna

La Narrazione

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rabbia, e anche dell’autolesionismo, alla fine.

Questa ambivalenza della casa, tra apertura e chiusura, si ritrova, magari non così esplicitata, anche in certi passaggi dell’opera di Rigoni Stern. Per esempio, nel tuo intervento contenuto nel volume curato da Mendicino, tu fai riferimento, già dal titolo, alle sfaccettature di significato e alla polisemia di questo luogo così intimo, parlando di case, isbe, tane… La casa - tu scrivi - per Mario è sacra.

Mario scrive di tante case e baite nei suoi racconti: per esempio, quella in cui entra da soldato col fucile a tracolla, al di là del passo del Piccolo San Bernardo, durante i mesi di guerra dell’Italia contro la Francia. Una casa povera, i cui abitanti erano dovuti fuggire all’improvviso, lasciando la polenta nella pentola sul focolare spento e dei vestiti sparsi sul pavimento. Nell’entrare così in quel luogo privato, Mario si vergogna, sente di avere lui stesso commesso una violenza, qualcosa di profondamente sbagliato. Poi ci sono le isbe russe, e il famoso episodio raccontato nel Sergente, dell’ospitalità che aveva trovato in una di esse, semplicemente bussando alla porta, durante i combattimenti di Nikolajewka. Però Rigoni Stern nella sua opera non ha mai voluto raccontare il lato oscuro della montagna: la rabbia, la violenza, l’alcolismo. Quello di cui parla invece un altro scrittore come Mauro Corona e che non di rado succede proprio dentro le case. Per Mario il lato al sole è la montagna tutta, quello in ombra lo identifica piuttosto con la guerra che aveva vissuto.

Un altro tema etico importante per Rigoni Stern - e centrale nel tuo “Le otto montagne” - è quello dell’amicizia tra gli uomini. Mi viene in mente ad esempio quella di Mario bambino col suo compagno di banco, narrata in terza persona ne “Le stagioni di Giacomo”, e che si sviluppa in stretto rapporto con le vicende storiche e sociali dell’Altipiano di Asiago durante il primo dopoguerra. Che etica dell’amicizia caratterizza i tuoi personaggi rispetto a quella che emerge dai racconti di Rigoni?

Io non ho vissuto la guerra, mentre i rapporti tra uomini che Mario racconta sono spesso legati ad essa, agli scontri, alla ritirata di Russia, alla prigionia… Però credo di aver ripreso la dimensione dello spazio esterno, dell’avventura, del paesaggio, della wilderness anche, come dimensione in cui si costruisce e si sviluppa l’amicizia al maschile. Questo aspetto, etico e letterario al tempo stesso, a me piace molto, anche perché mi riporta alla letteratura americana, a Jack London, a Melville, ma anche al western. A quei rapporti maschili dove tra i due amici e intorno a loro c’è sempre un terzo elemento, il west appunto, o la frontiera, o comunque lo spazio selvaggio e sconfinato. Questo terzo elemento per me è la